Mons Giuseppe Chiaretti, arcivescovo emerito di Perugia – Città della Pieve è tornato alla casa del padre. Il 4 dicembre nella Cattedrale di San Lorenzo il funerale

L’Arcivescovo emerito di Perugia – Città della Pieve Mons. Giuseppe Chiaretti, 88 anni, è deceduto il 2 dicembre alle ore 13.20 presso la Residenza Fontenuovo, dove era stato accolto in questi ultimi tempi.
Il Cardinale arcivescovo mons Gualtiero Bassetti, esprime sentite condoglianze ed è vicino con la preghiera alla sorella di mons Chiaretti, Piera, e a tutti i familiari. Il Cardinale Bassetti anche poche sere fa aveva fatto visita al suo predecessore unendosi a lui in preghiera.

La camera ardente sarà allestita dal 2 dicembre alle ore 19, nella cappella di Sant’Onofrio della cattedrale di Perugia, dove i fedeli potranno raccogliersi in preghiera e salutare il loro amato pastore fino alle ore 21. Venerdì 3 dicembre la camera ardente è accessibile dalle ore 8 alle 22, con veglia di preghiera (ore 21).

Le esequie, presiedute dal cardinale Bassetti, si terranno sempre in cattedrale, sabato 4 dicembre, alle ore 10.
Al termine della celebrazione il feretro sarà traslato nella cattedrale di San Benedetto del Tronto (Ap) dove verrà tumulato. Mons. Chiaretti fu il primo vescovo della nuova Diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, eretta da Giovanni Paolo II con decreto del 30 settembre 1986. A questa comunità diocesana marchigiana l’arcivescovo emerito è stato sempre molto legato.

La Conferenza Episcopale Umbra ricorda con ammirazione e gratitudine il lungo ministero episcopale dell’arcivescovo Giuseppe Chiaretti nella diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto prima e di Perugia-Città della Pieve poi, facendo memoria anche del suo servizio alle Chiese che sono in Italia come vice presidente della Conferenza episcopale italiana e a quelle umbre come presidente della Conferenza episcopale regionale.«Uomo di fede e di cultura, sapiente educatore – ricorda l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu mons. Renato Boccardo -, lascia un segno indelebile in coloro che sono stati suoi alunni e collaboratori, così come nelle parrocchie che lo hanno avuto come pastore e nella diocesi di Spoleto tutta che ha servito come Vicario generale dell’arcivescovo Ottorino Pietro Alberti».

L’episcopato di mons. Chiaretti nell’archidiocesi di Perugia-Città della Pieve (a cura di Riccardo Liguori)

L’arcivescovo emerito mons. Giuseppe Chiaretti ha scritto una bella e importante pagina della storia della Chiesa da trasmettere alle future generazioni. È stato un infaticabile pastore nel guidare il suo gregge in un lungo cammino caratterizzato dalla “nuova evangelizzazione” per la quale tanto si è prodigato, fondata sulla carità e sulla missione, oltre che sull’annuncio della Parola. Grande studioso e uomo di elevato spessore culturale, ha saputo trasmettere la fede anche attraverso la promozione e la valorizzazione dell’arte, della storia e della cultura in generale. È stato, soprattutto, un pastore profetico se si riflette sulla stagione sinodale intrapresa oggi dalla Chiesa.
Il suo lungo ministero episcopale è iniziato il 7 aprile 1983, con la nomina a vescovo delle diocesi unite aeque principaliter di Montalto e di Ripatransone-San Benedetto del Tronto; nomina ricevuta dodici giorni prima il compimento del 50° anno di età. È stato consacrato vescovo dal cardinale Sebastiano Baggio, nella cattedrale di Spoleto, il 15 maggio 1983, ed è stato il primo vescovo della nuova diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, eretta da Giovanni Paolo II con decreto del 30 settembre 1986, restando sempre molto legato a questa comunità diocesana marchigiana. Ha concluso il suo ministero episcopale a Perugia, il 16 luglio 2009, giorno in cui papa Benedetto XVI ha accettato le sue dimissioni per raggiunti limiti d’età nominando suo successore mons. Gualtiero Bassetti. Fino all’insediamento di quest’ultimo, avvenuto il 4 ottobre 2009, è stato amministratore apostolico dell’Archidiocesi. L’episcopato perugino-pievese di mons. Chiaretti è iniziato il 28 gennaio 1996, giorno del suo ingresso in diocesi dopo essere stato promosso da papa Giovanni Paolo II, il 9 dicembre 1995, alla sede arcivescovile metropolitana di Perugia-Città della Pieve, ricevendo dallo stesso pontefice il palio di metropolita, nella Basilica di San Pietro, il 29 giugno 1996.
Forte in lui è stato sempre il senso di appartenenza alla Chiesa umbra, della quale è stato al suo timone, in qualità di presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu), dal 2004 al 2009, e dal 2005 al 2009 vice presidente della Cei, eletto al primo scrutinio a questo incarico dai vescovi italiani. Mons. Chiaretti, pur essendo nato a Leonessa (Ri) il 19 aprile 1933, si è sempre sentito umbro e spoletino, e quando gli è stata conferita la cittadinanza onoraria della città del Festival dei Due Mondi ha commentato: «ringrazio ma io mi sento spoletino ed umbro da sempre». Al tempo del giovane Chiaretti la parrocchia di Leonessa faceva parte dell’Arcidiocesi di Spoleto e dopo essere stato ordinato sacerdote dall’arcivescovo Raffaele Mario Radossi, l’8 dicembre 1955, a seguito del compimento degli studi teologici presso il Pontificio Seminario regionale umbro “Pio XI” di Assisi, don Giuseppe è stato prima parroco in varie comunità del territorio spoletino e poi vicario generale dell’Arcidiocesi dal 1977 alla sua elezione a vescovo.

Mons. Chiaretti ha tracciato le “linee-guida” del suo episcopato perugino nelle 34 Lettere pastorali scritte dal 1996 al 2008 e pubblicate, prevalentemente, all’inizio della Quaresima o dell’Anno pastorale. In queste Lettere ha ribadito: «l’urgenza pastorale del momento è il “ricostruire la Chiesa”, come diceva Paolo VI; la “nuova evangelizzazione” e la “missione”, come diceva continuamente Giovanni Paolo II; un “nuovo progetto culturale a valenza pastorale”, come amano dire i Vescovi italiani». Mons. Chiaretti ha speso le sue energie per avviare nei vari ambiti della vita ecclesiale (vocazioni, parrocchia, famiglia, giovani, lavoro, scuola, cultura…) la “nuova evangelizzazione” affidata non solo a sacerdoti e religiosi ma anche ai laici, puntando molto nelle associazioni, nei gruppi e nei movimenti ecclesiali.

Sotto il suo episcopato è stata rivista e rilanciata l’idea di opera segno-struttura di accoglienza per persone in difficoltà e svantaggiate, creandone delle nuove e riprogettando la funzionalità di quelle esistenti per meglio mettere in pratica il precetto evangelico “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”. Mons. Chiaretti ha avviato la comunità cristiana alla “nuova evangelizzazione” anche attraverso la pedagogia della carità in un’epoca sempre più individualista. Come non menzionare l’ormai tradizionale pranzo di Natale dell’arcivescovo con gli ospiti delle opere segno e con le persone sole della città (iniziativa che si svolge dal 25 dicembre 2001), che ha richiamato l’attenzione sul significato della condivisione della festa con il prossimo rinunciando a se stessi.

L’episcopato di mons. Chiaretti si è caratterizzato non poco nell’insistere a far accogliere in tutti, consacrati e laici, l’idea che «evangelizzare è grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda», come intuì Paolo VI, e l’urgenza di «rifare il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali», come esortò a fare Giovanni Paolo II. «Che la scelta della “nuova evangelizzazione” sia ineludibile, mons. Chiaretti lo ribadisce con tenace insistenza – scrive mons. Sigismondi nel suo volume summenzionato –, osservando che “è tempo di scrollarci di dosso vecchie abitudini religiose impastate di pigrizia, per le quali esistono solo pretese (…), e non anche fatiche e impegno per il benessere della comunità, per la bellezza di santa madre Chiesa”».

Il suo è stato l’episcopato più lungo degli arcivescovi di Perugia del periodo post-secondo conflitto mondiale ad oggi (è durato quasi 14 anni), ma anche quello in cui si sono svolti alcuni dei più significativi eventi di carattere religioso, culturale e sociale. In qualità di presidente, prima del Segretariato per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso (1995-2000), poi dell’omonima Commissione Cei (2000-2004), mons. Chiaretti ha promosso il Primo Convegno ecumenico nazionale su “Il Padre Nostro” (Perugia-Assisi, 12-15 aprile 1999), che ha visto la partecipazione dei rappresentanti degli uffici per l’Ecumenismo delle Diocesi italiane e delle confessioni ortodosse e protestanti presenti nel Paese.
La celebrazione del IV Congresso eucaristico diocesano (2-19 settembre 1999), dedicato al tema “Senza il giorno del Signore non possiamo vivere”, agli eventi diocesani del Grande Giubileo dell’anno 2000, alle celebrazioni del centenario della morte di Papa Leone XIII (1903-2003) con due importanti convegni di studi filosofici e storici di spessore internazionale, alla Visita Pastorale alle comunità parrocchiali dell’Archidiocesi, svoltasi dal 2001 al 2005.

VERSIONE INTEGRALE DELL’ARTICOLO “L’EPISCOPATO PERUGINO-PIEVESE DI MONS. GIUSEPPE CHIARETTI (a cura di Riccardo Liguori)

Giuseppe Chiaretti, un santo a Perugia
di padre Pietro Messa Ofm Pontificia Università Antonianum

“A Perugia avete un santo”: queste parole ebbe a dire riferendosi a monsignor Chiaretti il monaco trappista André Louf (1929-2010) ad alcuni giovani umbri incontrati a Bose durate il corso di spiritualità ortodossa nel settembre 2001. Gli episodi, le parole e aneddoti di colui che è stato arcivescovo Perugia dal 1995 al 2009 sono molteplici.
La sua attenzione alla storia non era per mera erudizione ma aveva una finalità pastorale. Ecco allora che richiese alla biblioteca del convento di Monteripido la monumentale biografia che Giovanni Hofer dedicò a san Giovanni da Capestrano per approfondire ulteriormente la devozione dei francescani al santissimo nome di Gesù e soprattutto verificare che realmente i raggi del sole in cui veniva raffigurato significasse la pace ritrovata tra le varie famiglie. Fu contento che Andrea Maiarelli facesse la ricerca inerente una medievale congregazione sacerdotale perugina del Medioevo volendo trarne elementi per aiutare il presbiterio diocesano ad approfondire la propria identità. Così come il recupero della luminaria di san Costanzo oppure l’interesse presente per conoscere meglio la vicenda di san Giuseppe da Leonessa.
Quando, ormai vescovo emerito, seppe che presso la Pontificia Università Antonianum vi fu un incontro per ricordare monsignore Luigi Padovese ucciso nel 2010 in Turchia volle essere presente come semplice uditore proprio per venerazione del suddetto vescovo cappuccino.
Le tribolazioni durante l’episcopato perugino non mancarono tanto che ad un certo punto ebbe a dire che sembrava che tutti i diavoli si fossero scatenati. In queste situazioni cercava di intervenire ma attento a non sradicare con la zizania anche il grano buono.
La valorizzazione dei vari carismi fu una delle sue attenzioni, tuttavia senza idealizzazioni ma con una visione anche critica di certi movimenti e gruppi ai quali ad esempio rimproverava l’immobilità che impedisce di comprendere i cambiamenti sociali e storici. Diceva che spesso nascono come movimenti, continuano come confraternite e muoiono come ordini religiosi.
In un intervento pubblico elogiò i sacerdoti, soprattutto parroci; con schiettezza disse che le patacche che a volte si notavano sulla talare erano in realtà vere e proprie medaglie della loro fedeltà. Senza scadere nella retorica della povertà amava la sobrietà l’attenzione verso i bisognosi con discrezione e senza ostentazione.
Ora che martedì 2 dicembre 2021 ci ha preceduto nel segno della fede compiendo la sua pasqua non c’è che da essere grati per Giuseppe Chiaretti che è stato per noi vescovo e con noi fratello in cammino tra le prove della vita e le consolazioni del Signore.
Per un approfondimento cfr. http://diocesi.perugia.it/vescovo-emerito/