Perugia: Svolto il secondo appuntamento del ciclo ‘Le opere d’arte raccontano. Percorsi verso gli anniversari di Perugino e Signorelli’. Relatore il prof. Antonio Natali, già direttore degli Uffizi, ‘Il pane dell’altare. Immagini dell’Eucarestia nel primo Cinquecento’

Si è tenuto lo scorso fine settimana, nella Sala dei Notari del Palazzo comunale del Priori di Perugia, il secondo appuntamento del ciclo ‘Le opere d’arte raccontano. Percorsi verso gli anniversari di Perugino e Signorelli’ (i cinquecento anni della loro morte, 1523-2023), promosso dall’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve a cui è intervenuto il prof. Antonio Natali, storico dell’arte, già direttore della Galleria degli Uffizi dal 2006 al 2015 che ha affrontato il tema ‘Il pane dell’altare. Immagini dell’Eucarestia nel primo Cinquecento’ leggendo tre pale d’altare d’alto tenore lirico di Jacopo Pontormo, del Rosso Fiorentino e del loro comune maestro Andrea del Sarto, che proprio sul tema eucaristico insistono. L’interessante e molto applaudita relazione del prof. Natali è stata preceduta dai saluti istituzionali del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, dell’assessore alla Cultura del Comune di Perugia Leonardo Varasano, del rappresentante della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia Andrea Capaccioni e del vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi che ha introdotto e coordinato i lavori.

Bassetti. A sottolineare l’importanza di questo appuntamento è stato il cardinale Bassetti, definendolo momento di approfondimento e di crescita culturale per l’intera diocesi. Il presule ha anche evidenziato il legame dell’illustre relatore, il prof. Natali, con la città di Perugia.

Varasano. L’assessore ricordato l’importante lavoro che l’Archidiocesi sta portando avanti in vista del 2023, sia nell’elaborazione di progetti per la valorizzazione del patrimonio culturale sia nella creazione di sinergie tra istituzioni, costruendo un interessante dialogo tra istituzioni civili ed ecclesiastiche.

Capaccioni. Il rappresentante della Fondazione Cassa di Risparmio, illustrando l’impegno di quest’istituzione in vista delle celebrazioni peruginesche, ha ricordato l’accordo di collaborazione sottoscritto con l’Archidiocesi a cui di recente si è aggiunto il Comune di Perugia.

Salvi. Al riguardo il vescovo ausiliare ha evidenziato la necessità di creare una progettazione culturale stabile e duratura che vada oltre alla scadenza dei singoli anniversari. “L’occasione di poterci preparare al 2023 con un ciclo di incontri che ci aiutino a leggere e a comprendere l’opera d’arte, in relazione ai contesti di produzione, alle scelte iconografiche e alle committenze – ha osservato monsignor Salvi – deve essere uno stimolo ad approfondire sempre di più il messaggio di cui l’opera si fa portatrice: il grande patrimonio artistico e storico conservato nelle nostre chiese e nei nostri musei da secoli ci parla, ed anche oggi ha ancora tanto da dirci. Il magistero della Chiesa – come ci ricorda anche la Lettera Circolare sulla funzione pastorale dei musei ecclesiastici pubblicata nel 2001- nell’arco della sua storia, ha sempre avuto massima attenzione nei confronti del proprio patrimonio storico e artistico e tale cura si è espressa sia nella committenza di opere d’arte, destinate principalmente al culto e al decoro dei luoghi sacri, sia nella loro tutela e conservazione”.

Natali. Il relatore ha sottolineato più volte che “non c’è opera del passato che non abbia un contenuto; né più né meno d’un testo poetico che s’esprima in parola; giacché un’opera d’arte è un testo poetico che, invece d’esprimersi appunto in parola, s’esprime in figura. Ma sempre poesia è. Ed è difficile che una poesia di parola risulti grata alla mente e al cuore d’un lettore che non ne intenda il significato. Lo stesso vale per la poesia di figura. Sembra però che quasi a nessuno interessi. Eppure dovrebbe risultare di piana comprensione che, per esempio, le opere d’arte sacra non venissero allogate alla stregua d’astratte decorazioni di chiese e d’altari, ma proprio per illustrare vicende, concetti, principî, moniti, ch’erano e sono salienti nella religione cristiana”.

L’inclinazione quieta di Piero. “Il 2023 – ha osservato Natali – può essere un’occasione buona per saggiare la disposizione religiosa e ideologica di Pietro Perugino nei riguardi sia della Riforma d’oltralpe sia del tema eucaristico, che a Firenze furono centrali e che a tutta prima parrebbero solo lambire l’inclinazione quieta di Pietro”.

Spoleto – Messa in suffragio di mons. Giuseppe Chiaretti. L’arcivescovo Boccardo: «Uomo sapiente e arguto che si è dato tutto a Dio»

Giovedì 9 dicembre 2021 nella Basilica di S. Gregorio Maggiore a Spoleto l’arcivescovo Renato Boccardo ha presieduto una Messa in suffragio di del vescovo Giuseppe Chiaretti a sette giorni dalla morte. Il Presule, che è stato vescovo di S. Benedetto del Tronto-Montalto-Ripatransone prima e di Perugia-Città delle Pieve, era “figlio” e presbitero della Chiesa di Spoleto-Norcia. Con Mons. Boccardo hanno concelebrato diversi sacerdoti. Era presente anche la signora Piera, sorella del compianto Vescovo.

Mons. Chiaretti era nato a Leonessa (RI), al tempo parte della diocesi di Spoleto, il 19 aprile 1933; ordinato presbitero dall’arcivescovo Mario Raffale Radossi l’8 dicembre 1955. È stato parroco in diverse comunità (nell’altipiano tra Leonessa e Cascia, nella bassa Valnerina e infine a Pigge di Trevi) e Vicario generale dell’Arcidiocesi; è stato insegnante di Lettere nelle scuole superiori di Spoleto. Eletto alle sedi vescovili di Montalto e Ripatransone – San Benedetto del Tronto il 7 aprile 1983, è stato ordinato vescovo nella Basilica Cattedrale di Spoleto il 15 maggio 1983. Vescovo di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto il 30 settembre 1986; promosso a Perugia – Città della Pieve il 9 dicembre 1995. Nominato vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana il 30 maggio 2005. Divenuto emerito il 16 luglio 2009.

Omelia mons. Boccardo: «Mons. Chiaretti – ha detto – è stato “figlio” e presbitero di questa nostra Chiesa diocesana e con la celebrazione di questa sera lo affidiamo a Gesù buon pastore perché lo accolga nella solenne liturgia del cielo. È stato bello vedere quante persone lo hanno ricordato come educatore e testimone. Noi specialmente facciamo memoria della sua fede, del suo sacerdozio e del suo servizio come Vicario generale. Don Giuseppe è stato capace di trasmettere tante nozioni (la sua preparazione culturale era vasta e profonda) ma soprattutto ha aiutato tanti giovani a crescere interiormente. Il compianto Vescovo è da tutti ricordato come uomo sapiente e arguto, appassionato della storia locale, conoscitore profondo della nostra Chiesa diocesana. In un passaggio del testamento spirituale scrive: “Intendo rinnovare anche alla fine l’offerta che fu della mia giovinezza: “Signore, ti do tutto. Ma tu dammi un sacerdozio splendido!”. Dare tutto a Dio: questo è quanto ci ha testimoniato don Giuseppe, che al termine della sua vita ha riconosciuto la mano di Dio che ha guidato i suoi giorni terreni, e noi siamo chiamati ad imitarlo».

Perugia: Emmanuel-John Boluwatife Olajide ordinato sacerdote dal cardinale Gualtiero Bassetti. Il presule al neo presbitero: “Caro Emmanuel, cari sacerdoti, accogliete Maria nella vostra vita”

“Carissimo Emmanuel il tempo è compiuto anche per te: tra pochi istanti sarai ordinato presbitero. I cinque presbiteri, ordinati il 29 giugno di quest’anno, qui presenti: Daniele, Michael, Samy, Simone e Vittorio, con gioia e trepidazione attendono il tuo ‘eccomi’”. Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti ha esordito nell’omelia pronunciata alla celebrazione eucaristica dell’ordinazione sacerdotale del giovane seminarista Emmanuel-John Boluwatife Olajide, originario della Nigeria, avvenuta in una gremita cattedrale di San Lorenzo di Perugia, l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione, nel rispetto delle norme di contenimento del contagio da Covid-19. Concelebranti sono stati il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, il rettore del Pontificio Seminario Umbro “Pio XI” di Assisi don Andrea Andreozzi e diversi sacerdoti. Presenti i compagni di seminario e numerosi fedeli provenienti anche dalla Nigeria e dalle parrocchie di Magione, Case Bruciate, Elce, Sant’Agostino e Madonna Alta di Perugia e di Marsciano dove il neo sacerdote ha prestato servizio durante la formazione. In quest’ultima, come ha annunciato il cardinale, don Emmanuel presterà il suo ministero sacerdotale e sarà la sua “scuola”. Il presule ha rivolto anche parole di gratitudine alla famiglia di don Emmanuel e alle comunità parrocchiali che lo hanno accolto e aiutato nel periodo del suo discernimento vocazionale.
Sei ordinazioni nel 2021. Il cardinale Bassetti, all’inizio della celebrazione, ha parlato di “una solennità di Maria Immacolata che porta una sorpresa, una ordinazione al presbiterato”, la più giovane del suo episcopato (don Emmanuel compirà 24 anni il prossimo 31 dicembre), “che con l’aiuto di Dio – ha proseguito – completa un evento per la nostra Chiesa diocesana, quello di vedere ordinati in un anno sei sacerdoti. Le vocazioni sono un grande dono del Signore e sono destinate per genesi al popolo di Dio dove nascono. Il Signore, con queste sei ordinazioni, ci ha dato un segno di misericordia che dobbiamo cogliere e ringraziare”.
La scelta di Dio. Il presule, rivolgendosi nell’omelia all’ordinando, ha detto: “Come vedi ti ho scelto per il Presbiterato nel giorno festoso in cui la Chiesa celebra la scelta di Dio su Maria. Certo, questa scelta di Dio, che si concretizza nell’Immacolata Concezione, viene da lontano, da prima della creazione. Ma anche la mia scelta su di te viene da lontano: dalla scelta di Dio che è anche per te prima della creazione del mondo. È davvero emozionante soffermarsi a riflettere che molto prima di essere nelle mani di Dio, come lo siamo in questo tempo presente, tutti, fin da sempre, siamo stati nel suo pensiero e nel suo cuore: già eravamo con Lui quando creò il mondo”.
Maria, madre dei sacerdoti. “Guardando oggi Maria Immacolata siamo invitati a contemplare in te, Emmanuel, le meraviglie dell’amore di Dio. L’ordinazione sacerdotale nella solennità dell’Immacolata, fatto straordinario per la nostra Diocesi, ci porta naturalmente a considerare il rapporto che c’è tra la Madonna e il sacerdote. Non si tratta di un rapporto occasionale dovuto alla coincidenza. È un rapporto che sta dentro la verità delle cose, perché è scelta amorosa di Dio. Infatti Maria, per volontà di Dio, come ‘generosa socia del divin Redentore’, come dice la Lumen gentium, fu ‘associata’ e ha accompagnato tutta l’opera salvifica di Gesù, dal momento del concepimento verginale di Cristo fino alla sua morte. Riguardo a tutta la vita del Figlio, essa è sempre stata, in un modo in un altro, vicino a Lui. Gesù l’ha detto con chiarezza nel testamento della Croce quando ha affidato Giovanni a Maria e Maria a Giovanni, un intreccio anche nella vita di noi sacerdoti e la Madonna. Il discepolo che accoglie le parole: ‘ecco tua madre’ è lo stesso discepolo che il giorno prima, nel Cenacolo, ha accolto le parole dalle labbra di Gesù: ‘fate questo in memoria di me’. Proprio meditando questo rapporto, Giovanni Paolo II esclamava: ‘Maria è in modo particolare la nostra madre, la madre dei sacerdoti”.
Imitare Maria. “Carissimo Emmanuel, da questo momento accogli anche tu Maria nella tua esistenza, dandole quel posto che merita la madre di Cristo, la nostra madre, Colei che figura ed è modello della Chiesa nell’ordine della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo. Accoglila come la prima evangelizzata e la prima evangelizzatrice. Non è lei che ha ricevuto per prima ed in modo pieno l’annuncio della salvezza? Se tu sei chiamato a portare a tutti la buona novella, riascoltando ogni giorno l’invito del maestro a portare il lieto annuncio ai giovani, ai poveri… Tu per primo dovrai spalancare il cuore alla parola di Dio accogliendo nella tua vita il mistero dell’incarnazione, che per il ministero dei presbiteri si realizza sull’altare. Con questa rassomiglianza profonda del presbitero con Maria io ti dico: fai come Lei, imitala nel fare la volontà di Dio e abbandonandoti alla Parola del Signore”.
Non abbandonare nessuno. Il cardinale Bassetti, avviandosi alla conclusione e rivolgendosi ancora una volta a don Emmanuel, ha detto: “Difronte a quello che Dio dice, difronte a quello che Dio dona, ripeti anche tu spesso ‘l’eccomi’ di Maria, facendolo crescere di giorno in giorno nella tua vita. Come Maria raggiunse in fretta la montagna di Giuda, anche tu, ricco della Parola e ricolmo dello spirito di Cristo, va senza indugio dove abitano gli uomini e le donne tuoi fratelli. Essi attendono i gesti della tua carità, forse senza saperlo, attendono di ricevere da te Colui che è la luce, il calore, la speranza, il senso, il compimento della vita umana. Corri sempre Emmanuel dai fratelli, portando con te la presenza di Cristo, anzi corri portato da Lui, che, attraverso di te, ancora continua ad avere compassione della folla, a sfamare le moltitudini, a guarire i malati, a perdonare i peccati; quindi a non lasciare nessuna sorella e nessun fratello soli sul loro cammino. Non abbandonare mai nessuno! Attraverso il ministero dei presbiteri Gesù continua ad essere compagnia dell’uomo pellegrino”.
La Chiesa sinodale. Infine, rivolgendosi a tutti i presbiteri, il cardinale ha esortato ad essere “come l’apostolo Giovanni: accogliete Maria nella vostra vita, prendetela con voi e vi sia di grande conforto la certezza che, prima ancora è Maria che vi prende con sé. Caro Emmanuel, guarda la Chiesa nei suoi primi giorni come è descritta dagli Atti degli Apostoli: ‘Erano tutti assidui e concordi nella preghiera insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù’. Che spaccato stupendo della Chiesa sinodale che ha concepito papa Francesco. E’ così che dobbiamo camminare anche noi. Abbiamo dinanzi Maria ancora al centro della Chiesa, perché al centro della Chiesa possa esserci Gesù. Maria, che oggi cantiamo Immacolata, sia il centro della tua vita e di tutto il popolo di Dio e aiuti tutti noi presbiteri e particolarmente te ad essere in tutto e per tutti sacramento credibile della presenza di Cristo Salvatore”.
Tra gli ordinati uno nero. Al termine della celebrazione, come è la consuetudine, ha preso la parola il neo sacerdote. Tra i diversi ringraziamenti rivolti, “uno in particolare”, come lo stesso don Emmanuel l’ha definito, allo scomparso seminarista Giampiero Morettini, oggi venerabile servo di Dio. “Giampiero ci insegna che il cammino verso la santità è possibile”. Rivolgendosi al cardinale Bassetti don Emmanuel ha detto: “Grazie eminenza per aver creduto nella mia vocazione, anche nei momenti di dubbi si è reso strumento di Dio nella mia vita e mi ha introdotto in maniera particolare alla comunità diocesana, che oggi diventa la mia famiglia, e per mezzo delle sue mani entro a far parte della famiglia presbiterale perugino-pievese. La sua paternità dimostrata è stata ed è segno visibile della paternità di Dio verso di me. Certo, abbiamo dovuto insieme vivere le doglie del parto di questa vocazione e su trenta presbiteri della nostra Chiesa da lei ordinati è per lei motivo di vanto ci doveva scappare uno nero per forza. In questo tempo di attesa, certamente non facile, ho imparato la prima lezione, forse la più importante sull’obbedienza, che perfino il principe della Chiesa deve l’obbedienza alla Chiesa. Vivere questo tempo di grazia, di attesa, non mi sono sentito solo perché tutto il popolo di Dio in Perugia-Città della Pieve attendeva insieme a me la realizzazione di questo giorno a cui va tutta la mia gratitudine”.

Udienza speciale in Vaticano con Papa Francesco dedicata all’Istituto Serafico di Assisi

C’è grande emozione all’Istituto Serafico di Assisi, che con trepidazione attende la data del 13 dicembre, giornata in cui si terrà l’Udienza privata in Vaticano con Papa Francesco in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dalla sua fondazione. Uno speciale incontro che sancisce il forte legame tra il Santo Padre e il Serafico, nato fin dall’inizio del suo pontificato, quando il 4 ottobre 2013 iniziò il suo pellegrinaggio ad Assisi proprio con la visita all’Istituto. “Queste piaghe devono essere ascoltate”, con queste parole Papa Francesco tracciava il cammino del Serafico nella cura di bambini e ragazzi con fragilità, definendo quello che da 150 anni è il suo operato: “l’amore concreto”.

Una lunga storia, quella dell’Istituto Serafico, che ha inizio il 17 settembre 1871, quando San Ludovico da Casoria, una vita spesa al servizio degli ultimi, decise di fondare ad Assisi un’Opera dedicata a San Francesco – al quale l’Istituto deve il nome – che si prendesse cura di bambini e ragazzi ciechi e sordi offrendo loro un’istruzione, alla quale all’epoca non avevano accesso. Da quella importante intuizione, che sanciva la realizzazione di un sogno, ovvero custodire la vita più fragile e indifesa, sono trascorsi ben 150 anni. Oggi il Serafico è una grande casa che abbraccia la vita e rappresenta un modello di eccellenza italiana e internazionale nella riabilitazione, nella ricerca e nell’innovazione medico scientifica per bambini e giovani adulti con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali.

“L’incontro con il Santo Padre in occasione dei 150 anni dell’Istituto Serafico rappresenta per tutti noi un evento memorabile, per il quale siamo immensamente grati – dichiara Francesca Di Maolo, Presidente dell’Istituto Serafico di Assisi – Raggiungere questo importante traguardo è parte di un sogno che si realizza, quello di San Ludovico, il nostro fondatore, e di San Francesco, al quale la nostra Opera è dedicata: prendersi cura di bambini e ragazzi con disabilità e garantire loro una vita piena. Da sempre il Serafico è impegnato a promuovere e costruire una società degna dell’uomo, quella che mette al centro la fragilità, quella che custodisce, promuove e difende la vita e lo fa con quell’amore concreto con cui Papa Francesco ha definito, nel 2013, il nostro operato”.

In un clima di festa e commozione, la grande famiglia del Serafico – con una rappresentanza dei ragazzi e dei loro genitori, dei medici, degli operatori, dei volontari, dei sostenitori, dei padri Rogazionisti e delle suore Elisabettine Bigie, insieme al Vescovo Mons. Domenico Sorrentino e ai frati francescani del Sacro Convento – sarà presente davanti al Santo Padre per portare la testimonianza di un impegno inarrestabile, quello di un’Opera dall’importanza storica al servizio, da 150 anni, delle persone dei più fragili.

Perugia: Il seminarista Emmanuel John Olajide Boluwatife sarà ordinato sacerdote dal cardinale Bassetti, in cattedrale, nella Solennità dell’Immacolata.

Per l’imposizione delle mani e la preghiera di consacrazione del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, il seminarista Emmanuel John Olajide Boluwatife sarà ordinato sacerdote mercoledì 8 dicembre (ore 17), solennità dell’Immacolata Concezione, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia. La comunità diocesana perugino-pievese si appresta ad accogliere con gioia questo nuovo giovane presbitero, il sesto ordinato dal cardinale Bassetti nel 2021.

“L’arrivo di un nuovo sacerdote è un evento di festa e di arricchimento spirituale, pastorale e sociale per una Diocesi e per la comunità locale dove andrà a svolgere il suo ministero”. Ad evidenziarlo è il vice rettore del Pontificio Seminario Regionale Umbro “Pio XI” di Assisi, il perugino don Francesco Verzini, nel tracciare una breve nota biografica dell’ordinando sacerdote.

“Emmanuel John Olajide Boluwatife, della parrocchia di San Giovanni Battista in Magione, ha 23 anni – sottolinea il vice rettore –, nato in Nigeria dove ha frequentato il Seminario Minore ed ha poi raggiunto la sua famiglia in Italia, proseguendo gli studi teologici presso il Pontificio Seminario “Pio XI” di Assisi. È stato ordinato diacono dal cardinale Bassetti, nella basilica di San Domenico di Perugia, il 12 settembre 2020, festa diocesana della Madonna della Grazia, con don Samy Cristiano Abu Eideh, don Vittorio Bigini, don Daniele Malatacca, don Strappaghetti e don Michael Tiritiello. Mentre gli altri cinque diaconi sono stati ordinati presbiteri il 29 giugno scorso, don Emmanuel verrà ordinato il prossimo 8 dicembre perché ancora non aveva raggiunto l’età canonica per assumere tale ministero. Accogliamo questo nostro fratello nel Presbiterio diocesano esprimendo immensa gratitudine al Signore per avercelo donato, augurando a don Emmanuel di vivere in pienezza e in comunione il suo ministero al servizio della Chiesa e del popolo di Dio”.

L’ordinazione, tenendo conto delle vigenti disposizioni in materia di contenimento del contagio da Covid-19, sarà possibile seguirla anche in diretta streaming: https://youtu.be/6hms36cFDKg, scaricabile dal link: http://diocesi.perugia.it/wp-content/uploads/2021/12/Indicazioni-ORDINAZIONE-PRESBITERALE-don-Emmanuel-Jhon.pdf

ASSISI, 8 DICEMBRE: ACCENSIONE E BENEDIZIONE ALBERO E PRESEPE BASILICA SAN FRANCESCO

Inizia il Natale di Assisi. Domani 8 dicembre a partire dalle 17 si terrà, come da tradizione, la Santa Messa dell’Immacolata, la benedizione del Presepe e l’accensione dell’albero di Natale. Un evento che anche quest’anno coinvolgerà l’intera città da parte a parte. Statue e video proiezioni riproporranno gli affreschi di Giotto della Chiesa inferiore della Basilica di San Francesco sulla facciata della Chiesa superiore, sulla Cattedrale di San Rufino, sulla Basilica di Santa Chiara e sull’Abbazia di San Pietro. Le installazioni di luci saranno accompagnate da videomapping, in piazza del Comune e sulla Basilica di San Francesco, da oltre 100 sculture a grandezza naturale, da illuminazioni artistiche colorate sulle case del centro storico visibili dalla pianura e da stelle che illumineranno il percorso tra i siti coinvolti.
Sempre domani, alle ore 10, nella Chiesa Superiore di San Francesco d’Assisi, verrà inaugurato il presepe che il “Gruppo Presepio Artistico Parè di Conegliano” aveva donato a Papa Francesco nel 2019.

Fino al 10 gennaio sarà possibile ammirare le video proiezioni, le installazioni e l’esclusivo video mapping dell’interno del Complesso Monumentale, realizzato dallo studio dell’architetto Marco Capasso, dal vivo e in diretta streaming sul sito nataledifrancesco.it .
L’albero di Natale, installato nella piazza inferiore della Basilica di San Francesco, è un abete bianco di 15 metri donato dal comune di Castel Ivano in provincia di Trento. Addobbato con circa 40 mila luci a led, proviene da foreste certificate della frazione di Villa Agnedo. Insieme all’albero anche un presepe artigianale della tradizione.
Il materiale multimediale e informativo sarà disponibile a questo link: https://bit.ly/MEDIA_PRESS_KIT.
Per maggiori informazioni www.nataledifrancesco.it

IL PROGRAMMA
Alle 10.00: celebrazione eucaristica nella Chiesa superiore. A seguire inaugurazione e benedizione del presepe realizzato dal Gruppo Presepio artistico di Parè di Conegliano.
Alle 17.00: si terrà la Santa Messa nella Basilica di San Francesco presieduta dal Custode del Sacro Convento di Assisi, fra Marco Moroni, OFMConv.
Alle 18.20: al termine della celebrazione si terrà la cerimonia di accensione e benedizione dell’albero di Natale e del Presepe diretta streaming su sanfrancesco.org

Associazione Santo Sepolcro Foligno Onlus – Lotteria di beneficenza Gerico i biglietti vincenti

In una cornice di festa alcuni rappresentanti dell’associazione Santo Sepolcro Foligno Onlus si sono incontrati per scambiarsi gli auguri per il Santo Natale e per partecipare all’ estrazione dei biglietti vincenti.
Padre Giuseppe Battistelli, ofm, Presidente dell’ associazione, ha gestito l’incontro e prendendo la parola ha sottolineato l’importanza di continuare a sostenere, anche con nuove iniziative, la scuola di Gerico, l’unica nella città dove si insegna la lingua italiana e ha messo in evidenza che: “Molti studenti con la ripresa dell’ attività didattica si trovano in grande difficoltà, in quanto, a seguito della pandemia la scuola è rimasta chiusa, per cui c’è bisogno di sostenere molti ragazzi deboli, dal primo al quarto grado, in alcune materie, organizzando aule speciali, solo così molti studenti potranno essere di nuovo inseriti nelle aule di appartenenza. Le difficoltà economiche hanno impedito di pagare regolarmente gli stipendi ai professori, arretrati di quattro mesi. Inoltre, per recuperare la socialità e la didattica si rende necessario attrezzare l’aula magna con l’ audio, il video e uno schermo elettrico”.
Sentito telefonicamente, il Preside della scuola P. Mario Hadkity ofm, ha dichiarato che in questo momento alcune classi sono chiuse a seguito dell’ infezione da Coronavirus (Covid 19), si stanno preparando per la terza dose del vaccino, sperano che questo sia sufficiente per evitare nuovamente il Look down.
NUMERI VINCENTI
1) – 0150 –
2) –1131
3) – 0482
4) – 1406
5) – 1230
6) – 0028
7) – 0404
8) – 0886
9) – 0532
10) – 0754
11) – 0016
12) – 0848
13) – 0498
14) – 0042
15) – 0745
Per maggiori informazioni contattare i recapiti dell’Associazione (393.9715743) (associazione@santosepolcrofolignoonlus.it)

Perugia – Inaugurato dal cardinale Gualtiero Bassetti l’Oratorio “Villaggio di Betania” dell’Unità pastorale di San Nicolò di Celle.

È stato inaugurato domenica 5 dicembre l’Oratorio “Villaggio di Betania” dell’Unità pastorale di San Nicolò di Celle, nel comune di Deruta, dal cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni civili regionali e locali. Un’opera fortemente voluta dal parroco don Gino Ciacci con la finalità di attuare il messaggio evangelico di Betania: “il Villaggio di Marta e Maria, dove vivere l’incontro e l’accoglienza; il Villaggio di Lazzaro, dove nulla è impossibile; il Villaggio dove Gesù si sente a casa, un luogo per tutta la comunità”.

L’Oratorio. L’intero complesso, costato euro 1.877.600 di cui euro 1.325.250 finanziati dalla Cei attraverso il contributo 8XMille della Chiesa cattolica, sorge sull’area che includeva il preesistente salone parrocchiale. Si sviluppa su una superficie di 1.200 mq, con spazi destinati a sale polivalenti per attività ricreative e culturali come la grande sala teatrale per circa 200 posti a sedere e una sala polivalente di oltre 300 mq, oltre a locali destinati ad attività parrocchiali, con 6 sale catechismo e 3 sale per attività incluse quelle socio-caritative promosse dalla Caritas. Il tutto integrato da vani accessori a servizio degli stessi. “Tale composizione permetterà la massima fruizione e ottimizzazione degli spazi interni, al fine di poter offrire dei locali adeguati alle esigenze della collettività tutta, con l’attenzione rivolta anche all’innovazione, al comfort ed al risparmio energetico”. A spiegarlo sono stati il progettista e direttore dei lavori, l’architetto Riccardo Bartolucci, e il responsabile del cantiere e coordinatore della sicurezza, il geometra Claudio Cinti.
Autorità presenti. Alla celebrazione eucaristica del mattino, che ha preceduto la cerimonia inaugurale del pomeriggio, ha preso parte anche la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, insieme al sindaco di Deruta Michele Toniaccini, presidente dell’ANCI Umbria. Questi ha partecipato al taglio del nastro sottolineando l’importanza del complesso oratoriale dal punto di vista educativo, formativo, aggregativo e sociale per l’intera comunità locale in un’epoca in cui i valori della società occidentale e cristiana, fondati anche sull’integrazione e sull’accoglienza e valorizzazione delle diversità, sono messi in discussione. Inoltre il sindaco Toniaccini ha ricordato che l’inaugurazione è avvenuta nel giorno dedicato al Volontariato internazionale dal tema: “Volontari per un futuro comune”, evidenziando quanto volontariato c’è nell’animazione e nelle attività di un oratorio.
Il cardinale Bassetti ha parlato di “due giornate, quella di ieri (4 dicembre, ndr) e quella di oggi (5 dicembre, ndr), per me piene di fortissime emozioni. Ieri ho celebrato i funerali del mio carissimo predecessore Giuseppe Chiaretti che conoscevo da tanto tempo prima, quando lavoravamo insieme in Cei, molto stimato dai vescovi italiani; oggi, nella gioia, un’emozione altrettanto forte nel rivedere finalmente dopo la pandemia, per la prima volta, un popolo riunito che si è riaggregato sia questa mattina in chiesa sia in questo momento pubblico in cui inauguriamo lo stupendo edificio del “Villaggio di Betania”. La mia preoccupazione, come quella di tutti i pastori, è quella che questa pandemia rischia di isolarci, perché, come dice il Papa, spesso si è chiuso il cuore e la gente vive una solitudine tremenda, come se avesse perso fiducia negli altri e non sarà facile riaggregare tutta la nostra gente. Questa è una malattia che coinvolge tutto il mondo, non è un terremoto, una calamità naturale circoscritta. In mezzo a questo discorso che vi potrà sembrare abbastanza pessimista, ma è quello di un pastore che guarda tutto il gregge, che gira per l’Italia, questa di oggi è una parentesi di gioia e di grande speranza che colgo nella vostra numerosa presenza”.
Una grande scommessa. “All’inizio ero titubante sulla realizzazione di questo progetto e don Gino lo sapeva – ha confessato il cardinale –. Temevo il rischio di creare una ‘cattedrale nel deserto’ per l’Unità pastorale di San Nicolò di Celle. Ho avuto fiducia in don Gino perché mi sono detto: se ha questo progetto, con la sua gente troverà il modo di realizzarlo. Oggi sono contento, abbiamo un tesoro da sfruttare per l’intero territorio di Deruta. Questo edificio non è solo un oratorio, è un luogo polivalente e servirà per i diversi ambiti pastorali e per le necessità della gente. Non è soltanto il luogo dei ragazzi, ma delle famiglie, di aggregazione, di socialità e anche in caso di calamità naturale, e Dio non voglia, questo edificio, da come è stato strutturato, può diventare un ricovero-ospedale di primo soccorso. Il Villaggio di Betania è stato un sogno, è una grande scommessa, ma la vostra presenza, da quella di questa mattina in chiesa, mi fa veramente sperare che l’obiettivo è stato raggiunto e che abbiamo fatto qualcosa che il Signore voleva”.

Perugia – ‘Le opere d’arte raccontano. Percorsi verso gli anniversari di Perugino e Signorelli’.

Venerdì 10 dicembre alle ore 17.30 presso la Sala dei Notari di Palazzo dei Priori a Perugia, si terrà il secondo incontro del ciclo ‘Le opere d’arte raccontano. Percorsi verso gli anniversari di Perugino e Signorelli’ in vista del 2023 anno in cui si celebreranno gli anniversari di questi due importanti artisti dell’età rinascimentale. Interverrà il prof. Antonio Natali, storico dell’arte, già direttore degli Uffizi dal 2006 al 2015, che affronterà il tema ‘Il pane dell’altare. Immagini dell’Eucarestia nel primo Cinquecento’.

La “calamità”. Nel concistoro alla fine di dicembre del 1523, a pochi giorni dall’elezione di Clemente VII, il papa in persona «parlò della “calamità” luterana come della più grave questione del momento, rispetto alle altre due prese in considerazione (la guerra tra prìncipi cristiani e la minaccia turca)». E certo in quella “calamità” il dissidio sui sacramenti non era materia di poco peso, né, in quel contesto, lo era la rivisitazione dell’eucarestia; il cui mistero esigeva pertanto un’esegesi che fosse inequivocabile per ogni fedele. E dunque nelle chiese: omelie cristalline e illustrazioni esplicite. Nell’incontro si leggeranno tre pale d’altare d’alto tenore lirico di Jacopo Pontormo, del Rosso Fiorentino e del loro comune maestro Andrea del Sarto, che proprio sul tema eucaristico insistono.

Un’indagine. Il quinto centenario della morte del Perugino, che cade nel 2023, sarà un’occasione buona per saggiare la sua disposizione religiosa e ideologica nei riguardi sia del tema eucaristico sia della Riforma d’oltralpe, che a Firenze furono centrali e che a tutta prima parrebbero solo lambire l’inclinazione quieta di Pietro. Ma le sue relazioni con l’ambiente e gli artisti fiorentini invogliano, fa notare il prof. Natali, a un’indagine rinnovata.

Il messaggio. «Siamo giunti al secondo appuntamento di un ciclo di incontri che ci aiuteranno a prepararci con consapevolezza al V anniversario della morte del Divin Pittore in cui analizzeremo le opere d’arte prestando particolare attenzione al loro messaggio catechetico-spirituale, al fine di comprendere bene anche il contesto in cui le opere nascono e in cui i pittori lavorano». Ad evidenziarlo è monsignor Marco Salvi, vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve che presiede su incarico del cardinale Gualtiero Bassetti la Commissione diocesana per le celebrazioni di Pietro Perugino.

Genesi e Frammenti. «L’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve – prosegue monsignor Salvi – sta portando avanti questo grande lavoro supportata da Genesi, società benefit s.r.l., nata durante i mesi del lockdown con l’obiettivo di valorizzare i beni culturali, in particolare quelli ecclesiastici e di sviluppare itinerari di conoscenza dei medesimi e di valorizzare il territorio umbro, insieme alla neonata associazione ‘Frammenti’ che collaborerà attivamente nella valorizzazione del vasto patrimonio storico-artistico qui conservato coinvolgendo volontari dal territorio».

Segnale di ottimismo. «La nascita di Genesi, così come quella dell’associazione ‘Frammenti’ – osserva il vescovo ausiliare –, rappresenta un segnale di ottimismo e di speranza per un tempo migliore, un tempo dedicato alla bellezza, all’arte, alla cultura».

Sinergie e collaborazione. «Questo itinerario in preparazione al 2023 – conclude monsignor Salvi – oltre ad essere un’occasione importante per valorizzare con consapevolezza i nostri beni culturali, è anche un momento propizio per creare delle sinergie tra diversi enti ed istituzioni come ad esempio con la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia con cui è stato sottoscritto l’accordo di collaborazione ‘Verso il Perugino ed oltre’ a cui ha aderito proprio recentemente anche il Comune di Perugia».

Perugia – Esequie dell’arcivescovo emerito mons. Giuseppe Chiaretti nella cattedrale di San Lorenzo. L’omelia del cardinale Gualtiero Bassetti.

La cattedrale di san Lorenzo in Perugia si è affollata per l’ultimo saluto a mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve dal 1995 al 2009.
Ha presieduto il rito delle esequie l’arcivescovo di Perugia – Città della Pieve Cardinale Gualtiero Bassetti, il Cardinale Ennio Antonelli, rispettivamente successore e predecessore di Chiaretti , ed il Cardinale Giuseppe Betori, legato a mons. Giuseppe Chiaretti da una amicizia di lunga data.

I Vescovi
Erano presenti anche i vescovi umbri attuali e emeriti: mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto – Norcia (diocesi di origine di mons. Chiaretti) e presidente della Conferenza episcopale umbra, il vescovi emeriti Mario Ceccobelli (Gubbio ), Vincenzo Paglia (Terni) i vescovi Gualtiero Sigismondi (Orvieto Todi) , Domenico Sorrentino (Assisi e Foligno), Domenico Cancian, (Città di Castello), Paolo Giulietti (Lucca), Riccardo Fontana (Arezzo) e il Vescovo Ausiliare di Perugia-Città della Pieve Mons. Marco Salvi.
Hanno partecipato alle esequie molti sacerdoti e fedeli tra cui anche una delegazione proveniente da Leonessa, paese natale di mons. Giuseppe Chiaretti, e una delegazione della diocesi di Montalto e Ripatransone – San Benedetto del Tronto nella cui cattedrale mons. Chiaretti ha chiesto di essere sepolto.

Sulla bara posata a terra ai piedi del presbiterio erano posti i segni dell’episcopato di mons. Chiaretti: il suo Pastorale, la Mitra e il libro della Parola Di Dio.

Il testamento
I presenti si sono stretti con commozione, affetto e nella preghiera, ai familiari presenti, tra cui la sorella Piera che è stata sempre accanto al fratello Vescovo, non solo negli anni del dopo episcopato (solo negli ultimi mesi mons. Chiaretti era stato accolto nella Residenza Protetta Fontenuovo a Perugia) ma anche nel tempo del suo episcopato perugino. Erano presenti anche i nipoti, tra cui don Antonio Paoletti che al termine della liturgia ha letto il testamento che mons Chiaretti aveva già preparato nel 2011.
“Sta ormai avvicinandosi il tempo – scrive mons. Chiaretti – di concludere il mio viaggio su questa bella aiuola del creato (che ho amato e desiderato sempre più ricca di giustizia, di bontà, di onestà, di fraternità) per tornare alla patria definitiva: la “casa” e il “cuore” di quel Dio che Gesù mi ha fatto conoscere come Padre che ama e perdona. In questo Dio ho creduto e credo, ed ora spero di incontrarlo finalmente faccia a faccia e di vederlo così come egli è (1Gv3,2), svelandomi il suo volto che ho tanto desiderato conoscere: “il tuo volto, Signore, io cerco: non nascondermi il tuo volto!” (Sal 27)”. E conclude: “Intendo rinnovare anche alla fine l’offerta che fu della mia giovinezza: “Signore, ti do tutto. Ma tu dammi un sacerdozio splendido!”. Lui è stato di parola; io, forse, non sempre! E per questo torno a chiedergli di nascondermi nella ferita del suo cuore”.

Al termine del rito i cardinali, vescovi e i sacerdoti concelebranti hanno accompagnato il feretro fino alla porta della cattedrale, ed i sacerdoti che sono stati ordinati da mons. Chiaretti hanno voluto rendergli un ultimo gesto di affetto portando a spalla la bara lungo la navata della cattedrale fino alla strada, affidandolo quindi a coloro che lo hanno portato nel luogo di sepoltura da lui indicato: la cattedrale di San Benedetto del Tronto nella quale alle ore 15.00 verrà accolto con celebrazione presieduta dal Vescovo Carlo Bresciani.

IN MORTE DI MONS. GIUSEPPE CHIARETTI

Omelia del Card. Gualtiero Bassetti

Fratelli e sorelle, diamo quest’oggi il cristiano saluto a Mons. Giuseppe Chiaretti, che ha lasciato questo mondo per tornare al Padre. Saluto i fratelli cardinali e vescovi qui convenuti, tutti i sacerdoti, le autorità civili e militari, le delegazioni di Leonessa e San Benedetto del Tronto. Abbraccio con tutto il cuore la sorella Piera, le nipoti e i familiari.

«Spes sicut anchora tuta ac firma»: nella speranza noi abbiamo un’àncora della nostra vita, sicura e salda.

Nel motto episcopale del vescovo Giuseppe, tratto dalla Lettera agli Ebrei, si concentra la storia e la personalità di un uomo che ha fatto della vita in Cristo la sua sicura ed eterna speranza. La vita dei cristiani viene descritta come quella dei naufraghi che, sopravvissuti al mare in tempesta, si aggrappano a qualcosa di sicuro e stabile, per non affondare. Quest’àncora fa sì che la barca non venga travolta dalle onde e, scongiurato il naufragio, possa approdare al porto sicuro. La speranza nel Cristo, autore di un nuovo ed eterno sacerdozio di salvezza, lo ha sostenuto per tutta la vita.

Il mondo in cui ha visto la luce, il 19 aprile 1933, era fatto di cose semplici, genuine, profondamente cristiane. Leonessa, ai piedi del Monte Tilia, non lontano dal Terminillo, è stata sempre la sua “patria”: si può dire che ne conoscesse ogni pietra. La bellezza di un paesaggio stupendo si confondeva allora con la povertà e precarietà di vita.

Giuseppe, ancora bambino, vive questo inevitabile contrasto. Non ne fa un problema, non ne avverte il disagio. A moltiplicare l’insicurezza arriva presto la guerra, che non risparmia neanche i luoghi isolati e la popolazione inerme. Tra le vittime il cugino, Don Concezio, strappato a forza dalla chiesa per essere anche fucilato con altri innocenti dai soldati tedeschi. Mons. Chiaretti non ha mai dimenticato quell’orrore e la memoria del cugino prete, forse immagine del sacerdote vittima per la vita della comunità, è la figura che più ha influito sulla sua personalità, dopo quella del Santo eponimo di Leonessa, il frate cappuccino san Giuseppe, impavido predicatore del Vangelo.

Nato nella parte di Leonessa soggetta alla giurisdizione ecclesiastica dell’arcidiocesi di Spoleto, mons. Chiaretti entra ancora ragazzino nel Seminario Regionale di Assisi. È intelligente, vispo e studioso. Verrà ordinato sacerdote a Leonessa l’8 dicembre 1955. Ad imporgli le mani l’arcivescovo Raffaele Radossi, profugo dalmata, anch’egli coraggioso testimone del Vangelo di Cristo.

Gli anni sereni del Seminario e dello studio lasciano ben presto lo spazio ad una realtà pastorale molto concreta. Tra le prime esperienze, la guida di una piccola comunità del reatino. Poche decine di anime, ma i rapporti umani non sono facili e ciò mette a dura prova la resistenza del giovane prete. La sofferenza da subito segna la sua sensibilità, molto profonda anche se non lo dava a vedere, e la sua vita di presbitero.

In quegli anni matura come uomo e pastore; segue poco le pastorali teoriche ma è sempre vicino alle gente, della quale percepisce da subito gli umori, le gioie e le angosce. Occupa con lo studio il molto tempo che, suo malgrado, i parrocchiani gli lasciano libero. Ottiene ben presto una licenza in Teologia (1960) e il diploma in Teologia pastorale e liturgica (1961) alla Pontificia Università Lateranense di Roma; poi si laurea in Lettere classiche (1967) all’Università degli Studi di Perugia (per alcuni anni sarà anche uno stimato insegnante). E «la speranza gli fa buona ogni strada»: questo amava ripetere anche agli altri, come augurio.

Gli arcivescovi Giuliano Agresti e Pietro Ottorino Alberti notano le qualità umane, intellettuali e pastorali di don Chiaretti e lo chiamano a Spoleto a collaborare in curia. È apprezzato anche dai vescovi umbri, che gli chiedono di animare il Centro di pastorale regionale. Nel 1983 papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Montalto-Ripatransone-San Benedetto del Tronto.

La comunità che lo aspettava come guida, serena nei rapporti umani, richiedeva però fin da subito un grande impegno a motivo dello spostamento della sede episcopale da Ripatransone a San Benedetto del Tronto, nuova ed effervescente realtà urbana del litorale adriatico. Mons. Chiaretti ha sentito molto forte il legame con questa Chiesa, che non è stata solo la sua “sposa”, ma anche la sua creatura. Tutti a San Benedetto lo ricordano e ancora oggi lo amano!

Nel 1995, ecco la promozione ad arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve, dove fece ingresso solenne domenica 28 gennaio 1996, vigilia della festa del patrono san Costanzo. Arrivò con un programma lineare e impegnativo: la visita pastorale, un congresso eucaristico, la celebrazione del grande giubileo del 2000 e un sinodo diocesano. Porterà a termine ogni iniziativa: capacità e inventiva non gli mancavano. Nell’ambiente della cultura laica e della terra da decenni accesa da forti fermenti anticlericali, sa trovare un suo spazio e sa farsi apprezzare. Una grande leva è la sua preparazione culturale di prim’ordine, che lo rende capace di interagire garbatamente e lucidamente con ogni componente della società.

Della sua umanità, intelligenza e competenza si giova anche la Conferenza Episcopale Italiana, che, oltre alla vice presidenza, gli affida la guida della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. In quell’ambito si spende generosamente partecipando a numerosi incontri di preghiera e di studio; stabilisce eccellenti rapporti con le autorità religiose valdesi e riformate, e con quelle del mondo ortodosso. Accoglie a Perugia l’arcivescovo Kirill, che dopo qualche anno diventerà patriarca di Mosca. E io stesso sono stato testimone della fraterna accoglienza che gli riservò il patriarca rumeno Daniel a Bucarest durante la visita di noi vescovi umbri.

In questo momento mi piace ricordare i messaggi di cordoglio arrivati dal fraterno amico, il pastore valdese Archimede Bertolino, e dal mondo islamico di Perugia. Come pure da molte istituzioni ecclesiastiche. In primo luogo, la Conferenza Episcopale Italiana.

Il Vangelo delle beatitudini che abbiamo letto, e che lui prediligeva, ci ha richiamato alla vera realtà della vita cristiana. Sempre controcorrente, molto spesso costellata da sofferenze e affanni. Con all’orizzonte la beatitudine contraria al parere e al volere del mondo.

Gli ultimi anni sono stati segnati da problemi di salute, ma non privi del conforto della preghiera e degli amati studi, nei quali era, come in altri àmbiti, infaticabile. Si è spento lentamente, nel silenzio e nell’accettazione della volontà di Dio, come sempre nella sua vita. Aveva scritto nel testamento spirituale, qualche anno fa «Sta ormai avvicinandosi il tempo di concludere il mio viaggio su questa bella aiuola del creato (che ho amato e desiderato sempre più ricca di giustizia, di bontà, di onestà, di fraternità) per tornare alla patria definitiva: la “casa” e il “cuore” di quel Dio che Gesù mi ha fatto conoscere come Padre che ama e perdona. In questo Dio ho creduto e credo, ed ora spero di incontrarlo finalmente faccia a faccia e di vederlo così come egli è (1Gv3,2), svelandomi il suo volto che ho tanto desiderato conoscere: “il tuo volto, Signore, io cerco: non nascondermi il tuo volto!” (Sal 27).

Mi prenda per mano in questa trasferta, accompagnandomi nel tunnel del passaggio, la Vergine Maria, la mamma tenerissima di Gesù e madre della mia identità cristiana, del mio sacerdozio, del mio episcopato: Lei, augusta protettrice della diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto come “Virgo Lauretana”, e dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve come “Mater gratiarum”… Mi accompagni anche il mio santo concittadino Giuseppe, per la cui migliore conoscenza mi sono a lungo adoperato. E con la sua ultima invocazione intendo chiudere anch’io la mia esistenza terrena: “Sancta Maria, succurre miseris!”. Intendo rinnovare anche alla fine l’offerta che fu della mia giovinezza: “Signore, ti do tutto. Ma tu dammi un sacerdozio splendido!”. Lui è stato di parola; io, forse, non sempre! E per questo torno a chiedergli di nascondermi nella ferita del suo cuore».

Mons. Chiaretti ci ha lasciati, come un padre lascia la propria famiglia, nell’amore e nella consapevolezza di aver fatto il possibile per quelli affidati al suo cuore. Sentiamo profonda riconoscenza verso quest’uomo umile, sincero e premuroso. Come fa un padre, sapeva anche correggere e farsi rispettare, ma era sempre alla ricerca dei figli. Sacerdoti, consacrati e laici hanno sperimentato la sua paternità e lo ricordano oggi in benedizione. La Chiesa di Perugia-Città della Pieve lo annovera nella successione apostolica, e lo consegna nelle braccia del Buon Pastore, innanzi al cui volto tutti, un giorno, desideriamo essere trasfigurati!