Solennità di San Orvieto-Todi – San Fortunato e l’apertura della fase diocesana del cammino sinodale della Chiesa italiana

Per una provvidenziale coincidenza, quest’anno la solennità di San Fortunato cade all’inizio del cammino sinodale che vede tutta la Chiesa impegnata a preparare la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Questo appuntamento si interseca con il processo che la Chiesa in Italia, su sollecitazione di Papa Francesco, sta avviando per attuare il passaggio, indicato dall’esortazione apostolica Evangelii gaudium, da una Chiesa “in stato di assedio” a una Chiesa “in uscita missionaria”. Entrambi gli itinerari rappresentano per la nostra Diocesi di Orvieto-Todi un forte stimolo a mettere meglio in asse la sinodalità, sia sviluppando una coscienza ecclesiale che renda ogni battezzato protagonista della vita e della missione della Chiesa, sia rivitalizzando, ad ogni livello, gli organismi di partecipazione, che non possono essere concepiti come semplice cassa di risonanza di decisioni già assunte o, al contrario, come una sorta di tavolo sindacale.

L’OMELIA DEL VESCOVO SIGISMONDI

Per una provvidenziale coincidenza, quest’anno la solennità di San Fortunato cade all’inizio del cammino sinodale che vede tutta la Chiesa impegnata a preparare la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Questo appuntamento si interseca con il processo che la Chiesa in Italia, su sollecitazione di Papa Francesco, sta avviando per attuare il passaggio, indicato dall’esortazione apostolica Evangelii gaudium, da una Chiesa “in stato di assedio” a una Chiesa “in uscita missionaria”. Entrambi gli itinerari rappresentano per la nostra Diocesi di Orvieto-Todi un forte stimolo a mettere meglio in asse la sinodalità, sia sviluppando una coscienza ecclesiale che renda ogni battezzato protagonista della vita e della missione della Chiesa, sia rivitalizzando, ad ogni livello, gli organismi di partecipazione, che non possono essere concepiti come semplice cassa di risonanza di decisioni già assunte o, al contrario, come una sorta di tavolo sindacale.

La sinodalità, frutto e condizione della venuta dello Spirito, non è una parola o un abito alla moda: è la forma esteriore che il mistero della communio assume nella vita della Chiesa. Sorge dal basso, inizia dall’ascolto, dove ciascuno ha qualcosa da imparare dall’altro, nella volontà di mettersi in sintonia. Si tratta di un processo faticoso, da vivere nella tensione tra il procedere e lo stare insieme. Richiede spiritualità evangelica e appartenenza ecclesiale, formazione continua, disponibilità all’accompagnamento, creatività. La sinodalità prende forma nello sperimentare che la Chiesa è un Corpo vivo, caratterizzato da quella comunione fraterna in cui le membra condividono doni, carismi e ministeri. La sinodalità ha, dunque, un respiro largo e complesso: scaturisce non dal labirinto delle buone intenzioni, ma dal crogiuolo delle relazioni.

La dimensione sinodale, costitutiva del Corpo ecclesiale, è la sua corretta “postura”, esprime la natura e la missione della Chiesa nella storia. Lo afferma con grande chiarezza san Giovanni Crisostomo: “Chiesa è nome che sta per sinodo” (cf. Explicatio in Ps. 149). Lo spettro della sinodalità, più ampio di quello della collegialità, comprende lo specifico modus vivendi et operandi della Chiesa, il cui stile di governo, in tutti i suoi livelli, non si ispira alla leadership di una personalità carismatica o, al contrario, ai criteri della democrazia parlamentare. Lo stile sinodale si fonda sul sentire cum Ecclesia, affinato dalla suprema lex: la salus animarum. L’assunzione della forma mentis sinodale è, dunque, una sfida permanente per la Chiesa, chiamata a testimoniare che il “camminare insieme” si configura come un’opera artigianale di tessitura.

Di questo faticoso lavoro di “ingegneria tessile” abbiamo immenso, urgente bisogno. L’intercessione di San Fortunato ci aiuti a rafforzare il desiderio e la responsabilità della comunione. Anzitutto quella all’interno del Presbiterio, che ha ricadute immediate sulla qualità della vita della Chiesa diocesana. Il mandato di “camminare insieme”, presupposto della missione, è condizione per ascoltare i “gemiti dello Spirito” (cf. Rm 8,26), particolarmente forti in questa stagione ecclesiale che, come ricorda Papa Francesco, segna un vero e proprio “cambiamento d’epoca”. La crisi è un tempo di grazia, un momento favorevole per entrare nello “spessore” della croce, nella logica della sua “sapienza” (cf. 2Cor 12,9-10). Ogni crisi contiene una benedizione se si affronta intrecciando i sogni con la memoria, cercando strade nuove, concrete e praticabili.

Nelle circostanze attuali è necessario avere una visione strategica della vita pastorale, con riguardo agli obiettivi, individuando le priorità da cui partire, senza dimenticare che la cura delle anime è “l’arte delle arti”. Non si tratta di elaborare progetti, “più formali che reali”, ma di crescere nel discernimento dei sentieri dello Spirito, favorendo la pastorale “a goccia” dei cammini di accompagnamento e non quella “a pioggia” delle iniziative di mantenimento. Le riforme non si disegnano senza avere la responsabilità e il coraggio di una visione, “i cui tratti fondamentali sono la famiglia, cellula che genera la società e il suo futuro, e il compito irrinunciabile dell’educazione di grande qualità”. Su questi due sentieri siamo chiamati a muoverci, senza indugio, facendo tesoro di quanto insegna san Gregorio Magno, il quale ci offre un’istantanea della figura di san Fortunato nei Dialoghi in cui, narrando la vita di persone contemporanee o scomparse da poco, dimostra che la santità è sempre possibile, anche in tempi difficili.

Perugia – i risultati della campagna sociale “Raccolta farmaci solidali” Afas-Caritas Perugia. Il direttore della Caritas diocesana: “Cresce la cultura del dono… Vivere e compiere atti di carità è una vocazione alla vita”

“E’ un segno di una ‘rete’ importante che stiamo costruendo per puntare sempre più a camminare insieme a servizio di tutti i fratelli poveri, grazie all’aiuto delle farmacie comunali e di trentatré nostri volontari che hanno contribuito a creare, durante la raccolta, la cultura del dono”. Così il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, don Marco Briziarelli, in apertura della conferenza stampa di presentazione della campagna sociale “Raccolta farmaci solidali” condotta in sinergia da Afas-Farmacie comunali e Caritas di Perugia, tenutasi il 22 ottobre, a cui sono intervenuti anche il presidente Afas Antonio D’Acunto, il direttore generale Afas Raimondo Cerquiglini e Paolo Rellini, cofondatore della piattaforma Regusto, un brand della start up Recuperiamo s.r.l., operativo dal 2016, con l’obiettivo di proporre soluzioni concrete per prevenire e ridurre lo spreco alimentare, in ambito profit e non-profit, agendo secondo le logiche dell’economia circolare, con cui la stessa Caritas collabora. Questa iniziativa Afas-Caritas di Perugia rappresenta il primo caso pilota a livello nazionale con una campagna di donazione di farmaci tracciata, digitalizzata e resa trasparente grazie al modello innovativo di sharing for charity e alla tecnologia blockchain fornita dalla piattaforma Regusto.

I dati della campagna. Da marzo 2021 (quando è stata avviata la “Raccolta farmaci solidali” da banco e di alimenti per l’infanzia) sono stati donati dalla clientela Afas prodotti per complessivi euro 22.713,58 (59,9% di farmaci, 36,6% di latte, omogeneizzati e creme, 3,5% di prodotti per l’infanzia non-food come i pannolini). Significativi sono i dati degli impatti generati a livello sociale e ambientale misurati grazie alla piattaforma Regusto: 358 pasti equivalenti distribuiti (calcolati solo sugli alimenti per l’infanzia); 216 kg di CO2 risparmiata; 1.467 metri cubi di acqua risparmiata. “Un prodotto potenzialmente sprecato – ha spiegato Rellini – può diventare risorsa; risorsa sia per chi ne ha bisogno che per le aziende che cerchiamo di sensibilizzare su questi argomenti”.

Il direttore Caritas. “Al di là degli obiettivi raggiunti – ha commentato il direttore Caritas – c’è stata una risposta importante nella crescita della cultura del dono. Mai come oggi abbiamo bisogno di sentirci tutti animati alla carità ed aver avuto la possibilità di essere noi, in presenza, nelle farmacie, con le “pettorine Caritas”, dare subito un volto e una prova tangibile del grandissimo operato e della grandissima opportunità che stavamo vivendo, è stato anche un’occasione di promozione e risveglio della carità, perché abbiamo tutti quanti bisogno in questo tempo di vivere sempre più una carità senza delega. Vivere e compiere atti di carità è una vocazione alla vita. Siamo in un momento dove la povertà è cresciuta (i recenti dati di Caritas italiana ci parlano di un + 44% di nuovi poveri nel 2020) e il 2021 ci porterà ad un incremento decisamente più grande, ma la risposta di solidarietà c’è anche grazie a questa campagna. Oggi non tutte le persone possono permettersi l’acquisto di un farmaco da banco, perché incide non poco nel bilancio familiare. Il diritto alle cure è sacrosanto ed è bello essersi mobilitati per garantirlo”.

Il presidente Afas. “Il mondo Caritas noi lo abbiamo sempre inteso e visto come un mondo distante – ha detto il presidente Afas –, che apparteneva più che altro a quelle persone molto, molto svantaggiate (extracomunitari, tossicodipendenti…). In realtà non è più così da qualche tempo, ci sono tanti nostri concittadini che purtroppo per le crisi ricorrenti, come la pandemia ma non solo, si rivolgono alla Caritas, perché gli egoismi predominano nella nostra società che dobbiamo contribuire a correggere dal basso con la promozione anche della cultura del dono come ha detto don Marco Briziarelli”. L’Afas, ha aggiunto il suo presidente, “al di là dell’essere presidio sanitario più vicino ai cittadini (come è stato nella pandemia con le farmacie sempre aperte), è anche un qualcosa di socio-culturale, perché simili iniziative le facciamo sempre per cercare di dare un po’ di respiro ad una società che vive tempi pesanti”.

Il direttore generale Afas. Anche la farmacia ha visto trasformare il suo lavoro a seguito della crisi e del conseguente aumento delle povertà, ha evidenziato il direttore generale Afas nel dire: “Se prima si usciva dalla farmacia con delle buste tipo supermercato, perché tutto era ‘passato’, sostenuto dal SSN, oggi quasi si è costretti a rifiutare la cura. Soprattutto nuclei familiari deboli, di fronte a una prescrizione sempre più spesso extra del SSN, scelgono di acquistare il pane piuttosto che il farmaco. La farmacia è un grande osservatorio dei bisogni e delle loro trasformazioni insieme ad altri osservatori come la Caritas. Tra le finalità Afas c’è quella delle ‘campagne di prevenzione’ e delle ‘campagne sociali’ che ci portano a verificare i bisogni reali della collettività, chiedendo alla stessa di darci una mano”. Per quest’ultima campagna il dottor Cerquiglini ha rilevato una generosità dei perugini non indifferente, perché, ha precisato, “in silenzio, secondo le proprie risorse, hanno donato in maniera spontanea e generosa, privandosi anche di qualche altra cosa. Il successo di questa campagna è dovuto anche ai volontari Caritas che hanno donato del loro tempo nell’essere presenti in farmacia a spiegare la finalità dell’iniziativa”.

Una collaborazione Afas-Caritas che proseguirà. Non è la prima volta che Afas e Caritas Perugia collaborano: lo hanno fatto in passato promuovendo raccolte di prodotti per l’infanzia per i minori di famiglie fruitrici degli Empori della Solidarietà e di farmaci per i detenuti e le detenute. Altre simili campagne saranno organizzate e avviate in futuro e diffuse anche con il sostegno dei media.

“E se tornasse Gesù?” Un viaggio attraverso le parole dei grandi autori della letteratura moderna e contemporanea di padre Enzo Fortunato

Se Cristo tornasse oggi? Ecco la domanda che si è posto padre Enzo Fortunato. La domanda al cuore del Cristianesimo, del nostro vivere, del nostro amore, del nostro agire. L’autore ci propone una riflessione profonda, attraverso storia e letteratura.

Cosa possiamo imparare dal modo in cui grandi autori hanno immaginato il ritorno di Cristo sulla terra? Prima di tutto che la modernità e la contemporaneità ci mettono di fronte a ciò che la teologia ha sempre chiamato le questioni ultime o le domande essenziali. Flaiano, Michelstaedter, Tolstoj, Dostoevskij e altri, ciascuno a suo modo, ci dicono che nonostante tutte le apparenze contrarie, nonostante tutte le ironie e le demistificazioni, la verità evangelica mantiene per noi tutta la sua forza e la sua attualità.

Quando Cristo batte alle nostre porte – e questo avviene molto più spesso di quanto crediamo – noi ci limitiamo a far entrare nelle nostre case il suo nome e lasciamo fuori le sue verità che sono la pazienza, il perdono, l’amore. In fondo è soltanto l’amore che le raccoglie e le riassume tutte.

€ 14,00

Enzo Fortunato, E se tornasse Gesù? La domanda al cuore del Cristianesimo, Edizioni San Paolo 2021, pp. 128, euro 14,00

Perugia: La Giornata mondiale missionaria 2021 celebrata con la Veglia diocesana presieduta dal vescovo ausiliare mons. Marco Salvi.

Si terrà giovedì 21 ottobre, alle ore 21, presso la chiesa parrocchiale di Monteluce di Perugia, la Veglia diocesana in occasione dell’annuale Giornata mondiale missionaria (domenica 24 ottobre), presieduta dal vescovo ausiliare mons. Marco Salvi. Il presule interverrà sul tema “Testimoni e profeti”, dopo l’ascolto della testimonianza di un giovane rientrato dalla missione in America Latina sulla sua esperienza del “non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” (At 4,20).

La sensibilità missionaria è la misura della fede. “La Chiesa ha sempre ritenuto come sua ragion d’essere l’annuncio del Vangelo a tutti i popoli. Siamo tutti invitati ad ‘uscire’, come discepoli missionari, ciascuno mettendo a servizio i propri talenti”. Ad auspicarlo è mons. Orlando Sbicca, neo direttore del Centro missionario diocesano, organismo pastorale che promuove ogni anno, in una diversa comunità parrocchiale, la Veglia di preghiera per le missioni. Don Orlando, in quest’occasione, ricorda quanto da lui detto ai confratelli, facendo autocritica, all’ultimo ritiro mensile del Clero diocesano: “La sensibilità missionaria è la misura della fede anche di noi preti! Ricordiamo quanto Gesù ci ha lasciato detto nelle ultime parole del Vangelo di Matteo: ‘Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato’”.

Il ‘navigatore’ della Chiesa. Secondo il suo direttore, “il Centro missionario diocesano dovrebbe essere come il ‘navigatore’ della Chiesa. Per non perdere tempo a girare su noi stessi intorno all’ombelico, il Centro missionario dovrebbe ricordarci e indicarci il cammino giusto. Diamo importanza a tutto l’‘Ottobre missionario’ e celebriamo con entusiasmo e convinzione la Giornata mondiale. Non manchi anche l’impegno della solidarietà: se noi stiamo male a causa del ‘Covid’, pensiamo un po’ (o meglio, seriamente!), alla situazione di tantissime parti del mondo dove la gente è alla fame. Pensiamo ai missionari e alle missionarie che in questi ultimissimi anni hanno dato la vita; il loro ricordo ci liberi da ogni forma di egoismo e di meschinità”.

Testimoni e profeti. Il tema di quest’anno, come già citato, è “Testimoni e profeti “, “un invito a guardarci dentro ed a sentire che il Signore ci chiama a testimoniare con la vita e non con le parole la nostra fede – commenta Anna Maria Federico, operatrice missionaria perugina e coordinatrice della Commissione regionale per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese della Ceu –. Spesso anche nelle nostre realtà parrocchiali ci lasciamo prendere dalle cose da fare e non guardiamo dentro al cuore, siamo incapaci di testimoniare la gioia e la pace che il Signore ci insegna”.

Un cambio di rotta. “Quello che l’‘Ottobre missionario’ vuole invitarci a fare – sottolinea la coordinatrice Ceu – è ‘un cambio di rotta’ per essere profeti di Speranza a partire dal nostro ambiente fino agli estremi confini della terra. E tutti possiamo esserlo giovani ed adulti accomunati dalla forza che viene dallo Spirito Santo”.

Un momento di comunione. “Ci auguriamo che anche quest’anno la veglia possa essere un momento di comunione e condivisione – conclude Anna Maria Federico – tra animatori missionari e parrocchiali, tra gruppi di giovani ed adulti. Anche quest’anno non sarà possibile organizzare – causa pandemia – l’iniziativa della ‘cena povera di solidarietà’ da tenersi prima della veglia. Ci saranno altre occasioni per condividere e conoscere più da vicino anche le opere di carità portate avanti da diversi nostri missionari religiosi e laici nei Paesi più bisognosi del nostro sostegno spirituale e materiale”.

MOVIMENTO PER LA VITA PERUGIA – “GLI AFFETTI CHE CONTANO PER CRESCERE, CURARE ED EDUCARE”:

Destinato principalmente ad associati e volontari, il seminario dal titolo “Gli affetti che contano per crescere, curare ed educare” è aperto a chiunque abbia interesse nei temi trattati, in particolare insegnanti della scuola primaria ed educatori.
L’incontro si svolgerà in presenza il prossimo 29 Ottobre alle 16.30 presso la Sala delle Logge di San Lorenzo, in piazza IV Novembre. E’ comunque prevista una diretta in streaming sul canale Youtube de La Voce.
Al centro dell’incontro ci sarà la relazione della psicologa e psicoterapeuta Giuliana Mieli, specializzata in psicologia perinatale e già autrice del testo “I bambini non sono un elettrodomestico”.
Il seminario è parte di un percorso che il Movimento per la Vita e il Centro di Aiuto alla Vita di Perugia stanno portando avanti come sostegno all’esperienza della maternità. A seguire l’intervento della Mieli, il presidente dell’associazione Eticamente, Vincenzo Silvestrelli, affronterà invece il tema sempre attuale delle “Politiche di welfare come sostegno alla genitorialità”.

Messaggio dell’Arcivescovo Renato Boccardo al neo sindaco di Spoleto Andrea Sisti

Signor Sindaco, desidero esprimerLe fervide congratulazioni per la grave responsabilità alla quale la fiducia degli spoletini l’ha chiamata, mentre rinnovo a Lei, così come accaduto con i Suoi predecessori, l’impegno della Diocesi a collaborare per la promozione del bene comune. Nel rispetto delle reciproche competenze, siamo chiamanti a lavorare insieme per costruire un clima sociale più disteso e concorde, a valorizzare le tante potenzialità e competenze e buona volontà presenti sul vasto territorio comunale, riservando una attenzione privilegiata alla famiglia, ai lavoratori, ai giovani e a quanti esperimentano la fatica della vita quotidiana. A Lei e ai Suoi Collaboratori nel governo della Città auguro un fecondo lavoro.

+ Renato Boccardo
Arcivescovo di Spoleto-Norcia

Perugia – Inaugurata la scultura della “Madonna del Carmine” sull’ingresso della “Mensa San Lorenzo”. Il direttore della Caritas don Briziarelli: «E’ molto bello che sia la Vergine Maria ad accogliere tutte le persone in difficoltà. Siamo chiamati, come comunità, ad aiutarle ad uscire dalla schiavitù della povertà»

È sempre più sentito dalla città il Punto Ristoro Sociale Comune-Caritas “San Lorenzo” di Perugia, più conosciuto come la “Mensa di via Imbriani”, un luogo di accoglienza che va oltre il ‘semplice’ gesto della distribuzione di un pasto caldo (in media 70 al giorno). La sua porta è aperta a persone con gravi disagi anche per la perdita del lavoro, sole e ad anziani in difficoltà. A testimoniarlo è stato l’incontro inaugurale, molto partecipato, della scultura raffigurante la Madonna del Carmine del maestro Massimo Arzilli collocata nella nicchia sovrastante l’ingresso della “Mensa”.

Il Punto Ristoro è ospitato dal 2008 nell’antico Oratorio dei SS. Simone e Giuda Taddeo adiacente alla chiesa del Carmine, in via Imbriani, in pieno centro storico. L’inaugurazione si è tenuta domenica 17 ottobre, giorno molto significativo per la Chiesa, segnato dall’inizio del Sinodo voluto da papa Francesco. Questo atteso appuntamento ha preceduto la celebrazione eucaristica di avvio cammino sinodale nella cattedrale di San Lorenzo presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti.

La volontà di collocare la scultura sull’ingresso della “Mensa Caritas” è stata di un gruppo di abitanti e cittadini legati al quartiere del Carmine, coordinato da Mario Macellari, a testimonianza della loro fede e sensibilità per un’opere di carità ritenuta importante per la stessa vita sociale e culturale del quartiere, come è stato sottolineato in diversi interventi.

Presente il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, che ha ricevuto in dono dalla professoressa Fiorenza Mosci un libro di preghiere stampato nel 1948 dal titolo: “Così parlò la Madonna del Carmine” del carmelitano padre Anselmo Reali. L’inaugurazione, che ha visto la presenza di operatori e volontari Caritas e della responsabile della “Mensa”, l’assistente sociale Stella Cerasa, si è conclusa con il concerto del coro “I cantori di Perugia” e l’aperitivo offerto dagli stessi volontari. Molto toccante la recita di alcune poesie dedicate alla Beata Vergine Maria recitate dal prof. Enzo Coli e dal poeta Luciano Bacoccola, come anche le testimonianze di perugini che partano i nomi delle chiese storiche del quartiere: Carmine e Fiorenzo.

Don Briziarelli, nell’ascoltare chi l’ha preceduto negli interventi e nell’esprimere gratitudine al maestro Massimo Arzilli, ha ricordato: «Noi viviamo sempre tra memoria e profezia. La memoria è qualcosa di veramente grande e importante. Diceva Giovanni Paolo II: “quando noi contempliamo la bellezza, cerchiamo Dio”. E noi abbiamo bisogno di contemplare la bellezza perché ci apre il cuore, ci apre al trascendente ci fa avvicinare a Colui che ha creato tutto nella bellezza e nella pienezza. È una pienezza verso la quale noi camminiamo ogni giorno. Diventa significativo che la Vergine Maria sia proprio all’ingresso di questo luogo che per noi, come Caritas, è un luogo di accoglienza, di incontro, di integrazione e di relazione. È molto bello che sia la Vergine Maria ad accogliere le persone sofferenti, in difficoltà, che vengono a cercare un ristoro, che diventa anche momento di ascolto, ricordandoci, come ci dice il Papa, che vicino alla povertà materiale c’è quella spirituale e intellettuale».

«Siamo chiamati, come comunità, ad aiutare le persone nella sofferenza, nella difficoltà ad uscire dalla schiavitù della povertà in uno sviluppo che sia integrale. La carità ci aiuta non poco nel nostro cammino sinodale e questo luogo è una delle opere segno della nostra Chiesa portata avanti da volontari coordinati da Stella Cerasa, che è da anni la responsabile e che è testimone – i suoi occhi lucidi lo confermano – di quanto amore venga donato e di quanta possibilità di incontro ci sia. Grazie Stella, a nome di tutti, per il lavoro che fai con tanta passione in una forma di gratuità che pochi hanno».

Perugia – celebrazione d’inizio del cammino sinodale. Il cardinale Bassetti: “Il Sinodo e il cammino sinodale sono un’opportunità e una sfida…Vale la pena provarci, occorre in primo luogo pregare, perché non si debba dire che abbiamo sprecato la nostra occasione, l’occasione di una vita!”

“Con quanta pazienza il Signore si pone davanti alle fragilità di coloro che ha chiamato. Con quanta sapienza educa il suo popolo, perché la sua comunità sia sempre più bella, capace di annunciare il suo vangelo. È per questo che la Chiesa ha bisogno anche oggi di ripensare se stessa: non solo guardando a come porsi di fronte al mondo, ma anche per comprendere come viviamo le nostre relazioni. La pagina del vangelo di oggi ci dice, in fondo, che è facile equivocare cosa significa stare nella Chiesa, e come la tentazione di imporsi sugli altri sia sempre presente”. Così il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, all’omelia della celebrazione eucaristica di inizio cammino sinodale in diocesi tenutasi nella cattedrale di San Lorenzo domenica pomeriggio 17 ottobre (il testo integrale è scaricabile dal sito: www.diocesi.perugia.it).

La lampada sinodale. Hanno concelebrato il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, l’arciprete della cattedrale mons. Fausto Sciurpa, i vicari episcopali di zona e numerosi sacerdoti. La liturgia è stata animata dal coro diocesano giovanile “Voci di Giubilo” diretto da don Alessandro Scarda e al termine della celebrazione il cardinale ha acceso la ‘lampada sinodale’, simbolo della preghiera continua in tutta la comunità diocesana, posta sull’altare della cappella del Santissimo Sacramento dal diacono Claudio Faina, che il prossimo anno riceverà l’ordinazione sacerdotale.

Essere Chiesa dopo il Concilio. “Il ‘tempo di grazia’ del Sinodo – così l’ha definito papa Francesco – è l’occasione che viene data a tutti noi, pastori e popolo di Dio – ha evidenziato il cardinale Bassetti nell’omelia –, di ritrovarci insieme, in cammino, per riflettere sul modo di essere Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Ecco allora che il Sinodo universale dei vescovi, e il cammino sinodale della Chiesa italiana, come quello della nostra Chiesa perugino-pievese, rappresentano per le nostre comunità una grande opportunità e anche una sfida.

Un’opportunità. “Recentemente sulle pagine di un quotidiano nazionale – ha commentato Bassetti – è stato scritto che questo evento è di enorme importanza, perché può rappresentare il ‘secondo tempo’ del Concilio Vaticano. La storia lo insegna: senza i sinodi anche un Concilio può mancare di un’adeguata applicazione. Chi scriveva tale riflessione aggiungeva anche che il Sinodo potrebbe arrivare a una conversione pastorale che in questi ultimi decenni è stata tentata da molti, ma ancora non conclusa. Insomma, il Sinodo è davvero un’occasione per mettere in pratica quello che manca ancora all’attuazione del Concilio Vaticano II. Molti fedeli, lo sappiamo, attendono delle risposte, perché si trovino nuove strade di comunione, e si possano finalmente dismettere quelli che sono «modelli pastorali ripetitivi» che non portano più a nulla, come ha detto Papa Francesco domenica scorsa, 10 ottobre, nell’omelia in occasione dell’apertura del Sinodo nella Basilica di San Pietro”.

Una sfida. “Questo Sinodo però è anche una sfida – ha proseguito il cardinale –, alla quale siamo chiamati tutti a partecipare, e dalla quale non possiamo tirarci fuori. I rischi che il cammino sinodale si riduca a un ‘parlarsi addosso’, a un ‘evento di facciata’, o si riduca a ‘gruppi di studi fine a se stessi’, sono reali: lo stesso Papa Francesco – nell’omelia appena ricordata – ha messo in guardia tutti perché questo evento non si trasformi in ‘un convegno di studi o un congresso politico’, o ‘in un parlamento’. Si tratta di un’impresa che va oltre le nostre forze? Noi, che spesso siamo come i due discepoli del vangelo di oggi, che invece di avere lo sguardo e il cuore di Gesù, guardano al proprio piccolo orticello, riusciremo in questo compito? Vale la pena provarci, e soprattutto, occorre in primo luogo pregare. Pregare tutti, pregare con fede, pregare perché non si debba dire che abbiamo sprecato la nostra occasione, l’occasione di una vita!”.

Costituita un’equipe di animazione. Al termine della celebrazione il cardinale Bassetti ha annunciato che in vista delle varie tappe del cammino sinodale, è stata costituita una équipe diocesana di animazione formata dai responsabili degli uffici dell’Evangelizzazione-Catechesi, Liturgia, Carità, Missioni. Si tratta di un gruppo di 15 persone composto da almeno 2 diaconi permanenti, alcuni rappresentanti dei consacrati e laici scelti dal Consiglio pastorale. Questa équipe avrà il compito di aiutare le unità pastorali e le parrocchie nella, così detta, prima fase del Sinodo, narrativa o dell’ascolto. Saranno prese, come punto di riferimento, le 10 domande proposte dal Sinodo dei Vescovi. Tale impegno durerà fino ad aprile del 2022, poi le sintesi saranno consegnate agli appositi uffici della Cei. Attraverso questo impegno saranno sensibilizzate le varie comunità e verranno realizzati momenti di confronto e di riflessione. Sarà compito dell’équipe di animazione fornire via via il materiale necessario per tale impegno.

Due significativi eventi nazionali. Il cardinale ha poi ricordato che questa prima fase è contrassegnata da due significativi eventi ecclesiali nazionali: 1) La Settimana Sociale di Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021, col significativo titolo: “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro, tutto è connesso”; 2) l’Incontro dei Vescovi del Mediterraneo a Firenze dal 23 al 27 febbraio 2022, che riprenderà il tema del primo incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, approfondendo vari aspetti di attualità.

Fare una Chiesa diversa. “Il Santo Padre – ha concluso Bassetti – ha più volte raccomandato: ‘Dal basso, dal basso, dal basso’, chiedendo di ascoltare il più possibile le persone e affermando che la Chiesa in questi anni si è ‘più preoccupata di dire che di ascoltare… non si tratta di fare un’altra Chiesa ma una Chiesa diversa, dove sempre più risplenda il Vangelo’.

Spoleto-Norcia – avvio del cammino sinodale della Chiesa italiana e della seconda Visita Pastorale dell’Arcivescovo. Mons. Boccardo ha consegnato ai fedeli una nuova Lettera Pastorale.

Domenica 17 ottobre 2021 nella Basilica Cattedrale di Spoleto la Chiesa diocesana di Spoleto-Norcia ha celebrato l’assemblea di avvio dell’anno pastorale 2021-2022 sul tema “Chiesa di Cristo. Chiesa per il mondo”, ha avviato il percorso sinodale della Chiesa italiana e la seconda Visita pastorale di mons. Renato Boccardo.

Credibili se “servi”: intervento di don vito Stramaccia. Dopo l’accoglienza dei partecipanti e l’avvio del momento di preghiera da parte dell’Arcivescovo, c’è stato l’intervento di don Vito Stramaccia parroco di Montefalco e vicario episcopale per una pastorale missionaria e poi la Messa presieduta dall’Arcivescovo. Lungo la navata centrale della Cattedrale sono stati posizionati, come tradizione, gli stendardi dei Santi e Beati della Diocesi, sul presbiterio quelli dei Santi Ponziani e Benedetto e la Santissima Icone, patroni della Chiesa locale di Spoleto-Norcia. Don Vito Stramaccia ha avviato la riflessione partendo da alcuni dati di fatto: il tramonto di un cristianesimo sociologico, la scarsa credibilità dei cristiani sui grandi temi ma anche sul quotidiano, il balbettio dei credenti in questo particolare tempo e la mancanza di posizioni ferme. «Siamo un piccolo gregge – ha detto – ma possiamo continuare ad essere sale e luce se ci facciamo “servi”». Il parroco di Montefalco ha tracciato alcuni fili rossi identitari che la Chiesa di Spoleto-Norcia, secondo anche le sollecitazioni di papa Francesco, tenterà di proporre in questa fase di sinodalità. Il servizio all’uomo: «Dobbiamo tornare – ha detto don Vito – all’ascolto, alla fedeltà all’uomo. Ci sia da guida a scelta del Samaritano verso l’uomo mezzo morto: in alcuni momenti basta veramente poco per far vivere o morire». Il recupero dell’interiorità: «In un mondo segnato da confusione e rumori trovare degli spazi per ascoltare il proprio cuore. E ci sia da esempio S. Benedetto che andato a Roma scappò immediatamente dal rumore. Le nostre comunità sono capaci di proporre spazi di ascolto?». La profezia di una Chiesa ospedale da campo: «A volte – ha proseguito don Stramaccia – è necessario sporcarsi le mani. La nostra Chiesa memore del bene seminato nel tempo dalla Caritas, tenterà di essere ancora profetica, proponendo anche nuove opere. Una è stata da poco avviata, la casa per padri separati». La bellezza: «Non è estetismo, ma attraverso un processo di riscoperta e valorizzazione di tante opere d’arte presenti nelle nostre valli possiamo arrivare a colui che è bello per eccellenza, Cristo. In questo ci siano da guida le parole di S. Francesco dal Monteluco: “Niente di più bello vidi della mia valle spoletana”.

Celebrazione eucaristica. Al termine dell’intervento di don Vito Stramaccia c’è la stata la Messa presieduta dall’Arcivescovo e concelebrata dalla quasi totalità del presbiterio. La Messa è stata animata dalla corale diocesana diretta dal maestro Mauro Presazzi, con all’organo il maestro Angelo Silvio Rosati. Il servizio all’altare è stato effettuato dai seminaristi e dai ministranti, coordinati dal cerimoniere arcivescovile don Pier Luigi Morlino. Nell’omelia mons. Boccardo ha sottolineato che «ciò che il cristiano è parla molto più forte di quello che dice; che la Chiesa diffonde nel mondo, semplicemente, quello che essa è e vive al proprio interno. Come sarebbe bello se, superando meschinità e intolleranze, invidie e gelosie, chiacchiere inutili e cattive, imparassimo finalmente a valorizzare quello che ci unisce piuttosto che sottolineare continuamente quello che ci divide, guardando insieme verso la stessa meta, edificando quella unità nella diversità capace di riconoscere e valorizzare i doni e i carismi di ciascuno, per formare quell’unico corpo fatto di molte membra di cui ci ha parlato San Paolo nella seconda lettura».

Cammino sinodale della Chiesa in Italia: «Daremo particolare importanza – ha detto l’Arcivescovo – alla costituzione e al consolidamento dei Consigli pastorali di Pievania, che sono per loro stessa natura luogo di sinodalità e corresponsabilità, scuola di ascolto e discernimento, e realizzeremo alcuni forum nei quali si possano esprimere tutti i battezzati e anche coloro che non vivono un’appartenenza cordiale alla Chiesa o non sperimentano la consolazione della fede: lo Spirito, infatti, parla un linguaggio di comunione proprio attraverso la dialettica della diversità».

La Visita Pastorale: «A partire dalla festa di San Ponziano 2022, poi, intendo riprendere – ha detto ancora mons. Boccardo – il bastone del pellegrino per andare nuovamente incontro a tutte le comunità, con il proposito di seguire i passi di Gesù, «pastore e custode delle nostre anime» (1 Pt 2, 25). Il rapido mutare dei tempi e della cultura, la necessità di un rinnovato annuncio del Vangelo, la diminuzione progressiva del clero, l’urgenza di una maggiore assunzione di responsabilità da parte dei fedeli laici, la crisi della famiglia, la pandemia e tanti altri fattori socio-culturali che hanno investito il territorio, esigono che questo evento costituisca un forte incoraggiamento a proseguire e a qualificare il cammino lasciando da parte ogni tentazione “dimissionaria” per ritrovare uno spirito missionario ( cf EG nn. 119-121), con ferma fiducia nello Spirito di Dio più che nelle nostre risorse. Vi chiedo di unirvi a me in preghiera affinché la Visita sia messaggio di consolazione e speranza, cemento di unità e fermento di carità».

825 anni dalla dedicazione della Cattedrale e Lettera Pastorale «Nel 2023 – ha concluso il Presule – ricorreranno 825 anni dalla dedicazione di questa nostra Cattedrale, avvenuta nel 1198 per mano di Papa Innocenzo III. Celebreremo la ricorrenza con un intero “anno giubilare” dall’ottobre 2022 all’ottobre 2023, segnato da diverse iniziative a livello pastorale, culturale e artistico. Alla luce di questo anniversario, ho raccolto alcune riflessioni circa il segno della Cattedrale, il mistero della Chiesa, la stagione che stiamo vivendo e la necessità di “ripartire” con fiducia e speranza, nella Lettera pastorale “Chiesa di Cristo. Chiesa per il mondo”. In essa sono delineate anche alcune particolari iniziative che ci permetteranno di iniziare a dare corpo all’ascolto proposto per questo primo anno di Cammino sinodale».

Memoria della Vergine Maria. Prima della benedizione finale è stata fatta memoria orante della Vergine Maria. «A lei – ha detto l’Arcivescovo – affidiamo il nostro cammino sinodale
e la visita pastorale». Uscendo dal Duomo i fedeli hanno preso la nuova Lettera Pastorale di mons. Renato Boccardo.

Terni – Assemblea ecclesiale per l’inizio del cammino sinodale. Mons. Piemontese: “Gesù che attraverso il Vangelo, ci propone il suo progetto di comunità, la sua carta “costituzionale”, alla quale tutti i partecipanti devono aderire: ognuno è servitore di tutti”.

In comunione con tutte le diocesi del mondo, per il Sinodo dei vescovi sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, la comunità diocesana di Terni-Narni-Amelia, sacerdoti, religiosi e religiose, diaconi, membri del Consiglio pastorale diocesano, delle associazioni, dei gruppi e dei movimenti ecclesiali si ritrovati nella cattedrale di Terni domenica 17 ottobre per la celebrazione presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese e la consegna simbolica del mandato agli operatori pastorali e del manuale diocesano del sinodo col programma pastorale dell’anno.

 

IL VADEMECUM DEL CAMMINO SINODALE IN DIOCESI

L’INTERVENTO DI PRESENTAZIONE DEL VESCOVO

 

 

Un cammino diocesano sinodale che si snoderà fino ad aprile 2022 con varie tappe per gli approfondimenti dei temi sinodali con spazi di consultazione, di reciproco ascolto e di riflessione sulla vita delle comunità, nelle parrocchie e nelle foranie sui temi sinodali. Il secondo appuntamento sinodale diocesano sarà il 25 novembre con la riflessione guidata da mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.

Un percorso iniziato già da qualche mese in diocesi e riassunto nel programma pastorale “Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita”, nel documento consegnato ai fedeli, dove sono state evidenziate priorità e temi centrali della pastorale diocesana nel richiamare l’intera diocesi dalle parrocchie agli organismi diocesani ad avviare un cammino sinodale dal basso seguendo l’invito di papa Francesco.  «Approfondire e promuovere la convinzione, ampiamente risuonata in questi tempi di incertezza, che siamo tutti nella stessa barca, siamo “fratelli tutti”, che devono, sempre più, darsi un aiuto vicendevole – ricorda il vescovo Piemontese nel documento -. La gente, specie le persone maggiormente provate, manifesta il bisogno di parlarsi e ascoltarsi. Promuovere una terapia del raccontarsi, arricchendo così di conoscenza e di familiarità le relazioni in piccoli gruppi. Recuperare la dimensione relazionale personale in tutti: giovani, ragazzi, adulti, anziani. Camminando comprenderemo e approfondiremo il significato e le sfaccettature del sentirci e dell’essere chiesa sinodale. Oggi testimoniamo che vogliamo seguire questa strada, non gregge sparpagliato, ma popolo ordinato di fratelli, fedeli e pastori, ministri, consacrati/e e laici/e con Gesù, tutti destinatari e tutti responsabili della missione dell’annuncio del Vangelo, protagonisti missionari nella attuazione del Regno”.

A livello pastorale è necessario valorizzare la collaborazione tra realtà vicine: foranie e comunità pastorali, superando il narcisismo, la solitudine e l’isolamento inconcludente e dannoso, proprio perché la Chiesa è chiamata nel tempo della rinascita a coltivare un ascolto, un’immaginazio­ne e una pratica che si lascia fecondare dall’annuncio evangelico e da quanto stiamo imparando dalla pandemia, consapevoli che una Chiesa sinodale, annunciando il Vangelo, cammina insieme.

Una chiesa sinodale è quella che si incamminarsi non occasionalmente ma strutturalmente verso una Chiesa sinodale: un luogo aperto, dove tutti si sentano a casa e possano partecipare, che sia Chiesa dell’ascolto, che possa diventare una Chiesa della vicinanza, della compassione e della tenerezza. Una grande opportunità per una conversione pastorale in chiave missionaria e anche ecumenica, che non si riduca ad un evento evento straordinario, ma di facciata, quanto un percorso di effettivo discernimento spirituale, per meglio collaborare all’opera di Dio nella storia, nell’essere nella realtà del Popolo santo di Dio, dalla vita concreta delle comunità sparse per il mondo.

“All’avvio del cammino sinodale  – ha detto mons. Piemontese nell’omelia – anche la nostra comunità, si pone alla scuola di Gesù che attraverso il Vangelo, ci propone il suo progetto di comunità, la sua carta “costituzionale”, alla quale tutti i partecipanti devono aderire: ognuno è servitore di tutti. Una chiesa comunione, nella quale tutti sono diaconi, servitori e schiavi gli uni degli altri. Camminiamo insieme verso Gerusalemme, la pienezza del Regno formandosi all’amore vicendevole, seguendo le strade di Dio, con l’amore di Gesù: bevendo il suo calice (condividere lo stesso destino) e ricevendo il medesimo battesimo (scendere in fondo, simbolo della morte, immersione nel simbolo della morte). Solo così si costruisce la vera gloria, quella di Gesù nel dono totale di sé, fino alla Risurrezione. Tuttavia, come gli apostoli, nonostante gli insegnamenti di Gesù, continuiamo a ricercare i primi posti, riconoscimenti e forme di potere. Un pensiero di conforta: Gesù rispetta la lentezza dei discepoli nel capire, anche la nostra che abbiamo ascoltato questo messaggio tante volte. Un giorno arriveremo a capire che servire significa amare. Il cammino che iniziamo ci pone su questa strada con la fiducia che lo Spirito ci aiuterà ad apprendere lo stile di Gesù.”

 

L’OMELIA DEL VESCOVO