Assisi – donati 2000 euro alla Caritas dall’associazione Assisi Medicina

L’associazione di volontariato Assisi Medicina, costituita nel 1996, è da più di venti anni attiva nel territorio comunale svolgendo un’attività di interesse pubblico socio-sanitario, ha donato 2.000 euro alla Caritas diocesana di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, che già da prima dell’arrivo del coronavirus era in prima linea nel fornire beni di prima necessità alle famiglie e alle persone del nostro territorio attraverso l’Emporio solidale diocesano “7 Ceste”. Durante l’emergenza sanitaria del Coronavirus l’associazione, presieduta da Antonio Frascarelli, ha deciso di raccogliere contributi dei propri associati e di soggetti vicini per poter dare una mano dal punto di vista economico. La cerimonia di consegna si è svolta mercoledì 11 giugno nella curia vescovile dove monsignor Domenico Sorrentino, alla presenza del direttore della Caritas diocesana, Rossana Galiandro e del presidente della Fondazione Assisi Caritas, don Cesare Provenzi, ha ricevuto la somma raccolta direttamente dalle mani del presidente Frascarelli. Viva stima e ringraziamento sono stati espressi dal vescovo, da don Provenzi e Galiandro soprattutto ora che è in costante aumento il numero di richieste di aiuto. L’Emporio, è stato detto, superata l’emergenza sanitaria, si deve preparare a rispondere al meglio all’ulteriore crescita della crisi socio-economica. Per questo aiuti del genere, da parte di associazioni come Assisi Medicina operanti nello stesso territorio, per unire le forze, sono molto importanti. In questi anni l’associazione guidata da Frascarelli è riuscita a concretizzare attività complementari. Dal gennaio 2017 l’associazione ha aperto al pubblico il Centro di ascolto per le necessità e le problematiche socio-sanitarie della popolazione di riferimento; ha riattivato il Banco farmaceutico e, per i soggetti impossibilitati ad agire autonomamente, la consegna dei farmaci a domicilio.

Perugia: Il progetto “Argento vivo” rivolto ad anziani soli, privi della vicinanza di affetti, relazioni, rapporti umani. Una delle povertà emergenti accentuate anche dal Covid-19. Al via la campagna adesioni in cinque parrocchie

«Come sempre siamo tutti impegnati ad intercettare e, per quanto possibile, tentare di alleviare le situazioni di bisogno, difficoltà, solitudine che negli ultimi tempi, ancora di più, avvertiamo intorno a noi. C’è bisogno di fare e di dare di più, ma ci sono anche situazioni di difficoltà e condizioni di solitudine individuale, purtroppo ormai stabilizzate, come quelle degli anziani soli e di fatto privi della vicinanza di affetti, relazioni, rapporti umani». Lo sottolinea nella sua ultima lettera ai volontari il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, il diacono Giancarlo Pecetti, che, insieme alla moglie Maria Luisa, guida quest’organismo pastorale con una particolare attenzione alla formazione spirituale di quanti sono interessati a svolgere attività di volontariato nelle opere segno e servizi socio-caritativi.

Un progetto per gli invisibili. Il direttore Pecetti, nella lettera, presenta ai volontari un nuovo progetto Caritas rivolto ai tanti anziani che vivono in solitudine, denominato, non a caso, “Argento vivo”, perché la terza età è spesso piena di vitalità. Si tratta di un progetto, spiega il diacono, «per i nostri fratelli anziani, e per certi versi invisibili» e «abbiamo immaginato per loro una serie di attività, individuali e di gruppo, come opportunità per uscire dall’isolamento fisico ma soprattutto relazionale in cui si trovano».

Gli ambiti del progetto. «Abbiamo pensato – continua Pecetti – a laboratori di informatica, a corsi di cucina, a un laboratorio teatrale, a gite di gruppo in Umbria e anche nelle regioni confinanti. L’emergenza sanitaria che stiamo attraversando ha, per un verso, quasi azzerato le occasioni di vita sociale imponendo a tutti un pressoché totale isolamento fisico. Tuttavia è proprio adesso che bisogna pensare a predisporre le condizioni per fare qualcosa di buono e utile perché quando questa terribile pandemia sarà passata, gli anziani soli, forse, saranno di più e ancora più soli».

L’invito ai volontari. «Vi invito caldamente – scrive il diacono – ad un servizio diverso, a rendervi disponibili a trasferire questo messaggio, a parlare con le persone, a spiegare lo spirito e le finalità del progetto e, se riterrete che ci siano le condizioni, a invitarle a prendervi parte».

Tempi, adesioni e parrocchie. Il progetto sarà operativo a partire dall’Anno pastorale 2020-21, mentre le adesioni sono aperte dal mese in corso, ed è rivolto inizialmente agli anziani di cinque parrocchie della città: Santa Maria di Case Bruciate, Oasi di Sant’Antonio, San Barnaba, San Raffaele Arcangelo di Madonna Alta e San Giovanni Battista di Ferro di Cavallo. Le disponibilità potranno essere segnalate al responsabile dell’Area progetti della Caritas diocesana Alfonso Dragone (tel. 075.5733666; e-mail: info@caritasperugia.it).

Alla luce della Laudato sì. Quest’ultima iniziativa di alto valore sociale è stata pensata anche alla luce dell’enciclica di papa Francesco Laudato sì, che recentemente ha compiuto cinque anni dalla sua pubblicazione. «La “Laudato sì” punta su un nuovo stile di vita che poggi sulla coscienza di una origine comune, di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso». Lo scrive la condirettrice della Caritas diocesana Maria Luisa Pecetti in un articolo pubblicato sul sito: www.caritasperugia.it , dove è possibile conoscere più dettagliatamente le diverse iniziative offerte dal progetto “Argento vivo”.

Uscire da sé stessi verso l’altro. «Il Papa – sottolinea la responsabile Caritas – non si stanca di ripeterci che è sempre possibile una nuova capacità di uscire da sé stessi verso l’altro, senza di essa non si riconoscono le altre creature nel loro valore proprio, non interessa prendersi cura di qualcosa a vantaggio degli altri, manca la capacità di porsi dei limiti per evitare la sofferenza o il degrado di ciò che ci circonda. Quando usciamo da noi stessi si può generare un nuovo stile di vita capace di generare un cambiamento significativo nella società. Bisogna rafforzare la consapevolezza che siamo una sola famiglia umana abbattendo le eccessive disuguaglianze e stabilendo una nuova alleanza tra umanità e natura».

Spoleto – Momento di preghiera nel Carcere di Spoleto presieduto dall’arcivescovo Renato Boccardo per la ripartenza delle celebrazioni con i detenuti dopo la chiusura totale a causa del Coronavirus. Tre cicli di tamponi effettuati e nessun caso di positività

Dallo scorso 1° giugno nelle Carceri italiane è nuovamente possibile celebrare le Messe dopo il periodo di restrizione a causa del Coronavirus. In quello di Spoleto (PG) nella mattina di giovedì 11 giugno 2020 sono ripresi ufficialmente i momenti di preghiera. Dall’11° piano della torre del carcere l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, insieme al cappellano mons. Eugenio Bartoli e al cerimoniere don Edoardo Rossi, ha presieduto la liturgia della Parola, trasmessa in filo diffusione in tutta l’area del penitenziario. I detenuti erano dietro le grate delle finestre delle celle, con lo sguardo all’insù verso la torre per partecipare.

Nel carcere di Spoleto vivono 430 detenuti. Dall’inizio della pandemia sono stati eseguiti tre cicli di tamponi, sempre e tutti negativi. «È stato un periodo molto penoso e duro», ha detto il direttore del Carcere Giuseppe Mazzini. «I detenuti sono stati limitati nella possibilità di parlare con i loro congiunti e sono state interdette le visite personali. Ma con un grande sforzo dell’amministrazione penitenziaria abbiamo cercato di lenire queste ferite favorendo colloqui con i familiari tramite Skype». E i detenuti hanno manifestato la loro solidarietà al lutto e alla sofferenza di tante persone, ma anche l’attaccamento alla Patria e alla Bandiera, realizzando un telo di grandi dimensioni sistemato nell’alta torre, predisposto anche di un impianto di illuminazione verde, bianco e rosso, con scritto: “L’Italia chiamò. Solidarietà e speranza non hanno barriere. Uniti andrà tutto bene”. Girolamo, siciliano di Siracusa, da 28 anni in carcere (23 dei quali a Spoleto) e con un fine pena mai afferma: «Abbiamo capito che la situazione era dura nel vedere le immagini dei camion dei militari portare via i morti dal nord Italia. Abbiamo pianto e sofferto con tutto il Paese, perché noi siamo un “mondo” che è parte integrante del “mondo” che sta al di là di questi muri». Anche per Vincenzo di Napoli, fine pena mai, il tempo del Covid-19 «è stato difficile. Dobbiamo però ringraziare la direzione che ci ha dato la possibilità di sentire con frequenza i nostri familiari. Ma ringraziamo Dio che ci dà speranza per il futuro». Mons. Boccardo ha detto ai detenuti, al personale della Polizia Penitenziaria comandato da Marco Piersigilli, a quello amministrativo e sanitario: «Sono qui per un momento di preghiera comune, per celebrare il messaggio di libertà dall’assalto del virus che speriamo si completi sempre di più, ma soprattutto per ricordarci quella libertà interiore che nessuno può limitare. Abbiamo bisogno tutti, sia voi che abitate qui che noi, di liberarci da ciò che ci impedisce di camminare con passo spedito sulla via della verità e del bene. Venire qui è un segno per avviarci insieme alla ricerca della libertà che permette di allontanare da noi ogni forma di male e guardare con speranza al futuro. Come Chiesa, cari amici detenuti, vi siamo vicini, vi diciamo la nostra solidarietà e vi assicuriamo quella compagnia fatta di piccoli segni e gesti che possono alleviare anche la sofferenza dovuta alla lontananza dalla propria famiglia». Dopo la benedizione del Vescovo, un piccolo coro di detenuti ha eseguito tre brani (l’Inno d’Italia, Azzuro di Adriano Celentano e Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno). È stato l’omaggio dei detenuti ai sanitari italiani, rappresentati dai medici e infermieri che svolgono servizio nel carcere di Spoleto. Il momento è stato suggellato dalla consegna da parte della Polizia Penitenziaria di un mazzo di fiori alla dottoressa Simonetta Antinarelli, direttore del distretto di Spoleto della Asl Umbria 2. Mons. Boccardo, prima di lasciare il Carcere, ha salutato e dialogato con un gruppo di detenuti, promettendo presto un’altra visita. Ed ora in questa Casa di Reclusione riprenderanno, con prudenza e gradualità, nel rispetto delle norme di distanziamento previste e rapportate alla grandezza della Cappellina interna, le celebrazioni eucaristiche. «Siamo certi – dice il direttore Mazzini – che il ritorno della dimensione spirituale favorirà la pace del cuore e dell’anima e quindi anche quella dei corpi dei detenuti».

Assisi – il libro del vescovo Sorrentino: “Crisi come grazia. Per una nuova primavera della Chiesa”. Un capitolo è dedicato al Coronavirus e alle possibilità di rinascita da cui ripartire

È già in edicola l’ultimo libro scritto dal vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, intitolato “Crisi come grazia. Per una nuova primavera della Chiesa”, pubblicato da Edizioni Francescane Italiane.

Il libro, dedicato ai sacerdoti e religiosi diocesani, perché se ne facciano testimoni anche con i fedeli, è stato loro donato dal vescovo in occasione della santa messa crismale, celebrata sabato 30 maggio nella cattedrale di San Rufino, durante la quale i presbiteri hanno rinnovato le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione sacerdotale.

Quale futuro per la Chiesa? Quali prospettive per i cristiani? Quanto riuscirà a essere incisiva la proposta evangelica di papa Francesco per una Chiesa missionaria attenta agli ultimi e al Creato? Sono queste alcune delle domande alle quali il vescovo, nel libro, cerca di dare una risposta. Attraverso la Sacra scrittura, il magistero della Chiesa, le encicliche, le fonti francescane e una ricchissima bibliografia monsignor Sorrentino spiega come può e deve ripartire la Chiesa, prendendo a prestito l’immagine insuperabile di Francesco che, davanti al crocifisso di San Damiano, si sente dire: «Va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina». L’autore rappresenta la crisi odierna attraverso un triangolo isoscele che raccoglie nell’angolo superiore la crisi del pensiero e nei due angoli di base la crisi delle relazioni e quella della solidarietà. Un’immagine semplice per indicare come, sotto i colpi di una secolarizzazione dilagante, la società cristiana sia ormai, dove più, dove meno, alle spalle. Molte parrocchie sopravvivono solo per l’allungamento dell’età media. I ragazzi, ricevuta la cresima, si riducono a presenze sparute. Le vocazioni sacerdotali e religiose scarseggiano. C’è marcata distanza tra le convinzioni religiose e la prassi morale-sociale. Tante famiglie cristiane sono infettate dal virus della divisione a discapito del matrimonio, dell’accoglienza della vita, della serenità dei bambini. Un quadro doloroso al quale, però, il vescovo di Assisi, dà pennellate di luce e speranza; luce e speranza che arrivano dal Vangelo. È da lì che bisogna ripartire, come fecero le prime comunità cristiane. Monsignor Sorrentino evidenzia in più capitoli il bisogno di mettere mano ai meccanismi della vita ecclesiale che portano il peso della storia, mentre hanno bisogno dell’agilità del Vangelo. La fragilità della società contemporanea, delle sue relazioni, dei suoi valori e della sua economia è emersa con tutta la sua preoccupante evidenza proprio in occasione della pandemia da Coronavirus che ha colpito il mondo intero. Non poteva mancare quindi un capitolo dedicato a questo evento straordinario, imprevisto e imprevedibile che ha costretto a ripensare tutta la vita. Di fronte a tante sciagure monsignor Sorrentino chiude con la stessa speranza che Francesco invoca nel Cantico di Frate Sole negli ultimi giorni di vita e che può essere racchiusa in tre parole chiave: contemplazione, spogliazione, ricostruzione.

“Il volume abbozzato da tempo – afferma il vescovo – ha trovato proprio nel forzato blocco della pandemia la possibilità di venire alla luce. Il titolo, Crisi come grazia” si riferisce in generale alla crisi che sperimentiamo a tanti livelli nella Chiesa e nella società. Un titolo che calza a pennello con la situazione che stiamo vivendo, e che ci invita a guardare, nonostante tutto, lontano e a nutrire, nonostante tutto, speranza. Abbiamo passato l’inverno dei rami spogli e del terreno chiuso come una tomba. Ma i semi – spiega monsignor Sorrentino – muoiono per germogliare e c’è una nuova primavera alle porte. È questo il messaggio di speranza che vorrei lasciare soprattutto ai sacerdoti, ai quali il libro è dedicato. Un messaggio di speranza che non poggia su una illusoria coscienza della nostra forza. In questi mesi della pandemia, specie agli inizi, quando la ‘curva’, come ci siamo abituati a dire, si impennava, generando un incredibile stillicidio di bare, ci siamo tante volte scambiato l’augurio ‘tutto andrà bene’. Un augurio che, come credenti, abbiamo posto nel quadro della speranza cristiana, ricordando che – conclude il vescovo – tutto va bene soltanto quando tutto, persino la croce, è vissuto in Dio”.

“Un libro – conclude il vescovo – che dà uno sguardo alla nostra situazione generale di Chiesa e di società per interrogarci insieme su cosa il Signore ci chiede in questo momento. Veniamo da un momento di crisi a tanti livelli, ma il Signore sa trasformare tutto in grazia”.

 

Assemblea regionale – documento conclusivo: “Cristiani in Umbria con la gioia del Vangelo”

“Cristiani in Umbria con la gioia del Vangelo” è il documento pastorale dei vescovi umbri dopo l’Assemblea ecclesiale di Foligno 18-19 ottobre 2019.
“La grande lezione che la pandemia ha portato con sé, richiamandoci alla fragilità e alla precarietà della condizione umana, ci conduce a dover rivisitare la vita sociale e politica, economica e lavorativa, culturale ed ecclesiale, perché solo insieme ci possiamo salvare. Dobbiamo imparare di nuovo l’essenzialità e la sobrietà, la fraternità e la centralità della persona,
la misericordia e la solidarietà: tutto questo per noi cristiani passa attraverso l’annuncio della speranza e della gioia che scaturiscono dal Vangelo. Le indicazioni, gli orientamenti e le scelte emersi dall’Assemblea regionale trovano una evidente sollecitazione e una forte accelerazione nelle chiare e stringenti richieste derivanti dalla dolorosa esperienza della pandemia”.

 

Assemblea regionale 2019 – documento conclusivo pastorale dei vescovi umbri (PDF)

 

 

 

INDICE
LA DURA PROVA DEL MOMENTO ATTUALE

I. LA GRAZIA E LA GIOIA DELL’ASSEMBLEA
1. UNA FORTE ESPERIENZA ECCLESIALE 6
2. DENTRO LA TRADIZIONE UMBRA 7

II. LA CELEBRAZIONE DELL’ASSEMBLEA
3. UN CLIMA FRATERNO E GIOIOSO 9
4. L’ACCOGLIENZA DELLA CHIESA DI FOLIGNO 10
5. IN ASCOLTO DELLO SPIRITO E IN RENDIMENTO DI GRAZIE 10

III. UN’ASSEMBLEA PER L’UMBRIA
6. PERCHÉ LA NOSTRA GIOIA SIA PIENA E CONDIVISA 12
7. CHIESE E CRISTIANI A SERVIZIO DELL’UMBRIA 12
8. UNO SGUARDO AMOROSO E REALISTICO 14
9. LUCI ED OMBRE 15
10. QUALCHE PROVOCAZIONE 17

IV. INDICAZIONI PER IL CAMMINO
11. TRE SOLLECITAZIONI 18
12. QUATTRO VERBI 19
13. IL PRIMATO DELLA VITA SPIRITUALE 20
14. PRESENZA DEI CRISTIANI LAICI NELLA VITA DELLA REGIONE 21

V. ORIENTAMENTI, PROSPETTIVE E PROPOSTE
15. I LIVELLI DEL NOSTRO IMPEGNO 23
16. QUALIFICARE LA FORMAZIONE 23
17. RI-EVANGELIZZARE CON SPIRITO 24
18. RINVIGORIRE LE COMUNITÀ 25
19. RAFFORZARE LA VICINANZA 27
20. PARTECIPARE ALLA COSTRUZIONE DEL TESSUTO SOCIALE 27
21. POTENZIARE LA SINODALITÀ 29

VI. CONCLUSIONE
22. LE NOSTRE CHIESE NEL MISTERO DELLA COMUNIONE DEI SANTI 31

Perugia: Il cardinale Bassetti ha celebrato la domenica della Ss. Trinità, in cattedrale, con una rappresentanza degli animatori degli Oratori parrocchiali. Il presule ai giovani: «In questa vostra missione io vedo la mano di Dio»

«Io benedico la loro opera e anche il coraggio che mettono in questa iniziativa». Con queste parole il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti ha presentato le rappresentanze degli Oratori perugini che si sono ritrovate nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, domenica della Ss. Trinità 7 giugno, per il mandato agli animatori in vista delle prossime attività estive. A seguito dell’ordinanza regionale sull’apertura dei centri estivi, molti oratori hanno accolto le parole che lo stesso cardinale aveva rivolto, lo scorso 30 maggio, ai sacerdoti presenti alla Messa Crismale. In quell’occasione il presule aveva esortato a non avere paura ad aprire, nei modi consentiti, gli oratori. E subito parroci, coordinatori e animatori hanno iniziato a lavorare per offrire un servizio prezioso alle famiglie che stanno riprendendo regolarmente il lavoro e che non sanno a chi affidare i bambini.

Non lasciare soli bambini e adolescenti. L’oratorio, anche in un tempo nuovo e particolare come quello che abbiamo e stiamo vivendo, si è subito reinventato per non lasciare soli bambini e adolescenti, un segnale importante che testimonia che la Chiesa gioiosa e creativa dei giovani non si è lasciata intimorire, ma continua a camminare, in modi differenti, con quei piccoli che le sono affidati. Al termine dell’omelia il cardinale Bassetti, dopo aver ricordato – riprendendo le parole di san Paolo della seconda lettera ai Corinzi – l’importanza di essere gioiosi, di tendere alla perfezione e di vivere in pace, si è rivolto ai giovani dicendo: «Buona strada, perché questa è una strada sicura che ci conduce a Dio».

Il segno del mettersi al servizio degli altri. Alla fine della Santa Messa il porporato ha recitato insieme ai giovani, a don Luca Delunghi, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale giovane, e a don Riccardo Pascolini, responsabile del Coordinamento Oratori Perugini (COP), la Preghiera Semplice di san Francesco e ha consegnato ai presenti dei crocifissi di legno – riproduzione della croce pettorale del vescovo santo don Tonino Bello – , perché Gesù accompagni l’estate, particolare ma pur sempre estate, dei tanti ragazzi che scelgono di mettersi al servizio degli altri, segno questo di una gioventù preziosa che porta avanti la mission educativa di cui l’oratorio si fa portavoce. «In questa vostra missione – ha detto il cardinale – io vedo la mano di Dio e benedico voi perché il vostro lavoro diventa quest’anno dieci volte più prezioso degli altri anni. Voi sapete che dovremo osservare tante regole – e lo facciamo per la salute dei nostri ragazzi – dovremo rispettare tante norme, ma ci siamo e ci impegneremo fino in fondo perché so che voi volete bene ai ragazzi più piccoli di voi ed è proprio in questo amore, come diceva Paolo VI, che si costruisce la civiltà dell’amore».

Un vescovo con passione e sensibilità per i piccoli e i giovani. Don Riccardo Pascolini, intervenuto a margine della celebrazione eucaristica in cattedrale, ha così commentato con i giovani animatori le parole rivolte loro dal cardinale Bassetti: «Il cuore del nostro Pastore Gualtiero è sempre un cuore educativo. Non cessa di sorprenderci la sua passione e la sua sensibilità per le future generazioni. Passione che ha contraddistinto la sua giovinezza come rettore di seminario ed oggi come vescovo. Una sensibilità che continua in modo particolare per i più piccoli e i giovani. Ci sta molto incoraggiando e sostenendo nell’organizzare al meglio le attività estive nella consapevolezza che sarà una estate complessa, ma il possibile va fatto con lo stesso slancio e lo stesso entusiasmo di sempre».

E ora, tutti al lavoro per sistemare e rivedere gli ultimi preparativi alla luce delle linee regionali e nazionali: gli oratori non vedono l’ora di aprire le loro porte ai tanti piccoli e adolescenti che vorranno passare un tempo speciale, un tempo di gioia, di amicizia e di comunione.

Com. stampa redatto con la collaborazione dell’equipe del COP /

Perugia: “Il pane e la Grazia” del cardinale Bassetti su La Voce. Il presule, nell’intervista rilasciata al nuovo direttore del settimanale cattolico, esorta «ad abbattere il clericalismo che, purtroppo, c’è ancora nella nostra Chiesa»

«La gioia per il ritorno alle celebrazioni con il popolo si percepisce con chiarezza nelle parole del cardinale Gualtiero Bassetti. E, soprattutto, si legge nei suoi occhi brillanti e nell’emozione della sua voce». Così Daniele Morini, neo direttore del settimanale cattolico La Voce e di Umbria Radio InBlu, descrive il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei nell’introdurre la sua intervista al presule, pubblicata nel numero in edicola questo fine settimana dal titolo: “Il pane e la Grazie”. Questa intervista (anche audio-video) può essere ascoltata per radio (92.00 e 97.20), venerdì 5 giugno, alle ore 8.10, sul sito www.lavoce.it e sul canale Youtube lavocepg.

Il cardinale Bassetti ha ben accolto l’invito a curare una rubrica dai prossimi numeri del settimanale, scegliendo come titolo proprio Il pane e la Grazia. «Riprenderò alcuni temi che ho già trattato e che mi stanno particolarmente a cuore – ha annunciato Bassetti –, a partire dalla situazione di fragilità delle persone e del territorio. Come dissi durante la Settimana sociale (Cagliari, ottobre 2017, ndr): abbiamo la necessità di ricucire. Certo, in due anni si sono verificati tali cambiamenti, anche dopo questa epidemia, che nella rubrica vorrei soprattutto sottolineare cosa significhi ricucire oggi. Poi, naturalmente, affrontare anche tutti i problemi che emergono dal rapporto della Chiesa col mondo, i giovani, la famiglia».

Uno dei temi trattati nell’intervista è stato quello del lavoro in vista della ripresa post Covid-19. «Il lavoro non può rimanere uno slogan perché io lo paragono alla salute, che non è un accessorio – ha sottolineato il presidente della Cei –. La salute è la persona stessa e così il lavoro. Io qui mi accaloro perché lo dico col cuore. Se un giovane viene e dice: “ho 30 anni, non lavoro, sono disoccupato, non ho prospettive, non mi posso fare una famiglia”, vuol dire che abbiamo messo una persona in congelamento. È una responsabilità grande perché questa persona, che oggi ha 30-35 anni, è quella che dovrà sostenerti quando sarai anziano. Ma se la gente non lavora, domani chi pagherà le pensioni? Non pensiamo abbastanza al caos che questa situazione genera».

«Politici, sindacati, istituzioni varie e anche la Chiesa, per ciò che le compete – ha auspicato il cardinale –, devono concentrare tutta la loro attenzione sul lavoro. La Pira diceva che sono due le cose indispensabili: il pane e la Grazia. Il pane è la casa, il lavoro, la salute, la scuola. E la Grazia è la dimensione soprannaturale dell’uomo, specie nella preghiera».

Comunione e sinodalità nella Chiesa. Alla domanda sul recente documento pastorale dei Vescovi umbri dopo l’Assemblea ecclesiale di Foligno dell’ottobre scorso, il cardinale Bassetti ha risposto definendolo «un bel segno di speranza per camminare insieme. La sinodalità – ha ricordato – non vuol dire solo essere sulla stessa strada, ma essere anche in sintonia con la mente e col cuore. Dobbiamo abbattere il clericalismo che, purtroppo, c’è ancora nella nostra Chiesa. Come se fosse una realtà dove tutti ci si debba spartire dei ministeri o una parte della ‘torta’. No, no, non è così: siamo tutti chiamati a servire e quindi il criterio della Chiesa non è il clericalismo ma quello della comunione e della sinodalità».

A questo importante documento post Assemblea ecclesiale, La Voce ha dedicato il servizio di apertura-approfondimento del numero in edicola sempre questo fine settimana.

Perugia: Nel tempo del Covid-19 «i poveri non si sono potuti ritirare in quarantena e i volontari, per amore, hanno offerto il proprio servizio per tutta la fase più critica dell’emergenza sanitaria»

Non vuole essere un “bilancio” dell’attività svolta nella “fase 1” dell’emergenza sanitaria da Covid-19, la lettera indirizzata a tutti i volontari da parte del direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, il diacono Giancarlo Pecetti, datata – non a caso – 3 giugno 2020, primo giorno di un ritorno, seppur graduale e «con tutte le cautele del caso», alla «nostra normale quotidianità», scrive Pecetti.
Volontari all’opera nella “fase 1”. Vuole essere, soprattutto, un invito al ritorno alle varie attività comunitarie della “giornata tipo” del volontario Caritas, con la ripresa, da lunedì 8 giugno (ore 8.30), presso il “Villaggio della Carità” (sede della Caritas diocesana), in via Montemalbe 1 di Perugia (zona via Cortonese-Stazione Fs), della preghiera delle Lodi di avvio giornata. Si tratta, precisa il diacono, di «dare forza e sapienza al nostro servire ben sapendo che solo così potremo essere testimoni dello stesso Amore che Cristo ha avuto per i poveri, gli ultimi della terra, e per coloro che ogni giorno frequentano la Caritas: nell’emporio, nel centro di ascolto, nelle case di accoglienza». In queste tre opere segno i volontari hanno continuato, e in alcuni momenti dell’emergenza anche intensificato, la loro opera accanto agli “ultimi”, perché, come scrive il direttore della Caritas, «i poveri non si sono potuti ritirare in quarantena e noi di contro, per Amore a loro, abbiamo offerto il nostro umile servizio per tutto il periodo molto critico che tutti abbiamo vissuto».
Non è mancata la Provvidenza. «Sappiamo che molti di voi avrebbero voluto continuare a svolgere il proprio servizio nonostante il Covid-19 – prosegue Pecetti nella lettera ai volontari –, ma le circostanze glielo hanno impedito. Con il 3 di questo mese possiamo iniziare una lenta ripresa anche se con tutte le cautele del caso che noi comunque abbiamo sempre rispettato scrupolosamente. In questo tempo il Signore ci ha sostenuti e protetto, la Provvidenza non ci ha fatto mancare volontari giovani, donato prodotti e denaro e di questo Lo benediciamo perché abbiamo potuto sperimentare che “il Signore è il mio Pastore non manco di nulla” (Salmo 23,1)».
Aumentate le chiamate di aiuto. «Non ci è stato possibile rimanere inerti di fronte alle numerose chiamate di aiuto di tanti nuovi disoccupati (aumentate del 35%, 150 famiglie in difficoltà in più rispetto allo stesso periodo del 2019, ndr). Sono persone, evidenzia il direttore della Caritas, «che avevano bisogno di cibo», oltre a «tutti coloro che tradizionalmente frequentano l’Emporio… Il futuro potrebbe ancora riservarci sorprese se il Governo non riuscirà a far ripartire l’economia e probabilmente dovremo pensare ad accantonare delle risorse di oggi per i momenti che ci aspettano anche se sappiamo con certezza che mai la Provvidenza ci abbandonerà».

Ritorno alla piccola comunità di preghiera. «In questo tempo passato una cosa ci è venuta a mancare – conclude Giancarlo Pecetti –: la preghiera comunitaria delle Lodi la mattina in Caritas, un momento per pregare insieme gli uni per gli altri, mettendo in comune le nostre necessità, pregare per tutti i volontari, quelli precari nella salute e quelli che ci hanno lasciato, ci è mancata insomma la piccola comunità Caritas che spinge tutto il nostro operare». Ma da lunedì prossimo questa “piccola comunità Caritas”, radunata nell’ascolto della Parola del Signore, ritornerà come prima.

Assisi – “Con il cuore nel nome di Francesco”, il foulard della solidarietà di Cutuli per i poveri italiani

Si terrà martedì 9 giugno alle 20.35, dal sagrato della Basilica Superiore di San Francesco d’Assisi, “Con il Cuore, nel nome di Francesco” la maratona di solidarietà dei frati del Sacro Convento per i poveri del nostro Paese. Anche quest’anno il maestro tintore Claudio Cutuli, ha realizzato per l’evento un foulard ottenuto dall’ortica che riproduce l’affresco della Basilica di San Francesco “Guarigione dell’uomo di Lerida”, un inno alla vita e alla rinascita. Al via la speciale iniziativa “Il tuo gesto con il cuore” dove sarà possibile inviare tramite il sito conilcuore.info o via mail conilcuore@sanfrancesco.org una personale immagine di solidarietà ai frati di Assisi.

«L’opera di alta manifattura tintoria è frutto di selezionate e ricercate materie prime provenienti dal mondo naturale e minerale. La creatività, l’artigianalità e il rispetto per l’ambiente sono da sempre il motore del nostro lavoro – ha dichiarato Claudio Cutuli -. Ogni anno con i frati del Sacro Convento di Assisi mettiamo a disposizione l’arte e la passione a sostegno di coloro che hanno bisogno e vivono in gravi difficoltà economiche». Quella di quest’anno sarà un’edizione unica: Carlo Conti condurrà, in diretta su Rai1 dal sagrato della Basilica Superiore di San Francesco d’Assisi senza pubblico, e con lui Gianni Morandi. Una serata speciale che unisce musica, cultura e spiritualità, per aiutare le mense francescane in Italia e le famiglie colpite economicamente dal coronavirus. L’evento verrà trasmesso in simulcast su Rai Radio1. Il programma andrà in onda in replica domenica 5 luglio alle 16 sempre su Rai1.

«Quando due mesi fa in piena fase 1 ci siamo sentiti con il direttore di Rai 1 Stefano Coletta e con padre Enzo Fortunato ci siamo detti che “Con il cuore” dovevamo farlo – ha dichiarato Carlo Conti -. Perché è importantissimo promuovere una raccolta fondi per le tantissime famiglie che in questa crisi dovuta alla pandemia fanno la coda alle mense francescane e che bussano sempre di più. Abbiamo pensato di fare una cosa diversa, più intima, più francescana, più raccolta per fare raccolta. Pensando a quel prato verde, davanti alla basilica, ci è venuto in mente subito Gianni Morandi. La televisione sta riaccendendo i riflettori in cerca di una nuova normalità».

Sarà possibile sostenere la campagna di solidarietà dei frati di Assisi “Con il Cuore, nel nome di Francesco” con SMS e chiamate da rete fissa al 45515 fino al 15 luglio. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulare Wind Tre, TIM, Vodafone, Iliad, PosteMobile, CoopVoce, Tiscali; sarà di 5 euro al 45515 per ciascuna chiamata da rete fissa TWT, Convergenze, PosteMobile; e 5/10 euro da rete fissa TIM, Vodafone, Wind Tre, Fastweb, Tiscali. Sarà possibile anche chiamare il numero verde 800.386.386 dove si potrà ricevere l’immagine con la preghiera semplice di San Francesco.

L’iniziativa è promossa dal Sacro Convento di Assisi e dall’Istituto per il Credito Sportivo. La produzione del programma “Con il Cuore, nel nome di Francesco” è affidata alla Rai con il patrocinio di Provincia di Perugia e Comune di Assisi.

COME DONARE

SMS E CHIAMATE DA RETE FISSA – 45515 fino al 15 luglio

NUMERO VERDE – 800 386 386

Foligno – formazione online per gli educatori degli oratori parrocchiali e gruppi giovanili

A partire da mercoledì 3 giugno dalle ore 18.55 alle 20.00 inizia la formazione online per gli educatori degli oratori parrocchiali e gruppi giovanili della Diocesi di Foligno in vista delle attività estive sulla piattaforma digitale Gsuite for Education acquistata dalla Fondazione San Domenico ente che gestisce i mezzi di comunicazione della Diocesi di Foligno. Questa formazione è, come suggerisce il progetto della Conferenza Episcopale Italiana “Aperto per ferie”, un’occasione importante per ripensare lo stile della nostra presenza educativa nel territorio attraverso gli oratori parrocchiali. Dal 15 giugno, secondo Linee guida del ministero per la fase 2 dell’emergenza COVID-19, riapriranno le attività dei centri estivi. Per questo il Coordinamento diocesano oratori oltre alla formazione per realizzare una buona ed efficace progettazione in sicurezza, offrendo ai ragazzi un’esperienza educativa attraverso il loro protagonismo e sostenere le famiglie in questi mesi di ritorno a una vita sociale “normale”, sta attivando reti di collaborazioni sul territorio con le varie realtà associative e in particolar modo con le Amministrazioni Comunali che dovranno autorizzare i progetti oratoriali, in accordo con le autorità sanitarie.

Inizieremo la formazione con Roberto Raspa per comprendere, in questo modulo fatto di 6 incontri, come il supporto digitale può affiancare nell’attività dell’oratorio in presenza. Le date degli incontri sono: 3/06; 5/06; 8/06; 9/06; 10/06; 11/06; sarà coinvolto il gruppo tecnico-operativo, fatto di volontari adulti, che affiancherà ogni parroco nella progettazione delle attività oratoriali. Roberto Raspa è un docente informatico e un formatore Google Certified Educator.

Proiettati verso la fase 2 del progetto della CEI “Aperto per ferie”, vedremo nelle date 16, 17 e 19 giugno sempre dalle ore 18.55 alle 20.00, con i formatori Fabrizio Carletti e Veronica D’Ortenzio educatrice della Diocesi di Milano, i modelli organizzativi per realizzare un “oratorio arcipelago” con i ragazzi sul territorio e la “scatola degli attrezzi” per vivere le giornate in oratorio. Possiamo già dirci che dobbiamo rinunciare all’immagine dei cortili dei nostri oratori pieni di bambini che corrono senza direzione, file lunghe alle fontanelle accompagnate da piccole spinte per bere per primi, balli di gruppo in cui si sta vicini vicini e merende condivise. Oltre a cercare nuovi spazi, quindi ci troveremo insieme a ripensare ad un’idea di oratorio “allargato”, che esce dai confini e ingloba tutto il territorio.

Fabrizio Carletti laureato in Scienze Politiche, specializzato in socio-antropologia e psico-pedagogia presso l’Università degli Studi di Perugia. Ho operato per 5 anni come direttore di oratorio per poi dedicarsi interamente alla formazione. Ha lavorato come formatore negli ultimi 12 anni in diverse comunità, parrocchie, diocesi sviluppando l’analisi dei bisogni, di programmi, il coinvolgimento e la gestione degli operatori, la pianificazione e l’organizzazione dei progetti. Ha seguito direttori di uffici diocesani e moderatori/coordinatori di unità pastorali nella riconfigurazione dei modelli pastorali sul territorio. Ha partecipato a incontri di formazione e consulenza a livello nazionale, nell’ambito della nuova evangelizzazione, nella programmazione pastorale, nella gestione di gruppi di lavoro e nello sviluppo del pensiero creativo.

Veronica D’Ortenzio educatrice presso gli oratori della diocesi di Milano svolge la propria professionalità principalmente nella parrocchia di san Michele e santa Rita, nel quartiere di Corvetto. Ha curato il Progetto “Parrocchie & Periferie” per la Caritas Ambrosiana. Esperta in marketing educazionale e progetti educativi sul Coding. Ha svolto il corso di perfezionamento sulla gestione degli oratori proposto dall’Università di Perugia.