Perugia: Il cardinale Bassetti ha ordinato presbitero Alfonso Liguori. Il presule al neo sacerdote: «non perderti d’animo: confida in Gesù che ti ha scelto, e nella forza dello Spirito»

«Un saluto pieno di gratitudine a te, ai tuoi amati genitori, ai tuoi fratelli, perché ognuno di loro ha posto una pietra preziosa perché tu potessi realizzare questa grande meta, che è l’ordinazione presbiterale. Grazie alla “Comunità Magnificat” che ti ha aiutato nella tua crescita in Cristo e, quindi, a riscoprire la tua vocazione. Grazie al Seminario e all’Istituto Teologico di Assisi, che ti hanno aiutato a prendere consapevolezza di quel fuoco d’amore che oggi, lo Spirito, accenderà in te…». Con queste parole, pronunciate durante l’omelia, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti ha salutato l’ordinando sacerdote Alfonso Liguori, che poco dopo ha ricevuto, per l’imposizione delle mani del pastore della Chiesa di Perugia-città della Pieve, l’ordinazione presbiterale nel giorno della solennità dei Ss. Pietro e Paolo, il 29 giugno, nella cattedrale di San Lorenzo. Concelebranti il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, il rettore uscente del Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” di Assisi, don Carlo Franzoni, e diversi sacerdoti.

Essere prete vuol dire cominciare a soffrire. «Sappi, figlio carissimo – ha proseguito il cardinale –, che, come disse mamma Margherita al figlio don Bosco il giorno della sua ordinazione, “essere prete vuol dire cominciare a soffrire”. Ti dico queste cose non per farti paura, ma perché nutro nei tuoi confronti stima e fiducia».

Dio manderà sempre il suo angelo a strapparti da tanti “Erodi”. Nel commentare la Parola di Dio della solennità dei Ss. Pietro e Paolo, il cardinale, rivolgendosi all’ordinando, gli ha chiesto: «Hai udito bene: mentre Pietro, piantonato da due soldati e legato con due catene era in carcere e mentre davanti alla porta le sentinelle custodivano quel luogo, una luce sfolgorò nel buio della cella e un angelo gli disse: “alzati in fretta! E seguimi!”. Caro Alfonso, non temere! Se avrai fede, nonostante le prove, Dio manderà sempre il suo angelo a strapparti da tanti “Erodi”, da tante catene e da tanti pericoli, e tu sarai nella gioia. Ma la gioia di seguire il Signore ha un prezzo, ed i Santi Apostoli l’hanno pagato. L’altare che stai per salire è altare di immolazione. Paolo ce lo ha detto senza mezzi termini: “il mio sangue sta per essere sparso in libagione… ma il Signore mi è vicino e mi dà forza!”. E se tu dovessi trovarti un giorno, come Pietro e gli altri discepoli, rallentato nel seguirlo a causa dei tuoi limiti, non perderti d’animo: confida in Gesù che ti ha scelto, e nella forza dello Spirito».

La fedeltà e la perseveranza del sacerdote. «Carissimo Alfonso, non mancheranno le critiche, le opposizioni e anche le persecuzioni. L’ha detto Gesù: “se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. Ma nella prova non avere paura! Come a Paolo, anche a te il Signore sarà vicino e ti darà forza. Mentre Pietro era in prigione, ci hanno detto gli Atti degli Apostoli: “salirà incessantemente a Dio una preghiera per lui”. Come sono vere queste parole! Quando si crede di essere soli, si può essere certi che, fra coloro che formano il corpo di Cristo, vi è qualcuno che prega per chi è nella prova. Soprattutto, caro Alfonso, è proprio in questo giorno, che possiamo dire che la preghiera della Chiesa è specialmente per te, per il tuo sacerdozio, per il ministero che sarai chiamato ad esercitare, per la tua fedeltà e la tua perseveranza».

Il sacerdozio frutto di una provvidente azione di Dio. «Anche gli angeli – protagonisti della liberazione di Pietro – saranno al tuo fianco – ha concluso il cardinale Bassetti –. Come si legge nel salmo che abbiamo ora pregato: “l’Angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono, e li libera”. Ancora una volta si sottolinea che il ministero che ti viene affidato non può essere svolto solo con l’impegno della “carne e del sangue”, ma è frutto di una provvidente e molte volte nascosta azione di Dio, che solo dopo, quando si è liberati dalle prove, si può riconoscere».

Don Alfonso Liguori, 109° sacerdote diocesano della Chiesa di Perugia-Città della Pieve, celebrerà la sua prima S. Messa, domenica 5 luglio (ore 11.30), nella chiesa parrocchiale di San Donato all’Elce del capoluogo umbro. Una breve nota “autobiografica” e della “chiamata” del neo sacerdote è scaricabile all’indirizzo web: http://diocesi.perugia.it/perugia-futuro-sacerdote-diocesano-don-alfonso-liguori-racconta-la-sua-chiamata-dalla-famiglia-al-seminario-lesperienza-parrocchia-nella-comunita-magnif/).

Assisi – Assemblea diocesana, presentato il Triennio della carità Il vescovo: “La Chiesa ha bisogno dell’entusiasmo dei primi cristiani”

“Ripartiamo con l’entusiasmo dei cristiani della prima ora. Siamo una comunità vecchia e stanca, ma che lo Spirito di Dio può rigenerare con l’entusiasmo della prima ora, anzi con maggiore entusiasmo”. Lo ha detto il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, a conclusione dell’assemblea diocesana che si è tenuta venerdì 26 e sabato 27 giugno alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli e in collegamento streaming con i vari vicariati della diocesi.

Le conclusioni del vescovo hanno fatto seguito ai suggerimenti pervenuti dai laboratori dei gruppi di lavoro della due giorni che ha dato via al triennio della carità.

Il vescovo, parlando del periodo inedito della pandemia, ha affermato che ciò che è accaduto con il coronavirus “sembra una cosa che ci è calata addosso, addirittura come una costrizione. I banchi vuoti – ha sottolineato – io già li vedevo, durante la visita pastorale, prima del coronavirus. Il covid-19 è stato una fotografia, una profezia di quello che ci sta capitando come Chiesa senza che noi ne prendiamo coscienza sufficiente per poterci interrogare. Il coronavirus ci ha costretto a guardare almeno in parte la verità delle cose. Prendiamo al balzo questa grande opportunità”.

“Al di sopra di tutto l’amore” è il titolo della due giorni, il cui programma è stato presentato dalla direttrice della Caritas diocesana, Rossana Galiandro.

“Chi è il mio prossimo?”, “Come essere famiglia”, “Economia per tutti”, saranno i punti principali che verranno affrontati rispettivamente il primo, secondo e terzo anno.

“Il titolo dell’assemblea – ha spiegato la direttrice – ci introduce ad un triennio in cui vogliamo condurre il cammino diocesano verso il centro e il cuore della vita di ogni cristiano e di ogni uomo: la carità. La carità è l’amore, è quello lo slancio di vita che si gioca nelle relazioni personali e comunitarie e che trova il suo fondamento nella nostra relazione con Dio padre. Dio stesso è carità”.

Spoleto – Roccaporena di Cascia, celebrata la Festa della Rosa e delle Rite. L’arcivescovo Boccardo: «Rita accoglie tutti e tutti si sentono riconosciuti in lei». Restauro degli affreschi della chiesa di S. Montano e trasferimento del manto di Santa Rita nella Casa Natale. Passaggio della Reliquia dalla Cattedrale di Ischia al Santuario della Vergine del Portone in Asti

Sabato 27 e domenica 28 giugno a Roccaporena di Cascia è stata celebrata la Festa della Rosa e delle Rite, a memoria del miracolo della rosa sbocciata in pieno inverno. Raccontano le cronache: «Rita era morente nel monastero di Cascia e una cugina va a farle visita. Rita le chiede: “Portami due rose e due fichi dal mio orticello di Roccaporena”! La parente sorrise a simile richiesta: nel mese di gennaio, infatti, non è possibile trovare a Roccaporena una rosa fiorita e dei fichi. Ma, recatasi nell’Orto, la cugina trovò veramente quanto Rita desiderava». E il Santuario di Roccaporena dal 1952, l’ultima domenica di giugno, ricorda questo evento.

Quest’anno la festa è stata modulata in base alle prescrizioni in atto per evitare il diffondersi del Coronavirus. «La cosa bella, comunque, – afferma don Canzio Scarabottini, rettore del Santuario – è che finalmente sono tornati i pellegrini, anche se non nei numeri degli scorsi anni. Le varie celebrazioni le abbiamo trasmesse in diretta Facebook e YouTube sui canali social dell’Opera di Roccaporena, permettendo così ai tanti devoti che non sono giunti in Umbria di unirsi a distanza alla nostra preghiera».

Veglia di preghiera. La sera del 27 giugno, nella palestra dell’Hotel Margherita, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha presieduto una veglia di preghiera al posto della tradizionale processione per le vie di Roccaporena: non è stata organizzata in quanto era difficoltoso garantire il distanziamento tra le persone. All’inizio è stato deposto nei pressi dell’altare un cesto contenente alcuni messaggi giunti al Santuario di Roccaporena durante il tempo del confinamento a causa del Covid-19. Migliaia, infatti, sono state le mail, i messaggi whats app, le telefonate o le lettere delle persone che hanno chiesto l’intercessione della Santa dei casi impossibili nel pieno della pandemia. Nella breve riflessione l’Arcivescovo si è soffermato sul più grande dono che Rita consegna ai suoi devoti: «L’umile donna di Roccaporena – ha affermato – ripetendo le parole degli Atti degli Apostoli ci dice: non ho né oro né argento dà darvi. L’unica cosa che ho e che vi dò è l’amicizia col Signore, la sua grazia, la sua consolazione, la sua misericordia. In questo territorio casciano la gente viene per chiedere consolazione e conforto nelle tragedie della vita: quante famiglie ferite depongono preghiere, quanti genitori affidano i figli a colei che è stata madre. E noi che sentiamo Rita come una di famiglia, proviamo ad essere come lei veicolo che fa conoscere il dono di Dio agli altri».

Messa con passaggio della reliquia. La mattina del 28 giugno, alle 11,00, sempre nella palestra dell’Hotel Margherita, mons. Boccardo ha presieduto la Messa alla presenza di 200 fedeli, il numero massimo ammesso. Era presente anche il sindaco di Cascia Mario De Carolis e il Commissario straordinario del Governo alla ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del Centro Italia del 2016 Giovanni Legnini. Nell’omelia l’Arcivescovo ha ricordato che «nella vita cristiana non ci sono le mezze misure, ma ci vuole coraggio, fedeltà e coerenza». Poi, il richiamo all’accoglienza, uno dei pilastri nella vita di Rita, che nel Lazzaretto di Roccaporena accudiva i poveri e i malati di lebbra: «accogliere è fare spazio, aprire orizzonti, spalancare le porte. Dio ci accoglie così come siamo e non per quello che vorremmo essere. Dio non giudica né condanna, ma continuamente rimette in piedi. E allora – ha proseguito il Presule – non sono i muri o le separazioni che costruiscono una società bella e degna dell’uomo, ma la differenza e la dialettica. E Rita oggi esercita ancora una vera accoglienza di quanti a lei si rivolgono: accoglie tutti e tutti si sentono riconosciuti in lei che si fa carico delle preoccupazioni e delle gioie e le presenta al Signore». Al termine della Messa c’è stato il passaggio delle reliquia della Santa dalla parrocchia della cattedrale di Ischia (NA) al Santuario della Vergine del Portone in Asti. In Piemonte la reliquia rimarrà per sei mesi, dopo andrà in Basilicata, a Potenza, fino al giugno 2021.

Inaugurazione affreschi chiesa di S. Montano e nuova sistemazione del Manto di Santa Rita. Al termine della Messa, Vescovo e autorità si sono recate nella chiesa di S. Montano, dove Rita si è sposata e dove sono sepolti il marito e i figli, per l’inaugurazione del restauro degli affreschi del catino absidale: sono riemersi, dopo anni sotto scialbo, quelli della parte inferiore che raffigurano gli apostoli. Il restauro è stato possibile grazie al contributo del BIM (Bacino Imbrifero Montano) del Nera e del Velino presieduto dal prof. Egildo Spada, presente alla cerimonia, ed è stato realizzato dalla Coo.Be.C. (Cooperativa Beni Culturali) di Spoleto. Altra novità, è stato il trasferimento del manto di Santa Rita, un pezzo di pelle di capra che secondo la tradizione appartenne a Rita: da una cappella laterale del Santuario è stato spostato all’interno della Casa Natale di Santa Rita, dove è maggiormente visibile ai devoti.

Perugia: La Residenza protetta per anziani “Fontenuovo” compie 135 anni. Il cardinale Bassetti: «non è un ospizio, non è un ricovero…, ma ambisce ad essere come una “grande famiglia”. Papa Leone XIII la volle come opera e segno di carità, autentica espressione di amore della Chiesa»

Era l’anno 1885 quando, per volontà dell’allora pontefice Leone XIII, già vescovo di Perugia per 32 anni (1846-1878), fu fondato “Fontennuovo” affinché in città non morisse più nessuno per strada. Accadde ad un uomo chiamato dai perugini “Uccellino”, narrano le cronache dell’epoca. Da quel triste episodio è trascorso quasi un secolo e mezzo, ed oggi “Fontenuovo” è una realtà socio-sanitaria della Chiesa diocesana all’avanguardia nell’accoglienza-cura di persone anziane soprattutto non autosufficienti (attualmente sono 90 e 7 autosufficienti ospitate in miniappartamenti).

Superato lo tsunami del Coronavirus. Grazie alla professionalità del suo personale e alla collaborazione di familiari e volontari, questa Residenza protetta ha superato, al momento, lo tsunami del “Coronavirus”. Per il particolare e difficile momento dell’emergenza sanitaria le celebrazioni del 135° anniversario della fondazione di “Fontenuovo” sono state contenute in un programma di eventi svoltosi nella mattinata di domenica 28 giugno, apertosi con la celebrazione eucaristica all’esterno presieduta dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti insieme ai sacerdoti anziani ospiti della struttura, e conclusosi con lo spettacolo “Ricordando le origini” di musica e poesia con la presenza dell’artista perugina Mariella Chiarini. Il tutto rispettando le norme per il contenimento del contagio.

Clima di accoglienza e fraternità. Ad accogliere il cardinale Bassetti sono stati il presidente del Consiglio di amministrazione di “Fontenuovo” Orfeo Ambrosi, la direttrice sanitaria Simonetta Cesarini ed una rappresentanza del personale e dei familiari degli ospiti. A tutti loro il presule ha rivolto parole incoraggianti per l’opera svolta nel tempo del Covid-19 e di ringraziamento-apprezzamento, perché «chi viene a “Fontenuovo” – ha sottolineato lo stesso arcivescovo – avverte un clima di accoglienza e di fraternità».

Opera e segno di carità. Il cardinale ha esordito nell’omelia ricordando il suo illustre predecessore: «il grande cardinale vescovo di Perugia, Gioacchino Pecce, salito poi alla Cattedra di San Pietro col nome di Leone XIII, fondò questa casa e la volle come opera e segno di carità, autentica espressione di amore di questa nostra Chiesa. Per questo “Fontenuovo”, lo dico con convinzione profonda – ha proseguito Bassetti –, non è un ospizio, non è un ricovero, non è neppure soltanto una “casa di riposo”, ma ambisce ad essere come una grande “casa famiglia”. Non vogliamo che qui si perda il sapore della famiglia. Siete tantissimi, fra personale, ospiti, parenti degli ospiti, volontari, ma nonostante tutto qui ognuno deve sentirsi in famiglia, a casa sua».

Non scartare nessuno. Commentando il Vangelo della domenica, quasi in “sintonia” con lo spirito che animò la Chiesa perugina della seconda metà dell’800 a fondare “Fontenuovo”, il cardinale ha evidenziato che «le parole di Gesù sono esigenti e non ci accarezzano certamente le orecchie. Gesù non fa sconti, non si accontenta del minimo indispensabile: “Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me… Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me”. Mi raccomando: accoglietevi sempre gli uni gli altri, nei vostri rapporti non scartate nessuno. “Chi avrà dato anche soltanto un bicchiere di acqua a questi piccoli, nel nome mio – dice Gesù – non perderà la sua ricompensa”. L’amore, vedete, non ha bisogno di tante cose… Viviamo impegnandoci tutti il più possibile, ciascuno nel proprio campo. Impegniamoci con coscienza chiara e generosa».

Un “hospice” per persone affette da “demenza grave”. «In continuità con lo spirito delle sue origini – ha annunciato a margine dell’incontro la direttrice sanitaria Cesarini –, un’ala del complesso di “Fontenuovo” è stata recentemente ristrutturata dedicandola in particolare alle persone affette da “demenza grave”, che trascorrono gli ultimi anni della propria vita con la necessità di cure medico-infermieristiche. E’ un “hospice” dedicato a persone affette da questa disabilità per le quali il personale è stato specificamente formato».

Assisi – Effettuata la ricognizione del corpo del venerabile Pennacchi Il vescovo: “La vita di don Antonio ci aiuti a ripartire in questo momento di difficoltà”

Oggi sento battere il cuore di Assisi e di tutti gli assisani perché quello che stiamo vivendo è un grande impulso di grazia che viene nella nostra città in un momento che ci trova tutti in sofferenza a causa della pandemia globale”. Lo ha detto il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino all’inizio della celebrazione eucaristica che si è tenuta, domenica 28 giugno nella chiesa Abbaziale di San Pietro, alla presenza delle spoglie mortali del venerabile don Antonio Pennacchi in occasione della ricognizione del suo corpo.

Il 14 marzo 2019 si è chiusa la fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione del venerabile don Antonio Pennacchi ed è iniziata così la seconda fase.

“Oggi – ha aggiunto il vescovo – mi sembra che avendo fatto la ricognizione dei suoi resti mortali è come se gli avessimo riconsegnato la città, le nostre strade, le nostre case. È davvero l’apostolo della nostra città e in questo momento le sue intercessioni dall’Alto e soprattutto il suo esempio di vita possono esserci di tanto conforto”.

La ricognizione della tomba e del corpo del venerabile don Antonio Pennacchi, come ha spiegato monsignor Sorrentino, è stata dovuta a seguito di un’infiltrazione di acqua verificatasi nella sua tomba.
Accennando ad alcuni episodi della vita del prete dell’Angelus Domini, il vescovo ha precisato che, come è scritto nella sua biografia, “quando pregava si illuminava, a volte aveva anche dei fenomeni mistici molto intensi. Questo grande esempio – ha precisato – può essere per noi una leva per ripartire alla grande in tutto, nella vita cristiana e anche nella nostra vita familiare, sociale, cittadina”.

Al termine della santa messa è stata letta la preghiera di intercessione e consegnato il libro intitolato “Venerabile Don Antonio Pennacchi. L’apostolo di Assisi” scritto da Suor Alessandra Rusca, postulatrice del processo di beatificazione e canonizzazione.

Dopo che il vescovo ha incensato l’urna è stato firmato il verbale di ricognizione. Infine i fedeli hanno potuto raccogliersi in preghiera davanti all’urna contenente i resti mortali del venerabile don Antonio Pennacchi.

Per chi lo desidera sarà possibile un momento di devozione e preghiera davanti all’urna che rimarrà esposta fino al giorno 14 luglio prima che venga nuovamente riposta nel loculo murato all’interno dell’Abbazia di San Pietro.

Perugia: La comunità diocesana accoglie con gioia un nuovo sacerdote, don Alfonso Liguori. Sarà ordinato dal cardinale Gualtiero Bassetti il 29 giugno nella cattedrale di San Lorenzo

La comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve si appresta a fare festa per l’ordinazione sacerdotale di Alfonso Liguori, nato a Napoli nel 1988 e trasferitosi da piccolo nel capoluogo umbro con la famiglia. Nel donarsi totalmente al Signore, Alfonso ha rinunciato alla professione di programmatore informatico presso un’azienda locale. Diventerà il 109° sacerdote diocesano (tanti ne conta la comunità perugino-pievese) e sarà ordinato dal cardinale Gualtiero Bassetti nella cattedrale di San Lorenzo lunedì 29 giugno, alle ore 18.

Ricchezza e speranza. «Un’ordinazione sacerdotale è una ricchezza e una speranza per la Chiesa e per la società, soprattutto in un’epoca di crisi di vocazioni e in questa pandemia che ha profondamente segnato le nostre comunità». Con queste parole il cardinale Bassetti si rivolge alla sua comunità nell’imminenza dell’ordinazione. Il rito sarà concelebrato dal vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, insieme al rettore uscente del Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” di Assisi, mons. Carlo Franzoni, e a diversi sacerdoti. La celebrazione eucaristica dell’ordinazione vedrà una partecipazione limitata di fedeli per l’emergenza sanitaria, ma chi vorrà potrà seguirla in diretta, sulle frequenze di Umbria Radio InBlu (92.00 e 97.20) e in streaming sul canale Youtube (https://www.youtube.com/user/LAVOCEPG) e sulla pagina Facebook de La Voc(https://www.facebook.com/LaVoceSettimanaleUmbria).

Tra i primi ordinati sacerdoti del Covid-19. Don Alfonso Liguori sarà uno dei primi sacerdoti in Italia ad essere ordinato nel tempo del Covid-19, «un tempo particolare in cui si è respirato un bisogno forte di Speranza, quella Speranza con la S maiuscola che da sempre attira il cuore dell’uomo, ed è come se il Signore volesse ricordandomi che nel “pacchetto” completo della mia chiamata c’è anche questo, portare, nel mio piccolo e nel mio ordinario, agli uomini la Speranza che è Gesù Cristo», scrive l’ordinando nel raccontare la sua “chiamata” (il testo integrale è scaricabile all’indirizzo web: http://diocesi.perugia.it/perugia-futuro-sacerdote-diocesano-don-alfonso-liguori-racconta-la-sua-chiamata-dalla-famiglia-al-seminario-lesperienza-parrocchia-nella-comunita-magnif/).

La carità al centro della vita di ogni presbitero. Quando il futuro sacerdote è stato ordinato diacono, il 12 settembre 2019, festa della Madonna delle Grazie della cattedrale, il cardinale Bassetti ha riservato a lui queste parole: «Viviamo in una società che sta cancellando dal proprio vocabolario quotidiano la categoria del dono e così è facile trovarsi dinanzi a situazioni di inimicizie, di egoismo e, purtroppo, di morte. Il tuo vescovo ti esorta a combattere tutto questo con un’unica arma: facendo tua la categoria della gratuità. La nostra società è diventata come un deserto arido e senza acqua ed è per questo che è assetata d’amore. Sia la carità, caro Alfonso, il grido più esigente della tua vita».

Il pane quotidiano. Nel tracciare una breve “autobiografia”, Alfonso non esita a scrivere che come altri giovani si è allontanato dalla Chiesa per un periodo, ma nella sua famiglia, in primis nei genitori, entrambi disabili, ha ritrovato il suo «pane quotidiano con cui sono cresciuto… Due genitori che non hanno mai guardato ai loro limiti come un impedimento o un ostacolo, ma che hanno preso la loro croce facendo tutto quello che era possibile per loro, fino anche a mettere al mondo e crescere meravigliosamente tre figli, contando non solo sulle loro forze, ma anche sull’aiuto di Dio». Don Alfonso ha poi consolidato la sua vocazione in parrocchia (prima a Ponte Valleceppi e poi a Elce) e nella Comunità Magnificat. Una chiamata, come lui stesso la definisce, non «una “caduta da cavallo” alla maniera di san Paolo, ammesso che sia mai caduto da cavallo; la mia è stata più una progressiva presa di coscienza e consapevolezza di quanto più profondo e vero era scritto nel mio cuore».

Essere pronto a gettare le reti. «Molti mi chiedono, specialmente in questi ultimi giorni – conclude Alfonso –, “sei pronto?”, ovunque vada risuona questa domanda in tutte le sue accezioni. La mia risposta è sempre la stessa, non credo di essere pronto, mai pronto per questo ministero, per questa missione, per questa vita, mai pronto per quello a cui il Signore mi sta chiamando e che ora vedo e ancor meno pronto per tutto quello che non vedo o di cui ancora non ho idea, ma ho una certezza che si è fatta sempre più forte in questi anni di Seminario, non è sulle mie forze che posso fare affidamento, non è sulle mie capacità che devo contare, o sulle mie abilità che gioco tutto, ma è sulla Sua Grazia, sulla Sua Forza, sulla Sua Parola che voglio gettare le reti, ed è questo che mi porta a dire: “eccomi Signore, manda me”».

Perugia: Celebrato il 22° anniversario della morte del venerabile servo di Dio Vittorio Trancanelli, noto chirurgo. Il vescovo Domenico Cancian: «Vittorio, in questa pandemia, avrebbe trasmesso serenità, pace, speranza e fiducia sia nella scienza che ancor più nella fede».

«Vittorio Trancanelli, in questa pandemia, non avrebbe fatto tanti discorsi, perché la sua testimonianza cristiana, ma anche di uomo e di medico, era molto puntuale, attenta e vicina alle sofferenze più importanti e alle situazioni di povertà. Avrebbe fatto molta attenzione alle persone che hanno sofferto di più: i malati che non hanno potuto avere accanto i loro cari. Sicuramente la sua presenza avrebbe dato un tocco particolare di umanità e di fede a queste persone in totale solitudine». E’ la riflessione di mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello e amico del venerabile servo di Dio Vittorio Trancanelli (1944-1998), nell’intrattenersi con alcuni giornalisti al termine della celebrazione eucaristica del 22° anniversario della morte del noto chirurgo perugino scomparso dopo una grave malattia all’età di 54 anni.

I partecipanti. Celebrazione che si è tenuta lo scorso 24 giugno, nell’area antistante alla chiesa dell’Ospedale di Santa Maria della Misericordia di Perugia dove riposano i resti mortali del venerabile, a cui hanno partecipato diversi sacerdoti e fedeli. Presenti la moglie Rosalia Sabatini Trancanelli, il professor Fausto Santeusanio, presidente dell’associazione “Alle Querce di Mamre”, fondata dal venerabile, il dottor Antonio Onnis, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera, e il dottor Enrico Solinas, postulatore della causa di canonizzazione del medico “santo” perugino.

Uomo di pochi gesti. «Vittorio – ha proseguito il vescovo Cancian – era un uomo di pochi gesti, ma molto significativi. In uno dei nostri incontri mi raccontò che dopo un’operazione non lasciava solo il paziente, perché per lui quel momento era importante. Si metteva vicino al letto della persona operata per capire come evolveva la situazione. Non l’ho mai visto trasmettere ansietà e, nell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, avrebbe trasmesso serenità, pace, speranza e fiducia sia nella scienza che ancor più nella fede».

La santità è sempre giovane. Mons. Cancian, durante l’omelia, oltre a soffermarsi sulla coincidenza del giorno del ritorno alla Casa del Padre di Vittorio Trancanelli con quello della ricorrenza della nascita di san Giovanni Battista – che la Chiesa celebra il 24 giugno -, ha accostato la santità del medico “santo” perugino a quella di un giovanissimo, che il prossimo ottobre sarà proclamato beato: Carlo Acutis (1991-2006), il cui corpo riposa nel Santuario della spogliazione di Assisi. Ad una domanda di un giornalista (perché accostare queste due figure?), il presule ha risposto: «La santità è sempre giovane e lo spirito di Vittorio era sempre sereno, fiducioso, che esprimeva speranza come quello di un giovane come Carlo Acutis. Io ho vissuto quest’esperienza con la beata Madre Speranza di Gesù, morta a 90 anni, che aveva degli occhi luminosi, molto vivaci, presenti e lo stesso ho notato quando incontrai Madre Teresa di Calcutta, poche settimane prima che morisse. Anche in persone anziane la santità si esprime in un volto giovanile. Ma è anche l’attualità dei santi – ha concluso mons. Cancian – che li fa essere sempre giovani, presenti nell’incarnare dei valori transculturali e transgenerazionali. Sono valori di sempre, sia umani che cristiani».

Diverse grazie ricevute. L’umanità di Vittorio Trancanelli, insieme alla sua umiltà, come ha ricordato il postulatore Solinas, «oggi porta il nostro venerabile servo di Dio ad essere conosciuto in tutta l’Italia. La Postulazione della causa – ha annunciato il dottor Solinas – sta valutando due casi di presunte guarigioni inspiegabili per la scienza medica avvenute per intercessione di Vittorio Trancanelli. Abbiamo tante testimonianze di devoti che lo pregano e diverse sono le grazie ricevute per sua intercessione. Preghiamo tutti il Signore affinché presto possa essere proclamato beato».

Assisi – assemblea diocesana alla Domus Pacis Venerdì 26 e sabato 27 la due giorni che dà il via al triennio della carità. Come partecipare

Sarà un triennio interamente dedicato alla carità quello che la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino si appresta a vivere e che prenderà il via con l’assemblea diocesana, in programma venerdì 26 e sabato 27 giugno alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli.

“Al di sopra di tutto l’amore” è il titolo della due giorni, durante la quale verranno definite le linee programmatiche del prossimo anno pastorale. Un momento di condivisione con laboratori e riflessioni orientati a tracciare il percorso pastorale che a settembre il vescovo monsignor Domenico Sorrentino, dopo opportuno discernimento, offrirà alla comunità diocesana.

A seguito delle restrizioni dovute all’emergenza coronavirus, l’incontro si terrà in diretta streaming per permettere a tutti coloro che non rientreranno nel numero massimo di presenze consentite di partecipare attivamente a questo importante appuntamento annuale, anche attraverso la suddivisione del lavoro in gruppi vicariali. Il vescovo Sorrentino, i membri del consiglio pastorale diocesano e della consulta delle aggregazioni laicali saranno presenti ai lavori collegandosi dalla Domus Pacis.

“Con il prossimo triennio che ci aspetta – afferma il vescovo monsignor Domenico Sorrentino – dopo anni che ci siamo dedicati in modo speciale alla Parola di Dio e alla Liturgia, siamo al culmine perché la carità è al di sopra di tutto. Saranno tre anni belli. È dunque necessario che come Chiesa ci incontriamo per riflettere, per programmare. È così che si fa famiglia, è così che si fa Chiesa. Non ci ferma la pandemia. Siamo gente di speranza che vuole continuare a lavorare, vuole andare avanti perché dobbiamo costruire cose belle per la Chiesa e per il mondo. Vi ringrazio tanto se avete questa voglia di ricominciare. Ce la dobbiamo mettere tutta perché Gesù sta con noi, ci chiama, ci orienta, ci accompagna. Non ci ferma niente. Vogliamo davvero in nome dell’amore, in nome del suo amore, dell’amore che ci dobbiamo gli uni gli altri, ricominciare alla grande. Vi aspetto, in streaming, ma vi aspetto in tanti”.

Come da programma venerdì 26 giugno l’assemblea inizierà alle ore 16 con un momento di preghiera iniziale a cui seguiranno le relazioni e i laboratori dei gruppi di lavoro presso i vicariati zonali oppure collegandosi da casa. Sabato 27 giugno alle ore 9,30 dopo i laboratori dei gruppi di lavoro seguiranno la restituzione lavori dai gruppi, la relazione del vescovo diocesano monsignor Domenico Sorrentino e la preghiera finale.

La diretta streaming può essere seguita dalla pagina Facebook Diocesi Assisi-Nocera-Gualdo, dal canale 602 digitale terrestre Maria Vision e da Youtube diocesidiassisi. Per partecipare all’assemblea è necessario iscriversi accedendo al sito www.diocesiassisi.it e seguendo le indicazioni illustrate per ottenere il link di collegamento.

Perugia: Presentazione ai media del V Rapporto diocesano sulle povertà “Siamo tutti chiamati a remare insieme”. Conferenza stampa, venerdì 26 giugno, ore 11, sala San Francesco – chiostro dell’Arcivescovado

Sarà presentato ai media il V Rapporto sulle povertà nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve dal titolo: “Siamo tutti chiamati a remare insieme”, in conferenza stampa, venerdì 26 giugno, alle ore 11, presso la sala San Francesco – chiostro dell’Arcivescovado (piazza IV Novembre 6 – Perugia).

Curato dall’Osservatorio sulla povertà e l’inclusione sociale della Caritas diocesana, il Rapporto 2019 affronta anche il fenomeno povertà provocato dall’emergenza sanitaria Covid-19, analizzando i dati del trimestre “marzo-aprile-maggio 2020” e confrontandoli con lo stesso periodo dell’anno precedente. Questo studio, che evidenzia una molteplicità di bisogni, si sofferma anche sull’azione della Chiesa impegnata a dare risposte concrete alle differenti domande di aiuto raccolte dai Centri di Ascolto Caritas. Inoltre tratta l’andamento e i caratteri della povertà in Italia e in Umbria, con accenni alle recenti politiche italiane di contrasto e alla corrispondente collocazione della Caritas.

Interverranno alla conferenza stampa, che si svolgerà nel rispetto delle vigenti disposizioni in materia di contenimento dal contagio da Covid-19, il diacono Giancarlo Pecetti, direttore della Caritas diocesana, l’economista Pierluigi Grasselli, coordinatore dell’Osservatorio diocesano sulla povertà e l’inclusione sociale, e lo statistico Nicola Falocci, collaboratore del suddetto Osservatorio.

Gubbio – “A gonfie vele”, l’iniziativa estiva degli oratori diocesani per bambini e ragazzi

Uno strumento per aiutare ragazzi e bambini a vivere insieme le attività estive, nonostante le difficoltà di questo momento di pandemia. Nasce con questo obiettivo “A gonfie vele”, il giornale settimanale frutto del lavoro degli animatori dell’oratorio cittadino “Don Bosco” di Gubbio e di varie altre parrocchie della diocesi che hanno aderito al progetto.
“Lo abbiamo pensato come un diario di bordo attivo – spiegano don Andrea Svanosio e il diacono Mirko Nardelli – in cui poter raccontare, settimana dopo settimana, una storia diversa”.
Dal lunedì alla domenica le pagine prenderanno vita, grazie ai personaggi che le popoleranno, ai momenti di preghiera, ai giochi e agli enigmi, ai fumetti e ai laboratori proposti. Il tutto con materiali da scaricare con il computer e stampare, e con contenuti speciali da scoprire attraverso i Qr code che si trovano sulle pagine. “A gonfie vele” arriverà ai ragazzi grazie alla rete diocesana degli animatori di pastorale giovanile e avrà lo scopo proprio tenere compagnia ai giovanissimi, invitandoli anche a ritrovarsi in piccoli gruppi negli oratori parrocchiali, nel rispetto delle disposizioni per la sicurezza sanitaria e il distanziamento sociale.
Nella seconda metà del mese di luglio, infatti, sono in programma due o tre settimane di centro estivo in presenza, presso l’oratorio cittadino di via Massarelli, come anche in altre parrocchie diocesane.
“Con l’estate il vento torna a soffiare e le nostre vele possono farci ripartire”, incoraggia il vescovo Luciano Paolucci Bedini. “Perciò, ragazzi coraggio! Un passo per volta torniamo a navigare, non sulla rete digitale, ma nella vita concreta. C’è bisogno che ognuno prenda il suo posto e dia il massimo”.
Il primo numero di “A gonfie vele” servirà ad “animare” la settimana tra il 22 e il 28 giugno ed è realizzato dalla redazione centrale che, nelle prossime settimane, passerà il timone del giornale alle redazioni periferiche di Padule, Torre e Spada, Cipolleto e Ponte d’Assi, Semonte e Casamorcia, in attesa di altri animatori-redattori come quelli di San Marco e di altre parrocchie diocesane. La supervisione grafica e creativa dell’intero progetto è curata da Federico Venerucci.
Si può contattare la redazione centrale – anche per richiedere copie del giornale – scrivendo una mail a redazione.agonfievele@gmail.com oppure chiamare e scrivere messaggi al numero 3491596125.