Perugia: Arcivescovo ivan Maffeis scrive ai giovani in vista della Giornata Mondiale della Gioventù 2022. Il presule: «È davvero tempo di ripartire in fretta verso incontri concreti, aperti, accoglienti».

Domenica 20 novembre, solennità di Cristo Re, la Chiesa celebra la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) a livello diocesano, in preparazione alla GMG con Papa Francesco che si terrà a Lisbona, in Portogallo, la prossima estate, a cui parteciperà una nutrita rappresentanza di giovani dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve guidata dall’arcivescovo mons. Ivan Maffeis insieme a diversi sacerdoti tra cui don Luca Delunghi, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile, e don Riccardo Pascolini, responsabile del Coordinamento Oratori Perugini.

La Veglia d’Avvento. In occasione della GMG diocesana mons. Maffeis ha scritto una lettera ai giovani perugino-pievesi (il testo integrale è pubblicato nel sito: www.diocesi.Perugia.it – sezione “arcivescovo-lettere”), dando loro appuntamento la sera del prossimo 15 dicembre, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, per la tradizionale Veglia di preghiera d’Avvento della gioventù con il loro pastore. Sarà anche questa occasione di preparazione alla GMG 2023 di Lisbona. Richiamandosi al tema della GMG 2022, tratta dal Vangelo di Luca, “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39), quando la madre di Gesù andò a far visita all’anziana cugina Elisabetta, l’arcivescovo scrive ai giovani: «È davvero tempo di ripartire in fretta verso incontri concreti, aperti, accoglienti».

Andare senza indugio. Alla veglia di preghiera del 15 dicembre, prosegue mons. Maffeis, «sarò contento di ascoltare la vostra risposta all’appello del Papa», che «recupera il cammino di Maria e ci invita a nostra volta ad alzarci e ad andare senza indugio. Qualcuno può forse essere tentato di reagire obiettando che prima di partire sarebbe importante sapere almeno verso dove; diversamente, si rischia di camminare a vuoto e di spendere inutilmente i passi verso traguardi che poi lasciano insoddisfatti… Ci vengono, allora, incontro ancora parole di Francesco, che chiarisce: “Il nostro cammino, se abitato da Dio, ci porta dritti al cuore di ogni fratello e sorella”».

Fare la propria parte. «Sì, il segreto di Maria sta proprio nell’essere abitati da Gesù, nel portare in cuore lui – evidenzia l’arcivescovo –, “risposta di Dio di fronte alle sfide dell’umanità in ogni tempo”. Chi si è lasciato afferrare dalla sua mano – e, se solo ci guardiamo attorno, i testimoni non mancano – intuisce la meta e supera ogni forma di indifferenza, di insensibilità e di distrazione. Ci si ritrova sulla strada, disposti a lasciarsi interrogare dalle persone e dalle situazioni, partecipi con la mente e il cuore di quanto accade, attenti a far la propria parte».

Concentrare l’attenzione sui giovani. L’invito a vivere la GMG a livello diocesano, soprattutto nelle comunità parrocchiali, viene dal direttore della Pastorale giovanile don Luca Delunghi, nel sottolineare l’importanza di «concentrare l’attenzione pastorale sui giovani prima di tutto nella piccola comunità territoriale. Animatori, educatori, catechisti, operatori e volontari d’oratorio insieme ai parroci, ai diaconi, ai seminaristi e ad ogni persona che vive la parrocchia, sono chiamati a vivere insieme la Solennità di Cristo Re nella celebrazione della GMG diocesana che papa Francesco, dal 2021, ha pensato proprio a chiusura dell’anno liturgico, in una sintesi di comunione e vita in cui i giovani siano al centro dell’azione pastorale ed evangelizzatrice che parte necessariamente dal piccolo delle nostre chiese e si riversa nell’esperienza diocesana».

Incontrare lo sguardo di Dio. «Nei luoghi quotidiani in cui i ragazzi vivono il proprio cammino di fede e l’esperienza oratoriale – spiega il sacerdote –, la preghiera e le liturgie di questa domenica saranno incentrate sul tema della GMG e in particolare sul messaggio del Papa per la GMG diocesana e come invito a partecipare alla GMG di Lisbona 2023. Nella corresponsabilità e condivisione operativa tra Uffici pastorali ringraziamo l’Ufficio Liturgico che ha curato le modalità con cui verranno celebrate le liturgie in ogni parrocchia, con particolare riferimento alle preghiere e alla lettura del messaggio del Papa. La GMG – conclude don Luca Delunghi – è un cammino condiviso e di comunione che lega la Chiesa particolare alla Chiesa Universale, amando profondamente la vita dei nostri giovani in un servizio che si faccia voce, ascolto, accompagnamento e preghiera con l’obiettivo che ciascuno dei ragazzi che incrociamo nelle nostre giornate abbia l’opportunità di incontrare lo sguardo di Gesù”.

VII edizione di “Fa’ la cosa giusta!” gli auguri, gli apprezzamenti e gli incoraggiamenti degli arcivescovi Ivan Maffeis e Domenico Sorrentino

Dal 18 al 20 novembre ad “Umbriafiere” di Bastia U. si terrà la VII edizione di “Fa’ la cosa giusta! Umbria”, una fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, tra innovazione e artigianato le sfide della nuova economia. È un evento nato a Milano vent’anni fa con l’obiettivo di coinvolgere produttori, consumatori e cittadini, e diffondere i principi del consumo critico e della sostenibilità in ogni sua accezione, organizzato, oltre che a Milano, a Trento e in Umbria. I visitatori potranno, in un unico spazio, culturale e commerciale conoscere e acquistare nei 120 stand allestiti i prodotti buoni e naturali esposti in dieci aree tematiche. Una formula unica che vede nella tre-giorni di “Fa’ la cosa giusta!” anche appuntamenti gratuiti tra seminari, workshop, dibattiti, educazione e didattica, dimostrazioni, presentazioni, mostre, convegni, cooking show, laboratori pratici, qualità della vita, benessere del corpo e della mente, un programma riservato alle famiglie e alle scuole.
Tra gli incontri-dibattiti segnaliamo quello dal titolo “PrendiAmoci Cura: la Salute è un diritto per tutti e non un mercato”, in calendario venerdì 18, alle ore 16.30, a cui interverranno, tra gli altri, l’economista Pierluigi Grasselli, coordinatore dell’Osservatorio sulle povertà e l’inclusione sociale della Caritas diocesana di Perugia, don Edoardo Rossi, direttore della Caritas diocesana di Spoleto, e modererà il diacono Carlo Cerati, direttore dell’Ufficio diocesano per i problemi sociali, il lavoro e la salvaguardia del Creato di Perugia.
Tra le aree espositive quella dedicata a “L’economia carceraria italiana in fiera”, con dieci stand di aziende cooperative che producono beni alimentari e tessili all’interno delle carceri, a sostegno di un lavoro dignitoso, dell’inclusione sociale e della legalità.
Agli organizzatori e ai partecipanti di questa VII edizione rivolgono i loro auguri, apprezzamenti e incoraggiamenti gli arcivescovi Ivan Maffeis di Perugia-Città della Pieve, e Domenico Sorrentino di Assisi-Gualdo Tadino- Nocera Umbra.
Mons. Maffeis. Nel rivolgere a tutti il suo messaggio di saluto, il presule ha espresso «apprezzamento per la Pastorale sociale del lavoro e della custodia del Creato della diocesi di Perugia che partecipa attivamente a questa manifestazione, non solo con uno spazio dedicato al servizio di tutte quelle realtà che credono fermamente nel valore della persona umana come fonte di ricchezza di ineguagliabile valore, ma soprattutto proponendo un tema di grande rilevanza sociale, culturale e religiosa: “prendersi cura”. In più occasioni, Francesco ha fatto riferimento a questo concetto, che ha spesso collegato al verbo “proteggere”. La scorsa primavera, parlando ai Volontari del Servizio Nazionale di Protezione Civile italiana ricevuti in udienza, il Papa ha detto che “proteggere” significa “prendersi cura” del fratello: ovvero dare vita ad “una fraternità concreta”, custodire il valore della vita, preservarla e vigilare su di essa. Prendersi cura significa – sottolinea mons. Maffeis – compiere un’azione d’amore gratuita, unilaterale, senza chiedere nulla in cambio, che va svolta con tenerezza e riconoscendo “che noi per primi siamo custoditi”».
Mons. Sorrentino. «Il “prendersi cura!” – evidenzia il presule nel suo messaggio – è lo sviluppo naturale e la risposta essenziale al grande appello e al profondo grido che ci rivolge la storia, l’umanità, la creazione, la coscienza e soprattutto Dio! Nel libro della Genesi, la prima missione che è affidata all’uomo appena creato è: “Coltivare e Custodire” (cfr. Gn 2,15). Questo imperativo universale, per ogni tempo e per ogni luogo, rivolto a tutta l’umanità dalle origini esprime la “cosa giusta da fare”. Coltivare richiede un lavoro equo e solidale, attento alla creazione e soprattutto all’uomo in tutte le sue dimensioni, fisiche, psichiche e spirituali. Molta cura richiede specialmente la nostra attenzione ai poveri per i quali va promossa una esistenza più giusta e dignitosa. Coltivare vuol dire promuovere e diffondere processi che creino una cultura della giustizia e della pace, della riconciliazione tra uomo e creato: è una sfida fondamentale della società contemporanea… Sono grato anche perché ancora una volta – conclude mons. Sorrentino – è stata scelta la nostra Diocesi come campo base di questa iniziativa. Mi auguro che essa porti abbondanti frutti di sensibilizzazione, testimonianza e cambiamento di vita secondo i valori attinti al disegno di Dio e al suo amore».

Riccardo Liguori

Perugia – celebrazione in onore di sant’Ercolano, patrono della città e dell’Università. Mons. Maffeis: «Nella memoria viva di sant’Ercolano ci impegniamo a crescere nel senso della comunità come stile di vita»

«A meno che non lo si faccia relegandoli nel passato remoto, è sempre rischioso andare a scomodare i santi. Se accettiamo che la loro memoria non si risolva in retaggio del passato, ma alimenti lo sguardo con cui interpretare il nostro tempo, avvertiamo subito che ne scaturiscono alcune indicazioni piuttosto scomode o perlomeno assai impegnative». Così ha esordito l’arcivescovo Ivan Maffeis all’omelia della celebrazione eucaristica della festa del patrono della città e dell’Università di Perugia, sant’Ercolano, vescovo e martire, defensor civitatis, che il presule ha pronunciato, domenica 13 novembre, nella chiesa intitolata al patrono (il testo integrale è pubblicato nel sito: www.diocesi.perugia.it (sezione “arcivescovo”). Concelebranti sono stati don Francesco Benussi, rettore della chiesa di Sant’Ercolano, e don Mauro Angelini, rettore della chiesa del Gesù. Presenti il sindaco Andrea Romizi, che ha rinnovato il gesto simbolico dell’accensione del cero votivo accanto alle reliquie del Santo, e i rappresentanti del Sodalizio di San Martino, benemerita istituzione laica di carità proprietaria della chiesa di Sant’Ercolano.

Due suggestioni. Mons. Maffeis, che è arcivescovo di Perugia da poco più di due mesi, dall’11 settembre, non ha esitato a dire: «Da ultimo arrivato, sarebbe presuntuoso da parte mia voler mettere a fuoco le consegne che Sant’Ercolano, il principale patrono della città e dell’Università, ci affida. Mi limito quindi a due suggestioni (la difesa dei poveri e il legame all’Università, n.d.r.), che rinviano ad altrettante cartine al tornasole con cui verificare il nostro cammino di comunità. La prima. Sant’Ercolano viene definito defensor civitatis, perché – oltre che resistere ai Goti che assediavano Perugia, che lo tortureranno e lo decapiteranno – con questa carica pubblica seppe spendersi per il bene del popolo, in particolare per la difesa dei poveri. Ercolano è stato davvero pastore, buon pastore, secondo l’immagine che emerge dalla prima lettura come dal Vangelo. Un pastore non fugge, non abbandona, ma anche nei giorni nuvolosi e di caligine, nei giorni della dispersione, di cui parlava il profeta, rimane riferimento autorevole».

Povertà della solitudine. Nel soffermarsi su Ercolano difensore in particolare dei poveri, nel giorno in cui la Chiesa ha celebrato la VI Giornata mondiale dei poveri voluta dal Papa, mons. Maffeis, prendendo come riferimento il recente Rapporto sulle povertà in Umbria curato dalla Caritas regionale, ha sottolineato che «accanto alle forme di povertà materiale, si tocca con mano la crescita della solitudine, che porta con sé bassa autostima, sfiducia, mancanza di speranza e di progettualità, disagio psichico. I tanti anziani che frequentano le due mense cittadine (attivate dalla Caritas tra il 2008 e il 2022 con la collaborazione di istituzioni civili e realtà imprenditoriali, n.d.r.) sono un segno emblematico di questa povertà sociale».

Contrasto comune alla povertà. «Nel contempo, l’esempio di Sant’Ercolano – ha aggiunto l’arcivescovo –, la sua sensibilità e capacità di farsi prossimo non sono andati dispersi. Parlano nella disponibilità che ha mosso tante famiglie ad aprire le porte ai profughi. Parlano nei volontari, formati dalla Caritas e anima dei Centri di Ascolto che ho la grazia di incontrare sul territorio. Parlano nel contrasto alla povertà, portato avanti dall’impegno dei servizi pubblici in sintonia con le realtà del Terzo Settore. La sfida diventa quella di dar continuità a questa convergenza per affrontare situazioni che vanno ben oltre l’emergenza e correggere le distorsioni del sistema economico e sociale, che finiscono per generare diseguaglianza e povertà».

Il ruolo dell’Università. «Nell’affrontare questa impegnativa responsabilità – ha evidenziato mons. Maffeis –, è decisivo e qualificante il contributo assicurato dall’Università. Il secondo aspetto che volevo sottolineare è proprio quello che lega Sant’Ercolano all’Università… Sin dalla seconda metà del Duecento, l’istituzione comunale – che nei propri Statuti aveva eletto Ercolano patrono della città – aveva lavorato affinché Perugia fosse inserita fra le città di riferimento per l’insegnamento universitario. Questo impegno del Comune coinvolse l’Università anche nella partecipazione alle manifestazioni sociali e religiose. Lo documentano gli Statuti cittadini già del XIV secolo, che nell’ordine di accesso alle luminarie (le processioni religiose, n.d.r.) collocano in posizione di prestigio il Rettore e i dottori dello Studio, quindi gli studenti, così da valorizzare pubblicamente un’istituzione simbolica che era – ed è – vanto per Perugia e il suo governo. Il livello di investimento in cultura e formazione dice la volontà della comunità tutta di darsi condizioni e opportunità di sviluppo. È anche via indispensabile alla pace, a far sì che la nostra Europa non sia ulteriormente ferita dai barbari, ossia dalla violenza della guerra. Portiamo davanti al Signore le sofferenze, attese, le necessità del nostro popolo, compresa la situazione di disagio che oggi vede faticare tanti studenti nel trovare alloggio».

«Nella memoria viva di Sant’Ercolano, di cui da quasi 1500 anni la nostra città conserva le reliquie – ha concluso l’arcivescovo –, ci impegniamo a crescere nel senso della comunità come stile di vita, così da assicurare anche il diffondersi di una cultura della solidarietà».

Presentato il IV Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria. Il vescovo delegato mons. Soddu: «Rilevante è la povertà dei giovani, con il pericolo che sia un vivaio di ulteriore nuova povertà generate dall’indifferenza»

In vista della VI Giornata Mondiale dei Poveri indetta da Papa Francesco domenica 13 novembre dedicata al tema “Gesù Cristo si è fatto povero per voi”, presso il “Villaggio della Carità” a Perugia, è stato presentato il IV Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria 2021 “Un Padre alla ricerca dei figli”, a cura della Delegazione regionale Caritas. Il rapporto prende in esame l’anno 2021 e ogni dato analizzato ha dietro di sé il volto e la storia di una persona, di una famiglia che cerca nuova dignità. Si vuole costruire una rete sempre più virtuosa che porti le persone in gravi difficoltà a liberarsi dalle catene della povertà.
Sono intervenuti mons. Francesco Soddu, vescovo di Terni-Narni-Amelia, delegato Ceu per il servizio alla carità, il prof. Marcello Rinaldi, responsabile della Delegazione Caritas Umbria, e il prof. Pierluigi Grasselli, economista, coordinatore dell’Osservatorio diocesano delle povertà ed inclusione sociale di Perugia, i direttori delle Caritas diocesane umbre e i rappresentanti delle Istituzioni civili preposte alle politiche sociali.
Dal rapporto emerge come alla pandemia Covid 19 sia seguita una grande diffusione della povertà, con un forte inasprimento delle disuguaglianze, frutto diretto e indiretto degli svariati provvedimenti di confinamento e l’aggravamento di disparità molteplici, che caratterizzano struttura e funzionamento del sistema economico e sociale.
Per effetto della pandemia, muta anche la composizione delle persone cadute in povertà. Circa il 30% dei richiedenti aiuto è costituito dai cosiddetti “nuovi poveri”, di cui quasi 2/3 italiani, colpiti dagli effetti diretti e indiretti della pandemia.
In questo contesto, piuttosto critico, irrompe l’emergenza umanitaria connessa all’invasione russa dell’Ucraina. Alla metà di maggio 2022 sono più di 113 mila le persone in fuga dal conflitto in Ucraina e giunte in Italia, tra cui quasi 39 mila minori. Aiutarle chiede risorse per l’assistenza ai minori soli e per l’accoglienza dei profughi sul territorio. Per la scuola, migliaia di minori entrano nelle aule italiane, ma ci sono problemi di personale e di formazione dello stesso.

I dati raccolti nei Centri di Ascolto Caritas delle 8 diocesi umbre evidenziano come la povertà abbia sempre più natura strutturale e si caratterizzi, da tempo, per una elevata quota di famiglie in stato di povertà assoluta, mentre in crescita anche la povertà relativa passata dall’8% del 2020 al 9,5% del 2021.
In totale i richiedenti aiuto registrati nei centri di ascolto nel 2021 sono stati 4806, di cui 2416 donne e 2390 uomini, per lo più stranieri (2519 del totale), con provenienza prevalente da Marocco, Nigeria, Romania e Albania, e 1620 italiani, di fascia d’età compresa tra i 19-65 anni, con un’istruzione medio bassa (licenza media inferiore).
Il rapporto mostra come stia cambiando la composizione dei poveri con la presenza di disoccupati (1256), ma anche quella degli occupati (752), che rappresentano “lavoratori poveri” quando un lavoro non adeguatamente retribuito può non preservare dalla povertà, e pensionati (256).
Informazioni di grande rilievo sono quelle riguardanti la qualità e la frequenza dei bisogni: su un totale di 9609 richieste di aiuto, l’incidenza più elevata riguarda i bisogni strettamente collegati ad una condizione di povertà, quali i sussidi economici o altre tipologie di beni o servizi, alla casa, dalla richiesta di occupazione, dai bisogni legati alla famiglia, all’immigrazione, alla salute. Questa matrice dei bisogni mostra la multidimensionalità della povertà, e la conseguente necessità di una molteplicità di interventi.
Tra i problemi, si propongono quelli legati al pagamento di un affitto, per 2480 assistiti; oppure alla presenza di figli minori conviventi per 1677 richiedenti, che manifesta la rilevanza che può assumere il problema della povertà minorile.
La Caritas ha accresciuto in misura rilevante il volume degli interventi, ed anche la loro articolazione, introducendo innovazioni nelle modalità erogative, per rispondere ai forti aumenti dei bisogni degli assistiti, sul fronte dell’offerta di beni e servizi, e della crescente differenziazione di questi, per rispondere alla multidimensionalità della domanda di aiuto
Nel 2021 sono stati effettuati dalle Caritas diocesane 148.644 interventi di cui spiccano per quantità quelli per beni e servizi materiali, alloggio e ascolto e in questo dato si può delineare il ruolo di accompagnamento dei Centri d’ascolto rispetto al semplice aiuto economico. Nel dettaglio gli interventi sono stati 98.967 per beni e servizi materiali (tra cui compaiono empori e market solidali, viveri, mensa e vestiario); 27.504 per l’alloggio; 14.728 per l’ascolto; 3917 per sussidi economici; 1226 per il coinvolgimento di enti o associazioni; 454 per lavoro; 846 per consulenza professionale; 612 per orientamento; 325 per la sanità; 40 per la scuola e 25 per servizi socio-assistenziali
«Il rapporto e ciò che deriva dall’ascolto delle persone – sottolinea mons. Francesco Antonio Soddu –. I dati sulla povertà sono i risultati di quello che è stata l’opera dei Centri di ascolto diocesani. Dietro a questi numeri ci sono delle persone con le loro vite e problematiche che evidenziano ancora una volta il trend in crescita della povertà assoluta. Ciò che è più rilevante in questo nostro rapporto è la povertà dei giovani, con il pericolo che sia un vivaio di ulteriore nuova povertà generate dall’indifferenza. E ed è già un fatto acclarato che in Italia ci sono più di 1 milione e 400mila minori poveri. Bisogna mettere in atto quelle che sono le strategie emergenziali, ma che sono alla portata di tutti, innanzitutto l’istruzione e l’occupazione, perchè senza istruzione non si può accedere a nessun tipo di occupazione. Ciò che papa Francesco ci ricorda nelle sue esortazioni e lettere è di abbattere le disuguaglianze che ci sono in ogni fronte della vita sociale e che tendono a crescere senza sosta. Nella nostra regione dobbiamo cercare di mettere in atto quanto più possibile l’abbattimento delle disuguaglianze a livello di istruzione e di occupazione».
Il prof. Grasselli ha evidenziato l’importanza di «un welfare comunitario, un welfare non personalizzato. Dobbiamo considerare – ha aggiunto – il nostro impegno nel volontariato per venire incontro ai bisogni dell’altro. Un welfare a quattro mani. Il governo deve essere a quattro mani, pubblico, mercato e società civili sia cittadini che imprese socialmente rilevanti, sono necessari per affrontare le sfide di oggi. Dietro i bisogni si nascondono le disuguaglianze che crescono inarrestabili. Criticità sono il mercato del lavoro e il sistema dell’istruzione, la condizione abitativa, il sistema sanitario».

Il rapporto, contenente i dati sulla povertà suddivisi anche per singole diocesi, è consultabile on line al seguente link:

https://storymaps.arcgis.com/stories/2f96370733324b8eae0923bdc0a53703

 

 

 

 

 

 

Perugia – mons. Marco Salvi nominato vescovo di Civita Castellana. La gratitudine dell’arcivescovo mons. Ivan Maffeis per il ministero svolto dal suo vescovo ausiliare

Il vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve mons. Marco Salvi è stato nominato oggi, 11 novembre 2022, da Papa Francesco vescovo di Civita Castellana, a seguito della rinuncia alla guida pastorale, per raggiunti limiti di età, del suo predecessore mons. Romano Rossi. La notizia è stata data dalla Sala Stampa della Santa Sede, alle ore 12, e in contemporanea a Civita Castellana e a Perugia.
Nel capoluogo umbro l’arcivescovo mons. Ivan Maffeis ha convocato in Arcivescovado il presbiterio diocesano e i collaboratori di curia per l’importante annuncio. «Il vescovo Marco, nel rivolgersi alla nuova diocesi, diceva: vengo con amore. Queste sue parole – ha commentato mons. Maffeis – sono la sintesi anche di quanto lui è stato e ha fatto in questi tre anni e mezzo con noi. Ha avuto un compito non facile, quello di stare accanto a una figura come quella del cardinale Gualtiero Bassetti, che si ritrovava ad essere presidente della Conferenza episcopale italiana, con quello che questo incarico comportava. Oggi rivolgiamo al vescovo Marco il nostro grazie che vuole davvero riassumere quello che lui è stato ed è in mezzo a noi. Io, da ultimo arrivato, ho un debito di riconoscenza per come ha organizzato il mio ingresso e la mia ordinazione, per come mi ha accolto e condotto in questi due mesi, dall’11 settembre all’11 novembre. In questo periodo sono stato vicino ad una persona di cui ho apprezzato la capacità di amministrare e di governare. L’ha fatto nei miei confronti con grande fraternità e disponibilità e per questo gli sono riconoscente. Da questo momento, più che il mio, vorrei che sentisse il ringraziamento della nostra Chiesa ed anche della nostra comunità civile. In fondo siamo qui a rappresentare quell’unica città, quell’unica terra, quell’unica diocesi in cui il vescovo Marco si è speso con generosità anche aprendo nuove opportunità, nuovi sentieri. Su questa strada – ha concluso mons. Maffeis – gli auguriamo non solo di continuare a camminare, ma di farlo sentendo la nostra gratitudine, la nostra amicizia che non vengono meno».
I Vescovi dell’Umbria accompagnano con l’augurio e la preghiera mons. Marco Salvi chiamato dal Santo Padre a servire come Vescovo la Chiesa di Civita Castellana, auspicando un fecondo ministero per il bene del popolo di Dio affidato alle sue cure.

Il saluto del vescovo eletto di Civita Castellana mons. Marco Salvi alla comunità diocesana perugino-pievese. Il presule: «È stata una grande occasione di crescita umana e spirituale, in cui ho incontrato e conosciuto il volto bello di una Chiesa viva e vivace, ma anche le sue debolezze e fragilità»

Carissimi fratelli e sorelle della chiesa di Dio che è in Perugia-Città della Pieve,
in questo giorno in cui il Santo Padre mi ha nominato Vescovo di Civita Castellana, grato al Signore per i doni ricevuti in questi anni, desidero rivolgere un pensiero colmo di gratitudine ed anche un po’ emozionato alla nostra carissima Chiesa diocesana che ho servito in questi tre anni svolgendo il mio compito di Vescovo Ausiliare.
Un pensiero particolare va all’Arcivescovo Ivan e al Vescovo Emerito Card. Gualtiero, ringraziandoli per la stima, la collaborazione e la fraterna amicizia che ci unisce.
Sono grato ai presbiteri, ai diaconi, ai religiosi, alle religiose e ai seminaristi per aver condiviso insieme belle ed avvincenti esperienze pastorali.
Ringrazio i dipendenti e i collaboratori di curia, i direttori degli uffici e i responsabili dei diversi servizi con i quali ho avuto sin da subito un costruttivo e proficuo rapporto di lavoro.
È stata una grande occasione di crescita umana e spirituale, in cui ho incontrato e conosciuto il volto bello di una Chiesa viva e vivace, ma anche le sue debolezze e fragilità.
Ringrazio la città di Perugia e tutte le sue istituzioni civili e militari, con le quali mi sono sempre confrontato con sincerità e leale spirito di collaborazione, consapevole che il dialogo è lo strumento fondamentale per costruire insieme.
La distanza geografica, seppur minima, che ci divide non interromperà i sentimenti di stima, di amicizia e di comunione reciproca maturati in questi anni.
Affidando il nostro cammino alla materna guida della Madonna delle Grazie, di cuore e con affetto, benedico voi tutti e le vostre famiglie,

Perugia, 11.11.2022
San Martino di Tours

+ Marco Salvi
Vescovo Eletto di Civita Castellana

Città di Castello – festa dei santi Florido ed Amanzio

La comunità diocesana di Città di Castello si sta preparando a celebrare – domenica 13 novembre – i santi patroni, Florido, vescovo, e Amanzio, sacerdote.
Vale la pena ricordare che la storia dei santi affonda le radici attorno all’anno 520 quando Florido nacque a Città di Castello. Studiò lettere e teologia. Attorno all’anno 542 il vescovo lo nominò diacono. Qualche tempo dopo Florido, con Amanzio e Donnino, fuggì a Perugia, poiché Città di Castello era stata assediata dalle truppe di Totila. Qui il vescovo Ercolano, lo ordinò sacerdote. Quando Perugia cedette a Totila il vescovo Ercolano fu ucciso. Florido, tornato a Città di Castello, la trovò distrutta dai barbari. Nella drammatica situazione seppe tenere unita la popolazione e organizzare la ricostruzione. Aiutandosi l’un l’altro come fratelli, Florido vescovo, Amanzio sacerdote e Donnino laico/eremita, hanno dato vita a una Chiesa autentica, animata dalla fede e dalla carità, fondata sulla certezza dell’amore di Dio che dà la forza di ricostruire le mura, le case, il castello, le strade, ma soprattutto una comunità umana e cristiana.
Papa Pelagio, accogliendo la preghiera dei cittadini, nominò Florido vescovo. Egli si impegnò nel predicare la Parola di Dio, vivendo con giustizia e carità. Morì a Pieve de’ Saddi il 13 novembre 599.
La cripta della Cattedrale di Città di Castello custodisce i resti mortali dei santi patroni.

In Duomo domenica 13 novembre saranno celebrate le sante messe ogni ora dalle ore 8 alle ore 12.
Alle ore 18 la solenne celebrazione, presieduta dal vescovo diocesano mons. Luciano Paolucci Bedini sarà trasmessa in diretta da TRG sul canale 13 in tv e in streaming sul sito web www.trgmedia.it.

Ricorda il vescovo che “il al rapporto che come Chiesa siamo chiamati ad avere con le nostre città, perché anche la città e le sue istituzioni sentano la comunità ecclesiale interessata e coinvolta nella responsabilità per il bene comune, e solidale nell’affrontare le questioni che toccano la vita di tutti. Florido e Amanzio hanno amato questa terra e questa Città.
Oggi la Chiesa diocesana tifernate non può escludersi dal sentirsi parte attiva della vita di questo territorio. Occorre un sussulto di fede e di speranza per tornare a voler conoscere con verità le reali situazioni in cui ci troviamo, le difficoltà che ci pesano, i pericoli che stiamo correndo, e le cause che generano tutto ciò. Ma è necessario da parte nostra soprattutto uno sguardo di amorevole vicinanza alla vita di coloro che abitano con noi queste antiche mura, perché nessuno si senta
abbandonato o escluso, e perché ciò che manca sia soccorso prima di tutto con un atteggiamento di condivisione, senza attendere che altri se ne accorgano e se ne facciano carico”.

L’OMELIA DE VESCOVO PAOLUCCI BEDINI

Confermato presidente Ceu l’arcivescovo mons. Renato Boccardo. Eletti vice presidente mons. Ivan Maffeis e segretario mons. Francesco Antonio Soddu.

In apertura dei lavori della riunione autunnale della Conferenza episcopale umbra (Ceu), tenutasi ad Assisi, il 9 novembre, presso il Pontificio Seminario Umbro “Pio XI”, sono stati rinnovati gli incarichi dell’Ufficio di presidenza della stessa Ceu per il quinquennio 2022-2027. Come presidente è stato rieletto mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, e come vice presidente e segretario sono stati eletti mons. Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, e mons. Francesco Antonio Soddu, vescovo di Terni-Narni-Amelia, che subentrano rispettivamente a mons. Domenico Sorrentino e a mons. Marco Salvi. A questi ultimi due va il sentito ringraziamento dei confratelli nell’episcopato per aver svolto il loro mandato con generosità e spirito di servizio.

Aree pastorali. Accogliendo la proposta dell’Assemblea ecclesiale regionale celebrata a Foligno lo scorso maggio, che richiedeva di rivedere la composizione e il numero delle Commissioni regionali Ceu, i vescovi hanno definito sei Aree pastorali: 1) Evangelizzazione, affidata a mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Gualdo Tadino-Nocera Umbria e di Foligno; 2) Laici, affidata a mons. Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Città di Castello e di Gubbio; 3) Clero e Vita consacrata, affidata a mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Orvieto-Todi; 4) Carità e Salute, affidata a mons. Francesco Antonio Soddu; 5) Cultura e Comunicazione, affidata a mons. Ivan Maffeis; 6) Giuridico-amministrativa, affidata a mons. Renato Boccardo.

Sono Enti collegati alla Ceu il Tribunale ecclesiastico interdiocesano umbro (Teiu), il cui moderatore è mons. Ivan Maffeis, il Pontificio Seminario Regionale Umbro (Commissione composta da mons. Luciano Paolucci Bedini, mons. Domenico Sorrentino, mons. Renato Boccardo), l’Istituto Teologico di Assisi (Ita) e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi (Issra), il cui moderatore è mons. Renato Boccardo. Inoltre i vescovi hanno costituito la Segreteria pastorale regionale, in attuazione della suddetta Assemblea ecclesiale, affidandone il coordinamento a don Giovanni Zampa della Diocesi di Foligno, ed hanno confermato negli incarichi di segretario organizzativo della Ceu il dott. Amilcare Conti, dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, e di economo della Ceu il dott. Daniele Fiorelli, della Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino.

Volto più sinodale delle Chiese. «Con queste nuove decisioni noi vescovi abbiamo inteso accogliere e rispondere alle indicazioni e sollecitazioni emerse dall’Assemblea ecclesia regionale di Foligno, con l’intento di dare un volto sempre più sinodale alle nostre Chiese – spiega il presidente mons. Boccardo –, per l’edificazione di una comunità ecclesiale che sappia rispondere meglio alla missione ricevuta nel servizio agli uomini e alle donne del nostro tempo. Anche il rinnovamento degli ambiti pastorali è finalizzato non a una burocratizzazione ulteriore, ma ad una migliore risposta alla missione costitutiva della Chiesa nell’andare incontro alle gioie, alle sofferenze e alle speranze di noi cristiani come ci ricorda la Gaudium et spes».

Caritas – presentazione rapporto povertà Umbria 2022

“Un Padre alla ricerca dei figli” è il titolo del Rapporto Povertà in Umbria a cura della Delegazione regionale Caritas che sarà presentato in conferenza stampa a Perugia, venerdì 11 novembre, alle ore 11, presso il “Villaggio della Carità”(via Montemalbe 1–zona via Cortonese), in occasione dell’imminente VI Giornata mondiale dei poveri indetta da Papa Francesco domenica 13 novembre dedicata al tema “Gesù Cristo si è fatto povero per voi”(cfr 2 Cor 8,9).
Interverranno mons. Francesco Soddu, vescovo di Terni-Narni-Amelia, delegato Ceu per il servizio alla carità, il prof. Marcello Rinaldi, responsabile della Delegazione Caritas Umbria, e il prof .Pierluigi Grasselli, economista, coordinatore dell’Osservatorio diocesano delle povertà ed inclusione sociale di Perugia.
Parteciperanno i direttori delle Caritas diocesane umbre e i rappresentanti delle Istituzioni civili preposte alle politiche sociali. Il rapporto prende in esame l’anno 2021, con prospettive sullo scenario dell’anno in corso, e ogni dato analizzato ha dietro di se il volto e la storia di una persona, di una famiglia che cerca nuova dignità. Si vuole costruire una rete sempre più virtuosa che porti le persone in gravi difficoltà a liberarsi dalle catene della povertà.

Perugia – l’arcivescovo Ivan Maffeis in visita alle famiglie del Luna Park che nel 2023 festeggerà i primi cento anni di attività. Il presule agli operatori dello spettacolo viaggiante: «Non vi manchi mai il fuoco che è l’amore del Signore».

«Grazie della vostra preghiera e della vostra accoglienza. Siamo tutti alla ricerca di un posto e voi sapete quanto sia difficile trovare il posto in cui fermarsi. Almeno qui, nel Signore, celebrando l’Eucaristia tra le vostre attrazioni, un posto c’è per tutti. Nel Signore il posto c’è ed è un posto dove non ci sono tasse da pagare, c’è accoglienza, misericordia, perdono, solidarietà». Lo ha detto l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve mons. Ivan Maffeis portando la sua vicinanza alle fatiche e alle preoccupazioni per il lavoro delle 140 famiglie degli operatori dello spettacolo viaggiante del Luna Park di Perugia, anch’essi alle prese con il caro bollette dell’energia elettrica.

Arrivano a Perugia da 99 anni e il prossimo anno festeggeranno un secolo di attività (1923-2023), con le loro 124 attrazioni che danno il pane a più di 350 persone. Nel capoluogo umbro sostano per più di un mese, tra ottobre e novembre. «L’edizione 2023 sarà molto speciale – ha annunciato Enzo La Scala, portavoce del Luna Park –, perché festeggeremo un secolo della nostra presenza a Perugia, un evento che pubblicizzeremo anche a livello nazionale e sarà una grande festa che coinvolgerà tutta la città».

La fatica di ogni giorno. Anche quest’anno si è rinnovata la tradizione della celebrazione eucaristica sulla pista di un autoscontro, presieduta per la prima volta da mons. Maffeis, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve dallo scorso 11 settembre, insieme al parroco di Ferro di Cavallo don Francesco Medori, responsabile diocesano della pastorale per i circensi, fieranti e dello spettacolo viaggiante. «Sono contento di essere qui, in quest’ora in cui il Luna Park è fermo, c’è silenzio, perché dentro lo spettacolo viaggiante c’è la fatica di ogni giorno, quella che voi interpretate e portate avanti – ha esordito mons. Maffeis all’omelia –. Venendo qui la sera si entra, giustamente, in un mondo di luci, di movimento, di festa e si rischia di dimenticare quello che c’è dietro: la preoccupazione, il pensiero, il lavoro delle vostre famiglie. Credo che dietro a ciascuna di queste attrazioni ci sia la volontà di lavorare al meglio per offrire a noi un momento di distensione e di divertimento».

Insieme verso il Cielo. «Il Vangelo parlava di Gesù che va in cerca, come il pastore della pecora – ha proseguito il presule – e riflettendo su questo passo rivedo don Francesco, con la sua passione e la sua cordialità, passare da una roulotte all’altra nel portare un segno della presenza del Signore a ciascuno di voi. È il gesto di chi vuole bene alle persone con gratuità, senza interesse. Dietro don Francesco e dietro di me c’è la stima della comunità cristiana e della Chiesa per tutti voi nel sentirci in cammino insieme come fratelli, come sorelle verso il Cielo».

Non manchi mai il fuoco. Mons. Maffeis, davanti all’impresa del Luna Park caratterizzata da «abilità, professionalità, artigianato… per far funzionare il tutto», ha terminato l’omelia raccontando la storia di un ragazzo che si era messo in proprio perché stanco di stare alle dipendenze del padrone, ma «la sua officina non rendeva e con un po’ di umiltà è tornato dal suo ex datore per chiedergli consiglio. Questi, dopo aver visitato l’officina, dice al ragazzo: “tu hai tutto l’occorrente, ma ti manca una cosa essenziale, il fuoco, quella fiamma che fa funzionare l’officina, che fa fondere i metalli e che permette di lavorarli”. Io vi auguro – ha detto mons. Maffeis rivolgendosi agli operatori dello spettacolo viaggiante – che non vi manchi mai il fuoco, che è l’amicizia, la fraternità, la capacità di darsi la mano l’uno con l’altro… Non vi manchi mai il fuoco che è l’amore del Signore, perché quando c’è Lui riusciamo a portare i nostri problemi con un’altra forza e con un’altra fiducia, con la fiducia della sua provvidenza, con la fiducia della certezza che Lui non ci molla, non ci dimentica, non ci abbandona».

I problemi di uno sono i problemi di tutti. Al termine della celebrazione, il portavoce Enzo La Scala ha ringraziato a nome della comunità del Luna Park l’arcivescovo Maffeis per la visita e per le parole di incoraggiamento per il loro lavoro. «È bello sentire da parte sua, che ci conosce da poco, in realtà, dentro di lei, ci conosce da tanto. Questo perché siamo una comunità in cui ci troviamo, ci allarghiamo, rimaniamo insieme e i problemi di uno sono i problemi di tutti affrontandoli nel migliore dei modi per portare a casa il risultato, quello di avere una famiglia che funziona, un’attività che funziona, una vita che funziona». La Scala ha avuto un pensiero anche per don Francesco Medori definendolo «il parroco nel luna park più che del luna park, perché lui è parte integrante di noi e quando abbiamo un problema ci rivolgiamo a lui per risolverlo. Noi di questo siamo felicissimi come anche di aver avuto oggi l’onore di conoscere lei, mons. Maffeis, senza dimenticarci del cardinale Gualtiero Bassetti che abbiamo sempre avuto nel cuore e spero che il nostro cammino sia lungo insieme a lei».

Raccolta fondi per la Caritas diocesana. Grati per l’aiuto ricevuto dalla Caritas diocesana durante la fase acuta della pandemia, gli operatori del Luna Park hanno promosso una raccolta in denaro per le attività caritative della Chiesa perugino-pievese consegnata all’arcivescovo Maffeis, accompagnata da una lettera in cui esprimono la loro riconoscenza. Grazie alla Caritas, hanno scritto gli operatori del Luna Park, «non eravamo più soli, il nostro mondo si è rimesso in cammino, luci, musiche e sorrisi sono tornati riportando gioia e allegria nelle varie città. Mai dimenticheremo il sostegno e l’amore con cui siamo stati aiutati a rialzarci. Offriamo il nostro piccolo dono e lo poniamo nelle vostre mani. Sappiamo che non ripagherà mai l’immenso altruismo con cui ci avete teso la mano salvandoci. Viene dai nostri cuori ed ora siamo al vostro fianco…».

A sei anni dal sisma del 2016: a Norcia, nella cripta della Basilica di S. Benedetto, un momento di preghiera per fare memoria.

Domenica 30 ottobre 2022: esattamente sei anni fa, e sempre di domenica, un violento terremoto ha ferito e trasfigurato Norcia e la Valnerina. Alle 7.40 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha presieduto un momento di preghiera per fare memoria di quanto accaduto. E il luogo scelto è altamente significativo: la cripta della Basilica di S. Benedetto, simbolo del sisma del 2016. È stata ricostruita la volta, sono stati ricollocati gli antichi pilatri, è stato ricostituito quell’antichissimo ambiente, luogo di devozione, di arte e di storia che è la cripta, dove secondo la tradizione sono nati i santi gemelli Benedetto e Scolastico. Col Presule sono scese in cripta, in totale sicurezza, 25 persone, tra cui: il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Alfredo Mantovano, la presidente della Giunta regionale dell’Umbria Donatella Tesei, il commissario straordinario alla ricostruzione Giovanni Legnini, il Capo del dipartimento di Protezione Civile Fabrizio Curcio, la presidente della Provincia di Perugia Stefania Proietti, il sindaco di Norcia Nicola Alemanno, il soprintendente speciale per le aree colpite dal sisma Paolo Iannelli, il parroco di Norcia don Marco Rufini, il priore dei monaci benedettini padre Benedetto Nivakoff. Le persone presenti hanno assistito alla cerimonia, dalla Piazza, attraverso dei monitor.
La riflessione dell’Arcivescovo ha trovato il fondamento nel capito 3, versetti 1-8 del Libro di Qoèlet, dove si dice che ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo. «Fare memoria – ha detto il Presule – vuol dire sempre necessariamente “imparare”. Sorge spontanea allora la ricerca di un insegnamento da quello che abbiamo vissuto. Lo vorrei esprimere così… Il sapiente antico appena ascoltato ci ricorda che la dimensione della vita dell’uomo si realizza in un tempo preciso, dove ogni istante ha la sua ragion d’essere. È qui e ora che viviamo ed esprimiamo il nostro essere in tutta la sua umanità e nelle sue contraddizioni; c’è infatti “un tempo per amare e un tempo per odiare; un tempo per demolire e un tempo per costruire; un tempo per piangere e un tempo per ridere”. Riconosciamo in ogni giorno della nostra vita il susseguirsi di questi tempi tanto diversi tra loro e, se ci fermiamo a riflettere, possiamo ricordare periodi precisi in cui abbiamo sperimentato in modo particolare un tempo piuttosto che un altro, tempi dolorosi di lutto, di perdita; tempi felici di rinnovamento, di nascita, di vita nuova». «E allora noi – ha proseguito il Presule – impariamo la pazienza del tempo: la vita è fatta di molteplici esperienze, di avvicendamenti, di stagioni che ruotano e di profumi che cambiano: nulla resta per sempre e ciò che oggi sembra remoto e impossibile, domani sarà tuo; la vita è fatta di relazioni e queste generano il pianto e il riso, l’abbraccio e la distanza, l’amore e l’odio, il cercare ed il perdere; la vita ha un’estensione a tutto sesto e sul limitare dell’amore si può conoscere l’odio. Il nostro cuore resta attonito e pensante dinanzi al teatro sublime e tremendo che è il dipanarsi della parabola esistenziale. Ma anche fiducioso. C’è un tempo per ogni cosa e, quindi, vivi appieno il momento: nel riso vivi tutta la gioia possibile, nel pianto cogli la goccia preziosa delle lacrime,
nella ricerca metti ogni tua curiosità e, nella perdita, approfitta per liberarti dalle zavorre del passato e per prepararti ad accogliere aurore nuove; nel tempo dello strappo grida e ribellati alle lacerazioni, giungerà il giorno per ricucire i pezzi e il filo dell’unione si riannoderà. La legge della vita esiste, e la sua armonia si può udire e gustare solo sintonizzandosi con i suoi tempi giusti. Quando le cose ci appaiono brutte e non buone forse siamo semplicemente fuori tempo: mangiamo un frutto acerbo, valutiamo un processo ancora in corso, non sappiamo pazientare finché un sogno giunga a compimento, ci fermiamo al venerdì santo, vediamo un albero sfiorito nel suo autunno senza attendere la primavera. Quando l’uomo comprende – nel dolore – di non essere il padrone delle cose la cui esistenza lo affascina e seduce, allora può voltarsi, assumere uno sguardo nuovo sulla realtà e scoprire lo scorrere misterioso e sapiente della vita. Quando è stato capace di continuare a camminare nonostante la fatica e la delusione, dopo aver rinunciato per sempre alle consolazioni non vere, può scoprire all’improvviso una nuova gioia di vivere. È questo il grande miracolo che continua ad accadere tutti i giorni sotto il sole. L’esempio e l’intercessione di San Benedetto ci aiutino ad abitare così, con le sue luci e le sue ombre, il tempo della nostra vita». Al termine del momento di preghiera l’arcivescovo Boccardo ha ringraziato il sovrintendente Iannelli che con la sua sensibilità ha permesso di essere qui; e il grazie del Presule è andato anche al commissario Legnini che «è accanto a noi fino a diventare uno di noi e speriamo di continuare a lungo questa collaborazione».