Spoleto – messa crismale. L’Arcivescovo ai presbiteri e ai fedeli: «Le energie profuse nei reciproci attacchi sono sottratte all’annuncio del Vangelo e alla carità. La sanificazione delle relazioni comincia dalla lingua: più silenzio, più preghiera, più ascolto e servizio e meno mormorazioni, meno passione per le polemiche sterili e per gli sfoghi risentiti».

Nel tardo pomeriggio di mercoledì 13 aprile 2022 nella Basilica Cattedrale di Spoleto l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, insieme a tutti i presbiteri, diocesani e religiosi, ha presieduto la Messa Crismale. Questa celebrazione sottolinea l’unità della Chiesa raccolta intorno al proprio Pastore; in questa Messa vengono consacrati gli Oli Santi (il Crisma, quello dei Catecumeni e quello degli Infermi) e i presbiteri rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione. La liturgia è stata animata dalla corale diocesana diretta da Mauro Presazzi, con all’organo Angelo Silvio Rosati. Il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi e da un bel gruppo di ministranti, coordinati dal cerimoniere arcivescovile don Pier Luigi Morlino.

L’Arcivescovo ha ricordato quei sacerdoti che in questo anno ricordano un particolare anniversario: don Sebastiano Urumbil, parroco di Vallo di Nera; 25 anni; mons. Eugenio Bartoli, parroco di Strettura di Spoleto e presidente del Centro di Solidarietà “don Guerrino Rota”, 50 anni; mons. Oreste Baraffa, priore emerito di Trevi, 55 anni; padre Mario Di Quinzio, degli Agostiniani di Cascia, e padre Angelo De Sanctis, dei Passionisti della Madonna della Stella, 60 anni; mentre con gratitudine è stata fatta memoria di quei presbiteri tornati alla Casa del Padre: mons. Giampiero Ceccarelli, don Guerrino Conti, padre Giorgio Giamberardini dei Passionisti.

I cinque verbi per essere “generativi”. Nell’omelia mons. Boccardo, rivolgendosi ai “suoi” presbiteri e con essi a tutte le comunità, ha elencato alcuni atteggiamenti necessari per essere “generativi”, che si declinano in cinque verbi. «Innanzitutto – ha detto – occorre desiderare. La situazione attuale ci richiede un passaggio decisivo nella forma di esercizio del ministero: da un sacerdote mediatore del sacro che si pensa come guida solitaria a un prete in un ordine presbiterale che non può pensarsi isolato, ma sempre inserito in uno stile di comunione e collaborazione. Le energie profuse nei reciproci attacchi sono sottratte all’annuncio del Vangelo e alla carità. La sanificazione delle relazioni comincia dalla lingua: più silenzio, più preghiera, più ascolto e servizio e meno mormorazioni, meno passione per le polemiche sterili e per gli sfoghi risentiti». Poi, mons. Boccardo ha parlato di concepire: «Può essere frutto soltanto di un atto d’amore! Generare la Chiesa è un gesto di passione, di amore tenero e forte, di incontro che esige attesa vigile, pazienza, parola, silenzio, fedeltà quotidiana e seria. Si può concepire solo dentro un disegno comune, con il desiderio di costruire una storia insieme. Per generare bisogna parlare ciascuno la propria Iingua capendo quella deII’altro. Nessuno perde la sua identità, ma genera nuove storie di vita, apre orizzonti di speranza». Il terzo atteggiamento delineato dal Presule è il mettere al mondo: «Auguro a ciascuno di voi di saper mantenere vivo il ricordo dei giorni in cui il ministero vi ha dato gioia profonda per aver trasmesso fiducia e speranza, quando avete donato la pace nel sacramento della Riconciliazione, asciugato qualche lacrima, riempito una casa della parola che rincuora, distribuito una carezza che consola, quando avete dato un pane ad un povero. Ricordiamolo: noi siamo amministratori e non creatori della vita, servi nel ministero e non padroni del gregge». La quarta azione è il prendersi cura: «Tutti dobbiamo imparare sempre di nuovo ad amare questa nostra Chiesa, e non solo il nostro orticello, ad amarla insieme, di un amore folle, senza calcoli meschini. “Prendersi cura” è la forma eminente della carità pastorale, è il cuore del pastore, è la gioia di una comunità che beve alla sorgente fresca e zampillante, è la grazia di una parrocchia che sprigiona attorno a sé fascino e bellezza. “Prendersi cura” è il luogo della maturità umana del prete, della sua crescita spirituale, della serenità del dono, della tenerezza delle relazioni». E infine l’ultima azione è il lasciar andare: «Generare vuol dire lasciar partire, scoccare, con l’arco della nostra carità, la freccia che entra nel futuro! La Chiesa “non è mia, non è nostra, ma è del Signore!”, diceva Papa Benedetto XVI. Chi è pastore così, chi “Iascia andare”, genera vita cristiana e fecondità umana attorno a sé».

Due nuovi presbiteri saranno ordinati da mons. Boccardo. Al termine della Messa, prima della benedizione finale, l’annuncio dell’Arcivescovo: «L’8 dicembre prossimo, solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria, avrò la gioia di ordinare presbiteri i diaconi don Salvatore Ficarra e don Luca Gentili».

Terni – incontro di preghiera interreligioso per la pace. Mons. Soddu: “La preghiera, che abbiamo innalzato al Dio, sia per noi anche un ritorno, affinchè dalle nostre famiglie, dai nostri ambienti sappiamo essere veramente costruttori di giustizia e di pace”.

«Oggi, in questa piazza dedicata alla Pace, esprimiamo il nostro essere davanti a Dio e invocare da lui l’inestimabile valore della pace. Anche nella nostra città di Terni i responsabili delle religioni si sono riuniti per questo momento di incontro, in maniera comune, senza sincretismi, per rivolgere a Dio il comune desiderio di pace, il bene più grande per l’umanità».
Il vescovo Francesco Antonio Soddu ha così salutato le tante persone che si sono ritrovate nel tardo pomeriggio della domenica delle palme per l’incontro interreligioso di preghiera per la pace: sacerdoti diocesani, religiose, il sindaco di Terni Leonardo Latini, l’assessore alle politiche sociali Cristiano Ceccotti, tanti immigrati e giovani di varia provenienza, in rappresentanza della chiesa cattolica di Terni-Narni-Amelia, della chiesa evangelica metodista di Terni, l’imam centro culturale Islamico Terni El Hachmi Mimoun, padre Vasile Andreca della chiesa Ortodossa Rumena, padre don Andriy Maksymovych della chiesa Cattolica Ucraina, della comunità Baha’i di Terni, dell’istituto Buddista della Soka Gakkai, tutti insieme per la pace.
«Siamo raccolti per pregare per tutti i fratelli e sorelle la cui vita è in questo periodo segnata dal terrore, della guerra, da tante sofferenze e morte – ha proseguito il vescovo Soddu -. Il nostro pensiero va a quelle donne, anziani e bambini costretti a emigrare, a lasciare il paese dove sono nati e dove desiderano tornare a vivere, e a tutti quegli uomini che si ritrovano a combattere, ma nel loro cuore vorrebbero che tacessero le armi. Abbiamo davanti a noi tutto il popolo ucraino e tutti coloro che, insieme al popolo ucraino, invocano il dono della pace, forse sperata da anni. Con loro e per loro invochiamo l’infinita misericordia di Dio domandandogli di proteggere la loro vita, perché cessi la violenza e cominci un tempo nuovo di pace e di vita nuova».
I rappresentanti delle varie religioni hanno acceso il braciere della pace e sono stati letti bellissimi testi e preghiere, secondo le diverse tradizioni spirituali, di speranza e di pace, che hanno evidenziato come in tutte le religioni la pace sia un valore imprescindibile.
Un momento di silenzio in onore delle vittime di tutte le guerre ha preceduto l’intervento conclusivo del vescovo Francesco Antonio Soddu che ha ricordato l’incontro interreligioso dello Spirito di Assisi, voluto da papa Giovanni Paolo II, e i conflitti dimenticati sparsi nel mondo, che papa Francesco ha definito una terza guerra mondiale a pezzi.
«Se la guerra non viene a caso – ha concluso il vescovo – anche la pace non viene a caso. Questo significa che noi dobbiamo coltivare la pace, sempre dobbiamo adoperarci per la pace, a cominciare da ciò che lo spirito di Assisi ci insegnato a mettere in pratica, richiamando il poverello di Assisi, san Francesco, che non ha iniziato a predicare andando per il mondo, ma ha iniziato a migliorare se stesso, spogliandosi di tutto ciò che gli era pesante. Si liberò di tutto per diventare il costruttore della pace, iniziando dalla costruzione di se stesso. Ecco come possiamo essere costruttori di pace, possiamo essere artigiani di pace, pregando per la pace, ma adoperandoci affinché la preghiera non rimanga una pietra buttata nell’acqua ma, diventi un seme buono che cade nel nostro cuore e poi germogli in azioni concrete ad iniziare dalla nostra famiglia. Se la pace non c’è nel mondo e c’è la guerra, evidentemente, siamo stati causa di ribellione, causa di ingiustizia, perchè la guerra di fatto si costruisce sull’ingiustizia. Pertanto questa preghiera, che noi abbiamo innalzato al Dio, sia per noi anche un ritorno, affinchè dalle nostre famiglie, dai nostri ambienti sappiamo essere veramente costruttori di giustizia e di pace»
Nella domenica delle Palme il simbolo di pace del ramoscello d’ulivo è stato distribuito a tutti da parte dei giovani Scout. In conclusione tutti i presenti hanno letto la preghiera al Creatore tratta dall’Enciclica “Fratelli tutti” di papa Francesco.

Perugia – celebrata la Domenica delle Palme in una gremita cattedrale. Il cardinale Gualtiero Bassetti: «Gesù è la nostra vera pace»

«Vi invito con tutto il cuore a vivere con intensità questa Settimana Santa che ci prepara alla Pasqua. Immergiamoci pienamente in tutte le vicende che hanno segnato la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. E accanto a quelle di Gesù ci sono le sofferenze di tanti fratelli e sorelle ucraini calpestati nella loro dignità umana, particolarmente i bambini, le donne, gli anziani, i giovani». Con queste parole il cardinale Gualtiero Bassetti ha introdotto l’omelia della Domenica delle Palme, pronunciata nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia dopo aver fatto memoria dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme benedicendo i ramoscelli d’ulivo e guidando la processione dall’arcivescovado alla cattedrale, animata dai membri degli ordini cavallereschi di Malta e del Santo Sepolcro a cui hanno preso parte numerosi fedeli.

Verrà un giorno… Pensando a quanto di disumano sta accadendo in Ucraina, il cardinale ha detto con voce ferma: «Ricordiamoci che Dio è un Padre geloso, che chiederà conto a tutti delle sue creature. “Verrà un giorno…”, disse padre Cristoforo nel Promessi Sposi, ed io temo il giudizio di Dio quando il nostro comportamento delega da ogni insegnamento evangelico e dai comandamenti del Signore. Anche per tutti questi motivi viviamo a fondo gli eventi che segnano gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù».

Il trono della croce. «Oggi il Signore entra in Gerusalemme come un re, ma è diverso dai potenti di questo mondo: regna da un trono, che è la croce. Non vince con gli eserciti e le alleanze. Le sue parole sono chiare: “Chi è il più grande fra voi diventi come il più piccolo e chi governa, come chi serve”. Non erano parole di comodo, bastarono poche ore e Gesù portò sulla sua carne, alle estreme conseguenze, queste affermazioni».

Le parole di una catechista. Bassetti ha proseguito l’omelia raccontando la sua esperienza in una parrocchia: «Mi sono commosso, tempo fa, ascoltando una brava catechista, una mamma, che spiegava con parole semplici ai suoi ragazzi la Passione di Gesù, più o meno con queste espressioni che mi sono rimaste impresse: “Cari ragazzi, c’era un uomo buono che parlava del Vangelo. In tanti accorrevano ad ascoltarlo. Ad un certo punto i potenti decisero che aveva parlato troppo e che troppe persone stavano a sentirlo; presero quindi la decisione di farlo tacere… Quell’uomo, dopo essere stato rivestito per burla, con gli abiti da re, fu torturato, schiaffeggiato, coronato di spine. Poi fu condotto fuori della città, verso una collinetta chiamata Golgota e fu inchiodato sulla croce con due ladri. Su quella Croce quell’uomo buono morì. Si chiamava Gesù e veniva da Nazareth. Quella morte fu ingiusta”, concluse la catechista».

La morte è sempre ingiusta. «La morte, ogni vita tolta – ha commentato il cardinale –, è sempre ingiusta, anche dopo i crimini più brutti».

I bambini comprendono. Il presule si è poi posto questa domanda: «Chi è in grado di comprendere Gesù? Io mi sono posto tante volte questa domanda e pensando ai bambini che accolgono Gesù mentre entra a Gerusalemme, forse sono proprio loro che lo comprendono più di noi adulti, perché ne colgono la profondità del suo messaggio: “Se non diventerete come bambini, non potete entrare nel Regno dei Cieli”. È quello che succede a Pietro nell’orto degli ulivi, quando si mette a piangere come un bambino. È allora che comincia a capire davvero sé stesso e noi siamo come lui».

Prendere in mano il Vangelo. «Dobbiamo tutti, all’inizio di questa Settimana Santa, rientrare in noi stessi. Cerchiamo di diventare uomini e donne, veri, sinceri e onesti come Pietro. Decidiamo con forza di cambiare vita. Prendiamo in mano il Vangelo e facciamo, soprattutto in questi giorni, compagnia a Gesù».

Terribilmente fragili. «Il ramoscello d’ulivo che abbiamo in mano sia davvero un segno di pace – ha auspicato Bassetti –, che ci ricorda continuamente che il Signore vuole la pace. L’ulivo ci accompagnerà nelle nostre case per ricordarci quanto Gesù ci vuole bene, perché abbiamo bisogno di dircelo concretamente e continuamente altrimenti anche noi rischiamo di cadere, perché siamo terribilmente fragili. Ricordiamo l’insegnamento della catechista ai bambini e ricordiamo soprattutto che Gesù è la nostra vera pace».

Spoleto – Domenica delle Palme. L’Arcivescovo Boccardo: «Gesù non ha inteso la propria esistenza terrena come acquisizione di potere, come corsa al successo e alla carriera, come un imporsi sugli altri». Le celebrazioni della Settimana Santa nel Duomo di Spoleto.

La Domenica delle Palme, 10 aprile 2022, ricorda l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme accolto dalla folla che lo acclama come re agitando fronde e rami presi dai campi. È la festa con cui inizia la Settimana Santa durante la quale si rievocano gli ultimi giorni della vita terrena di Cristo e vengono celebrate la sua Passione, Morte e Risurrezione.

A Spoleto l’arcivescovo Renato Boccardo e i fedeli si sono radunati in Piazza Duomo a Spoleto: sono stati benedetti i ramoscelli di ulivo che, dopo la lettura di un brano evangelico, sono stati distribuiti ai presenti, quindi si è avviata la processione verso la Basilica Cattedrale dove il Presule ha presieduto la Messa. Questa liturgia è stata caratterizzata dalla lettura della Passione di Gesù, tratta quest’anno dal Vangelo di Luca; il testo della Passione non è lo stesso che si legge nella celebrazione del Venerdì Santo, che è il testo del Vangelo di San Giovanni.

Nell’omelia mons. Boccardo ha detto che «oggi guardiamo a Gesù che si avvicina al termine della sua vita e si presenta come Messia atteso dal popolo, mandato da Dio e venuto in suo nome a portare la pace e la salvezza, anche se in misura diversa da come l’interpretavano i suoi contemporanei. L’opera di salvezza e di liberazione compiuta da Gesù continua nei secoli. Per questo la Chiesa, che fermamente lo crede presente anche se invisibile, non si stanca di acclamare a lui nella lode e nell’adorazione». La Chiesa, però, leggendo il racconto della passione non si limita a considerare unicamente le sofferenze di Gesù. «Essa – ha continuato l’Arcivescovo – si accosta trepidante e serena a questo mistero sapendo che il suo Signore è risorto. La luce della Pasqua fa scoprire il grande insegnamento contenuto nella passione: la vita si afferma attraverso il dono sincero di sé fino a morire. Gesù non ha inteso la propria esistenza terrena come acquisizione di potere, come corsa al successo e alla carriera, come un imporsi sugli altri. Al contrario, egli rinuncia di proposito alla sua uguaglianza con Dio, assume la condizione di servo divenendo simile agli uomini e obbedisce al progetto del Padre fino alla morte sulla croce. E così lascia ai suoi discepoli e alla Chiesa l’insegnamento prezioso: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24)».

Le celebrazioni di Pasqua nel Duomo di Spoleto. Dopo la Messa Crismale che l’Arcivescovo presiederà mercoledì 13 aprile alle ore 18.30, dove vengono consacrati gli Oli Santi (Crisma, dei Catecumeni e degli Infermi), la Chiesa entra nella Settimana Santa che rievoca gli ultimi giorni della vita terrena di Cristo. Programma delle celebrazioni del Triduo presieduta da mons. Boccardo in Duomo: giovedì 14 aprile alle ore 18.30, Messa in Coena Domini; venerdì 15 aprile alle ore 18.30, Celebrazione della Passione, e alle 21.00 Via Crucis; sabato 16 aprile alle ore 22.00, Veglia Pasquale. Il giorno di Pasqua, 17 aprile, l’Arcivescovo celebrerà il solenne pontificale alle ore 11.30.

Perugia: La comunità diocesana si appresta a vivere la Settimana Santa, Passione, Morte e Risurrezione del Signore. Il calendario delle celebrazioni presiedute dal cardinale Gualtiero Bassetti

Quanto di atroce e disumano sta accadendo in Ucraina non può non far riflettere e sollecitare anche la comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve a vivere con maggiore raccoglimento e sobrietà l’imminente Settimana Santa, Passione, Morte e Risurrezione del Signore, per invocare il dono della pace, racchiuso nel messaggio del mistero pasquale, all’umanità intera già messa a dura prova dalla pandemia e dalle periodiche guerre “dimenticate” in diverse parti del mondo. Alle tante vittime di queste sofferenze va il pensiero e la preghiera della comunità diocesana perugino-pievese che insieme al suo Pastore, il cardinale Gualtiero Bassetti, si appresta in ogni chiesa, santuario e comunità religiosa a rigenerare la propria fede nel vivere intensamente la Settimana Santa, il “cuore” dell’anno liturgico. Settimana che ha inizio la Domenica delle Palme, facendo memoria dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme e celebrando la S. Messa della Passione del Signore; Domenica delle Palme, da sempre molto partecipata in ogni comunità parrocchiale, che sarà celebrata con i riti tradizionali (prima del Covid), ma nel rispetto delle norme sanitarie per il contenimento della pandemia.

Programma delle celebrazioni. Il cardinale Bassetti presiederà i riti della Settimana Santa nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, da Domenica delle Palme, 10 aprile, a Sabato Santo, 16 aprile. Domenica di Pasqua, 17 aprile, celebrerà nella concattedrale di Città della Pieve, recandosi il giorno seguente, Lunedì dell’Angelo, in pellegrinaggio a Roma, in Piazza San Pietro, per l’incontro dei ragazzi italiani con papa Francesco. Il cardinale, martedì 12 aprile, alle ore 17.30, sarà in visita ad uno dei luoghi-simbolo di maggiore sofferenza nel corpo e nello spirito, l’Ospedale “S. Maria della Misericordia” di Perugia, dove nella chiesa interna celebrerà l’Eucaristia con malati, personale sanitario e volontari.

Domenica delle Palme, 10 aprile. Alle ore 10.30, in piazza IV Novembre, davanti all’Arcivescovado, si terrà la preghiera iniziale con la benedizione dei ramoscelli d’ulivo per poi, in processione, fare ingresso in cattedrale.

Mercoledì Santo, 13 aprile. Alle ore 17, si terrà la Messa del Crisma preceduta dalla processione dei celebranti dalle Logge di San Lorenzo alla cattedrale, percorrendo piazza IV Novembre. È la celebrazione che rappresenta il segno tangibile di unità dell’intera comunità ecclesiale attorno al suo Pastore nel giorno in cui i sacerdoti rinnovano la loro promessa formulata all’ordinazione presbiterale e culmina con la consacrazione degli oli santi.

Giovedì Santo, 14 aprile. Alle ore 18, si terrà la Messa in Coena Domini con il rito della lavanda dei piedi, che il cardinale compirà a dodici operatori sanitari, categoria professionale distintasi durante la fase acuta della pandemia. A seguire ci sarà l’adorazione eucaristica animata dai seminaristi all’altare della reposizione e alle ore 22 la preghiera di compieta.

Venerdì Santo, 15 aprile. Alle ore 9, come anche Sabato Santo, si terrà la celebrazione dell’Ufficio delle letture e delle Lodi, animata dal gruppo colare “Armonioso Incanto”; alle ore 18, la celebrazione della Passione del Signore con l’atto di adorazione della Croce mediante il rito del bacio limitato al solo cardinale.

Sabato Santo, 16 aprile. Alle ore 22 inizierà la Veglia pasquale nella Notte Santa con i riti della benedizione del fuoco, dell’accensione del cero pasquale e della benedizione dell’acqua battesimale. Durante la liturgia riceveranno dal cardinale l’iniziazione cristiana tre catecumene di nazionalità albanese, iraniana e italiana, della parrocchia perugina di San Donato all’Elce, dove hanno svolto negli ultimi due anni il cammino di preparazione.

Domenica di Pasqua, 17 aprile. Alle ore 11, si terrà la Messa della Risurrezione del Signore presieduta dal vescovo ausiliare mons. Marco Salvi. Al termine, la Corale Laurenziana eseguirà il tradizionale canto dell’Alleluia dal “Messiah” di Handel. È la Giornata dell’Alleluia! La Risurrezione del Signore è per i cristiani il giorno della nuova creazione: in Cristo fiorisce la vera vita e la speranza.

Il cardinale a Città della Pieve. Il cardinale Bassetti celebrerà la Messa del giorno di Pasqua nella concattedrale di Città della Pieve, alle ore 18; celebrazione che sarà preceduta dalla visita del presule ai “Quadri viventi”. Si tratta di una suggestiva e originale rappresentazione artistica della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo interpretata da una quarantina di figuranti con scene incentrate su: L’Ultima Cena, L’Orto del Getsemani, L’Ecce Homo, La Flagellazione, La Pietà sul Cristo Morto, La Resurrezione. I “Quadri viventi 2022”, che hanno per tema “… dall’Ombra alla Luce”, ispirati alla tradizione pittorica che vanta Città della Pieve nel aver dato i natali al Perugino e al Pomarancio, sono realizzati da più di un quarto di secolo (eccetto nei due anni di pandemia) dal Terziere Borgo Dentro nei sotterranei di Palazzo Orca, ammirabili il 17 e il 18 aprile, dalle ore 16 alle 19.

Terni – celebrazioni della Settimana Santa presiedute dal vescovo Francesco Soddu

Una Pasqua di comunione ecclesiale, nel condividere la passione e morte di Cristo, seguendo quel cammino di testimonianza di amore e di carità che è il cuore della chiesa e che invita a intraprendere un più vigoroso cammino nel vivere le celebrazioni della settimana santa, lasciandosi coinvolgere dalla misericordia di Dio, dal Cristo risorto e ancora ferito che chiede di credere e sperare ancora.
«La Pasqua è la misericordia di Gesù che restituisce la vita ad ogni uomo – ricorda il vescovo Soddu – per essere germi viventi di quella luce nuova, che da noi si riverbera in tutto il mondo a cominciare dalle persone che abbiamo vicino. Che la Pasqua sia il segno di una vita nuova per noi e per tutto il mondo».
Con la celebrazione della Domenica delle Palme, che ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, hanno inizio le liturgie pasquali della Settimana Santa, durante la quale si fa il memoriale della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. Il vescovo Francesco Antonio Soddu presiederà la liturgia di domenica 10 aprile che avrà inizio alle ore 10.15 sul sagrato della chiesa di Santa Croce per il rito della benedizione dei rami d’ulivo e la processione fino in Cattedrale dove, alle 10.30, la liturgia proseguirà con la lettura della Passione di Gesù e la celebrazione eucaristica.
Mercoledì 13 aprile alle ore 17 nella Cattedrale di Terni si terrà la solenne celebrazione della Messa Crismale, nella quale i presbiteri rinnovano le promesse sacerdotali e vengono benedetti gli oli sacri: il sacro crisma, l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi,
La celebrazione crismale rappresenta l’unione e la comunione di tutti i presbiteri nel ministero del sacerdozio e della missione evangelizzatrice a cui sono stati chiamati, ma anche di unione con l’intera comunità ecclesiale

Il Triduo pasquale
Alle celebrazioni del triduo pasquale, secondo le disposizioni della “Paschalis solemnitatis” che invita le piccole comunità religiose a prendere parte alle celebrazioni del Triduo pasquale nelle chiese maggiori, nella Cattedrale di Terni, si uniranno i fedeli e sacerdoti della comunità pastorale Terni centro.

Giovedì, venerdì e sabato ci sarà la celebrazione comunitaria in Cattedrale delle letture e delle Lodi alle ore 8.30
– giovedì 14 aprile alle ore 18 il vescovo Soddu presiederà la celebrazione della messa in “Coena Domini” in cui si ricorderà l’istituzione dell’Eucaristia da parte di Gesù nell’ultima cena. Alle ore 21 si terrà l’adorazione del Santissimo Sacramento.
– Venerdì 15 aprile alle ore 18 il vescovo presiederà la celebrazione della Passione del Signore e l’atto di adorazione della Croce. Alle ore 20.30 la processione del Cristo morto lungo le vie del centro cittadino dalla chiesa di san Francesco alla Cattedrale che, con preghiere, meditazioni e canti ripercorre le sofferenze di Cristo in croce, che sono anche quelle di ogni persona bisognosa d’aiuto, le croci di chi soffre per i tanti mali che affliggono il mondo contemporaneo.
– Sabato 16 aprile alle ore 22.30 il vescovo presiederà la celebrazione della Veglia Pasquale nel corso della quale sarà benedetto il fuoco nuovo e l’acqua del fonte battesimale. All’interno della celebrazione saranno amministrati battesimo e cresima a sei adulti
Domenica 17 aprile, Pasqua di Resurrezione, il vescovo presiederà la celebrazione alle ore 11 nella concattedrale di Narni e alle ore 18 nella Concattedrale di Amelia.Tutte le celebrazioni della Settimana Santa nella cattedrale di Santa Maria Assunta a Terni saranno trasmesse in diretta streaming sulla pagina Facebook Diocesi di Terni-Narni-Amelia e sul canale Youtube della Diocesi TerniNarniAmelia.

Assisi – le celebrazioni della Settimana Santa

“Ci auguriamo che sia una Pasqua di rinascita e di ripartenza. Torneremo a celebrare i riti della Settimana Santa, sempre con cautela, ma nel segno di una ritrovata normalità. Il nostro pensiero e la nostra preghiera saranno rivolti, quest’anno più che mai, a coloro che stanno vivendo situazioni di conflitto”. È questo l’auspicio e l’invito che il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, rivolge a tutta la comunità in vista della Pasqua dopo che, cessato lo stato di emergenza, si potrà celebrare in pienezza.
Gli appuntamenti della Settimana Santa ad Assisi si aprono con la domenica delle Palme il 10 aprile: alle ore 9,30 ci sarà il ritrovo in piazza del Comune, davanti alla Chiesa di Santa Maria sopra Minerva, per la benedizione delle palme e l’avvio della processione verso la cattedrale di San Rufino dove il vescovo presiederà la celebrazione eucaristica.
Il 13 aprile, mercoledì Santo alle ore 16,00 nella cattedrale di San Rufino si terrà la santa messa crismale, con la benedizione degli oli santi, presieduta dal vescovo Sorrentino. Il 14 aprile, giovedì Santo alle ore 17,30, monsignor Sorrentino presiederà in cattedrale la santa messa “Nella Cena del Signore”; seguirà la reposizione del Santissimo Sacramento e il rito della Scavigliazione. Il 15 aprile, venerdì Santo alle ore 6,45 ci sarà l’Ufficio di letture e a seguire la processione mattutina del Cristo Morto. Alle ore 17 la Celebrazione della Passione del Signore e alle 20,30 la processione del Cristo Morto, animata dalle Confraternite alla luce delle fiaccole per i vicoli del centro storico.
Il 16 aprile, Sabato Santo, dalle ore 22,30 si terrà la Veglia pasquale nella notte Santa nella cattedrale di San Rufino. Il giorno di Pasqua celebrazione alle ore 11 nella concattedrale di Nocera Umbra. Le celebrazioni nella cattedrale di San Rufino saranno trasmesse in diretta streaming su Maria Vision (canale 602 del digitale terrestre) e sulla pagina Facebook Diocesi Assisi – Nocera – Gualdo.

La Diocesi invita a consultare (sul sito www.diosesiassisi.it) le linee guida per una celebrazione dei riti della Settimana Santa e della Pasqua nella massima sicurezza.

Terni – celebrazione in preparazione alla Pasqua con i lavoratori dell’acciaieria e il cavaliere Arvedi

Nell’ambito delle celebrazioni in preparazione alla Pasqua, venerdì 8 aprile nella Cattedrale di Terni, il vescovo Francesco Antonio Soddu ha presieduto la messa per i lavoratori dell’acciaieria e i loro familiari, alla presenza del presidente di Acciai Speciali Terni Giovanni Arvedi, dell’amministratore delegato Mario Caldonazzo, della dirigenza aziendale, del prefetto vicario Andrea Gambassi, del questore Bruno Failla, delle autorità civili e militari della città, dei parlamentari umbri Alessandrini, Grimani e Nevi, dei rappresentanti della Regione Umbria, dei rappresentanti dei sindacati, del cappellano della fabbrica don Marcello Giorgi e animata dalla Corale del Cuore.
Prima della celebrazione il vescovo Soddu ha incontrato nella Curia vescovile il cavaliere Giovanni Arvedi e i suoi familiari per un saluto di benvenuto e per uno scambio di idee su questioni sociali, lavorative, ambientali del territorio.
Una celebrazione che rinnova la tradizione della Messa pasquale che riunisce e unisce direzione, maestranze, operatori e le loro famiglie, espressione della fede nel mistero centrale della religione: il mistero pasquale, mistero di salvezza e di speranza.
«Nella morte e resurrezione di Gesù Cristo – ha detto il vescovo nell’omelia – ci rendiamo conto che la vittoria sul male deve essere fatta con il bene assoluto, che è Dio. Pasqua significa nuova vita, operare nel bene e rendere lode a Dio che è nei cieli. Tutti dobbiamo adoperarci per fare opere buone ed essere capaci di rendere lode a Dio, così nelle opere buone possiamo mettere la mano di Dio benedicente che è sempre all’opera attraverso il nostro lavoro. Dobbiamo rendere presente Dio nelle nostre opere che ci auguriamo e vogliamo siano sempre buone».
Ha quindi ricordato un operaio di Terni che ha dato piena lode a Dio nelle opere buone, il venerabile Giunio Tinarelli «operaio dell’acciaieria che nella sua attività in fabbrica e di apostolo della pace e della sofferenza nella sua lunga malattia, è sempre stato esempio di fede, e che oggi vi consegno come fulgido esempio, affinchè per sua intercessione ogni vostra azione sia buona e tenda sempre alla lode di Dio, per il bene di Terni per il bene di questa regione dell’Italia e del mondo. Il lavoro significa puntare lo sguardo dove il lavoro ha un senso, quando al centro vi è la persona umana, non solo come forza lavoro, ma forza che dà nuovo slancio ai fratelli e sorelle con i quali ci troviamo a vivere, ma anche nell’ambiente da rispettare per una ecologia integrale che permetta una continuazione della vita e una vita sempre più piena».
Al termine della celebrazione alcuni lavoratori dell’Ast hanno donato al vescovo Soddu una croce in acciaio realizzata dalle maestranze dello stabilimento Arvedi di Cremona.

Emergenza Ucraina: a Maiano di Spoleto la Caritas diocesana inaugura l’emporio di indumenti “Don Guerrino Rota”. Don Edoardo Rossi: «Portate delle cose nuove. Comprare qualcosa per darlo ad altri è un gesto d’amore, è questo il vero spirito della carità».

Ad oggi la Caritas di Spoleto-Norcia accoglie, in stretta e proficua collaborazione con i Comuni che ricadono nel territorio diocesano, circa 200 profughi provenienti dall’Ucraina, alloggiati presso famiglie, opere diocesane, istituti religiosi e parrocchie. «La maggior parte – afferma il direttore don Edoardo Rossi – sono donne con bambini che arrivano senza nulla. La grande generosità della nostra gente, concretizzatasi in offerte economiche e consegna di generi alimentari, ci consente di prenderci cura di loro con amore. Ciò che manca – prosegue don Edoardo – sono vestiti, giochi e materiale per la scuola. E allora come Caritas abbiamo avuto l’idea di aprire un emporio nei locali parrocchiali di Maiano di Spoleto. Gli abitanti di questa comunità hanno accolto con entusiasmo il progetto e hanno sistemato gli spazi. Già diversi esercizi commerciali hanno donato indumenti, calzature, intimo, giochi, materiale per la scuola. L’Emporio sarà aperto il martedì e il giovedì, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00. Chi volesse invece donare la merce può rivolgersi alla Caritas diocesana: 328 1615213 (numero dedicato alle emergenze) o 353 4058960 o 0743 220485». Don Edoardo, però, fa una raccomandazione chiara: «Portate delle cose nuove. Comprare qualcosa per darlo ad altri è un gesto d’amore, è questo il vero spirito della carità».

L’Emporio continuerà la sua attività anche ad emergenza Ucraina cessata. L’Emporio di Maiano nasce per rispondere alle esigenze della popolazione ucraina, ma poi rimarrà aperto anche quando sarà cessata l’emergenza, perché – dice don Edoardo – «accanto agli ucraini aiutiamo tante persone che fuggono da situazioni di miseria e guerra dal nord Africa e dal Medio Oriente; senza dimenticare poi i tanti aiuti che eroghiamo alle persone indigene: purtroppo sono sempre più numerose quelle che bussano alla nostra porta, soprattutto dopo i rincari di luce e gas degli ultimi tempi. Noi siamo qui, disposti a tendere una mano e ad ascoltare».

Infine, don Edoardo tiene a precisare che l’Emporio è stato intitolato a don Guerrino Rota, compianto parroco di Maiano e fondatore del Centro di Solidarietà di Spoleto. «È stato – afferma – un grande uomo e prete di carità. Ci è sembrato giusto dedicargli questo emporio. E a lui saranno intitolati anche tutti i punti di distribuzione indumenti che come Caritas abbiamo nel territorio diocesano: d’ora in poi si chiameranno Emporio “Don Guerrino Rota”.

Costruire la pace nello “spirito di Assisi” – Lettera del vescovo Sorrentino ai governanti dei popoli

Fratelli e sorelle, che vi trovate, a qualunque titolo, nel ruolo di governanti, con la responsabilità di prendere decisioni dalle quali dipende il presente e il futuro dell’umanità, vogliate ascoltare il grido che sale dalla coscienza che ci pone davanti al Dio eterno e misericordioso, mentre un’assurda guerra, scatenata con un’invasione, sta dilaniando due popoli fratelli in Ucraina, nel contesto di un mondo seminato di guerre spesso non meno disastrose ma più dimenticate.
Ho sentito il bisogno, come pastore di questa Chiesa di Assisi che diede i natali a San Francesco ed è tutta segnata dalla sua santità, d’intesa con i suoi figli che qui incarnano il suo carisma, di farvi giungere una parola semplice, “ingenua” come la sua, in armonia con il grido di dolore del Sommo Pontefice che porta il suo nome.

Nella sua semplicità il Poverello di Assisi scrisse una “lettera ai reggitori di popoli”. Desidero riecheggiarla e attualizzarla per voi, mentre l’umanità trema, e tanti fratelli e sorelle dell’Ucraina fuggono dalle macerie, ed altri imbracciano le armi per difendere la loro patria. Ci toccano il cuore. Ci domandano cose che non daremo mai abbastanza ­– e cioè accoglienza, solidarietà, amore, vicinanza ­– ma anche cose che non possiamo dare a cuor leggero, e cioè armi, che forse in questo momento sono per loro l’unico modo per difendersi, ma che, senza precise condizioni e misura, avrebbero un effetto boomerang su di loro e sui noi.

San Francesco, nella sua lettera ai reggitori dei popoli, si limitava a chiedere una sola cosa: di mettere in onore il pensiero di Dio. Scriveva: «Considerate e vedete che il giorno della morte si avvicina. Vi supplico perciò, con tutta la reverenza di cui sono capace, di non dimenticare il Signore».

Un approccio che può apparire semplicistico, di fronte a una realtà così complessa e dolorosa come quella che si sta oggi vivendo in Ucraina e di riflesso nel mondo. Ma forse il Santo era meno ingenuo di quanto possa sembrare, gettando, con quel suggerimento, le fondamenta stesse di ogni buon governo della società. Sta in questo orizzonte ciò che papa Francesco ci ha voluto dire consacrando il mondo a Maria. È la diplomazia della pace espressa con la forza mite della preghiera. È al tempo stesso l’incoraggiamento, in questo momento buio dell’Europa e dell’umanità, a credere nella forza della ragione, sapendo che essa è una scintilla inestinguibile, perché appartiene alla struttura della persona umana ed ha il suo fondamento nella presenza di Dio in ciascuna persona.

Occorre continuare a credere, nonostante tutto, nelle risorse della diplomazia, intesa come esercizio del diritto, della ragione e del dialogo.

Prima ancora urge, per tutti noi, ma con particolare responsabilità in chi ha la guida dei popoli, una vera “conversione”. Ci stiamo misurando con la “conversione” ecologica e digitale. Ma non è almeno altrettanto urgente la conversione morale e spirituale, una vera e propria revisione di vita? Francesco di Assisi invita tutti noi a farla guardando a Cristo crocifisso. Sulla sua croce, trionfa l’Amore. Sulla sua croce è anche spiegato che l’Amore consiste nel dono di sé. Tutto ci è dato in dono. Dobbiamo a nostra volta essere capaci di dono e di “perdono”. Si obietterà: non è questa una prospettiva per soli credenti? In realtà ci riguarda tutti, perché Dio è più intimo a noi dei nostri pensieri su di lui e delle nostre stesse negazioni di lui. Ciascuno di noi, guardandosi dentro con sincerità, è costretto a riconoscere di non essere Dio e, implicitamente, di dover rendere conto a Dio, comunque lo chiami o eviti di chiamarlo, secondo le differenti concezioni di vita e di fede.

Su questa base, necessaria – per implicita che sia – si può edificare un ordine sociale, economico, politico, internazionale, che non si risolva in un pragmatismo privo di orientamento, di fondamento e di anima, ma porti quel soffio di umanità che ci fa sentire tutti fratelli e sorelle, ponendoci, gli uni verso gli altri, in un atteggiamento di umiltà. San Francesco, di questa umiltà, fu maestro. Non si poneva come “superiore”, ma come “inferiore”, secondo il principio evangelico che egli aveva incarnato spogliandosi di tutto, dando poi ai suoi frati la regola: «che siano soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio».

Il segreto per sciogliere nodi complessi come quello che stiamo vivendo, alla luce del Vangelo e della spiritualità francescana, resta la preghiera, quella autentica, che implica una scelta di vita. Con la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria papa Francesco ci ha spinti a far leva sull’intercessione e l’esempio di quel “cuore” di Madre che sotto la croce vide massacrato un figlio, e non scagliò maledizioni ma continuò a benedire e perdonare. Atteggiamento troppo eroico? Privilegio dei santi? In effetti nessuno di noi può farsene maestro, se non quando riesce a viverlo nei panni degli innocenti aggrediti. E tuttavia questo ideale di umanità è da coltivare, per riempire i nostri cuori di sentimenti di benevolenza e di perdono, che ci servano nei momenti più difficili a non lasciarci risucchiare dall’odio.

Ci serve anche per resistere all’idea, che in questo momento potrebbe sembrare imposta dalla necessità, che si debba investire ancora di più per le armi, mentre in realtà andrebbe investito molto di più per sfamare i poveri. Se proprio di una difesa armata abbiamo bisogno, di fronte ad aggressori senza scrupoli, mi chiedo se non basti investire, a livello di innovazione tecnologica, per ideare strumenti che abbiano unicamente la funzione di contrastare e distruggere armi, non persone, mirando ad immobilizzare e rendere inoffensivo l’aggressore, senza togliergli la vita. Sarebbe una svolta “umanistica” della cultura della difesa, in vista di un mondo più sicuro e di una geopolitica della solidarietà, non sottoposta al diabolico ricatto della necessità degli armamenti. Se alleanze difensive, come la Nato, non si rigenerano alla luce di questi criteri, appariranno sempre a qualcuno una minaccia, e ne seguiranno reazioni uguali e contrarie. Quando si fermerà questa spirale?

Solo un orizzonte come questo può assicurare piena credibilità alla diplomazia, più che mai necessaria, ma che deve poter contare su una condivisione di valori fondamentali e su stabili e condivise istituzioni, come quelle dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite. Accanto ad essa c’è forse bisogno anche di una diplomazia “carismatica”, sviluppata da persone non sospettabili di partigianeria e magari collocata in ambienti ispiranti, che siano per vocazione luoghi di pace. Mi auguro che tale venga riconosciuta – perché tale è – la diplomazia della Santa Sede che si è dichiarata disponibile a una mediazione. Se poi di un luogo carismatico si avesse bisogno, immagino che pochi luoghi al mondo possano vantare il fascino spirituale di questa Assisi, nella quale un ricco mercante otto secoli fa si spogliò di tutto, per appartenere solo a Dio e per essere, senza confini e senza misura, “fratello universale”. Ciò che i papi, da San Giovanni Paolo II in poi, hanno fatto in questi decenni, inaugurando in questa Città quel percorso di preghiera e di dialogo interreligioso, noto come “spirito di Assisi”, ne è testimonianza. Se dunque potesse essere utile un luogo come questo, nella sua anima ecclesiale, con la componente privilegiata dei figli di Francesco, ed anche – non ne dubito – nella sua componente civile, Assisi è pronta. In questa città benedetta assicuriamo, innanzitutto per le vittime, e poi per i governanti di Russia e Ucraina e per tutti i “reggitori dei popoli” chiamati a tessere le condizioni di un efficace tavolo della pace, la preghiera costante. Insieme garantiamo la “neutralità” necessaria per stare dalla parte delle vittime senza perdere fiducia nella capacità degli aggressori di tornare alla luce della ragione e del bene. A tutti il saluto-preghiera di San Francesco: «Il Signore vi dia la pace».

+ Domenico Sorrentino, vescovo