Perugia – la festa del Patrono san Costanzo, vescovo e martire, 25-29 gennaio, al tempo della pandemia. Anche quest’anno senza la tradizionale “luminaria”.

La Chiesa di Perugia-Città della Pieve si appresta a celebrare la festa del suo Santo Patrono Costanzo, vescovo e martire del II secolo, fondatore della primordiale comunità cristiana. È una ricorrenza molto sentita, che rinsalda l’ultrasecolare legame tra la comunità civile e quella religiosa del capoluogo umbro. A testimoniarlo sono i “simboli” della festa, in primis la tradizionale processione della “luminaria” risalente all’inizio del XIV secolo, menzionata negli Statuti comunali medioevali, riproposta ai perugini un quarto di secolo fa dagli allora sindaco Gianfranco Maddoli ed arcivescovo Giuseppe Chiaretti. Purtroppo, anche quest’anno, la “luminaria” – dal palazzo comunale dei Priori alla basilica di San Costanzo – non si terrà in ottemperanza alle disposizioni per il contenimento della pandemia. Si terrà, invece, la celebrazione dei Primi Vespri in San Costanzo, il 28 gennaio (ore 18) a cui sono ammessi non più di 30 fedeli, trasmessa in diretta sul canale YouTube del settimanale La Voce. Durante la liturgia si rinnoverà, da parte dei rappresentanti delle Istituzioni civili, religiose e del mondo del lavoro, il gesto dell’offerta dei “doni simbolo” della testimonianza cristiana del Santo Patrono e della tradizione e storia della città. Il 29 gennaio, giorno della festa di san Costanzo, oltre alle celebrazioni eucaristiche del mattino nella basilica a lui intitolata (ore 8, 10 e 11.30), si terrà di pomeriggio (ore 18), nella cattedrale di San Lorenzo, la solenne concelebrazione presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti insieme ai vescovi della Metropolia. Le celebrazioni del mattino saranno presiedute dal parroco di San Costanzo don Pietro Ortica, dai parroci dell’Unità pastorale e dal vescovo ausiliare mons. Marco Salvi.

La festa del Patrono sarà preceduta dal triduo di preparazione dedicato al tema: “Camminiamo insieme verso Cristo sulle orme di san Costanzo”. È un richiamo, spiega il parroco don Pietro, al “Cammino sinodale della Chiesa italiana intrapreso a livello diocesano lo scorso autunno. Vogliamo proporre, attraverso il commento della Parola di Dio del giorno, a cura di tre nostri confratelli nel sacerdozio, delle riflessioni partendo dal messaggio cristiano sempre molto attuale di san Costanzo per essere maggiormente sostenuti e sollecitati in questo cammino sinodale che papa Francesco ci chiede di compiere insieme per rigenerarci nella fede e per aprirci di più a quanti sono alla ricerca di Dio”. Gli appuntamenti del triduo, nella basilica di San Costanzo, sono in calendario, alle ore 17, martedì 25, mercoledì 26 e giovedì 27 gennaio, le cui meditazioni saranno tenute rispettivamente dal padre cappuccino Leone Francis Dbritto, parroco dell’Oasi di Sant’Antonio, dal padre domenicano Marco Baron, parroco della basilica di San Domenico, e da don Nicola Allevi, parroco della chiesa di Santa Maria Assunta in Monteluce di Perugia.

Il messaggio-omelia del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti rivolto ai giornalisti e agli operatori delle comunicazioni sociali per la festa del loro Santo Patrono

Anche voi giornalisti e operatori dei media potete costruire fraternità…, ascoltando gli altri, ascoltando e la Parola di Dio”

Cari fratelli e sorelle, cari giornalisti, donne e uomini della comunicazione, ho accolto con gioia a presiedere questa Eucaristia, perché voi sapete quanto mi stia a cuore la vostra missione.

La pagina del Vangelo di questa domenica (23 gennaio 2022, n.d.r.) ci offre diversi spunti per il nostro fraterno incontro, che si svolge nel momento più alto della liturgia, quello della celebrazione eucaristica.

Abbiamo ascoltato quello che è comunemente chiamato il Prologo del Vangelo secondo Luca, che è l’inizio del terzo Vangelo. L’autore scrive a un discepolo per comunicare a lui – ma anche a tutti i futuri lettori del suo scritto – le circostanze e il metodo del suo lavoro, che potremmo definire di impostazione moderna, conferendo al suo Vangelo il carattere di una vera e propria opera letteraria.

È vero, noi leggiamo il Vangelo soprattutto come testimonianza di fede, ma non possiamo non riconoscere all’autore l’abilità di aver narrato con maestria scene che egli solo racconta e che tutti ricordano: l’annunciazione, o la parabola del buon Samaritano, solo per fare due esempi. Luca però non si accontenta di offrirci un vangelo che possiamo leggere come opera letteraria: ci vuole informare di averlo scritto dopo aver compiuto «ricerche accurate su ogni circostanza», consultando «testimoni oculari», e componendo così un «resoconto ordinato».

Sembra quasi che l’evangelista stia delineando il compito così importante svolto dai giornalisti e dagli operatori della comunicazione. Certo, le «ricerche accurate» che descrive Luca sono relative alla vita di Gesù e alle opere da lui compiute; i «testimoni oculari» sono stati scelti tra i primi membri della comunità cristiane (quelli cioè che potevano raccontare non solo della risurrezione del Signore, ma anche della sua vita); infine, il «resoconto ordinato» è il Vangelo che ancora oggi leggiamo, dopo duemila anni… Ma non è forse vero che rientra anche nella deontologia della vostra professione il dovere di consultare fonti degne di fede, di fare vere e proprie ricerche – che possono arrivare fino a quello che è definito “giornalismo d’inchiesta” – per poter così comporre un contributo (un articolo di giornale, o un servizio televisivo o radiofonico, o per un sito internet) che sia obiettivo e leggibile?

Quanta serietà ci si aspetta da voi, che siete chiamati non solo a riportare notizie, ma a permettere ai vostri lettori – o ai vostri spettatori e radioascoltatori – di conoscere meglio i fatti perché si formino un’opinione corretta. E quanta responsabilità avete, dal momento che una notizia può essere data in un certo modo, con equilibrio, mentre molte altre volte, lo sappiamo, coloro che si improvvisano “blogger” e usano i mezzi di comunicazione di massa in modo disinvolto, non fanno altro che disorientare, confondere e dividere!

A questo riguardo, vorrei proprio aggiungere una sottolineatura. Mi ha colpito quanto Papa Francesco ha detto, qualche giorno fa, nel discorso alla Delegazione della Custodia di Terra Santa per il centenario della rivista omonima, «La Terra Santa». «La comunicazione, in tempo di reti sociali – diceva il Papa – deve aiutare a costruire comunità, meglio ancora, fraternità».

I redattori di quella rivista sono stati incoraggiati da Francesco a «raccontare la fraternità possibile, come quella tra i cristiani di Chiese e confessioni purtroppo ancora separate», perché la loro testata si occupa, appunto, della Terra Santa. Ma anche voi potete, lavorando e svolgendo il vostro compito così importante, costruire fraternità. Lo stesso modo di dare una notizia, di impostare un editoriale, o di condurre un’intervista, a guardar bene, può rappresentare un momento di giornalismo divisivo oppure la “costruzione di una fraternità”.

Vi ringrazio, dunque, carissimi giornalisti e operatori della comunicazione sociale, per quello che fate, e per la vostra partecipazione a questo incontro.

Vorrei ora concludere questa riflessione invocando l’aiuto del vostro santo protettore, San Francesco di Sales, attraverso le parole che pronunciò un suo grande conoscitore, Papa Paolo VI, che era figlio di un giornalista, e visse in un ambiente profondamente segnato dalla vostra professione.

Disse Giovan Battista Montini poco prima di essere eletto papa: «La professione giornalistica porta a indagare la realtà esteriore, a studiare gli aspetti più appariscenti della vita; in certo qual senso i giornalisti sono “svuotati” dalla notizia, dall’attrattiva della scena esteriore. Si produce un interessamento verso ciò che è fuori di noi; avviene una specie di deformazione; perdiamo la nostra vita interiore, siamo estroflessi».

Oggi, carissimi, terza Domenica del tempo ordinario, viene celebrata nella Chiesa la Domenica della Parola di Dio. Ma non possiamo dimenticare il tema del messaggio di Papa Francesco per la giornata delle comunicazioni sociali, già annunciato, e che quest’anno ha come titolo un verbo all’imperativo: “Ascoltate!”, che richiama anche la fase principale del processo sinodale in cui sono coinvolte tutte le diocesi italiane, e la Chiesa universale, e cioè l’ascolto. Questo messaggio richiama quello dello stesso anno, centrato sull’ “andare e vedere”. Ora il Santo Padre ci chiede di reimparare ad ascoltare.

La pandemia ha colpito tutti e tutti hanno bisogno di essere ascoltati e confortati, dal momento che ogni dialogo, ogni comunicazione comincia dall’ascolto. Sappiamo bene però che, per ascoltare bene, ci vuole coraggio e un cuore libero da pregiudizi.

Ecco, dunque, l’augurio per voi, carissimi: che il vostro Patrono vi aiuti a non disperdervi, a trovare la pace che vi permetta di svolgere con serenità il vostro lavoro per il bene di tutti, e ad ascoltare gli altri, ma soprattutto ad ascoltare la Parola di Dio, perché vi ispiri nella vita e nella professione.

Gualtiero card. Bassetti
Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve

Assisi – scuola socio politica “Giuseppe Toniolo”. L’inaugurazione del nuovo ciclo di lezioni si terrà in streaming sabato 22 gennaio

“Stato, mercato e società civile. La Lezione di Giuseppe Toniolo”. È il tema della prima lezione della prossima edizione della Scuola socio-politica diocesana “Giuseppe Toniolo” che verrà inaugurata sabato 22 gennaio alle ore 16, in modalità streaming. La lezione sarà aperta dall’introduzione del vescovo monsignor Domenico Sorrentino. Seguirà la relazione dall’economista e accademico italiano Stefano Zamagni, economista e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.

“La pandemia dovuta al Covid-19 ha colpito pesantemente le nostre vite e il nostro Paese – dichiara il direttore della Scuola socio-politica, Francesca Di Maolo – . Essa è sopraggiunta in un momento storico in cui era già evidente la necessità di adattare l’attuale modello economico verso una sostenibilità ambientale e sociale. Ne è un esempio il grande processo avviato dai giovani dell’Economy of Francesco che in ogni parte del mondo hanno accolto l’invito di Papa Francesco del 1 maggio 2019 ad impegnarsi per un’economia che sappia accogliere la vita, che non escluda e che rispetti l’ambiente. In ogni crisi ci sono sempre anche i semi della rinascita e in questo secondo anno di pandemia è iniziato un cammino di ricostruzione. Il piano nazionale di ripresa e di resilienza può costituire una grande opportunità di crescita a condizione che le azioni che verranno messe in campo in termini di sviluppo, produttività e riforme siano anche finalizzate a contrastare la povertà, l’esclusione sociale e le disuguaglianze. Abbiamo la convinzione – conclude Di Maolo – che la rigenerazione del Paese Italia abbia bisogno di coraggio, di coesione e di un impegno corale che coinvolga istituzioni e società civile. Per far crescere la consapevolezza di questo passaggio storico e per allargare la base della partecipazione per l’anno 2022 la Scuola ha organizzato una serie di incontri per approfondire alcuni dei temi principali che caratterizzeranno la ripresa dell’Italia”.

Il ciclo di lezioni proseguirà il 2 febbraio, alle ore 19, con un incontro dal titolo: “I cambiamenti nel mondo del lavoro tra transizione digitale ed ecologica” e sarà tenuta da Onofrio Rota, segretario generale Fai Cisl.

Il 9 febbraio, alle ore, 19 verrà trattato il tema “Italia domani – Piano nazionale di ripartenza e resilienza”. Il 9 marzo, alle ore 19, don Alessandro Picchiarelli, direttore dell’Ufficio catechistico e responsabile della pastorale vocazionale della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, approfondirà il tema “Digital divide e nuove discriminazioni”.

Il 21 marzo (ore 19) il tema: “PNRR e crescita economica” sarà trattato da Carlo Cottarelli, economista e direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano. Il 6 aprile 2022 (ore 19) la lezione sarà tenuta da Tiziano Vecchiato, presidente della Fondazione Zancan. Il 22 Aprile alle ore 19 “Un Welfare moderno, inclusivo e sostenibile” sarà affrontato da Pasquale Tricarico, presidente dell’Inps. L’edizione si chiuderà a maggio con un incontro dal titolo: “Dieci anni di scuola di formazione socio politica Giuseppe Toniolo per stimolare la società a ripensarsi a partire dagli ultimi”.

Vista la situazione epidemiologica, l’avvio di questa edizione sarà in modalità online. Successivamente se le condizioni lo permetteranno si tornerà alle lezioni in presenza nella sede della Scuola, presso l’Istituto Serafico. Per iscriversi bisogna scaricare il modulo di partecipazione sul sito www.diocesiassisi.it e inviarlo alla email della segreteria: scuolasp@assisi.chiesacattolica.it

“La politica – se è ‘buona’ politica è alta forma di carità”. A dirlo è il vescovo diocesano, monsignor Domenico Sorrentino, in vista dell’avvio della Scuola socio-politica diocesana “Giuseppe Toniolo”, che verrà inaugurata sabato 22 gennaio alle ore 16, in modalità streaming con una relazione di Stefano Zamagni, economista, accademico e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, dal titolo: “Stato, mercato e società civile. La Lezione di Giuseppe Toniolo”. “Sono stato impressionato, nelle ultime elezioni amministrative di Assisi, dal numero di candidati che hanno affollato le liste in competizione. Credo – sottolinea il vescovo – sia avvenuto anche in altri comuni. Segno che c’è tanta gente che forse sente il bisogno di spendersi per il bene comune. È un patrimonio da non disperdere. Quanti si sono messi in gioco costituiscono un potenziale che forse ha bisogno di una palestra in cui esercitare un confronto qualificato e generativo. La scuola socio-politica Giuseppe Toniolo c’è anche per questo. Immergendoci nel pensiero di Toniolo – dice monsignor Sorrentino che è stato anche postulatore della causa di Beatificazione – l’economia e la politica insieme hanno da guadagnare. Dieci anni fa la scuola cominciò nel quadro del cammino catechistico diocesano. Era una maniera di sottolineare che la dottrina sociale non è un optional, ma appartiene alla formazione integrale del cristiano. È approdata poi al Serafico, in cui ora trova non soltanto un luogo fisico accogliente, ma un ambiente vitale. Dice, con la sua stessa collocazione, che la costruzione del bene comune, vocazione propria della politica, si fa a partire dagli “ultimi”, da quanti hanno più bisogno di affetto e di cura, e pertanto devono essere i primi nei pensieri della società e della democrazia. Lo stesso papa Francesco – sottolinea ancora il vescovo – nel discorso al Serafico tenuto a Roma in occasione del 150°, lo ha ricordato. Il cammino della Scuola si è arricchito, strada facendo, di quanto ad Assisi è avvenuto nel contesto del Santuario della Spogliazione. Nel luogo dove Francesco si spogliò di tutto e dove riposa il corpo del giovane Beato Carlo Acutis, è nato un premio intitolato all’economia della fraternità, il cui statuto contempla una specifica sinergia con la scuola-socio politica Toniolo. Altra sinergia si profila all’orizzonte con il Centro “Fratelli tutti” prossimo all’inaugurazione a Foligno. La scuola Toniolo diventa così un punto di riferimento per una tessitura tematica e formativa che intende offrire ampie possibilità di riflessione ed impegno, aprendosi anche a fruizioni che vanno oltre Assisi. In sintonia peraltro col grande processo che si sta sviluppando nel mondo con il cammino di “Economy of Francesco”.

Perugia – la lettera di inizio 2022 del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti alla comunità diocesana dedicata al Cammino sinodale, “l’esatto contrario di tutte le chiusure e gli egoismi, che anche la diffusione del Covid-19 ha alimentato”.

“Vorrei, per tutti coloro che, docili allo Spirito, si sono posti in un cammino sinodale, ripresentare tre parole espresse da Papa Francesco nell’incontro di Firenze del 2015: umiltà, disinteresse, beatitudine”. È quanto scrive il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nella sua lettera di inizio 2022 alla comunità diocesana dedicata al Cammino sinodale della Chiesa italiana, a partire dalle sue 227 diocesi, consultabile integralmente sul sito: www.diocesi.perugia.it

Una chiesa pienamente credibile. “Certamente, una chiesa che presenta questi tratti di umiltà, disinteresse, beatitudine – prosegue il cardinale –, è una chiesa che sa riconoscere l’azione di Dio, nei suoi confronti e nei confronti del mondo, attraverso la vita quotidiana della gente. Una chiesa che non si chiude, che offre ospitalità a tutti, rendendo presente il vangelo di Cristo, è pienamente credibile. Il vangelo perciò deve diventare una presenza che ‘abita’ la vita degli uomini, una presenza sempre nuova perché non può esistere condizione umana che non possa essere toccata dalla Parola di Dio. Solo una tale ‘presenza’, semplice, ma concreta, in mezzo agli uomini e alle donne e in seno alla società sfiduciata, apatica e delusa, quale è quella in cui viviamo, potrà essere una forza rigeneratrice”.

“Una chiesa che accoglie Gesù, dice il Papa, è una chiesa che sperimenta, vive e annuncia, con la sua testimonianza, lo spirito delle Beatitudini. Ma per testimoniare occorre vedere e ascoltare, e l’ascolto è molto più che udire e ‘sentire’. Ascoltando gli altri, tutti abbiamo molto da imparare. Dice il Papa: ‘Popolo fedele, Collegio Episcopale, Vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri, e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo spirito della verità, per conoscere ciò che Egli dice alle chiese’”.

Il Signore, per primo, dà l’esempio. “Mettiamoci all’opera, con coraggio, fiducia e tanta gioia, perché è il Signore che per primo ci dà l’esempio, la forza e il coraggio per intraprendere questo cammino, che è l’esatto contrario di tutte le chiusure e gli egoismi, che anche la diffusione del covid ha alimentato”.

Il cammino dal basso. “Fratelli e figli, amati nel Signore, il mio episcopato sta per concludersi, ma per quel po’ che mi resta, assieme al vescovo ausiliare mons. Marco e tutti voi, voglio continuare a camminare con questa nostra chiesa perusina-pievese e condividere le tappe del cammino sinodale ‘dal basso’, come ci ha chiesto Papa Francesco”.

L’invito del pastore Bassetti. “È però importante ricordare – conclude il cardinale – che nella vita cristiana per camminare un po’, occorre molto pregare. A questo vi invito con la sollecitudine di vostro pastore”.

Spoleto – Festa di S. Ponziano 2022. Mons. Boccardo: «Al patrocinio di S. Ponziano deve corrispondere, sia in campo civile che ecclesiale, una rinnovata coscienza di comunità … superando le tristi schermaglie autoreferenziali, il consociativismo di comodo o, magari, perfino l’arroganza, l’opportunismo e l’ottusa demagogia»

«Ad ogni ritorno del 14 gennaio ci è caro celebrare la memoria di Ponziano, un giovane ardente e generoso, che con il vigore di una fede limpida ha presieduto al configurarsi di questa comunità cristiana, segnando del suo nome la nostra vicenda e la nostra identità». Con queste parole l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha avviato l’omelia per la festa del patrono della Città di Spoleto e della Diocesi, S. Ponziano. Il solenne pontificale si è tenuto venerdì 14 gennaio 2022 nella Basilica Cattedrale di Spoleto, ed è stato trasmesso in diretta nei canali social della Diocesi.

Celebrazioni ridotte a causa del Covid. Per il secondo anno consecutivo, a causa dell’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus, le celebrazioni si sono tenute in forma ridotta. Sono stati annullati, infatti, due appuntamenti: il convegno che precede la festa (era previsto per il 13 gennaio un dialogo sul tema “La Chiesa che vorrei” con il card. Matteo Maria Zuppi arcivescovo di Bologna e l’on. Luciano Violante già presidente della Camera dei Deputati, che si spera di recuperare più avanti) e la processione del 14 pomeriggio per riportare dal Duomo la reliquia del Santo nella Basilica a lui dedicata.

Al solenne pontificale, concelebrato da diversi sacerdoti, hanno preso parte autorità civili e militari, tra cui: Paola Agabiti, assessore regionale alla programmazione europea, bilancio e risorse umane e patrimoniali, turismo, cultura, istruzione e diritto allo studio; Stefania Proietti, presidente della provincia di Perugia; Andrea Sisti, sindaco di Spoleto; Nicola Alemanno, sindaco di Norcia; altri primi cittadini dei Comuni che ricadono nel territorio della Diocesi. Il servizio all’altare è statu curato dai seminaristi e dal gruppo ministranti, coordinati dal cerimoniere arcivescovile don Pier Luigi Morlino. La liturgia è stata animata nel canto dalla Corale diocesana diretta da Mauro Presazzi, con all’organo Angelo Silvio Rosati.

S. Ponziano discepolo del Signore. L’Arcivescovo nell’omelia si è soffermato sulle due coordinate essenziali dell’esistenza di S. Ponziano. La prima è quella che lo qualifica come discepolo del Signore: «Alla sua scuola – ha detto – torniamo a testimoniare con coraggio il messaggio salvifico del Vangelo, capace, oggi come allora, di cambiare il male in bene, le tenebre in luce, la disperazione in fiducia, la violenza in pace, la morte in vita».

S. Ponziano patrono di Spoleto. La seconda caratteristica del martire è quella di patrono della Città. «Sotto la sua protezione la Città ha attraversato nei secoli vicissitudini turbinose – raccolte nell’immagine sempre eloquente del terremoto – rimanendo viva e vivace. Per questo noi – pur con i problemi e le difficoltà (che sulla terra sono immancabili) e pur con le debolezze di pensiero e di comportamento che oggi affliggono non solo noi ma l’intera società – abbiamo di che rallegraci di essere spoletini e della protezione di S. Ponziano, esperimentata nel tempo e che oggi insieme ancora invochiamo contro un virus insidioso e maligno, non possiamo non considerare – ha detto mons. Boccardo – come al suo patrocinio debba corrispondere sia in campo civile che ecclesiale una rinnovata coscienza di comunità. Se vogliamo dare un volto veramente umano al nostro con-vivere, dobbiamo sentirci e riconoscerci come una comunità di vita, capace di condividere valori, prospettive, diritti e doveri, capace di pensarsi dentro un futuro comune, da costruire insieme. Un tale percorso – ha proseguito il Presule – significa responsabilità, perché ciascuno di noi è, pur se in diversa misura, protagonista del presente e del futuro di questa società. Vuol dire anche essere rispettosi gli uni degli altri, consapevoli di ciò che ci unisce più di quanto ci divide, senza aver timore di manifestare buoni sentimenti che rendono migliore il mondo. C’è bisogno di attenzione, di approfondimento continuo, di cercare e riconoscere il bene, di farlo durare e dargli spazio. Questo modo di procedere permette di avvedersi di molte buone pratiche, di fecondi scambi, dell’importanza della diversità, della presenza di menti e di cuori disponibili ad un impegno serio, lucido e generoso. Lo stile di attenzione con cui la comunità si guarda intorno e si prende operosamente cura della vita delle persone e delle istituzioni, garantisce il terreno e l’atmosfera necessaria per riconoscere e far maturare i germogli di un “amore politico e sociale” (cf Lettera Enciclica “Fratelli tutti”, 180), superando – ha concluso l’Arcivescovo – le tristi schermaglie autoreferenziali, il consociativismo di comodo o, magari, perfino l’arroganza, l’opportunismo e l’ottusa demagogia».

Al termine della Messa, mentre Vescovo, presbiteri e fedeli uscivano dalla Cattedrale, il gruppo ottoni della Banda Musicale “Città di Spoleto” dalla loggia del Duomo ha omaggiato S. Ponziano con l’inno in onore al martire e altri pezzi musicali.

Concattedrale di Narni – ingresso del vescovo Francesco Soddu

Nella domenica del Battesimo del Signore, il 9 gennaio 2022, il neo vescovo di Terni-Narni-Amelia, mons. Francesco Antonio Soddu ha fatto l’ingresso a Narni. Sul sagrato della concattedrale dei Santi Giovenale e Cassio è stato accolto dal parroco don Sergio Rossini, dal vicario foraneo di Narni don Angelo D’Andrea, da alcuni canonici della concattedrale, dai sacerdoti della vicaria di Narni e dal sindaco Francesco De Rebotti che ha salutato calorosamente il nuovo vescovo di Narni a nome dell’intera comunità cittadina, insieme all’assessore alla Scuola Tiziana Pacciaroni.
All’ingresso in chiesa, dopo il bacio della croce, è seguita la processione lungo la navata centrale della chiesa accompagnata dall’inno eseguito dalla corale della Cattedrale.
“Battezzato il Signore, si aprirono i cieli e come una colomba lo Spirito scese su di lui, e la voce del Padre disse questi è il mio Figlio l’amato, in lui ho posto il mio compiacimento – ha ricordao il vescovo nell’omelia – Bellissima l’immagine del cielo che si apre. Come se fosse un sipario…ma non un sipario di un teatro in cui si eseguono commedie o opere. No! Il cielo si apre per effondere sul mondo, sull’umanità intera, su noi che siamo qui, tutta la ricchezza nel cielo contenuta. Io credo che quanti di voi, quanti di noi, hanno ricevuto la grazia della paternità o della maternità, udendo queste parole si sentono coinvolti esistenzialmente ed emotivamente. Quasi la soddisfazione del Padre nel presentare al mondo il Figlio. Egli è l’amato, cioè viene nel mondo a manifestare, incarnare e far radicare non un amore qualsiasi, ma l’amore stesso del Padre, che si compiace del Figlio, lo attesta lo Spirito Santo, e Lui il Figlio fatto uomo, in unione e comunione col Padre e lo Spirito, inizia la sua missione santificatrice nel mondo…in mezzo agli uomini e alle donne”.
Al termine della celebrazione il parroco dopo aver ringraziato il vescovo per la sua presenza e per le parole di incoraggiamento rivolte alla comunità narnese, a nome dei sacerdoti della vicaria, gli ha donato una croce pettorale, riproduzione di quella di San Giovanenale, la croce del patrono di Narni che il vescovo Soddu ha indossato nella celebrazione per il suo ingresso a Narni.
Infine si è recato nella cripta che custodisce le spoglie di San Giovenale per un momento di preghiera e venerazione.
L’OMELIA DEL VESCOVO

Perugia: Celebrata in cattedrale l’Epifania del Signore dal cardinale Bassetti, che ha ammesso agli Ordini Sacri il seminarista Samuele Betti. Il presule: “La salvezza, come per i magi, è di accogliere nel proprio cuore quel ‘bambino’ debole e indifeso. E con Lui tutti i deboli e gli indifesi del mondo”

“Ringrazio ancora una volta il Signore, che mi dà la grazia di poter celebrare questa solennità dell’Epifania nella nostra cattedrale”. Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, all’inizio dell’omelia, pronunciata nella cattedrale di Perugia il 6 gennaio, ritornando a celebrare in pubblico l’Eucaristia dopo essere stato in isolamento, durante le festività natalizie, a seguito del contagio da Covid-19. Il cardinale si è poi soffermato sul significato dell’Epifania: “manifestazione, giorno pieno di luce” in cui “Gesù è l’unica luce che può far risplendere l’intero universo”.

La befana non è venuta a mani vuote. Per la Chiesa diocesana di Perugia-Città della Pieve l’Epifania 2022 è stata particolarmente significativa, definita dallo stesso presule “una bella sorpresa e la befana – ha aggiunto –, come si dice da noi, non è venuta a mani vuote”. Durante la celebrazione Bassetti ha ammesso agli Ordini Sacri il seminarista Samuele Betti, dell’Unità pastorale “Giovanni Paolo II” di Prepo, “che si candida – ha sottolineato il presule – al Diaconato e al Presbiterato. Caro Samuele non potevamo trovare una circostanza più bella in cui tu potessi, pubblicamente, davanti al popolo di Dio, dichiarare il tuo impegno di accedere agli Ordini Sacri. Oggi, purtroppo, in Seminario siete pochi, ma io mi devo rallegrare, perché fra voi c’è un clima fraterno e noto i frutti di una formazione umana, intellettuale e spirituale solida. Stamani, caro Samuele, all’oro, all’incenso e alla mirra dei magi, tu aggiungerai il tuo proposito di camminare verso il Diaconato e il Presbiterato. Ed io, a nome di tutta la Chiesa, accoglierò questo tuo impegno. Il popolo cristiano deve apprezzare questi giovani che si candidano a questo servizio”.

Necessario alzare lo sguardo. Commentando il Vangelo, il cardinale ha esortato i credenti “a guardare i magi. Essi giungono dal lontano Oriente per vedere quel misterioso bambino, che già, nella notte di Natale, si è manifestato ai pastori. I pastori e i magi – ha aggiunto Bassetti –, pur così diversi fra loro, hanno però una cosa in comune: il cielo! Gli uni e gli altri suggeriscono a tutti noi che per incontrare Gesù è necessario alzare lo sguardo da sé stessi e scrutare parole e segni che il Signore pone lungo il nostro cammino”.

L’insegnamento del magi. Riflettendo sulla stella che videro il magi, il cardinale ha risposto all’interrogativo “cos’è la stella? È il Vangelo, è la Parola del Signore, come dice il Salmo: ‘la tua parola è luce al mio cammino’. Questa luce ci guida verso il ‘bambino’. Senza l’ascolto del Vangelo, senza leggerlo, senza meditarlo, senza cercare di metterlo in pratica, non è possibile incontrare Gesù… Assieme a Maria, a Giuseppe e ai pastori, anche i magi compresero che la salvezza consisteva e consiste tutt’oggi nell’accogliere nel proprio cuore quel ‘bambino’ debole e indifeso. E con Lui tutti i deboli e gli indifesi che stanno attorno a noi e nel mondo”.

Il preoccupante inverno delle nascite. Avviandosi alla conclusione, il presidente della Cei ha ribadito la sua preoccupazione per “questo inverno delle nascite, soprattutto in Europa e in Italia. Spesso non abbiamo la gioia e la possibilità di accogliere queste nuove vite che il Signore manda in mezzo a noi. Oggi, accogliere la presenza di un bambino in una famiglia diventa il gesto più significativo della nostra fede in Dio, della nostra fede nella vita, della nostra fede nella famiglia umana, perché si voglia o non si voglia Dio ci ha costituito, su questa terra, un’unica famiglia”.

Cambiare strada, la strada della conversione. “Sono i magi a salvare il ‘bambino’– ha ricordato il cardinale Bassetti –. Quei sapienti, come nota l’evangelista, fecero ritorno ai loro Paesi per un’altra strada. E questo vale anche per noi, perché, quando si incontra il Signore, non si può continuare a percorrere la strada di sempre. Bisogna fare come i magi: cambiare strada, mettersi sulla strada della conversione, dell’accoglienza gioiosa della Parola di Dio nella nostra vita. Beati noi, fratelli e sorelle, se con i pastori e con i magi sapremo farci pellegrini verso quel ‘bambino’ e con l’affetto sapremo prenderci cura di Lui. In verità sarà Lui a prendersi cura di noi. E questo è l’augurio che faccio a tutti voi e particolarmente al nostro carissimo Samuele, che è disposto ad offrire la sua vita per il grande ministero del sacerdozio”.

Solennità dell’Epifania. L’arcivescovo Boccardo: «Dobbiamo imparare a dare alla carità il primo posto nelle nostre scelte e nei nostri rapporti, in modo da non escludere nessuno, da non rifiutare nessuno, da non giudicare nessuno». Non si terranno causa Covid due momenti della festa di S. Ponziano: il dialogo sul tema “La Chiesa che vorrei” del 13 gennaio e la processione del 14 pomeriggio

Giovedì 6 gennaio 2022 la Chiesa ha celebrato la solennità dell’Epifania del Signore, nella quale si venera la triplice manifestazione di Cristo: a Betlemme, Gesù bambino fu adorato dai magi; nel Giordano, battezzato da Giovanni, fu unto dallo Spirito Santo e chiamato Figlio da Dio Padre; a Cana di Galilea, alla festa di nozze, mutando l’acqua in vino nuovo, manifestò la sua gloria.

La celebrazione nel Duomo di Spoleto è stata presieduta dall’arcivescovo Renato Boccardo. Hanno concelebrato: il Vicario generale e i parroci della Città di Spoleto (S. Gregorio, Santi Pietro e Paolo e Santa Rita). La liturgia è stata animata dalla corale della Pievania di Santa Maria. Il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi e ministranti, coordinato dal cerimoniere don Pier Luigi Morlino.

Le parole dell’Arcivescovo nell’omelia. Il Presule ha condiviso tre caratteristiche di questa solennità: «L’Epifania – ha detto – è anzitutto la festa dell’incontro: il cammino di ogni uomo può sfociare nell’incontro con Dio; trova anzi in questo incontro il suo felicissimo epilogo. Tutto ciò avviene in una convergenza di argomenti che mostrano la ragionevolezza e insieme la provvidenzialità di un itinerario umano di ricerca. L’Epifania – ha poi proseguito – è anche la festa della fede, la festa che allarga i misteri del presepio al mondo intero, l’offerta universale di salvezza a quanti avranno la fortuna e il coraggio di accoglierla. Si tratta dunque di una fede dinamica, vigilante, creativa; ma anche del rischio di non avere il coraggio di accogliere questa fede, o di lasciarla svuotare del suo vero contenuto che è il Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo. L’Epifania è infine festa dell’apertura del cuore. “Per i cristiani – afferma ancora Papa Francesco – le parole di Gesù implicano il riconoscere Cristo stesso in ogni fratello abbandonato o escluso (cf Mt 25, 40. 45). In realtà, la fede colma di motivazioni inaudite il riconoscimento dell’altro, perché chi crede può arrivare a riconoscere che Dio ama ogni essere umano con un amore infinito e che gli conferisce con ciò una dignità infinita. A ciò si aggiunge che crediamo che Cristo ha versato il suo sangue per tutti e per ciascuno, e quindi nessuno resta fuori dal suo amore universale” (Fratelli tutti, 85)». Queste tre caratteristiche diventano messaggio per tutti: «Abbiamo bisogno – ha detto l’Arcivescovo – di leggere la nostra vita come un cammino verso una mèta, di leggere nell’incontro con Gesù il momento qualificante e rivelatore di ciò che siamo e di ciò che cerchiamo; abbiamo bisogno di riconoscere che tutti gli argomenti scientifici e filosofici riguardanti il senso del cammino umano hanno, nell’incontro col Signore, la loro piena giustificazione e il loro senso. Poi, la fede: abbiamo bisogno che lo Spirito Santo irrori con i suoi doni la virtù teologale della fede, per la quale ci si affida perdutamente a Dio e si vede ogni situazione e ogni rapporto nella luce del Trascendente. La fede dà il cuore nuovo per consentire alla Verità e dà occhi nuovi, capaci di discernere nelle parole e negli eventi della vita quotidiana i segni della presenza di Dio e della sua chiamata. Infine, l’apertura del cuore: abbiamo bisogno che lo Spirito Santo vivifichi con il dono della sapienza la virtù teologale della carità, affinché il nostro cuore diventi accogliente nei confronti degli altri, ne rispetti la diversità e la libertà, ne cerchi il bene vero e sia reso capace di sacrificarsi per questo bene; dobbiamo imparare a dare alla carità il primo posto nelle nostre scelte e nei nostri rapporti, in modo da non escludere nessuno, da non rifiutare nessuno, da non giudicare nessuno».

I Magi in Cattedrale. Al termine della Messa sono “giunti” in Duomo, dinanzi all’altare maggiore, i Magi: hanno consegnato ai ragazzi della catechesi presenti un piccolo dono. Questo momento, a ricordo dei doni (oro, incenso e mirra) che questi Re fecero al Bambino Gesù, è stato organizzato dalle parrocchie del centro di Spoleto guidate da don Bruno Molinari e da don Pier Luigi Morlino.

Sospesi alcuni momenti della festa di S. Ponziano. La Curia Arcivescovile comunica: «In considerazione della crescente diffusione del Coronavirus e della necessaria prudenza sanitaria non si terranno due momenti della festa del Santo patrono di Spoleto: il dialogo sul tema “La Chiesa che vorrei” di giovedì 13 gennaio alle ore 18.00 nella palestra del Sacro Cuore col Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna, e l’On. Luciano Violante, già Presidente della Camera dei Deputati; la processione del pomeriggio del 14 per il ritorno della Reliquia del Santo nella Basilica a lui dedicata. Confermate, nel rispetto delle norme vigenti anti Covid, le celebrazioni del 14 gennaio in Duomo: alle 9.00 Santa Messa e alle 11.30 Solenne Pontificale presieduto dall’Arcivescovo. Alle 16.00 celebrazione dei Secondi Vespri Pontificali durante i quali verrà invocata specialmente la protezione di San Ponziano sulla città e la diocesi, intercedendo la liberazione dalla pandemia e la sapienza per vivere questo momento di prova.

Ordinazione e ingresso del vescovo mons. Francesco Antonio Soddu. “Nasco qui vescovo, accoglietemi e sentitemi uno di voi, fratello, amico e per grazia di Dio anche padre”

Nella cattedrale di Santa Maria Assunta di Terni, questa mattina 5 gennaio 2022, mons. Francesco Antonio Soddu è stato ordinato vescovo ed ha preso possesso della Diocesi di Terni-Narni-Amelia.
Un lungo applauso da parte dei pochi presenti a causa delle restrizioni per la pandemia, ha salutato con gioia il suo novantatreesimo Pastore.
A presiedere la solenne concelebrazione eucaristica è stato il vescovo uscente mons. Giuseppe Piemontese e concelebranti l’arcivescovo di Sassari mons. Gian Franco Saba e il segretario generale della Cei mons. Stefano Russo.
Hanno preso parte al solenne rito due cardinali: Francesco Montenegro arcivescovo emerito di Agrigento ed Enrico Feroci già direttore di Caritas Roma. Inoltre, erano presenti 33 vescovi provenienti, oltre che dall’Umbria, dalla Sardegna (regione di origine di mons. Soddu), dalla Puglia, dalla Calabria, dall’Emila Romagna, dall’Abruzzo, dalle Marche, dal Lazio, dal Friuli, dal Vaticano. Erano presenti anche l’Esarca Apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia, mons. Dionisio Lachovicz, il sacerdote ortodosso romeno di Terni padre Vasile Andreca e il pastore valdese della comunità ternana Pawel Gajewski.
Hanno partecipato alla liturgia le autorità civili e militari del territorio tra cui il prefetto Dario Emilio Sensi, il questore Bruno Failla, la senatrice Valeria Alessandrini, l’assessore regionale alla Cultura e Istruzione Paola Agabiti, la presidente della provincia di Terni Laura Pernazza, il sindaco di Terni Leonardo Latini e i sindaci dei comuni della diocesi.
Ha animato la liturgia la corale della Diocesi diretta da don Sergio Rossini.

Il vescovo Piemontese, nell’omelia, si è rivolto con queste parole al suo successore: «Simbolicamente ti consegno una Chiesa acquistata dal sangue di Cristo e nel passato guidata e custodita da innumerevoli pastori, molti dei quali a cominciare da Valentino, Giovenale, per essa, sull’esempio di Gesù, hanno versato il sangue. Io, durante i sette anni e mezzo di ministero, ho cercato francescanamente di amarla, custodirla, servirla e abbellirla con tutte le mie povere forze, nella relazione tra le persone fino ad oggi, confidando nella misericordia e nella guida di Gesù, il Buon Pastore. Abbi cura di tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo ti ha posto come vescovo a reggere la Chiesa di Dio. Reggere qui è da intendere non tanto nel senso di governare, quanto nel senso interpretato da Francesco d’Assisi, che nel sogno di Papa Innocenzo regge la Chiesa, la porta sulle spalle, la sostiene, la ripara con la parola, con la carità e la fraternità, la tiene in continua manutenzione con la preghiera, la rende bella con la celebrazione dei santi misteri nella liturgia. Sarai inserito in una regione, l’Umbria, che è terra di santi, uomini e donne, che, come pochi altri, hanno “retto” la Chiesa nel primo e secondo millennio: Benedetto, Francesco e Chiara d’Assisi, e tanti altri; prossimi a noi i Protomartiri Francescani, tutti originari del territorio diocesano. Non temere! Il Signore, che ti ha chiamato, come testimonia il profeta, ti guiderà e ispirerà le parole giuste e i gesti di amore capaci di essere sale e luce, di dare sapore e senso al ministero e alla vita delle persone e della comunità. Posso confidarti di aver sperimentato tutto ciò in prima persona».
Rivolgendosi alla comunità diocesana il vescovo Piemontese ha detto: «La nostra presenza qui oggi è segno di affetto, ma anche assunzione di responsabilità. Siamo qui per sostenere il vescovo Francesco Antonio nel suo ministero, rassicurarlo che da oggi prendiamo l’impegno di stargli vicino nelle prove, di accompagnarlo con la preghiera e l’incoraggiamento nella missione grande di reggere questo popolo di Dio».

L’OMELIA DI MONS. PIEMONTESE

 

 

Nel corso della liturgia di ordinazione, dopo l’invocazione allo Spirito, la presentazione e gli impegni dell’eletto, le litanie dei Santi, l’imposizione delle mani da parte dei vescovi presenti, l’imposizione del libro dei Vangeli e la preghiera di consacrazione, sono stati consegnati al nuovo vescovo il libro dei Vangeli, l’anello episcopale, la mitra e il pastorale realizzato artigianalmente in legno d’ulivo.

Alla celebrazione erano presenti i familiari del nuovo vescovo, sacerdoti delle diocesi sarde e rappresentanti della Caritas italiana (tra cui il nuovo direttore don Marco Pagniello), alcune autorità civili dei paesi del sassarese. A tutti il vescovo Soddu ha rivolto parole di ringraziamento per le significative esperienze condivise.
Mons. Soddu, al termine della concelebrazione, ha rivolto il suo discorso alla comunità diocesana di Terni-Narni-Amelia: «La chiesa di Sassari mi dona a voi non come un pacco regalo arrivato da chissà dove. Oggi io nasco vescovo qui, in questa Chiesa, in questa comunità ecclesiale. Accoglietemi e sentitemi uno di voi, fratello, amico e per grazia di Dio anche padre. Sento germogliare in me anche quel forte temperamento vitale che caratterizza questo posto, questo nostro popolo umbro. Le vostre e le mie attese sono tante e variegate, tuttavia di una cosa sono certo: insieme potremo fare molto, nella fattiva collaborazione tra e con i fratelli presbiteri, per proseguire con i diaconi, le famiglie, i ragazzi, i giovani e tutte le espressioni vitali della nostra terra a partire dagli ultimi. Il mio programma pastorale consiste nel continuare con voi il cammino sinodale, che come le altre Chiese italiane, avete appena avviato».

Prima dei riti di conclusione, il neo vescovo ha percorso la navata della cattedrale benedicendo i presenti e recandosi fino alle sale dell’attiguo Museo diocesano, dove hanno seguito la celebrazione attraverso la diretta streaming i rappresentanti delle associazioni, movimenti diocesani e altri invitati provenienti da fuori regione.
Il canto finale “Inno nostra Signora di Bonaria” (patrona massima della Sardegna e dei naviganti) è stato un omaggio alla terra di origine di mons. Soddu, magistralmente eseguito dal coro diocesano.

Il servizio d’ordine e accoglienza è stato svolto da circa 70 volontari appartenenti alle associazioni cattoliche diocesane e alle associazioni laiche territoriali di protezione civile ed in particolare: Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme – delegazione di Terni Narni Amelia, Unione Giuristi Cattolici Italiani di Terni, Associazione Nazionale Carabinieri – sezione di Otricoli, C.I.S.O.M. Terni, Prociv Collescipoli, Prociv Civitas Interamna di Terni, Comunità Neocatecumenale di Terni, Società San Vincenzo De’ Paoli di Narni, Gruppo Alpini Valle Umbra di Terni, Unitalsi di Terni, Confederazione nazionale delle Misericordie – Sez. di Terni, Comunità Sant’Egidio di Terni, Rinnovamento Nello Spirito di Terni, Movimento Cristiano Lavoratori di Terni, Acli di Terni, Comunione e Liberazione di Terni, Scout d’Europa di Terni, Scout Agesci di Terni

Terni – il 5 gennaio l’ordinazione episcopale di Mons. Francesco Soddu: “Sento di appartenere a questo popolo di Terni come fratello, amico e per grazia di Dio anche come padre”. La diretta della celebrazione sui canali social della Diocesi, su Umbria+, Mepradio e radio Tna

Un’atmosfera di festa unita a tanta speranza avvolge Terni, che si appresta ad accogliere il nuovo vescovo della Diocesi di Terni-Narni-Amelia mons. Francesco Antonio Soddu che sarà ordinato nella cattedrale Santa Maria Assunta di Terni, mercoledì 5 gennaio 2022 alle ore 10.30 per imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione di mons. Giuseppe Piemontese, Ofm. Conv. Amministratore apostolico della diocesi di Terni-Narni-Amelia, insieme a mons. Gian Franco Saba Arcivescovo metropolita di Sassari e mons. Stefano Russo Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana.

A causa delle limitazioni imposte dalle disposizioni vigenti Covid19, solo un numero ridotto di persone potranno partecipare alla celebrazione in presenza.
In Cattedrale saranno presenti circa 35 tra Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, 110 Presbiteri e Diaconi, familiari e corregionali del vescovo ordinando e circa 40 di autorità civili.
Altri invitati, provenienti da fuori regione, responsabili di associazioni diocesane, membri del Consiglio Pastorale Diocesano, potranno seguire la celebrazione liturgica dalle sale dell’attiguo Museo Diocesano e Capitolare.

Tutti gli altri fedeli della diocesi di Terni-Narni-Amelia potranno unirsi alla celebrazione nelle seguenti chiese, dove saranno predisposti degli schermi per la visione dell’evento:
a Terni: San Francesco di Assisi, Sant’Antonio di Padova San Pietro, Sacro Cuore Eucaristico, Santa Maria Regina, Santa Maria della Misericordia, San Giuseppe lavoratore
ad Amelia: San Massimiliano Kolbe e San Francesco di Assisi

La celebrazione dell’Ordinazione episcopale sarà trasmessa in diretta sui canali Facebook e Youtube della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, sul sito della Diocesi www.diocesi.terni.it; sulla televisione Umbria+ canale 15 del digitale terrestre, sulle frequenze di Mepradio organizzazione 95,6 fm e sul sito www.mepradio.it; su Radio TNA 104,00 89,8 e 93,00 fm e su Dab digitale terrestre.

Il vescovo mons. Francesco Antonio Soddu per incontrare i fedeli della diocesi di Terni-Narni-Amelia celebrerà il solenne pontificale di ingresso nel giorno dell’Epifania 6 gennaio 2022 alle ore 11.30 nella cattedrale Santa Maria Assunta di Terni; domenica 9 gennaio 2022 alle ore 11 nella concattedrale dei Santi Giovenale e Cassio a Narni e alle ore 17.30 nella concattedrale Santa Fermina di Amelia.

Questa mattina mons. Soddu ha seguito personalmente gli ultimi preparativi della solenne concelebrazione eucaristica della sua ordinazione episcopale e di presa di possesso della Diocesi. Incontrando i giornalisti nella sala della Curia Vescovile ha parlato della semplicità e gioia con cui intende svolgere il proprio ministero episcopale, accanto alla gente e al servizio dei più poveri e bisognosi “sento di appartenere a questo popolo di Terni come fratello, amico e per grazia di Dio anche come padre” ha detto mons. Soddu. “Il mio ministero sarà infaticabile, bisogna partire dai poveri per abbracciare tutti, iniziando dagli ultimi si può sconfiggere anche la pandemia. Interessarsi di tutti per il bene comune è il cammino che ci indica anche il papa con l’enciclica Fratelli tutti. Desidero avere un approccio buono con tutti. Non può esserci giornata per un cristiano che non si concluda nella riappacificazione con se stesso, con Dio e con gli altri”.
Mons. Francesco Antonio Soddu prenderà ufficialmente possesso della Diocesi di Terni-Narni-Amelia durante la concelebrazione eucaristica, con la consegna del Pastorale da parte di mons. Piemontese, unitamente alla consegna dell’anello episcopale e della mitra.
All’inizio della liturgia dell’ordinazione verrà data lettura del “mandato pontificio” con cui papa Francesco ha nominato mons. Soddu vescovo di Terni-Narni-Amelia con tutti i diritti e i doveri, sollecitando, scrive il Santo Padre, che «tu possa pascolare ogni giorno la comunità a te affidata con cuore di padre, mosso da profonda carità verso i fedeli».

Nel giorno dell’ordinazione, il servizio d’ordine e accoglienza sarà svolto da circa 70 volontari appartenenti alle associazioni cattoliche diocesane e alle associazioni laiche territoriali di protezione civile ed in particolare: Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme – delegazione di Terni Narni Amelia, Unione Giuristi Cattolici Italiani di Terni, Associazione Nazionale Carabinieri – sezione di Otricoli, C.I.S.O.M. Terni, Prociv Collescipoli, Prociv Civitas Interamna di Terni, Comunità Neocatecumenale di Terni, Società San Vincenzo De’ Paoli di Narni, Gruppo Alpini Valle Umbra di Terni, Unitalsi di Terni, Confederazione nazionale delle Misericordie – Sez. di Terni, Comunità Sant’Egidio di Terni, Rinnovamento Nello Spirito di Terni, Movimento Cristiano Lavoratori di Terni, Acli di Terni, Comunione e Liberazione di Terni, Scout d’Europa di Terni, Scout Agesci di Terni
I suddetti volontari saranno impegnati nel servizio d’ordine, accoglienza, controllo Green Pass, igienizzazione, controllo temperatura e mascherine FFP2, assistenza parcheggi, assistenza passeggeri navette, logistica, indicazioni stradali, sorveglianza e rispetto distanziamento, vigilanza sanitaria.
All’evento sarà presente un’ambulanza completa di autista, personale medico e paramedico fornita dalle Misericordie, oltre un pullmino attrezzato disabili dell’Unitalsi.