Perugia: Solennità della Beata Vergine Maria Assunta al Cielo. Il cardinale Gualtiero Bassetti esorta sacerdoti diocesani, religiosi e comunità parrocchiali a celebrare messa e a raccogliersi in preghiera in solidarietà e riparazione per le sofferenze provate dai fedeli di San Feliciano sul Trasimeno

Domenica prossima 15 agosto, solennità della Beata Vergine Maria Assunta al Cielo, per la comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve sarà un giorno molto particolare. Il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti – che di mattina (alle ore 11) si recherà a celebrare l’Eucaristia, come è tradizione, nell’antica suggestiva chiesa parrocchiale intitolata alla Madonna dell’Assunta, nel quartiere perugino di Monteluce, e in serata (alle ore 21) guiderà la recita del S. Rosario nel Santuario della Madonna di Fatima in Città della Pieve – esorta sacerdoti diocesani, religiosi e comunità parrocchiali, nella giornata di domenica e se non è possibile in giorno feriale, a celebrare una Santa Messa e a raccogliersi in preghiera “in solidarietà e riparazione coi nostri fedeli di San Feliciano, per tutto quanto è avvenuto, verso un intero popolo che sta soffrendo”. Lo scrive il cardinale Bassetti in un suo comunicato rivolto all’intera Archidiocesi perugino-pievese (il testo integrale è pubblicato nel sito: www.diocesi.perugia.it), sottolineando che “purtroppo non c’è pace per San Feliciano sul Lago. Non bastava l’arresto del parroco. Non bastava la dolorosa e preoccupante vicenda di don Vincenzo. Non bastavano le lacrime di tanti fedeli, che ho cercato di confortare, recandomi subito in mezzo a loro. Non bastava lo sguardo smarrito dei ragazzi, che, senza parole sembravano chiedermi: ‘Ma perché…?’. No, non bastava. Non bastava perché l’insipienza e la malvagità di qualcuno sembravano non avere limiti: senza curarsi minimamente della sofferenza di un popolo, è stata profanata la chiesa, che è la casa di Dio e del popolo cristiano, come fosse il più vile dei luoghi. Anche la casa canonica è stata messa a soqquadro violando in pieno la dignità di chi vi abitava. Nessuno, anche chi sbaglia, può essere calpestato nella sua dignità umana… San Paolo nel brano della lettera agli Efesini, proclamato domenica scorsa, ha detto chiaramente: “scompaia da voi ogni sorta di malvagità”. Da parte mia non cesserò di pregare perché gli autori di questi misfatti, toccati dalla misericordia di Dio, si ravvedano e si convertano, anche se i loro crimini dovessero rimanere nascosti alla giustizia umana”.

Perugia – celebrata la solennità di San Lorenzo, diacono e martire, titolare della cattedrale. Ordinati tre diaconi permanenti.

“Fratelli e sorelle carissimi, dopo la gioia per l’indimenticabile dono di cinque nuovi presbiteri, ordinati il 29 giugno scorso, eccoci di nuovo in festa, nella nostra bella e antica cattedrale, per celebrare la nascita al cielo del suo grande patrono, san Lorenzo, ed ammettere tre uomini sposati, Stefano Bucarini, Mauro Corazzi e Moreno Fabbri, all’Ordine del Diaconato”. Così ha esordito il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti nell’omelia del giorno della solennità di san Lorenzo, diacono e martire, titolare della cattedrale di Perugia, martedì mattina 10 agosto. Hanno concelebrato il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, il presidente del Capitolo dei Canonici di San Lorenzo mons. Fausto Sciurpa e alcuni sacerdoti, svolgendo il servizio liturgico diversi diaconi e seminaristi e animando la celebrazione la corale Laurenziana. Tra i rappresentanti delle Istituzioni civili in San Lorenzo, il sindaco di Perugia Andrea Romizi.

Imitare l’insegnamento di Lorenzo. Il cardinale ha proseguito l’omelia rivolgendosi ai tre ordinandi diaconi e a tutti i fedeli, dicendo loro: “Mentre vi accolgo e vi saluto tutti, sento il compito, come Pastore di questa Chiesa, di affidarci alla protezione e alla celeste intercessione del diacono Lorenzo, ‘colui – come dice la liturgia – che diede la sua vita per la Chiesa, meritando la corona del martirio, per raggiungere in letizia il Signore’… Soprattutto noi, che abbiamo compiti e gravi responsabilità nella Chiesa – vescovi, sacerdoti, istituzioni, fedeli laici – siamo tutti chiamati a seguire gli insegnamenti di Lorenzo e a imitarlo nell’amore di Cristo e dei fratelli… Il suo gesto di indicare nei poveri i tesori della Chiesa, rimane sempre il grande insegnamento da seguire. Lorenzo, come Cristo sulla croce, non grida vendetta, anzi sa perfino essere umorista mentre le fiamme lo divorano… Per noi san Lorenzo rimane il chicco di grano caduto in terra sempre pronto a morire”.

Non salvare solo sé stessi. “Gesù ci avverte che spendere le proprie energie, il proprio tempo, le proprie forze solo per salvare sé stessi – ha evidenziato il presule –, o come si usa dire, per realizzare sé stessi, tutto questo porta a perdersi, ossia porta ad una vita triste e disastrata. Solo se viviamo per il Signore, solo se impostiamo la nostra vita per amore di tutti, senza limite alcuno, appunto come ha fatto Gesù, allora gusteremo la gioia della vita. A che serve guadagnare il mondo intero se non siamo né amati, né siamo capaci di amare? Dice san Paolo nell’Inno alla Carità, che, senza questa, cioè senza l’amore, non serve nemmeno compiere cose straordinarie, anche generose. Ricordiamoci sempre che, solo l’amore non finisce e solo il Signore salva”.

Diventate servi fedeli. Il cardinale, nel rivolgersi ancora agli ordinandi diaconi, li ha esortati a guardare Cristo come lo guardava san Lorenzo, “per essere anche voi – ha commentato – servi fedeli della sua parola: proclamatela ai poveri, essi attendano da voi l’annuncio del Vangelo! I piccoli, i poveri, i sofferenti, le persone dimenticate da tutti, che raramente nella loro vita hanno sperimentato un gesto di amore, attendono che qualcuno porti a loro la buona novella, come gli assetati bramano l’acqua. Diventate servi della Parola, incatenando al Vangelo la vostra vita, diventate servi del corpo di Cristo. Gesù mette nelle vostre mani il suo corpo e il suo sangue, perché lo doniate ai fratelli”.

Diaconi delle periferie. Avviandosi alla conclusione il cardinale Bassetti, parafrasando papa Francesco, ha augurato agli ordinandi diaconi ad avere “coraggio” nell’essere “i diaconi delle periferie, della missione, custodi del servizio e dispensatori di carità”.

La vocazione di Perugia. Al termine della partecipata celebrazione eucaristica, il presule ha salutato e augurato una buona solennità di san Lorenzo a tutti i presenti, in particolare ai tre neo ordinati che vanno ad aggiungersi la numerosa famiglia diocesana dei diaconi permanenti (sono oltre 40), evidenziando che “in questo periodo ancora abbastanza faticoso per i motivi che sappiamo, voi siate gli uomini della gioia, perché annunciano il Vangelo”. E nel rivolgere un augurio particolare al sindaco Romizi e a tutta la città, Bassetti ha detto: “Io ho pregato perché Perugia torni ad essere una comunità aperta, accogliente, familiare, piena di amicizia come lo è stata nel passato quando accoglieva tanti giovani, anche stranieri, nelle sue due Università. Perugia ha questa vocazione che non può dimenticare nel contesto di tutta l’Italia”.

Perugia: Il cardinale Gualtiero Bassetti ha visitato la comunità parrocchiale di San Feliciano a seguito della vicenda giudiziaria del parroco don Vincenzo Esposito, assicurandola della sua continua vicinanza

Il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, accompagnato da alcuni sacerdoti della zona, ha visitato nella serata del 4 agosto scorso la comunità parrocchiale di San Feliciano (Pg) a seguito della vicenda giudiziaria del parroco don Vincenzo Esposito. La comunità ha accolto il presule con vero sollievo e si è sentita confortata dal suo gesto e dalle sue parole. Si riportano di seguito alcuni passaggi dell’intervento dell’arcivescovo.

“Se corrisponde a verità la gravità dei fatti – ha evidenziato il cardinale –, soprattutto riguardante i minorenni coinvolti, attribuiti al sacerdote don Vincenzo Esposito, questa vicenda dimostra un degrado umano, morale e religioso sconvolgente”.

“È stata tradita la fiducia del suo vescovo, della Chiesa, dei confratelli e dei fedeli – ha proseguito il presule –. Aveva ricevuto l’incarico di parroco mentre era ancora un frate minore francescano, che pur con i limiti umani avrebbe dovuto svolgere con grande dignità, come avevano fatto i suoi predecessori don Bruno e don Abele”.

Il vescovo ha assicurato il suo gregge: “Non vi lascerò soli, vi manderò un parroco che possa aiutarvi a superare anche questo momento imprevisto e doloroso”. Il cardinale ha inoltre assicurato i fedeli che “domenica prossima, 8 agosto, sarà presente nella comunità di San Feliciano, per la celebrazione eucaristica, il vicario generale mons. Marco Salvi”.

Tratteggiando la figura del Santo Curato d’Ars, patrono dei parroci, di cui il 4 agosto si celebrava la festa liturgica, l’arcivescovo ha esclamato: “Ecco la vera figura del parroco di cui tutte le comunità hanno bisogno”.

Dopo le parole del cardinale ci sono stati diversi interventi da parte dei numerosi fedeli presenti in chiesa e sul sagrato, tra cui catechisti, animatori della liturgia e un nutrito gruppo di cresimandi. Pur nella sofferenza del momento, tutti hanno espresso il loro attaccamento alla parrocchia e alla Chiesa, ringraziando il cardinale per la presenza e il sostegno, esprimendo anche sorpresa per l’atteggiamento del parroco che avevano accolto con affetto e di cui tanti di loro apprezzavano il suo lavoro pastorale.

Il cardinale Bassetti ha assicurato la sua continua vicinanza alla comunità di San Feliciano, esprimendo un pensiero di affetto e gratitudine anche ai pescatori del lago da lui tante volte incontrati.

Perugia – nota dell’Archidiocesi in merito alla vicenda giudiziaria del sacerdote Vincenzo Esposito, parroco di San Feliciano

L’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve prende atto con stupore e dolore della notizia circa l’arresto del Sac. Vincenzo Esposito, Parroco di San Feliciano (Pg), e assicura la più completa disponibilità alla collaborazione con l’autorità giudiziaria per il raggiungimento della verità dei fatti.

Secondo le prime informazioni raccolte dall’Archidiocesi – che al momento non ha ricevuto comunicazioni ufficiali da parte dell’autorità giudiziaria – don Vincenzo Esposito è accusato di prostituzione minorile.

Al riguardo l’Archidiocesi ritiene di dover precisare che mai alcuna segnalazione è giunta all’Autorità ecclesiastica relativa ai fatti oggetto dell’indagine. Rimane comunque prioritario l’impegno ad approfondire con diligenza i fatti, applicando le indicazioni dettate dalla normativa canonica e seguire le eventuali indicazioni offerte dalla Santa Sede.

L’Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Sua Eminenza Card. Gualtiero Bassetti, profondamente rattristato, esprime la propria vicinanza, umana e spirituale, alla comunità parrocchiale di San Feliciano e in particolare a tutti coloro che sono coinvolti nella vicenda.

Il cardinale Gualtiero Bassetti alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve: Occorre conversione e unità affinché il Sinodo non diventi un bel documento destinato agli archivi

Fratelli e figli, stiamo attraversando un periodo storico turbato da tante tensioni e fermenti, ma purtroppo privo di slanci utopici e spesso ripiegato nella contemplazione di “bassi profili”. Proprio agli uomini e alle donne che si agitano in tale contesto, il credente è chiamato a testimoniare la radicalità del Vangelo. Non è facile oggi per noi calarci nel solco di una tradizione passata che, pur coi suoi limiti, è stata capace di coniugare, almeno nei suoi tempi migliori, profezia ed etica della responsabilità.

Essere ceri pasquali. Per questo oggi noi cristiani non possiamo essere “lucignoli fumiganti” ma piuttosto “ceri pasquali”, come diceva don Tonino Bello. Non possiamo e non dobbiamo essere un popolo di gente rassegnata, ma un popolo pasquale, che sta in piedi.

Le responsabilità dei cristiani. Noi cristiani, come diceva La Pira, siamo chiamati “ad elevare nel mondo la lampada di Dio”. In un tempo nel quale sembrano far da padrone l’edonismo, la tecnica ed una schiacciante cultura relativistica, questa lampada è necessario che sia ben accesa e stia in alto. Di tutto questo, purtroppo, anche noi credenti abbiamo in parte le nostre responsabilità. Per troppo tempo ci siamo accontentati e siamo stati addirittura paghi di quel che si vedeva: ci sembrava perfino che Dio dovesse ringraziarci per la nostra fedeltà. Oggi facciamo fatica a dover constatare che siamo minoranze ed in continuo confronto con persone che pensano ed agiscono in contrasto coi principi ispirati al Vangelo. C’è perciò necessità, da parte nostra, di una fedeltà ancora più grande dinanzi a Dio, e di un amore che sappia raggiungere ogni tipo di distanza.

Testimonianza più autentica e verace. Il Signore oggi chiede a tutti noi una testimonianza più autentica e verace. Per questo occorre unità. Un’unità che è dono dello Spirito Santo e diventa capace di farci superare ogni tipo di ostacolo, perché fonda la sua speranza nella preghiera di Gesù: “ut unum sint!”. Siano una cosa sola! È lo Spirito Santo, che ci sprona continuamente verso la pienezza della verità. È ancora lo Spirito che sta spingendo le Chiese che sono in Italia in un “cammino sinodale”.

Nulla è impossibile a Dio. Qualcuno si chiede: saremo in grado di rispondere a questa sfida che il Santo Padre ha avuto il coraggio di proporci? Sì, è possibile, perché crediamo che valga anche per noi ciò che fu detto dall’Angelo a Maria di Nazareth: “Nulla è impossibile a Dio”. Il sì di Maria mi richiama alla mente l’icona della nostra Madonna della Grazia, nella cattedrale. Essa è madre e icona della Chiesa; è simbolo della Chiesa che, orante, risponde il suo sì al sì di Dio, nei confronti dell’uomo. Ognuno di noi è chiamato a diventare, sempre di più, pur nei limiti della sua vita, pur nella gravezza delle sue colpe, un sì che risponde al sì di Dio.

Non rassegnarsi al quotidiano. Mediante questo atto di conversione si realizzerà quell’unità che il Signore vuole da parte nostra e alla quale noi profondamente aspiriamo. Senza ciò anche il cammino sinodale della Chiesa italiana rimarrebbe un desiderio che potrà risolversi alla fine in un bel documento scritto, destinato agli archivi. Rivolgo a tutti voi un augurio: non rassegnatevi al quotidiano o al pensiero “che si è sempre fatto così”; siate, carissimi, un popolo che “sta in piedi, come quello dell’Apocalisse, davanti al trono di Dio”.

Inaugurazione Centro Comunità a Colforcella di Cascia

Ore 11.10 di giovedì 29 luglio 2021: un lungo applauso ha accolto l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo in visita alla piccola comunità di Colforcella di Cascia per l’inaugurazione del Centro di Comunità post-sisma 2016. Il Presule ha celebrato nella nuova struttura la prima Messa insieme al parroco dell’altipiano di Avendita don Canzio Scarabottini e all’emerito don Giuliano Medori. Presente il sindaco Mario De Carolis e, naturalmente, gli abitanti di Colforcella. Il centro è stato posizionato su un terreno di proprietà della parrocchia e servirà per la vita pastorale e sociale della comunità; è costato circa 30.000,00 euro (fondi diocesani sisma 2016), misura 60 metri quadrati circa, ha un bagno e un ripostiglio.
Un’operazione frutto di buona sinergia. «Questa struttura – ha detto all’inizio della Messa l’Arcivescovo – nasce da una richiesta condivisa da tutta la popolazione. Poi, alcuni abitanti sono venuti tempo fa da me a Spoleto a per chiedere un aiuto per questa operazione. Grazie alla buona volontà e all’impegno di tanti siamo riuscita a farla. Ho saputo anche delle difficoltà per far arrivare qui il camion che portava il materiale, ma le cose che si fanno con fatica sono le più belle. Affrontando, poi, delle avversità si rinsaldano anche i legami tra di noi e diventiamo sempre più consapevoli che siamo dipendenti gli uni dagli altri e che insieme stiamo bene. Grazie, quindi, agli abitanti di Colforcella, al geometra Simone Desantis che ha seguito i lavori, ai sacerdoti e a quanti hanno sostenuto con varie offerte le popolazioni colpite dal sisma del 2016, grazie alle quali è stato possibile realizzare anche questo centro».
Una “casa” di umanità. Nell’omelia, commentando il Vangelo del giorno, mons. Boccardo ha sottolineato come Gesù andando nella casa di Marta, Maria e Lazzaro a Betania sapeva di sentirsi accolto. «Questo – ha detto – ci fa pensare al bisogno che ciascuno di noi ha di avere delle relazioni belle e positive. Per far ciò dobbiamo ricomporre dentro di noi l’armonia dei sentimenti e imparare che quello che veramente vale nella vita è la dimensione umana, le relazioni, l’accoglienza e il sostegno reciproco, il perdono. È necessario riscoprire la bellezza dello stare insieme, sapendo che le differenze non ci devono necessariamente separare, ma si possono anche comporre. La casa di Marta, Maria e Lazzaro a Betania ci fa pensare anche a questa “casa” di Colforcella: può essere un luogo di umanità dove veniamo attorno all’altare del Signore per ascoltare la sua Parola e per ricevere il pane dell’Eucaristia, per imparare a volerci bene gli uni gli altri. Ma questa “casa” può essere anche il luogo dell’aggregazione dove ci si ritrova insieme per momenti di condivisione, fraternità e amicizia. Facciamo in modo – ha concluso il Presule – che questa costruzione sia veramente una “casa” di umanità».

Perugia – gli appuntamenti estivi religiosi e culturali della cattedrale di San Lorenzo

La “calata” del Sant’Anello. Si terrà giovedì 29 luglio, al termine della celebrazione eucaristica delle ore 11, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, il tradizionale rito della “calata” del Sant’Anello animato dai membri della Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello. Due volte all’anno la reliquia ritenuta dalla pietà popolare l’anello con cui la Beata Vergine Maria fu sposata a san Giuseppe viene esposta alla venerazione dei fedeli: nei giorni che precedono il perdono di Assisi (2 agosto) e in occasione della festa della Madonna delle Grazie del 12 settembre. La “calata” è sempre molto suggestiva e si è svolta anche lo scorso anno, in piena pandemia, nel rispetto delle norme per prevenire il contagio da Covid-19, come avverrà giovedì prossimo. Si tratta della discesa del reliquiario di argento e rame conservato in una cassaforte posta a otto metri d’altezza sopra l’altare della cappella del Sant’Anello. La cassaforte è protetta da una serie di grate e sportelli in metallo che vengono aperti con 14 chiavi in possesso delle autorità municipali (sette) e religiose (cinque), del Nobile Collegio del Cambio e del Collegio della Mercanzia (una ciascuna), a testimonianza dell’importanza di questa reliquia non solo religiosa ma per l’intera storia della città di Perugia. Il Sant’Anello verrà riposizionato all’interno della cassaforte venerdì 30 luglio, al termine della celebrazione eucaristica vespertina delle ore 18.

La XIII edizione del Festival internazionale laurenziano d’organo. Dal 31 luglio all’8 agosto, alle ore 21.30, si terrà al monumentale organo “Tamburini” la XIII edizione del Festival internazionale laurenziano d’organo, che precede la festa del santo titolare della cattedrale di Perugia. E’ un evento che si svolge ininterrottamente da tredici anni coinvolgendo alcuni dei più noti organisti al mondo, richiamando l’attenzione di un pubblico in costante crescita. Anche lo scorso anno, seppur in forma ridotta a seguito della pandemia, questo festival è stato seguito e molto apprezzato, che si colloca tra due importanti appuntamenti musicali umbri: Umbria Jazz (luglio) e la Sagra Musicale Umbra (settembre). E’ un evento anche di alto spessore culturale nel dedicare ciascuna edizione alla storia della musica e ai suoi protagonisti, oltre a celebrare ricorrenze significative di carattere storico quali, quest’anno, il VII centenario della morte di Dante Alighieri a cui è dedicato il concerto conclusivo del festival eseguito dal maestro italiano Adriano Falcioni, organista titolare della cattedrale perugina e direttore artistico dello stesso festival. Nei prossimi giorni sarà reso noto il programma nei dettagli della XIII edizione.

La festa di san Lorenzo titolare della cattedrale. Il 10 agosto la Chiesa celebra la festa liturgica di san Lorenzo, martire e diacono per eccellenza della carità, titolare della cattedrale perugina. Nel pomeriggio della vigilia, il 9 agosto, alle ore 18, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti presiederà in San Lorenzo i Primi Vespri e il 10 agosto, alle ore 11, la solenne celebrazione eucaristica insieme ai canonici della cattedrale alla presenza delle autorità civili del capoluogo umbro. Come è tradizione, durante questa celebrazione, ci sarà l’ordinazione di alcuni diaconi permanenti. Quest’anno il cardinale Bassetti ne ordinerà tre: Stefano Bucarini, della parrocchia di Castel del Piano; Mauro Corazzi, della parrocchia di Pianello; Moreno Fabbri, della parrocchia di San Sisto.

Questa festa è particolarmente sentita al Punto di ristoro sociale Comune-Caritas “San Lorenzo” che rimarrà aperto il 10 agosto, come ogni anno, da quando è stato attivato (2008) nell’antico Oratorio dei Santi Simone e Giuda Taddeo adiacente alla chiesa del Carmine in pieno centro storico. Oltre a distribuire pasti caldi dal lunedì al sabato a più di cinquanta persone seguite dai Servizi sociali e dalla Caritas, questo servizio, animato da volontari, è diventato negli anni un punto di riferimento per il quartiere del Carmine, oltre ad essere luogo di ascolto-accoglienza per quanti vivono in gravi difficoltà non solo materiali.

Perugia – VI Rapporto diocesano sulle povertà dell’Osservatorio Caritas. Aumentano del 25,7% le persone in gravi difficoltà non solo economiche. Il 34% sono persone che per la prima volta si sono rivolte alla Caritas di cui il 39% sono italiane.

“Il prezioso lavoro svolto dall’equipe diretta dal prof. Grasselli per l’elaborazione del VI Rapporto sulle povertà nella diocesi di Perugia-Città della Pieve ci consegna un documento che, fotografando la realtà osservata attraverso le lenti del Centro di ascolto diocesano nel corso del 2020, ci restituisce una serie di indicatori chiave utili a comprendere meglio il tema delle povertà, il loro modificarsi nel tempo ed il nostro ruolo nella comunità”. Lo evidenzia il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve don Marco Briziarelli nella nota di presentazione del VI Rapporto dal titolo “Insieme nella cura”. È uno studio-ricerca dell’Osservatorio diocesano sulle povertà e l’inclusione sociale dell’andamento del fenomeno relativo all’anno 2020 e ai primi quattro mesi del 2021; Osservatorio che si avvale dal 2015 di un’equipe di esperti tra cui Silvia Bagnarelli, Alfonso Dragone, Nicola Falocci, Fiammetta Marchionni e Daniela Monni. Il VI Rapporto, presentato alla stampa il 9 luglio scorso, presso il “Villaggio della Carità” di Perugia, contenuto in 81 pagine e corredato da 65 tabelle e grafici, è consultabile online all’indirizzo: https://www.caritasperugia.it/wp-content/uploads/2021/07/Rapporto_Caritas_2021_REV8-lug.pdf , con il seguente link alle infografiche illustrate in sede di conferenza: https://infogram.com/dashboard-red-1h7j4dv0l5dvv4n

La necessità di rete sociale. È uno studio atteso anche da istituzioni e organizzazioni impegnate nel welfare. Non a caso la Caritas, nel soffermarsi sui criteri dell’azione di contrasto alle povertà evidenziati nel Rapporto, sente “il dovere di richiamare gli attori pubblici e privati alla cooperazione, ad assumersi la responsabilità di chi è in difficoltà, tanto da mettersi a disposizione senza aver paura di uscire dalla propria zona sicura, mettendo in campo ciascuno le proprie competenze, capacità, professionalità e i propri dati. Il tema dello scambio dei dati riveste un ruolo cruciale nella creazione di una rete realmente funzionante e meriterebbe un approfondimento a parte. Ma altrettanto necessaria è la presa di coscienza dalla comunità che si assume la responsabilità dei fratelli in difficoltà e se ne prende cura”. Altro aspetto evidenziato dalla Caritas è quello della “rete sociale nella sua configurazione formale e informale” che “è necessaria sul territorio…, ma crediamo sia un processo ancora di difficile realizzazione”.

Dati preoccupanti. “Nel 2020 c’è un forte aumento del numero dei richiedenti aiuto – sottolinea il prof. Grasselli nella nota di sintesi – che si sono rivolti al Centro di ascolto diocesano (principale fonte del Rapporto, ndr). Si passa da 1.039 nel 2019 a 1.306 (754 donne, 552 uomini), con una variazione del 25,7% in più. Contrariamente agli anni passati, l’aumento ha riguardato essenzialmente gli italiani (da 250 nel 2019 a 388 nel 2020, con un +55,2%), e in modo più contenuto gli stranieri (da 745 a 869: +16,6%). Gli italiani passano così da un quarto a circa il 30% del totale, pur se continua la netta prevalenza degli stranieri”. Di questi ultimi i primi dieci Paesi di provenienza sono: Marocco, Nigeria, Ecuador, Albania, Perù, Camerun, Romania, Costa d’Avorio, Algeria e Filippine. Significativo è anche il dato dei “passaggi” al Centro di ascolto diocesano (persone giunte in Caritas più di una volta in un anno), che raggiungono il numero considerevole di 3.070 (+ 15% rispetto al 2019). Sono persone con problematiche molto complesse non solo economiche, ma sanitarie, relazionali per assenza di reti parentali e amicali, burocratiche nell’espletamento di domande per l’accesso a prestazioni e servizi (anche per carenze di competenze digitali), di sovraindebitamento a seguito della mentalità comune “non ho denaro ma prendo il prestito”. Queste problematiche si sono accentuate con la pandemia e gli interventi Caritas per affrontarle, nel 2020, sono stati molteplici grazie ai suoi servizi attivi anche durante l’emergenza Covid-19, quali gli Empori della Solidarietà (aumento di utenti proporzionato all’aumento delle donazioni), il Consultorio medico, le iniziative promosse dall’Area progetti e le attività di prossimità delle Caritas parrocchiali anch’esse aumentate nell’ultimo anno. Riguardo a queste realtà, denominate nel Rapporto “centri periferici” (52 censiti con 200 volontari), hanno registrato nel 2020 complessivamente 910 utenti rispetto ai 604 dell’anno precedente.

La prima volta. Le persone che si sono rivolte per la prima volta alla Caritas sono 442 di cui il 39% italiane. Rispetto agli anni precedenti i nuovi arrivi rappresentano il 34% del totale, quando tra il 2011 e il 2019 l’incremento medio annuale oscillava tra il 5 e l’8%. Da evidenziare che tra le famiglie giunte per la prima volta al Centro di ascolto diocesano ci sono quelle occupate nel settore dello spettacolo itinerante, private della possibilità di lavorare durante la fase acuta del Covid-19, sostenute materialmente per nove mesi (fino allo scorso giugno) dalla rete Caritas e dal Sacro Convento di Assisi.

Senza la pandemia meno povertà. Presumibilmente se non ci fosse stata la pandemia, si sarebbe rilevata una diminuzione degli utenti del Centro di ascolto come già si intravvedeva nel biennio precedente, dovuta anche all’entrata a regime del Reddito di cittadinanza e di altre misure di sostegno.

Il commento del direttore don Briziarelli. “Contrariamente agli anni precedenti, il 2020 – sottolinea don Marco Briziarelli – ha visto crescere le richieste di aiuto da parte dei cittadini italiani e confermare una maggiore richiesta di aiuto da parte delle donne. I nuovi trend, causati dalla pandemia, mostrano una maggiore difficoltà da parte di chi vive da solo, l’aumento dell’incidenza delle richieste di aiuto di giovani, in modo particolare degli italiani e un aumento dei lavoratori poveri, dei disoccupati e degli inattivi. Ma è proprio guardando alla linea del tempo che si rimane quasi spiazzati difronte al repentino mutamento generato da un evento di straordinaria portata quale è la pandemia. L’impatto e la sua durata hanno avuto ripercussioni devastanti sull’economia e sulla vita delle persone. Ancora oggi, a distanza di 15 mesi dal primo lock down, tutto appare ancora molto fragile e in continuo mutamento”.

Dietro i numeri le persone. “In questo arcipelago mutevole – prosegue il direttore Caritas –, nuove forme di povertà continuano ad emergere accanto a quelle già note. In linea generale si registra un continuo e progressivo scivolamento verso il basso delle condizioni socio-economiche e un relativo aumento delle povertà, il cui volto muta velocemente, di mese in mese, e ci impone – ancor di più – una riflessione attenta che abbia uno sguardo profetico. Come profetiche furono le parole pronunciate dal cardinal Bassetti un anno fa: ‘ne usciremo con l’aiuto di tutti’. Ed è proprio dalla capacità di aiuto reciproco che si misura una comunità viva e sana. I numeri ci danno la dimensione del fenomeno che stiamo vivendo ma è bene ricordare che dietro questi numeri ci sono madri, padri, bambini, persone anziane e giovani con storie di vita ferite. Attraverso le loro storie riviviamo il Vangelo, tocchiamo con mano le ferite sofferenti di Gesù… Facendoci prossimi ai poveri ci avviciniamo a Cristo”.

L’analisi dell’economista Grasselli. “Il 2020 è stato un anno di esplosione della povertà nel nostro Paese – è quanto sostiene il direttore dell’Osservatorio diocesano Pierluigi Grasselli –, incluso il territorio umbro e quello in cui vive ed opera la nostra diocesi”. Alcune cifre, riportate di séguito, forniscono indicazioni significative a questo riguardo, come evidenzia lo stesso economista Grasselli.

“Si aggrava la caduta in povertà. 1306: questi gli arrivi del 2020 al Centro di ascolto diocesano della Caritas di Perugia e Città della Pieve, con un aumento del 26% sul 2019, e con un passaggio della povertà assoluta in Italia dal 6,4% al 7,7% del totale, ai livelli più elevati dal 2005, e con l’azzeramento dei miglioramenti registrati su questo fronte nel 2019… Sotto l’impatto del Covid, l’aumento degli arrivi al Centro di ascolto, 442 unità, è dovuto per buona parte agli italiani. I “nuovi utenti” italiani mostrano un forte aumento dell’incidenza relativa di coloro che vivono in un nucleo familiare, in linea con l’andamento nazionale che vede l’espansione delle famiglie povere composte solo da italiani (80% circa dell’aumento di 335 mila famiglie povere nel nostro Paese). La famiglia povera, con tutti i problemi che ciò implica, diviene oggetto centrale, in Italia e in Umbria, delle molteplici iniziative di contrasto alla povertà…

Aumenta la sofferenza della povertà. Da 2688 a 3070: si noti l’aumento del numero totale dei passaggi degli utenti al Centro di ascolto, che può indicarci l’aumento della complessità e della cronicità dei problemi avvertiti dai richiedenti aiuto, e della corrispondente esigenza di un accompagnamento più intenso e prolungato nel tempo, oltreché di un numero più elevato di incontri.

Si innalzano le fasce di reddito colpite dalla povertà. Un effetto vistoso della pandemia sulla composizione dei poveri si osserva sul fronte dei redditi degli utenti: dalla distribuzione del reddito familiare (relativo al 2019) degli utenti della Caritas del 2020 risulta l’aumento del peso delle fasce oltre i 600 euro, aumento che dipende dall’accesso al Centro di ascolto dei “nuovi” utenti.  Per gli italiani, si passa da un reddito medio di 485 euro dei “vecchi” utenti agli 826 euro dei nuovi: si intuisce l’ingresso in Caritas di figure nuove (che possono essere lavoratori autonomi, piccoli imprenditori, artigiani,

professionisti…), di famiglie con redditi di poco superiori alla soglia di povertà, e trascinati al di sotto di questa dalle conseguenze restrittive dell’emergenza sanitaria.

Sempre più insostenibile l’onere degli affitti. 836 (64% del totale): è il numero dei poveri acceduti al Centro che dichiarano di vivere in una casa in affitto da privato. L’incidenza della povertà assoluta dipende anche dal titolo di godimento dell’abitazione in cui si vive, e la situazione è particolarmente critica per chi vive in affitto: in Italia, il 43% di tutte le famiglie povere vivono in affitto, che pesa per il 36% sulla spesa delle famiglie povere …, e questo spiega la rilevanza della campagna “adotta un affitto” della Caritas diocesana.

Aumentano i “lavoratori poveri”. Risulta inoltre grave la situazione sul fronte del lavoro.  307: tanti sono i poveri che si dichiarano occupati, che possiamo supporre “lavoratori poveri”, che alcuni stimano per l’Italia in 1 milione e mezzo (con un aumento del 22% rispetto al 2019), per i quali l’occupazione non preserva da una situazione di povertà. A questi si aggiungono 454 disoccupati, peraltro diminuiti di quasi il 40% rispetto al 2019: tale diminuzione può corrispondere ad un aumento degli inattivi, entrambi i fenomeni essendo stati registrati in Italia e in Umbria (come rimarca l’ultima relazione di Bankitalia per l’economia dell’Umbria) nel 2020. 85 poveri dichiarano inoltre lavoro nero o comunque irregolare (con un aumento sul 2019 del 60%).

Cresce la pressione dei bisogni sui poveri. Da 2893 a 4641: a tanto ammonta il numero di bisogni complessivamente espressi dagli utenti nel 2019 e nel 2020, con un aumento esplosivo del 60,4%. Aumenta anche il numero medio di bisogni per utente (da 2,8 a 3,6), possibile, anche se rozzo, indicatore dell’andamento della pressione dei bisogni sugli utenti. 1302 utenti segnalano problemi economici/di povertà, 1263 problemi di occupazione/lavoro, 407 problemi di immigrazione, 360 problemi familiari, 352 problemi abitativi, 156 problemi di salute.  La povertà conferma la sua natura multidimensionale, che chiede un approccio sistemico e integrato, ma anche un’attenzione profonda e premurosa alle persone, un concorso comunitario all’attuazione della stessa, allo sviluppo di relazioni collaborative tra tutti gli attori.

Si potenzia il contrasto di Caritas alla povertà. Da 4892 a 6986: è il salto dal 2019 al 2020 del numero di interventi offerti da Caritas, con un aumento del 43%, per rispondere alla pressione della domanda. Per quasi tutte le tipologie di interventi si registra nel biennio un’espansione più o meno rilevante. Un aumento molto significativo si osserva per il servizio di Ascolto, che è il servizio di base, con un aumento del 31%, che apre a tutti i successivi e influisce su di essi. Aumentano anche gli interventi in Beni e servizi materiali, del 44%. Alcune tipologie acquistano consistenza significativa proprio nel 2020, come accade per i Coinvolgimenti (apertura ad altri servizi), per il “Lavoro” ed anche per l’“Orientamento”. I servizi sanitari mostrano un aumento del 18%. I sussidi economici si incrementano del 19%. Si sviluppano categorie di intervento nuove, come anche l’attività progettuale della Caritas, volta a influire non solo sull’emergenza quanto sugli aggiustamenti strutturali dell’attività di protezione e di inclusione sociale”.

Una società più giusta. “Ciò che comunque occorre – conclude il prof. Pierluigi Grasselli, parafrasando don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana – è un approccio di tipo comunitario, che metta al centro promozione delle relazioni di qualità e della capacità delle persone, e infrastrutturazione sociale …  e concorra alla costruzione di una società più giusta, capace di fraternità e attenta alla sostenibilità, ai bisogni dell’altro e alla cultura dell’incontro”.

IL RAPPORTO SULLE POVERTA’ 2020-2021 (SCARICA PDF)

 

Perugia – Ordinati presbiteri diocesani dal cardinale Gualtiero Bassetti: Samy Cristiano Abu Eideh, Vittorio Bigini, Daniele Malatacca, Simone Strappaghetti e Michael Tiritiello.

«Cosa si aspettano, il Signore e la nostra amata Chiesa perugino-pievese, da voi? E voi, per chi e cosa siete disposti oggi a consegnare, attraverso la mia povera persona, la vostra vita a Cristo?». Sono le domande che il cardinale Gualtiero Bassetti ha rivolto ai cinque ordinandi presbiteri diocesani Samy Cristiano Abu Eideh, Vittorio Bigini, Daniele Malatacca, Simone Strappaghetti e Michael Tiritiello, nell’omelia della celebrazione eucaristica della loro ordinazione tenutasi all’aperto, in piazza IV Novembre di Perugia, davanti alla cattedrale di San Lorenzo, il 29 giugno, giorno in cui la Chiesa ricorda la memoria liturgica dei Ss. Pietro e Paolo. «Una risposta chiara e coerente a Cristo – ha proseguito il cardinale –, dipende soltanto dall’esperienza che avete fatto di lui, dal vostro amore per Lui, in una parola, dalla vostra fede. Libri, catechismi, letture, studi, sono necessari ma tutto dipende dal personale incontro con Lui. Neppure la vostra preparazione fa titolo: non fanno titolo le doti umane, se pur utilissime; non fa titolo, da sola, neppure la buona volontà. Figli carissimi, conta soltanto la vostra fede». Concelebranti di questa partecipata ordinazione sacerdotale, svoltasi nel rispetto delle norme per il contenimento della pandemia, sono stati il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, il rettore del Seminario regionale umbro don Andrea Andreozzi, e diversi sacerdoti. Ad animare la celebrazione è stato il Coro giovanile diocesano “Voci di Giubilo”.

L’abbraccio della Chiesa diocesana. «La fede povera, ma la fede è sempre povera – ha evidenziato il cardinale –, in quanto ti affidi ad un altro. Il povero non vanta niente, tende soltanto la mano. Niente potete o possiamo vantare: “Tu sei il Cristo…!” Ed è proprio questa fede umile, povera, che diventa luogo dell’abbraccio, lo spazio dell’accoglienza, ciò che fa titolo all’amore. “Tu sei il Cristo…!”. Non allontanatevi mai da questa fede, da questo amore semplice! Essi sono anche l’espressione più alta delle nostre povertà, perché ci aiutano a rimanere fedeli a Lui. Questa fede così povera e così radicale vi aiuterà ad assumere atteggiamenti fraterni, di mansuetudine, di bontà, di misericordia verso chi sbaglia o è nell’errore, verso i piccoli, i poveri, i giovani… Radicandovi totalmente nella roccia che è Cristo, diventerete anche voi ‘roccia’ e riferimento per gli altri. Non possiamo in questo momento non ricordare con la nostra preghiera Papa Francesco, che guida la barca di Pietro e si affida continuamente alla preghiera di tutti. Carissimi, amatela questa Chiesa, amatela più di voi stessi, amatela più della vita! Amatela! Non perché vi dirà bravi, o perché lo meriti. Amatela perché Gesù l’ha amata fino a morire; perché se essa ha meritato l’amore di Dio, può ben meritare anche il vostro! Amatela con cuore di presbiteri, cioè di pastori e di padri. Amatela non perché siete un dono per lei, ma perché lei è un dono materno per voi. Venite figli, venite in questa Chiesa perusino-pievese che vi abbraccia come dono prezioso del Signore. Venite in questo nostro presbiterio, che vi accoglie nella gioia come nuovi presbiteri, come dei fratelli più giovani, capaci di ridestare speranza. Venite, per cantare insieme a noi, oggi e sempre, il Magnificat della Vergine Maria, che è anche il nostro.

Una storia davvero abitata dalla grazia. Il cardinale Bassetti, all’inizio dell’omelia, si è soffermato sulla solennità dei Ss. Pietro e Paolo, dicendo ai fedeli in piazza: «oggi gli apostoli Pietro e Paolo tornano a sedersi in mezzo a noi e ci parlano con forza, esortandoci a non rinchiuderci e a non pensare minimamente ai nostri problemi, ma a sentire l’urgenza di confermare la fede dei fratelli e di uscire ad annunciare il Vangelo a coloro che ancora non lo hanno accolto. Questa è primariamente la missione di ogni battezzato e particolarmente del vescovo e dei presbiteri. Proprio oggi si compiono per me 55 anni di ordinazione sacerdotale. Ai miei tempi, quasi dovunque, i novelli presbiteri venivano ordinati il 29 giugno. Anche nel nostro presbiterio, un tempo, avveniva così. Cari fratelli, per me, più passa il tempo e più mi sento fiero e gioioso della mia e, lasciatemelo dire, della vostra chiamata al presbiterato. Ho fatto in questi giorni un prolungato esame di coscienza e mi sono reso conto di quanto devo al mio Seminario e alla Chiesa fiorentina che, come una madre, mi ha allevato e cresciuto. Sono grato ad essa per tutta la grazia, l’amicizia, la testimonianza continua di un amore misericordioso, che attraverso tante persone e tante storie ho potuto sperimentare: una storia davvero abitata dalla grazia. Questo bagaglio, che, nonostante le mie infedeltà, ha arricchito la mia vita, ancora una volta stasera, vorrei trasmetterlo a questi cinque figli, a cui sto per imporre le mani; ve lo riassumo in poche parole: “Se pregherete, se amerete il Signore, che proclama le beatitudini; se lo adorerete nell’Eucaristia, non potrete fare altro che impegnarvi per l’uomo e per la costruzione armonica della città dell’uomo, come una città possibile perché inerente al sogno di Dio per l’umanità”. Pensate alla grandezza di questo sguardo profetico, allargato sul mondo 60 anni fa, quando ancora le frontiere dividevano ideologie, popoli e razze».

Il ritorno ad una vita serena. Il cardinale Bassetti, all’inizio del suo saluto introduttivo alla celebrazione, ha ringraziato tutti coloro che si sono prodigati affinché si tenesse in piazza IV Novembre la celebrazione per l’ordinazione sacerdotale dei cinque seminaristi perugino-pievesi. «Quanto è bello questa sera lo spettacolo di questa piazza con tanta gente – ha commentato il cardinale con voce commossa – e vorrei che gustassimo a fondo questa festa, questo momento di gioia. Ci sono qui le nostre famiglie, i giovani, i ragazzi delle nostre parrocchie. Sono qui perché cinque giovani hanno detto sì al Signore e sono disposti a consacrare la loro vita al servizio della Chiesa. Il popolo santo di Dio ha sempre la capacità di apprezzare la grandezza di questo dono. E siamo qui con questi cinque giovani, che si donano totalmente al Signore, anche per invocare dal Signore la fine della pandemia e il ritorno ad una vita serena».

Nomina del Vescovo di Foligno di Mons. Domenico Sorrentino e unione in persona Episcopi delle sedi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e Foligno

Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Foligno (Italia) Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Domenico Sorrentino, Arcivescovo-Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, unendo le due sedi in persona Episcopi.
“Adesso la cosa più importante per me è concedermi subito al mio animo di Pastore – il commento di mons. Sorrentino – perché mentre siete qui davanti a me e vi sento fratelli e figli di questa Chiesa, immediatamente per un annuncio del genere mi balza davanti a me tutto il popolo di Foligno, quindi in questo momento in questa sala è come se ci fosse l’altra metà, l’altra parte della Chiesa che mi viene affidata”.

Il messaggio rivolto in particolare ai fedeli della diocesi di Foligno

Carissimi,

da qualche giorno papa Francesco mi ha chiesto di dire un “sì” che era tanto lontano da ogni mia aspettativa. Ha voluto che dilatassi il mio cuore di pastore a tutti voi, dandomi l’incarico – allo stesso titolo episcopale dell’amata Chiesa di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino – anche della vostra: due Chiese unite in persona Episcopi. Lo ringrazio di cuore per la fiducia.
Nel segreto che, su questo mandato, dovevo custodire, l’unica cosa che mi è stata possibile è stata la preghiera. Ho cominciato a pregare per tutti voi. Non vi potevo ancora incontrare, ma vi potevo amare. Mi è fiorito nel cuore un sentimento che ho appreso da un Padre della Chiesa che sta alle sorgenti della mia formazione, san Paolino di Nola, che, in una lettera a Sant’Agostino, scrive:

«Né c’è da meravigliarsi se noi, pur lontani, siamo presenti l’uno all’altro e senza esserci conosciuti ci conosciamo, poiché siamo membra di un solo corpo, abbiamo un unico capo, siamo inondati da un’unica grazia, viviamo di un solo pane, camminiamo su un’unica strada, abitiamo nella medesima casa. Insomma, in tutto ciò che siamo, […] tanto nello spirito quanto nel corpo del Signore siamo una cosa sola….» (Epist. 6,1).

Mi siete già tanto cari, fratelli e sorelle della Chiesa di Foligno!
Mi presento a voi con la trepidazione di chi sa di non avere energie giovanili, come quelle che portai nel mio primo incarico episcopale, al servizio della Chiesa di Pompei dove ricevetti la carezza della Vergine del Santo Rosario, poi nel mio servizio nella Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e, infine, nel mio ministero assisano. Vi darò quello che potrò, assicurandovi tuttavia che non mi risparmierò in alcun modo.
Mi immergerò presto nella vostra lunga storia di fede. Nella mia mente e nel mio cuore familiarizzo già con il patrono San Feliciano. Ma come dimenticare che la Chiesa di Foligno e quella di Assisi sono legate da una via “francescana” di santità, che passa – per non citare che alcuni vertici – per le altezze mistiche di Sant’Angela da Foligno e l’insigne storia di carità della beata Angelina? Soprattutto non dimentico che lo stesso Francesco, nel suo itinerario di conversione, pose a Foligno quel famoso gesto di vendita del suo cavallo e della sua merce ritornando ad Assisi con la voglia di farla finita con le ricchezze mondane, per vivere la piena libertà dei figli di Dio e la condivisione con i poveri. Di lì a poco, questo vescovado lo avrebbe visto “spogliarsi” fino alla nudità. I due episodi intrecciano il filo che, nella Provvidenza di Dio, ormai legherà queste due Chiese così privilegiate per tanta storia e santità.

Una soluzione pastorale come quella che papa Francesco ha scelto per voi comporta un’inevitabile sofferenza. Ma forse può aiutarci a comprendere i segni dei tempi. Dice che non possiamo più pensare con schemi che hanno fatto la grandezza del passato, ma rischiano di essere inadeguati ai tempi nuovi. C’è un mondo in movimento. La società si allontana dalle sue radici cristiane. Questo, lungi dal farci cadere in uno sterile lamento, ci offre un grande stimolo. Dobbiamo tornare all’entusiasmo delle origini, rimetterci in strada, per incontrare, tendere la mano, offrire amore; soprattutto per annunciare Cristo e il suo Vangelo. È quello che papa Francesco chiama “pastorale in uscita” e che il vostro amato pastore, monsignor Gualtiero Sigismondi, anche a me tanto caro, esprime con lo slogan: dalla pastorale delle campane a quella del campanello!
Cari fratelli e sorelle, la crisi che stiamo attraversando – che non è solo quella della pandemia – può diventare una grande opportunità: crisi come grazia! Dobbiamo camminare insieme. Occorre ritessere le nostre relazioni fino a dare alla Chiesa il volto di una famiglia. Conto per questo su tutti voi, sacerdoti e diaconi, persone di vita consacrata, laici.
Vi saluto tutti. Saluto in particolare quelli che stanno più soffrendo per l’asprezza della crisi pandemica e delle sue conseguenze sociali, e quanti vivono situazioni di disagio per i più diversi motivi. Saluto ogni persona che abita il territorio folignate, le autorità di ogni ordine e grado, tutti gli uomini e donne che si affaticano ogni giorno per rendere questo mondo più bello, più giusto, più solidale.
Vengo tra voi per dare il mio piccolo contributo a questo grande sogno. È il sogno di Dio. Sono certo di avere in questo, dalla mia parte, il naturale idealismo dei giovani. Spero di avere, per questo sogno comune, anche l’adesione di tanti adulti, professionisti, famiglie.
La Chiesa folignate ha sviluppato in questi anni il metodo della “sinodalità” e dispone di energie sufficienti per il cammino che l’attende. La collaborazione tra le due Chiese affidate al mio ministero, senza nulla togliere alla specificità delle relative storie, farà tutto fiorire a vantaggio del bene comune.
A fine agosto conto di fare il mio ingresso nel ministero pastorale in mezzo a voi. La vita per me sarà “raddoppiata”, la mia agenda sarà ulteriormente appesantita. Ma spero in tante grazie che vi chiedo di ottenermi con una preghiera ardente, la stessa con la quale, da qualche giorno, vi porto tutti all’altare del Signore. Quando, a gennaio dello scorso anno, sono venuto tra voi per la toccante festa della Madonna del Pianto, non pensavo che la Madre stesse per darmi un nuovo appuntamento così importante nella vostra – ormai “nostra” – Chiesa folignate. A Lei chiedo, come sempre nella mia vita, di tenermi per mano. A voi chiedo, con fiducia: fatemi spazio nel vostro cuore. Col desiderio di incontrarvi presto, vi abbraccio e benedico con grande affetto.

Curriculum vitae

S.E. Mons. Domenico Sorrentino è nato il 16 maggio 1948 a Boscoreale, in provincia di Napoli e Diocesi di Nola. Ha compiuto gli studi medi nel Seminario Vescovile di Nola e nel Seminario Regionale di Salerno, e quelli teologici a Roma, come alunno dell’Almo Collegio Capranica, presso la Pontificia Università Gregoriana, conseguendo il Dottorato. Si è laureato in Scienze Politiche presso la Sapienza Università di Roma. È stato ordinato sacerdote per la Diocesi di Nola il 24 giugno 1972.

È stato Vicario Parrocchiale di Maria SS. della Stella a Nola; Parroco di S. Giorgio martire a Liveri; Assistente del Movimento Lavoratori dell’Azione Cattolica; insegnante di religione nel Liceo Vescovile parificato di Nola. È stato inoltre Direttore dell’Ufficio Catechistico, Vicario per l’Evangelizzazione e la Cultura, Canonico Teologo e Membro del Consiglio Presbiterale e del Collegio dei Consultori.

Ha promosso la costituzione del Centro di Studi e Documentazione su Paolino di Nola; è stato Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Duns Scoto (Nola). Presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Sezione S. Tommaso d’Aquino, ha insegnato Teologia Spirituale, diverse discipline dell’area dogmatica e Dottrina Sociale della Chiesa.

Dal 1992 al 2001 ha prestato servizio presso la Prima Sezione della Segreteria di Stato.

Il 17 febbraio 2001 è stato nominato Arcivescovo-Prelato di Pompei ed è stato consacrato il 19 marzo successivo. Dal 2003 al 2005 è stato Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Il 19 novembre 2005 è stato nominato Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino.

È Membro della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, nonché della Pontificia Accademia di Teologia. All’interno della Conferenza Episcopale Umbra è Vicepresidente e Delegato per i Laici, l’Educazione e la Scuola. Ha pubblicato numerosi volumi ed articoli su diverse riviste.