Collevalenza di Todi: Celebrazione del 6° anniversario della beatificazione di Madre Speranza di Gesù. Conversazione con mons. Mario Ceccobelli, vescovo emerito di Gubbio, ospite della Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso

Il prossimo 31 maggio, domenica di Pentecoste, alle ore 18, nella basilica del Santuario dell’Amore Misericordioso in Collevalenza di Todi, si terrà una solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Gualtiero
Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, per il 6° anniversario della beatificazione di Madre Speranza di Gesù, una delle figure di santità del nostro tempo più note e venerate in Umbria e nel mondo.
Ad annunciare quest’evento ai media ecclesiali (Umbria Radio InBlu, La Voce e Chiesainumbria.it), che si svolgerà nel rispetto delle misure di sicurezza a seguito dell’emergenza sanitaria, è mons. Mario Ceccobelli, vescovo
emerito di Gubbio. Il presule ha maturato la sua vocazione sacerdotale anche nel vivere da giovanissimo l’esperienza di fede di Madre Speranza restandone attratto fin dai suoi primi incontri, stringendo nel tempo intensi legami di amicizia e di spiritualità con le due congregazioni fondate dalla Madre: i Figli dell’Amore Misericordioso e le Ancelle dell’Amore Misericordioso. Non è un caso che dopo aver terminato il suo episcopato eugubino per raggiunti limiti di età, il presule, originario di Marsciano e per lunghi anni vicario generale dell’Archidiocesi di Perugia, abbia scelto di trascorrere la sua vita nella grande Famiglia dell’Amore Misericordioso di Collevalenza.
Mons. Ceccobelli, nel tracciare un breve ricordo della beata Speranza di Gesù, definendola «una delle grandi donne del ‘900», si sofferma su cosa questa Santa avrebbe detto oggi, al tempo del “Coronavirus, a tutti i suoi “figli”. «Madre Speranza, che era una donna molto pratica – sottolinea mons. Ceccobelli –, potremmo dire una mamma di famiglia, che si preoccupava di tutto dei suoi figli, oggi credo avrebbe detto: “Figli miei, fatevi santi”… Vuole dire: “non vi lasciate catturare dalle realtà del mondo, dai pericoli del mondo, dalle paure del mondo…”. Anche questo virus, che ha creato una depressione generale, un allarme, per Madre Speranza sarebbe stato colto come una esperienza di vita, seppur sofferta e difficile, per dirci: “figli miei ricordatevi che siete fatti per il Cielo, non per la terra”».
«La Madre – continua il vescovo – aveva con Gesù un rapporto molto immediato, molto familiare, lei ci parlava come io parlo con te! Lo chiamava “Figlio mio”, è curioso…; il diario della Madre è bellissimo… La Madre era quella donna saggia che sapeva guardare la realtà umana e la sapeva leggere scrutandola dall’alto, con gli occhi della fede più che con le preoccupazioni del mondo».
Pensando alla Santa, mons. Ceccobelli racconta dei suoi primi viaggi a Collevalenza. «Io ho conosciuto Madre Speranza negli anni ’60, perché uno dei primi preti della Diocesi di Perugia, se non il primo a frequentare
Collevalenza, fu proprio il mio parroco. Io sono nato a Marsciano, vivevo lì, e il parroco era don Arsenio Ambrogi e, per vie misteriose, la Madre l’ha portato con sé. Adesso sarebbe lungo raccontare tutta la storia, ma io da allora – avevo 14 anni -, quando lui lasciò la parrocchia, ho iniziato a conoscere il Santuario vedendolo crescere ed oggi mi sento di famiglia. Ho sempre pensato che questa sarebbe stata la mia ultima destinazione e devo dire che i religiosi mi hanno accolto con piena disponibilità e vivo con loro la vita della comunità».
Mons. Ceccobelli conclude raccontando come trascorre la giornata al Santuario. «La mattina, alle 7, abbiamo le lodi e poi la meditazione. Alle 8 la colazione e alle 9 io e gli altri sacerdoti addetti alle confessioni ci mettiamo a disposizione dei pellegrini. Poi abbiamo l’ora media e all’una il pranzo. Nel pomeriggio, alle 15,30, ci rendiamo ancora disponibili per le confessioni e alle 18 abbiamo il vespro, il rosario, l’adorazione e alle 19,30 la cena». Ma prova anche un po’ di nostalgia per la Chiesa che lo ha generato nella fede, quella Perugia-Città della Pieve, e per la Chiesa che lo ha avuto suo Pastore, quella di Gubbio. «Io porto con me – commenta il vescovo – la Chiesa madre che mi ha generato come figlio di Dio, e la Chiesa mia sposa, che mi è stata consegnata e che io ho custodito come ho saputo fare e che adesso è custodita, servita e amata dal vescovo Luciano, che sta facendo un buon lavoro pastorale e io sono veramente contento di avere un successore bravo, sicuramente più bravo di me».
A cura di Riccardo Liguori con la collaborazione di Anna Maria Angelelli

 

L’INTERVISTA A MONS. MARIO CECCOBELLI