Pasqua di Resurrezione. L’Arcivescovo Boccardo: «Gesù Cristo è veramente risorto! E la speranza della risurrezione è anche speranza per l’uomo, per la sua cultura, perché le apre una prospettiva diversa da quella del declino e dell’autodistruzione».

«La Pasqua è il punto nodale della fede cristiana; è quel segno in cui l’autentico significato di Gesù per l’intera umanità viene condensato in una unità e in una chiarezza assolute». Con queste parole l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo si è rivolto ai fedeli riuniti nel Duomo di Spoleto, nel rispetto delle norme in atto per evitare il diffondersi del Covid-19, per partecipare alla Messa di Pasqua (domenica 4 aprile 2021). «La morte liberamente accettata per amore – ha detto ancora il Presidente della Conferenza episcopale umbra – è mutata in vita per Gesù e, in lui, per tutta l’umanità che a lui aderisce, per tutti coloro che in lui credono. Cristiano è dunque colui che proclama: Gesù Cristo è veramente risorto! Non solo chi afferma genericamente, con un istinto religioso: c’è un Dio, c’è un Dio buono; oppure, con una venatura etica: dobbiamo amarci gli uni gli altri. Non solo questo fa il cristiano, ma tutto deve condensare e riassumere nella confessione: Gesù Cristo è veramente risorto!».

La liturgia è stata animata dalla corale della Pievania di Santa Maria ed è stata trasmessa in diretta nei canali social della Diocesi. «L’evento della risurrezione – ha affermato mons. Boccardo – ci apre un orizzonte di senso, un universo di speranza; ci ripropone la bontà inalienabile dell’uomo e di tutto il creato che deriva dall’amore di Dio, dall’alleanza che Dio ha da sempre fatto con l’uomo e con la sua vita. La prospettiva della risurrezione è affermare che c’è un futuro per la vita e che questo futuro è per sempre. E la speranza della risurrezione è anche speranza per l’uomo, per la sua cultura, perché le apre una prospettiva diversa da quella del declino e dell’autodistruzione».

La sera della vigilia l’Arcivescovo, sempre in Duomo, ha presieduto la solenne Veglia Pasquale, “la notte di veglia in onore del Signore” (Es 12, 42), definita da S. Agostino “la veglia madre di tutte le veglie”. Mons. Boccardo con i fedeli presenti, tra l’altro, si è soffermato sullo slogan che imperversava durante la prima ondata della pandemia da Covid-19: “Andrà tutto bene!”. «Il passato – ha proseguito il Presule – è visto semplicemente come un tempo lontano, superato, da dimenticare, pieno di rimpianti, di tristezze o, al massimo, come un cumulo di esperienze che fanno da sfondo alle conquiste dell’oggi e del domani. L’uomo moderno si presenta volentieri come l’uomo senza memoria, senza passato, senza padre, contestatore per principio di ogni tipo di tradizione o limitazione che sembri vincolare la sua libertà. Troviamo una manifestazione di questo sentimento nella smania attuale – rilevabile in modi diversi a tutti i livelli – di tornare quanto prima alla situazione sociale ed ecclesiale pre-Covid. […] Impariamo, in questa veglia pasquale, a ricordare i fatti del passato attraverso i quali il Dio dell’alleanza, il Dio dell’amore misericordioso e fedele, ha assicurato la sua perenne presenza nella storia. Impariamo ad inserirci nei fatti del passato grazie alla presenza del Vivente, che è Signore di ogni tempo e nel quale raggiungiamo la presenza a tutte le cose su cui egli regna nella sua pienezza. Abbiamo bisogno di fare memoria in questo modo, inserendoci in Cristo, proprio in vista dei compiti che ci attendono. Sono i tanti problemi di ripresa, di crescita, di trasformazione, che dobbiamo affrontare in questo tempo, e molti di più quelli che ci attendono al termine – che speriamo non troppo lontano – di questo periodo di pandemia. Siamo chiamati ad allargare il respiro tradizionale, attingendo a pieni polmoni al vento dello Spirito, che è il dono pasquale del Risorto».