Perugia nel tempo del “Covid-19” la sperimentazione di una «clausura forzata», la lettera delle clarisse

Le sorelle Clarisse del Monastero di Sant’Agnese di Perugia, con una lettera (pubblicata nel loro sito: www.clarisseperugia.it), hanno inviato un pensiero alla cittadinanza per assicurare la loro vicinanza a tutti, in questo periodo di dura prova a causa del “Covid-19”.

Domande e silenzi. «Probabilmente – scrivono – ciascuno di voi sta sperimentando una clausura forzata, che in qualche modo vi accomuna a noi!». Inoltre suggeriscono che ai tanti «perché?», che l’umanità si sta ponendo in questi giorni, non ci sono «risposte» da dare, ci sono domande e silenzi da condividere.

Eucaristia e preghiera. Alla loro quotidiana preghiera, le Clarisse aggiungono dei momenti di Adorazione eucaristica in più e il loro pensiero va a quanto fece santa Chiara di fronte all’incombere del flagello dei saraceni o alle truppe di Vitale d’Aversa che voleva espugnare Assisi. L’unica “arma” della Santa fu l’Eucaristia, sostenuta dalla preghiera.

Sguardo al Crocifisso. Le Clarisse chiedono ai credenti di unirsi alla loro preghiera, lo chiedono a tutti: bambini, giovani, adulti e anziani e di non lasciarsi portare via la speranza, di non lasciare che la disperazione «alberghi il nostro cuore, ma volgiamo lo sguardo fiducioso al Crocifisso che in questo tempo di Quaresima dovrebbe stare davanti ai nostri occhi».

Operatori socio-sanitari. Non da ultimo le Clarisse riservano ringraziamenti e preghiera particolari a tutti quelli che in ambito sanitario e sociale si spendono al servizio della comunità. E concludono con un abbraccio affettuoso: «Il Signore ci benedica tutti, benedica le vostre famiglie, tenga lontano il pericolo; la Vergine Madre interceda per tutti».

Terni – la lettera del vescovo alla diocesi per la Pasqua. “Questi giorni santi, trascorsi nell’intimità delle nostre case, siano riempiti da una liturgia spirituale ed esistenziale, dalla personalizzazione più diretta del rapporto con Gesù”. LE CELEBRAZIONI PASQUALI IN DIRETTA

La traversata del deserto quaresimale, particolarmente aspra e faticosa, condivisa con una umanità alle prese con la lotta, corpo a corpo, con il Coronavirus, intravede la città santa di Gerusalemme, quale oasi di ristoro e locanda di medicazione e guarigione. Qui, quest’anno, nei giorni della Settimana Santa, saremo in condizione di comprendere nelle ferite inferte alla nostra carne, al nostro corpo, ai nostri affetti, alle nostre comunità, particolarmente preoccupate per il presente e per un futuro incerto, la vicinanza di Gesù, che “si è addossato i nostri dolori” e per primo ha fatto sue le nostre insicurezze esistenziali. La passione della nostra società e della Chiesa, provocata dalla epidemia più che mai diventa la passione. di Cristo, viene assunta da Cristo che si fa nostro Cireneo, compagno di viaggio verso il Golgota della malattia e della solitudine, in attesa della guarigione-risurrezione. Gesù vuole associarsi a noi come conviandante nel cammino di ripresa e di guarigione, dentro e fuori della città, verso Emmaus della delusione per spiegarci e recuperare le ragioni di un nuovo significato della esistenza, provata dalla delusione improvvisa e inaspettata. Gesù anche quest’anno rinnova il suo esodo, passando attraverso l’umiliazione e la sconfitta della morte e ci annuncia la vittoria della risurrezione. E’ lui il maestro paziente, che ascolta le lagnanze impetuose e disordinate, cariche di lacrime di chi, quasi senza avvedersene, ha assistito da lontano alla morte dei propri cari. E’ Lui il mite Agnello, testimone delle pretese orgogliose e irrazionali di menti presuntuose che non hanno saputo prevedere né porre argine a comportamenti irresponsabili e solo galvanizzati dalla ricerca dissennata del benessere smodato, del consumismo fine a se stesso, a scapito della creazione sfruttata e umiliata.
E così, in questo tempo di ritiro forzato, ognuno può prendere consapevolezza della preziosità e bellezza della vita, della propria responsabilità in ordine alla vita sociale, al destino ultimo, che transita attraverso il passaggio della morte, ed è aperto all’orizzonte di Dio e dell’eternità.
Questi giorni santi, trascorsi nell’intimità delle nostre case, siano riempiti da una liturgia spirituale ed esistenziale, dalla adorazione in spirito e verità, dalla personalizzazione più diretta del nostro rapporto con Gesù, che sempre sta con noi e per noi muore e risorge, per promuovere e favorire la conversione delle nostre esistenze, per una fecondità di bene e di vita. La comunità cristiana, temporaneamente dispersa e in diaspora, si ritrova in Gesù. Il Papa, i vescovi, il vostro vescovo celebreranno i santi misteri della passione, morte, sepoltura e risurrezione di Gesù a nome di tutta la Chiesa, del Popolo santo fedele di Dio, di tutti voi. Troviamo il modo di manifestare partecipazione, vicinanza e comunione spirituale, sentimentale, virtuale. Il digiuno eucaristico sia saziato, per quanto è possibile, dalla condivisione del pane della Parola e del pane della carità, in famiglia, con i vicini, con chi soffre o è nel bisogno, ciascuno secondo le proprie possibilità e la ricchezza del suo cuore.

Spoleto – Lettera dell’Arcivescovo Boccardo ai fedeli in tempo di Coronavirus. Le celebrazioni della Settimana Santa in streaming su Facebook e You Tube

In questo tempo di Coronavirus l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo ha scritto una lettera alla comunità diocesana dei Santi Ponziano e Benedetto, Rita e Chiara della Croce.

Uno schiaffo brutale. «Abbiamo ricevuto all’improvviso – scrive il Presule – come uno schiaffo brutale: siamo stati costretti da un giorno all’altro a cambiare totalmente abitudini e consuetudini; a rimanere chiusi in casa, smarriti e preoccupati per il futuro; privati di una vicinanza, quella vera e reale, fatta di abbracci, di baci, di strette di mano. Ogni giorno possiamo constatare la fragilità e la precarietà dell’essere umano, nonostante gli impressionanti e meravigliosi progressi della scienza, della tecnica e della medicina. Anche il ritmo normale della vita cristiana è stato interrotto, con le celebrazioni eucaristiche domenicali e feriali che nutrono la fede e sostengono la carità; i diversi momenti di condivisone, formazione e fraternità».

Non saremo più quelli di prima. Mons. Boccardo, che dall’8 marzo scorso ogni giorno feriale alle 18.00 (i festivi alle 11.00) celebra la Messa dal Duomo di Spoleto e trasmessa in diretta sulla pagina Facebook della Diocesi, scrive che «Non sappiamo quanto durerà questa crisi, né dove ci porterà. Sappiamo, però, che non saremo più gli stessi di prima». E si domanda: «Cosa possiamo imparare da questa situazione? La solitudine e il silenzio che abitano le nostre giornate ci possono insegnare innanzitutto a coltivare uno sguardo contemplativo ed accogliente sulle persone, sulle vicende e sul mondo; a crescere nella pazienza rinunciando alla tentazione disumanizzante del “tutto subito”; a trovare libertà nella attenzione all’essenziale, non solo quanto all’avere ma anche quanto al fare: fare meno per imparare a fare meglio e insieme; assaporare la grazia della fraternità e dello stare in famiglia; coltivare relazioni gratuite, forti e durature, cementate dalla mutua accettazione e dal reciproco perdono; possiamo riscoprire la bellezza della sobrietà che fa posto alle gioie dell’interiorità, quelle che purificano lo spirito, liberano l’anima e restituiscono lucentezza allo sguardo».

La benedizione dal balconcino del palazzo vescovile. «Come ho confidato in occasione del X anniversario della mia presenza tra voi, dal balconcino del primo piano del palazzo vescovile traccio tutte le sere un segno di croce per invocare la benedizione di Dio su ogni casa e su ogni abitante della Diocesi. Contate su questo gesto orante, che assume in questi mesi una valenza particolare: vuole dire la sollecitudine, l’amicizia e la preghiera con le quali il Vescovo condivide con tutti i suoi diocesani il tempo della prova».

Le Chiese di Camerino e Perugia insieme si rendono disponibili alle autorità sanitarie regionali attraverso la “Casa di Cura Clinica Lami” nella gestione dell’emergenza Covid-19

Le Archidiocesi di Camerino-San Severino Marche e di Perugia-Città della Pieve, pienamente partecipi e solidali con le tante famiglie che si trovano nella sofferenza nel pieno dell’emergenza sanitaria attuale, hanno nelle ultime settimane messo a disposizione le strutture della “Casa di Cura Clinica Lami di Perugia”, per collaborare, nelle modalità che le autorità sanitarie regionali riterranno utili, nella gestione di tale difficile momento. Ad annunciarlo, in una nota congiunta, gli arcivescovi delle due diocesi delle Marche e dell’Umbria, titolari della “Casa di Cura Clinica Lami”, monsignor Francesco Massara e il cardinale Gualtiero Bassetti.

L’arcivescovo presidente della Cei ha commentato l’iniziativa definendola «un segno tangibile della comunione fra Chiese sorelle da sempre collaborative in ambito socio-sanitario; basti pensare al varo del recente progetto dell’”Ambulatorio della Solidarietà” per persone in gravi difficoltà. Una collaborazione che oggi si intensifica per contribuire insieme a fronteggiare l’emergenza provocata da questa pandemia».

«La nostra Chiesa diocesana, che dalla scorsa settimana ha messo a disposizione del personale medico e infermieristico una delle sue strutture ricettive – conclude il cardinale Bassetti –, si mette ulteriormente a servizio del Sistema Sanitario Regionale».

Terni – la Caritas diocesana estende il servizio dell’Emporio della solidarietà alle famiglie in difficoltà a causa del Coronavirus

La Caritas Diocesana e l’associazione di Volontariato San Martino intendono accogliere l’invito del Santo Padre di prestare vicinanza e soccorso a chi “ha fame” e particolarmente provato da questo momento di emergenza sanitaria, non accede all’Emporio della solidarietà, non ha la possibilità di avere aiuti, non può lavorare o non ha lavoro .

Dato che anche le Parrocchie non riescono a distribuire gli alimenti, viene data la possibilità di un’ulteriore apertura degli accessi all’Emporio Solidale Diocesano di via Vollusiano,18 a Terni.

Premesso che questa apertura ulteriore sarà limitata alla durata del presente tempo di emergenza corona virus, ai beni che si riuscirà ad acquistare o reperire.

Per poter usufruire dell’Emporio solidale è necessario presentare domanda tassativamente tramite Parrocchia (Parroco o presbitero e/o coordinatore parrocchiale o Associazione che ivi gestisce la carità) che conosce, propone, segue il nucleo o la singola persona che segnalerà al Centro di Ascolto Diocesano. ”

La Caritas Diocesana e la Associazione di Volontariato San Martino si riservano la facoltà, in un secondo momento, di richiedere al dichiarante o al beneficiario eventuali documenti che comprovano lo stato momentaneo di necessità.

Successivamente alla segnalazione le persone saranno chiamate dagli operatori dell’Emporio e potranno accedere uno alla volta e solo su appuntamento. Le famiglie potranno prelevare gli alimenti per un importo massimo di € 50,00 ogni 15 giorni, che corrispondono a 1000 punti/cuori, mentre un singolo 500 punti/cuori che corrispondono a 25,00 ogni 15 giorni.

Perugia: Il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti ha celebrato l’Eucaristia della V Domenica di Quaresima nella cattedrale di San Lorenzo vuota, affidando alla Madre della Grazia la protezione di “tutti i figli e le figlie della nostra amata Chiesa perusina-pievese”, trasmessa in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio InBlu e dai social media ecclesiali.

Fratelli e sorelle, abbiamo ancora negli occhi, ma soprattutto nel cuore, le immagini di quanto abbiamo vissuto venerdì sera, con Papa Francesco. Faceva una immensa tenerezza il Pontefice, anziano, con la sua veste bianca, che risaliva lentamente Piazza San Pietro, oscura, vuota e bagnata dalla pioggia. Affaticato, non solo dagli anni, ma anche dai drammi, che il Signore ha voluto caricare sulle sue spalle, che poi sono anche i nostri drammi e le croci di tutta l’umanità.

Come non continuare a pensare e a pregare per tutti i fratelli colpiti da questo nemico, invisibile, ma che appare anche al momento invincibile?

Spettatori di episodi di vero eroismo.

Per i malati, per coloro che li assistono. Tutti i giorni siamo spettatori di episodi di vero eroismo: dice Gesù “non c’è amore più grande di dare la vita per le persone che si amano…”. E come non ricordare le migliaia di persone che il Signore ha chiamato a sé da questa vita? Durante la scorsa settimana ci sono stati diversi momenti significativi. Giovedì scorso il Padre Nostro pregato insieme al Papa e a tutti i fratelli cristiani di tutte le confessioni; venerdì ogni Vescovo d’Italia ha presieduto, in uno dei cimiteri della propria Diocesi, un momento di preghiera. Un gesto di carità, di pietà cristiana e di vero affetto per chi ha dovuto fare l’ultimo passo della propria vita, in una solitudine totale, senza una preghiera, senza una parola di conforto, senza nessuno che gli stesse ad asciugare il sudore della morte, perché anche a morire si fa fatica. E io, in 54 anni di sacerdozio, ne ho visti tanti morire!

Venire fuori da una vita piatta.

Carissimi, proseguendo il nostro cammino quaresimale, siamo giunti alla V domenica, chiamata anche la I di Passione. Il Vangelo secondo Giovanni ci presenta il miracolo della risurrezione di Lazzaro, amico intimo di Gesù. Si tratta di un episodio che noi tutti conosciamo bene; questo è un fatto positivo, ma potremmo correre il rischio di non riflettere a fondo e soprattutto di non applicarlo alla nostra vita… certo, non ci manca il tempo in questo periodo per poter tornare a riflettere sulla Parola di Dio… Vi proporrò solo un punto di riflessione del Vangelo. Gesù dice di sé stesso: “Io sono la Risurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore, vivrà…”. “Io sono la Risurrezione e la vita…”, questo vuol dire che Lui ama e benedice la vita. Dopo che fu tolta la pietra del sepolcro dell’amico, Gesù gridò a gran voce: “Lazzaro, alzati, vieni fuori!”.

“Vieni fuori”, ci ripete Gesù stamani: vieni fuori dal sonno, dalla pesantezza, dalla menzogna della tua vita… vieni fuori dai tuoi conformismi o compromessi… Vieni fuori, ci dice Gesù, da una vita piatta, fatta di abitudini e di comodità… Smettila di morire spiritualmente! È tempo di vivere… Vuoi deciderti a partecipare alla mia Risurrezione? Avete sentito quello che ci ha detto San Paolo: “Lo Spirito di Dio abita in voi, e lo Spirito Santo è vita”!

Fare il bene anche chiusi in casa.

“Alzati”, ci dice Gesù: risorgi, mettiti in piedi. Non sciupare il tempo, rimboccati le maniche… non aspettare per fare il bene: si può fare anche chiusi in casa. Soprattutto a voi giovani Gesù dice: vivete la vostra vita in pienezza! Voi mi direte: come fare, e proprio in questo tempo? Mentre siamo così provati? Tutto questo è vero, ma con la luce e l’energia che ci vengono dalla preghiera e dalla Parola di Dio, non ci mancherà la forza di affrontare la nostra esistenza con coraggio, a testa alta, nonostante le difficoltà.

L’esempio di un coraggioso cristiano.

Voglio proporvi l’esempio di un cristiano, di un autentico testimone, che dopo lunga malattia ci ha lasciato all’inizio di questa settimana: Carlo Casini. Promotore e coraggioso testimone per quasi mezzo secolo del Movimento per la Vita. Personalmente ho perso un amico carissimo e tanto stimato: un cristiano tutto d’un pezzo, che coi gesti, le parole, il suo volto, illuminato di luce evangelica, ha sempre annunciato il Vangelo della vita, dal primo istante del suo concepimento fino all’ultimo respiro. Quante vite salvate, quante ragazze madri, restituite alla loro dignità di donna… Di lui il Papa ha detto “un fervente cattolico, che nelle pubbliche attività si è adoperato con generoso impegno per promuovere la vita nascente”. Fratello, amico Carlo, ti ricorderò nella Messa di oggi assieme a quei medici generosi, a quei sacerdoti esemplari, a tutte quelle persone che, come te, hanno saputo fare della loro vita un dono prezioso.

L’atto di affidamento alla Madre della Grazia.

Al termine di questa celebrazione, compirò, come già è stato annunciato, l’atto di affidamento al Cuore di Maria, Madre della Grazia, per tutti i figli e le figlie della nostra amata Chiesa perusina-pievese.

Carissimi, abbiate fiducia in Dio: Dio non ci lascia soli nel nostro cammino. Lui ci guida con braccio forte e potente, anche se talvolta noi abbiamo l’impressione di essere soli in mezzo ad un deserto. Dio ci accompagna sempre, con la luce del Risorto e con il suo Spirito. Lui, anche attraverso sentieri che appaiono difficili, ci condurrà alla gioia perfetta del suo Regno.

Gualtiero Card. Bassetti

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Al termine della celebrazione eucaristica, il cardinale Gualtiero Bassetti si è recato davanti all’immagine della Madonna delle Grazie (dipinta da un allievo del Perugino), tanto venerata dai perugini, e ha recitato la sua preghiera di affidamento alla Beata Vergine Maria della città e dell’intera comunità diocesana.

Maria, Madre della Grazia, ecco i tuoi figli, raccolti attorno a te, in questo periodo di dolore e di lacrime per la sorte di tanti nostri fratelli, e per i pericoli, che a causa di questa pandemia, incombono su di noi e sull’umanità intera. / Noi siamo qui, dinanzi alla tua dolce icona, per cercare rifugio, sotto la tua protezione materna, ed implorare con fiducia la tua intercessione, di fronte alle sfide che il futuro nasconde. / Davanti alla tua venerata icona, in un pellegrinaggio che abbraccia i secoli, si sono inginocchiati i nostri padri. Qui ha vibrato l’entusiasmo dei giovani; qui si è levata l’implorazione degli ammalati; qui sono passate le famiglie, i sacerdoti, i consacrati, uomini del lavoro e della scienza, bambini e adulti; e tutti, nel tuo Figlio diletto, hanno riconosciuto il Verbo di Dio, fatto carne nel tuo seno. / Noi, nel cuore di questa novena in tuo onore, vogliamo affidare al tuo Cuore Immacolato questa nostra Chiesa perusino-pievese, che invoca la tua protezione e il tuo conforto. Liberaci, o Madre Santa, da questa peste, che ammorba la nostra Italia e il mondo. / Oggi, come mai nel passato, l’umanità è a un bivio. E, ancora una volta, la salvezza è tutta e solo, o Vergine Santa, nel tuo Figlio Gesù. Per questo, Madre, come l’Apostolo Giovanni, noi vogliamo prenderti nella nostra casa, per imparare da te a conformarci al tuo Figlio. / “Donna, ecco i tuoi figli”. / Siamo qui, davanti a te, per consegnare alla tua premura materna noi stessi, questa nostra Chiesa e l’umanità intera. Implora per noi il Figlio tuo diletto, perché ci doni in abbondanza lo Spirito Santo. / Lo Spirito apra i cuori alla giustizia e all’amore, induca le persone e le nazioni alla reciproca comprensione e ad una ferma volontà di pace. / Ti affidiamo tutti gli uomini, a cominciare dai più deboli: i bimbi non ancora venuti alla luce, quelli che allietano le nostre famiglie, i giovani alla ricerca di senso, le persone prive di lavoro, gli anziani e i malati. Ti affidiamo le famiglie dissestate, e quanti sono soli e senza speranza. / Aurora di salvezza, volgi il tuo sguardo benigno sulla nostra Diocesi, perché, sotto la tua guida, scopra Cristo, luce del mondo ed unico salvatore, che regna col Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. / Ame.

Gualtiero Card. Bassetti

Perugia: La struttura ricettiva diocesana “Villa Sacro Cuore” accoglie gratuitamente il personale sanitario impegnato nell’assistenza a pazienti affetti da Covid 19. Il cardinale Bassetti: “E’ un segno della nostra vicinanza concreta a quanti sono in prima linea, ad alto rischio per sé stessi e per le loro famiglie, un modo per aiutarli a proseguire con più serenità la loro delicata missione”

“Come possiamo aiutare concretamente quanti si trovano in questo difficilissimo momento a lavorare quasi ininterrottamente negli ospedali per curare le persone affette da questa pandemia?”. E’ la domanda che il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo i Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, si è posto nel tenersi in contatto telefonico con i rappresentanti degli organismi di categoria che collaborano con l’Ufficio per la pastorale della salute e con la Caritas diocesana. La risposta non si è fatta attendere da parte dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Perugia, suggerendo all’Archidiocesi di mettere a disposizione un alloggio in modo da contribuire a migliorare le condizioni di sicurezza di tutti gli infermieri e i medici impegnati in prima linea e dei loro familiari. “In questo momento particolarmente difficile per la sanita, la società e la professione, è necessario creare condizioni di vita più sicure dopo il lavoro a quanti di noi sono impegnati direttamente nell’assistenza a persone affette da infezione da Covid 19”. A sottolinealo è il dottor Palmiro Riganelli, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Perugia, nel dare la notizia attraverso la nota dell’Ufficio stampa diocesano dell’accordo siglato con l’Archidiocesi perugino-pievese. Un simile accordo può essere esteso anche al personale medico che ne farà richiesta.

“Quest’accordo – commenta il cardinale Bassetti – è un segno della vicinanza concreta della nostra Chiesa a quanti sono in prima linea, ad alto rischio per sé stessi e per le loro famiglie, un modo per aiutarli a proseguire con più serenità la loro delicata missione. Nel mettere gratuitamente a disposizione una nostra struttura ricettiva, è quel farsi prossimo nei momenti di particolare necessità e difficoltà che ci viene insegnato dal Vangelo e ricordato costantemente da papa Francesco. Dobbiamo saper coniugare nella nostra vita la fede alla carità per alimentare la speranza, soprattutto in questo momento di grande prova. Questo nostro gesto possa essere di esempio ad altre realtà, anche della Chiesa italiana, che sono nella condizione di aiutare quanti, come ho detto ieri nella preghiera al Cimitero monumentale di Perugia, sono in prima linea, in trincea, sul fronte di questa guerra che, con l’aiuto di Dio sono sicuro l’uomo riuscirà a vincere grazie alle tante professionalità che abbiamo e alla ricerca scientifica all’avanguardia che tanto si sta prodigando nello studio di nuovi farmaci”.

“Con questo contributo di cui si ringrazia infinitamente l’Archidiocesi nelle persone del cardinale Gualtiero Bassetti, del vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, del direttore dell’Ufficio amministrativo don Riccardo Pascolini e del direttore della Caritas Giancarlo Pecetti – evidenzia il dottor Palmiro Riganelli –, si vuole esprimere tutta la nostra solidarietà e riconoscenza allo sforzo dei nostri colleghi per tutto quello che stanno facendo per aiutarci a difenderci in questo terribile momento”.

Nel dettaglio, l’accordo siglato tra l’Archidiocesi e l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Perugia – reso possibile grazie anche al contributo economico di un imprenditore perugino -, prevede la possibilità di mettere a disposizione circa cinquanta alloggi temporanei e straordinari per almeno 30 giorni presso la struttura ricettiva diocesana “Villa Sacro Cuore” (zona Montebello) del capoluogo umbro, “per tutti gli infermieri assegnati si servizi COVID 19 che continuano a lavorare nel proprio servizio – prevede l’accordo –, trovando una sistemazione diversa dal proprio domicilio per tutelare anche i propri familiari conviventi”. Gli interessati devono inviare specifica richiesta tramite e-mail al presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Perugia, dott. Palmiro Riganelli (presidenza@opiperugia.it).

“Nella richiesta – precisa l’Ordine – devono essere autocertificate le proprie generalità, compreso il luogo di residenza/domicilio i recapiti e-mail e telefonici, la motivazione e quindi, quantomeno, la convivenza con un proprio nucleo familiare e comunque con un’altra persona nello stesso domicilio e l’assegnazione a servizi Covid 19”.

Città di Castello – il vescovo Cancian e il sindaco Bacchetta in preghiera davanti all’immagine della Madonna delle Grazie. “Vicinanza a tutte le famiglie”IGLIE”

Il sindaco Luciano Bacchetta e il vescovo di Città di Castello mons. Domenico Cancian nella mattina di sabato 28 marzo 2020 si sono recati nella Chiesa della Madonna delle Grazie per un momento di raccoglimento e preghiera. Era presente anche il parroco don Andrea Czoterk.
“La mia presenza qui si innesta in una tradizione plurisecolare che vede la Chiesa e il comune gestire insieme il culto alla Madonna delle Grazie – ha detto il sindaco Luciano Bacchetta – Fin da quando venne dipinta, nel 1456, l’immagine della Madonna fu concepita con un significato di protezione sulla città, disegnata ai piedi della Vergine e da Lei, insieme a san Florido, presentata a Gesù perché la benedica. Nei secoli il Comune ha più volte accolto la grande sensibilità mariana dei cristiani tifernati proclamando Città di Castello come Città di Maria nel 1622 e riconoscendo ufficialmente la Madonna delle Grazie quale patrona cittadina nel 1783. Fino al terremoto del 1789 anche nel Palazzo Comunale si conservavano più riproduzioni della Madonna delle Grazie, un affrescata sulla volta della Sala Consiliare e un’altra su tavola negli uffici.
La mia presenza oggi vuole esprimere la partecipazione di tutti gli amministratori pubblici alla preoccupazione della cittadinanza e di tutta la comunità altotiberina e la nostra vicinanza alle famiglie che hanno avuto defunti o malati, come anche a tutti coloro che sono sottoposti alle forme di prevenzione del contagio o che mettono a rischio la loro vita per assicurare, attraverso il loro lavoro, i necessari approvvigionamenti e servizi. È un momento difficile, che supereremo con l’impegno comune e con una ritrovata unità. Ringrazio tutti gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, i volontari e quanti, in questo tempo di sacrifici, si impegnano per sconfiggere il contagio, lenire le sofferenze e garantire la vita sociale così come oggi è possibile”.
“Nella Chiesa della Madonna delle Grazie preghiamo perché il virus sia sconfitto e per le persone che hanno combattuto o stanno combattendo ad ogni livello contro questa terribile pandemia. Abbiamo ripetuto l’antica preghiera Maria mater Gratiae, Tiferni suscipe curam, con la quale Città di Castello ha chiesto aiuto in occasione di altre emergenze, dal 1500 alla Seconda guerra mondiale. È una storia che continua e costituisce uno degli elementi caratteristici dell’identità tifernate. Per questi motivi abbiamo voluto un momento di preghiera personale, come manifestazione di vicinanza alle persone, nel solco di una storia plurisecolare” ha detto il vescovo mons. Domenico Cancian, che ha pronunciato questa preghiera. “Vergine Santissima delle Grazie, raccolti con devozione ai piedi della tua antica immagine in questo momento di grande preoccupazione, rinnoviamo la nostra fiducia in te, madre e mediatrice della grazia divina. Con gratitudine ricordiamo la devozione dei nostri padri che ti hanno invocata in tempo di contagio, di siccità, di inondazione, di terremoto e di guerra. Vergine Santissima delle Grazie, continua a volgere il tuo sguardo d’amore su di noi, sulla nostra città, sulla nostra diocesi e sul mondo intero flagellato dal contagio: accogli le nostre gioie e le nostre speranze, sostienici nelle tristezze e nelle angosce, rendici fedeli alla carità evangelica. In questo tempo nel quale sperimentiamo la fragilità della condizione umana affidiamo alla tua materna intercessione i malati e le loro famiglie, tutti coloro che se ne prendono cura, i pubblici amministratori chiamati a prendere decisioni sagge ed efficaci, quanti sono impegnati nella ricerca scientifica: benedici, Madre della Divina Grazia, l’impegno di tanti uomini e donne di buona volontà, ottieni per tutti i popoli la liberazione dall’epidemia perché in ogni parte della Terra si possa tornare sereni alle nostre occupazioni quotidiane rafforzati nell’unità, nella solidarietà e nell’amore e lodare Dio con un cuore rinnovato. Vergine, Madre di Dio e della Chiesa, sii per noi mediatrice di grazie. Amen

L’immagine sacra. L’immagine della Beata Vergine Maria della Chiesa della Madonna delle Grazie, edificata nel 1306 dai Servi di Maria, è una tavola raffigurante la Madonna in trono tra i santi Florido e Filippo Benizi, commissionata nel 1456 da Giovanni di Piamonte, collaboratore di Piero della Francesca. Nell’immagine la Vergine Maria è rappresentata nell’atto di indicare Città di Castello al figlio Gesù Città di Castello, affinché la benedica; questo gesto è condiviso con san Florido. La tavola, esposta all’esterno, fu da subito oggetto di una grande venerazione e quindi nel 1500 fu protetta in una cappella laterale da una confraternita per la gestione del culto e scoperta ogni 25 anni. Il pannello poteva essere aperto con l’impiego contemporaneo di tre chiavi, tenute rispettivamente dal priore della confraternita, dal priore del convento e dal magistrato cittadino, cioè dal comune. In realtà veniva scoperta anche in condizioni critiche per la città: il primo caso noto risale al 1514, quando la Madonna delle Grazie viene portata in processione per chiedere la fine di una pestilenza scoppiata l’anno prima. Altrettanto avvenne nel 1525, nel 1527 e nel 1545.
Nel 1630 la peste, quella raccontata da Alessandro Manzoni, che a Monterchi risparmio solo 20 persone su 500, risparmiò Città di Castello il comune organizzò una pubblica cerimonia di ringraziamento alla Madonna delle Grazie.
Poi i terremoti: del 1730-31 quando ci furono anche pellegrinaggi da tutta la Valtiberina e preghiere collettive. Nel 1741, nel 1752, nel 1781 fu il comune a decretare lo scoprimento dell’immagine, perché il terremoto non produsse vittime e nel 1783 il comune proclamò la Madonna delle Grazie patrona della città. Il terremoto del 1789 lesionò la cappella: l’immagine della Madonna delle Grazie venne portata processionalmente attorno alle mura e poi esposta alla venerazione presso il torrente Cavaglione. Sopra l’ingresso della casa colonica “La Commenda”, al numero 20 di Viale Angelo Zampini, è ancora presente un’epigrafe su marmo che ricorda il fatto. Anche nelle epidemie ricorrenti di tifo e colera del 1800 l’immagine della Madonna delle Grazie fu un riferimento e in occasione dei due conflitti mondiali il santuario ha ospitato preghiere per la pace, sia in forma privata che pubblica. Alla fine del secondo conflitto mondiale l’immagine è stata portata in tutte le parrocchie e in quasi tutte le case della diocesi, che allora aveva parrocchie anche in Toscana e nelle Marche.

Perugia, Spoleto, Terni, Città di Castello – Le preghiere dei vescovi nei cimiteri cittadini

Il cardinale Bassetti e il sindaco Romizi in raccoglimento e preghiera per le vittime del “Covd19″. Il presule: «Abbiamo in prima linea, anche per il numero di morti, medici, infermieri, sacerdoti e tutti coloro che prestano un servizio diretto alle persone colpite»
Anche i cipressi del Cimitero monumentale di Perugia, con le cime piegate dal forte vento, si sono “inchinati” nel rispetto della morte, gesto che simbolicamente ha compiuto l’intera città con il raccoglimento di alcuni rappresentanti delle sue Istituzioni civili e religiose all’interno della chiesa cimiteriale, nella mattina del 27 marzo. Un giorno particolare per la Chiesa universale ed italiana. Quest’ultima lo ha chiamato «il Venerdì della misericordia, un venerdì di Quaresima nel quale lo sguardo al Crocifisso invoca la speranza consolante della Risurrezione», affidando a ciascun vescovo «un segno di suffragio e di consolazione» per tutte le vittime della pandemia da “Covid19” e i loro cari, raccogliendosi in preghiera in uno dei cimiteri delle proprie diocesi.
Il cardinale Bassetti ha scelto il monumentale di Perugia, accompagnato dal sindaco Andrea Romizi e dall’assessore Edi Cicchi ed accolto in chiesa dal parroco e dal vice parroco del quartiere di Monteluce don Nicola Allevi e don Giordano Commodi e dal cappellano del vicino “Hospice” don Domenico Lucchiari. Una scelta non casuale perché il Cimitero monumentale del capoluogo umbro potrebbe accogliere, nel suo impianto di cremazione, alcune salme delle persone decedute in Lombardia.
«Un luogo che ci fa sentire ancora più vicini a quanti, a causa di questa pandemia, non hanno potuto portare alcun conforto ai propri congiunti, morti isolati, senza ricevere una carezza e nemmeno i sacramenti». Ha commentato il cardinale Bassetti prima di raccogliersi in preghiera, aggiungendo: «i nostri cimiteri, come le nostre chiese, sono luoghi benedetti. Qui infatti riposano, in attesa della risurrezione, i nostri cari. Purtroppo il mondo intero sta attraversando una crisi epocale, dovuta a questa terribile pandemia. Come in tutte le guerre i primi a cadere sono quelli sul fronte, perché sono i più esposti. Abbiamo in prima linea, anche per il numero di morti, medici, infermieri, sacerdoti e tutti coloro che prestano un servizio diretto alle persone colpite. Io sono convinto che, quanto tutto sarà passato, perché non ci mancherà lo sguardo misericordioso di Dio Padre e l’intercessione della Madre delle Grazie, emergeranno tante figure, che, nell’adempimento eroico del loro dovere, hanno sacrificato la vita sapendo di sacrificarla. Un medico, un infermiere, un sacerdote sanno bene cosa rischiano».
Nell’introdurre la preghiera il cardinale ha detto: «da questa terra santa e benedetta, dal nostro cimitero, si innalzi stamani la nostra preghiera, assieme a quella dei Pastori di tutti le Chiese d’Italia, per quelli che ho appena ricordato e per tutti coloro, sono migliaia nel nostro Paese, che hanno perso la vita e sono stati sepolti senza quei conforti necessari e cristiani che noi riserviamo a tutti i nostri cari».
Al termine il cardinale Bassetti ha ricordato ai pochi presenti e ben distanziati tra loro, che la giornata del 27 marzo ha una duplice valenza, perché oltre al momento di preghiera dei vescovi nei cimiteri delle proprie diocesi, papa Francesco, nel pomeriggio, in Piazza San Pietro vuota, si raccoglierà in preghiera per l’adorazione eucaristica, unendosi spiritualmente a tutti i cristiani che vorranno farlo attraverso i media, concedendo l’indulgenza plenaria e impartendo la benedizione Urbi et orbi.
Il sindaco Andrea Romizi, a margine della preghiera nel Cimitero monumentale, ha commentato la giornata per le vittime del “Coronavirus” promossa dalla Cei. «E’ una iniziativa che abbiamo molto apprezzato, perché ci consente di rivolgere un pensiero come italiani alle migliaia di vittime di questo virus terribile. Stiamo vivendo da diverse settimane una situazione che colpisce un po’ tutti, chi più e chi meno, ma sappiamo cosa vuol dire in particolare per la Lombardia e per altre regione, come la vicina Marche. Anche noi stiamo piangendo i nostri morti e, in molti casi, sono persone che non hanno avuto una carezza, come giustamente ha fatto presente il nostro cardinale. Oggi, con questa preghiera, abbiamo avuto l’occasione di ricordare e di accompagnare spiritualmente i nostri morti». Il primo cittadino di Perugia ha anche detto che «la nostra Amministrazione ha dato la sua disponibilità, in caso di necessità, ai Comuni di Bergamo, Brescia e di altre zone della Lombardia, di accogliere le salme dei loro cittadini per la cremazione nell’impianto del nostro Cimitero monumentale».

SPOLETO
Venerdì 27 marzo 2020 alle ore 15.00 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza Episcopale Umbra mons. Renato Boccardo si è recato, da solo, in unione con tutti i Vescovi d’Italia, che hanno compiuto lo stesso gesto, al cimitero monumentale di Spoleto per pregare per i defunti a causa del Coronavirus, per tutte quelle persone che sono andate incontro alla morte senza la compagnia e la presenza dei familiari, senza il conforto dei sacramenti. «Noi sappiamo bene – ha affermato il Presule – che Dio va al di là dei sacramenti, raggiunge il cuore degli uomini e accoglie la loro verità e la loro dedizione e dona loro la salvezza. Però li vogliamo accompagnare con la nostra preghiera di suffragio». L’Arcivescovo affiderà alla bontà e alla misericordia del Signore tutti i defunti: quelli del Coronavirus, ma anche quelli che sono sepolti nei cimiteri della Diocesi di Spoleto-Norcia.
Tornando dal cimitero di Spoleto, mons. Boccardo si è fermato presso la Basilica di S. Ponziano: al patrono della Città ha rivolto la preghiera di supplica affinché ci difenda dal male. «Noi veneriamo S. Ponziano – ha detto il Presule – come patrono dal terremoto e gli si attribuisce nella tradizione popolare quella promessa “Spoleto tremerà, ma non crollerà”. E allora chiederò a nome vostro a S. Ponziano di continuare a proteggere Spoleto e quando pensiamo Spoleto pensiamo a tutta la Diocesi».
Il video del momento di preghiera si trova al seguente link: https://youtu.be/73V_4RZRDgc

TERNI
In comunione con tutti Vescovi d’Italia venerdì 27 marzo, il vescovo Piemontese si è recato al Cimitero civico di Terni per un momento di raccoglimento, preghiera e benedizione, “intendendo così affidare al Padre tutti i defunti di questa pandemia, manifestare la vicinanza della Chiesa a quanti sono nel pianto e nel dolore e ricordando in particolare nella preghiera i defunti del territorio della Diocesi, per i quali non è stato possibile celebrare il funerale”. Con il vescovo hanno pregato il cappellano del cimitero di Terni, padre Mario Lendini, il diacono Daniele Martelli e il sindaco di Terni, Leonardo Latini, che si è unito a questa preghiera a nome proprio e in rappresentanza di tutta la cittadinanza nel gesto di vicinanza a quanti sono nel dolore. La preghiera e cominciata davanti ai cancelli del cimitero, quindi il piccolo corteo è entrato percorrendo il viale principale dove il vescovo ha benedetto le tombe estendendo la benedizione a tutti i defunti lì presenti.
“In questi giorni una tragedia si è abbattuta sull’Italia e sul mondo intero – ha detto il vescovo Piemontese -. Migliaia di persone sono decedute nell’anonimato e senza conforto, tante altre persone non hanno potuto salutare i loro cari, dare loro il conforto religioso e l’ultimo saluto. Noi vogliamo ricordarli tutti indistintamente, uno ad uno, così come sono davanti al Signore. Vogliamo rendere onore alle loro persone, e mi auguro che il Signore voglia dare una carezza a tutti i familiari che hanno perso i loro cari, ai nostri concittadini, agli abitanti della nostra diocesi, come conforto e consolazione, in attesa della resurrezione. Dinanzi le tombe dei nostri defunti, ci troviamo vivi tra i viventi: dalla vittoria di Gesù risorto sulla morte noi riceviamo la speranza che le tombe si apriranno, che nessuno sarà più prigioniero della terra; nel ricordare tutti i nostri cari, noi vogliamo proclamare che c’è una luce oltre le tenebre, che c’è una vita oltre la morte”.

CITTA’ DI CASTELLO
Mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello, ha risposto all’invito della Conferenza Episcopale Italiana e si è recato nella mattina odierna al cimitero monumentale di Città di Castello. Nella cappella del cimitero – dove Nemo Sarteanesi ha dipinto i santi ed i tre santuari mariani principali della diocesi tifernate – ha impartito la benedizione su tutti i defunti. Con il tono rotto dall’emozione mons. Cancian ha voluto testimoniare la vicinanza della Chiesa tifernate a tutti coloro che soffrono in questi drammatici momenti. Non ha mancato di rivolgere la seguente riflessione. “Per me (e penso anche per vescovi e preti che sono potuti andare al cimitero) è stata un’esperienza unica, molto commovente. Ho pregato, insieme al parroco della Cattedrale don Alberto Gildoni, in un cimitero senza nessuno, in un silenzio… tombale, sentendo molto vicine innumerevoli persone che, nel mondo, in Italia e anche da noi, rinchiuse nelle loro case, stanno piangendo i loro defunti vittime della pandemia. Dopo aver letto il brano della morte di Gesù in croce e della sua sepoltura, ho detto che solo alla luce della morte in croce di Gesù e della sua risurrezione possiamo cercare di accettare le angoscianti sofferenze di questi giorni. Come sappiamo sono ormai migliaia le persone che ci hanno lasciato, tanti anziani ma anche giovani, perfino medici e infermieri, e chi si stava dedicando completamente agli altri. Persone morte da sole senza conforti umani e nemmeno spirituali. E a casa, isolati, parenti e amici che ancora stanno piangendo. Con in testa quella domanda angosciante: ma perché tutto questo?” “Vescovi e preti d’Italia hanno deciso in questo venerdì di Quaresima di andare al cimitero, purtroppo da soli per motivo di sicurezza. In cimitero a nome di tutti quelli che non ci possono andare a piangere le persone care. Per dare una benedizione a nome di tutta la comunità. Avevo in mente la processione dei mezzi militari che trasportavano centinaia di salme nei vari cimiteri, immagine simbolo della tragedia che stiamo vivendo. Ho cercato di ricordarli tutti, quelli che ho conosciuto e gli altri che mi sono stati notificati, con l’impegno di ricordarli in modo degno appena possibile. Li ho affidati al Padre misericordioso che tiene in mano le nostre sorti, ci vuole bene e metterà fine a questo brutto male. Sia Lui ad abbracciarli e a stringerli al suo cuore, ad accoglierli nella sua dove la gioia non conosce lacrime. E la Pasqua sarà eterna. E a voi carissimi – ha concluso Cancian – che siete con le lacrime negli occhi e il vuoto nel cuore giunga il mio affettuoso abbraccio, le vive condoglianze di tutta la comunità e la benedizione per continuare insieme con fiducia e con coraggio il nostro cammino.” Domani sabato 28 Marzo 2020 alle ore 11.00 presso il Santuario di Santa Maria delle Grazie in via XI Settembre il Vescovo, Monsignor, Domenico Cancian, il parroco Don Andrea Czortek e il sindaco, Luciano Bacchetta, parteciperanno ad una breve cerimonia religiosa per “affidare la protezione del comune alla Beata Vergine Maria Madre della Grazia Divina, patrona di Città di Castello e della Diocesi tifernate”. Un momento di preghiera e raccoglimento che durante il corso della storia si è verificato in occasione di eventi eccezionali di particolare difficoltà come quello che il paese sta vivendo nel fronteggiare l’emergenza del Coronavirus”. Sarà una iniziativa in forma privata a seguito delle note disposizioni previste dal Dpcm del governo che vietano qualsiasi assembramento. L’agenzia stampa del comune in collaborazione con il Servizio Comunicazione della Diocesi tifernate ne darà adeguato riscontro fotografico-video con nota allegata.

Gubbio – coronavirus e la preghiera a sant’Ubaldo scritta da mons. Luciano Paolucci Bedini

Una preghiera a sant’Ubaldo per invocare la cura e l’intercessione del patrono di fronte alla dura prova della pandemia da Coronavirus. L’ha scritta il vescovodi Gubbio, mons. Luciano Paolucci Bedini che in questi giorni, insieme ai Canonici regolari lateranensi e ad altri sacerdoti diocesani, sta celebrando quotidianamente la Santa Messa proprio nella Basilica sulla cima del monte Ingino. E’ l’atto di affidamento di una comunità intera – quella della diocesi di Gubbio – al suo amato protettore.

Preghiera a Sant’Ubaldo
nella dura prova della Pandemia di Coronavius

Nostro Padre Ubaldo,
tu che hai sofferto il timore,
il turbamento e l’umiliazione della malattia
proprio nel tempo della quaresima,
prega per noi e aiutaci a pregare con fiducia il Signore.

Custodisci le famiglie, i piccoli e gli anziani.
Riscalda i cuori di chi è solo in casa.
Proteggi i più fragili e deboli tra noi.
Difendi gli ammalati e i contagiati.
Sostieni i sanitari che lottano per curare tutti.
Incoraggia chi ha responsabilità per il nostro bene.
Consola chi ha subito la perdita di una persona cara.
Rafforza lo spirito di chi prega con fede.
Benedici ogni atto di amore che ci doniamo.
Aiutaci a credere nella forza della Pasqua!

Custode santo della nostra terra,
veglia su tutti i tuoi figli
e abbi cura di noi.
Amen.