Pastorale Sanitaria – a Collevalenza il seminario “La cura della persona nella fase critica”

Mercoledì 5 novembre 2025 alle ore 15,30 a Collevalenza si terrà il seminario “La cura della persona nella fase critica” rivolto ai medici e personale sanitario delle diocesi dell’Umbria, promosso dalla Diocesi di Terni-Narni-Amelia, dall’Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve ed AMCI della Regione Umbria con il Patrocinio della Conferenza Episcopale Umbra e della Provincia Serafica dei frati minori.
Interverranno: il Prof. Dario Sacchini, docente di Bioetica, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma che parlerà di: “La bioetica clinica nell’approccio del paziente critico”; la dott.ssa Giuseppina Stevanin, Hospice Domus Salutis, Brescia che parlerà di: “La cura medica del paziente estremamente fragile e terminale nell’Hospice e a domicilio”; la Prof.ssa Manuela Canali, coniuge del Dr. Marco Vinicio Luzzi, medico affetto da SLA che parlerà di: “L’esperienza di un familiare nell’assistenza al paziente affetto da SLA”; il Dott. Alessandro Camilli, Presidente dell’OMCe0 di Terni che parlerà di: “Il Medico di MG di fronte al paziente fragile e terminale: quali approcci possibili?”; la Dott.ssa Verena De Angelis, Presidente dell’OMCeO di Perugia he parlerà di: “Il Codice Deontologico dei Medici nell’assistenza dei pazienti con patologie gravemente invalidanti e terminali: la scelta del medico vs la libertà di scelta del paziente”; il dr. Massimo Gandolfini Primario Neurochirurgia, Poliambulanza Brescia, Presidente AMCI Lombardia che parlerà di: “Fine vita: è necessaria una legge?”.
Moderatore: Don Massimo Angelelli, Direttore dell’Ufficio Nazionale della Pastorale della Salute della CEI.

Assisi – “Dolce Sentire”, la notte più buia di San Francesco diventa teatro: al Lyrick lo spettacolo dei ragazzi del Serafico

‘Dolce Sentire’ è lo spettacolo che venerdì 24 ottobre alle 21 andrà in scena al Teatro Lyrick di Assisi, interpretato dai ragazzi con disabilità dell’Istituto Serafico. Trentaquattro ragazzi con disabilità – affiancati sul palco da attori, performer e dagli operatori del Serafico – portano in scena il racconto sotto la direzione artistica di Fabrizio Benincampi e Francesco Bellanti.
In scena non c’è solo il Cantico ma anche il prequel. La storia vera – documentata da frate Leone e trascritta in un codice custodito nel Sacro Convento – di come e perché il Poverello di Assisi ormai malato, cieco e devastato dai dolori, sia riuscito a trovare una voce di lode proprio nel momento più buio della sua vita. Una notte, rinchiuso in una delle celle di San Damiano, Francesco è stremato dal dolore fisico e dall’angoscia. Quella che un tempo era la sua fraternità cosmica sembra essersi spezzata: lui, che aveva chiamato ‘fratelli’ perfino il lupo e le creature più indesiderate, ora è tormentato dai topi che gli infestano la stanza, rosicchiano il legno, lo svegliano, lo fanno sanguinare e non gli permettono di pregare. Quegli animali che una volta avrebbe accolto con dolcezza diventano per lui presenze ostili, quasi demoniache: è il segno di una crisi profonda sia fisica ma anche spirituale. È il momento in cui la sua fede tocca il buio più fitto, vacilla. Ed è proprio da quel punto di rottura, mentre la tentazione lo insidia e il corpo cede, che accade l’imprevisto: una luce inattesa irrompe nel sonno, un sogno lo visita, e quell’abisso di tormento diventa il grembo del Cantico. Dal luogo più cupo della sua vita nasce la sua lode più luminosa.
‘Dolce Sentire’ prende il titolo dalla canzone resa celebre da Claudio Baglioni nel film ‘Fratello Sole, Sorella Luna’ di Franco Zeffirelli e nasce dal desiderio del Serafico di partecipare alle celebrazioni per l’ottavo centenario del Cantico – e alla vigilia del centenario della morte di San Francesco – con il ‘suo’ linguaggio, capace di unire arte, spiritualità e inclusione. La rappresentazione, infatti, è realizzata nel laboratorio teatrale dell’Istituto, realtà fondata nel 1871 da San Ludovico da Casoria, che definiva proprio il Serafico “un Cantico d’amore” per i più fragili.

Diocesi Gubbio – A Cantiano partono il restauro della Collegiata e il progetto “Memoria futura”

Lunedì 27 ottobre 2025, alle ore 18, la Sala multimediale del Comune di Cantiano (ingresso dal chiostro di Sant’Agostino) ospiterà un incontro pubblico dedicato alla presentazione dei lavori di restauro della chiesa collegiata di San Giovanni Battista e del progetto “Memoria futura”.
L’iniziativa è promossa dalla Diocesi di Gubbio, in collaborazione con il Comune di Cantiano, con la partecipazione della Regione Marche e della Struttura commissariale per l’emergenza 2022. Si tratta di un momento di particolare valore per la comunità cantianese, che potrà conoscere più da vicino il percorso di recupero e valorizzazione di uno dei luoghi più rappresentativi del paese, duramente colpito dagli eventi alluvionali del 2022.

Gli interventi in scaletta
All’incontro interverranno Francesco Acquaroli, presidente della Regione Marche, Stefano Babini, vice commissario per l’alluvione del 2022, mons. Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Gubbio, e Alessandro Piccini, sindaco di Cantiano, insieme ai tecnici e progettisti che stanno curando gli interventi di restauro, a cominciare dal direttore dei lavori, l’architetto Alessandro Bonci.

Il progetto “Memoria futura”
Nel corso dell’appuntamento sarà inoltre presentato il progetto “Memoria futura: Cantiano, radici e semi di comunità”, un percorso di rigenerazione sociale e culturale nato per custodire la memoria del territorio e promuovere una nuova coesione comunitaria dopo le ferite dell’alluvione.
L’incontro sarà un’occasione per condividere il cammino di rinascita civile, culturale e spirituale di Cantiano, tra tutela del patrimonio e partecipazione dei cittadini.

Assisi – Memoria Liturgica San Carlo Acutis. Il card. Parolin: “Carlo una nuova perla per Assisi e un dono per la Chiesa”

“Carlo è una nuova perla di questa città di santi e un grande dono per la Chiesa: possa la sua testimonianza fruttificare con tanti frutti di santità in mezzo ai giovani”.  Lo ha detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, domenica mattina 12 ottobre, nella sua omelia pronunciata nella chiesa di Santa Maria Maggiore – Santuario della Spogliazione, durante la celebrazione eucaristica in occasione della memoria liturgica di San Carlo Acutis.

Presenti alla celebrazione le autorità civili, militari e religiose e i genitori di Carlo Acutis, Antonia Salzano e Andrea Acutis, oltre a centinaia di pellegrini e di fedeli.

“La parola di Dio appena proclamata – ha detto Parolin – quasi fotografa Carlo e la sua spiritualità e lui a sua volta ci aiuta a comprenderla con l’esempio della sua vita. Nella Seconda Lettura, Paolo si rivolge ai fedeli di Filippi, la comunità da lui fondata e prima città europea a essere evangelizzata: a questi fedeli, Paolo scrive mentre è in prigione, una lettera accorata in cui l’apostolo invita tutti alla comunione, facendo leva sull’inno di matrice liturgica nel quale si dice che Gesù si è spogliato di tutta la sua gloria divina per farsi uno di noi, fino alla morte di croce”, “Ed è bello ricordarlo in questo Santuario intitolato alla spogliazione – ha continuato il cardinale – in cui si richiama non solo il gesto in cui Francesco si denudò facendo di Cristo il suo unico tesoro, ma prima ancora la spogliazione di Cristo che Francesco volle imitare. Nel brano ascoltato, scelto appositamente per la memoria liturgica di San Carlo Acutis, c’è un invito alla gioia. Un invito che Paolo fa due volte di seguito, quasi a ribadire che parla di un aspetto essenziale della vita cristiana: la gioia è frutto maturo del Vangelo. Prima di Paolo, lo aveva detto Gesù, nel grande discorso con cui si congeda ai suoi discepoli prima della passione: ‘Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Si può dire così che tutto l’annuncio del Vangelo è in funzione della gioia: il Figlio di Dio è sceso dal cielo – ha detto ancora Parolin – ed è venuto per renderci felici. E chi più di Carlo lo sa spiegare? La mamma Antonia ha più volte detto che ciò che le manca di più sono le frequenti trovate del suo buonumore, con cui sapeva far ridere e sorridere. Ormai in molti sono toccati dal suo sorriso quando fissano la sua immagine: Carlo parla di Gesù innanzitutto con il suo volto radioso, solare e sorridente, e ci testimonia che ha vissuto l’invito di Paolo: ‘rallegratevi nel Signore, sempre’. E se il cristianesimo è un messaggio di salvezza e Gesù nostro salvatore, come non gioire: i cristiani tristi e lamentosi non sono buoni testimoni del Vangelo e se è vero che la vita conosce sofferenza, basti pensare alle tante orrende guerre che si stanno combattendo con tanto spargimento di sangue, questo ci impone di vivere un altro insegnamento di Paolo: gioire con chi gioisce, piangere con chi piange. Ma quest’ultimo è un pianto di condivisione e amore, che se inumidisce la gioia che non toglie pace e speranza”. Non poteva mancare un riferimento al Poverello di Assisi. “San Francesco di Assisi, in una strofa del Cantico nata anche in questa antica cattedrale e nel vicino vescovado, riferendosi agli afflitti conia una beatitudine: ‘Beati quelli che ‘l sosterrano in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati’. Addentrandoci ancora di più nella Prima Lettura, appare evidente quanto la fisionomia di vita cristiana delineata da Paolo si attaglia bene alla vita di Carlo: la sua vita improntata alla normalità lo fa essere ragazzo del nostro tempo: amò tutte le cose belle della vita e in lui riecheggiano le parole di Paolo:’ tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile e onorato, tutto quello che merita lode sia oggetto dei vostri pensieri’.  Più che mai oggi occorre ribadire per i giovani che Gesù non ci toglie nulla delle cose belle della vita; tutto viene da Dio ed è di per sé è buono, quello che rende cattive le cose è il peccato. Carlo è un maestro di bellezza e bontà, perché ha usato le cose del mondo con un cuore puro facendo di Gesù il centro della sua vita. Infatti fu questo il suo programma, ‘essere sempre unito a Gesù’. E questo fu anche il segreto della sua originalità. Quando osserva che tutti nasciamo originali e moriamo fotocopie parla anche di sé: non volle essere fotocopia e piegarsi alle mode, ma fu pienamente sé stesso, perché pieno del Signore Gesù. Ed eccoci al messaggio del Vangelo: e per riempirsi di Gesù, Carlo comprese che abbiamo Gesù a portata di mano, e grazie alla presenza eucaristica non dobbiamo cercarlo in chissà quale parte del mondo: diceva Carlo che c’è una strada, anzi un’autostrada che è speciale, libera da pedaggi, ingorghi e incidenti di percorso: questa autostrada è l’eucarestia. Lo scorso 7 settembre, Carlo è stato canonizzato e oggi, nella sua prima festa liturgica, diciamo grazie al Signore per questo grande dono. Tante persone vengono in questo santuario che custodisce le sue spoglie mortali e tante persone ne accolgono le reliquie: Carlo è un grande influencer, come dicono alcuni l’influencer di Dio: attrae tanti sulla via del bene, insieme con san Francesco, da questo santuario, parla al mondo e ricorda a noi che siamo chiamati tutti a diventare santi e con la semplicità della sua vita ci spiega che la santità è possibile in ogni età e in ogni condizione di vita. Carlo – ha concluso il cardinale Parolin – è una nuova perla di questa città di santi e un grande dono per la Chiesa: possa sua testimonianza fruttificare con tanti frutti di santità in mezzo ai giovani”.

Il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, all’inizio della celebrazione ha ringraziato il cardinale Parolin “perché – ha detto – ci porti ancora una volta l’affetto e direi la carezza di Papa Leone con il quale abbiamo condiviso, il 7 settembre, in piazza San Pietro, davanti a una folla davvero straripante, la gioia della canonizzazione di Carlo, ormai San Carlo per tutta la Chiesa. Oggi è la sua memoria liturgica e viviamo questa santa eucarestia ricordando che la resurrezione di Gesù e la santità sono in intimo rapporto. Il Santo è colui che irradia la gioia e lo splendore della resurrezione. Grazie per essere presenti qui e viviamo questa santa eucarestia con il cuore trepido: sappiamo la condizione del mondo e in questo luogo francescano in cui Carlo è venuto a ispirare la sua santità il tema e la causa della pace ci sono particolarmente cari”.

Gubbio – L’incontro tra sant’Ubaldo e Barbarossa: restaurato il paliotto ligneo del palazzo dei Consoli

Un importante tassello della memoria eugubina torna a splendere grazie a un accurato restauro. Sabato 18 ottobre 2025, alle ore 11.30, nella basilica di Sant’Ubaldo, verrà presentato il restauro e si terrà la cerimonia di ricollocazione del paliotto ligneo intagliato e dorato raffigurante l’incontro tra sant’Ubaldo e l’imperatore Federico Barbarossa. L’opera, di autore ignoto e databile agli inizi del XVIII secolo, sarà esposta in modo permanente presso il Museo raccolta delle Memorie ubaldiane. Il restauro del paliotto, realizzato dalla ditta Ikuvium RC, è stato reso possibile grazie ai proventi della vendita del volume Sant’Ubaldo, Santo della Riconciliazione – scritto da Antonio e Giancarlo Sollevanti, Paolo Salciarini e Marcella Marcelli – e al contributo del Centro sociale San Pietro e dell’azienda Redil srl. Un impegno corale che ha permesso di restituire all’antica magnificenza un’opera che, come la grande tela di Ciro Ferri di recente restaurata e collocata nella chiesa di Madonna del Prato, ricorda l’incontro tra il Santo e l’Imperatore, simbolo della riconciliazione e della pace.

La scena scolpita nel legno
Il paliotto, un tempo parte dell’altare della cappella palatina nel palazzo dei Consoli, è una raffinata testimonianza della devozione eugubina per il Santo patrono. Nella scena scolpita sono rappresentati i due protagonisti – l’imperatore e il vescovo – circondati dai rispettivi seguiti, militare per Federico Barbarossa ed ecclesiastico per sant’Ubaldo. In alto, due angeli sovrastano la composizione: uno di essi indica il Santo, quasi a sottolinearne la protezione e l’ispirazione divina. Sullo sfondo si riconosce la città di Gubbio, mentre in basso è inciso lo stemma dei conti Butelli, probabili committenti dell’opera.

Il paliotto, oggi di proprietà del Comune di Gubbio, non è soltanto un pregevole manufatto artistico, ma anche una preziosa testimonianza della fede e della storia civica eugubina. Esso richiama l’antica consuetudine con cui i cittadini custodivano con gelosia le reliquie del Santo, concedendo solo reliquie da contatto, riservate al Magistrato cittadino, che ne conservava i tessuti nella cassa posta sull’altare della cappella palatina, proprio sotto il paliotto ora restaurato.

L’iniziativa si inserisce nel percorso di valorizzazione del patrimonio artistico e religioso promosso dalla Chiesa Eugubina, dal Comune di Gubbio, dal Centro Studi Ubaldiani e dal Polo Museale diocesano, grazie anche al progetto Ars Sacra e all’associazione culturale “La Medusa”. Un gesto di memoria e di fede che riafferma, ancora una volta, il legame profondo tra la città e il suo Santo.

Convegno Regionale Caritas Umbria l’11 ottobre a Collevalenza

Convegno Regionale Delegazione Caritas Umbra “ASCOLTO, GIUSTIZIA, DIALOGO: PERCORSI DI CURA PER LA COMUNITÀ” si terrà sabato 11 ottobre  presso il santuario di Collevalenza
Programma:
9:45 – Accoglienza
10:30 – Relazione: “A come Ascoltare.’ identità, stile, metodo e funzioni dei Centri d’Ascolto. Relatrice: dott.ssa Silvia Bagnarelli.
13:00 – Pranzo
15:00 – Relazione: “Costruttori di Pace e di Dialogo: Fondamenti di Giustizia Riparati… Relatrice: prof.ssa Patrizia Patrizi.
17:30 – Santa Messa presieduta da S. Ecc. Mons. Francesco Soddu

Perugia – ricordo di don Elio Bromuri

Dieci anni fa Dio ha chiamato a sé mons. Elio Bromuri, semplicemente “don Elio” per chi lo incontrava. Vogliamo ricordarlo con queste iniziative dedicate a “Don Elio Bromuri. L’attualità delle sue scelte e della sua testimonianza Perugia 10 -11 ottobre 2025” il suo impegno per l’ecumenismo, l’accoglienza degli stranieri e dei poveri, per l’animazione culturale nell’Università e nella società anche come direttore, per trent’anni, del settimanale “La Voce”.
«E’ molto più di un ricordo», commenta l’arcivescovo Ivan Maffeis, riflettendo sulla figura di questo sacerdote che conosceva fin dagli anni trascorsi a Roma e del suo impegno in Cei, perché «il suo patrimonio di cultura e di fede vissuta ne ha fatto l’amico accogliente, dialogante e caritatevole che abbiamo conosciuto». Patrimonio che continua a vivere in tanti amici e collaboratori di don Elio, all’Ostello della Gioventù, a lui intitolato, al settimanale La Voce, che ha diretto per oltre trent’anni, tra i frequentatori e i fedeli delle chiese di Sant’Ercolano e dell’Università, che lo hanno avuto rettore, nel mondo dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, della cultura ed accademico non solo perugino.
Un maestro di vita. Mons. Bromuri, nato a Deruta (Pg) l’11 ottobre 1930, giorno che coincide con l’apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962), era un uomo e un sacerdote “conciliare”, dallo spirito dialogante e laico a 360 gradi, un maestro di vita per tanti giovani. «Con il mondo laico abbiamo un obiettivo comune – commentò alla cerimonia della sua iscrizione all’“Albo d’Oro” della città di Perugia (2010) –, quello di fondare una società che assomigli il più possibile alla città di Dio». Uno spirito laico e dalle ampie vedute che emerge anche dai suoi innumerevoli editoriali e articoli. Editoriali che La Voce selezionerà e raccoglierà in una pubblicazione in vista del 75° anno di vita del settimanale umbro di ispirazione cattolica (1953-2028), oltre ad aver dedicato al suo “storico” direttore l’articolo di fondo e due pagine del numero in edicola questo fine settimana.
La testimonianza. «Sono passati dieci anni. Tante cose sono accadute nel mondo e qui nella nostra terra. Eppure il ricordo e le parole di “don Elio” – sottolinea la giornalista Maria Rita Valli – riecheggiano ancora nel cuore e nella mente di coloro che hanno avuto la ventura di incontrarlo. Parole e gesti che ancora oggi sono di aiuto a chi cerca di vivere questa vita avendo come stella polare il Vangelo… Tutto ciò che don Elio è stato ed ha fatto è nato dalla sua vocazione al presbiterato. Ha accolto una chiamata a servizio di una comunità. E tutte le sue iniziative sono nate dall’ascolto delle persone che incontrava e dall’ascolto quotidiano della Parola di Dio. Quando riceveva un riconoscimento per le sue attività ci teneva sempre a dire che tutto era possibile grazie alla collaborazione e all’amicizia di tanti giovani, poi adulti, semplici battezzati».
L’iniziativa è promossa dalla Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve e dalle realtà che vivono e tengono viva l’eredità di don Elio: il Centro d’Accoglienza / Ostello, il settimanale La Voce, il Meic – Movimento ecclesiale di impegno culturale e l’Ufficio pastorale diocesano per l’ecumenismo e il dialogo.
Venerdì 10 ottobre chiesa di Sant’Ercolano Concerto in onore di don Elio con il Coro dell’Università degli Studi di Perugia, Diretto da Marta Alunni Pini Salvatore Silivestro
Saluto del Rettore della chiesa di Sant’Ercolano don Francesco Benussi. Ingresso libero
Sabato 11 ottobre nella Chiesa dell’Università alle ore 10.00 il convegno “Don Elio nei racconti di un incontro”. Saluto dell’Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve mons. Ivan Maffeis. Saluto delle autorità. Intervengono Roberta Preziosi, medico, già presidente Fuci di Perugia; Maria Antonietta Soldani, assistente sociale; Daris Giancarlini, giornalista; lonut Radu, già parroco della Chiesa ortodossa rumena di Perugia Interventi dal pubblico. Modera Maria Rita Valli
Ore 13.15 Ostello – Centro d’accoglienza (Via Bontempi, 13) Convivialità e testimonianze. Saluto di Paolo Melinelli presidente della Cooperativa Unitatis Redintegratio

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Fuoco della pace ad Assisi per dire stop alle guerre – Il vescovo Monsignor Sorrentino: “Convertiamoci alla non violenza”

“Davanti al disagio che tante nostre sorelle e fratelli stanno vivendo a Gaza, in Ucraina, Congo, Sud Sudan, Myanmar, Haiti… il nostro impegno di presenza è come una goccia nel mare al punto che sembra di riascoltare come un monito nel nostro cuore il rimprovero di Gesù ai dodici: ‘Così non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me?’ (Mt. 26,40). Siamo chiamati pertanto a vegliare con ‘Cristo nostra pace’ (Ef. 2,14) affinché i cuori dei potenti si aprano al dono della pace e ciascuno di noi si converta sinceramente alla nonviolenza cristiana nei nostri comportamenti quotidiani, nelle scelte e nelle responsabilità come anche Papa Leone XIV ci ha più volte esortato”. Sono le parole del vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, per annunciare la partecipazione a “Il fuoco della pace”, in programma dal 10 al 12 ottobre in piazza del Comune ad Assisi. L’iniziativa – con il patrocinio del Comune di Assisi e della Diocesi di Assisi, Nocera Umbra, Gualdo Tadino e di Foligno – è promossa da Pro Civitate Christiana, Movimento dei Focolari, Fraternità Evangelii Gaudium e Agesci. Nello specifico in piazza del Comune verrà acceso un piccolo fuoco, alimentato 24 ore su 24, giorno e notte, attorno al quale sono previsti momenti di riflessione, testimonianze, condivisione e preghiera per invocare da Assisi la pace nel mondo. Chiunque può contribuire portando il proprio pezzo di legno da ardere e il proprio appello di pace. L’obiettivo è “rispondere al fuoco della guerra con il fuoco della pace”, accendendo la speranza.

Monsignor Sorrentino, in connessione con la Marcia della Pace Perugia – Assisi, ha promosso un coinvolgimento della diocesi, “davanti al disastro delle guerre che si va diffondendo nel mondo col suo strascico di lutti e distruzioni, odio e violenze, sofferenze e inimicizie. Sono certo – conclude – che non farete mancare la vostra adesione convinta e che solleciterete la partecipazione di tutti coloro che sono affidati alla vostra cura pastorale o con cui condividete amicizia e cammini di impegno e di fede”.

Festa di San Carlo Acutis, ad Assisi il cardinale Parolin

“Dopo il 4 ottobre, a distanza di otto giorni, ricordiamo e celebriamo San Carlo Acutis, questo giovane che insieme a San Francesco e Santa Chiara, è un’esplosione di gioia e di speranza per tante persone smarrite, in cerca di Dio. Siamo certi che questo team, in una città speciale come Assisi, possa portare frutti in termini di fraternità, pace, solidarietà e accoglienza”. A dirlo è il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, alla vigilia del triduo della festa di San Carlo Acutis che cade domenica 12 ottobre, giorno della sua memoria liturgica. Dal 9 al 12 ottobre, nella chiesa di Santa Maria Maggiore – Santuario della Spogliazione sono previsti diversi momenti per celebrare la prima festa di San Carlo. Si parte giovedì 9 ottobre alle 18 con la santa messa presieduta da padre Carlo Chistolini, vice presidente della Fondazione diocesana Santuario della Spogliazione; il 10 ottobre a presiedere la celebrazione delle 18 sarà monsignor Anthony Figueiredo, responsabile delle Relazioni internazionali della diocesi, mentre in serata alle 21 si terrà la lectio divina per giovani e adulti sul tema “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”, tenuta dal vicario generale, don Giovanni Zampa. L’11 ottobre la messa delle 18 sarà presieduta da padre Simone Calvarese, ministro provinciale dei cappuccini d’Abruzzo, Lazio e Umbria, mentre il 12 ottobre alle ore 9, santa messa celebrata dal rettore del Santuario padre Marco Gaballo. Alle ore 11 sarà il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, a presiedere la celebrazione eucaristica in occasione della memoria liturgica di San Carlo Acutis. Tutti i giorni alle 17,20, prima delle celebrazioni, è previsto il santo rosario meditato. I vari momenti saranno trasmessi in diretta da Maria Vision (canale 255 nazionale e 78 per l’Umbria) e sui canali social della diocesi e del Santuario della Spogliazione.

Assisi – prima ostensione pubblica prolungata delle spoglie mortali di San Francesco dal 22 febbraio al 22 marzo 2026

Nel cammino dell’ottavo centenario della morte di san Francesco (1226-2026), un evento di portata storica si prepara ad accogliere pellegrini da ogni parte del mondo. L’annuncio ufficiale, il giorno della festa del Santo Patrono d’Italia, dalla loggia della Piazza inferiore, davanti ai pellegrini radunati per le celebrazioni. Per la prima volta, il corpo di San Francesco sarà visibile a tutti, un dono straordinario, un invito profondo alla preghiera e un’opportunità per vedere il vangelo di Cristo vissuto fino in fondo nella vita di una persona come noi. Quest’ostensione, radicata nel tema evangelico del seme che muore per portare frutto nell’amore e nella fraternità, ci invita a considerare la vita del Santo, che continua a portare frutto dopo 800 anni e a ispirare l’umanità intera sulla via della pace, della fraternità, del servizio agli ultimi, della gioia e della cura del creato.

Dal 22 febbraio al 22 marzo 2026, la Basilica di San Francesco ad Assisi custodirà un tesoro svelato. Sarà un’occasione unica per sostare in preghiera davanti alle spoglie di colui che è stato chiamato l’“alter Christus” perché immagine autentica di Cristo, specchio vivente del Vangelo. Un’esperienza che ci chiama a riconoscere come il dono di noi stessi nell’amore, mentre ci consuma, quando è vissuto in unione con Cristo, diventa il passaggio alla pienezza della Vita, che è la comunione con Dio Padre e con tutta l’umanità per l’azione dello Spirito santo- amore, principio e compimento dell’unità. Il corpo di san Francesco sarà spostato dalla sua tomba, situata nella cripta, e deposto ai piedi dell’altare papale della chiesa inferiore della Basilica di San Francesco.

La sepoltura di san Francesco: una cronistoria
La storia della tomba di San Francesco è essa stessa un racconto di fede e devozione. Dopo la sua morte, il corpo fu reso inaccessibile al di sotto dell’altare maggiore della Basilica per impedire eventuali trafugamenti. Rimase celato per secoli, fino a quando, dopo una lunga e difficile ricerca, fu finalmente ritrovato nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 1818. La prima ricognizione ufficiale avvenne nel 1819, confermando l’identità delle spoglie del Poverello.
Da allora, altre ricognizioni hanno permesso di studiare e preservare questo prezioso corpo. Quella del 1978, in preparazione al 750° anniversario della sua morte, e la più recente del 2015, hanno offerto nuove conoscenze scientifiche, ma soprattutto hanno rinnovato la certezza che quel corpo, consumato dalla malattia e dalle stigmate, è un segno potente dell’amore che lo ha animato. Oggi, vedere quelle spoglie significa toccare con mano la concretezza del Vangelo vissuto fino in fondo.

Come partecipare a questo momento di grazia
L’afflusso di pellegrini previsto ad Assisi sarà imponente, con migliaia di persone attese da tutto il mondo. Per garantire a ciascuno un’esperienza raccolta e significativa, è stato predisposto un sistema di prenotazione gratuita e obbligatoria online sul sito del centenario: www.sanfrancescovive.org predisposto sia in lingua italiana che inglese.

Prenotazione e modalità di visita
La venerazione del corpo del Santo sarà un percorso accessibile a tutti, pensato per favorire l’incontro personale e comunitario. La venerazione potrà essere vissuta in due modi (che vanno scelti al momento della prenotazione) a seconda delle fasce orarie:
A. In gruppo e accompagnati da un frate: costui accompagnerà le persone (radunate secondo criteri di uniformità linguistica) con una breve meditazione, aiutando a cogliere il senso spirituale dell’esperienza.
B. In maniera individuale: un momento di preghiera personale e silenziosa.
L’esperienza della venerazione accompagnata sarà disponibile in diverse lingue: italiano, inglese, spagnolo, tedesco e polacco (per altre lingue, bisognerà fare una richiesta specifica via mail a info@sanfrancescovive.org
Al termine del percorso di venerazione, seguirà un breve rito liturgico e ogni partecipante riceverà un dono, segno e memoria tangibile di questo incontro, da parte della comunità dei frati.

Per favorire la partecipazione delle persone con disabilità motorie o visive sono previsti dei percorsi idonei. È necessario però indicare nel formulario della prenotazione – gratuita e obbligatoria – la presenza di persone con disabilità motoria, ipovedenti o cieche.

Celebrazioni e accoglienza
Per arricchire l’esperienza dei pellegrini, dal lunedì al sabato nella chiesa superiore della Basilica di San Francesco si terranno due Sante Messe internazionali (ore 11 e ore 17). Ci saranno inoltre alcune esperienze di venerazione serali comunitarie organizzate per famiglie, religiose e religiosi, membri dell’Ordine francescano secolare, persone con disabilità, ecc.