Caritas Italiana e Legambiente presentano “Territori Civili. Indicatori, mappe e buone pratiche verso l’ecologia integrale”

Un rapporto per raccontare l’Italia attraverso le connessioni tra fragilità e risorse, sociali e ambientali e illustrare esperienze innovative che rispondono coniugando i due ambiti
Le regioni con le maggiori fragilità sociali sono anche quelle con le più significative criticità ambientali, a cominciare dai fenomeni d’illegalità, come la Campania.
Economia circolare, energie rinnovabili, agricoltura biologica e aree protette sono le principali risorse su cui investire, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno
Per leggere il mondo e la pandemia, la chiave è l’ecologia integrale. Ne sono convinte Caritas Italiana e Legambiente, che hanno presentato oggi online Territori Civili. Indicatori, mappe e buone pratiche verso l’ecologia integrale, un rapporto nato per contribuire alla definizione di una visione del futuro da costruire insieme, alla luce delle forti connessioni tra dimensione ambientale, economica e sociale. Vengono utilizzati 70 indicatori, basati non solo sui principali dati statistici disponibili ma anche sulle attività di ricerca svolte da Caritas italiana grazie ai suoi centri di ascolto e da Legambiente, con i suoi rapporti, da quello sull’ecomafia ai comuni ricicloni; mentre dall’analisi condotta in 12 Comuni emergono 36 nuove progettualità in cui i valori sociali e ambientali s’intrecciano, generando nuova economia, circolare e civile.

Alla presentazione, introdotta da don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana e Stefano Ciafani, presidente di Legambiente e curata da Federica De Lauso e Walter Nanni di Caritas Italiana ed Enrico Fontana di Legambiente, sono intervenuti anche il ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare Sergio Costa e Stanislao Di Piazza, sottosegretario di Stato per il Lavoro e le Politiche Sociali.

Il rapporto Territori Civili intende cogliere e raccontare la dimensione sociale e quella ambientale in modo integrato, mettendo in luce, al contempo, anche le esperienze innovative nate sul territorio in grado di rispondere e coniugare i due ambiti. Un tema, quello dell’interconnessione tra degrado dell’ecosistema e degrado sociale, già nitidamente sottolineato da Papa Francesco nella sua Enciclica Laudato Si’, pubblicata cinque anni fa. “Non esistono due crisi separate, sociale e ambientale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale, per rispondere alla quale serve un approccio integrale, al fine di combattere la povertà e al tempo stesso prendersi cura della natura” (n.139) scriveva Papa Francesco. Parole che fecero indubbiamente da spartiacque nella consapevolezza delle forti relazioni che esistono tra povertà e questioni ambientali. Secondo l’approccio dell’ecologia integrale, che percepisce come fortemente interconnessi società, economia e ambiente (condividendo in tal senso molti punti con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite) “l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani, e dalla relazione di ciascuna persona con sé stessa, che genera un determinato modo di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente” (n.141).

Proprio a partire da questi assunti teorici, prende forma lo studio realizzato dalla sinergia tra Caritas Italiana e Legambiente, l’approccio culturale e metodologico della loro ricerca comune. Le situazioni di rischio ambientale, la riduzione della biodiversità, il cambiamento climatico e l’attuale pandemia ci mostrano che siamo tutti nella stessa barca, ma anche che nessuno può salvarsi da solo.

Il volume Territori Civili si divide in due parti. La prima, di taglio quantitativo, approfondisce connessioni e sovrapposizioni tra la dimensione sociale e quella ambientale, analizzando per ciascuna, fragilità e risorse presenti in ogni regione italiana, grazie a 40 indicatori sociali e 30 parametri ambientali. La seconda presenta un’indagine qualitativa realizzata su 12 comuni d’Italia e racconta 36 esperienze, che combinano l’ambito ambientale e quello sociale, valutate in base a 22 parametri. Un patrimonio importante, che racconta, in maniera significativa, la spinta culturale e la visione strategica che attraversa l’Italia da Nord a Sud.

«Un elemento comune delle esperienze contenute nella ricerca – osserva don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana – è certamente l’attenzione alle problematiche in una visuale unica. C’è infatti bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché- come sottolinea papa Francesco nella Laudato si’ – “ la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti”. Dal racconto di tali esperienze emerge forte proprio la necessità di far convivere negli stessi tavoli di lavoro e di coordinamento attori e idee un tempo lontani, coinvolgendo in modo sempre più massiccio la comunità locale, a diversi livelli: associazioni, comitati di quartiere, chiese locali, singoli cittadini, uniti nello sforzo di rendere la nostra casa comune più accogliente e abitabile per tutti».

«Il titolo di questo lavoro, Territori Civili – ha dichiarato il presidente di Legambiente Stefano Ciafani – evoca già una direzione possibile verso cui orientare il cambiamento che molti auspicano: un nuovo modello di società e di economia, finalmente civile perché capace di generare benefici ambientali e sociali, invece di distruggere risorse naturali, moltiplicando povertà e disuguaglianze. Come dimostrano i risultati del lavoro di ricerca svolto nei 12 territori in cui è stata approfondita l’analisi, da Torino a Palermo, di questi ‘territori civili’ esistono già esempi concreti, frutto di progetti, attività, iniziative in cui la separatezza tra le risposte ai bisogni sociali e alle criticità ambientali viene superata».

La prima parte del volume vuole fornire tracce utili per contribuire alla costruzione di possibili risposte nel solco dell’ecologia integrale, con la messa a fuoco delle risorse e del potenziale di ciascun territorio, nella consapevolezza di alcune evidenti vulnerabilità. In quali regioni si intrecciano maggiormente condizioni di fragilità ambientale, di degrado e povertà? E quali sono quelle in cui emerge in modo più chiaro questa correlazione anche sul fronte delle risorse? La lettura integrata delle fragilità sociali e ambientali delle regioni italiane da un lato conferma alcune note criticità, che vedono il Mezzogiorno fortemente penalizzato nella misurazione di fenomeni di degrado e delle fragilità da superare. Non mancano tuttavia delle sorprese; tre regioni del Nord compaiono infatti nelle prime dieci posizioni della classifica relativa alle criticità, sommando quelle sociali e ambientali: Emilia Romagna, Liguria e Lombardia, rispettivamente all’ottavo, nono e decimo posto. Meno sorprese riserva invece l’analisi della lettura incrociata delle risorse sociali e ambientali che vede alle prime posizioni le regioni che costituiscono il “motore” economico del nostro Paese: Lombardia, Emilia Romagna, Trentino, Veneto e Piemonte. La lettura combinata delle fragilità e delle risorse ambientali e sociali restituisce, in sintesi, una fotografia di un’Italia spaccata in due con quasi tutte le regioni del Nord collocate nel saldo positivo, con le sole eccezioni di Liguria e Valle d’Aosta. Tutte le regioni del Mezzogiorno, invece, pur potendo contare su significative risorse, in particolare di carattere ambientale (da sostenere e valorizzare maggiormente), presentano un grave deficit

complessivo, soprattutto a causa delle rilevanti fragilità sociali che incidono enormemente sulla qualità della vita della popolazione residente.

Nella seconda parte del volume, Cagliari, Campi Bisenzio (Firenze), Lecco, Lucca, Marcianise (Caserta), Padova, Palermo, Pontecagnano (Salerno), Reggio Calabria, Taranto, Terni sono i 12 comuni di cui viene presentata l’indagine qualitativa. Grandi metropoli, città capoluogo di provincia e Comuni di medio-piccole dimensioni, individuati congiuntamente da Caritas Italiana e Legambiente, tra le tante opzioni possibili, partendo da esperienze maturate o in corso, grazie all’impegno delle stesse Caritas diocesane e dei circoli di Legambiente, ma anche tenendo conto di loro alcune peculiari fragilità sociali e ambientali. L’indagine è stata condotta sul campo, attraverso interviste grazie alle quali sono stati messi a fuoco punti di forza e di debolezza socio-ambientali delle dodici città casi-studio e, al tempo stesso, messi in risalto i percorsi progettuali attivi o in via di definizione con cui raccontare il percorso di innovazione sociale e ambientale del territorio osservato. Sono 36 le esperienze raccontate, che rappresentano solo alcune delle tante progettualità intercettate nei dodici casi-studio. Tra queste, ad esempio: “WOWNature” di Padova, i-Rexfo di Terni, “DACCAPO centro del riuso” di Lucca, “Impresa sociale Lavoro insieme s.r.l.” di Cagliari, “CRAMS” e l’Ostello “Parco Monte Barro” a Lecco, i progetti di reinserimento socio-lavorativo di Taranto, la “Green station” di Pontecagnano, i “Cantieri Culturali della Zisa” e il progetto “ECCO” – Economie Circolari di comunità a Palermo, il progetto “Con-tatto” della Caritas Diocesana di Caserta, le numerose iniziative nate nell’ambito del Distretto dell’Economia civile di Campi Bisenzio.