«Chi non ha mai sperimentato nella propria vita l’incombere della notte, l’incertezza della speranza posta sulle cose umane? È in questi momenti che Cristo si fa presente per darci come sostentamento il suo Corpo offerto in sacrificio. Grazie a questo sacrificio sappiamo che abbiamo già ottenuto la riconciliazione con il Padre». Così il vescovo ed amministratore diocesano mons. Marco Salvi nell’omelia della solennità del Corpus Domini celebrata la sera del 16 giugno nella concattedrale di Città della Pieve. A seguire si è tenuta la processione del Santissimo Sacramento per le vie del centro storico della cittadina umbra che ha dato i natali al grande maestro del Rinascimento italiano, Pietro Vannucci, il Perugino, del quale ricorre il prossimo anno il quinto centenario della morte (1523-2023).
I pievesi sono ritornati a vivere “in presenza”, dopo la pandemia, una delle processioni più sentite e partecipate, ha commentato a margine il parroco e arciprete della concattedrale don Simone Sorbaioli. Processione che è stata aperta dai tradizionali “Tronchi” delle confraternite, le grandi croci processionali recate in equilibrio dai confratelli per tutto il percorso. I fedeli hanno tenuto in mano le candele e i bambini e le bambine della Prima comunione hanno sparso a terra, in segno di riconoscenza al Signore, petali di fiori che emanavano un intenso profumo, simbolo della “fragranza” di Dio che avvolge e protegge tutti i suoi figli.
Sul significato dell’appartenenza alla «famiglia di Dio», chiamata a concretizzare il messaggio di salvezza rivelato dal Corpo e dal Sangue di Cristo, si è soffermato mons. Salvi. «E’ questo l’alimento spirituale che ci sostiene nelle vicissitudini della vita, tra le ombre notturne che sembrano avvolgere il mondo intero. Mai come in questo momento (il riferimento è alla guerra in Ucraina, n.d.r.) sembra che le tenebre prendano il sopravvento su tutta la vita. Cristo Eucaristia si presenta come il grande amico, che sta sempre, incondizionatamente accanto a noi e ci offre continuamente il suo amore. L’Eucaristia è questo amore continuo che ci viene offerto a ciascuno di noi. L’esperienza, per quello che mi compete, dimostra che nel mezzo delle pene più grandi ciò che sostiene la fede di coloro che soffrono, è l’Eucaristia. È la possibilità di partecipare allo stesso sacrificio di Cristo e di alimentarsi con la stessa sua Comunione. Quando ero parroco, quante volte andando a trovare gli ammalati, l’Eucaristia diventava il sostegno della loro vita, un atto di ringraziamento continuo».
L’Eucaristia richiama tre aspetti fondamentali della fede evidenziati da mons. Salvi nell’omelia. «Prima di tutto credere nella presenza reale di Cristo nell’ostia, che va gustata perché si offre di accompagnarci nel nostro pellegrinare terreno. Per questo dobbiamo continuamente ravvivare la nostra fede in questo grande mistero. Non possiamo dare per scontato la nostra partecipazione alla Messa, come se fosse l’abitudine di qualcosa che è distante da noi». Secondo, «è affermare il carattere sacrificale della Messa, nel partecipare a quell’unico sacrificio di Cristo che si dona nella Croce offrendo la sua vita a tutti. Quando condividiamo l’Eucaristia, sapendo che è un autentico sacrificio, accettiamo tutta la sua grandezza e ne riceviamo i suoi frutti, venendoci donata l’opportunità di unire la nostra vita alla stessa vita di Cristo». Terzo, «la fede eucaristica ci porta alla pratica della Comunione frequente, il sostentamento che ogni giorno ci viene donato perché nella nostra vita si affermi sempre di più il bene. Il percorso della vita umana ha bisogno di questo alimento altrimenti perdiamo le forze del vivere. Non è più il tuo carattere, le tue pretese, le tue opinioni che vincono, ma è quella vita che ti viene donata e che diventa esperienza comune fra te e tuo fratello e tua sorella».
Vivere l’Eucaristia, ha concluso mons. Salvi, «significa vivere quest’unità nella nostra Chiesa e che la festa del Corpus Domini rinnovi in ciascuno di noi la riscoperta e l’adesione di tutta la nostra vita all’Eucaristia».