Giornata del Clero umbro dedicata al tema della vocazione. Il presidente Ceu mons. Renato Boccardo: «Essere prete è bello anche in un tempo difficile e contraddittorio come l’attuale»

Si è svolta presso il Pontificio Seminario Umbro “Pio XI” di Assisi, giovedì 9 settembre, la “Giornata di santificazione sacerdotale” promossa dalla Conferenza episcopale umbra. Circa 200 i presbiteri che si sono ritrovati insieme ai vescovi dell’Umbria per riflettere sul tema della vocazione, in particolare al ministero ordinato, guidati dal padre gesuita Jean-Paul Hernandez, teologo e docente presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli e la Facoltà di Storia e Beni Culturali dell’Università Gregoriana a Roma, noto per le sue trasmissioni su TV2000. C’erano i presbiteri ordinati di recente, quelli che diventeranno diaconi nei prossimi giorni e poi sacerdoti, membri di ordini religiosi, preti con 70 anni di Messa e seminaristi.

Testimonianze di vita che non fanno notizia. È stato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu mons. Renato Boccardo ad avviare la giornata: «Siamo qui per riflettere sul nostro sacerdozio e per ritrovare delle rinnovate motivazioni che ci fanno dire che essere prete è bello anche in un tempo difficile e contraddittorio come l’attuale. Il presbiterio dell’Umbria – ha detto – nell’ultimo periodo ha vissuto pagine dolorose, ma rendiamo anche grazie a Dio per le significative testimonianze di vita dei nostri preti, che però non fanno notizia».

L’Umbria non genera più preti. «La nostra Regione – ha proseguito mons. Boccardo – è tra i fanalini di coda a livello nazionale per numero di seminaristi (ad oggi, nel quinquennio di studi, sono solo 12, ndr). Dobbiamo chiederci: come mai questa terra ricca di santità non è più in grado di generare dei preti? Siamo tutti chiamati a fare un esame di coscienza e ad impegnarci con maggiore slancio nella pastorale vocazionale: Dio, infatti, continua a chiamare al sacerdozio, ma è difficile per i giovani decifrare ciò e rispondere positivamente, soprattutto in questo tempo dove si è attratti dall’esteriorità e dalle sirene di una società sempre più secolarizzata. Una Chiesa che non genera tra i suoi figli risposte alla chiamata di Dio è in qualche modo malata. Tutti, sacerdoti, religiosi e laici, dobbiamo fare qualche cosa perché non si inaridisca in Umbria quella sorgente zampillante che l’ha resa nel tempo ricca di santi e di preti. Invito tutte le comunità cristiane a intensificare le preghiere per il dono di nuove vocazioni».

La vera gioia che viene dal Signore. Il relatore padre Jean-Paul Hernandez ha incentrato il suo intervento commentando la parabola del Vangelo dell’uomo che trova un tesoro nel campo, lo nasconde, e va pieno di gioia per vendere tutto quello che ha e comprare quel campo. «Questo andare pieni di gioia – ha spiegato il gesuita, rivolgendosi ai sacerdoti presenti – non è qualcosa di artificiale, di provocato, ma è la gioia che viene dal Signore, che noi dobbiamo riconoscere. Oggi ci siamo concentrati un po’ su questo aspetto fornendo alcuni strumenti della grande tradizione spirituale dei maestri del Medioevo, dei padri della Chiesa e di sant’Ignazio di Loyola, che ci permettono di capire ciò che succede dentro di noi, dentro il cuore dell’uomo e quale è la vera gioia che viene dal Signore. La via della mia vita è quella dove trovo la gioia, lì Cristo mi spinge, lì è la via di Dio».

L’Accompagnamento dei giovani nello scoprire la vocazione. Padre Hernandez, soffermandosi sul rapporto giovani-vocazione, ha evidenziato: «Dobbiamo aiutarli a scegliere la via dove incontrano maggiormente il Signore, quindi accompagnarli spiritualmente. Per ciascuno è qualche cosa di diverso, però l’importante è seguire ciò che sant’Ignazio chiama “la consolazione spirituale”, quel senso di avere incontrato Dio e che dà una gioia profonda».

Annunciare la bellezza di Gesù. Il relatore si è anche soffermato su come «annunciare la bellezza di Gesù, cioè il Vangelo, che non è qualche cosa di contrario alla tua vita, che la sostituisce o che la vede come tutta sbagliata, ma qualcosa che ti permette di capire ciò che già nella tua vita è bello, ciò che rimanda ai segni della presenza di Dio e che ti permette di riscoprire la tua vita come una storia già con Dio, piena di Dio».