Anche voi giornalisti e operatori dei media potete costruire fraternità…, ascoltando gli altri, ascoltando e la Parola di Dio”
Cari fratelli e sorelle, cari giornalisti, donne e uomini della comunicazione, ho accolto con gioia a presiedere questa Eucaristia, perché voi sapete quanto mi stia a cuore la vostra missione.
La pagina del Vangelo di questa domenica (23 gennaio 2022, n.d.r.) ci offre diversi spunti per il nostro fraterno incontro, che si svolge nel momento più alto della liturgia, quello della celebrazione eucaristica.
Abbiamo ascoltato quello che è comunemente chiamato il Prologo del Vangelo secondo Luca, che è l’inizio del terzo Vangelo. L’autore scrive a un discepolo per comunicare a lui – ma anche a tutti i futuri lettori del suo scritto – le circostanze e il metodo del suo lavoro, che potremmo definire di impostazione moderna, conferendo al suo Vangelo il carattere di una vera e propria opera letteraria.
È vero, noi leggiamo il Vangelo soprattutto come testimonianza di fede, ma non possiamo non riconoscere all’autore l’abilità di aver narrato con maestria scene che egli solo racconta e che tutti ricordano: l’annunciazione, o la parabola del buon Samaritano, solo per fare due esempi. Luca però non si accontenta di offrirci un vangelo che possiamo leggere come opera letteraria: ci vuole informare di averlo scritto dopo aver compiuto «ricerche accurate su ogni circostanza», consultando «testimoni oculari», e componendo così un «resoconto ordinato».
Sembra quasi che l’evangelista stia delineando il compito così importante svolto dai giornalisti e dagli operatori della comunicazione. Certo, le «ricerche accurate» che descrive Luca sono relative alla vita di Gesù e alle opere da lui compiute; i «testimoni oculari» sono stati scelti tra i primi membri della comunità cristiane (quelli cioè che potevano raccontare non solo della risurrezione del Signore, ma anche della sua vita); infine, il «resoconto ordinato» è il Vangelo che ancora oggi leggiamo, dopo duemila anni… Ma non è forse vero che rientra anche nella deontologia della vostra professione il dovere di consultare fonti degne di fede, di fare vere e proprie ricerche – che possono arrivare fino a quello che è definito “giornalismo d’inchiesta” – per poter così comporre un contributo (un articolo di giornale, o un servizio televisivo o radiofonico, o per un sito internet) che sia obiettivo e leggibile?
Quanta serietà ci si aspetta da voi, che siete chiamati non solo a riportare notizie, ma a permettere ai vostri lettori – o ai vostri spettatori e radioascoltatori – di conoscere meglio i fatti perché si formino un’opinione corretta. E quanta responsabilità avete, dal momento che una notizia può essere data in un certo modo, con equilibrio, mentre molte altre volte, lo sappiamo, coloro che si improvvisano “blogger” e usano i mezzi di comunicazione di massa in modo disinvolto, non fanno altro che disorientare, confondere e dividere!
A questo riguardo, vorrei proprio aggiungere una sottolineatura. Mi ha colpito quanto Papa Francesco ha detto, qualche giorno fa, nel discorso alla Delegazione della Custodia di Terra Santa per il centenario della rivista omonima, «La Terra Santa». «La comunicazione, in tempo di reti sociali – diceva il Papa – deve aiutare a costruire comunità, meglio ancora, fraternità».
I redattori di quella rivista sono stati incoraggiati da Francesco a «raccontare la fraternità possibile, come quella tra i cristiani di Chiese e confessioni purtroppo ancora separate», perché la loro testata si occupa, appunto, della Terra Santa. Ma anche voi potete, lavorando e svolgendo il vostro compito così importante, costruire fraternità. Lo stesso modo di dare una notizia, di impostare un editoriale, o di condurre un’intervista, a guardar bene, può rappresentare un momento di giornalismo divisivo oppure la “costruzione di una fraternità”.
Vi ringrazio, dunque, carissimi giornalisti e operatori della comunicazione sociale, per quello che fate, e per la vostra partecipazione a questo incontro.
Vorrei ora concludere questa riflessione invocando l’aiuto del vostro santo protettore, San Francesco di Sales, attraverso le parole che pronunciò un suo grande conoscitore, Papa Paolo VI, che era figlio di un giornalista, e visse in un ambiente profondamente segnato dalla vostra professione.
Disse Giovan Battista Montini poco prima di essere eletto papa: «La professione giornalistica porta a indagare la realtà esteriore, a studiare gli aspetti più appariscenti della vita; in certo qual senso i giornalisti sono “svuotati” dalla notizia, dall’attrattiva della scena esteriore. Si produce un interessamento verso ciò che è fuori di noi; avviene una specie di deformazione; perdiamo la nostra vita interiore, siamo estroflessi».
Oggi, carissimi, terza Domenica del tempo ordinario, viene celebrata nella Chiesa la Domenica della Parola di Dio. Ma non possiamo dimenticare il tema del messaggio di Papa Francesco per la giornata delle comunicazioni sociali, già annunciato, e che quest’anno ha come titolo un verbo all’imperativo: “Ascoltate!”, che richiama anche la fase principale del processo sinodale in cui sono coinvolte tutte le diocesi italiane, e la Chiesa universale, e cioè l’ascolto. Questo messaggio richiama quello dello stesso anno, centrato sull’ “andare e vedere”. Ora il Santo Padre ci chiede di reimparare ad ascoltare.
La pandemia ha colpito tutti e tutti hanno bisogno di essere ascoltati e confortati, dal momento che ogni dialogo, ogni comunicazione comincia dall’ascolto. Sappiamo bene però che, per ascoltare bene, ci vuole coraggio e un cuore libero da pregiudizi.
Ecco, dunque, l’augurio per voi, carissimi: che il vostro Patrono vi aiuti a non disperdervi, a trovare la pace che vi permetta di svolgere con serenità il vostro lavoro per il bene di tutti, e ad ascoltare gli altri, ma soprattutto ad ascoltare la Parola di Dio, perché vi ispiri nella vita e nella professione.
Gualtiero card. Bassetti
Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve