Perugia – celebrata in cattedrale la 26a Giornata per la vita consacrata. Il cardinale Bassetti ai consacrati: “siete una sfida per il mondo e per la Chiesa”.

“La gioiosa preghiera di Simeone ed Anna, nella festa della Presentazione del Signore, sintetizza bene la vita e la missione dei consacrati. La vostra presenza è provvidenziale perché essa è di per sé stesso una testimonianza che ci date e un rendere grazie al Signore, per il dono della vostra vocazione”. Così ha esordito nella sua omelia il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nel rivolgersi a più di 120 religiosi e religiose (in rappresentanza di quaranta comunità di vita consacrata presenti in diocesi), durante la concelebrazione eucaristica nella cattedrale di San Lorenzo, la sera del 2 febbraio, 26a Giornata per la vita consacrata. A concelebrare sono stati il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, il vicario episcopale per la vita consacrata, mons. Vittorio Gepponi, l’arciprete della cattedrale, mons. Fausto Sciurpa, e diversi sacerdoti religiosi.

Testimoni gioiosi del Regno. “Con la vostra vigilanza e operosità – ha proseguito il cardinale –, voi consacrati siete una sfida per il mondo e per la Chiesa. Infatti, vivendo intensamente il tempo presente, voi potete dire una parola rassicurante agli uomini e alle donne di oggi, così ripiegati su sé stessi, anche per causa della pandemia, testimoniando serenamente che non si deve vivere nella paura di un mondo che finisce, ma nell’attesa del Signore che viene. Non si deve attendere con angoscia una catastrofe universale, ma una nuova creazione; non si deve temere il baratro del nulla, ma aspettare il fiorire dell’eternità. Ho sempre creduto fermamente a questa convinzione, ve l’ho più volte manifestata, che voi siete testimoni gioiosi del Regno che viene”.

Indicatori della vera bussola. “Per lo stile peculiare, che vi caratterizza, voi consacrate e consacrati rendete inscindibile il legame tra il ‘Seguimi’, rivolto da Gesù ai primi chiamati, e l’incessante invocazione della Chiesa: ‘Vieni Signore Gesù!’. Questa invocazione voi sempre la ripresentate, al popolo di Dio, che la ripete durante la Santa Messa con l’acclamazione ‘nell’attesa della Tua venuta’. Alla gente, spesso in ricerca di strade sbagliate, che possono anche portare al nulla, voi fratelli e sorelle indicate nel Vangelo la vera bussola che orienta verso il Regno dei Cieli camminando nella quotidiana pazienza, nella speranza e nell’amore premuroso verso tutti. Ciascuno di voi sia ‘lampada che arde’, in seno al popolo di Dio e davanti al mondo, mostrando che il Signore è il primo nella vita di ciascuno e che, scegliendo Cristo, ci si ritrova fratelli e sorelle al di là delle razze e delle culture. Questo è un esempio luminoso per l’umanità sempre più divisa e attraversata da odi e rancori, che seminano morte un po’ ovunque”.

Il dono della fedeltà. Il cardinale Bassetti, commentando le parole del Papa, anch’egli ha raccomandato, soprattutto alle giovani generazioni di consacrati, “fedeltà e perseveranza”. E, parafrasando papa Francesco, ha detto: “in questo momento la fedeltà è messa alla prova… siamo di fronte ad una ‘emorragia’ che indebolisce la vita consacrata e la vita stessa della Chiesa: gli abbandoni nella vita consacrata ci preoccupano. È vero che alcuni lasciano per un atto di coerenza, perché riconoscono dopo un discernimento serio, di non avere mai avuto la vocazione. Però altri, che l’avevano, col passare del tempo sono venuti meno alla fedeltà. Il dono della fedeltà si manifesta nella gioia della perseveranza”.

Il sinodo, maggiore ascolto. Il cardinale, soffermandosi sul Sinodo della Chiesa universale, ha ricordato ai consacrati e alle consacrate, che “ci invita a ripartire da Cristo, ascoltando la sua parola e le voci dei nostri fratelli. Purtroppo, sarebbe inutile nasconderlo, la vita consacrata conosce oggi tempi non facili per l’età avanzata di molti chiamati e per lo scarseggiare di vocazioni”.

Concludendo l’omelia, Bassetti ha espresso soddisfazione nel vedere una nutrita presenza di giovani religiosi, avendo per loro e per i confratelli più anziani parole di incoraggiamento. “Alle nuove generazioni di sacerdoti, religiose e religiosi, vorrei dire siate generosi seminatori di speranza. Gli anziani sono e devono essere considerati un tesoro per le loro comunità; ad essi è chiesto di accettare serenamente la loro condizione, anche nella necessità di dover passare il timone, felici, per aver lavorato per il regno di Dio nella radicale sequela del Signore e nell’obbedienza alla sua volontà”.