«Quando sono entrato ho pensato: non arrivo a questa sera». Con queste parole l’arcivescovo eletto Ivan Maffeis ha salutato i numerosi giovani festanti che gremivano la chiesa di San Giovanni Paolo II dell’Unità pastorale di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino di Perugia, seconda tappa della giornata di inizio del suo ministero e ordinazione episcopale. Il saluto di benvenuto a nome dei giovani è stato dato a mons. Maffeis da don Luca Delunghi, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile. Insieme a lui don Riccardo Pascolini, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria e responsabile del Coordinamento Oratori Perugini, i parroci don Fabrizio Crocioni, don Antonio Paoletti, mons. Giuseppe Gioia, parroco emerito, e suor Roberta Vinerba, responsabile dell’Oratorio “GPII” (Giovanni Paolo II), catechista e coordinatrice degli animatori parrocchiali.
«Grazie per la vostra accoglienza, per questa bella primavera di Chiesa», ha proseguito mons. Maffeis nel suo saluto ai giovani, prima di rispondere ad alcune loro domande. Ad una neo famiglia e ad una giovane lavoratrice, che hanno chiesto come affrontare le difficoltà della vita, il presule ha detto, ricordando l’esperienza provata con la morte del fratello Marco a causa di un incidente sul lavoro, «non accontentatevi, coltivate e ascoltate nel profondo i sogni che possono diventare progetto di vita nell’ambito familiare e in quello lavorativo. Così si possono costruire luoghi di relazione e di crescita». Ad una giovane disabile, che ha chiesto a mons. Maffeis cosa è per lui la gioia e quale preghiera gli mette gioia, ha detto: «La risposta più bella è il tuo esserci. Mi hai provocato a cercare una preghiera: non te lo dico ora, la cercherò, così ci incontreremo ancora». Un adolescente gli ha chiesto consigli per il bisogno di certezze e riferimenti. «Nella mia vita – ha risposto – sono stati fondamentali adulti significativi, che con il loro modo di stare e con il loro silenzio, sono stati importanti. Vi invito, quindi, a non avere paura di essere esigenti con noi adulti». L’ultima domanda gli è stata posta da uno studente su come essere presenti come cristiani in Università. «L’importante – ha detto – è riconoscersi e non avere paura della fede e così vi accorgerete che anche altre persone condividono le vostre scelte».