«Stamani è Gesù che ci parla e dice: “Io sono il pane vivo, disceso dal Cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”. Queste parole come si conciliano con quelle del Vangelo di oggi: “Signore non abbiamo che cinque pani e due pesci”. Se ci guardiamo attorno è facile constatare tutte le difficoltà non solo di ordine spirituale, ma anche materiale che emergono per cui verrebbe da dire siamo tanto poveri, non abbiamo che cinque pani e due pesci». Così ha esordito l’arcivescovo emerito il cardinale Gualtiero Bassetti nell’omelia pronunciata nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, domenica 19 giugno, solennità del Corpus Domini, vissuta nel capoluogo umbro con intensa partecipazione da un folto popolo di Dio. Celebrazione che è culminata con la processione del Santissimo Sacramento per le piazze e le vie principali del centro storico, sostando in preghiera davanti alle sedi delle Istituzioni civili.
Il richiamo alle responsabilità. «Purtroppo non ci mancano i problemi – ha proseguito il cardinale –, lo ricordano continuamente anche i mezzi di informazione… Siamo nel cuore di una guerra, che sembra non avere fine. Una recente statistica dell’ONU riporta che nel mondo ci sono ben 165 focolai di guerra e il Papa ha ragione quando parla di guerra mondiale con tanti focolai. Sono milioni le tonnellate di grano che per una ragione o per un’altra vengono sistematicamente distrutte. Si aggiunge poi un’insidiosa e preoccupante forma di siccità. E tutto questo significa andare incontro a tempi difficili. Anche coloro che fanno ogni giorno la spesa hanno forti preoccupazioni per l’aumento dei prezzi. E Gesù ci ripete: “voi stessi date loro da mangiare”. È un forte richiamo alle nostre responsabilità. Le parole di Gesù ci fanno capire che per diventare una comunità viva, come lui ci vuole, occorre puntare di più sulle piccole cose, intensificare i nostri rapporti di solidarietà».
La fame profonda del cuore. «“Cinque pani e due pesci”, è il poco che, purtroppo, noi abbiamo nella vita – ha ribadito l’arcivescovo emerito –, ma dalla parola di Gesù può essere moltiplicato. Ciò che è importante, ciò che conta è sapersi mettersi in gioco nelle nostre responsabilità, perché Gesù ci dice: “voi stessi date loro da mangiare”. Il Signore non ci risolve tutti i problemi, ma la sua Parola, la Fede in Lui, ci dà la forza e il coraggio per poterli affrontare. Occorre rimboccarci le maniche e saper mettere davvero a disposizione quel poco che abbiamo e Dio lo saprà moltiplicare al di là delle nostre stesse possibilità e in modo imprevedibile. Tutti noi siamo bisognosi del pane per poter vivere, ma, insieme al pane, abbiamo bisogno anche della grazia, perché la fame più grande che attanaglia ogni uomo e ogni donna è la fame del cuore, dell’amore e Dio con l’Eucaristia vuole nutrirci in pienezza e vuole soddisfare questa fame profonda che è dentro ciascuno di noi».
Guarire dalle forme di egoismo. «La nostra vera ricchezza a livello di famiglia, di società, di rapporti con gli altri – ha evidenziato il cardinale – non è tanto quello che abbiamo, quanto piuttosto l’amore che noi riusciamo a comunicarci gli uni e gli altri. Spesso noto, forse perché si è chiusi in sé stessi, tanta indifferenza, tanta solitudine e preoccupazione. L’Eucaristia è strada di dono e noi sappiamo che è l’unica strada della felicità: “Questo è il mio corpo dato per voi”. La nostra vita di credenti non poggia su un’idea, ma poggia su una persona e questa persona è viva, è Gesù presente nell’Eucaristia. Vivere radicati in Cristo significa immergere le radici della nostra esistenza nell’Amore, perché Gesù Cristo è un puro dono gratuito di Amore. Solo accogliendo la sua proposta di Amore, sarà possibile guarire il nostro cuore da tutte le forme di egoismo che, purtroppo, spesso ci tengono incatenati».