«Gesù Cristo ci offre, con la testimonianza della sua vita, il percorso vero di essere liberi per realizzare noi stessi ciò che il nostro cuore desidera, grida». Così il vescovo ed amministratore diocesano mons. Marco Salvi ha esordito nell’omelia della celebrazione eucaristica, nella cattedrale di Perugia, domenica pomeriggio 26 giugno, all’incontro diocesano delle famiglie nella giornata conclusiva del X Incontro mondiale con papa Francesco tenutosi a Roma dal 23 al 26 giugno.
L’incontro perugino, che ha visto la partecipazione di non poche famiglie, è culminato in piazza IV Novembre con significative testimonianze di vita delle diverse “stagioni della famiglia”. Hanno preso la parola giovanissime coppie di sposi, ma anche adulte, le famiglie adottive, quelle con disabilità, alle prese con non pochi problemi sociali, una coppia rinata dopo un periodo di crisi e non sono mancati riferimenti alla vita dei beati coniugi Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi, patroni dell’Incontro mondiale delle famiglie. Cornice a queste testimonianze è stato lo spettacolo canoro-musicale di gruppi di oratorio, del Rinnovamento nello Spirito e del Cammino neocatecumenale. Quest’ultimo ha animato la celebrazione eucaristica. L’incontro è stato promosso dall’Ufficio per la pastorale familiare in collaborazione con le redazioni de «La Voce» e di «Umbria Radio InBlu».
Commentando le letture della domenica, mons. Salvi ha ricordato che «il mistero più grande di Dio, il mistero della sua incarnazione si è svolto e si è attuato nella Famiglia di Nazareth. Questo è una grande indicazione per ciascuno di noi e per questo che il luogo privilegiato attraverso cui Dio rende manifesto il suo amore, la sua tenerezza per ogni uomo, si fa prossimo, è dentro la famiglia».
«Ma cosa caratterizzava quella Famiglia di Nazareth? – si è chiesto mons. Salvi –. Prima di tutto, Maria, Giuseppe e Gesù vivevano una caratteristica essenziale: vivere senza esitazione, senza nulla anteporre al disegno di Dio, quella stessa radicalità che Gesù chiede a chi vuol farsi suo discepolo, una decisione radicale nel vivere con Cristo. La risposta di Gesù è come un’indicazione per ciascuno di noi nel vivere la famiglia. Anche l’amore più grande fra un uomo e una donna, anche l’amore più puro verso un figlio, una figlia deve avere come un prima assoluto l’amore verso Dio, il primato assoluto di Dio dentro i nostri rapporti. Un’altra attenzione della Famiglia di Nazareth, che può indicare ancora oggi un cammino ed un esempio, è la semplicità. Le nostre famiglie non sono chiamate a grandi cose, a rivoltare il mondo, ma nella normalità del quotidiano essere comunità di amore, di riconciliazione, dove si sperimenta la tenerezza, dove c’è l’aiuto vicendevole, il perdono reciproco, dove dalle cose più semplici il grande amore si sperimenta e vive».
Mons. Salvi, avviandosi alla conclusione, ha voluto incoraggiare le famiglie nel dire loro: «prendete sempre più coscienza dell’importanza che la famiglia ha nella Chiesa e nella società, oggi così dileggiata e vituperata anche nelle manifestazioni pubbliche. Oggi il luogo della ripresa, anche per questa società, è la famiglia. L’annuncio del Vangelo passa innanzitutto attraverso le nostre famiglie per poi raggiungere tutti gli ambiti della vita quotidiana». E con questo auspicio, al termine della celebrazione, l’amministratore diocesano ha consegnato alle famiglie il “mandato missionario” da compiere, come hanno ricordato i coniugi Roberta e Luca Convito, responsabili dell’Ufficio diocesano per la pastorale familiare, «ad iniziare dalla nostra casa, dal nostro condominio fino ai nostri luoghi di lavoro e di aggregazione e socialità».