«Cosa si aspettano, il Signore e la nostra amata Chiesa perugino-pievese, da voi? E voi, per chi e cosa siete disposti oggi a consegnare, attraverso la mia povera persona, la vostra vita a Cristo?». Sono le domande che il cardinale Gualtiero Bassetti ha rivolto ai cinque ordinandi presbiteri diocesani Samy Cristiano Abu Eideh, Vittorio Bigini, Daniele Malatacca, Simone Strappaghetti e Michael Tiritiello, nell’omelia della celebrazione eucaristica della loro ordinazione tenutasi all’aperto, in piazza IV Novembre di Perugia, davanti alla cattedrale di San Lorenzo, il 29 giugno, giorno in cui la Chiesa ricorda la memoria liturgica dei Ss. Pietro e Paolo. «Una risposta chiara e coerente a Cristo – ha proseguito il cardinale –, dipende soltanto dall’esperienza che avete fatto di lui, dal vostro amore per Lui, in una parola, dalla vostra fede. Libri, catechismi, letture, studi, sono necessari ma tutto dipende dal personale incontro con Lui. Neppure la vostra preparazione fa titolo: non fanno titolo le doti umane, se pur utilissime; non fa titolo, da sola, neppure la buona volontà. Figli carissimi, conta soltanto la vostra fede». Concelebranti di questa partecipata ordinazione sacerdotale, svoltasi nel rispetto delle norme per il contenimento della pandemia, sono stati il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, il rettore del Seminario regionale umbro don Andrea Andreozzi, e diversi sacerdoti. Ad animare la celebrazione è stato il Coro giovanile diocesano “Voci di Giubilo”.
L’abbraccio della Chiesa diocesana. «La fede povera, ma la fede è sempre povera – ha evidenziato il cardinale –, in quanto ti affidi ad un altro. Il povero non vanta niente, tende soltanto la mano. Niente potete o possiamo vantare: “Tu sei il Cristo…!” Ed è proprio questa fede umile, povera, che diventa luogo dell’abbraccio, lo spazio dell’accoglienza, ciò che fa titolo all’amore. “Tu sei il Cristo…!”. Non allontanatevi mai da questa fede, da questo amore semplice! Essi sono anche l’espressione più alta delle nostre povertà, perché ci aiutano a rimanere fedeli a Lui. Questa fede così povera e così radicale vi aiuterà ad assumere atteggiamenti fraterni, di mansuetudine, di bontà, di misericordia verso chi sbaglia o è nell’errore, verso i piccoli, i poveri, i giovani… Radicandovi totalmente nella roccia che è Cristo, diventerete anche voi ‘roccia’ e riferimento per gli altri. Non possiamo in questo momento non ricordare con la nostra preghiera Papa Francesco, che guida la barca di Pietro e si affida continuamente alla preghiera di tutti. Carissimi, amatela questa Chiesa, amatela più di voi stessi, amatela più della vita! Amatela! Non perché vi dirà bravi, o perché lo meriti. Amatela perché Gesù l’ha amata fino a morire; perché se essa ha meritato l’amore di Dio, può ben meritare anche il vostro! Amatela con cuore di presbiteri, cioè di pastori e di padri. Amatela non perché siete un dono per lei, ma perché lei è un dono materno per voi. Venite figli, venite in questa Chiesa perusino-pievese che vi abbraccia come dono prezioso del Signore. Venite in questo nostro presbiterio, che vi accoglie nella gioia come nuovi presbiteri, come dei fratelli più giovani, capaci di ridestare speranza. Venite, per cantare insieme a noi, oggi e sempre, il Magnificat della Vergine Maria, che è anche il nostro.
Una storia davvero abitata dalla grazia. Il cardinale Bassetti, all’inizio dell’omelia, si è soffermato sulla solennità dei Ss. Pietro e Paolo, dicendo ai fedeli in piazza: «oggi gli apostoli Pietro e Paolo tornano a sedersi in mezzo a noi e ci parlano con forza, esortandoci a non rinchiuderci e a non pensare minimamente ai nostri problemi, ma a sentire l’urgenza di confermare la fede dei fratelli e di uscire ad annunciare il Vangelo a coloro che ancora non lo hanno accolto. Questa è primariamente la missione di ogni battezzato e particolarmente del vescovo e dei presbiteri. Proprio oggi si compiono per me 55 anni di ordinazione sacerdotale. Ai miei tempi, quasi dovunque, i novelli presbiteri venivano ordinati il 29 giugno. Anche nel nostro presbiterio, un tempo, avveniva così. Cari fratelli, per me, più passa il tempo e più mi sento fiero e gioioso della mia e, lasciatemelo dire, della vostra chiamata al presbiterato. Ho fatto in questi giorni un prolungato esame di coscienza e mi sono reso conto di quanto devo al mio Seminario e alla Chiesa fiorentina che, come una madre, mi ha allevato e cresciuto. Sono grato ad essa per tutta la grazia, l’amicizia, la testimonianza continua di un amore misericordioso, che attraverso tante persone e tante storie ho potuto sperimentare: una storia davvero abitata dalla grazia. Questo bagaglio, che, nonostante le mie infedeltà, ha arricchito la mia vita, ancora una volta stasera, vorrei trasmetterlo a questi cinque figli, a cui sto per imporre le mani; ve lo riassumo in poche parole: “Se pregherete, se amerete il Signore, che proclama le beatitudini; se lo adorerete nell’Eucaristia, non potrete fare altro che impegnarvi per l’uomo e per la costruzione armonica della città dell’uomo, come una città possibile perché inerente al sogno di Dio per l’umanità”. Pensate alla grandezza di questo sguardo profetico, allargato sul mondo 60 anni fa, quando ancora le frontiere dividevano ideologie, popoli e razze».
Il ritorno ad una vita serena. Il cardinale Bassetti, all’inizio del suo saluto introduttivo alla celebrazione, ha ringraziato tutti coloro che si sono prodigati affinché si tenesse in piazza IV Novembre la celebrazione per l’ordinazione sacerdotale dei cinque seminaristi perugino-pievesi. «Quanto è bello questa sera lo spettacolo di questa piazza con tanta gente – ha commentato il cardinale con voce commossa – e vorrei che gustassimo a fondo questa festa, questo momento di gioia. Ci sono qui le nostre famiglie, i giovani, i ragazzi delle nostre parrocchie. Sono qui perché cinque giovani hanno detto sì al Signore e sono disposti a consacrare la loro vita al servizio della Chiesa. Il popolo santo di Dio ha sempre la capacità di apprezzare la grandezza di questo dono. E siamo qui con questi cinque giovani, che si donano totalmente al Signore, anche per invocare dal Signore la fine della pandemia e il ritorno ad una vita serena».