S. Severo magister militum è compatrono di Montefalco insieme a S. Fortunato e a Santa Chiara della Croce. La sua figura e la sua memoria nel corso del tempo si sono affievolite, fin quasi a scomparire. Eppure il suo corpo, dalla seconda metà del V secolo, è sempre stato in un sarcofago di marmo, in una cappellina laterale della chiesa di S. Fortunato a Montefalco. Numerose sono le sue immagini sacre nel territorio di Montefalco: nella chiesa di Turrita e nella cassa lignea funebre del 1425 dove fu custodito il corpo di S. Chiara. Il pittore Francesco Melanzio, poi, si autoritrasse nel Santo nel 1487, nel 1498 e nella chiesa di S. Maria di Piazza nel 1517. Pubblicamente compare sotto l’arco della porta principale della Città detta dello Stradone.
Breve storia di S. Severo magister militum. Lungo la via consolare Flaminia antica sorgeva Martula, saccheggiata dai Goti, devastata dai Longobardi e distrutta dai Saraceni. Sulle sue rovine sorsero Massa Martana ed Acquasparta. A Martula intorno al 380 nacque Severo. Arruolato militare, di distinse per correttezza, intraprendenza, pietà. Un giorno, con i buoi stava arando una sua proprietà e dissotterrò un tesoro. Una parte la trattenne per fini religiosi – vi avviò la costruzione della chiesa di Santa Marina in Pantano – e una la consegnò all’imperatore Valentiniano III, che lo nominò magister militum (maestro dei militi). La sua fama si diffuse rapidamente, tanto che Vacco, patrizio di Ravenna, lo fece catturare. Lungo il tragitto per Ferrara, il corteo con il prigioniero dovette fermare la marcia per un passaggio ostruito su un ponte tra Montefalco e Gualdo Cattaneo. Durante la sosta Severo e i suoi rapitori sentirono parlare del prete Fortunato, sepolto nelle vicinanze, che operava numerosi miracoli. Il presbitero apparve in sogno a Vacco e gli ordinò di liberare Severo, pena la morte. Ciò avvenne. Severo andò comunque a Ravenna per conoscere il motivo dell’arresto: Sacco lo accolse, gli chiese perdono, lo pregò di dimenticare l’offesa e gli diede dei beni con i quali poi Severo iniziò la costruzione della chiesa dedicata a S. Fortunato, consacrata poi dal vescovo di Spoleto Spes. Severo vi rimase alcuni anni e poi si ritirò ai piedi del Monte Martano, a sei miglia da Spoleto. Li morì intorno al 445 e venne sepolto nell’oratorio dove viveva, poi eretto a chiesa. La zona prese il nome di castello di S. Severo, oggi Terzo S. Severo. Il corpo poi fu trasferito nella chiesa di S. Fortunato a Montefalco, insieme a quello di S. Fortunato.
STORIA DI S. SEVERO a cura di Francesco Campagnani
La cerimonia a Montefalco per ridare dignità a S. Severo. Oggi il convento di S. Fortunato è casa di formazione per i postulanti dei Frati Minori della Custodia di Terra Santa. E il guardiano, padre Marco Antonio Maria Uras, da tempo aveva in animo di ridare dignità a S. Severo. Dopo averne parlato con l’arcivescovo mons. Renato Boccardo, insieme ai suoi frati si è messo all’opera in tale direzione. È stata fatta la ricognizione del corpo, realizzata una nuova artistica teca (opera dell’orafo Enrico Morbidoni di Spoleto ed offerta da tanti benefattori) e organizzato per il 1° febbraio 2025 , memoria liturgia di S. Severo, una giornata di studio e preghiera in onore del Santo. La figura di Severo ha riunito insieme tre comunità: quella di Massa Martana, dove è nato, quella di Terzo S. Severo di Spoleto, dove è morto, e quella appunto di Montefalco che ne custodisce il corpo. E da questi luoghi molte sono state le persone che hanno preso parte al pomeriggio di studio-preghiera. C’erano, poi, l’arcivescovo Boccardo, il custode di Terra Santa padre Francesco Patton, il vicario della provincia dei Frati Minori di Umbria e Sardegna padre Danilo Tremolada, presbiteri diocesani e religiosi, il consigliere regionale Donatella Tesei, i sindaci di Montefalco e Massa Martana Alfredo Gentili e Francesco Federici, il presidente
dell’accademia della Città Giorgio Leoni, l’insigne storico locale Silvestro Nessi, una rappresentanza delle monache agostiniane di Santa Chiara. L’Arcivescovo nel suo intervento ha sottolineato quale valenza, oltre quella storica, c’è nel ritrovarsi a parlare di un personaggio di cui si sa poco. «Siamo qui – ha detto – per fare memoria della capacità di Severo di avvicinarsi a Dio e di conseguenza agli uomini. Guardiamo a lui come ad uno di famiglia e gli diciamo: “prenditi cura di noi”. Severo non ha fatto cose straordinarie, è stato un uomo normale che ha vissuto con responsabilità la vita di ogni giorno. E noi, che riduciamo progressivamente gli orizzonti e i sogni, sull’esempio dei nostri Santi, siamo chiamati ad immettere nella società germi di solidarietà, di accoglienza e di perdono. Perché, come diceva S. Giovanni XXIII, la vita è fatta di piccole cose, ma non è una piccola cosa». Prima della celebrazione eucaristica, c’è stata l’inaugurazione della nuova collocazione dell’urna di S. Severo in chiesa: nell’altare laterale della parete sinistra, di fronte a quella di S. Fortunato. Padre Uras, poi, ha consegnato una reliquia del Santo a don Edoardo Rossi, pievano di S. Giovanni Battista in Spoleto (dove c’è la frazione di Terzo S. Severo e dove il 16 febbraio alle 16.00 ci sarà l’accoglienza solenne della reliquia con la Messa celebrata dall’Arcivescovo), e a padre Alfredo Federici, TOR, parroco di Massa Martana. Una reliquia è stata consegnata anche ai monasteri claustrali di Montefalco: le Clarisse di S. Leonardo e le Agostiniane di Santa Chiara.
FOTO-GALLERY CERIMONIA DI MONTEFALCO
La cerimonia a Terzo S. Severo di Spoleto. La mattina di domenica 16 febbraio 2025 la comunità di Terzo S. Severo di Spoleto, parte della Pievania di S. Giovanni Battista, ha accolto solennemente le reliquie di S. Severo nel corso della celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Renato Boccardo e concelebrata dal pievano don Edoardo Rossi, dal guardiano dei Frati Minori di Montefalco padre Marco Antonio Maria Uras. Diacono permanete, Claudio Vandini. La liturgia è stata animata dal coro di S. Martino in Trignano diretto da Diego Catanossi. È stato un anziano signore di Terzo S. Severo, visibilmente commosso, ad avviare la processione iniziale con in mano la teca contenente le reliquie di S. Severo (teca realizzata dall’orafo Enrico Morbidoni di Spoleto), sistemata in una nicchia dell’abside della bella chiesa risalente all’XI-XII secolo. Tantissimi i fedeli presenti alla
cerimonia. Tra le autorità civili, c’erano: il sindaco di Spoleto Andrea Sisti, il sindaco di Montefalco Alfredo Gentili, il sindaco di Massa Martana Francesco Federici, i consiglieri regionali Donatella Tesei e Stefano Lisci. «Ospitare le reliquie di S. Severo nella chiesa che sorge nel luogo dove ha abitato gli ultimi anni della sua vita, fino alla morte – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – è un dono prezioso per questa comunità. La sua memoria diventa un invito a fare un esame di coscienza e dire: dove pongo interesse vero della mia vita? Nel Signore, che è sempre fedele, o negli uomini, che prima o poi tradiscono? Il confronto con S. Severo, allora, diventa l’occasione per misurare la serietà della nostra vita». Al termine della celebrazione è stata data lettura del rogito arcivescovile che sancisce la collocazione delle reliquie nella chiesa di Terzo S. Severo, sottoscritto dall’Arcivescovo, dai presbiteri, dalle autorità e da un rappresentate per ciascuna comunità della Pievania di S. Giovanni Battista. È stato anche benedetto e distribuito il pane di S. Severo, insieme ad un pieghevole in cui lo storico e archivista Francesco Campagnani ripercorre la storia del Santo.