Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio celebrati nella Basilica Cattedrale martedì 31 dicembre 2024 e al termine dei quali è stato cantato il Te Deum di ringraziamento per l’anno trascorso. Con mons. Boccardo c’erano i sacerdoti della Pievania di S. Ponziano e un discreto numero di fedeli.
Sul presbiterio è stata sistemata l’opera “Tabernacolo con il trasposto della Santa Casa di Loreto” del 1599, di autore anonimo (anche se recenti studi la ascrivono, per stile e periodo storico, ai fratelli Tardini da S. Giovanni in Persiceto, che a Campi di Norcia aprirono una bottega da intaglio, ndr) e proveniente dalla chiesa di S. Leonardo a Montebufo di Preci. Dopo il terremoto del 2016 è stato prelevato dalla chiesa e successivamente è stato restaurato dalla “Estia srl” di Bastia Umbra. In attesa di tornare al luogo di origine, l’opera è conservata nel polo museale diocesano di Spoleto.
«Un altro anno della nostra rapida vita – ha detto ancora mons. Boccardo – se ne è andato irrimediabilmente. Mai come stasera avvertiamo quanto sia esigua e fuggevole l’esistenza, quanto siamo effimeri e provvisori, quanto poco tempo ci sia dato per portare a compimento la nostra missione di uomini. Non si può non provare stasera un po’ di rimpianto per quello che non abbiamo saputo fare e per tutte le perdute occasioni di bene; e, a essere sinceri, anche un po’ di rimorso per la nostra resistenza a crescere nell’intelligenza del progetto di Dio e nella donazione ai fratelli; per l’incapacità a leggere, negli avvenimenti che ci sono capitali, il progetto amoroso di un Padre. A tutto si rimedia al mondo, tranne che al tempo perduto: un giorno, anche un solo giorno, che non è stato colto nella sua grazia e nel suo insegnamento, è vanificato senza rimedio e non ci verrà più restituito. Siamo tutti un po’ spreconi, sotto questo profilo. Perciò oggi, che siamo quasi costretti a rendercene conto, siamo fortemente indotti a invocare il perdono di Dio», che agisce anche se l’uomo è pigro, distratto o superficiale. «Il Signore quest’anno – ha proseguito l’Arcivescovo – non si è stancato di agire nel nostro cuore, anche quando la nostra attenzione era altrove e non ce ne siamo accorti. Ci ha dato illuminazioni che ci hanno consentito di camminare anche nei momenti più oscuri. Ci ha spronato al bene con ispirazioni improvvise. Ci ha forse fermato sulla strada del male, prima che il male si facesse irreparabile. Ci ha ridestato dal torpore o ci ha liberato dalle illusioni, magari con prove e colpi che al momento ci sono parsi impietosi, ma che in realtà si sono rivelati salutari. Ci ha sorretto insomma su una strada dove è più facile cadere che stare in piedi. O forse ci ha rialzato e ha medicato le nostre ferite».
La celebrazione del Te Deum, quindi, è stata l’occasione per rendere grazie a Dio di tutti i doni ricevuti nell’anno trascorso. Ma è stata anche la sera in cui ravvivare la fiducia e la speranza, così come invita l’Anno Santo avviato da papa Francesco la Notte di Natale con l’apertura della Porta Santa in S. Pietro e nelle singole Diocesi domenica 29 dicembre con una celebrazione giubilare. «I tempi sono inquieti – ha detto ancora mons. Boccardo -, il cielo dell’umanità è solcato da molte nubi, l’uomo sembra voler distruggere l’opera che Dio ha posto nelle sue mani: la vita stessa dell’umanità. Noi però abbiamo appreso dalla celebrazione del Natale la consolante notizia che il Signore è con noi. E Gli chiediamo che ci resti vicino, lui che si è fatto l’Emmanuele, il Dio-con-noi, che non ci lasci soli su un cammino che spesso è faticoso, sempre è difficile e guai se diventa senza speranza».