In comunione con tutte le diocesi del mondo, per il Sinodo dei vescovi sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, la comunità diocesana di Terni-Narni-Amelia, sacerdoti, religiosi e religiose, diaconi, membri del Consiglio pastorale diocesano, delle associazioni, dei gruppi e dei movimenti ecclesiali si ritrovati nella cattedrale di Terni domenica 17 ottobre per la celebrazione presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese e la consegna simbolica del mandato agli operatori pastorali e del manuale diocesano del sinodo col programma pastorale dell’anno.
IL VADEMECUM DEL CAMMINO SINODALE IN DIOCESI
L’INTERVENTO DI PRESENTAZIONE DEL VESCOVO
Un cammino diocesano sinodale che si snoderà fino ad aprile 2022 con varie tappe per gli approfondimenti dei temi sinodali con spazi di consultazione, di reciproco ascolto e di riflessione sulla vita delle comunità, nelle parrocchie e nelle foranie sui temi sinodali. Il secondo appuntamento sinodale diocesano sarà il 25 novembre con la riflessione guidata da mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.
Un percorso iniziato già da qualche mese in diocesi e riassunto nel programma pastorale “Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita”, nel documento consegnato ai fedeli, dove sono state evidenziate priorità e temi centrali della pastorale diocesana nel richiamare l’intera diocesi dalle parrocchie agli organismi diocesani ad avviare un cammino sinodale dal basso seguendo l’invito di papa Francesco. «Approfondire e promuovere la convinzione, ampiamente risuonata in questi tempi di incertezza, che siamo tutti nella stessa barca, siamo “fratelli tutti”, che devono, sempre più, darsi un aiuto vicendevole – ricorda il vescovo Piemontese nel documento -. La gente, specie le persone maggiormente provate, manifesta il bisogno di parlarsi e ascoltarsi. Promuovere una terapia del raccontarsi, arricchendo così di conoscenza e di familiarità le relazioni in piccoli gruppi. Recuperare la dimensione relazionale personale in tutti: giovani, ragazzi, adulti, anziani. Camminando comprenderemo e approfondiremo il significato e le sfaccettature del sentirci e dell’essere chiesa sinodale. Oggi testimoniamo che vogliamo seguire questa strada, non gregge sparpagliato, ma popolo ordinato di fratelli, fedeli e pastori, ministri, consacrati/e e laici/e con Gesù, tutti destinatari e tutti responsabili della missione dell’annuncio del Vangelo, protagonisti missionari nella attuazione del Regno”.
A livello pastorale è necessario valorizzare la collaborazione tra realtà vicine: foranie e comunità pastorali, superando il narcisismo, la solitudine e l’isolamento inconcludente e dannoso, proprio perché la Chiesa è chiamata nel tempo della rinascita a coltivare un ascolto, un’immaginazione e una pratica che si lascia fecondare dall’annuncio evangelico e da quanto stiamo imparando dalla pandemia, consapevoli che una Chiesa sinodale, annunciando il Vangelo, cammina insieme.
Una chiesa sinodale è quella che si incamminarsi non occasionalmente ma strutturalmente verso una Chiesa sinodale: un luogo aperto, dove tutti si sentano a casa e possano partecipare, che sia Chiesa dell’ascolto, che possa diventare una Chiesa della vicinanza, della compassione e della tenerezza. Una grande opportunità per una conversione pastorale in chiave missionaria e anche ecumenica, che non si riduca ad un evento evento straordinario, ma di facciata, quanto un percorso di effettivo discernimento spirituale, per meglio collaborare all’opera di Dio nella storia, nell’essere nella realtà del Popolo santo di Dio, dalla vita concreta delle comunità sparse per il mondo.
“All’avvio del cammino sinodale – ha detto mons. Piemontese nell’omelia – anche la nostra comunità, si pone alla scuola di Gesù che attraverso il Vangelo, ci propone il suo progetto di comunità, la sua carta “costituzionale”, alla quale tutti i partecipanti devono aderire: ognuno è servitore di tutti. Una chiesa comunione, nella quale tutti sono diaconi, servitori e schiavi gli uni degli altri. Camminiamo insieme verso Gerusalemme, la pienezza del Regno formandosi all’amore vicendevole, seguendo le strade di Dio, con l’amore di Gesù: bevendo il suo calice (condividere lo stesso destino) e ricevendo il medesimo battesimo (scendere in fondo, simbolo della morte, immersione nel simbolo della morte). Solo così si costruisce la vera gloria, quella di Gesù nel dono totale di sé, fino alla Risurrezione. Tuttavia, come gli apostoli, nonostante gli insegnamenti di Gesù, continuiamo a ricercare i primi posti, riconoscimenti e forme di potere. Un pensiero di conforta: Gesù rispetta la lentezza dei discepoli nel capire, anche la nostra che abbiamo ascoltato questo messaggio tante volte. Un giorno arriveremo a capire che servire significa amare. Il cammino che iniziamo ci pone su questa strada con la fiducia che lo Spirito ci aiuterà ad apprendere lo stile di Gesù.”