Celebrata dal vescovo Francesco Antonio Soddu nella Cattedrale di Terni la solenne messa di ringraziamento di fine anno con il canto dell’antico inno del “Te Deum”. Alla celebrazione erano presenti i canonici della Cattedrale di Terni, il parroco don Alessandro Rossini, la presidente del consiglio comunale di Terni Sara Francescangeli, l’assessore del Comune di Terni Viviana Altamura, i rappresentanti delle altre autorità militari, dei cavalieri e dame dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, delle associazioni e movimenti ecclesiali.
«Maria Madre di Dio, Regina della pace caratterizza ogni anno la chiusura dell’anno solare e l’inizio del suo nuovo ciclo – ha detto mons. Soddu – Vogliamo anzitutto ringraziare il Signore per il tempo che ci ha dato di vivere con tutte le gioie, i travagli ed anche i dolori. E allo stesso tempo rendere lode a Dio per il tempo trascorso e per quello che ci attende: tutto sia sempre lode a Dio e conseguenza di pace».
«Siamo invitati ad ascoltare con i pastori, in mezzo al frastuono delle tante voci e rumori che caratterizzano il nostro tempo, la voce degli angeli che annunciano anche noi la nascita della Vita vera, che illumina, riscalda, accoglie, abbraccia ed ama ogni vita.
Come i pastori sentiamoci depositari privilegiati di un messaggio unico, che conferisce significato di gioia per la nostra vita. Questo ci aprirà e ci farà godere dello stupore di cui abbiamo sentito nel Vangelo. Stupore per la immensità di Dio che si fa presente nell’umiltà delle persone e delle cose.
Quanto il mondo di oggi ha necessità di questo balsamo!: dello stupore per quanto Dio continua a manifestare nella umiltà, piccolezza delle cose e delle persone.
In un mondo abituato al provvisorio al cosiddetto “usa e getta”, al consumismo delle vicende, del tempo, delle esperienze e dei rapporti tra le persone, Maria Santissima ci educa a conservare nel nostro cuore l’esperienza della vita del Figlio e di meditarla.
Quanti esempi si possono fare in merito e tutti riconducibili a una esperienza originaria di stupore che, comunque, in un modo o nell’altro ha segnato la nostra vita: penso al catechismo da piccoli, la prima comunione, la cresima, il fidanzamento, l’innamoramento, il matrimonio, l’ordinazione sacerdotale ecc.
Sono tutte esperienze che, se non conservate e diligentemente custodite nello scrigno sacro del cuore e meditate di continuo, finiscono per evaporare diventando come avanzi appiccicaticci di cose consumate, senza gusto né nutrimento, sulle pareti imbrattate da altre esperienze che ormai invadono l’esistenza; lasciando sul terreno, forse appena il ricordo, ma certamente le tracce ormai perdute di una energia che sarebbe stata propulsione di vita, di pace interiore e conseguente impegno per la costruzione di una pace più grande».
«Inoltre l’anno giubilare appena inaugurato sarà per noi ulteriore motivo di ricomposizione del bene. La pace annunciata dagli angeli abbia in Dio il suo riferimento e nelle relazioni interpersonali l’applicazione concreta e non solo una chimera da inseguire.
Il sogno di molti, direi di tutti, ossia la pace, è innanzitutto un dono che viene da Dio: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.
È dono ma anche impegno, per il raggiungimento del quale nessuno può essere esente e sottrarsi. L’anno che sta per concludersi, purtroppo ha registrato l’incremento dei focolari di conflitti e di guerre; a questi vanno ad aggiungersi le diverse catastrofi naturali che, se non direttamente causate, sono comunque riconducibili al non rispetto della natura nella mancata salvaguardia del creato. Inoltre diventa sempre più preoccupante la violenza da parte dei giovani e giovanissimi».
Ricordando il messaggio di Papa Francesco per la 58esima Giornata Mondiale della Pace e contestualizzandola entro il Giubileo, facendo una sintesi delle diverse ingiustizie e sacche di violenza a danno di tutti, dei più poveri e della natura, dice: “Ciascuno di noi deve sentirsi in qualche modo responsabile della devastazione a cui è sottoposta la nostra casa comune…all’inizio del nuovo anno vogliamo metterci in ascolto di questo grido dell’umanità per sentirci chiamati, tutti, insieme e personalmente, a rompere le catene dell’ingiustizia per proclamare la giustizia di Dio. Non potrà bastare qualche episodico atto di filantropia. Occorrono, invece, cambiamenti culturali e strutturali, perché avvenga anche un cambiamento duraturo”, il vescovo Soddu ha rivolto un augurio di pace: «Il nuovo anno che sta per aprirsi sia per noi benedizione e, per mezzo nostro, strumento di benedizione nelle famiglie, nelle aule scolastiche, nei luoghi di lavoro, negli spazi di incontro e di svago, in tutto ciò che compone la vita pubblica e sociale. Tutto questo si traduca in luogo di benedizione concreta per coloro che hanno maggiore necessità di toccare la misericordia di Dio attraverso la nostra vicinanza: i poveri, gli ammalati, le persone sole, coloro di cui nessuno si accorge e nessuno cura. Il nostro impegno di figli adottivi di Dio faccia sentire, attraverso l’intercessione di Maria Santissima, l’abbraccio stesso di Dio che avvicina tutti e nessuno respinge».