Celebrata nella cattedrale di Terni alle ore 18 la santa messa della Notte di Natale presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese, che rivolto il suo augurio alla comunità diocesana, ricordando tutte le persone che ha incontrato nei giorni precedenti il Natale: i carcerati, i malati, gli anziani, i lavoratori della acciaieria, della Cosp Tecno Service e della Treofan, ricordando le loro preoccupazioni, manifestate al vescovo, per il presente e il futuro sociale, economico e le tante situazioni di crisi occupazionale e del lavoro. Nella celebrazione, il vescovo ha sottolineato la gioia e la speranza che viene dal Natale in un momento particolarmente difficile, per certi versi triste. “In questa celebrazione natalizia serale piuttosto che notturna, obbligata dalle norme antipandemia dello Stato, portiamo il peso e l’angustia delle conseguenze e dei danni, provocati dalla pandemia del Coronavirus: i morti, i malati, le sofferenze, le ristrettezze economiche in milioni di famiglie, la disoccupazione e la prospettiva di un tempo prolungato di crisi sanitaria, economica e sociale incombente.
In questo Natale nemmeno abbiamo la possibilità di incontrarci, consolarci a vicenda manifestarci sentimenti di affetto e di sostegno vicendevole: obbligati alla quarantena, alla clausura nelle case.
Gli anziani nelle abitazioni o nelle case di riposo soli e trascurati per timore dei contagi, i giovani e le ragazze, lontani dalla scuola e privati delle allegre compagnie e degli incontri e dei riti di socializzazione, i bambini costretti ulteriormente a trovare svago e rifugio nei giochi elettronici in solitudine e non nella chiassosa e gioiosa comitiva della strada, dell’oratorio, dei luoghi sportivi”.
“Noi sappiamo che Gesù è l’unico salvatore del mondo. Senza di lui, la sua accoglienza e l’adesione al suo vangelo, il mondo resterà sotto il giogo e la fragilità della precarietà e del peccato, coltiverà nel suo seno i germi della corruzione e invano potrà autorigenerarsi o autosalvarsi.
Dagli allarmi di scienziati e per comune constatazione appare sempre più evidente che il nostro mondo, creato da Dio e affidato alla custodia dell’uomo, è stato deturpato ed è malato. Se non cambiano gli stili di vita, le abitudini e l’orgogliosa convinzione di un progresso all’infinito, di una libertà senza limiti, di egoismi temerari, l’umanità resterà sempre a rischio pandemia o di trasformazioni catastrofiche. Questo allarme, con espressioni diverse, è stato lanciato dai Sommi Pontefici: San Paolo VI, San Giovanni Paolo II, Benedetto VI e lo stesso Papa Francesco. Il mondo esiste per tutti, perché tutti noi esseri umani nasciamo su questa terra con la stessa dignità. Le differenze di colore, religione, capacità, luogo di origine, luogo di residenza e tante altre non si possono anteporre o utilizzare per giustificare i privilegi di alcuni a scapito dei diritti di tutti. Di conseguenza, come comunità siamo tenuti a garantire che ogni persona viva con dignità e abbia opportunità adeguate al suo sviluppo integrale”.