Celebrata solennemente, domenica 7 febbraio la festa diocesana di san Valentino, vescovo e martire del patrono di Terni e copatrono della Diocesi Terni-Narni-Amelia con il pontificale presieduto dal vescovo mons. Giuseppe Piemontese, alla presenza del sindaco Leonardo Latini, del prefetto Emilio Dario Sensi, del presidente della Regione Donatella Tesei, il presidente della Provincia Giampiero Lattanzi, del Questore Roberto Massucci, delle autorità civili e militari, dei rappresentanti del mondo del lavoro, delle imprese, del sindacato, di una rappresentanza di fedeli delle parrocchie e delle associazioni della diocesi.
Durante il pontificale il sindaco Leonardo Latini ha acceso la lampada votiva e pronunciato l’atto di affidamento della città al Santo patrono, segno di devozione e della disponibilità degli amministratori pubblici ad essere attenti ai bisogni della comunità e a promuovere con onestà e saggezza ciò che giova al bene comune.
La festa del patrono della città di Terni, san Valentino è per la comunità cittadina un’occasione per riflettere sull’identità della città alla luce della testimonianza di san Valentino che ha plasmato cristianamente la città di Terni durante il suo lungo ministero episcopale, come maestro, padre dei poveri e dei giovani innamorati, di custode dell’amore.
«La memoria del nostro Patrono – ha detto nell’omelia il vescovo – torna sempre per risvegliare sentimenti di speranza e di gioia, una serena sosta nel susseguirsi dei disagi e pesantezze che la vita riserva ad ogni persona, famiglia e società civile ed ecclesiale. La comunità ecclesiale si prepara ad essa con un novenario di riflessione, preghiere e approfondimenti perché la festa possa essere degnamente celebrata e dare consistenza alla speranza che è nelle attese e nei ritorni annuali. Quest’anno il grande cartellone con l’usuale e ben nutrito programma della festa di san Valentino è bianco, tutto è annullato, anzi nulla è stato previsto perché assorbiti dalla lotta al nemico crudele del Covid-19, che in Italia ha ucciso oltre 90 mila persone nell’arco di 1 anno, e oltre 2 milioni e 300 mila persone nel mondo e in aggiunta i 100 milioni di “reduci” dalla malattia, che ancora a lungo faranno i conti con i postumi, di diversa gravità e invalidità. Per non parlare dei danni e delle conseguenze economiche, psicologiche, sociali che hanno prostrato intere comunità e che peseranno ancora a lungo sulla società e sui singoli, specie sui giovani.
In questa situazione la Chiesa, pur seguendo le norme e le restrizioni anti Covid, non ha voluto rinunciare a celebrare il santo Patrono Valentino perchè è una opportunità per richiamare l’attenzione di tutti sul significato profondo e pieno della festa del nostro santo Patrono nel tempo e nell’esperienza della pandemia, in riferimento alla nostra città, al patrocinio che viene riconosciuto a Valentino in tutto i mondo: patrono dell’amore, dei fidanzati, dei giovani della famiglia, degli epilettici, qualcuno dice dei diritti umani.
I disagi e la paura che stiamo sperimentando, i lutti che hanno colpito un po’ tutti, le ristrettezze economiche che ci hanno impoverito, e la lontananza imposta, che acuisce la solitudine dei singoli e raffredda la vita comunitaria della Chiesa, insomma il disorientamento dinanzi alla vita sconvolta e stravolta sta trasformando il clima civile, sociale e religioso in tutto il mondo e in maniera pressochè uniforme».
Al termine del pontificale in cattedrale, il vescovo e il sindaco hanno accompagnato il rientro dell’urna di san Valentino nella basilica attraversando le vie del centro cittadino, la parrocchia del Sacro Cuore a città Giardino e quella di Santa Maria del Carmelo, fino al colle dove si trova la chiesa che custodisce le reliquie e la memoria del Santo. Sul sagrato c’è stato il saluto del presidente dell’Azione Cattolica diocesana Luca Diotallevi e la benedizione finale del vescovo Piemontese. L’urna è stata quindi riposta all’interno della basilica alla venerazione dei fedeli.
L’INTERVENTO PER PRESIDENTE DI AZIONE CATTOLICA LUCA DIOTALLEVI