Terni – Veglia pasquale nella Cattedrale. Mons. Piemontese: “Noi sappiamo che il Signore Risorto è più forte della morte e di ogni pandemia: virale, morale, sociale, politica, ateistica”.

Celebrata la veglia pasquale nella Cattedrale di Terni con la suggestiva liturgia, presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese, iniziata sotto i portici della chiesa con la benedizione del fuoco e con l’accensione del cero pasquale, portato in processione lungo la navata centrale della cattedrale. E’ seguita la liturgia della parola con le letture dell’Antico Testamento e del Vangelo e quindi la liturgia battesimale con la benedizione dell’acqua del fonte battesimale, il rinnovo delle promesse battesimali e l’aspersione dell’assemblea. Presenti le comunità neocatecumenali di Sant’Antonio a Terni che hanno hanno rinnovano in maniera solenne di fronte al vescovo, il loro impegno battesimale e si rendono disponibili per la missione.

«La nostra presenza qui questa notte per cercare il Vivente – ha detto il vescovo – incontrare il Risorto, che rinnova per noi il mistero pasquale di passione, morte e risurrezione. Il viaggio spirituale dell’uomo e di ciascuno: dalla notte della creazione alla notte della risurrezione. Per ritrovare le radici: quando tutto ebbe inizio nella Creazione. Se abbiamo occhi e intelletto possiamo riconoscere gli sguardi e i gesti di predilezione di Dio rivolti sull’umanità, nel cercare e abbracciare l’uomo ribelle, smarrito, traviato, in balia degli istinti malevoli. La stessa nostra esperienza personale, ad una più attenta considerazione ci appare fatta susseguirsi di notti e di luce: desiderio di crescita, di felicità, di successi cognitivi, intellettivi, ma anche di regressioni, traviamenti, peccato, incredulità, indifferenza. Questa notte, termine dell’impegnativo procedere della quaresima, paradigma della nostra esistenza di lotta, peccato e pentimento-conversione, risplende e trova nella Pasqua-Risurrezione del Signore la ripresa e il rinnovamento della nostra identità di uomini e donne, trasformati e trasfigurati”.
Il vescovo ha fatto anche riferimento alla particolarità della Pasqua di quest’anno vissuta in tempo di pandemia
che minaccia, contagia, ammala e uccide. “La pandemia, quale ferita fisica e sociale, ci ha toccato nel corpo e negli affetti, nei sentimenti e nelle libertà, ci riporta alla consapevolezza dei limiti umani e al ridimensionando delle nostre manie di onnipotenza. Il vaccino non è la soluzione; è solo un rimedio temporaneo che non guarirà un mondo che è gravemente malato dal punto di vista ecologico, morale, spirituale, sociale. Io credo che l’esperienza della pandemia possa essere visto come segno ed espressione di un’altra pandemia che è la pandemia dell’egoismo di singoli, di categorie e di popoli, dell’imperialismo di governi e nazioni sempre risorgente, della morale ferita, dell’ostilità a Dio, dell’incredulità, della miscredenza, della prevalenza della cattiveria umana. Noi sappiamo che il Signore Risorto è più forte della morte, ha vinto la morte e tutto ciò che sa di morte, di ogni pandemia: virale, morale, sociale, politica, ateistica”.