Incontro dei vescovi umbri con il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I in Turchia. Un dialogo fraterno sulle tematiche ecumeniche, sulla questione dei profughi e dell’accoglienza e con un pensiero alle popolazioni dell’Umbria colpite dal terremoto.

Il pellegrinaggio dei Vescovi umbri in Turchia, guidato dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, si è concluso nel segno dell’amicizia e fraternità e nel nome dei santi Benedetto da Norcia e Francesco di Assisi, nell’incontro con il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, il 7 luglio, nella giornata in cui si ricorda il 45° anniversario della morte del patriarca ecumenico Atenagora.

Nella chiesa ortodossa di Santa Ciriaca a Istanbul, i presuli hanno assistito alla divina liturgia nel rito bizantino, al termine della quale il patriarca ecumenico ha rivolto un saluto  alla delegazione umbra, ricordando la sua recente visita ad Assisi e Perugia ed esprimendo vicinanza per le popolazioni colpite dal terremoto.  

Bartolomeo I alla delegazione dei Vescovi umbri: «Anche se avessimo tutte le possibilità economiche del mondo, ma dimenticassimo la preghiera saremmo come un corpo senza l’anima».

«Nel nome dei santi umbri, Benedetto da Norcia e Francesco di Assisi, dal cuore antico dell’Italia siamo latori di un messaggio e di un anelito di pace e di bene», ha detto il patriarca rivolgendosi alla delegazione umbra. Ha poi parlato dei gravi problemi e delle sfide che il mondo contemporaneo pone come le migrazioni e l’accoglienza dei profughi: «Come  cristiani infatti non possiamo tacere di fronte alle ingiustizie del mondo, agli sconvolgimenti epocali di questi anni, con la immane tragedia della migrazione di popoli, che sfuggono ad una economia egoistica e che priva troppi esseri umani delle più elementari necessità e della dignità di essere tutti icone di Dio. Ma insieme dobbiamo affrontare l’accoglienza, che a sua volta provoca difficoltà e diffidenze in altri popoli, che troppe volte si trovano soli ad affrontare tali flussi di uomini, donne, bambini, anziani, con poche risorse, privi di una visone a lungo termine per trovare soluzioni soddisfacenti per tutti». Ed un pensiero particolare il patriarca lo ha rivolto ai cristiani del Medio Oriente che fuggono dalla guerra e dalle discriminazioni razziali e religiose «costretti a lasciare la culla del cristianesimo e della Chiesa dei primi secoli, e che spesso si sentono abbandonati dai propri fratelli dei Paesi cosiddetti “cristiani”. E’ così necessaria quella arma potente che è la preghiera. Anche se avessimo tutte le possibilità economiche del mondo, ma dimenticassimo la preghiera saremmo come un corpo senza l’anima», ha concluso Bartolomeo I.

 

Il saluto e il ringraziamento del cardinale Bassetti a Bartolomeo I.

Il cardinale Bassetti, ringraziando sentitamente per l’accoglienza e la vicinanza spirituale, ha ricordato le grandi figure di pastori Paolo VI e Atenagora, che a metà del secolo scorso hanno avviato il cammino della stagione ecumenica e superando antichi ostacoli, hanno voluto intraprendere con coraggio il cammino della riconciliazione, rendendo manifesto l’amore che deve unire i cristiani. «Alla scuola di questi grandi padri nella fede, ci impegniamo a progredire nel dialogo della carità e preghiamo ardentemente affinché ci sia dato un giorno non lontano di comunicarci insieme al Sacro Calice», ha detto il cardinale Bassetti che ha poi condiviso la preoccupazione espressa dal patriarca per la questione dei profughi. «Un dramma di tante persone che bussano alle porte dell’Europa – ha evidenziato il porporato – per il quale è costante l’impegno delle Chiese che sono in Italia per una loro accoglienza dignitosa e sicura».

Il cardinale ha ringraziato il patriarca per il pensiero di vicinanza e solidarietà rivolto alle persone della terra umbra colpite dal terremoto, condividendo l’esortazione per una rapida ricostruzione di quei luoghi pieni di cultura e di bellezze naturali. 

 

L’incontro conclusivo della visita a Bartolomeo I presso il Patriarcato ortodosso di Faner.

Un secondo momento celebrativo si è tenuto nel cimitero del monastero di Balikli, luogo di sepoltura del patriarca di Costantinopoli Atenagora e di altri arcivescovi. L’incontro si è concluso presso il Patriarcato ortodosso di Faner per i saluti finali e l’impegno a proseguire sulla via dell’ecumenismo e della fraternità tracciata in questi anni dai numerosi incontri e occasioni di dialogo tra le Chiese greco ortodossa e romana, coronata da numerosi incontri tra il patriarca Bartolomeo  I e papa Francesco, che hanno dato impulso alla riflessione teologica e sottoscritto numerose dichiarazioni comuni. 

 

Nella cattedrale di San Giorgio al Faner si è pregato per i cristiani perseguitati e per l’unità pan-cristiana.

La Visita del Vescovi umbri si è conclusa con una preghiera comune nella cattedrale di San Giorgio al Faner, nel ricordo dei tanti fedeli cristiani che in varie parti del mondo, ma soprattutto in Medio Oriente continuano a dare la propria vita nel segno della comune fede in Cristo. «Pur nel progressivo isolamento e nella riduzione della sua influenza e la povertà dei suoi mezzi e dei cristiani nella stessa città di Costantino – ha concluso il patriarca – non ha mai fatto venir meno la sua fede e la speranza, ma promuovendo iniziative per ricercare la unità pan-cristiana, continuando nella strada del moderno movimento Ecumenico». 

 

La carità dei francescani di Istanbul per tutti, cristiani e non cristiani, credenti e non credenti.

Ad Istanbul i Vescovi hanno incontrato la comunità cattolica nella chiesa di Sant’Antonio, nel centro della città, retta dai frati minori conventuali che ogni giorno celebrano due messe una in lingua italiana e una in turco. Nei giorni festivi vengono celebrate le messe anche in inglese e polacco per le persone di diverse nazionalità comprendenti anche nigeriani, africani di vari Paesi, filippini. E’ la più importante parrocchia delle 13 che costituiscono il vicariato apostolico di Istanbul che conta 15mila cattolici. Ad essi si aggiunge la presenza di cattolici di rito armeno, siriano e caldeo. La chiesa di Sant’Antonio è la più conosciuta della Turchia, costruita dal 1906 dai frati minori conventuali è frequentata non solo da cattolici, ma accoglie anche persone di altre religioni sia  ebrei che musulmani che chiedono ascolto, preghiere, benedizioni. «I rapporti sono buoni e c’è un dialogo continuo e pacifico con tutti – ha spiegato padre Antonio Baulai – con persone che sono credenti e con tanti altri che sono amici n.on credenti. Abbiamo tanti poveri da aiutare, per i quali vengono raccolti pane e altri alimenti, vestiti e che poi vengono distribuiti in chiesa ogni volta a circa 50 persone».