Perugia: Centocinquanta coppie hanno festeggiato in loro “San Valentino” con il cardinale Bassetti. Il presule: «Voi siete motivo del nostro giubilo e della nostra grandezza»

Centocinquanta coppie di sposi di tutte le età hanno festeggiato il loro “San Valentino” (la sera del 14 febbraio) con il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti e i sacerdoti dell’Unita pastorale di San Sisto di Perugia, comunità parrocchiale che quest’anno celebra il 50mo anniversario della sua istituzione (1970-2020).

“Oggi sposi a San Sisto” – questo il titolo dell’incontro inserito tra gli eventi religiosi e sociali del 50mo della Parrocchia – «è stato occasione per raccoglierci attorno al nostro pastore e rinnovare la promessa di matrimonio, scambiandoci nuovamente le fedi, e avere da lui la benedizione, che è stata, per alcune coppie, particolare come i loro anniversari di matrimonio: decimo, ventesimo, venticinquesimo, trentesimo… fino al traguardo del cinquantesimo, come quello della nostra comunità parrocchiale. Una comunità che si è fatta “stella cometa” nella vita di tante nostre famiglie, sentendola vicina nei momenti di gioia e di sofferenza». E’ il commento di Sarah e Vincenzo Aquino, una delle coppie promotrici dell’incontro valentiniano perugino, referenti dell’Associazione famiglie numerose dell’Umbria (hanno undici figli) e attivi membri dell’equipe della Pastorale diocesana familiare di Perugia-Città della Pieve.

Le centocinquanta coppie di sposi si sono date appuntamento nella chiesa della Santa Famiglia di Nazareth di San Sisto, accolte dal parroco don Claudio Regni e dai suoi vice. Al termine della celebrazione eucaristica c’è stata la “cena di gala” nei locali parrocchiali, a completamento del loro “Oggi sposi a San Sisto”.

Il cardinale Bassetti, sorpreso dalla presenza di tante coppie anche in età avanzata, durante l’omelia, ha detto a tutte loro: «Siete belli questa sera anche se sulla fronte di qualcuno di voi c’è qualche capello bianco che non dipende dalla salute ma dall’età, perché l’amore è bellezza e sarà proprio l’amore, che scaturisce dalla famiglia, a salvare il mondo. E se lo mettiamo in pratica ci accorgiamo quanto è vero. Questa non è una profezia, ma una constatazione».

«Siete belli e luminosi – ha proseguito il presule –, perché l’amore è luce, l’amore è trasparenza che si può specchiare nella vostra vita, nei vostri figli, nella vostra famiglia. E non dimenticatelo mai che la famiglia è la cellula fondamentale della società».

«Vorrei dirvi anche un’altra parola – ha aggiunto Bassetti –, che forse vi rallegrerà: siete grandi, non per virtù propria, ma perché avete ricevuto un sacramento che l’Apostolo Paolo chiama “grande” in relazione a Cristo e alla Chiesa. Il Signore ha elevato la famiglia, basata sul sacramento del matrimonio, alla dignità di “piccola chiesa domestica”. E i compiti della Chiesa sono: annunciare il Vangelo, educare e santificare. Sono gli stessi compiti che voi avete nei confronti dei vostri figli».

Il cardinale Bassetti, avviandosi alla conclusione, ha ricordato quanto ha detto papa Francesco riguardo alla «gioia dell’amore che si vive fin dal fidanzamento e poi nella famiglia, che è anche “il giubilo della Chiesa”. E voi siete motivo del nostro giubilo e della nostra grandezza».

Terni – memoria del patrono San Valentino. L’omelia del vescovo Piemontese

Domenica scorsa, durante la Messa del Pontificale per la festa di san Valentino, celebrata in Cattedrale, partendo dalla Parola di Dio proclamata, ho trasmesso il messaggio alla Diocesi e alla città: mi auguro che ognuno voglia ritornarci per coglierlo, meditarlo e svilupparlo.

Oggi richiamo e approfondisco qualche punto più specifico, che arricchisce e integra il messaggio di san Valentino per la comunità cristiana e in particolare per questa comunità, che custodisce le Spoglie e le memorie de nostro Santo.

Prolungare la presenza di Gesù Buon pastore
L’aspetto che abbiamo sottolineato è quello di Valentino vescovo e martire, pastore di questa Chiesa, successore degli apostoli e guida attenta e amorosa del popolo a lui affidato da Gesù. La fedeltà quotidiana al mandato: predicare il Vangelo, custodire e proteggere il gregge, testimoniare la fede e l’amore per Gesù e il suo popolo, gli è costato il martirio.
Domenica abbiamo ribadito che l’ufficio pastorale riguarda chiunque abbia responsabilità nella chiesa e nella società. Riguarda ogni cristiano, al quale sono affidati i fratelli da custodire e amare.
Un ufficio da svolgere come ha fatto Gesù: fino a donare la vita. Lungi da noi cadere nella tentazione del mercenario: approfittatore, opportunista, prezzolato e distaccato.
Come viviamo tale ufficio pastorale nella famiglia, nella parrocchia e nel santuario? Domanda seria la cui risposta manifesta il valore e la verità della nostra adesione a Gesù.
La seconda lettura proclamata, riferita a san Valentino, completa la descrizione del suo ufficio pastorale e della sua testimonianza, come pure evidenzia la natura della nostra testimonianza e un aspetto del nostro essere comunità.

Ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio.

Paolo indica dunque come vadano considerati i predicatori del Vangelo. Essi sono servi di Cristo.
Valentino ha svolto l’ufficio episcopale non come titolo di onore, ma con l’animo del servitore, di chi presta aiuto a chi ha bisogno, ai sofferenti, ammalati, ai giovani, agli innamorati. Ma la finalità principale del suo servizio mirava ad annunciare il vangelo, la lieta notizia di Gesù morto e risorto. Ha amministrato i misteri di Dio. A quel tempo l’amministratore non era semplicemente il ragioniere, quello che tiene la contabilità, ma il fiduciario, colui che si dedicava a tutto pur di rendere partecipi i destinatari dei beni del proprietario: i beni della Parola, dell’Eucarestia, della Grazia, del perdono, dell’amore.

Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele.

Poiché gli viene affidato un patrimonio, è necessario che l’amministratore sia fedele e onesto. Egli non attira su di sé l’attenzione, né pensa al proprio interesse, ma cerca di realizzare al meglio il suo incarico, accrescendo il valore dei beni che maneggia e distribuendone i frutti a tempo opportuno.
Valentino ha amministrato con disinteresse e distacco, con fedeltà e rettitudine il suo servizio, ministero.
Nella lettura l’apostolo Paolo invita i cristiani di Corinto ad astenersi dal giudizio di qualunque genere, poiché questo è riservato al Signore alla fine dei tempi. Non giudicare l’apostolo stesso, i fratelli della fede, coloro tra i quali viviamo. Il giudizio ci pone sopra gli altri, rompe la carità, divide la comunità, il Corpo di Cristo.
Valentino ha saputo tenere unito il suo gregge, il corpo di Cristo col dono della sua vita: nella fede, nell’amore, nel martirio.

La nostra Diocesi e la vostra comunità in particolare deve accogliere questa consegna di Valentino: il messaggio della sua vita, che ha tradotto la Parola di Dio.
Assumere e svolgere l’ufficio pastorale sull’esempio di Gesù, buon pastore ciascuno nella propria condizione; Vivere la vita cristiana non come padrone e con arroganza, ma come “servitore” di Cristo e “amministratore” dei misteri di Dio; porsi nei confronti dei fratelli non come colui che giudica, che spacca la comunità, uccide con i giudizi e le parole i fratelli e divide il corpo di Cristo.

A tale proposito Papa Francesco così si espresse (4 marzo 2019):
“L’abitudine di parlare male degli altri porta alle guerre: nel quartiere, nel posto di lavoro, nella scuola. Se pensi che qualcuno faccia qualcosa di cattivo, diglielo apertamente, non dietro alla schiena. Il chiacchiericcio non risolve nulla e ti porta alla guerra”.
“Prima di sparlare degli altri prendi uno specchio e guardati, ti vergognerai dei tuoi difetti e penserai meno a quelli degli altri”… “Sparlare è un’abitudine che il diavolo mette in noi, contro la quale però abbiamo due medicine. La prima è la preghiera. Se ti viene di spellare un altro allora prega per lui. La seconda è ugualmente pratica: se ti senti di dire contro qualcuno morditi la lingua. Così si gonfia e non potrai parlare”.

Questa vostra comunità, orgogliosa di essere custode delle memorie di san Valentino, patrono della Diocesi e della città di Terni, oggi è chiamata e ringraziare per il dono che custodisce, ma anche interrogarsi sulla fedeltà alla propria vocazione e missione. Religiosi, presbiteri e laici si stringono in un aiuto vicendevole per essere all’altezza della “Missione Valentiniana”.

Già in passato ho esortato e oggi mi piace richiamare il mio sogno:
Il cammino di questa comunità parrocchiale e santuariale, come dicevo al termine della visita pastorale, deve prendere il passo di una condivisione maggiore con tutta la realtà diocesana: nella evangelizzazione, nella carità, nella liturgia, nella spiritualità e nella promozione dell’amore vero.
La comunità religiosa dei carmelitani, il Terz’Ordine Carmelitano con la comunità parrocchiale devono unire la testimonianza del carisma carmelitano, il messaggio di amore di Valentino, l’attenzione ai giovani, ai fidanzati, alla famiglia. Senza una decisa attenzione a queste scelte si resta nell’autoreferenzialità, nell’abitudinario, nell’immobilismo e ogni riproposizione di tradizioni legate al passato rischia di avere il sapore di folklorismo e non del dono del messaggio di Valentino a concittadini, pellegrini e devoti del Santo, sparsi in tutto il mondo.

La collocazione di una nuova vetrata, dono dei Lions e progetto e disegno degli studenti del dell’istituto Classico Artistico “Metelli” di Terni, si pone come volontà della società civile di affidare all’arte, alla tradizione e alla storia, attraverso i simboli valentiniani rappresentati, la vita, le opere, la testimonianza e l’influsso esercitato del vescovo Valentino al progresso e al bene della società, della nostra città, della Chiesa e dell’umanità intera. Questa comunità religiosa e parrocchiale viene investita della custodia anche di questi beni e della storia e dal messaggio da essi raffigurata e narrata. Una narrazione che diventa annuncio di Gesù Cristo, del suo amore per gli uomini e le donne e della consegna della speranza a giovani, innamorati, famiglie, poveri, malati, cercatori di Dio e credenti.

L’augurio
San Valentino torni in città a distribuire rose, benedizioni, moniti amorevoli e a guarire le ferite di cittadini, Istituzioni, partiti, associazioni civili ed ecclesiali, a sostenere i sogni e le speranze dei giovani e l’impegno di tutti al dialogo, alla pacifica convivenza civile e sociale, al gusto dell’amore e del volersi bene.

Istituto Teologico Assisi – Corso intensivo di alta specializzazione postuniversitario Guida turistica – Architettura e Arti per la Liturgia

Il Pontificio ateneo S. Anselmo con l’Istituto teologico di Assisi (Ita) e l’Istituto superiore di scienze religiose di Assisi (Issra) organizzano un Corso intensivo di alta specializzazione postuniversitario “Guida turistica – Architettura e Arti per la Liturgia”.

L’attenzione del programma è rivolta a comprendere il “cos’è” una chiesa, ovvero come si struttura simbolicamente e funzionalmente un edificio cultuale. L’obiettivo è quello di fornire alle guide turistiche una puntuale qualificazione in ambito liturgico, al servizio del quale l’architettura e le arti pongono la loro strumentazione.

Il corso inizierà lunedì 17 febbraio alle ore 10.00 presso il Sacro Convento di Assisi, sede Ita/Issra e l’iscrizione può essere fatta lunedì stesso e si concluderà il 20 febbraio.

Ad aprire le lezioni la prolusione di Stefania Proietti, sindaco di Assisi, su “Assisi e l’acquedotto del ‘Sanguinone’”. A seguire gli interventi di J. Pereira su “Elementi di liturgia del XIII secolo” e di G. Guidarelli su “La chiesa francescana”. Sempre il 17 si parlerà anche di Liturgia conventuale francescana e di Convento e città. Martedì 18 febbraio e nei giorni seguenti del corso, le lezioni si svolgeranno dalle 9.15 alle 17.15. Il primo intervento del 18 sarà quello di G. Guidarelli su “Il chiostro”. Seguirà P. Maranesi con “La figura di Francesco” e A. Dall’Asta con “Origini di un ‘nuovo’ spazio liturgico”.

Giovedì 20 febbraio conclusione con le lezioni degli esperti umbri M. Soranzo su “Programmi iconografici, spazi celebrativi e devozionali”, e E. Lunghi su “Le trasformazioni tridentine nelle Basiliche di Assisi”.

SEDE: ITA-ISSRA e Sacro Convento di Assisi

Lunedì 17 febbraio

10.00-10.30 S. Proietti Prolusione: Assisi e l’acquedotto del “Sanguinone”

10.30-11.30 J. Pereira Elementi di liturgia del XIII secolo

11.45-12.45 Liturgia conventuale francescana

15.00-16.00 G. Guidarelli La chiesa francescana

16.15-17.15 Convento e città

Martedì 18 febbraio

9.15-10.00 G. Guidarelli Il chiostro

10.30-11.30 P. Maranesi La figura di Francesco

11.45-12.45 Fondamenti della Regola

15.00-17.15 A. Dall’Asta Origini di un “nuovo” spazio liturgico

Mercoledì 19 febbraio

9.15-10.00 R. Monteiro Teologia dell’edificio Chiesa

10.30-11.30 Teologia delle porte basilicali

11.45-12.45 Teologia dell’edificio basilicale

15.00-17.15 A. Scattolini Il vangelo della Passione (transetto “Lorenzetti”)

Giovedì 20 febbraio

9.15-12.45 M. Soranzo Programmi iconografici, spazi celebrativi e devozionali

15.00-17.15 E. Lunghi Le trasformazioni tridentine nelle Basiliche di Assisi

Foligno – comunicazioni sociali le linee guida editoriali della Gazzetta di Foligno e Radio Gente Umbra

Mercoledì 12 febbraio Mons. Luigi Filippucci, Presidente della Fondazione San Domenico ente proprietario dei mezzi di comunicazione Gazzetta di Foligno e Radio Gente Umbra nonché Direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Diocesi di Foligno, ha consegnato ai direttori della radio, del settimanale diocesano e ai collaboratori dell’Ufficio pastorale, le linee editoriali triennali della fondazione che servono “per realizzare quel processo di cammino d’insieme per costruire una certa unità nella nostra diocesi a servizio della persona e del territorio“. Così ha voluto sottolineare Mons. Filippucci la consegna perché “la Chiesa esiste per narrare e annunciare affidandosi ad una comunicazione che è fedele al Vangelo, all’antropologia, all’etica e alla Costituzione italiana“. Infatti continua Mons. Filippucci citando l’articolo 1 dello statuto, la Fondazione San Domenico si propone ” […] di sostenere la pastorale religiosa e contribuire alla formazione culturale, civile e religiosa della persona, del territorio, della Regione Umbria” e per questo “siamo tutti chiamati a mettersi in gioco sul comunicare nel territorio per essere una prossimità inclusiva frutto di relazioni. Noi tutti siamo al servizio del territorio, dei territori, pensando e progettando qualcosa di bello, di buono e di vero, per costruire una comunicazione libera e autorevole. Una comunicazione che accompagna l’uomo alla libertà e questa dovrà contribuire, sempre di più, a costruire comunità“. Come viene sottolineato nelle Linee editoriali gli strumenti della comunicazione dovranno configurarsi come quegli organi d’informazione del territorio caratterizzati da una sana laicità che s’interessa dell’intera realtà sociale, politica ed ecclesiale, leggendola dal punto di vista cristiano e “[…] offrendo un linguaggio efficace, non condizionato da visioni ideologiche e non distorto da partigianerie” attraverso ascolto, prossimità, creatività, dialogo.

Assisi – 24mila pellegrini sui cammini francescani

Sono circa 24.000 le persone che nel 2019 hanno percorso i cammini in Umbria da soli, in gruppo o in compagnia degli amici a quattro zampe. Di questo numero record circa 17.000 hanno percorso i sentieri francescani verso Assisi. Gli arrivi censiti nel 2019 dalla Statio Peregrinorum del Sacro Convento di Assisi sono 4.124 e offrono una chiara fotografia di un fenomeno in grande crescita e che sta rinnovando e dando slancio al turismo e all’immagine dell’Umbria in Italia e nel mondo.

Da anni, le istituzioni civili e religiose della Regione lavorano in stretta sinergia con le associazioni e gli operatori turistici del territorio per promuovere e migliorare l’esperienza religiosa, spirituale e turistica del pellegrino che decide di attraversare il “Cuore Verde d’Italia” per arrivare ad Assisi, a Loreto o a Roma. Secondo i dati statistici, la città di Francesco è la meta preferita in Italia (79,88%) per compiere un pellegrinaggio a piedi, in bicicletta, a cavallo o con handbike.

I DATI
La Statio Peregrinorum, che raccoglie i dati dei camminatori che giungono alla Basilica di San Francesco, evidenzia anche per il 2019 un aumento di arrivi rispetto all’anno precedente. Un trend in crescita se si pensa che nel 2015 sono stati registrati 970 pellegrini, 3.185 nel 2016, 3.626 nel 2017 e 3.950 nel 2018. Chi percorre i cammini francescani sono in maggioranza uomini (50,43%) mentre le donne rappresentato il 45,54%. Il 92,4% l’ha percorso a piedi, il 4,24% in bicicletta, lo 0,13% a cavallo, lo 0,04% in sedia a rotelle o handbike.

DA DOVE ARRIVANO
La maggioranza dei pellegrini sono italiani, ma è comunque un’esperienza conosciuta e apprezzata in tutto il mondo se si pensa che provengono dai 5 continenti e da oltre 50 nazioni. Tra gli stranieri al primo posto ci sono i tedeschi (26,11%), a seguire: i francesi (12,5%), gli austriaci (9%), gli statunitensi (8,65%), i brasiliani (5,11%), gli olandesi (5%) e perfino camminatori provenienti dal Tagikistan e dallo Swaziland. In crescita i flussi di pellegrini scandinavi: Norvegia, Finlandia e Svezia.

I CAMMINATORI
I cammini francescani sono per tutte l’età: al primo posto i pellegrini dai 30 ai 60 anni (49,7%) a seguire con il 29,9% gli ultrasessantenni mentre tra i 18 e 30 sono il 14%. Il camminatore più giovane del 2019 è stato Giacomo di soli 13 mesi. Il periodo preferito va da aprile ad ottobre, con un picco ad agosto per gli italiani. Gli stranieri si concentrano nei mesi di maggio, giugno e settembre. Il 61% dei camminatori viaggiano da soli invertendo la tendenza del passato.

I cammini francescani sono l’esempio reale e concreto dei valori del Santo di Assisi di fraternità, accoglienza e rispetto dell’ambiente.

Perugia: Presentato il progetto “Ambulatorio della Solidarietà” con la campagna “Ho bisogno di te”. Il cardinale Gualtiero Bassetti: «Quando si fa un atto d’amore, ci si mette sempre in una avventura». L’arcivescovo di Camerino Francesco Massara: «Condividere il nostro benessere verso chi non ha nulla»

L’“Ambulatorio della Solidarietà” di Perugia, avviato in fase sperimentale lo scorso autunno, risponde in maniera concreta al tema della Giornata mondiale del malato 2020, che la Chiesa celebra l’11 febbraio, festa liturgica della Madonna di Lourdes, e al messaggio del Papa in cui pone l’accento sulle persone che «nel mondo intero non hanno la possibilità di accedere alle cure, perché vivono in povertà». Si tratta di un progetto sostenuto dal cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, e condiviso dall’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche monsignor Francesco Massara. Sono i pastori delle due Arcidiocesi proprietarie, insieme alla Fondazione Eremo Santuario del Beato Rizerio di Muccia (Mc), della Casa di cura “Clinica Lami” Spa di Perugia, struttura sanitaria che ha reso possibile la realizzazione di questo progetto.

I destinatari del progetto.

L’“Ambulatorio della Solidarietà” è nato da una crescente richiesta di aiuto alla Caritas; nella fase sperimentale ne hanno usufruito trenta persone. Basti pensare che nei primi cinque anni di attività del Consultorio medico della Caritas di Perugia, sono state archiviate 680 cartelle di persone richiedenti un aiuto sanitario, con una media di 120-130 persone all’anno, delle quali un terzo italiane spesso senza fissa dimora e pensionate. L’“Ambulatorio della Solidarietà” è’ per pazienti, non esenti per patologia, fra i sei e i sessantacinque anni di età, identificati nella fascia di reddito “R1”, fra 0 e 36 mila euro lordi, che rinunciano a sottoporsi a visite ed esami mettendo a rischio la salute. In tutta l’Umbria, una regione con meno di 900mila abitanti, sono circa 200mila le persone con reddito “R1” e oltre 113mila quelle in povertà relativa, pari al 14,6% della popolazione, nettamente superiore a quella nazionale dell’11,8% (dato Istat 2018).

La collaborazione con la “Clinica Lami”.

Quest’ambulatorio è il frutto della collaborazione tra Caritas, Ufficio per la pastorale della salute, Associazione medici cattolici di Perugia e la Casa di cura “Clinica Lami”. Quest’ultima ospita l’“Ambulatorio della Solidarietà”, mettendo a disposizione locali e strutture il cui utilizzo è regolamentato da una convenzione stipulata tra l’Arcidiocesi di Perugia e la “Lami”. Clinica che le summenzionate Arcidiocesi e Fondazione religiosa hanno ricevuto in eredità dal suo fondatore, il chirurgo Cesare Lami Angelucci animato da spiccato senso di carità, che avviò l’attività nel 1950 come casa di cura polispecialistica per poi occuparsi in particolare di Ortopedia e riabilitazione funzionale. La “Clinica Lami” da sempre pone al centro il malato, che significa credere in concreto ad un concetto integrale di salute in cui le dimensioni fisica, psichica, spirituale e sociale si intersecano in un tutt’uno. Le sue opere sono finalizzate al bene più che al guadagno di per se stesso, con l’utilizzo degli utili di gestione per attività caritativo-assistenziali.

La conferenza stampa.

Alla conferenza stampa di presentazione dell’“Ambulatorio della Solidarietà”, a cui sono intervenuti il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo Francesco Massara, i presidenti della “Clinica Lami” Fabio Barboni e dell’Amci Perugia Marco Dottorini e la responsabile del Consultorio medico della Caritas perugina Fiammetta Marchionni, è stata illustrata la campagna “Ho bisogno di te”. Si tratta di una campagna di informazione-promozione, che riporta nel manifesto il volto del venerabile servo di Dio Vittorio Trancanelli, noto chirurgo perugino del quale è in corso la causa di canonizzazione, rivolta a tutti i medici perché aderiscano all’iniziativa donando del proprio tempo all’ambulatorio, garantendo l’attività e assicurando le necessità specialistiche che si presentano. Riguardo a questa campagna è stata inviata una richiesta di collaborazione anche all’Azienda Ospedaliera “Santa Maria della Misericordia” di Perugia, all’Azienda USL Umbria 1 e all’Ordine dei Medici di Perugia. «C’è bisogno di tante specialità per poter rispondere a tutte le necessità che vengono raccolte», ha commentato il dottor Dottorini nel presentare la campagna “Ho bisogno di te”. «I numeri che abbiamo – ha aggiunto il presidente dell’Amci perugina – sono estremamente pesanti dal punto di vista sociale ai quali, forse, non tanto l’attenzione pubblica si rivolge perché sono molte le persone che hanno bisogno di assistenza sanitaria».

L’accesso all’ambulatorio.

L’accesso all’“Ambulatorio della Solidarietà” (il sabato mattina), dove è possibile eseguire anche esami radiologici e di laboratorio attraverso la “Clinica Lami” i cui costi sono sostenuti dall’Arcidiocesi di Perugia con il Fondo 8XMille per la Carità, è revisionato dalla Caritas, attraverso il suo Consultorio, e dai medici di Medicina generale che conoscono le situazioni dei pazienti per garantire una corretta fruizione delle prestazioni offerte.

Servizio gratuito, ma più medici volontari.

Rispondendo ad una domanda, il cardinale Bassetti ha ribadito che «il servizio è gratuito, pero le spese sanitarie vanno pagate, quindi, ben vengano offerte alla Caritas diocesana per questa attività, ma noi insistiamo soprattutto sul volontariato, che mi sta molto a cuore, soprattutto quello per i giovani.  L’“Ambulatorio della Solidarietà” – ha sottolineato il cardinale – è una bellissima iniziativa di volontariato che è sempre un’espressione di amore gratuito. E quando si fa un atto d’amore, ci si mette sempre in una avventura». E ben venga quest’avventura quando, ha proseguito il presule, «mi sono trovato davanti a delle persone indigenti che avevano bisogno di cure e si ponevano il problema se farle o meno, perché dovevano sottrarre risorse economiche alla famiglia, ai figli…».

Concretizzato un invito esplicito del Papa.

Il cardinale Bassetti ha evidenziato come «la campagna “Ho bisogno di te”, che affianca il progetto “Ambulatorio della Solidarietà”, rientra anche nella lettera che il Santo Padre ha scritto per la Giornata mondiale del malato, “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28). Siamo contenti che un invito esplicito del Papa abbia potuto trovare concretezza insieme all’Arcidiocesi di Camerino e, soprattutto, con coloro che si sono presi il carico di portare avanti quest’iniziativa, che sono i nostri medici». Sanitari che sono stati ringraziati anche dall’arcivescovo monsignor Massara, insieme a quanti faranno servizio di volontariato presso l’“Ambulatorio della Solidarietà”.

Un progetto da stimolo e da apri strada.

«Ai miei studenti universitari di Medicina gli dico – ha aggiunto l’arcivescovo di Camerino –: quando voi sarete medici offrite alcune visite gratis a chi ne ha bisogno, perché dobbiamo anche saper condividere il nostro benessere verso chi non ha nulla. Quest’ambulatorio è un grande servizio a questa terra, ma il povero è povero a Perugia, a Camerino e in tutte le parti del mondo, non ha né colore, né nazione, è sempre un povero. Questo progetto, realizzato con la “Clinica Lami”, possa essere da stimolo un po’ a tutti noi per aprire più il cuore verso tante persone nel bisogno. E possa essere da apri strada per altri, che, nei loro spazi, diano anche un tempo e un luogo a chi ha bisogno. Il bene va fatto conoscere e deve contaminare il cuore delle persone».

«Ringrazio il cardinale Bassetti – ha detto monsignor Massara – per avermi fatto condividere pienamente il suo desiderio di realizzare questo ambulatorio, anche perché Camerino, con il terremoto, ha ricevuto e continua a ricevere tanta solidarietà».

Gli altri interventi in conferenza stampa hanno sottolineato l’importanza del progetto, che va anche a colmare le lacune dello Stato sociale in ambito sanitario e a sollecitare l’opera di volontariato tra i medici specialisti. Già in altre città italiane sono attive esperienze simili per dare risposte più tecnico-sanitarie e specialistiche, oltre a servizi per la distribuzione e l’aiuto nell’acquisto di farmaci. L’“ambulatorio perugino, è stato evidenziato, sta dando già alcune risposte sia di diagnostica strumentale che di esami di laboratorio.

Città di Castello – morte del diacono Franco Belli

Questa mattina, mentre la Chiesa stava per celebrare la memoria della Madonna di Lourdes e la giornata mondiale del malato, dopo un lungo periodo di infermità amorevolmente assistito dalla moglie Gabriella e dai figli Cristina e Bruno, é morto il diacono Franco Belli.

Nato a Città di Castello il 9 marzo 1940 ha svolto la propria attività lavorativa come dipendente della Ferrovia Centrale Umbra diventando capostazione titolare a Trestina e a Città di Castello.

Raggiunta l’età della pensione, vivendo la grazia di un radicale ripensamento di vita, aveva iniziato il percorso di discernimento nella comunità diaconale tifernate guidata dal compianto mons. Loris Giacchi. É stato ordinato diacono permanente dal vescovo Pellegrino Tomaso Ronchi il 28 giugno 1999. Ha svolto il proprio ministero nelle comunità parrocchiali di Santa Maria Maggiore e di san Domenico.

La Chiesa diocesana di Città di Castello ringrazia il Signore per il dono del diaconato che Franco ha svolto e si unisce al dolore e alla speranza di tutti i familiari che lo hanno benevolmente seguito, curato ed amato.

La santa messa esequiale si svolgeranno giovedì 13 febbraio alle ore 15 nella Basilica Cattedrale di Città di Castello (Duomo inferiore).

Perugia: Celebrata la Giornata mondiale del malato. Il cardinale Bassetti: «La vita va accolta, tutelata, amata, protetta, rispettata dal suo nascere fino al suo morire»

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28) è il tema 28a della Giornata mondiale del malato, celebrata a Perugia, a livello diocesano, domenica pomeriggio 9 febbraio, presso la chiesa parrocchiale del quartiere di Santa Lucia, con la S. messa presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti insieme a diversi parroci per malati, disabili e quanti si prendono cura di loro: medici, operatori socio-sanitari, familiari e volontari (Unitalsi, Croce Rossa, Misericordia, Caritas e Associazione perugina di volontariato). Sul tema di questa 28a Giornata il cardinale si è soffermato nell’omelia: «Queste parole mi commuovono sempre – ha detto – e Gesù non ne poteva trovare di migliori. Erano indirizzate ai poveri, ai malati che Lui incontrava per le strade della Galilea e della Palestina. Poveri, semplici, malati, peccatori, emarginati dal peso della legge e da un sistema sociale che, non meno di quello di oggi, opprimeva soprattutto i bisognosi. Gli occhi di Gesù vedono, perché Lui guarda in profondità, perché Lui si prende cura, perché Lui è il buon samaritano».

«Come dice papa Francesco – ha proseguito il cardinale rivolgendosi ai numerosi fedeli –, la malattia vi pone, in modo particolare, tra quanti stanchi ed oppressi attirano uno sguardo e il cuore di Gesù. E dal Suo cuore viene la luce per i vostri momenti di buio, la speranza per il vostro sconforto». Bassetti ha poi ricordato che «Gesù ci dice anche che siamo il “sale della terra”, la “luce del mondo” e questa nostra missione non deve essere mai disattesa. Purtroppo, ognuno di noi sa bene di essere una povera persona, io per primo. Davvero siamo umili dinanzi alla Parola di Dio. Gesù ci dice: “Coraggio, tu sei sale e luce” e questo è un grande incoraggiamento perché Lui è il primo a non vergognarsi di noi e delle nostre fragilità».

Il cardinale ha colto anche l’occasione per annunciare, con profonda soddisfazione, quello che per lui è la realizzazione di un sogno, ovvero l’apertura dell’“Ambulatorio della Solidarietà”, il cui progetto sarà presentato a Perugia, in conferenza stampa, l’11 febbraio. «Incontro periodicamente tante persone – ha commentato – che si trovano costrette a dire: “Se mangio non mi curo, se mi curo non mangio”. C’è tanta povertà intorno a noi, della quale forse spesso non ci rendiamo nemmeno conto. Quest’ambulatorio è un progetto di carità per pazienti indigenti bisognosi di cure; un grande sogno che avevo in cuore da tanto tempo e ringrazio il Signore perché mi ha dato la possibilità di vederlo realizzato. E’ un progetto che vede impegnate diverse realtà della nostra Chiesa: la Caritas diocesana, la Pastorale della salute, i medici della Sezione di Perugia dell’Amci (Associazione Medici Cattolici italiani) e la Casa di Cura “Clinica Lami”».

Il cardinale, avviandosi alla conclusione, ha avuto parole di apprezzamento per tutti coloro che quotidianamente stanno al fianco di persone bisognose di cure. «In questo contesto, proprio per tutto quello che si fa per chi è più fragile e per chi è più malato – ha sottolineato Bassetti –, voglio ringraziare quanti si prodigano a livello umano e cristiano concretizzando nella propria vita il passo evangelico del buon samaritano. Dai familiari, perché tanti di loro portano la croce insieme ai congiunti malati, ai miei sacerdoti, agli operatori sanitari, ai medici, agli infermieri, ai volontari e a tutti coloro che si fanno carico delle persone sofferenti curandone le ferite, perché, come ripete il Papa, la vita è sacra, appartiene a Dio, e pertanto è inviolabile. La vita va accolta, tutelata, amata, protetta, rispettata dal suo nascere fino al suo morire».

Assisi – presentato il romanzo scritto da Mirjam Viterbi, ebrea salvata in Assisi negli anni 43’-’44.

“Pax et bonum” è il saluto inviato ad Assisi da Mirjam Viterbi Ben Horin ai partecipanti della presentazione del suo romanzo inedito intitolato “Gli abitanti del Castelletto, una luce nel buio della Shoah”, che si è tenuta lunedì 10 febbraio nella sala della Spogliazione del palazzo vescovile di Assisi. All’incontro, moderato dal giornalista del Tg1, Ignazio Ingrao, erano presenti le autorità civili e militari insieme a tanti cittadini e studenti delle scuole secondarie di Assisi, Santa Maria degli Angeli e Terni.

“In questo romanzo – ha detto il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino – c’è un dramma espresso con un codice straordinario che in definitiva è un giudizio di fuoco su quello che successe allora. Un giudizio dato con un codice da bimba di una fantasia spigliata, di una sognatrice che oppone al buio della Shoah un sogno luminoso che è un giudizio. Lei in qualche maniera ha tradotto il giudizio sull’orrore con una favola. È un libro da leggere in controluce, un libro sandwich che porta dentro la perla preziosa e la contestualizza”.

Rivolgendosi in particolare agli studenti, la presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, ha spiegato che oggi “continuiamo a fare ‘Memoria’ perché vogliamo trasmettere a voi ragazzi il senso della fiducia, ma anche della responsabilità”. Parlando di Assisi quale città virtuosa ha spiegato che altri luoghi non lo sono. “Non lo sono le piazze quando diventano luogo per inneggiare a personaggi del passato che non hanno fatto il bene, non lo sono neanche le scuole quando sul banco del compagno viene messa la svastica per scherzare. La speranza non può essere tradita dall’idiozia, dal male, dall’indifferenza. L’indifferenza purtroppo è sempre più all’ordine del giorno. Cerchiamo di stimolare una ribellione nei confronti del male. Dovete avere la capacità e la coscienza di sapere reagire. La vostra coscienza critica – ha concluso – passa anche nel conoscere quello che sta accadendo intorno a voi. Cercate di scegliere bene che tipo di futuro volete avere. Solo insieme potremmo vedere sconfitto il male”.

Il sindaco di Assisi, Stefania Proietti ha comunicato che “nel prossimo consiglio comunale verrà proclamata la cittadinanza onoraria per la pace a tutti i sopravvissuti italiani della Shoah. Quei sopravvissuti all’epoca erano bambini”. Rivolgendosi ai giovani l’invito affinché siano “la riscossa, il coraggio e la speranza in un mondo migliore. Dobbiamo dire grazie al Museo della memoria – ha concluso – per aver riscoperto questa straordinaria pagina di storia”.

La psicoterapeuta Miriam Marinelli, che ha scritto la postfazione del romanzo ha detto che “la sofferenza ha come antidoto la solidarietà” e parlando della spogliazione di Francesco ha evidenziato che con questo gesto egli “si è spogliato dell’abito, ma anche di tutto ciò che può essere distante dall’altro”. Al termine della cerimonia due studentesse dell’istituto Casagrande di Terni hanno letto la storia della famiglia Viterbi scritta in classe immedesimandosi nelle due sorelle Mirjam e Graziella Viterbi.

Perugia: Domenica 9 febbraio, la 28a Giornata mondiale del malato celebrata in diocesi e presentazione dell’“Ambulatorio della Solidarietà” e la campagna “Ho bisogno di te” rivolta a medici specialisti.

La comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve celebra la 28a Giornata mondiale del malato domenica 9 febbraio (ore 15.30), presso la chiesa parrocchiale del quartiere perugino di Santa Lucia, con la S. messa presieduta dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti per malati, disabili e quanti si prendono cura di loro: medici, operatori socio-sanitari, volontari e familiari. Il tema della Giornata è tratto dal Vangelo di Matteo: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28).

Papa Francesco, in occasione di questa Giornata, sottolinea il dottor Stefano Cusco, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della salute, «ha rivolto un messaggio in cui evidenzia quanto sia importante per l’uomo la guarigione di Dio: “Gesù rivolge l’invito agli ammalati e agli oppressi, ai poveri – scrive il Papa – che sanno di dipendere interamente da Dio e che, feriti dal peso della prova, hanno bisogno di guarigione. Gesù Cristo, a chi vive l’angoscia per la propria situazione di fragilità, dolore e debolezza, non impone leggi, ma offre la sua misericordia, cioè la sua persona ristoratrice. Gesù guarda l’umanità ferita. Egli ha occhi che vedono, che si accorgono, perché guardano in profondità, non corrono indifferenti, ma si fermano e accolgono tutto l’uomo, ogni uomo nella sua condizione di salute, senza scartare nessuno, invitando ciascuno ad entrare nella sua vita per fare esperienza di tenerezza”. Queste parole del Santo Padre – conclude il dottor Cusco – le accogliamo nella nostra professione di operatori sanitari accanto a quanti soffrono nel corpo e nello spirito come un incoraggiamento e nella speranza che possano essere condivise da tutti, credenti e non, nel diventare dei “buoni samaritani” nella vita di tutti i giorni».

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Tra le iniziative promosse a Perugia in occasione della Giornata del malato, che la Chiesa celebra nel mondo l’11 febbraio, festa liturgica della Madonna di Lourdes, è in programma la presentazione dell’“Ambulatorio della Solidarietà”, attivato di recente presso la Casa di Cura “Clinica Lami” di proprietà delle Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche e di Perugia-Città della Pieve.

Si tratta di un ambulatorio per pazienti indigenti, coloro che non hanno la possibilità economica di pagarsi una visita specialistica o degli accertamenti clinici e per tale motivo non si curano. E’ un progetto promosso da Caritas diocesana, Ufficio diocesano per la pastorale della salute, Sezione perugina dell’Amci (Associazione medici cattolici italiana) in collaborazione con la stessa “Clinica Lami”.

Martedì 11 febbraio, alle ore 11, presso la Sala San Francesco del Palazzo arcivescovile di Perugia (piazza IV Novembre 6), si terrà una conferenza stampa di presentazione del progetto “Ambulatorio della Solidarietà” a cui interverranno il cardinale Gualtiero Bassetti, l’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche mons. Francesco Massara e i presidenti della Casa di Cura “Clinica Lami” dottor Fabio Barboni e dell’Amci di Perugia dottor Marco Dottorini.

All’incontro con la stampa sarà avviata la campagna “Ho bisogno di te” rivolta a medici specialisti disposti a offrire un’ora del proprio tempo libero e della propria professionalità da dedicare all’“Ambulatorio della Solidarietà”. Riguardo a questa campagna è stata inviata una richiesta di collaborazione all’Azienda Ospedaliera “Santa Maria della Misericordia” di Perugia, all’Azienda USL Umbria 1 e all’Ordine dei Medici di Perugia. In tutta l’Umbria, spiegano i promotori del progetto, «sono circa 200.000 le persone con reddito basso (“R1” da 0 a 36.000 euro) di cui diversi perugini si recano periodicamente ai Centri Caritas per chiedere aiuto o, più semplicemente, che è più grave per la loro salute, non si curano».