Primo open day per gli Istituti Superiore di Scienze Religiose e Teologico di Assisi. Un percorso universitario che porta anche alla professionalizzazione dell’insegnamento della religione cattolica

Giovedì 30 marzo, dalle 15 alle 17, ci sarà il primo open day degli Istituti Superiore di Scienze Religiose (ISSRA) e Teologico di Assisi (ITA), che hanno sede nella città serafica, in via Beato Ludovico da Casoria 7, a ridosso del Seminario regionale.
L’ISSRA propone una formazione nell’ambito del sapere teologico e delle scienze religiose nel confronto con la cultura contemporanea, finalizzata alla formazione religiosa di laici e di persone consacrate per l’assunzione di impieghi professionali in differenti ambiti della vita ecclesiale e secolare. È diretto da suor Roberta Vinerba e dall’anno accademico 2008-2009 a quello 2022-2023 ha più che raddoppiato gli iscritti, passando da 62 a 142.
L’ITA offre la formazione culturale, biblica e teologica ai candidati ai ministeri ordinati e agli altri ministeri ecclesiali. Il preside è padre Giulio Michelini, ofm.
Entrambi, ISSRA e ITA, sono promossi dalla Conferenza episcopale umbra (Ceu) e dalle Famiglie Religiose Francescane e sono gestiti dalla Fondazione “Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi”, eretta dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica ed aggregata alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense di Roma. Il moderatore dei due Istituti è mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu. Quanti parteciperanno all’open day saranno accolti da suor Vinerba, da padre Michelini, da mons. Boccardo, dagli altri docenti e dagli studenti. Avranno anche la possibilità di assistere ad una parte di lezione. Maggiori info: https://ita-issra.it/

«Anche noi – afferma il direttore dell’ISSRA suor Roberta Vinerba – vogliamo aprire i nostri Istituti alla possibilità di conoscere i luoghi, i docenti, la proposta formativa. Sono particolarmente invitati quei ragazzi e ragazze che in questo momento stanno decidendo quale Università scegliere. È giusto che sappiano che ad Assisi c’è la possibilità di una professionalizzazione per quanto riguarda l’insegnamento della religione cattolica, attraverso lo studio della teologia, della filosofia, della storia e delle scienze del senso. È possibile, cioè, acquisire una laurea per insegnare religione nelle scuole di ogni ordine e grado. I nostri Istituti, poi, sono anche aperti a coloro che hanno già una professione, ma hanno il desiderio e la voglia di interrogarsi, di sapere e di scoprire tutto quello che riguarda le domande del senso».

«L’ISSRA in particolare – afferma il moderatore dei due Istituti mons. Boccardo – si presenta come una opportunità per quei giovani che finiscono la scuola superiore e che vogliono intraprendere un cammino di formazione universitario. È uno strumento per approfondire la fede. E una fede pensante, poi, si trasmette. Perché allora non pensare anche a questo percorso universitario che permette da una parte di comprendere le ragioni del credere e dall’altra di mettere poi a servizio delle giovani generazioni, anche nell’insegnamento, quanto è stato acquisito e fatto diventare patrimonio personale. È un invito e una sfida: tra le tante facoltà universitarie perché non considerare seriamente anche questa?».

Perugia – con la veglia di preghiera celebrata la Giornata dei missionari martiri nel mondo

Anche a Perugia è stata celebrata la Giornata dei missionari martiri nel mondo nel ricordo dell’uccisione, nella cattedrale di San Salvador, dell’arcivescovo san Oscar Romero, il 24 marzo 1980, che ha dato la vita per il Vangelo.

Nel capoluogo umbro, presso il centro parrocchiale “Shalom” di Santo Spirito, si è tenuta la Veglia di preghiera guidata dall’arcivescovo Ivan Maffeis insieme ai sacerdoti mons. Orlando Sbicca, direttore dell’Ufficio diocesano per le missioni, mons. Saulo Scarabattoli, parroco di Santo Spirito, don Marco Briziarelli, direttore della Caritas diocesana, e don Antony Situma, cappellano della comunità anglofona.

Nel commentare la Parola di Dio, l’arcivescovo Maffeis, ha ricordato le sue esperienze missionarie, maturate durante le visite ai suoi confratelli trentini nel sacerdozio in terra di missione, e la forza che ha ricevuto dal poter condividere le gioie e le speranze, le sofferenze e le attese di questi sacerdoti dediti a testimoniare il Vangelo nelle regioni più remote del mondo. “Come ci mostra la vita di san Oscar Romero – ha detto mons. Maffeis – solo il servizio umile e costante per la dignità dell’uomo porta frutto. Siamo tutti chiamati ad aprire il cuore ed a sentirci parte della Chiesa che è nel mondo”.

La veglia è stata preceduta dalla “cena povera” (a base di riso e patate), per sostenere i ragazzi del “Centro Kay Chal” dove ha lavorato per tanti anni suor Luisa Dall’Orto, uccisa ad Haiti lo scorso 22 giugno. “Sono fanciulli che hanno sofferto sia per il terremoto del 2010 che per le successive violenze e distruzioni da parte di bande armate”. A sottolinearlo, a margine della veglia, è stata Anna Maria Federico, responsabile del Centro missionario umbro e operatrice dell’Ufficio diocesano missionario di Perugia, che ha anche commentato che “con questa celebrazione così intensa e partecipata abbiamo tutti sentito di essere Chiesa viva e sperimentato che l’animazione missionaria, a partire da quella parrocchiale, è un valore aggiunto che ci fa crescere tutti”.

Come segno di speranza che non muore mai, nemmeno in terra di missione, sono stati deposti ai piedi dell’altare i ceri accesi dall’arcivescovo con i colori dei cinque continenti insieme a cinque vasetti di grano germogliato.

Assisi – il disarmo nucleare organizzata dal Comitato Civiltà dell’Amore, dalla Diocesi e dalla Città di Assisi

“Una commissione permanente con esperti russi e americani, che possa lavorare  in collaborazione con i leader cattolici e delle altre religioni, per cercare soluzioni utili ai governi che possiedono armi nucleari per incoraggiare modi e mezzi per ridurre gli arsenali e i pericoli nucleari”. È uno dei passaggi del documento finale della conferenza di pace per un tavolo di dialogo sul disarmo nucleare svoltasi sabato 25 marzo nella Sala dei vescovi del Santuario della Spogliazione di Assisi e organizzata dal Comitato Civiltà dell’Amore, dalla Diocesi di Assisi – Nocera – Gualdo e dalla Città di Assisi.

Nel corso dell’iniziativa, alla quale hanno presenziato il presidente del Comitato Giuseppe Rotunno, il vescovo diocesano monsignor Domenico Sorrentino e il sindaco Stefania Proietti, è stata ribadita “la necessità di un dialogo costante, soprattutto in questo momento tra esperti russi e americani, per ridurre il rischio dell’uso di armi nucleari con conseguenze catastrofiche. Stati Uniti e Russia detengono la vasta maggioranza dell’arsenale nucleare mondiale e hanno la speciale responsabilità di lavorare insieme a misure pratiche che riducano la minaccia di una guerra nucleare. Dalla terra natia di San Francesco, il Santo della pace e dell’amore per i poveri – si legge nella dichiarazione – parte la speranza di utilizzare i fondi attualmente spesi per le armi nucleari per scopi umanitari migliori”.

Terni – Veglia di preghiera per la giornata dei Missionari Martiri

Il 24 marzo nella chiesa di Santa Maria della Misericordia a Terni è stata celebrata la giornata dei Missionari Martiri, con la veglia di preghiera “Di me sarete testimoni” presieduta dal vescovo Francesco Soddu.
Un ricordo dei 18 missionari uccisi nel corso del 2022, di cui due italiani: si tratta di suor Luisa Dell’Orto, Piccola Sorella del Vangelo, assassinata in un agguato tra i vicoli della capitale di Haiti il 25 giugno, e di suor Maria De Coppi, missionaria comboniana, uccisa in Mozambico nel corso di un’azione terroristica il 6 settembre 2022.
Il vero testimone è il “martire”, colui che dà la vita per Cristo, la prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù, l’esperienza di essere salvati da Lui che spinge ad amarlo sempre di più. La veglia è stata scandita dalle letture di brani tratti dal messaggio di papa Francesco per la giornata missionaria mondiale, dai canti, dalla lettura del Vangelo e del martirologio in memoria degli uomini e donne uccisi nel mondo. A conclusione della veglia la consegna del segno rappresentato da un sacchetto con semi di grano segno del seme che muore per dare frutto, accompagnato da un pensiero di mons. Oscar Romero. Le offerte raccolte come segno concreto di partecipazione all’opera di apostolato saranno donate a suor Agnese in Congo per le orfane e le ragazze che si formano professionalmente per provvedere al loro futuro.
La celebrazione della Giornata dei missionari martiri si colloca nel giorno dell’uccisione di monsignor Oscar Romero, il 24 marzo 1980 in El Salvador, e vuole fare memoria del suo impegno a fianco del popolo salvadoregno, oppresso da un regime elitario incurante della sorte dei più poveri e dei lavoratori.

Perugia – riapre al culto la chiesa parrocchiale dei Ss. Biagio e Savino.

«La scelta di eseguire i lavori di restauro e consolidamento strutturale dal pavimento al tetto nasce sicuramente in un tempo azzardato, perché sono iniziati subito dopo la fase acuta del Covid-19, esattamente un anno fa. Già la pandemia aveva provocato una prima significativa diaspora di fedeli a cui si è aggiunta quella altrettanto consistente dovuta alla chiusura della chiesa dal giorno seguente la festa del Santo patrono Biagio, il 4 febbraio dello scorso anno». A sottolinearlo è il parroco dei Ss. Biagio e Savino di Perugia, don Luca Delunghi, nell’annunciare la riapertura al culto della chiesa, domenica 26 marzo, V di Quaresima, con la celebrazione eucaristica, delle ore 17, presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis.
“Si direbbe che questa chiesa, ristrutturata dal pavimento fino al tetto, sia un po’ una parabola di tutto il cammino quaresimale che vorrebbe rinnovare tutti noi, dalla testa ai piedi, farci persone nuove”. Così l’arcivescovo Ivan Maffeis ha esordito nell’omelia pronunciata, domenica pomeriggio 26 marzo, nella chiesa parrocchiale dei Ss. Biagio e Savino di Perugia, riaperta al culto dopo un anno di lavori di restauro e di consolidamento strutturale. “Se nei prossimi mesi sarà realizzato l’affresco dell’abside, completando i lavori – ha proseguito l’arcivescovo –, che tratteggerà l’Agnello, segno del Crocefisso Risorto, e la Gerusalemme, la città Santa, quest’affresco, che ancora non c’è, se chiudiamo per un istante gli occhi e ripensiamo nel nostro cuore al racconto che abbiamo appena ascoltato dal Vangelo (la resurrezione di Lazzaro, n.d.r.), siamo introdotti nella città santa, in quella vita nuova che viene incontro con il Signore… Gesù prende parte a questo dolore lancinante che la morte porta nel cuore umano. Anche Lui, davanti alla morte di Lazzaro, è turbato, si commuove… Non si tratta di credere in qualche forma di resurrezione, ma di sentire che nella fede già ci siamo fatti partecipi di quest’ultimo giorno”.

“Vivere con questa presenza del Risorto nel cuore, con questa Luce – ha evidenziato mons. Maffeis –, tutto acquista un nuovo valore, come le cose di tutti i giorni, i volti dei fratelli, le relazioni sociali. Vi auguro che questo luogo santo, che oggi torna a rivivere, irradi su ciascuno la grazia del Signore e la sua benedizione raggiuga vicini e lontani, consoli quanti hanno il cuore ferito, renda tutti noi sensibili alle necessità dei fratelli, a partire dai più poveri, qualunque sia la forma di questa povertà. Il Signore ci renda comunità cristiana, parrocchia, tenda piantata tra le case della gente, fontana inesauribile di pace e di fraternità. Buon cammino a tutta la comunità”.

Per la comunità parrocchiale dei Ss. Biagio e Savino e per tutte le altre dell’Unità pastorale, che per un anno hanno accolto celebrazioni liturgiche e attività pastorali della chiesa in cantiere, è stato un giorno di festa e di gioia come si è colto dalle parole del parroco, don Luca Delunghi, pronunciate nel suo intervento di saluto all’inizio della messa a cui hanno preso parte tantissimi fedeli, diversi sacerdoti, tra cui i vicari generale e per la pastorale, don Simone Sorbaioli e don Simone Pascarosa, il sindaco Andrea Romizi e alcuni dei suoi assessori. “Un grande segno – ha sottolineato don Delunghi – è stata l’accoglienza delle parrocchie vicine della nostra Unità pastorale, per questo, a loro, a quelli che sono qui presenti diciamo subito grazie: siete stati il volto, insieme ai vostri parroci, di una Chiesa accogliente e capace di fare spazio e la conferma che le Unità pastorali, anche con i loro limiti, più umani (campanilistici e clericali), hanno un senso. Abbiamo sentito il desiderio di tanti di tornare, non vedendo l’ora di poter varcare nuovamente quelle tre soglie per pregare qui, ma abbiamo anche scoperto la verità profonda che abbiamo bisogno sinceramente di chiederci come stare in mezzo a questo quartiere abitato da tante povertà, concrete ed essenziali, e come essere il volto bello di Colui che ci chiede di collaborare per la realizzazione del suo Regno in mezzo agli uomini”. Il parroco, rivolgendosi all’arcivescovo, gli ha chiesto a nome di tutti i parrocchiani di “aiutarci a comprendere meglio, attraverso questa celebrazione, questo tempo dove stiamo camminando e cosa dovremmo fare perché oggi non sia solo un evento, ma una tappa di questo percorso vissuto insieme”.

Non sono mancate, al termine della celebrazione, le parole di alcuni membri della comunità parrocchiale, alcune anche di “provocazione”, affinché il “ritorno a casa” dopo un anno possa essere letto come opportunità, ripartenza e occasione. “Tutti quanti ci siamo rimboccati le maniche – ha detto uno dei parrocchiani – e con l’incentivo di una salda e lungimirante guida ci abbiamo provato, offrendo continuativamente contributi in tempo, denaro, capacità e servizi. Come diceva mons. Ennio Antonelli (arcivescovo di Perugia dal 1988 al 1995, n.d.r.): ‘la comunità crescerà non con il molto di pochi, ma con il poco di molti’, e noi aggiungiamo: ‘senza nulla togliere a chi ha dato tanto’”.

«È tempo di ritornare a casa dopo un anno di diaspora – commenta don Luca –. Tanti esclamano: “Non vedo l’ora!”. Questo è molto incoraggiante per riprendere la vita di fede comunitaria contraddistinta anche da un’identità di Chiesa particolare radicata tra la gente. È stato bello vedere tanti volontari nel darsi da fare a pulire le panche e a mettere in ordine i diversi spazi ed oggetti».

Quella dei Ss. Biagio e Savino è una parrocchia “storica” del capoluogo umbro, che conta più di 4mila abitanti, un tempo di periferia, con l’attuale chiesa edificata alla fine degli anni ’50 del secolo scorso. È la comunità parrocchiale più numerosa di una Unità pastorale molto attiva e solidale formata da sette parrocchie. Tant’è vero che le celebrazioni liturgiche festive della chiesa dei Ss. Biagio e Savino sono state ospitate in quella di San Ferdinando, mentre le attività di catechismo, socio-caritative, aggregative ed oratoriali si sono svolte nelle parrocchie di Santa Maria di Colle, di San Costanzo e di Santo Spirito avendone già in comune diverse. «Bisogna riconoscere la bella intuizione che già da alcuni anni i nostri vescovi hanno avuto nel proporci il modello dell’Unità pastorale – evidenzia don Luca –, come segno profetico di comunione e fraternità tra parrocchie limitrofe».

Erano lavori non più prorogabili, precisa sempre don Luca Delunghi, nel sottolineare che «già i miei predecessori, don Orlando Sbicca e don Umberto Stoppa, presenti anche loro alla riapertura di domenica, li avevano auspicati nel vedere le crepe e il cedimento del pavimento marmoreo di oltre un millimetro all’anno con un avvallamento nel punto più estremo che ha raggiunto quasi otto centimetri. Siamo intervenuti, una volta rimosso tutto il pavimento del 1959, con delle gettate di micro pali in cemento. Un intervento che ci ha permesso di realizzare anche il riscaldamento a pavimento. Altro importante intervento è stato effettuato sull’intero tetto a causa delle infiltrazioni d’acqua, coibentandolo con doppio strato di guaina, oltre all’adeguamento degli spazi liturgici secondo le linee della Cei ad iniziare dalla sede presbiterale avvicinata all’assemblea. Il fonte battesimale è stato portato all’ingresso della chiesa, il confessionale posizionato in parallelo alla cappellina che custodirà l’olii sacri e spostato il crocifisso dal centro dell’abside all’assemblea, così da essere più vicino al popolo di Dio, posto in parallelo all’altare dove si trova il tabernacolo. Inoltre sono stati rifatti gli impianti elettrico ed audio».

Don Delunghi annuncia anche che «abbiamo in cantiere, entro fine anno, un affresco su tutta la superficie absidale la cui opera l’andremo ad affidare a breve ad un atelier di alcuni artisti che hanno operato in diverse parti del mondo. La prospettiva è che venga rappresentata nell’affresco la gloria dell’Agnello, insieme ad altre figure della Gerusalemme Celeste; un rimando alla nostra chiesa che è tra le case, immersa tra i palazzi, con l’idea di dare la prospettiva biblica ed anche escatologica della visione della città e delle relazioni che in essa viviamo. Vedere come è stata compresa, vista e vissuta la città nell’antico e nel nuovo Testamento. Il richiamo alla Gerusalemme Celeste è per chi entra in chiesa, affinché possa guardare al futuro, la promessa della vita eterna, alla propria meta».

Il parroco, nell’invitare tutti i fedeli di «ritornare a casa nostra», fa anche un appello ad «essere ancora una volta generosi», perché «c’è un mutuo da pagare di quasi 1.000 euro al mese per 15 anni – ricorda don Luca –. Il bello di questo anno è che c’è già stato un gruppo di parrocchiani, giovani e adulti, che si sta autotassando per sostenere questa uscita mensile e non appesantire l’ordinario della comunità. Si è anche consapevoli che il 60% delle spese per questi lavori è stato sostenuto dalla Cei attraverso il fondo edilizia di culto dell’8xMille alla Chiesa cattolica. Rimanete generosi con la parrocchia – insiste il parroco –, perché, oltre a sostenere le spese dei lavori, la parrocchia ha continuato a rispondere alle necessità di chi suonava, in questi ultimi due anni, al Centro d’Ascolto Caritas, di sostenere l’emergenza per i soccorsi in Ucraina secondo le indicazioni della Caritas diocesana e aiutare la Chiesa diocesana per i tempi in cui è stato chiesto di rendere concreta la solidarietà».

Terni – il vescovo Soddu visita i malati dell’ospedale di Terni

In occasione della Pasqua, il 23 marzo, il vescovo Francesco Antonio Soddu ha fatto visita ai malati e operatori sanitari dell’ospedale Santa Maria di Terni. La mattinata è cominciata con l’incontro con la dirigenza e amministrazione dell’azienda ospedaliera per uno scambio augurale e una benedizione. Quindi è proseguita con la visita all’interno del nosocomio, dove il vescovo Soddu, accompagnato dal cappellano padre Angelo Gatto, dai collaboratori della cappellania e dalle suore Missionarie Identes, ha visitato i reparti di Oculistica, Cardiologia, Neurologia, Ortopedia. Per ogni malato il vescovo ha avuto parole di conforto e di incoraggiamento, assicurando le proprie preghiere per tutti i malati e impartendo la benedizione. Ai medici e operatori sanitari ha rivolto parole di encomio per il lavoro e l’attenzione prestata ai malati, soprattutto nei periodi appena trascorsi che sono stati difficili dal punto di vista sanitario, ma soprattutto di sofferenza sotto l’aspetto umano. Agli operatori sanitari, amministrativi e ad ogni reparto sono stati donati dei crocifissi francescani di San Damiano.

Spoleto-Norcia – riapertura al culto della chiesa di S. Sebastiano a Piedipaterno di Vallo di Nera

Sabato 25 marzo 2023 alle ore 18.00 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo presiederà la Messa per la riapertura al culto della chiesa di S. Sebastiano a Piedipaterno di Vallo di Nera, resa inagibile dai terremoti del 2016. Col Presule concelebreranno il parroco di Vallo di Nera don Sebastian Urumbil e don Francesco Medori, nato proprio a Piedipaterno e parroco di S. Giovanni Battista a Ferro di Cavallo di Perugia. E la data scelta per questo atteso evento non è casuale. La Chiesa, infatti, quel giorno ricorda la festa dell’Annunciazione del Signore, ossia quando a Nazareth l’angelo del Signore diede l’annuncio a Maria che avrebbe concepito il Figlio dell’Altissimo. E a Piedipaterno questa ricorrenza è molto sentita: da antica tradizione veniva celebrata presso la chiesa dell’Eremita, dove era conservata l’antichissima scultura lignea della Vergine con Bambino. Nel 1974, poi, la statua è stata trafugata e di conseguenza anche la festa ha perso d’ importanza. Dopo circa 25 anni è stata ritrovata a Milano presso la galleria d’arte Longari. Questa famiglia lombarda, che aveva acquistato regolarmente l’opera, venuta a sapere che era stata rubata in una chiesa, decise di restituirla alla comunità di Piedipaterno. È stata sistemata nella chiesa di S. Sebastiano che ora viene riaperta al culto e con l’occasione la locale comunità è tornata a celebrare con solennità l’Annunciazione.

I terremoti del 2016 hanno reso la chiesa di Piedipaterno inagibile. Da allora, la popolazione si è molto adoperata per tornare a pregare nel luogo di culto intitolato a S. Sebastiano, fino alla costituzione, nel 2022, di un comitato denominato “Per il recupero della chiesa”. «Il Signore – affermano i membri del Comitato – ha voluto esaudire la nostra supplica oltre ogni aspettativa e con meraviglia oggi, ad un anno di distanza, ci troviamo a vivere questo momento tanto atteso e sperato. Siamo molto grati all’arcivescovo mons. Renato Boccardo per avere accolto le nostre richieste e all’ufficio tecnico della Curia per aver attivato tutte le procedure necessarie al recupero».

I lavori. La Sovrintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, in data 7 febbraio 2023, ha autorizzato senza prescrizioni gli interventi di manutenzione (elementi lignei, arredi, pianelle) a seguito degli eventi sismici del 2016 nella chiesa di S. Sebastiano a Piedipaterno di Vallo di Nera. I lavori di restauro sono stati eseguiti dalla ditta “Il Restauro s.a.s. di Pierangelo Fiacchi & C.”, sono stati finanzianti con fondi propri dell’Archidiocesi derivanti dall’assicurazione.

La chiesa di S. Sebastiano a Piedipaterno di Vallo di Nera fu costruita nel luogo dove sorgeva l’antica chiesa di S. Costanzo, testimoniata nei documenti fon dal 1253 e soggetta all’Abbazia di S. Eutizio in Preci. La facciata ha un portale sormontato da una finestra squadrata e sul lato destro, nel retro della chiesa, si eleva la torre campanaria fatta erigere nel 1845. L’interno, a pianta rettangolare, è coperto a capriata. A sinistra dell’ingresso si trova un fonte battesimale di gusto tardorinascimentale del 1603, di forma cilindrica con sculture in pietra di lapicidi lombardi, ed è un riutilizzo del ciborio proveniente dalla chiesa dell’Eremita. Nella parete sinistra è stata sistemata la pregevole Madonna lignea del secolo XIII trafugata nel 1974, poi ritrovata e donata alla comunità dalla famiglia Longari, proviene anch’essa dalla chiesa dell’Eremita. Accanto all’acquasantiera una scala lignea porta alla cantoria, decorata sulla parte anteriore con due strumenti musicali. Alle pareti laterali sono poste alcune tele raffiguranti la Vergine e alcuni Santi. L’altare maggiore presenta una mostra lignea del sec. XVII con baldacchino coevo raffigurante l’Eterno Padre e quattro colonne tortili, angeli e la colomba dello Spirito Santo, mentre la tela con S. Sebastiano è un rifacimento del 1881: il santo martire si staglia su uno sfondo raffigurante probabilmente il panorama di Piedipaterno.

Assisi – Accoglienza migranti Caritas

Sono 15 i cittadini arrivati in questi giorni ad Assisi e accolti dalla diocesi nella propria struttura della Caritas “La Madonnina” di Santa Maria degli Angeli. Gli immigrati sono arrivati attraverso i barconi della speranza a Lampedusa dove l’hot-spot di Lampedusa è ormai al collasso e, tramite le Prefetture, si sta cercando di redistribuire i profughi. “Si tratta di giovanissimi uomini, tra i 19 e i 20 anni – spiega la direttrice della Caritas diocesana, Rossana Galiandro – che sono sprovvisti di tutto. Sono dodici tunisini e tre della Costa D’Avorio e parlano solo arabo e un po’ di francese. Abbiamo dato subito la disponibilità ad accoglierli – aggiunge ancora Galiandro – perché anche noi, nel nostro piccolo, vogliamo fare la nostra parte rispetto alla tragedia degli sbarchi drammatici, continui e a volte tragici a cui stiamo assistendo in questo ultimo periodo sulle coste del nostro Meridione”. Già in passato la struttura della Madonnina era stata punto di riferimento per altri progetti di accoglienza, in particolare vi erano state accolte mamme con bambini piccoli. Per dare il proprio sostegno o avere informazioni sulle possibilità di volontariato in questo momento, si può contattare la Caritas scrivendo a segreteria@assisicaritas.it.

Perugia – i dodici monaci di clausura della Famiglia di Betlemme dell’Eremo di Montecorona preoccupati per le famiglie sfollate a causa del terremoto del 9 marzo

«Come tutti, le scosse del terremoto del 9 marzo scorso ci hanno sorpresi e anche impauriti». A dirlo, in una toccante testimonianza raccolta dall’Ufficio stampa diocesano di Perugia, sono i dodici monaci della Famiglia Monastica di Betlemme, dell’Assunzione della Vergine Maria e di San Bruno che abitano, in clausura, l’Eremo di Montecorona (secolo XVI), nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve. È situato sulla sommità di una collina, nella zona dell’Alta Umbria interessata dal sisma di due settimane fa che ha costretto più di 700 persone a lasciare le proprie abitazioni inagibili e la chiusura di diverse attività produttive, mettendo a dura prova le località di Pierantonio, Pian d’Assino, Badia di Montecorona e Sant’Orfeto, tra i comuni di Perugia ed Umbertide.

I monaci, nel proseguire il loro racconto, esprimono preoccupazione non per il loro monastero, che «non ha sofferto danni tali da rendere inagibile l’insieme della struttura – affermano –, salvo tre ambienti che dopo una verifica sono stati considerati per ora inagibili», ma per le tante persone sfollate di Pierantonio e Pian d’Assino che «non possono più abitare nelle loro case per il momento, tra cui alcune famiglie a cui siamo legati. La nostra vicinanza si esprime tramite la preghiera quotidiana per gli sfollati. Preghiamo anche per le autorità civili, affinché abbiano la saggezza e la forza per prendere decisioni che tengano conto delle persone in difficoltà e diventino operative in tempi brevi».

Nell’avviarsi alla conclusione del loro racconto, i monaci dell’Eremo di Montecorona affidano «tutti al Signore nostro Creatore Provvidente e Padre Buono, fondamento saldo su cui ci possiamo appoggiare, affinché ci protegga e mantenga viva in noi la speranza», ricordando quanto scritto nel Salmo 45,1 della Bibbia: “Dio è per noi rifugio e forza. Aiuto sempre vicino nelle angosce”.

Chi sono i monaci di Betlemme? La loro famiglia monastica è nata come ordine femminile, in Francia, nel 1950, e successivamente riconosciuta dalla Santa Sede. Oggi è presente in diversi Paesi con circa trenta monasteri. Il ramo maschile, costituito nel 1976, anima alcuni monasteri in Francia, Israele e Italia, tra cui quello Montecorona. “I monaci si dedicano all’assiduo ascolto della Parola di Dio e alla preghiera del cuore in una vita di solitudine, di silenzio, di comunione liturgica e fraterna, d’obbedienza e d’umile lavoro” (dal Decreto di riconoscimento della Santa Sede). La Regola di vita di questi religiosi si inserisce nell’alveo della tradizione spirituale che fa capo a san Bruno, patriarca dei monaci solitari d’Occidente. Essa prevede, all’interno di una vita di clausura, una forte dimensione di solitudine e di silenzio, unita alla presenza di un intenso vincolo comunitario. Ed è quello che si vive tra le mura dell’Eremo di Montecorona formato da diciotto celle solitarie, una chiesa ed edifici per la vita comunitaria degli stessi monaci.

L’ultima volta che questa comunità monastica ha lasciato la clausura è stato in occasione dell’arrivo a Perugia del nuovo arcivescovo Ivan Maffeis, lo scorso 11 settembre, incontrandolo nella vicina abbazia di San Salvatore in Montecorona. Monsignor Maffeis, nelle ultime due settimane, non ha fatto mancare la sua presenza e vicinanza alle popolazioni terremotate dell’Alta Umbria, come tutta la Chiesa particolare attraverso la Caritas diocesana.

Assisi – l’ospitalità diocesana offre opportunità di lavoro stagionale a camerieri

La Cooperativa sociale “Con Chiara” con sede ad Assisi, operante nel settore alberghiero cerca presso le strutture dell’ospitalità diocesana: 4 camerieri ai piani per la zona dell’Assisano, 2 camerieri ai piani per la zona di Nocera Umbra, 2 camerieri di sala per la zona dell’Assisano, 2 camerieri di sala per la zona di Nocera Umbra, automuniti, contratto stagionale, disponibilità anche nei giorni festivi.
Per partecipare alla selezione mandare email a risorseumane@conchiara.com specificando il ruolo per cui ci si candida.
Per ulteriori informazioni 075.3880221
La Diocesi di Assisi è stata fondamentale nel cammino di conversione di San Francesco, che ne ha accettato le regole e, partendo da queste ha impostato la sua regola di vita. Fedele a questa eredità, la diocesi ha dedicato e dedica la sua attenzione a tutte le attività pastorali, alla politica come bene comune, con particolare attenzione ai più deboli, attraverso l’operatività nel mondo sociale finalizzato a recuperare, gestire e a creare economie di scala, per garantire una gestione sostenibile e organizzata che possa dare sostegno alle attività pastorali.