Città di Castello – la celebrazione di mons. Cancian in Cattedrale in occasione dell’inizio delle celebrazioni in presenza del popolo dopo la pandemia Covid 19.

Con una certa emozione presiedo questa prima Messa insieme al parroco don Alberto, al diacono Sergio e alle persone che hanno voluto essere qui nella nostra basilica cattedrale dopo circa 70 giorni senza celebrazioni pubbliche a causa delle restrizioni dovute al corona virus.

Saluto con piacere e con gratitudine il sindaco Luciano e l’amministrazione comunale. Insieme abbiamo collaborato nella fase uno della pandemia per affrontare difficoltà e sofferenze, ottenendo anche qualche buon risultato, grazie alla buona volontà di tutti e all’aiuto fondamentale del Signore.
Saluto e ringrazio tutti coloro che hanno lavorato e continuano a lavorare nell’ambito della sanità, ospedale, farmacie, forze dell’ordine, vigili, protezione civile; tutti coloro che hanno garantito i generi di prima necessità, le varie associazioni, la Caritas, il volontariato. Davvero notevole è stato l’apporto professionale e umano di tantissime persone, anche a rischio della propria salute. Di fatto non poche ne hanno portato le conseguenze. A queste diciamo un grazie tutto particolare.

Sono contento di condividere con tutti voi la gioia della riapertura prevista dalla Fase due per il nostro Paese. Di iniziare qui dove veneriamo le reliquie dei nostri santi: Crescenziano, Florido, Amanzio, Donnino e tanti altri che hanno dato significativi contributi alla storia della nostra città e della nostra Chiesa.
Si riparte con fiducia, incoraggiati dai dati positivi emersi, e anche con grande prudenza consapevoli che le sofferenze e i rischi ancora ci sono. Affrontiamo questo momento con la voglia di continuare ad affrontare e contenere nel giusto modo il virus che ha fatto nel mondo grandissimi danni.
Momento dunque significativo e anche simbolico di una ripartenza carica di fiducia e di speranza, nel rispetto delle disposizioni che sono state date, invocando ancora l’aiuto e la benedizione del Signore.
Momento anche per ricordare ancora i fratelli e le sorelle che purtroppo ci hanno lasciato in questo dolorosa situazione senza il conforto dei familiari e le adeguate celebrazioni. Li ricordiamo tutti. Ricordiamo in maniera particolare le famiglie che portano nel cuore ferite ancora aperte.
La gioia di poter celebrare l’eucarestia con il popolo dopo tanti giorni è davvero straordinaria. Il cristiano è ben consapevole che senza l’eucaristia non può vivere la fede. In questo tempo tanti fedeli l’hanno ripetuto. L’uomo ha bisogno, in quanto limitato e peccatore, dell’aiuto del Signore, senza cui la nostra vicenda è incerta come ne abbiamo avuto dolorosa conferma.
“ Lo Spirito Santo che io vi manderò vi guiderà alla verità, vi ricorderete delle mie parole, le comprenderete e avrete la forza di metterle in pratica. Potrete amarvi come vi ho amato io, potrete vivere secondo il mio Vangelo e sarete beati”.
Questo Gesù ci ha promesso prima di lasciarci. I santi, uomini fragili e peccatori come noi, hanno creduto e hanno toccato con mano la forza dello Spirito di Gesù che li ha letteralmente trasformati.

La prima lettura ci testimonia infatti come gli Apostoli, poveri uomini illetterati e perfino violenti come Paolo, guidati dallo Spirito, hanno potuto portare il Vangelo nel mondo.
Dopo avere evangelizzato l’Asia minore, Paolo si sente spinto a mettere piede in Europa. Arriva a Neapoli e a Filippi, colonia romana in Macedonia. Qui Paolo comincia la sua prima predicazione ad un gruppo di donne. Dice il testo che mentre Paolo parlava il Signore apriva il cuore di una certa Lidia per aderire alle parole dell’apostolo. Lidia crede e chiede di essere battezzata insieme alla sua famiglia. È questo il primo nucleo della comunità cristiana in Europa. Lidia è così felice che invita nella sua casa Paolo e i suoi compagni. Così inizia l’evangelizzazione dell’Europa che ha portato la fede fino a noi attraversando 2000 anni di storia.
Proviamo a immaginare un’Europa senza la fede, senza le radici cristiane, che oggi purtroppo (chissà perché) facciamo fatica a riconoscere e ad apprezzare, nonostante la storia documenti in modo evidente il contributo positivo anche socialmente e culturalmente.
In questo momento dinanzi alla prova del coronavirus abbiamo un’altra opportunità di inculturare la fede in modo nuovo. Il Vangelo ha sempre ispirato novità di vita soprattutto in tempo critico. San Benedetto, San Francesco, Santa Rita, beata madre Speranza e tanti altri hanno dimostrato ampiamente, nella nostra regione, come la fede possa generare cultura nuova e vita nuova.

Oggi ricordiamo la testimonianza forte e incisiva di San Giovanni Paolo II. Nasceva esattamente 100 anni fa a Wadowice in Polonia. Tutti abbiamo in mente il suo appello ad aprire le porte a Cristo, a non aver paura e a liberarci dalle ideologie. Ebbe una parte importante nella caduta del muro di Berlino e nell’aiutare il mondo e vivere il passaggio al III millennio nella luce della misericordia. Questo messaggio rimane ancora vivo.
Anche Papa Francesco sta aiutando non poco il nostro mondo. In questo tempo della pandemia molto lo stanno seguendo e lui offre indicazioni che aiutano a fortificare la fede ma anche a cercare il bene vero del mondo intero, il rispetto del creato, la fraternità universale. Tanti si spirano al Suo illuminato insegnamento diretto, concreto, coraggioso.

Infine vorrei invitare ad accogliere una proposta che insieme al sindaco, come lui stesso fra poco dirà. Invitiamo, sempre nel pieno rispetto delle disposizioni, ad una celebrazione alla Madonna delle Grazie sabato 23 ore 18:00. Insieme al sindaco avevamo fatto una preghiera, davanti alla Patrona della nostra Chiesa e della nostra Città, il 28 marzo chiedendo il suo materno aiuto in questa pandemia. Pensiamo che questo aiuto c’è stato, pur con tante sofferenze. Ci sembra giusto ritrovarci a ringraziarla, pregare per i defunti e chiedere che continui a proteggerci.

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Saluto del Sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta

“La città riparte con fiducia e speranza, all’insegna della cautela, sicurezza e rispetto delle prescrizioni dai luoghi simbolo della vita quotidiana come la cattedrale dove oggi il vescovo monsignor Cancian assieme a Don Alberto Gildoni ha celebrato la prima messa dopo la lunga fase di lock down. Un momento significativo per tutta la città che le istituzioni, il comune in testa, intendono celebrare quale segnale di preghiera, gratitudine e infinita riconoscenza a tutti coloro, medici, sanitari, forze dell’ordine, Protezione Civile, addetti alle attività ed esercizi pubblici essenziali, associazioni e cittadini che si sono spesi senza sosta per superare questa prima delicata fase di emergenza Covid-19. Grazie a tutti e grazie al vescovo monsignor Domenico Cancian, alla chiesa tifernate in tutte le sue componenti, alla Cartitas Diocesana e alle altre comunità religiose cittadine di ogni etnia e provenienza che hanno manifestato sempre la priorità fattiva collaborazione per superare insieme questo momento. Accogliamo infine in maniera positiva la proposta del vescovo Cancian di celebrare una Santa Messa sabato 23 maggio al santuario della Madonna delle Grazie, a suffragio e ricordo in particolare delle vittime del Covid 19, come annunciato dallo stesso vescovo nel corso della visita al cimitero monumentale qualche settimana fa. Il comune con il Gonfalone ci sarà per manifestare vicinanza e solidarietà alle famiglie e alla comunità tifernate. Insieme ce la faremo. Ora é il momento di tornare alla normalità senza abbasarse però la guardia”. E’ quanto dichiarato dal sindaco Luciano Bacchetta al termine della prima funzione religiosa dopo emergenza Covid-19. Alla Santa messa hanno preso parte anche alcuni assessori comunali fra cui il vice sindaco Luca Secondi e assessore al welfare Luciana Bassini.

Perugia, cattedrale di San Lorenzo: Domenica 17 maggio ultima messa pro populo e lunedì 18 maggio prima messa a “porte aperte” celebrata dal cardinale Gualtiero Bassetti nel giorno dei cento anni dalla nascita di san Giovanni Paolo

Dopo due mesi, questo fine settimana, terminano le messe festive pro populo, nel tempo del “Coronavirus”, celebrate dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti; l’ultima è in programma domenica 17 maggio, alle ore 10, nella cappella di Sant’Onofrio della cattedrale di Perugia. La prima risale al 15 marzo, III Domenica di Quaresima, celebrata nella cappella dell’Arcivescovado, trasmessa in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio InBlu e sui social media ecclesiali, così come tutte le altre fino a domenica 17. Umbria Radio InBlu, dal 24 maggio, riprende la sua consueta trasmissione domenicale della diretta della S. Messa, delle ore 11, dalla cattedrale di San Lorenzo.

Ritorno alla grande Famiglia di Dio. «Ringraziamo il Signore perché dalla prossima settimana ritorniamo ad essere la grande Famiglia di Dio – commenta il cardinale Bassetti -, anche se abbiamo sperimentato il nostro essere Chiesa nella famiglia, “piccola chiesa domestica”. Abbiamo vissuto tanti valori stando gli uni accanto agli altri, ma adesso è il momento di ritornare nella grande Famiglia dove l’Eucarestia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti, ma è un generoso rimedio ed alimento per i più deboli. Dovremo però, proprio per la salute della nostra anima – e l’Eucarestia è innanzitutto salvezza dell’anima – ma anche per la salute del nostro corpo, usare tutti quegli accorgimenti che diventano una forma di amore e di rispetto nei confronti degli altri. Sono accorgimenti che possono essere letti simbolicamente come un invito a riscoprire la forza dello sguardo… Non occorre scambiarsi la pace avvicinandosi e dandosi la mano, ma – come ha detto papa Francesco – un sorriso, uno sguardo benevolo a distanza diventa un modo di comunicare pace, gioia e amore. Lodiamo il Signore, ringraziamo il Signore, perché siamo di fronte ad un evento importante: il ritorno alla grande Famiglia di Dio. La prima domenica che ci ritroveremo tutti insieme come comunità diocesana canteremo il Te Deum. E questo canto lo propongo a tutte le comunità diocesane come il nostro inno, la nostra lode perfetta alla Santissima Trinità, perché tutto ci viene dal cuore di Dio».

Prima messa con popolo di Dio. il primo giorno delle messe a “porte aperte,” lunedì 18 maggio, coincide con il centenario della nascita di san Giovanni Paolo II (18 maggio 1920 – 18 maggio 2020). Per questa significativa ricorrenza il cardinale Bassetti presiederà la celebrazione eucaristica delle ore 18, nella cattedrale di San Lorenzo. Alla celebrazione sono invitati anche i rappresentanti delle Istituzioni civili del capoluogo umbro, che sarà trasmessa in diretta da Umbria Radio InBlu.

Giovanni Paolo II e Perugia. Questo grande Santo e Papa del nostro tempo, particolarmente vicino ai giovani nel promuovere le Giornate Mondiali della Gioventù, è molto venerato anche nel capoluogo umbro, che visitò il 26 ottobre 1986, alla vigilia del primo e storico incontro interreligioso di preghiera per la pace nel mondo tenutosi ad Assisi. A testimoniare questo legame-devozione della città di Perugia al Papa polacco, è anche l’erigendo complesso parrocchiale dell’ Unità pastorale Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino intitolato a san Giovanni Paolo II. La sera del 18 maggio (ore 21) i fedeli di questa Unità pastorale, dalle proprie case, potranno seguire in diretta (Youtube; yougp2; facebook: https//www.facebook.com/groups/172618432939353/) la video intervista all’ arcivescovo e presidente della Ceu Renato Boccardo, già collaboratore di papa Giovanni Paolo II.

A “porte aperte” con presenza limitata. La partecipazione dei fedeli alle S. Messe a “porte aperte” è limitata in base alla capienza delle chiese, nel rispetto delle norme di sicurezza sanitaria sul distanziamento sociale e nell’adottare le misure di prevenzione della diffusione del contagio da “Covid 19”. Riguardo al numero di partecipanti, il Comitato tecnico-scientifico del Governo, in data 14 maggio u.s., ha raccomandato alla Cei che le celebrazioni religiose da svolgersi nei luoghi di culto chiusi, ferme restando le disposizioni previste dal DPCM dello scorso 26 aprile ed adottate dal successivo Protocollo Governo-Cei, vengano seguite da un massimo di 200 persone. Inoltre lo stesso Comitato «ritiene che eventuali cerimonie religiose all’aperto, se organizzate e gestite in coerenza con le misure raccomandate, debbano prevedere la partecipazione massima di 1.000 persone».

Le messe in cattedrale nella “fase 2”. Per tutta la durata della “fase 2” dell’emergenza sanitaria saranno celebrate nella cattedrale di Perugia due S. Messe feriali e festive al giorno: alle ore 11 e alle ore 18. La cattedrale sarà accessibile ai fedeli «30 minuti prima dell’inizio della messa per permettere una corretta igienizzazione», avvisa il Capitolo dei Canonici di San Lorenzo.

Spoleto – La prima di mons. Boccardo sarà nella parrocchia di S. Nicolò in Spoleto, nel giorno del 100simo anno della nascita di S. Giovanni Paolo II.

La prima Messa con i fedeli nella cosiddetta “Fase 2” della pandemia Covid-19 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo la celebrerà lunedì 18 maggio 2020 alle ore 18.30 dalla parrocchia di S. Nicolò nell’omonimo quartiere di Spoleto, secondo le indicazioni contenute nel protocollo Cei-Governo. Il 18 maggio è una data particolare: ricorrono infatti i cento anni dalla nascita di S. Giovanni Paolo II del quale mons. Boccardo è stato per anni stretto collaboratore prima nell’organizzazione delle Giornate Mondiali della Gioventù (Denver 1993, Manila 1995, Parigi 1997 e Roma 2000) e poi come responsabile dei viaggi apostolici del Papa. E proprio il 18 maggio era in programma la consacrazione della nuova chiesa parrocchiale di S. Nicolò e l’inaugurazione dell’annesso centro pastorale, dedicati proprio al grande Papa polacco.

La celebrazione si terrà negli spazi esterni dell’attuale chiesa, con i volontari che sorveglieranno sul rispetto delle norme. Potranno partecipare in massima sicurezza 100 persone, una per ogni anno del Papa. La Messa comunque sarà trasmessa in diretta anche sui canali social (Facebook e YouTube) della Diocesi, per garantire anche ad altri di poterla seguire. Per l’occasione mons. Boccardo ha scritto una preghiera a S. Giovanni Paolo II che verrà distribuita ai fedeli: «La sua testimonianza e il suo insegnamento – ha scritto – hanno accompagnato la nostra vita e la storia del mondo, e rimangono per tutti preziosa eredità e guida sicura nel cammino secondo il Vangelo».

Il 22 ottobre la consacrazione della nuova chiesa. «Nel corso della celebrazione – afferma il parroco di S. Nicolò don Riccardo Scarcelli – faremo un piccolo, ma significativo gesto. L’Arcivescovo metterà in un vaso un ulivo a ricordo di quanto Giovanni Paolo II ha fatto lungo tutto il suo pontificato per far germogliare semi di pace. E non possiamo non ricordare come dall’Umbria, in particolare da Assisi, il 27 ottobre 1986 i rappresentanti delle varie religioni del mondo convocati dal Papa hanno elevato a Dio, in diverse lingue e da tanti cuori, un solo canto di pace, avviando quello che è ancora conosciuto come “Lo spirito di Assisi”. Questo ulivo poi – prosegue don Riccardo – lo pianteremo nel giardino della nuova chiesa il giorno della consacrazione che probabilmente, a Dio piacendo e virus permettendo, avverrà il 22 ottobre prossimo, festa liturgica di S. Giovanni Paolo II».

L’Arcivescovo racconta Giovanni Paolo in tv e sui social. E lunedì 18 maggio dalle 14.00 alle 15.00 mons. Boccardo parteciperà via Skype alla trasmissione “L’Ora Solare” su TV 2000 condotta da Paola Saluzzi e dedicata proprio alla figura di Giovanni Paolo II. La sera, invece, alle 21.00 il Presule verrà intervistato on-line (Facebook Complesso Interparrocchiale “San Giovanni Paolo II e YouTube YouGp2) dall’Unità pastorale delle parrocchie di Prepo, Ponte della Pietra e S. Faustino di Perugia. Anche qui è in costruzione un complesso parrocchiale intitolato proprio al Papa polacco.

Nelle parrocchie della Diocesi. Come indicato dal protocollo Cei-Governo ogni parroco, in base ai metri quadri della chiesa, ha stabilito quanti fedeli potranno accedere in sicurezza a partire dal 18 maggio. Ogni parrocchia ha ricevuto dalla Diocesi un manifesto da affiggere con tutte le indicazioni per partecipare alla celebrazione e un adesivo con scritto “prendi posto qui” da mettere sui banchi o sulle seggiole dove siederanno i fedeli. La Curia Arcivescovile, poi, ha chiesto ai parroci di individuare per i giorni festivi una sola chiesa per parrocchia dove celebrare l’Eucaristia, in modo da igienizzare solo quel luogo di culto. Le celebrazioni feriali, invece, potranno tenersi anche in altre chiese del territorio parrocchiale, fatte salve naturalmente le stesse regole: distanza tra le persone, volontari per regolare l’accesso, igienizzazione delle superfici al termine della celebrazione con idonei detergenti ad azione antisettica, favorire il ricambio dell’aria. Alcuni sacerdoti hanno chiesto all’Arcivescovo la possibilità, accordata, di celebrare all’esterno.

Perugia: La prima messa in cattedrale a “porte aperte” celebrata dal cardinale Gualtiero Bassetti nel giorno dei cento anni della nascita di san Giovanni Paolo II. Le “Indicazioni di Curia” alle parrocchie per le messe ed altri sacramenti con concorso di popolo dal prossimo 18 maggio

Il primo giorno delle messe a “porte aperte” nella “fase 2” dell’emergenza sanitaria Covid-19, lunedì 18 maggio, coincide con il centenario della nascita di san Giovanni Paolo II (18 maggio 1920 – 18 maggio 2020).

Per questa significativa ricorrenza il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti presiederà la celebrazione eucaristica delle ore 18, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia. Questo grande Santo e Papa del nostro tempo, particolarmente vicino ai giovani nel promuovere le Giornate mondiali della Gioventù, è molto venerato anche nel capoluogo umbro. Tant’e vero che a Giovanni Paolo II è intitolato il complesso interparrocchiale dell’Unità pastorale Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino in fase conclusiva di edificazione. La sera del 18 maggio (ore 21) i parrocchiani dalle proprie casa potranno seguire in diretta (Youtube: yougp2; facebook: https://www.facebook.com/groups/172618432939353/) la video intervista-testimonianza dell’arcivescovo e presidente della Ceu Renato Boccardo, già collaboratore di papa Giovanni Paolo II.

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Le “Indicazioni di Curia”. «Siamo da alcuni giorni al lavoro insieme alla Commissione liturgica per permettere ai fedeli delle oltre 140 parrocchie della nostra comunità diocesana, seppur in numero limitato, di partecipare alle celebrazioni eucaristiche, a partire dal prossimo 18 maggio. Anche la nostra Curia ha fatto proprio il recente protocollo siglato tra il Ministero dell’Interno e la Cei, oltre a indicare ai parroci un cronoprogramma di adempimenti per le riaperture». A sottolinearlo è il vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve mons. Marco Salvi nell’annunciare le “Indicazioni di Curia” pratiche affinché le messe a “porte aperte” possano svolgersi nel pieno rispetto delle norme vigenti in materia di sicurezza sanitaria della “fase 2”.

Capienze e norme da rispettare. Le moderne chiese parrocchiali del capoluogo umbro con ampie aule liturgiche, come quelle della frazione di Castel del Piano e del quartiere di Santa Lucia, potranno ospitare dai 270 ai 320 fedeli, inclusi i celebranti e i volontari addetti all’accoglienza, indossando mascherine e igienizzando le mani all’ingresso. Mentre le antiche chiese come la cattedrale di San Lorenzo e la basilica di San Domenico ospiteranno, rispettivamente, massimo 550 e 700 fedeli. «Nel calcolo del numero – spiega mons. Salvi – il parroco dovrà avere cura di mantenere una distanza di almeno un metro laterale e frontale per ogni fedele. Inoltre dovrà fare rispettare un metro e mezzo di distanza tra un fedele e l’altro al momento della comunione che sarà distribuita con guanti monouso senza venire a contatto con le mani dei fedeli ed indossando la mascherina che copra naso e bocca. Durante le messe non si terrà lo scambio della pace. La confessione sarà amministrata in luoghi ampi e areati e le acquasantiere resteranno vuote. Non è opportuna la presenza sia del coro che di sussidi cartacei per i canti e di altro tipo».

Istruzioni per i volontari. Per i volontari, giovedì sera 14 maggio, si terrà una video conferenza, coordinata dallo stesso vescovo ausiliare, per istruirli nei compiti di igienizzazione degli ambienti e degli oggetti e di accoglienza-verifica del rispetto delle norme di sicurezza da parte dei fedeli. Questi non devono presentare sia sintomi influenzali/respiratori sia temperatura corporea uguale o superiore ai 37,5°C, e non devono essere stati in contatto con persone positive a SARS-Cov-2 nei giorni precedenti.

Manifesti e vademecum. La Curia ha predisposto l’invio alle parrocchie sia di due tipi di manifesto-avviso con le principali indicazioni-avvertenze (uno da esporre all’ingresso della chiesa, l’altro in sacrestia) che di un vademecum redatto insieme alla Commissione liturgica diocesana per la celebrazione dei sacramenti del battesimo e della prima comunione (escluso quello della cresima, sospeso fino ad ottobre) e delle esequie.

Adempimenti dei parroci. Dallo scorso fine settimana il vescovo ausiliare sta incontrando i parroci delle sette Zone pastorali dell’Archidiocesi per illustrare loro il cronoprogramma degli adempimenti. «A ciascun parroco, quale legale rappresentante della parrocchia – evidenzia mons. Salvi – è stata consegnata copia del protocollo Ministero-Cei, esortandolo ad ottemperare alle prescrizioni contenute». Inoltre, prosegue il presule, i parroci dovranno provvedere ad una «adeguata comunicazione delle norme da rispettare con il posizionamento del manifesto (predisposto dalla Curia, ndr) all’esterno di ogni chiesa in cui si celebrano le messe specificando il numero delle persone che possono accedere all’edificio di culto». Sempre il parroco, è riportato nelle “Indicazioni di Curia” dovrà «assicurarsi la presenza di collaboratori che sorveglino l’ingresso (dove collocare contenitori con liquidi igienizzanti, ndr) e l’uscita facendo rispettare la distanza di almeno 1,5 mt tra una persona e l’altra; per l’ingresso e l’uscita ove possibile prevedere due percorsi diversi e di predisporre già l’aula liturgica (prima del 18 maggio, ndr) in base al numero massimo di capienza tenendo conto del distanziamento previsto». Inoltre il parroco dovrà «assicurarsi che non vi sia assembramento di persone nel sagrato e in sacrestia» e «nel caso in cui non fosse possibile applicare nell’aula liturgica queste prescrizioni e si optasse solo per la celebrazione della messa all’aperto, le misure di sicurezza da adottare dovranno essere le medesime, compreso il distanziamento di 1 mt frontale e laterale». Per quanto riguarda le offerte non verranno raccolte più durante la celebrazione, ma potranno essere lasciate in «appositi contenitori collocati agli ingressi o in altro luogo ritenuto idoneo».

Igienizzazioni. Per quanto riguarda le operazioni di igienizzazione, le “Indicazioni di Curia” prevedono: «a fine di ogni celebrazione le chiese, i vasi sacri e le suppellettili devono essere igienizzate di volta in volta se si celebra più volte nello stesso giorno», raccomandando al celebrante e agli altri ministri di igienizzarsi «con cura le mani prima della celebrazione…».

Celebrazioni. Per quanto riguarda i battesimi e i matrimoni, «preferibilmente si celebrino al di fuori delle messe di orario; tenendo conto anche della possibilità di celebrare questi sacramenti al di fuori della celebrazione eucaristica, come indicato dai libri liturgici… Il battesimo sia solo per infusione e l’acqua benedetta venga poi smaltita nel sacrario…». Le esequie «siano celebrate fuori della messa di orario per evitare un alto afflusso di gente. Può essere celebrato il solo rito delle esequie (capitolo III del rituale), sia in chiesa sia al cimitero (capitolo IV del rituale) e si seguano le indicazioni della messa per la disposizione dei fedeli, qualora il rito sia celebrato in chiesa. Ugualmente se il rito viene celebrato al cimitero si tenga conto del distanziamento e dei dispositivi di protezione».

Messe in diretta. Altra disposizione non secondaria, contenuta nelle “Indicazioni di Curia”, riguarda le messe in diretta streaming. «Pur avendo utilizzato in questo tempo di emergenza la modalità streaming per la trasmissione della celebrazione – evidenzia il documento –, rimanga la stessa comunque uno strumento solo suppletivo rispetto alla partecipazione reale e diretta. La celebrazione sia trasmessa solo in diretta e non in differita o in modo ripetitivo attraverso i media. La celebrazione sia dignitosa, secondo le prescrizioni dei libri liturgici, e seguendo il protocollo e le presenti indicazioni. L’inquadratura sia ampia in modo da riprendere almeno l’altare, l’ambone e il celebrante. Si curino con attenzione anche l’audio e le luci».

Covid 19 – Dal 18 maggio celebrazioni con la partecipazione dei fedeli. Le disposizioni del protocollo Conferenza Episcopale Italiana – Governo italiano. La video intervista a mons. Boccardo

Dal 18 maggio si tornerà a celebrare le messe con il popolo, ma con alcune precise disposizioni indicate nel protocollo sottoscritto dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dal Ministro dell’Interno, nel rispetto della normativa sanitaria e delle misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da SARS-Co V-2.
«La notizia del protocollo tra la Conferenza episcopale e il Governo italiano ci rallegra, perché segna il ritorno ad una certa normalità nella pratica della vita cristiana». Così commenta l’arcivescovo di Spoleto-Norcia Renato Boccardo e presidente della Ceu il protocollo Governo-Cei per la ripresa delle celebrazioni liturgiche con il popolo, sottoscritto, il 7 maggio, dal presidente del Consiglio dei Ministri, dal presidente della Conferenza episcopale italiana e dal ministro dell’Interno, concernente il rispetto delle necessarie misure di sicurezza emanate con il DPCM dello scorso 26 aprile a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Questo significativo atto, prosegue l’arcivescovo Boccardo, «è l’occasione per ringraziare la Presidenza della Cei che in questi mesi ha condotto un dialogo, qualche volta più teso, qualche volta più sereno, con i rappresentanti del Governo. Dopo tante parole inutili ed anche cattive che sono state dette, accusando i vescovi di essere cedevoli di fronte alla forza dello Stato, è bello ribadire che attraverso il dialogo, che porta certamente a dei momenti di tensione, si può arrivare a qualche cosa di buono e di utile per tutti».
«Adesso ritorniamo alla celebrazione dell’Eucaristia con la dovuta prudenza – evidenzia mons. Boccardo –. E’ stata una grande sofferenza per i credenti dover rinunciare alla celebrazione eucaristica, dover rinunciare agli incontri e alla condivisione con la comunità cristiana, eppure tutto questo ci aiuta, forse, a valorizzare ancora di più, adesso che possiamo tornare all’Eucaristia, il grande dono che la stessa Eucaristia, con la celebrazione della Messa, costituisce per la nostra vita quotidiana». «Adesso si tratta di guardare avanti – precisa il presidente della Ceu –, perché non è possibile rifare tutto quello che facevamo prima, come lo facevamo e con chi lo facevamo. Concentriamoci su quello che è essenziale, concentriamoci sul Mistero eucaristico, sulla vita della comunità e sulle varie iniziative di carità  e di solidarietà che sono fiorite in questo tempo, senza dimenticare che la vita cristiana si alimenta grazie all’Eucaristia, all’ascolto orante della Parola del Signore, alla preghiera personale e comunitaria, ai gesti della carità e della solidarietà». «Sono tutti elementi – conclude l’arcivescovo Boccardo – che ci permettono di celebrare un’unica grande liturgia, che è la liturgia della vita. Tutti noi siamo chiamati, secondo la parola della Scrittura, ad offrire la nostra vita come sacrificio spirituale gradito a Dio. La nostra vita è fatta di tante cose e cerchiamo di raccoglierle tutte insieme queste “tanta cose” e di offrirle tutte con la loro preziosità e con la loro ricchezza al Signore perché ce le restituisca in grazia e in benedizione».

Alcune indicazioni contenute nel PROTOCOLLO TRA LA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA E IL GOVERNO: l’accesso individuale ai luoghi di culto in occasione delle celebrazioni si deve svolgere in modo da evitare ogni assembramento sia nell’edificio sia nei luoghi annessi, come per esempio le sacrestie e il sagrato, nel rispetto della normativa sul distanziamento tra le persone. Viene stabilita e indicata la capienza massima dell’edificio di culto, tenendo conto della distanza minima di sicurezza, che deve essere pari ad almeno un metro laterale e frontale.
L’accesso alla chiesa, in questa fase di transizione, resta contingentato e regolato da volontari e/o collaboratori che – indossando adeguati dispositivi di protezione individuale, guanti monouso e un evidente segno di riconoscimento – favoriscono l’accesso e l’uscita e vigilano sul numero massimo di presenze consentite. Laddove la partecipazione attesa dei fedeli superi significativamente il numero massimo di presenze consentite, si consideri l’ipotesi di incrementare il numero delle celebrazioni liturgiche.
Coloro che accedono ai luoghi di culto per le celebrazioni liturgiche sono tenuti a indossare mascherine.
Non è consentito accedere al luogo della celebrazione in caso di sintomi influenzali/respiratori o in presenza di temperatura corporea pari o superiore ai 37,5° C, ne a coloro che sono stati in contatto con persone positive a SARS-CoV-2 nei giorni precedenti.
Agli ingressi dei luoghi di culto siano resi disponibili liquidi igienizzanti.
l luoghi di culto, ivi comprese le sagrestie, devono essere igienizzati regolarmente al termine di ogni celebrazione, mediante pulizia delle superfici con idonei detergenti ad azione antisettica e provvedere al ricambio dell’aria.
Le acquasantiere saranno vuote.
Sarà ridotta al minimo la presenza di concelebranti e ministri, che sono comunque tenuti al rispetto della distanza prevista anche in presbiterio. Può essere prevista la presenza di un organista, ma in questa fase si ometta il coro.
E’omesso ancora lo scambio del segno della pace.
La distribuzione della Comunione avvenga dopo che il celebrante e l’eventuale ministro straordinario avranno curato l’igiene delle loro mani e indossato guanti monouso; gli stessi – indossando la mascherina, avendo massima attenzione a coprirsi naso e bocca e mantenendo un’adeguata distanza di sicurezza – abbiano cura di offrire l’ostia senza venire a contatto con le mani dei fedeli.
Le eventuali offerte non sono raccolte durante la celebrazione, ma attraverso appositi contenitori, che possono essere collocati agli ingressi o in altro luogo ritenuto idoneo.
La celebrazione del sacramento della Confermazione è rinviata.
Ove il luogo di culto non è idoneo al rispetto delle indicazioni del presente Protocollo, l’Ordinario del luogo può valutare la possibilità di celebrazioni all’aperto, assicurandone la dignità e il rispetto della normativa sanitaria.

Si favoriscano le trasmissioni delle celebrazioni in modalità streaming per la fruizione di chi non può partecipare alla celebrazione eucaristica.

I TESTI INTEGRALI DEL PROTOCOLLO  (download)

E IL COMUNICATO DELLA CEI

Rosario per l’Umbria celebrato dai Vescovi alla presenza della presidente della Regione Donatella Tesei. L’arcivescovo Boccardo: «Non considerare conquiste di civiltà l’estromissione di Dio e di ogni norma morale dalla società, dall’economia, dalla politica».

Nel pomeriggio di domenica 3 maggio nella Basilica della Porziuncola in Santa Maria degli Angeli di Assisi, i Vescovi della terra dei Santi Benedetto e Francesco hanno celebrato un “Rosario per l’Umbria”, in modo particolare per chiedere alla Vergine la fine della pandemia del Covid-19. Al momento di preghiera, presieduto da mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu, ha partecipato anche la presidente della Regione Donatella Tesei in rappresentanza dei cittadini umbri. Il Rosario è stato trasmesso in diretta sui social della Porziuncola.

Il Custode della Porziuncola padre Giuseppe Renda, Ofm: «Fratelli e sorelle che siete collegati con noi via web, un benvenuto in questo santuario mariano che custodisce la testimonianza di fede di Francesco di Assisi. Siamo qui per vivere insieme ai Vescovi dell’Umbria, ai quali do il benvenuto, un momento molto importante per la Chiesa di questa regione: un atto di affidamento alla Vergine Maria del nostro territorio, affinché ci aiuti sempre come madre e maestra a guardare il suo figlio Gesù e attraversare questi momenti non facili di pandemia con la speranza nel cuore, certi che Gesù è più forte della morte».

Il benvenuto del vescovo di Assisi mons. Sorrentino. «Con grande gioia do il benvenuto della Chiesa di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino ai confratelli Vescovi, in modo particolare al nostro presidente mons. Renato Boccardo e al cardinale Gualtiero Bassetti arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei. Ottocento anni fa Francesco annunciò la grazia del perdono ricevuto in questo luogo, alla presenza dei vescovi del tempo, e sicuramente ad un numero superiore di persone rispetto ad oggi. Questa sera in qualche modo ripetiamo quella esperienza portando nel cuore della Madre, che a sua volta porti nel cuore di Cristo, le sorti di questa nostra Regione, mentre insieme con tutta l’Italia viviamo questo inaudito periodo. Stiamo facendo una grande esperienza di sofferenza e di attesa, ci stiamo preparando a rivivere ancora meglio e con maggiore intensità i nostri incontri liturgici. E come Pastori sentiamo la sofferenza di quanti ci possono seguire semplicemente attraverso la televisione. Ma siamo qui, lo Spirito di Dio ci riunisce più di tutti gli strumenti della comunicazione».

La riflessione dell’arcivescovo Boccardo. «Dalle otto diocesi dell’Umbria, portando idealmente con noi tutto il popolo affidato alle nostre cure pastorali, siamo convenuti presso questo luogo santo, “prediletto dalla Vergine gloriosa – come diceva il beato Francesco – fra tutte le chiese del mondo che le sono care” (FF 1153). Abbiamo voluto venire qui in pellegrinaggio – ha detto il presidente dei Vescovi umbri – per sostare presso la Madre, lasciandoci avvolgere dal suo abbraccio di tenerezza, per riprendere fiato e amore: fiato per continuare, amore per capire. Si tratta infatti di proseguire il cammino, divenuto arduo e faticoso in questo tempo di emergenza, senza perdere di vista la meta e senza indietreggiare di fronte alle difficoltà. Si tratta di capire quanto stiamo vivendo, senza fermarci semplicemente alla cronaca quotidiana, ma imparando a discernere con attenzione e ad accogliere con responsabilità le lezioni di vita nascoste negli eventi e nelle circostanze e ad abitare un vuoto misteriosamente ricco di presenza divina, scoprendo un modo nuovo di porci in rapporto con gli altri e con Dio».

Ascoltare tanti chiusi silenzi. «Con confidenza filiale – ha proseguito l’arcivescovo di Spoleto-Norcia – abbiamo chiesto alla Vergine di venire in soccorso a quanti, in modi diversi, devono affrontare la dura lotta per la vita a causa dell’epidemia che attraversa il mondo, a quanti vedono minacciato o già hanno perduto il proprio lavoro, a quanti devono assumere decisioni importanti e difficili per il bene di tutti. E le chiediamo ancora di consolare le angosce che non sempre si vedono ma che Lei conosce; di ridonare fiducia a chi l’ha persa di fronte a tante delusioni; di rianimare sposi e spose, genitori e figli a ritrovare la strada della comunione d’amore al di là di tutte le sempre possibili stanchezze; di ascoltare tanti chiusi silenzi di chi non ha più neppure il coraggio di confidarsi. Le chiediamo di essere paziente e misericordiosa con quanti credono di allargare la libertà nella violazione di ogni legge, a cominciare da quella della vita; di affermare se stessi nella violenza irragionevole; di considerare conquiste di civiltà l’estromissione di Dio e di ogni norma morale dalla società, dall’economia, dalla politica, generando così soltanto ulteriori ingiustizie e uccidendo la speranza in una storia più buona e pacifica».

Il grazie dei Vescovi alla presidente Tesei e quello della Governatrice alla Chiesa umbra. Al termine del Rosario i Vescovi hanno salutato la presidente della Regione Donatella Tesei e l’hanno ringraziata per l’equilibrio con cui sta gestendo l’emergenza Covid-19 in Umbria. La presidente dal canto suo ha contraccambiato il ringraziamento per le tante iniziative che le Diocesi hanno messo in campo per stare vicino alla gente in questa emergenza sanitaria. Presuli e Governatrice hanno anche commentato con gioia il fatto che il 3 maggio in Umbria non è stato registrato nessun nuovo caso di positività al Coronavirus: «soddisfazione – hanno detto vescovi e presidente – che non deve però far abbassare la guardia».

Cei – Messe con il popolo: condivise le linee di un accordo. Cardinale Bassetti: “avanti, senza abbassare la guardia”

“Esprimo la soddisfazione mia, dei vescovi e, più in generale, della comunità ecclesiale per essere arrivati a condividere le linee di un accordo, che consentirà – nelle prossime settimane, sulla base dell’evoluzione della curva epidemiologica – di riprendere la celebrazione delle Messe con il popolo”.
Così il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cardinale Gualtiero Bassetti, commenta la definizione di un Protocollo di massima, relativo alla graduale ripresa delle celebrazioni liturgiche.
“Il mio ringraziamento va alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – aggiunge – con cui in queste settimane c’è stata un’interlocuzione continua e proficua. Questo clima ha portato un paio di giorni fa a definire le modalità delle celebrazioni delle Esequie, grazie soprattutto alla disponibilità e alla collaborazione del Ministro dell’Interno e del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione”.
Nel contempo, “un pensiero di sincera gratitudine mi sento in dovere di esprimerlo al Ministro della Salute e all’intero Comitato tecnico-scientifico – prosegue il Cardinale Bassetti -: questa tempesta, inedita e drammatica, ha posto sulle loro spalle un carico enorme in termini di responsabilità”.
“Come Chiesa – riconosce – abbiamo condiviso, certo con sofferenza, le limitazioni imposte a tutela della salute di tutti, senza alcuna volontà di cercare strappi o scorciatoie, né di appoggiare la fuga in avanti di alcuno; ci siamo mossi in un’ottica di responsabilità, a tutela soprattutto dei più esposti. Alla vigilia di quella che ci auguriamo possa essere una rinascita per l’intero Paese, ribadisco l’importanza che non si abbassi la guardia ma, come abbiamo ripetuto in questi mesi, si accolgano le misure sanitarie nell’orizzonte del rispetto della salute di tutti, come pure le indicazioni dei tempi necessari per tutelarla al meglio”.
“Al Paese – conclude il Cardinale Bassetti – voglio assicurare la vicinanza della Chiesa: ne sono segno e testimonianza le innumerevoli opere di carità a cui le nostre Diocesi e Parrocchie hanno saputo dar vita anche in questo difficile periodo; ne è segno pure la preghiera che, anche in forme nuove, si è intensificata a intercessione per tutti: le famiglie, quanti sono preoccupati per il lavoro, gli ammalati e quanti li assistono, i defunti”.

Perugia – Nel tempo del Covid-19: primo maggio, l’Atto di Affidamento dell’Italia a Maria annunciato dal presidente della Cei da piazza IV Novembre di Perugia. Domenica 26 aprile, decima messa celebrata dal cardinale Bassetti a “porte chiuse”

«Nasce dal cuore della gente l’idea di affidare l’Italia alla protezione della Madre di Dio come segno di salvezza e di speranza». Così, in sintesi, il cardinale arcivescovo e presidente della Cei Gualtiero Bassetti, nell’annunciare, attraverso un video-messaggio da piazza IV Novembre di Perugia, davanti all’Arcivescovado, l’Atto di affidamento del Paese a Maria che la Chiesa italiana farà raccogliendosi idealmente in preghiera il primo maggio, alle ore 21, dalla basilica di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio, nella Diocesi di Cremona (provincia di Bergamo). E’ un santuario mariano di una delle zone-simbolo dell’epidemia che fino ad oggi ha causato in Italia più di 26mila morti. Il video-messaggio di annuncio del cardinale Bassetti, a cura dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, è visionabile all’indirizzo internet: https://chiciseparera.chiesacattolica.it/card-bassetti-latto-di-affidamento-a-maria-nasce-dal-cuore-della-gente/.
Il popolo cristiano spinge i pastori. «I pastori hanno il compito di guidare il loro gregge, il popolo cristiano – evidenzia il presidente della Cei –, ma spesso è il popolo cristiano che spinge i pastori, come è avvenuto in questo caso. Ho ricevuto più di trecento lettere piene di amore e di devozione nei confronti della Vergine Maria» in cui, racconta il cardinale Bassetti, si chiede «perché non dedicare al Cuore Immacolato di Maria la nostra nazione, le persone che soffrono per questa epidemia, tutti coloro che lavorano negli ospedali e che devono occuparsi del loro prossimo».

Dieci messe pro populo. Nel frattempo l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, domenica 26 aprile, alle ore 10, celebrerà per la decima volta, dall’inizio dell’emergenza, la S. Messa festiva a “porte chiuse”, pro populo, trasmessa dalla cattedrale perugina in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio InBlu e sui social media ecclesiali (vedi locandina allegata), nell’attesa, come sottolinea il cardinale Bassetti rivolgendo un «appello alle Istituzioni perché al più presto il popolo cristiano sia riammesso alla celebrazione dell’Eucarestia». Il presule auspica che «la gente possa avere la consolazione dei funerali in chiesa», come anche possano «essere dati gli altri sacramenti sempre nel rispetto delle norme sulla sicurezza che sono necessarie».

Le precedenti nove celebrazioni eucaristiche presiedute dal cardinale Bassetti (incluse quelle del Triduo pasquale), a partire da domenica 15 marzo, sono state sempre trasmesse in diretta e annunciate ai fedeli attraverso articoli e messaggi sui social media.

Terni – Monastero delle Clarisse celebrazione della III domenica di Pasqua. Mons. Piemontese: “Nei due discepoli, che si allontanano di Gerusalemme, in fretta e distanziati, possiamo intravedere e leggere la vicenda dell’umanità nel tempo del Coronavirus”.

La messa festiva della III domenica di Pasqua, è stata celebrata, senza la presenza dei fedeli, dal vescovo mons. Giuseppe Piemontese, nella chiesa di Santa Chiara del monastero clariano della Santissima Annunziata di Terni, e che è stato animata dalle sorelle Clarisse.
Il vescovo ha ricordato come “Quella che abbiamo vissuto e stiamo vivendo è una Pasqua senza la presenza fisica del Popolo di Dio, sottolineata dalle note del dolore, sofferenza, malattia, morte” e facendo riferimento al vangelo dei discepoli di Emmaus ha evidenziato “Nei due discepoli, che si allontanano di Gerusalemme, in fretta e distanziati, possiamo intravedere e leggere la vicenda dell’umanità nel tempo del Coronavirus…. Uomini e donne, che avevano impostato la parabola dell’esistenza in una folle gara di orgogliosa presunzione di raggiungere traguardi scientifici, economici e sociali infiniti, ponendo ai margini limiti etici e il bene complessivo dell’intera umanità: la terra, il cielo, il mare, gli animali, le piante, l’uomo in tutte le sue dimensioni. I due di Emmaus, spaventati fuggono, impauriti per le loro attese deluse e per le ambizioni frustrate. Una prospettiva di vita infranta. Noi speravamo…
Emmaus è la certificazione della sconfitta di un modello di umanità e di sviluppo basato solo in una dimensione orizzontale, in una prospettiva terrestre, fatta di possesso smodato, sfruttamento della creazione, in una competizione selvaggia, prevalenza degli istinti animaleschi della lussuria, predominio dell’uomo sull’uomo, di nazioni su nazioni con la forza della violenza, delle armi, dell’economia, della finanza…Noi speravamo… Ora constatiamo la fine di un sogno, la certificazione della vittoria e prevalenza dell’odio e della morte. La prospettiva è allontanarsi e in fretta… andare lontano anche fisicamente dal teatro dei nostri sogni, incontro al buio, alla notte, verso una meta sconosciuta”.

OMELIA DEL VESCOVO

Perugia: “Attraversare il deserto, al tempo della pandemia. Una riflessione biblica per la Chiesa di oggi”. La Lettera settimanale del cardinale Bassetti alla comunità diocesana

Carissimi, questa lettera, in forma di riflessione, o meglio di meditazione, vuole essere una risposta di fede a tanti dubbi sollevati dalla presente pandemia. Ho ricevuto tante lettere, dove mi viene chiesto, di fronte a quello che sta succedendo: «Dove è o dove era Dio?». Cercherò di darvi una risposta secondo il mio cuore di Pastore.

Una Chiesa in difficoltà

La situazione che il mondo sta vivendo mette duramente alla prova ogni essere umano e quindi, in quanto anch’essa realtà umana, la comunità cristiana. La Chiesa cattolica, in particolare, si trova a dover affrontare una situazione inedita. Forse potremmo esser capaci di saper dire come si affronta una situazione di persecuzione, ma questa prova collettiva, provocata da un agente patogeno del tutto imprevisto, ci lascia disorientati.

Non appena ci si è accorti che anche in Italia il pericolo di contagio era più che reale, abbiamo dovuto sospendere ogni attività pubblica, inclusa la celebrazione dell’Eucarestia con la presenza dei fedeli. E questo ci ha messo subito in difficoltà, dal momento che l’Eucarestia è per tutti, sacerdoti e fedeli, fonte e culmine di tutta la vita cristiana.

Con generosità e inventiva e, perché no, con coraggio, ci si è dedicati a moltiplicare le occasioni di Messe in streaming, celebrazioni televisive in chiese vuote con celebranti solitari, a cominciare dallo stesso papa Francesco. Ma “guardare” la Messa non è celebrarla. Messe senza popolo, popolo senza Messa. Si è cercato di puntare sulla maturità e sulla responsabilità del popolo cristiano, sulla sua capacità di meditare e di accogliere e celebrare la parola di Dio e di pregare anche la Liturgia delle Ore. Cose che chiamano in causa, se non del tutto almeno in parte, la responsabilità dei laici e la fede nella dimensione sacerdotale propria del Battesimo.

Ma ora, lo dico in coscienza a tutte le istituzioni, è arrivato il tempo di riprendere la celebrazione dell’Eucarestia domenicale e dei funerali in chiesa, oltre ai battesimi e a tutti gli altri sacramenti, naturalmente seguendo quelle misure necessarie a garantire la sicurezza in presenza di più persone nei luoghi pubblici.

Una Chiesa che attraversa il deserto

A un tratto ci siamo trovati nel deserto, esattamente come è accaduto al popolo di Israele. Quante volte, nel mondo cristiano, ci siamo riempiti la bocca di questa parola, il deserto: «facciamo un momento di deserto!» Cioè prendiamoci uno spazio, un tempo di preghiera e solitudine. Ma si trattava di un deserto che avevamo scelto noi e che, alla fine, ci dava anche un po’ di gratificazione. Oggi, invece, ci troviamo in un deserto che non abbiamo scelto, che ci appare pieno di pericoli mortali e del quale non si vede ancora la fine. E la Chiesa condivide con l’intera umanità questa improvvisa condizione di deserto globalizzato. Come riuscire a viverla? Questo è il punto su cui può venirci in aiuto la parola di Dio: che cosa ci può dire la Scrittura in relazione al deserto? E al deserto dei nostri giorni?

Il Signore è in mezzo a noi, sì o no?

Nel libro dell’Esodo si legge che, nel momento in cui Israele deve partire dall’Egitto, il Signore non lo conduce per la strada più corta, ma per quella più lunga (Es 3,17): perché non nasca nel popolo la tentazione di tornare indietro, alla schiavitù d’Egitto. Il deserto appare così fin dall’inizio come uno spazio, e insieme come un tempo di prova.

Tra tutti gli episodi narrati in Es 15-17 risalta in modo drammatico la protesta degli israeliti a Massa e Meriba («prova» e «tentazione»), a causa della mancanza d’acqua; l’episodio si conclude con una domanda radicale: «Il Signore è in mezzo a noi, sì o no?» (Es 17,7). Il deserto sembra a Israele solo un vuoto spaventoso, che pare voler inghiottire il popolo che in tale solitudine ha iniziato a camminare: questo Dio così misterioso è davvero in mezzo a noi, oppure no? Oppure questo deserto è una maledizione della quale possiamo incolpare solo un cieco destino?

Israele chiama Dio in processo, quasi che sia Egli il colpevole della sua situazione. Mettere alla prova Dio significa voler fissare a Dio delle scadenze, imporgli i propri schemi, volere in realtà prenderne il posto. Significa stravolgere il senso stesso dell’esodo: Dio ha portato il popolo alla libertà, ma il popolo arriva ad accusarlo di essere lui il colpevole delle sue sofferenze: «Perché ci hai fatti uscire dall’Egitto nel deserto per morire di sete?» (17,3).

«Il Signore è in mezzo a noi, sì o no?». Questa non è la domanda di un ateo, ma il dubbio di un credente che non ha ancora pienamente compreso che il Dio di Israele è un Dio liberatore. E tuttavia la domanda rimane, con tutta la sua forza provocatoria e scandalosa. In questo momento di deserto che stiamo vivendo, la comunità cristiana deve saper abitare questa domanda, condividerla con tanti esseri umani che oggi rispondono «no, il Signore non è affatto in mezzo a noi, anzi, non c’è proprio alcun Signore in cielo».

La comunità cristiana deve saper camminare insieme con loro, anche di fronte a questo tipo di risposte. Ma per farlo è necessario un supplemento di umanità che non sempre noi cristiani riusciamo ad avere.

Dio, dove sei?

In queste settimane di pandemia, si ha l’impressione che nel mondo globalizzato la religione sia rimasta al margine: ho sentito con le mie orecchie questa obiezione, alla quale dovremo dare risposte convincenti. Ma continuiamo la nostra riflessione.

Dio, dove sei? La risposta a questa domanda rischia di essere terribile; del resto l’aveva già anticipata Nietzsche: Dio è morto, e noi l’abbiamo ucciso.

La Bibbia rovescia una tale domanda: «Dove sei?» è piuttosto ciò che Dio chiede all’uomo nel giardino (cf. Gen 3,9). La vera domanda che la Bibbia ci propone è così quella sulla nostra identità. Chi siamo noi? La risposta dell’uomo alla domanda di Dio è tragica: «Ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto» (Gen 3,10). L’essere umano si scopre improvvisamente fragile, debole, impotente. Sperimenta che, nel momento in cui ha preteso di porsi lui stesso come “dio” («Sarete come Dio», cf. Gen 3,5), tutto crolla: crolla il rapporto con l’altro (ed ecco le foglie di fico per nascondersi), si rompe il rapporto con la terra («spine e cardi produrrà per te»), si apre il cerchio della violenza, e il fratello uccide il fratello (Gen 4); la terra si corrompe e viene sommersa dal diluvio.

«Ho avuto paura». L’essere umano inizia a concepire Dio come un giudice terribile, pronto a punire la minima trasgressione; non lo coglie più come quella presenza amica che passeggia nel giardino alla brezza del giorno (Gen 3,8). «Dove sei?». Che ne è, uomo, di te? Che ne è del tuo delirio di onnipotenza e della tua illusione di poter realizzare tutto con le tue sole forze?

        Di riflesso, alla luce di questa domanda sull’uomo, nasce una nuova domanda su Dio. Non tanto quella già ricordata: «Dov’è Dio?». Ma piuttosto: chi è Dio? In quale Dio crediamo, prima ancora di chiederci dove egli sia? Di chi stiamo parlando? Di Dio o del vitello d’oro?

Nel cammino nel deserto, la grande tentazione di Israele è infatti quella di costruirsi un dio su misura, il vitello d’oro (cf. Es 32). Non si tratta di un altro Dio, ma di quello stesso Yhwh che ci ha fatti uscire dall’Egitto, che però adesso vogliamo raffigurarci come a noi pare meglio. Con l’oro, appunto. Qualcosa che ci siamo acquistati, per cui abbiamo sudato. Un dio-idolo a nostro uso e consumo, che risponda alle nostre esigenze. Ebbene, quel dio non esiste, ce lo siamo appunto creati. E lo accusiamo poi di aver mandato la pandemia.

Non dimentichiamo che il cammino dell’esodo culmina nelle dieci parole ricevute al Sinai (cf. Es 20,1-17); e la prima di queste parole non ci dice tanto dov’è Dio, quanto piuttosto chi Egli sia: «Io sono il Signore tuo Dio che ha fatto uscire te dalla terra d’Egitto, dalla casa delle schiavitù. Non avrai dèi stranieri davanti al mio volto» (Es 20,1-2). Il Dio biblico è un Dio che libera e che salva, che non tollera il male. È un Dio che scommette sulla libertà dell’essere umano e che vuole che sia l’umanità stessa a realizzare il suo progetto nel mondo.

Nel Nuovo Testamento, è il Dio di cui parla Gesù chiamandolo «abbà», padre, proprio nel momento della maggior sofferenza, di fronte alla prospettiva della croce (cf. Mc 14,36). Un Dio che Gesù incarna nella sua umanità e, in modo tutto speciale, nella sua compassione verso l’altro.

Se non ci poniamo correttamente la questione della “identità” di Dio, rischiamo seriamente che, una volta usciti da questa pandemia, il mondo occidentale rimanga ancor più convinto che la vera salvezza viene solo dalla scienza e che la religione può tutt’al più avere un ruolo subalterno, magari consolatorio, ai margini della razionalità. Per le Chiese cristiane è l’ora di puntare sulla maturità della fede.

Quella che oggi stiamo vivendo è certamente un’ora di crisi; “crisi” nel senso profondo della parola, dal greco “giudizio”: un’occasione cioè per operare un giudizio sulla realtà e sulla nostra vita, e per compiere delle scelte. È anche un’ora “apocalittica”, ma nel senso biblico del termine: non cioè “distruzione”, ma “rivelazione”. In quest’ora della storia, il Signore ci rivela per quel che veramente siamo, per quello in cui realmente crediamo. Mi auguro che questa “crisi” e questa “apocalisse” si trasformino in un’opportunità che ci aiuti a confidare meno nelle nostre forze, ad abbandonarci all’aiuto che viene dal Signore, e ad essere più solidali gli uni verso gli altri. Spero che ne nasca quella compassione universale radicata nella Misericordia di Dio che ci renda più umani, nella convinzione che l’ultima parola della vita non è né la sofferenza, né il dolore, né la morte, ma l’amore, la bontà e la Resurrezione.

La verità è che nel momento delle grandi prove ci vuole più fede. Dove la fede consiste non nel chiedere «dov’è Dio?» o «Dio dove era?», ma nell’accogliere Lui stesso, il Dio vero, che è il Dio della vita.

Sperando che questa riflessione possa essere utile a ognuno di noi nel cammino della fede pasquale, rinnovo il mio fraterno saluto e tutti benedico di cuore.

Perugia, 23 aprile 2020

Gualtiero Card. Bassetti