Perugia – assemblea ecclesiale diocesana “Profezia di una presenza”. L’arcivescovo Ivan Maffeis: “volontà di assumere un ripensamento della presenza ecclesiale sul territorio”

Le voci e i volti degli assistiti del “Centro Sereni-Don Guanella” hanno accompagnato la riflessione e il discernimento della prima giornata dell’Assemblea ecclesiale diocesana di Perugia-Città della Pieve, “Profezia di una presenza”, in svolgimento dal 26 al 27 maggio, in un luogo “così bello, di una Chiesa in uscita, perché d’incontro con coloro che più di altri avvicinano a Dio anche i lontani”. È stato il commento di una dei 260 partecipanti tra sacerdoti, consacrati e consacrate, ma soprattutto laici e laiche.
“Il primo pensiero è di profonda gratitudine per questa vostra presenza: è una partecipazione che testimonia l’amore per la nostra Chiesa, per quella Chiesa che siamo e che – con il contributo di ciascuno – vorremmo rendere sempre più la Chiesa di Gesù Cristo, comunità fraterna, vivificata dal suo Spirito”. Così l’arcivescovo Ivan Maffeis nella sua introduzione a lavori assembleari. “E’ da questo confronto – ha annunciato il presule – che ci verranno intuizioni, provocazioni e spunti su cui con un gruppo di voi intendo lavorare quest’estate per arrivare a un nuovo appuntamento assembleare in autunno, che diventi l’occasione per una prima restituzione”.

Uscire da una solitudine esistenziale.
L’arcivescovo, la cui nota introduttiva integrale è scaricabile al link: Introduzione dell’arcivescovo Ivan Maffeis all’Assemblea ecclesiale diocesana – Diocesi Perugia, ha richiamato la Chiesa, facendo sua una recente raccomandazione di papa Francesco, a non essere tentata “di reagire con la chiusura al cambiamento d’epoca in cui siamo immersi… I processi e le trasformazioni che viviamo sono radicali e coinvolgono tutti gli ambiti della vita umana. Ciascuno di noi si interpreta sempre più a partire dalla propria prospettiva individuale, animati da una forte esigenza di emancipazione e di autodeterminazione, di una libertà di cui siamo tutti gelosi; nel contempo, ci ritroviamo alla ricerca di sicurezze affettive e veritative. Non basta a nessuno un presente che porta a fare della precarietà una condizione di vita: avvertiamo l’urgenza di uscire da una solitudine esistenziale, che ci lascia poveri di memoria come pure della fiducia che consente di guardare avanti, di impegnarsi, assumersi responsabilità, unirsi per una causa comune. Come credenti avvertiamo il peso e la contraddizione di un fare che mette in secondo piano la vita fraterna, la preghiera, la carità”.

No a parrocchie ridotte a stazioni di servizio.
“Non intendiamo aumentare il numero di chi porta acqua alla fontana del lamento – ha detto Maffeis –, come non accettiamo nemmeno di veder ridotte le nostre parrocchie a mere stazioni di servizio e di consumo religioso. Ci chiediamo, piuttosto: in una cultura che non riesce più a decifrare le parole, i segni e i simboli del linguaggio cristiano, cosa significa annunciare la Parola, vivere i sacramenti, essere e costruire Chiesa, proporre itinerari formativi?”.

Mettere a fuoco su cui investire.
“La nostra Assemblea – ha sottolineato l’arcivescovo – nasce dalla volontà di assumere un ripensamento della presenza ecclesiale sul territorio e, quindi, della nostra pastorale come un’occasione per intercettare le opportunità e le risorse che abitano anche questo tempo… Vogliamo aiutarci a mettere a fuoco approcci e modalità, ambiti, luoghi e priorità su cui investire”.

Lo Spirito Santo risplende nella Chiesa.
L’Assemblea diocesana è stata ospitata nella chiesa dell’Istituto Don Guanella i cui lavori sono stati aperti dal vicario generale don Simone Sorbaioli, che ha richiamato l’attenzione sul “segno di avvio” di quest’Assemblea, l’accensione sull’altare di sette lampade che simboleggiano lo Spirito, poste davanti alla copia dell’immagine dello Spirito Santo della Pentecoste custodita da secoli nella cattedrale di San Lorenzo, dove sabato sera 27 maggio, la stessa assise culminerà con la celebrazione della Veglia di Pentecoste. “E’ un segno del dono dello Spirito – ha commentato don Simone Sorbaioli – presente in tutti noi battezzati cristiani e che risplende vivamente nella nostra Chiesa diocesana”.

Conversione pastorale missionaria.
Molto attuale la lectio divina del teologo perugino don Alessio Fifi, che ha invitato a riflettere sul fondamento di “aprire la porta della fede e del suo annuncio” prendendo lo spunto dall’Apostolo Paolo nelle Lettere ai Corinzi. “Come all’inizio del Cristianesimo, così oggi, la Chiesa è chiamata alla conversione pastorale missionaria, diventando una Chiesa in cui convivono cristiani e pagani”, ha detto, in sintesi, don Fifi, richiamandosi alle stesse tematiche dell’Assemblea. Il teologo ha ricordato che “è Dio ad aprire le porte, ad avviare la conversione missionaria della Chiesa, un’iniziativa piena di Spirito Santo come all’inizio del Cristianesimo, così oggi”.

La metafora dell’aragosta.
Molto attesa è stata la relazione di Paola Bignardi, già presidente nazionale dell’Azione cattolica, pedagogista e studiosa di temi legati alla condizione dei laici cristiani nella società e nella Chiesa. Ha esordito con la “metafora dell’aragosta” combattuta se liberarsi o meno del proprio guscio nella crescita. Un approccio per interrogare la stessa Chiesa su quello che è oggi la sua situazione e su come poter essere sempre più Chiesa in uscita per continuare ad annunciare e testimoniare il Vangelo. Secondo Paola Bignardi, l’”aragosta” che la Chiesa e il popolo di Dio dovrebbero imitare è quella che accetta la sfida del cambiamento, perché “è una aragosta intraprendente, audace e disposta a rischiare perché vuole continuare a vivere”.

La prima giornata di Assemblea è proseguita con i gruppi di lavoro preceduti da tre testimonianze di fede di catecumeni che in età giovane adulta hanno ricevuto l’iniziazione cristiana, desiderosi di vivere nella Chiesa e sentirsi parte integrante della comunità cristiana.

Perugia – dal 26 al 27 maggio Assemblea ecclesiale dal titolo: “Profezia di una presenza”.

“Forte è il desiderio di ritornare a vivere in comunione, come comunità cristiana, dopo la pandemia ma non solo, la nostra fede, il nostro impegno di sacerdoti, di consacrati e consacrate, di laici e laiche ad annunciare e a testimoniare nel quotidiano il Vangelo del Risorto per essere nella Chiesa e nella società ‘Profezia di una presenza’”. A sottolinearlo è il vicario generale dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, don Simone Sorbaioli, nel presentare ai media l’imminente Assemblea diocesana, in programma dal 26 al 27 maggio, presso l’Istituto Don Guanella di Perugia. Si tratta, precisa il sacerdote, “del primo significativo e molto partecipato evento di comunione-discernimento che la nostra Chiesa ha con il suo nuovo Pastore, mons. Ivan Maffeis”.

Il desiderio di rincontrarsi, come ha evidenziato il vicario generale, è testimoniato anche dall’elevato numero di partecipanti alla due-giorni assembleare, al punto che sono state chiuse in anticipo le iscrizioni, ben 260 di cui 172 di laici e laiche (il 70%) e 50 con un’età al di sotto dei 40 anni, “dato anch’esso rilevante – commenta don Simone Sorbaioli –, perché l’auspicio dell’arcivescovo Ivan, quello di avere una presenza significativa di giovani, è stato fatto proprio da diversi di loro. Del resto non poteva essere altrimenti, dato il loro impegno anche come catechisti ed animatori nelle parrocchie e negli oratori”.

Nel solco del Cammino sinodale. “Non era così scontata l’elevata partecipazione di adulti e di giovani ad un evento ecclesiale – riflette il vicario generale –, perché da anni non si teneva un’assemblea diocesana (l’ultima risale al 2017) e prima ancora gli incontri assembleari erano stati ‘assorbiti’ dal Sinodo diocesano (2006-2008). Il Cammino sinodale indetto da papa Francesco, nel 2021, ci ha stimolato e invogliato a fare comunione e i laici ‘distanti’ si sono lasciati coinvolgere. Addirittura, nella nostra comunità diocesana, hanno partecipato alla prima fase del Cammino sinodale, quella dell’ascolto, anche alcuni consigli comunali, realtà laiche pubbliche e private, fino a coinvolgere alcuni quartieri e condomini. La nostra Assemblea non può non inserirsi anche nel solco del Cammino del Sinodo, cogliendo le sue ‘provocazioni’ inerenti la fede e come si concretizza nelle unità pastorali e comunità parrocchiali incidendo nella crescita dell’intero tessuto sociale. Per fare questo occorre una nuova evangelizzazione che, auspichiamo, venga indicata dalla stessa assise del 26-27 maggio”.

“Quest’Assemblea – precisa ancora don Simone Sorbaioli – non è un punto di arrivo, ma di partenza, perché all’inizio del nuovo Anno pastorale, in autunno, si terrà una sua seconda fase per dare una lettura profetica alla nostra Chiesa, quella “Profezia di una presenza” indicata fin dal titolo dell’Assemblea. Soprattutto essere messi nella condizione, come Chiesa e come popolo di Dio, di interpretare in che modo la vita cristiana si concretizza nella nostra comunità” ed “essere pronti – conclude il vicario generale – ad affrontare e rimuovere le pesantezze che rischiano di essere zavorre al nostro cammino-missione di evangelizzazione che troverà il suo momento rigenerativo in quest’evento ecclesiale”.

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Anche il vicario episcopale per la Pastorale, don Simone Pascarosa, coordinatore dell’equipe organizzatrice dell’Assemblea diocesana, nel vivere i partecipati incontri di preparazione in ciascuna delle sette Zone pastorali dell’Archidiocesi, ha colto “il desiderio dei laici di potersi esprimere sulla nostra Chiesa di cui piacevolmente accolgono la chiamata a condividerne le esperienze buone, sane e sante. Hanno molto desiderio di partecipare ai lavori assembleari dai quali emergeranno le priorità della nostra Chiesa per i prossimi cinque anni, visto la risposta arrivata dalle iscrizioni andate oltre le più rosee aspettative. Sacerdoti e laici si confronteranno e faranno discernimento insieme sulle esperienze di Chiesa che lo Spirito ha già suscitato nella nostra comunità diocesana per metterci in ascolto e sceglierle come priorità”.

Il fulcro dell’Assemblea, precisa don Simone Pascarosa, non sarà l’ascolto delle relazioni, ma dalla provocazione delle stesse il lavoro dei 26 gruppi assembleari dal cui frutto scaturirà anche una ‘lettera’ delle 32 Unità pastorali dell’Archidiocesi al nostro Pastore Ivan. E non è un caso che quest’Assemblea si tenga alla vigilia della Festa di Pentecoste, tant’è vero che culminerà nella celebrazione della Veglia diocesana, in cattedrale, sabato 27 maggio, alle ore 21, presieduta dall’arcivescovo Maffeis insieme al suo presbiterio e al popolo di Dio, un’invocazione corale dello Spirito sulla nostra comunità cristiana”.

L’Istituto Don Guanella. “Anche il luogo scelto per lo svolgimento di questa due-giorni di discernimento per la Chiesa del futuro non è affatto casuale – commenta il vicario per la Pastorale –; un luogo, l’Istituto Don Guanella, pregno di misericordia e segno di accoglienza e cura di tanti fratelli fragili nei cui volti più di altri si incarna il volto di Cristo. Un invito per la nostra Chiesa a proseguire il suo cammino avendo sempre come riferimento gli ‘ultimi’ e gli ‘scarti’ della società”.

Don Simone conclude senza trascurare una presenza significativa di ospiti, che definisce “osservatori benvenuti”. Si tratta della partecipazione ai lavori assembleari di una delegazione delle Diocesi di Città di Castello e di Gubbio, guidata dal loro vescovo mons. Luciano Paolucci Bedini, con l’intento di fare proficua esperienza per il discernimento e il cammino da avviare nelle loro rispettive comunità diocesane.
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Programma, relatori e partecipanti. Tra questi ultimi ci sono anche i componenti dei Consigli Pastorale e Presbiterale diocesani, della Consulta diocesana delle aggregazioni laicali e due delegati per ciascuna delle 32 Unità pastorali. Si ritroveranno all’Istituto Don Guanella, venerdì 26 maggio, alle 15, per la preghiera iniziale e la lectio divina di don Alessio Fifi, parroco perugino e docente di teologia presso l’ITA e l’ISSRA di Assisi. Seguiranno, alle 15.30, l’introduzione dell’arcivescovo Ivan Maffeis e, alle 15.45, la relazione di apertura del discernimento a cura di Paola Bignardi, già presidente nazionale dell’Azione cattolica, pedagogista e studiosa di temi legati alla condizione dei laici cristiani nella società e nella Chiesa. Alle 16.30 ascolteranno alcune esperienze-testimonianze catecumenali e, alle 17, saranno impegnati nei gruppi di lavoro operativi fino alle 18, quando il vicario generale don Simone Sorbaioli traccerà le “conclusioni” della prima giornata. Sabato 27 maggio, alle 9, si ritroveranno per la preghiera delle Lodi e la lectio divina di don Alessio Fifi. Alle 9.30 ascolteranno la relazione di don Giovanni Zampa, teologo e biblista, vicario episcopale per la Pastorale della Diocesi di Foligno e coordinatore della Segreteria pastorale regionale della Ceu, e dalle 10.30 alle 12 saranno impegnati nei gruppi di lavoro al cui termine condivideranno le sintesi di questi gruppi.

Programma, relatori e partecipanti. Tra questi ultimi ci sono anche i componenti dei Consigli Pastorale e Presbiterale diocesani, della Consulta diocesana delle aggregazioni laicali e due delegati per ciascuna delle 32 Unità pastorali. Si ritroveranno all’Istituto Don Guanella, venerdì 26 maggio, alle 15, per la preghiera iniziale e la lectio divina di don Alessio Fifi, parroco perugino e docente di teologia presso l’ITA e l’ISSRA di Assisi. Seguiranno, alle 15.30, l’introduzione dell’arcivescovo Ivan Maffeis e, alle 15.45, la relazione di apertura del discernimento a cura di Paola Bignardi, già presidente nazionale dell’Azione cattolica, pedagogista e studiosa di temi legati alla condizione dei laici cristiani nella società e nella Chiesa. Alle 16.30 ascolteranno alcune esperienze-testimonianze catecumenali e, alle 17, saranno impegnati nei gruppi di lavoro operativi fino alle 18, quando il vicario generale don Simone Sorbaioli traccerà le “conclusioni” della prima giornata. Sabato 27 maggio, alle 9, si ritroveranno per la preghiera delle Lodi e la lectio divina di don Alessio Fifi. Alle 9.30 ascolteranno la relazione di don Giovanni Zampa, teologo e biblista, vicario episcopale per la Pastorale della Diocesi di Foligno e coordinatore della Segreteria pastorale regionale della Ceu, e dalle 10.30 alle 12 saranno impegnati nei gruppi di lavoro al cui termine condivideranno le sintesi di questi gruppi.

Spoleto – Pellegrinaggio diocesano a Roma, udienza privata con Papa Francesco, che ha parlato di bellezza e intercessione. Il Santo Padre: «Grazie per questo bel pellegrinaggio. So che la facciata della vostra Cattedrale, apparsa in televisione tante volte negli ultimi anni, è diventata familiare ad ogni italiano”

Sabato 20 maggio 2023 l’arcivescovo Renato Boccardo ha accompagnato in pellegrinaggio in Vaticano 1571 fedeli della Chiesa di Spoleto-Norcia nell’ambito delle celebrazioni per l’825° anniversario della dedicazione della Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta. La maggior parte dei pellegrini sono andarti in treno, altri in autobus e qualcuno in autonomia. Il convoglio ferroviario speciale è partito alle 5.00 dalla stazione di Spoleto, si è fermato in quella di Terni per far salire altri pellegrini e alle 8.00 ed è giunto alla stazione di S. Pietro. Tra i partecipanti c’erano tanti bambini, diversi giovani, sacerdoti, religiosi e religiose, alcune persone diversamente abili ed un gruppo di ucraini accolti a Polino e accompagnate dal sindaco Remigio Venanzi.
Alle ore 10.15 c’è stata l’udienza privata con Papa Francesco nell’aula “Paolo VI”. Il Santo Padre è stato accolto da un grande applauso e dal grido “Francesco, Francesco”. Il Pontefice nel suo discorso, integralmente pubblicato nel sito della Santa Sede (https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2023/05/20/0378/00830.html, si è soffermato sulla bellezza e sull’intercessione.

«So – ha detto il Papa – che la facciata della vostra Cattedrale, apparsa in televisione tante volte negli ultimi anni, è diventata familiare ad ogni italiano. Ma so soprattutto che è una chiesa molto bella. La bellezza attrae. E comunicare la fede è anzitutto questione di bellezza. Ma la bellezza non si spiega, si mostra, si fa vedere; non si può convincere della bellezza, occorre testimoniarla. Perciò nella Chiesa ciò che si testimonia è più importante di ciò che si predica. E il vostro Duomo, con le sue magnifiche cappelle, custodisce storie di vita e di fede, racchiude santità e bellezza. È una testimonianza di storia, di vita, di bellezza, di santità. Ecco, vi auguro di essere scopritori di bellezza, cercatori dei tesori della fede; di non fermarvi alla superficie delle cose, ma di vedere oltre, apprezzando e abbracciando il patrimonio di santità e servizio che è la ricchezza della Chiesa. E anche di accrescerlo, perché la fede non può rimanere un ricordo del passato, qualcosa di “museale”, no; ma rivive sempre nella gioia del Vangelo, nella comunità fatta di persone, nell’assemblea di quanti sperimentano la misericordia e si riconoscono per grazia fratelli e sorelle amati da Dio

«Oltre alla bellezza – ha proseguito il Pontefice – vorrei condividere con voi una seconda parola che credo vi riguardi in modo particolare. La parola è intercessione. Il vostro Duomo, dedicato alla Madre di Dio, ha la sua effige più rappresentativa nella “Santissima Icone”. Questa immagine raffigura la Vergine con le mani alzate, mentre intercede per noi: “intercessora”. Ed è “un’icona che parla”: infatti il suo cartiglio dà voce all’immagine. Lo fa attraverso un dialogo tra Gesù e sua Madre, un dialogo quasi drammatico, con Cristo che dice: “Che cosa chiedi, o Maria?”, e Lei risponde: “La salvezza dei viventi”. Lui ribatte: “Ma provocano a sdegno”. E lei: “Compatiscili, Figlio mio”. Lui: “Ma non si convertono!”, e Lei: “E tu salvali per grazia”. È con questa intercessione che la Madonna tocca il cuore del Figlio. E questa non è un’immagine poetica, è la verità. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi – diciamo nell’Ave Maria. E lei prega per noi. Noi le chiediamo di pregare per noi e lei lo fa, lei parla al Figlio. L’intercessione ha come una dimensione interessante, è portare gli altri davanti al Signore, lottare con Lui attraverso la preghiera, sapendo insistere, non solo e non tanto per i nostri amici e per le persone care, come si fa di solito, ma soprattutto per chi è lontano, per chi non è dei nostri, per chi ci critica, per chi non conosce l’amore di Dio. Una Chiesa che intercede, prega per gli altri, che porta il mondo al Signore senza diventare mondana, è una Chiesa sempre viva, sempre vivace, sempre bella. Quante volte, invece, serpeggia anche tra noi il virus della lamentela, perché “le cose che non vanno sono tante”, “i tempi passati erano migliori”, “il parroco di prima era più bravo”, e questa musica di lamentarsi. La lamentela è una cosa amara, brutta, sai? Ti sembra che sia una cosa dolce? No. Amareggia il cuore, la lamentela. Il cristiano non può lasciarsi intrappolare nei lacci di questa mondanità stanca e snervante, ma è chiamato a riscoprire la bellezza che ha ricevuto per grazia e a intercedere, cioè ad attirare la bellezza sugli altri. Cari fratelli e sorelle, questo giubileo vi aiuti a rinsaldare le radici, così che voi della valle spoletana e dei monti nursini, dalla vostra Basilica secolare, alla scuola di Maria e del vostro patrono il martire San Ponziano, possiate gioire per la bellezza dell’amore di Dio e dell’essere Chiesa, e sentirvi chiamati a intercedere. Questo vi auguro mentre di cuore vi benedico. E vi chiedo un favore: sostando nella Cattedrale di Spoleto presso la Santissima Icone, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie».

Al termine dell’udienza generale mons. Boccardo ha donato a Papa Francesco una riproduzione della Santissima Icone. «Il Santo Padre – racconta il Presule – mi ha ringraziato di questo omaggio e per aver organizzato questo bel pellegrinaggio». Prima di lasciare l’aula “Paolo VI” il Pontefice ha salutato i disabili e alcuni giovani, poi è passato con la carrozzina in tutti i corridoi dell’aula salutando i pellegrini. Alle ore 12.00, poi, c’è stata la preghiera dell’Angelus nella Grotta della Madonna di Lourdes ai Giardini Vaticani presieduta dal cardinale Angelo Comastri, arciprete emerito della Basilica Vaticana. Nel pomeriggio è prevista la celebrazione eucaristica all’altare della Cattedrale della Basilica di S. Pietro presieduta dall’arcivescovo Boccardo.

Assisi – visita del presidente Fontana: “Francesco e Carlo fondamentali per il futuro della nostra Italia”

“Ho citato il Beato Carlo nel mio discorso di insediamento perché penso che sia una figura importante per l’Italia e i giovani. In Italia c’è una gioventù brava, buona e disponibile per gli altri: Carlo Acutis potrebbe sicuramente essere il suo patrono. È una proposta? Ci sono persone che sono più autorevoli di me, ma sicuramente è un beato che sta attirando dei giovani ed è importante perché ci aiuta a capire che si possono vivere i valori cristiani essendo giovani”. Lo ha detto il presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, venerdì pomeriggio 19 maggio, durante i saluti nel momento pubblico nella chiesa di Santa Maria Maggiore – Santuario della Spogliazione.
Non è mancato un pensiero per le popolazioni martoriate dell’Emilia Romagna: “A loro esprimo tantissima solidarietà, per tutti i cittadini e per tutti coloro che hanno perduto i loro cari e i loro beni. Da Assisi l’appello affinché le forze politiche e le istituzioni affrontino questa emergenza con unità e un ringraziamento anche agli eroi che soccorrono: in Italia ci sono tanti cuori d’oro, lo si vede tutti i giorni e non solo in momenti come questo. Quella solidale è la storia dell’Italia, nelle difficoltà ci si aiuta e anche la politica deve aiutare: anche per questo spero che le forze politiche e le opposizioni siano unite in questo momento”.

Accompagnato dal vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra e Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, nei vari luoghi del Santuario, il presidente Fontana ha visitato la tomba del Beato Carlo Acutis, la ritrovata Porta di Francesco e il “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944” fino agli ultimi scavi per la riscoperta dell’antico Episcopio. “Sono voluto venire da Carlo – ha detto ancora Fontana – perché si parla delle cose che non vanno, e che vanno male: ci sono epidemie, guerre, violenze e una parte di gioventù sicuramente in difficoltà, ma ci sono anche tanti giovani che son bravi e penso che sull’esempio di Carlo dobbiamo valorizzare non solo il bello dell’arte, ma anche il bello dei sentimenti, per dare degli esempi positivi che la gente e i giovani possano seguire. Grazie Carlo, Grazie a tutti voi che portate avanti il suo ricordo e quello di San Francesco che sono fondamentali per il futuro della nostra Italia e della nostra civiltà”, il saluto finale del presidente della Camera ai partecipanti alla tavola rotonda, moderata dal giornalista del Corriere della Sera, Giovanni Bianconi, dal titolo “Istituzioni, tra legalità e solidarietà”, cui hanno preso parte Fausto Cardella, presidente della Fondazione Umbria contro l’Usura, Stefania Proietti, sindaco della Città di Assisi e don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano.

“Il Santuario sta diventando di un’attrattività straordinaria, il mondo ci guarda e questa tre giorni mira a mettere a fuoco i temi che hanno a che fare con la spogliazione di Francesco e la bella vicenda giovanile di Carlo, ma anche con la nostra vita. Legalità, istituzioni, solidarietà ed economia della fraternità sono i valori di cui abbiamo bisogno per guardare al futuro, perché senza radici non si va molto lontano”, le parole del vescovo monsignor Sorrentino. “La spogliazione è un concetto che fotografa il cuore del Vangelo, il Dio che per amore si spoglia della sua gloria per farsi uno di noi e camminare con noi nella nostra storia piena di bellezze, ma anche piena di fatiche, piena di croci. Per questo va riscoperta”.
Sabato 20 maggio alle ore 11 è in programma la consegna del “Premio internazionale Francesco d’Assisi e Carlo Acutis per una economia della fraternità”, alla presenza di Chiara Amirante, fondatrice di Nuovi Orizzonti, dell’imprenditore Brunello Cucinelli, e del cardinale Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. I tre finalisti dell’edizione 2023 del Premio vengono tutti da paesi poverissimi – Amazzonia, Burundi e Ciad – nello spirito dell’iniziativa che mira a ispirare in modo generativo le persone con scarse possibilità economiche, in particolare i giovani al di sotto dei 35 anni e nelle regioni più povere del mondo.
Nel pomeriggio alle ore 16.30 la presentazione del libro “Francesco e i vescovi di Assisi, storia di un rapporto” di padre Felice Autieri, con la partecipazione di padre Pietro Messa, docente di storia del francescanesimo alla Pontificia Università Antonianum di Roma, del professore Nicolangelo d’Acunto, ordinario di storia medioevale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e della giornalista e conduttrice tv, Safiria Leccese che modererà l’incontro. Alle ore 21,15 di sabato ci sarà lo spettacolo teatrale “Il destino di una testa di legno”, ideato, scritto e musicato dai ragazzi di Assisi. Infine, domenica 21 maggio alle ore 11 la santa messa presieduta dal cardinale Lazarus You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il Clero. La tre giorni del Santuario è organizzata dalla Fondazione diocesana Assisi Santuario della Spogliazione, con la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e con il sostegno della Fondazione Perugia.

“Il bene è contagioso!”, l’esperienza di Perugia-Città della Pieve per la seconda tappa del percorso di formazione per neo direttori ed equipe di Caritas diocesane

Sarà la Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve ad ospitare, nel capoluogo umbro, dal 22 al 25 maggio, la seconda tappa del “Percorso di formazione base per nuovi direttori e membri delle equipe delle Caritas diocesane”, promosso ogni anno pastorale da Caritas Italiana, al fine di orientarli e sostenerli nell’avvio del loro servizio. Un percorso formativo iniziato lo scorso gennaio e si concluderà in autunno, a cui prendono parte 80 (42 maschi e 38 femmine), tra neo direttori, vicedirettori, membri operatori e volontari delle Caritas diocesane. Il 67% di loro ha un’esperienza di servizio da 0 a 4 anni, la gran ha un’età compresa tra i 22 e i 50 anni e 58 sono laici\che, provenienti dalle 16 Delegazioni Caritas regionali, in prevalenza dal Triveneto, Campania e Calabria. Sono le regioni in cui, nell’ultimo anno, le Caritas hanno avuto un ricambio maggiore di direttori e membri delle equipe.

Finalità del percorso. “In media, annualmente, il 10% delle attuali 218 Caritas diocesane – spiega Francesca Levroni, referente dell’Ufficio formazione e animazione di Caritas Italiana – è interessato al ricambio dei direttori. È importante far conoscere alle ‘new entry’ e ai membri delle loro equipe l’identità e i compiti della Caritas (in Italia, in diocesi e in parrocchia), oltre a sostenerli nell’acquisire le competenze necessarie per organizzare l’attività della Caritas diocesana in riferimento ai compiti e al contesto ecclesiale e civile”. In particolare, precisa la responsabile di Caritas Italiana, “fare loro acquisire la propensione a pianificare l’attività della Caritas diocesana mediante una lettura del contesto, l’individuazione di bisogni, la selezione delle priorità e il bilanciamento di tempi e risorse disponibili” e sapersi “orientare sul tema dello sviluppo di comunità e confrontarsi con alcune sperimentazioni in atto”, come anche “favorire la strutturazione di relazioni, confronto e scambio di pratiche, anche attraverso la visita a una Caritas diocesana”.

La scelta di Perugia. In riferimento a quest’ultimo aspetto, la scelta è caduta sulla Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve. “Scelta avvenuta – spiega Francesca Levroni – in base non ad un modello che va poi adottato, ma per l’esperienza acquisita da questa Caritas. In primis dalla peculiarità del percorso che essa è riuscita a costruire sul territorio, anche attraverso le criticità, della propria presenza sia nel saper farsi carico delle situazioni di bisogno, attivando progetti di prossimità, sia di promozione ed accompagnamento delle Caritas parrocchiali e delle opere segno e strutture di accoglienza”. Non meno importante, evidenzia ancora la responsabile di Caritas Italiana, “è la capacità di collaborazione della Caritas con le Istituzioni civili locali preposte al welfare”. Nella scelta non va trascurata, conclude Francesca Levroni, “la capacità di animazione della comunità da parte della stessa Caritas. Ad esempio quella di Perugia-Città della Pieve è riuscita ad attivare un emporio della solidarietà in un edificio condominiale”. Il riferimento è all’emporio “Don Gustavo” di Ponte Pattoli, aperto un anno fa, dopo la fase acuta della pandemia, che ha coinvolto, oltre a tante persone, anche alcune realtà imprenditoriali benefattrici.

Esperienze, progetti e testimonianze. La quattro-giorni di formazione Caritas, che avrà come location e sede delle “lezioni teoriche” l’Hotel Sacro Cuore di Perugia, da lunedì 22 maggio (ore 10) a giovedì 25 maggio (ore 13), porterà gli ospiti corsisti a visitare alcune realtà socio-caritative tra le quali il menzionato emporio “Don Gustavo”, il Centro d’Ascolto “San Giuseppe” di Bosco, il “Villaggio della Carità” di Perugia, la “Casa della Carità-Santuario della Madonna dei Bagni” di Deruta, le opere segno nel centro storico perugino: “Casa Sant’Anna dei Servitori”, “Casa San Vincenzo” e la “Mensa-Ristoro Sociale San Lorenzo” nata dalla collaborazione tra la Caritas e il Comune di Perugia. Non è un caso che tra i relatori delle quattro giornate ci siano alcuni rappresentanti delle Istituzioni civili perugine ed umbre, che animeranno la tavola rotonda sul “lavoro di rete con il territorio”. Inoltre saranno presentati alcuni progetti sulla marginalità estrema per l’accoglienza dei senza dimora e di attenzione al mondo del carcere.

Esempi concreti che testimoniano quanto “Il bene è contagioso!”, recita lo “slogan” della Caritas diocesana di Perugia scelto come titolo di questa seconda tappa del percorso di formazione di Caritas Italiana.

Crescere insieme nel servizio. “È un’occasione di grande crescita poterci confrontare con altre Caritas – commenta don Marco Briziarelli, direttore della Caritas perugina –. Camminare insieme ai fratelli che iniziano questa nuova esperienza da direttori con le loro equipe diocesane, significa avere uno sguardo esterno che diventa per tutti fondamentale per poter crescere nel servizio e nell’accompagnamento alle tante povertà e ai tanti bisogni delle nostre famiglie. Un occhio esterno è sempre fondamentale, perché è capace di vedere criticità ed opportunità che noi non riusciamo a cogliere nel nostro quotidiano. Un grande grazie lo rivolgiamo a Caritas Italiana – conclude don Marco Briziarelli – per questa opportunità che ci viene data nel conoscerci e nell’arricchirci vicendevolmente”.

Gubbio – celebrazione della festa del patrono. “Sant’Ubaldo, figlio e maestro della pace di Dio”

La cattedrale eugubina dei santi Mariano e Giacomo ha ospitato questa mattina la solenne celebrazione per la memoria liturgica del vescovo e patrono Ubaldo, con il pontificale del suo sessantesimo successore, mons. Luciano Paolucci Bedini, e alla presenza delle autorità ceraiole e del territorio diocesano e delle delegazioni delle città gemellate con Gubbio.

Il video integrale della celebrazione

L’OMELIA DI MONS. LUCIANO PAOLUCCI BEDINI
In questo annuale appuntamento solenne insieme torniamo a rendere omaggio alla santità del nostro amato patrono. Pensare a lui, far memoria della sua vita esemplare, rendere gloria al Signore per il suo dono e celebrare la devozione di questo popolo, sappiamo bene che prima di tutto beneficia noi e risponde al dovere di non smarrire le radici buone che ci uniscono e ci alimentano.

Anche la nostra assemblea, nelle sue varie rappresentanze, stamane ci richiama all’unità e alla concordia per le quali Ubaldo ha speso la sua intera vita. Un fraterno saluto va al sindaco di Gubbio, Filippo Mario Stirati, insieme ai sindaci e ai rappresentanti dei Comuni del nostro territorio. Come anche alle autorità ceraiole e ai protagonisti della giornata di ieri. Un ringraziamento sentito va a tutti gli uomini e le donne che ieri hanno garantito la nostra sicurezza e il sereno svolgimento della manifestazione.

A questo nostro festoso tributo sentiamo uniti e presenti i fratelli delle città gemellate di Thann e di Jessup, che sono tornati finalmente a condividere con noi il gesto corale della Festa dei Ceri, con tutte le altre delegazioni amiche che ci hanno visitato e che salutiamo con letizia.

La solenne liturgia di questo giorno ci guida nel far memoria della grande figura del nostro santo. Nel ritornello al salmo responsoriale abbiamo pregato così: “Ai miei fratelli annunzierò la pace”. È evidente il legame di queste parole della Sacra Scrittura con la vita del nostro vescovo patrono. Tutta la vicenda umana e spirituale di sant’Ubaldo può essere riletta alla luce di questa espressione. Quasi il manifesto programmatico della sua vocazione di cristiano prima, di sacerdote e di vescovo poi. La pace di cui Ubaldo è testimone e annunciatore è la pace di Dio. Il dono che scaturisce dalla risurrezione di Gesù dopo la vittoria sul male e la sconfitta della morte. La pace che Gesù risorto offre ai suoi discepoli nel cenacolo, il dono che ristabilisce la comunione tra Dio e i suoi figli e l’armonia originale della creazione. L’unica pace vera e possibile perché radicata nel sacrificio di Cristo e custodita dalla fedeltà di Dio.

Quando diciamo che sant’Ubaldo è stato un uomo di pace e, che ha sempre esercitato un ruolo di pacificatore tra i suoi fratelli, facciamo riferimento alla pace di Dio e a come il nostro patrono l’ha prima di tutto accolta nella fede e poi testimoniata con tutta la sua esistenza quotidiana.

Diceva nella prima lettura il libro del Siracide: “Ecco il sommo sacerdote, che nella sua vita riparò il tempio, e nei suoi giorni consolidò il santuario. Avendo premura di impedire la caduta del suo popolo, fortificò la città nell’assedio”. Queste parole descrivono bene lo stile e la perseveranza di Ubaldo uomo di pace. È nell’umile e nascosto impegno quotidiano per il bene che si costruisce e si radica la pace tra di noi. Un lavoro artigianale, lento e costante, come ci indicano i verbi che lo descrivono: riparare, consolidare, impedire le cadute e fortificare. La nostra vita sociale, le relazioni pubbliche e istituzionali, come anche quelle private e familiari, abbisognano di una cura diuturna e paziente perché non scadano e non si deteriorino. Ciò che di buono scaturisce dalla nostra creatività e dalla nostra solidarietà è soggetto al logorio e necessita di riparazioni continue per non rischiare di creare distanze invece di alleanze, di contrapporci invece che suscitare collaborazioni, di dividerci invece che unire le forze per un bene comune. L’insegnamento di sant’Ubaldo è limpido e luminoso: un popolo unito, che vive nella pace, si edifica e si custodisce solo grazie a uomini e donne che sanno dove attingere il dono della pace vera e non temono di farne lo stile della loro quotidianità.

Anche le parole dell’apostolo Paolo ci invitano a questo: “Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi”. La pace che Dio ci ha donato in Cristo morto e risorto va annunciata ai fratelli, e sappiamo bene che non sono quasi mai le parole a convertire i nostri cuori e di conseguenza i nostri comportamenti, ma solo la concretezza di vite trasformate dalla pace e rinnovate dal desiderio di unità e di concordia. Il Signore in sant’Ubaldo ce ne offre un esempio mirabile, e anche oggi continua a dirci: fatevi imitatori! Imitatori di chi, come il nostro vescovo santo, non si è tirato indietro da questa nobile responsabilità.

In questi nostri giorni, moderni per tante cose, eppure terribilmente vecchi per le modalità con cui troppo spesso si affrontano tra noi le tensioni e le differenze, c’è un bisogno urgente di uomini e donne capaci di gesti nuovi, liberi dagli stereotipi che portano alla divisione, capaci di generare relazioni rinnovate dall’ascolto attento, dal dialogo rispettoso e dalla sincera volontà di guardare avanti insieme, senza esclusioni, senza prevaricazioni, senza privilegi e senza arroganza. Sentiamoci in questo veri figli del nostro patrono, cerchiamo in lui la luce e la forza per fare scelte giuste e buone per tutti, invochiamo la sua intercessione e la sua custodia per non cadere nella tentazione dell’indifferenza e della irresponsabilità, specialmente davanti alle nuove generazioni che ci sono affidate, e per questo invochiamo insieme ancora una volta la potente intercessione del nostro patrono:

Santo vescovo Ubaldo,
figlio e maestro della pace di Dio,
che nella tua vita ci hai dato l’esempio
e ci hai indicato la fonte della vera pace,
fa di noi tuoi figli un popolo che ama la pace, che custodisce la pace
e che la edifica con le proprie mani.

Insegnaci a compiere ogni giorno gesti di unità,
rendici capaci di ascolto e di dialogo.
Dacci la forza per rifiutare ogni forma di violenza,
fa che impariamo l’arte della concordia.

Guidaci ancora nel paziente lavoro
di tessere relazioni fraterne e solidali, senza dimenticare nessuno,
sempre con il tuo prezioso aiuto. Amen.

+ don Lucianovescovo

 

Spoleto – Pellegrinaggio diocesano a Roma: udienza privata con Papa Francesco e Messa nella Basilica di S. Pietro presieduta dall’arcivescovo Renato Boccardo

Sabato 20 maggio, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo guiderà il pellegrinaggio diocesano a Roma in occasione dell’825° anniversario della dedicazione della Basilica Cattedrale di Spoleto. Parteciperanno 1571 pellegrini. Di questi: 1260 andranno con un treno charter che partirà dalla stazione di Spoleto e terminerà la corsa in quella di S. Pietro-Vaticano; 270 con gli autobus; 41 in autonomia.
Il programma della giornata prevede: alle ore 11.00 udienza privata con il Santo Padre Francesco nell’aula “Paolo VI”; preghiera dell’Angelus Domini alla Grotta di Lourdes dei Giardini Vaticani con il card. Angelo Comastri, Arciprete emerito della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano; alle 15.30 Celebrazione Eucaristica all’Altare della Cattedra della Basilica di S. Pietro presieduta dall’arcivescovo Renato Boccardo; rientro in Umbria.
L’Arcivescovo, a nome dei partecipanti al pellegrinaggio e di tutti i fedeli della Chiesa di Spoleto-Norcia, donerà a Papa Francesco una riproduzione della Santissima Icone venerata nella Cattedrale di Spoleto.

Rendiconto 2021 dell’8xmille alle Diocesi dell’Umbria”. Oltre 23 milioni di euro complessivi alle otto Diocesi della regione per contribuire alle opere di culto e pastorali, socio-caritative, di edilizia di culto e beni culturali e al sostegno della missione dei sacerdoti

In concomitanza con la Giornata nazionale dell’8xmille alla Chiesa cattolica, in calendario domenica 7 maggio, e di avvio della sua nuova campagna “Una firma che fa bene”, a Perugia, presso il Teatro parrocchiale dell’Oasi di Sant’Antonio, sabato 6 maggio, è stato presentato alla stampa il “Rendiconto 2021 dell’8xmille alle Diocesi dell’Umbria”, nel corso del 6° Convegno regionale del Sovvenire.
E’ un lavoro divulgativo preso d’esempio e ‘capofila’ di un progetto nazionale in fase di elaborazione da parte del Sovvenire della Cei, una agile pubblicazione di poco più di 60 pagine con grafici, immagini significative e codici “QR” dove scaricare più informazioni e video, avente come sottotitolo: “I progetti, le opere, i benefici per le comunità”. Una pubblicazione curata della Conferenza episcopale umbra (Ceu) con la collaborazione e la professionalità comunicativa degli operatori dei media cattolici umbri quali il settimanale La Voce, l’emittente UmbriaRadio in Blu e gli Uffici stampa diocesani e anche della Società editoriale Vita Spa impresa sociale. La pubblicazione è consultabile sul sito: www.sovvenire-umbria.it.

Alla presentazione alla stampa sono intervenuti il vescovo delegato per il Sovvenire e vice presidente della Ceu, mons. Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, il responsabile nazionale del Sovvenire della Cei, Massimo Monzio Compagnoni, e il coordinatore del Sovvenire per l’Umbria, il diacono Giovanni Lolli.
Quest’ultimo non ha nascosto la “preoccupazione” per alcune stime che danno in calo, a partire dal 2024, i fondi dell’8xMille, a seguito delle gravi ripercussioni della pandemia con diminuzione del gettito IRPEF e delle firme. Da ricordare che i fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica, oltre a sostenere opere di carità, sono destinati al culto e alla pastorale (esercizio e cura delle anime e scopi missionari), all’edilizia e beni culturali e al sostentamento del Clero e alle sue attività pastorali e socio-caritative. L’impegno degli operatori del Sovvenire, ma non solo, emerso anche al 6° Convegno regionale, è quello di non perdere ulteriormente rispetto a quanto si è già perso. Occorre iniziare a studiare nuove forme di sostegno, alternative allo stesso 8xmille e alle offerte deducibili, come ad esempio i lasciti testamentari e anche la creazione di sinergie a livello locale, per consentire alla Chiesa di proseguire le sue attività pastorali, socio-caritative e culturali a sostegno di credenti e non, perché l’8xmille è di aiuto a tutta la comunità. Basti pensare alla grande funzione sociale a livello territoriale svolta da migliaia di sacerdoti-parroci sostenuti anche attraverso l’8xmille, che in Italia sono 32.408 e nelle otto Diocesi dell’Umbria sono 678 (dato 2021). Proprio ai Sacerdoti e alla loro missione sono dedicate alcune pagine della pubblicazione.

Ci vuole maggiore corresponsabilità, partecipazione e comunione. A metterlo nero su bianco, nella nota introduttiva di questa pubblicazione, è l’arcivescovo Maffeis, ricordando le tre parole di papa Francesco pronunciate lo scorso 16 febbraio, “corresponsabilità, partecipazione e comunione”, nel soffermarsi sul “significato del sistema di sostegno economico”. Mons. Maffeis, nel citare ancora il Papa, esorta i cristiani a sorreggersi a vicenda, “chi è più forte sostiene chi è più debole…, per cui la corresponsabilità è il contrario dell’indifferenza, come pure del si salvi chi può”. Ed aggiunge: “Il contributo di ciascuno – che passa anche dalla firma sulla dichiarazione dei redditi – significa appartenenza, fraternità effettiva, condivisione”.
“La vicinanza solidale e la stima per la missione della Chiesa, mentre sono motivo di riconoscenza – scrive Maffeis –, ci impegnano a una testimonianza limpida, che – anche con la trasparenza dei bilanci economici – contribuisca a rafforzare la credibilità e la fiducia. Ne guadagnerà la stessa condivisione: la nostra gente, quando è informata, si rivela sempre generosa nel rispondere alle necessità che si presentano”.

L’arcivescovo Maffeis, nel presentare i dati, ha ribadito che “le risorse di cui i territori delle nostre diocesi e parrocchie hanno potuto far tesoro vanno a beneficio di tutti, indistintamente. Gli interventi spaziano dalle iniziative di accoglienza e solidarietà delle Caritas alle strutture educative, sportive e formative dei nostri Oratori, dagli interventi di restauro e valorizzazione delle nostre chiese al sostegno della missione dei sacerdoti”.
Tenendo presente che i fondi del 2021 sono ripartiti sulla base delle firme del 2018 (infatti c’è sempre uno scostamento di tre anni per l’erogazione di questi fondi da parte dello Stato), le firme per la Chiesa Cattolica sono state 13.520.527 (nel 2018) che hanno portato ad un’erogazione alla stessa Chiesa di 1.136.166.333 euro (nel 2021), di cui alle otto Diocesi dell’Umbria sono stati assegnati complessivamente 23.009.249,57 euro così destinati: Culto e Pastorale, 4.009.203,32 euro; Edilizia di Culto e Beni Culturali, 6.054.501,78 euro; Opere di Carità, 3.816.097,10; Sostentamento del Clero e sue attività pastorali, socio-caritative e missionarie, 9.129.447,37 euro. Dopo una significativa risalita dei fondi assegnati alle Diocesi dell’Umbria, nel 2016 erano 20,36 milioni di euro e nel 2020 26,32 milioni di euro (quasi 6 milioni in più), nel 2021, con 23,09 milioni di fondi, si registra una contrazione di oltre 3 milioni rispetto all’anno precedente.

Uniti per rendere più efficaci le risorse a disposizione. Anche per questo si parla di “una visione condivisa e di prospettiva” delle Chiese dell’Umbria. Ad evidenziarlo, nel commentare i dati nel “Rendiconto 2021 dell’8xmille alle Diocesi dell’Umbria”, è l’economo della Ceu, Daniele Fiorelli, che scrive: “Le diocesi umbre stanno provando sempre di più a camminare insieme, nella consapevolezza che solo uniti si potranno rendere più efficaci le risorse a disposizione”. Questa consapevolezza è stata sollecitata ulteriormente dall’esperienza del difficile periodo della pandemia; periodo superato, ricorda il dott. Fiorelli, “sperimentando collaborazioni e condivisioni di difficoltà e trovando soluzioni ai problemi… Si è dato supporto alle Caritas diocesane per rispondere alle necessità più svariate provenienti dai territori, producendo esperienze di solidarietà in quantità e qualità più visibili e concrete in tutte le Diocesi umbre”. Sono stati messi in campo, sottolinea l’economo della Ceu, “progetti in sinergia con gli Enti locali, Comuni e Fondazioni bancarie”, perché “ciò nasce sempre dalla chiara convinzione che i fondi dell’8xmille non possono essere (più) considerati uniche fonti di sostegno delle attività delle Chiese locali. L’8xmille, piuttosto, deve essere considerato e riconosciuto come una risorsa fondamentale per avviare processi e progettazioni in collaborazione tra vari Enti ecclesiastici e anche civili, a partire dagli Enti locali”.

Una firma che fa bene. La presentazione alla stampa umbra di questo “Rendiconto”, oltre a contribuire alla trasparenza dei relativi bilanci 8xmille di ciascuna Diocesi, è stata occasione per far conoscere a livello locale la nuova campagna di comunicazione 8xmille della Cei. “Se fare un gesto d’amore ti fa sentire bene, immagina farne migliaia” è il claim di questa campagna, iniziata pochi giorni fa, che mette in evidenza il significato profondo di un semplice gesto che permette ogni anno di realizzare migliaia di progetti in Italia e nei Paesi in via di sviluppo. Una campagna che, come evidenzia il suo slogan, “Una firma che fa bene”, sottolinea la relazione forte e significativa tra la vita quotidiana dei cittadini e le opere della Chiesa, attraverso la metafora dei “gesti d’amore”: piccoli o grandi che siano, essi non fanno sentire bene solo chi li riceve, ma anche chi li compie. Come fa la Chiesa ogni giorno con i suoi interventi arrivando capillarmente sul territorio a sostenere e aiutare chi ne ha più bisogno: poveri, senzatetto, immigrati, ma anche italiani che attraversano momenti di difficoltà.

E le otto Diocesi dell’Umbria, nel pubblicare i propri rendiconti, presentano le loro opere socio-caritative, perché dietro a tanti numeri ci sono tanti volti sofferenti di fratelli e sorelle che più di altri incarnano il volto di Cristo. Basti pensare all’Emporio Caritas “7 Ceste” di Assisi-Nocera-Gualdo, inaugurato nel 2016, dove nel 2021 sono state seguite oltre 2.300 persone da 50 volontari e distribuiti beni di prima necessità pari a 113 tonnellate; ai pozzi per l’acqua realizzati dalla Diocesi di Città di Castello in Malawi, collaborando con l’associazione “Sottosopra ovd”, che dal 2004 opera in questo Pese africano, uno dei più poveri del mondo; al progetto “Fratelli tutti” di Foligno, realtà legata alla Caritas diocesana, ma anche ricca di altre dimensioni, che si fonda su tre parole peculiari: ospitalità, servizio, formazione, comprendenrte un nuovo emporio e un servizio medico volontario; al progetto di sostegno alle fragilità e vulnerabilità sociali realizzato in collaborazione tra la Diocesi e il Comune di Gubbio per famiglie con grave emarginazione, in assenza di alloggio e reti familiari; al progetto di “Solidarietà oltre le sbarre” della Diocesi di Orvieto-Todi rivolto al mondo carcerario dove opera da oltre 20 anni la Caritas e al rifacimento della navata della chiesa della Natività di Maria Santissima in Canonica, “oggetto di vera devozione popolare”; All’Emporio “Divina Misericordia” promosso dalla Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve nel 2016, luogo in cui la solidarietà dei donatori e la dedizione di 80 volontari si uniscono per aiutare persone in temporanea difficoltà, assistendo nell’ultimo anno 376 famiglie con 385 figli al di sotto dei 15 anni (33 neonati), movimentando 128 tonnellate di generi di prima necessità; al progetto “Job Placement” della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia, pensato per facilitare l’ingresso di giovani nel mondo del lavoro, che ha interessato, nel 2021, 22 inoccupati dai 18 ai 30 anni che hanno intrapreso un percorso di formazione con tirocini retribuiti presso aziende del territorio, così da valorizzare le proprie capacità; al progetto “GoLife” per “tornare alla vita” dopo la pandemia promosso dalla Diocesi di Terni-Narni-Amelia, un nuovo modello di carità legato al coinvolgimento attivo della comunità, sostenendo quelle più in difficoltà dal punto di vista sociale, senza trascurare l’”Emergenza Ucraina” coinvolgendo la comunità diocesana e quelle parrocchiali in azioni di carità di prossimità.





Narni – celebrata la festa del patrono San Giovenale. Mons. Soddu: “San Giovenale ha saputo incarnare nella propria vita il vangelo del Signore; è per noi espressione viva di quanto in Dio si trovi la realizzazione piena della vita».

La festa del santo patrono Giovenale è per la comunità narnese un forte momento d’incontro, nel rinnovare la tradizione religiosa e culturale nelle sue diverse valenze. La festa liturgica, il 3 maggio, è stata celebrata con il solenne pontificale presieduto dal vescovo Francesco Antonio Soddu e la processione per le vie della città con il busto del Santo. Il tutto accompagnato dallo scenario della città antica e dalla coreografia della sfilata del corteo storico in ricchi abiti medievali.
Una presenza viva quella di San Giovenale, che con la sua predicazione divenne l’anima dell’intera città nei secoli difficili delle persecuzioni contro i cristiani. Ancora oggi la festa in suo onore si rinnova con la solennità che da sempre i narnesi riservano al loro santo patrono.
Alla celebrazione nella concattedrale di Narni erano presenti il sindaco Lorenzo Lucarelli, che ha donato l’olio e acceso la lampada davanti al busto di San Giovenale e recitato la preghiera al santo patrono, la presidente della provincia di Terni Laura Pernazza, il prefetto di Terni Giovanni Bruno, il questore di Terni Bruno Failla, la consigliera regionale Eleonora Pace, autorità civili e militari, i rappresentanti delle parrocchie del narnese che hanno offerto i ceri, i rappresentanti dei Terziari Fraporta, Mezule e Santa Maria e del corteo storico della Corsa all’anello, i cavalieri e dame del Santo Sepolcro di Gerusalemme e tanti fedeli narnesi. Hanno concelebrato il parroco don Sergio Rossini, il vicario generale della diocesi mons. Salvatore Ferdinandi, il vicario foraneo di Narni don Angelo D’Andrea, i canonici del capitolo della Concattedrale di Narni, i sacerdoti della vicaria di Narni.
Ricordando la figura del santo patrono e primo vescovo di Narni, mons. Soddu ha sottolineato come: «San Giovenale è per noi oggi, oltre che patrono, protettore, intercessore, modello fulgido che ha saputo incarnare nella propria vita il vangelo del Signore; con la sua esperienza di vita, tutta donata al Signore, è per noi espressione viva ed eloquente di quanto in Dio e solo in lui si trovi la realizzazione piena della vita».
«Il vescovo Giovenale seppe mettere a frutto i medesimi insegnamenti di Paolo, primo fra tutti quello di vigilare su se stesso e sul gregge che gli era stato affidato – ha proseguito il presule -. Nel saper cogliere ed apprezzare il valore del tesoro e nell’attenzione, nella premura, nella particolare cura da riporre nei confronti del contenitore di questo tesoro, il quale, in forza di questo suo contenuto prezioso, acquista esso stesso valore. Ma come potremmo mai conservare in questo nostro vaso di creta, ossia nella nostra vita fatta di alti e bassi, di esperienze spesso traumatiche, ferita dal peccato, soggetta alla storia che spesso si avventa contraria a quanto invece vorremmo fosse di buono? Ecco ritorna a noi l’esempio della vita di san Giovenale, che ci esorta alla vigilanza. Vigilanza di ciascuno su se stesso e su quanti ci sono stati affidati. Io credo che mai come in questo nostro tempo abbiamo necessità di queste parole di vita che orientano la nostra speranza, ossia ogni nostro desiderio di bene per noi e per coloro che ci stanno accanto; coloro sui quali abbiamo in qualche modo responsabilità, necessità di attenzione e di vigilanza. Ma la Parola di Dio ci illumina ulteriormente e ci indica anche il criterio, la base su cui fondare la condotta verso cui rendere evidente, tangibile e reale ogni nostra azione. Tale criterio è il Signore, così come abbiamo pregato col salmo: Il Signore è il mio Pastore non manco di nulla. Chiediamo al nostro santo patrono la grazia di perseverare nella gioia di poter respirare i frutti della preghiera sacerdotale del Signore e, con l’esempio e l’intercessione di san Giovenale, poterla trasmettere tramite una condotta di vita santa».
Al termine della celebrazione il corteo storico, musici, tamburini, bambini e ragazzi del catechismo, i sacerdoti e le autorità sono usciti in processione dalla concattedrale per la processione con il busto di san Giovenale fino a piazza dei Priori, dove il vescovo Soddu ha salutato la cittadinanza e pregato per la città. La cerimonia si è conclusa con il rientro in cattedrale e la benedizione finale del vescovo alla comunità narnese e alla città.

L’OMELIA DEL VESCOVO

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Il Rettore del Seminario regionale di Assisi nominato Vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola

Mercoledì 3 maggio 2023 Papa Francesco ha nominato don Andrea Andreozzi, Rettore del Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” di Assisi, Vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola.
«Accogliamo con gioia questa nomina», afferma mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu). «Mentre esprimiamo ammirazione e viva gratitudine per il prezioso servizio svolto nella formazione dei candidati al presbiterato – prosegue il presule –, accompagniamo in preghiera la nuova missione affidatagli dal Santo Padre e gli auguriamo un fecondo ministero episcopale».
Nato il 25 agosto 1968, presbitero dell’Arcidiocesi di Fermo, ha mosso i primi passi da sacerdote nella parrocchia di Monte Urano, poi ha perfezionato gli studi all’Almo Collegio Capranica di Roma, quindi è stato per 13 anni parroco della parrocchia di S. Pio X a Marina Picena di Porto S. Elpidio, infine nel maggio 2020 la nomina a Rettore del Seminario regionale di Assisi. È docente di Sacra Scrittura e Lingue Bibliche.