Spoleto – Celebrazioni in onore del patrono San Ponziano. Torna dopo lo stop a causa del Covid la processione con cavalli e cavalieri.

La Città di Spoleto e l’intera Archidiocesi si preparano alla festa liturgica del Santo Patrono, il giovane martire Ponziano. Le celebrazioni, quest’anno inserite nella programmazione dell’825° anniversario della dedicazione della Cattedrale di Spoleto, prevedono momenti di formazione, di preghiera, di pietà popolare.

Mercoledì 11 gennaio alle ore 18.00 nella parrocchia del Sacro Cuore a Spoleto il cardinale Angelo Comastri, Arciprete emerito della Basilica di S. Pietro in Vaticano, parlerà sul tema “Date ragione della speranza che è in voi”.
Giovedì 12 gennaio alle ore 18.00 nella parrocchia del Sacro Cuore a Spoleto l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, parlerà sul tema “Diplomazia e passione per la pace”.
Venerdì 13 gennaio alle ore 21.00 nel Santuario della Madonna delle Lacrime a Trevi ci sarà la “Preghiera di intercessione per la guarigione delle ferite della vita” a cura di suor Roberta Vinerba e del ministero di intercessione del Rinnovamento nello Spirito Umbria.
Sabato 14 gennaio: alle 11.30, solenne pontificale presieduto dall’arcivescovo Renato Boccardo in Duomo; alle 16.00, vespri pontificali e ritorno processionale della Reliquia alla Basilica di S. Ponziano.
La processione. Il pomeriggio del 3 gennaio presso il Centro giovanile diocesano si è tenuto un incontro con i referenti delle varie realtà (forze dell’ordine, circoli equestri, associazioni) che animano la processione di S. Ponziano, interrotta negli ultimi anni a causa del Covid. «La processione – ha detto il cerimoniere arcivescovile don Pier Luigi Morlino – è un evento cristiano e pubblico che se curato bene produce frutti sulle famiglie, sui malati, sui giovani, sugli studenti, sugli anziani, sui lavoratori, sugli amministratori della cosa pubblica». Don Morlino ha quindi illustrato la logistica della processione, aperta come da tradizione da un gruppo di cavalli e cavalieri, con due novità rispetto al passato: i cavalli per ragioni di sicurezza partiranno all’incrocio tra via Filitteria, via Tobagi e via Duomo e non più da Piazza della Signoria; all’arrivo della processione ci si fermerà nello spazio antistante la Basilica di S. Ponziano e lì ci sarà il momento di preghiera finale e la benedizione dell’Arcivescovo per tutti coloro che hanno preso parte alla processione. Alla riunione era presente anche mons. Boccardo che alla fine ha preso la parola per ringraziare tutti della disponibilità e per chiarire le voci che ultimamente sono circolate in Città sulla presenza dei cavalli alla processione: «Si è detto che il Vescovo non vuole i cavalli. Non è affatto vero. Desidero – ha detto il Presule – che i cavalieri e i cavalli siano inseriti con dignità nella processione che fa memoria del Santo. Il nostro comune obiettivo – ha proseguito – è quello di valorizzare e curare bene ogni elemento della processione per farne un momento di preghiera serio e composto, al fine di offrire un bel servizio a quanti vi partecipano. A piedi e a cavallo, quindi, percorreremo ancora una volta le vie della Città per imparare da S. Ponziano a vivere con coraggio».

Convegno del Rotary. Alle ore 17.00 del 13 gennaio i Club Rotary di Spoleto e di Vieste organizzano, nella Sala dello Spagna del Palazzo Comunale, un convegno su “S. Ponziano patrono di Spoleto e di Vieste”. Sarà presente anche l’Arcivescovo.

Città della Pieve – celebrata la Sacra rappresentazione dell’arrivo dei Magi. Mons. Maffeis ai tanti fanciulli e alle loro famiglie: «Il cammino dei Magi può davvero rappresentare il cammino di ciascuno di noi alla ricerca del volto di Dio»

«Oggi è una festa bellissima, l’Epifania, che vuol dire: quello che era nascosto diventa visibile. E nei Magi, che vengono da lontano, siamo rappresentati anche noi con la nostra ricerca di vita, di gioia…, perché ciascuno di noi vive per cercare un po’ di gioia nei rapporti con gli altri. I Magi ci rappresentano perché seguono una stella e le stelle, nella vita, ci sono e hanno il volto di una mamma, di un papà, di un amico, di quello che succede. Seguendo la stella, i Magi, arrivano fino a Gesù con i loro doni. Oggi questi doni li portano anche a noi e li accogliamo con gioia». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis rivolgendosi ai tanti fanciulli e alle loro famiglie, nella concattedrale di Città della Pieve dove, nel pomeriggio del 6 gennaio, si è svolta la Sacra rappresentazione dell’arrivo dei Magi animata dai ragazzi e dalle ragazze dell’oratorio parrocchiale, organizzata dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare. Il corteo dei figuranti, con a cavallo i tre Magi, ha percorso via Vannucci, dal vescovado alla concattedrale, dove i tre viaggiatori venuti da Oriente hanno portato i loro doni alla Santa Famiglia di Nazareth. Insieme all’arcivescovo Maffeis c’era il cardinale Gualtiero Bassetti, che vive a Città della Pieve, la patria di Pietro Vannucci, detto il Perugino, di cui quest’anno ricorre il V centenario della morte. In via Vannucci si trova la sagrestia di Santa Maria dei Bianchi, famosa per l’affresco peruginesco dell’Adorazione dei Magi (1504), che ha ispirato l’equipe di Pastorale familiare a tenere l’edizione 2023 della Sacra rappresentazione, itinerante da un po’ di anni nelle parrocchie, a Città della Pieve.

Gesù conosciuto anche ai lontani. È seguita la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Maffeis insieme al parroco don Simone Sorbaioli, neo vicario generale, e a don Lorenzo Marazzini Visconti, direttore dell’Ufficio diocesano per la famiglia insieme ai coniugi Roberta e Luca Convito. L’arcivescovo, all’omelia, ha detto: «La rappresentazione che abbiamo vissuto poco fa, grazie al coro e ai giovani attori che si sono prestati per farci rivivere quello che è successo duemila anni fa, poteva sembrare quasi una commedia, una fiaba a lieto fine. Invece, questa festa ci dice, nella persona dei Magi, che ormai Gesù è conosciuto da tutti, anche dai lontani, anche da queste persone che non appartenevano al popolo di Israele, ma che si erano messi alla ricerca di Qualcuno che desse significato alla loro vita».

I vicini si chiudono nelle paure. «Quello che appare subito strano – ha evidenziato Maffeis – è che i vicini si chiudono e i lontani si mettono in viaggio. Davanti alla ricerca, allo stupore, all’adorazione dei Magi, stonano ancor di più le chiusure. Le chiusure di Erode, preoccupato del suo potere, le chiusure dei sommi sacerdoti…, le chiusure degli abitanti di Gerusalemme avvolti nelle loro paure… Rispetto a tutto questo, il cammino dei Magi può rappresentare il cammino di ciascuno di noi. Siamo qui con la nostra fede, la nostra vita, con la nostra storia, tutte storie diverse eppure accumunate dalla ricerca. Ciascuno di noi è in ricerca, perché non si accontenta di quello che la vita quotidiana può offrire e nessuno di noi è fatto per tirare avanti nella vita, per sbarcare il lunario, per aspettare che venga sera. Siamo qui perché la nostra vita è qualcosa di più importante, è alla ricerca di affetti, di lavoro, di significato, è alla ricerca del volto di Dio anche quando noi non l’abbiamo chiaro. In questa ricerca si gioca la nostra dignità, la nostra bellezza, la nostra importanza di uomini e donne che cercano davvero quello che conta, quello che dà significato a tutto il resto di ciò che siamo».

Una piccola stella anche per altri. «E’ bello essere qui insieme ai bambini, ai genitori, ai nonni per mettersi ciascuno di noi in gioco con la propria passione, disponibilità davanti al Salvatore per offrirgli quello che siamo, il nostro oro, il nostro incenso, la nostra mirra, ossia la nostra preghiera, il nostro stupore, la nostra gioia, la nostra riconoscenza per le tante stelle, come quella dei Magi, che il Signore pone nella nostra vita, quelle stelle che hanno il volto delle persone che ci vogliono bene, di chi si prende cura del bene comune, di chi dedica tempo, energie per gli altri. Chiediamo la grazia al Signore di essere persone che, con umiltà, sanno di essere un segno di luce, una piccola stella anche per altri».

Terni – primo anniversario dell’ordinazione episcopale di mons. Soddu “Ringrazio il Signore e con voi chiedo la grazia di essere sempre strumento della presenza viva di Gesù, avendo sempre la capacità di fare ogni cosa con e nella carità”

Celebrato solennemente il 5 gennaio, vigilia dell’Epifania, nella cattedrale di Santa Maria Assunta in Terni il primo anniversario dell’ordinazione episcopale e dell’ingresso nella diocesi di Terni-Narni-Amelia di mons. Francesco Antonio Soddu.
Presenti alla liturgia, concelebrata dal vicario generale mons. Salvatore Ferdinandi e dal parroco emerito mons. Carlo Romani, i sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, rappresentanti delle associazioni e movimenti, il sindaco di Terni Leonardo Latini, il presidente della Provincia di Terni Laura Pernazza, l’assessore regionale Paola Agabiti e altre autorità civili e militari della città. La celebrazione è stata animata dai canti della corale diocesana diretta da don Sergio Rossini.
Una significativa occasione per manifestare coralmente la gratitudine al Signore per il dono che ha fatto alla Chiesa di mons. Francesco Antonio Soddu e per esprimere al vescovo la gioia di averlo come pastore, santificatore e maestro. «Oggi io nasco Vescovo di questa Chiesa, qui, in questa comunità ecclesiale, accoglietemi e sentitemi uno di voi, fratello, amico e, per grazia di Dio, anche padre» furono le parole di saluto del vescovo il giorno dell’ordinazione nel 2022. Un anno trascorso nella comunità in un cammino sinodale condiviso e allargato, nel quale mons. Soddu ha visitato diverse parrocchie della diocesi, incontrando famiglie, giovani, adulti e anziani, malati e carcerati, condividendo la gioia dell’incontro e portando la speranza in ogni ambito ecclesiale e sociale.
«Ringrazio il Signore – ha detto il vescovo Soddu nell’omelia – e con voi chiedo la grazia di essere sempre strumento della presenza viva di Gesù Buon Pastore, avendo sempre la capacità di fare ogni cosa con e nella carità».
Una riflessione quindi sulla festività dell’Epifania quale momento propizio per «farsi condurre alla scoperta, sempre nuova del senso profondo della nostra vita. Lo facciamo in compagnia dei Magi che tra l’immensità delle stelle viste, visibili e osservate, ne scoprirono una tutta speciale e intuirono immediatamente che una luce così speciale non poteva essere circoscritta, racchiusa entro un semplice fenomeno astrale, ma doveva contenere in sé già ciò che significava, ossia il Re, che è luce in sé stesso. Il Signore è nato, e oggi anche nel nostro tempo, non si trova –diremmo- in un’altra dimensione. Egli si è fatto uomo, è il Dio fatto uomo, e perciò intende dare all’umanità la luce divina di cui essa necessita, affinché possa vivere bene orientandosi in mezzo alle tante tenebre. Questa luce brilla comunque; cerchiamo perciò di scoprirla oppure di riscoprirla anche noi, mettendoci in viaggio, anzi in cammino, senza mai demordere dalla nostra ricerca, anche se impegnativa o faticosa. Egli dunque abita in noi; la sua luce dissipa le nostre tenebre, perché in Lui noi posiamo essere luce. Desidera oggi essere ospitato nella nostra persona e nella nostra vita. Non perché abbia necessità di un luogo in cui potersi impiantare, come se fosse una sorta di parassita, quanto piuttosto perché senza di Lui la vita delle persone, la nostra vita, non ha senso, oppure naviga a seconda delle mode, delle emozioni, delle contingenze, dei successi o degli insuccessi. La domanda dei Magi e la loro ricerca, possiamo dire, siano la domanda di ricerca di senso del mondo di oggi, della nostra società che, in maniera consapevole oppure indiretta, si rivolge a noi credenti, e ci chiede conto della luce di Cristo ricevuta nel Battesimo. Non capiti che costoro, ossia i magi di oggi, i ricercatori di Dio, non vedano più in noi o dalle nostre parti, riflessa la luce di Gesù che ci è stata comunicata nel sacramento della nostra rinascita! Scrutando nel buio e alzando il capo, lontano dagli inquinamenti luminosi generati dall’uomo possiamo vedere la sua stella. Chiediamo perciò al Signore che ci conceda la forza di attenuare e progressivamente spegnere tutti i finti bagliori che circondano la vita personale; e nel buio buono dello spazio che saremmo stati capaci di ottenere, essere in grado di intercettare, nel firmamento dei molteplici astri, l’unica stella polare capace di orientare e dare senso alla nostra esistenza.
Gesù Cristo, tra l’infinità di luci che possono pur brillare, ha una luminosità particolare, e perciò la si desidera e la si ricerca, perché di Dio, sebbene qualcuno possa ritenere il contrario, non se ne può far a meno. Egli è l’unico che accoglie, è l’unico che si è fatto umile sino alla morte per darci la vita, egli si è fatto carne, si è fatto debole. Infine si è donato totalmente fino a farsi pane perché potessimo nutrircene».
«Il desiderio dei Magi è chiaramente espresso – ha aggiunto il vescovo – trovare questo re e mettersi davanti a lui in adorazione, un termine così desueto, non più ordinariamente utilizzato; al contrario, a ben considerare la realtà, troviamo sia molto esercitato nella quotidianità dell’agire, in modo purtroppo fuorviante o comunque non corretto.
Adorare infatti, comprendendo i sinonimi di venerare, onorare, divinizzare, amare, riverire, idolatrare, prediligere, ci ragguaglia sul fatto che anche nella nostra epoca -che si ritiene emancipata- esiste un gran numero di adoratori di falsi miti o di falsi valori, i quali piuttosto che comunicare vita esprimono possesso, manipolazione, violenza, diseguaglianze e, in non pochi casi, anche morte. Ne deriva che l’adorazione in questo senso, invece di promuovere e liberare, genera una sorta di dipendenza, di asservimento e di schiavitù.
Dall’esperienza dei Magi, apprendiamo che l’atto di adorazione è così silenziosamente profondo che, da una parte conclude coronandolo un percorso, ossia quello della ricerca, e dall’altra illumina ulteriormente il successivo riprendere il cammino».
Ed infine un invito a riscoprire la luce della parola di Dio per dare senso alla vita e «scoprire il compito che il Signore ci affida. La vita di ciascuno di noi è una chiamata del Signore. Ognuno deve scoprire la propria vocazione, quella che Dio ha pensato unica, originale, irripetibile, per ogni singola persona e ogni giorno verificarla, di modo che si possa essere “sale della terra” e non a caso anche “luce del mondo”. Fuori da questo criterio ci sono soltanto sotterfugi, doppi giochi, progetti negativi di sopraffazione.
Il mistero dell’Epifania sia per noi, per la nostra società, per la nostra diocesi, il criterio affinché, costruttori collaborativi del Bene attraverso la corale partecipazione, possiamo essere manifestazione luminosa e punto di riferimento anche e soprattutto in questi tempi complessi».
Al termine il saluto e il ringraziamento del vicario generale mons. Salvatore Ferdinandi ela consegna del dono di un mantello da parte della comunità diocesana.

Perugia – il vescovo ausiliare Marco Salvi ha salutato la comunità diocesana «Grato a questa Chiesa per come mi ha accolto…

Celebrando l’Eucaristia della vigilia dell’Epifania del Signore, la sera del 5 gennaio, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, il vescovo ausiliare Marco Salvi ha salutato la comunità diocesana perugino-pievese nell’apprestarsi, domenica 8 gennaio, a fare ingresso nella sua nuova Diocesi di Civita Castellana. A concelebrare con monsignor Salvi c’era l’arcivescovo Ivan Maffeis, che insieme erano stati, in mattinata, alle esequie del Papa emerito Benedetto XVI, così ricordato dallo stesso Salvi: «Siamo stati al funerale di un grandissimo Papa, Benedetto XVI, poco valorizzato, ma grande in tanti suoi aspetti che, forse, riscopriremo sia come testimone sia come cultura».

Monsignor Maffeis, all’inizio della celebrazione, nell’esprimere parole di gratitudine al suo confratello Marco, ha ricordato ai fedeli che «con l’arrivo dei Magi, la rivelazione di Gesù è offerta davvero ad ogni uomo. E noi, questa sera, siamo contenti di essere in cattedrale insieme al vescovo Marco per dirgli grazie come sacerdoti, come diaconi, come popolo di Dio, come comunità civile per il servizio che ha fatto in mezzo a noi in questi anni, perché ci ha aiutato a riconoscere il volto del Signore, ad amarlo e a servirlo. Insieme al nostro grazie, vogliamo dire al vescovo Marco di poter contare sulla nostra fraternità e sulla nostra amicizia, che non vengono meno. Il gesto di accompagnarlo, domenica prossima, nella nuova missione che il Papa gli ha affidato, vuol essere espressione di questa stima e di questa fraternità».

Monsignor Salvi, nell’omelia incentrata sulle letture della solennità dell’Epifania del Signore, ha sottolineato quanto sia «facile oggi essere conquistati dai magi e far festa con loro, perché Dio si manifesta a tutte le genti. È come se cercasse ogni uomo per offrire sé stesso luce del mondo. Chiamati ad immergersi nella luce apparsa nel giorno di Natale. Tre gesti dei Magi orientano il nostro percorso verso Dio: 1) Vedere la stella; 2) Camminare; 3) Offrire doni. I magi sono persone che alzano lo sguardo. Nella nostra vita ci si accontenta: bastano salute, soldi, divertimento, ma non si è tranquilli, il nostro cuore è inquieto. C’è il desiderio nei Magi di completare la loro vita. Cercare quella pienezza che le cose non ti danno e non ti bastano. Alzano lo sguardo e cercano. I magi non si sono accontentati di sopravvivere, di galleggiare. Hanno intuito che per vivere bisogna guardare in alto una stella, andando oltre il proprio “IO”. Una stella che non abbaglia, non stordisce, non folgorante: spunta, inaspettata, mite, ti prende per mano nella vita, ti accompagna e non promette ricompense, ma garantisce pace e dona gioia. Siamo chiamati anche noi a trovare la nostra stella».

I ringraziamenti di mons. Salvi. A conclusione dell’omelia, il vescovo Salvi, con tono di voce commosso, ha ringraziato le diverse componenti della Chiesa perugino-pievese e le Istituzioni civili e del mondo accademico del capoluogo umbro, dicendo loro: «mi sono sempre confrontato con sincerità e leale spirito di collaborazione, consapevole che il dialogo è lo strumento fondamentale per costruire insieme. Ho incontrato interlocutori attenti ed interessanti alla ricerca del bene comune». Alla Chiesa perugino-pievese, che lo ha avuto vescovo ausiliare per quasi quattro anni, monsignor Salvi ha detto: «Esprimo la gratitudine verso questa Chiesa per come mi ha accolto, per la disponibilità incontrata, per la testimonianza ricevuta. Una bella comunità fatta di persone che ho visto appassionate per il Signore e per la Chiesa (anche nelle sue fragilità). Sono grato perché sono cresciuto umanamente sia come fede sia per le tante testimonianze che non mi aspettavo di incontrare. Un grazie particolare a coloro che si sono messi a mia disposizione con la loro capacità e con le loro professionalità nella variegata realtà della diocesi che è molta complessa. I problemi sicuramente non sono stati risolti, qualcuno forse si è aggravato, ma si è avviato un metodo sinodale che porterà i suoi frutti. Ringrazio il cardinale Gualtiero Bassetti per i due anni e mezzo condivisi con grande cordialità ed amicizia. La responsabilità della diocesi è stato un punto essenziale per la crescita della mia vita. Ringrazio don Ivan con cui ho condiviso questi ultimi mesi: oltre che una bella amicizia abbiamo trovato anche una sintonia di giudizio. Grazie di cuore. Questo ci porterà a fare sin da subito dei primi passi insieme tra le nostre due diocesi». E poi, con tono scherzoso, da «toscano», come si è definito il vescovo Salvi, ha ringraziato i sacerdoti paragonandoli a «una fauna variegata, ma carica di umanità con cui ho instaurato da subito ottimi rapporti».

Al termine della celebrazione, l’Archidiocesi perugino-pievese ha fatto dono al vescovo Salvi di un’incisione dell’800 raffigurante la Sacra Famiglia di Nazareth.

Spoleto – Solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Lunedì 9 gennaio celebrazione di suffragio nel Duomo per Benedetto XVI

Il pomeriggio del primo dell’anno, 1° gennaio 2023, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha presieduto il pontificale di Maria Santissima Madre di Dio nella Basilica Cattedrale di Spoleto.

Celebrazione diocesana di suffragio per Benedetto XVI. Anche in questa celebrazione il pensiero e la preghiera sono andati al papa emerito Benedetto XVI, morto il 31 dicembre: “Ricordati, Signore del Papa emerito Benedetto XVI che hai costituito successore di Pietro e pastore della tua Chiesa, e donagli la gioia di contemplare in eterno i misteri della grazia e della misericordia che sulla terra ha fedelmente dispensato al tuo popolo”. E lunedì 9 gennaio prossimo, alle ore 18.00, mons. Boccardo presiederà nel Duomo di Spoleto una celebrazione diocesana di suffragio per il Pontefice emerito.

Il 1° gennaio, inoltre, la Chiesa celebra la Giornata Mondiale della Pace che per il 2023 ha come tema: “Nessuno può salvarsi da solo. Tracciare insieme sentieri di pace”. «Questa pace – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – di cui ogni giorno di più sembra allontanarsi la realizzazione e che pur costituisce l’anelito dell’umanità intera, può e deve essere costruita nella nostra storia. Ognuno di noi, con le scelte concrete della propria vita, può apportare un contributo efficace alla pace».

Poi, la riflessione dell’Arcivescovo su Maria: «Prima che gli Apostoli rendessero testimonianza a Cristo crocifisso e risorto, prima che Paolo iniziasse l’evangelizzazione dei pagani, era stata chiamata lei: chiamata ed inviata. La sua testimonianza discreta e materna cammina con la Chiesa sin dalle origini. Lei, Madre di Dio, è anche Madre della Chiesa e, nella Chiesa, è Madre di tutti gli uomini e di tutti i popoli. Maria è con noi, teneramente sensibile alle necessità di ogni uomo, sollecita nel prevenire il male che lo assale e ne mette in pericolo l’esistenza. I suoi santuari, piccoli e grandi, che punteggiano il territorio della nostra diocesi, a cominciare da questa bella Basilica Cattedrale, testimoniano la sua mirabile presenza, indicata qui dalla bella statua della Madonna di Castelvecchio di Preci, restaurata dopo i danni del terremoto 2016».

Perugia – omelia dell’arcivescovo Maffeis alla celebrazione di ringraziamento di fine anno. Il presule: «… anche nel nuovo anno il Signore camminerà con noi e ci custodirà con sua bontà, la sua tenerezza e la sua provvidenza»

Cosa c’è questa sera nel nostro cuore? Con quali sentimenti ci apprestiamo a concludere l’anno? Stacchiamo dal muro le ultime pagine di un calendario divenuto subito vecchio; un calendario zeppo di luci e ombre, di esperienze che hanno intessuto i giorni, le settimane e i mesi con i fili della preoccupazione e della speranza, dell’attesa e della delusione, delle corse che abbiamo fatto e della stanchezza, legata al non aver avuto sempre chiaro per chi e per cosa corriamo…

Se, però, in quest’ultima sera dell’anno siamo qui insieme, è perché intuiamo che quella breve stagione che è la nostra vita non è misurabile solo con il criterio delle iniziative riuscite o fallite… Se siamo qui insieme, è perché avvertiamo che i nostri giorni, come i nostri cari, non sono semplicemente esposti allo scorrere inesorabile del tempo e degli eventi, che consegnano alla polvere, ma sono avvolti dalla grazia di Dio e resi partecipi del libro della vita.

In forza di questa fede, prendiamo congedo dal 2022 con uno sguardo di gratitudine e di riconoscenza.

Personalmente, dico grazie al Signore per la missione che mi ha affidato in mezzo a voi e per la quale chiedo la vostra preghiera, perché possa essere un pastore secondo il suo cuore. In voi ringrazio l’intera Chiesa diocesana per la cordiale accoglienza che mi avete riservato.

Grazie ai presbiteri e ai diaconi per la fraternità franca e aperta, che mi hanno manifestato.

Grazie ai catechisti, che in questi mesi ho iniziato a conoscere negli incontri nelle zone: ne ho respirato la passione e l’impegno per i bambini e i ragazzi e le loro famiglie.

Grazie ai giovani: la veglia in Cattedrale e i primi incontri sul territorio mi confermano quanto siano forti e disponibili; sono il primo ponte su cui transita anche per i loro coetanei la possibilità di conoscere la vita buona del Vangelo.

Grazie agli operatori e ai volontari della carità. Quanto bene ho trovato nelle nostre comunità, quanti laici donano gratuitamente tempo, energie e competenze per sostenere coloro che sono nel bisogno! Tra questi ultimi, vi sono le famiglie ucraine: il pensiero va specialmente a quelle donne e a quei bambini che tra pochi giorni ripartiranno per Kiev per ricongiungersi a mariti, papà e fratelli. Anche a loro diciamo grazie: nonostante il pericolo e i pesanti disagi che affrontano, nei loro occhi non si è spenta la fiducia nella vita e nella pace, una luce più forte di ogni nostra luminaria. A loro va il nostro pensiero affettuoso e solidale: sabato prossimo lo porteremo alla Comunità ucraina, celebrando insieme il Natale, secondo il calendario ortodosso.

Grazie, quindi, ai giornalisti e agli operatori della comunicazione della Città e della Regione per l’attenzione puntuale e rispettosa con cui seguono e valorizzano le notizie legate all’esperienza ecclesiale.

Grazie ai rappresentanti delle Istituzioni per la dedizione con cui servono il bene comune e contribuiscono a rinvigorire una società debole e malata.

Grazie al Card. Gualtiero e al Vescovo Marco: hanno guidato la nostra Diocesi di Perugia – Città della Pieve con la sensibilità di pastori.

Un pensiero di profonda riconoscenza lo rivolgiamo a Benedetto XVI. Con tutta la Chiesa l’affidiamo alla misericordia del Dio di Gesù Cristo, a cui ha consacrato tutta la sua vita e la sua missione. Ha servito la verità, ne è stato ricercatore umile, coraggioso e appassionato; ci ha ricordato – spesso inascoltato e incompreso – la centralità della dignità umana, il significato della libertà, la grandezza dell’amore: quello di Dio e quello dell’uomo, inscindibilmente uniti. È grazie anche alla testimonianza di quest’uomo fragile e forte, che possiamo guardare avanti con la fiducia che anche nel nuovo anno il Signore camminerà con noi e ci custodirà con sua bontà, la sua tenerezza e la sua provvidenza.

Ed è per questo che sarà un buon anno.

parte iniziale omelia mons. Maffeis celebrazione te deum in cattedrale.
https://www.dropbox.com/s/sah9xhd4i6mkblt/Video%20parte%20iniziale%20omelia%20arcivescovo%20maffeis%20.MOV?dl=0

parte finale canto te deum in cattedrale.
https://www.dropbox.com/s/cvacl4p9z2963to/Video%20parte%20finale%20canto%20te%20deum%20in%20cattedrale%20.MOV?dl=0

Terni – Te Deum di fine anno 2022. Mons. Soddu: “Solo Dio può donare la vera pace; tutti i tentativi da parte degli uomini, paradossalmente, sono stati il risultato di guerre e sopraffazioni”.

Celebrata dal vescovo Francesco Antonio Soddunella Cattedrale di Terni la solenne messa di ringraziamento di fine anno conil canto dell’antico inno del “Te Deum”. Alla celebrazione erano presenti i canonici  del capitolo della Cattedrale di Terni, il parroco don Alessandro Rossini, il sindaco di Terni Leonardo Latini, l’assessore della Regione Umbria Enrico Melasecche, i rappresentanti delle altre autorità militari, dei cavalieri e dame dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, delle associazioni e movimenti ecclesiali.
«Vogliamo anzitutto ringraziare il Signore per il tempo che ci ha dato di vivere con tutte le gioie, i travagli ed anche i dolori – ha detto mons. Soddu -. E nel contempo chiediamo anche perdono per tutto quello che avremmo potuto fare e che invece è rimasto inevaso tra le pagine del calendario trascorso».
Ha ricordato quindi la situazione attuale con il conflitto in Ucraina e in altre parti del mondo e la morte di papa Benedetto XVI, esprimendo il cordoglio della comunità ecclesiale diocesana.
«La parola del Signore è sempre costante nel tempo e quindi è anche per noi; Dio si rivela a noi sempre. Pertanto l’atteggiamento dei pastori sia per noi di esempio: così come essi fecero, cioè andare senza indugio, senza tentennamenti o remore di sorta, dev’essere anche per noi. Papa Francesco ci invita con costante frequenza a considerare i luoghi in cui oggi si trova la carne viva del Signore, tra gli ultimi, gli scartati, i bisognosi. È lì, in questi luoghi, purtroppo sempre presenti nella loro drammaticità, potremmo trovare il segno grande della presenza del Signore. Nella misura in cui faremmo questo senza indugio, potremo anche scorgere la nascita del Signore Gesù sia nella nostra vita sia in quella di coloro che andremo a incontrare. Chiediamo pertanto perdono al Signore per tutte le volte in cui sia l’umanità intera, sia la locale società, come anche la nostra Chiesa, non siano state in grado di interpretare questi segni della presenza del Signore nei nostri fratelli».

Gli auspici di pace per il nuovo anno nella fraternità e solidarietà
«All’inizio dell’anno, come sempre, ci scambieremo gli auguri per un nuovo anno ricco di Grazia, nel primo giorno dell’anno in cui si celebra la giornata mondiale di preghiera per la pace. Mai come in questo tempo sentiamo il desiderio, il bisogno della pace; riecheggiano ogni giorno i vari appelli affinché, specialmente il conflitto in Ucraina vada a concludersi presto. I Santo Padre, insieme alle ripetute e accorate sollecitazioni in merito, per questa giornata ha voluto, come ogni anno, indirizzare un messaggio “Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace”. Come sappiamo la pace, prima ancora d’essere un desiderio a cui tutti, specialmente in questo periodo siamo rivolti, è un dono di Dio. Sì di Dio perché nessuno all’infuori di lui può donare la vera pace; tutti i tentativi da parte degli uomini, paradossalmente, sono stati il risultato di guerre e sopraffazioni. È un dono che Dio e come tale va accolto, custodito e costruito mediante l’apporto personale e di tutti. Scrive il papa: “Da tale esperienza (quella del covid) è derivata più forte la consapevolezza che invita tutti, popoli e nazioni, a rimettere al centro la parola “insieme”. Infatti, è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi. Le risposte più efficaci alla pandemia sono state, in effetti, quelle che hanno visto gruppi sociali, istituzioni pubbliche e private, organizzazioni internazionali uniti per rispondere alla sfida, lasciando da parte interessi particolari. Solo la pace che nasce dall’amore fraterno e disinteressato può aiutarci a superare le crisi personali, sociali e mondiali”.
“Cosa, dunque, ci è chiesto di fare? Anzitutto, di lasciarci cambiare il cuore dall’emergenza che abbiamo vissuto, di permettere cioè che, attraverso questo momento storico, Dio trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e della realtà. Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale. Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, ma è l’ora di impegnarci tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune”».

L’OMELIA DEL VESCOVO

Il ricordo di papa Benedetto XVI dell’arcivescovo Maffeis, del cardinale Bassetti e del vescovo Sorrentino

Perugia – L’arcivescovo Ivan Maffeis in ricordo del Papa emerito Benedetto XVI: «Alla notizia della morte di Benedetto XVI, scrivo a voi per raggiungere le comunità cristiane della Diocesi. Con tutta la Chiesa affidiamo il Papa emerito alla misericordia del Dio di Gesù Cristo, a cui ha consacrato tutta la sua vita e la sua missione. Ha servito la verità, ne è stato ricercatore umile, coraggioso e appassionato; ci ha ricordato – spesso inascoltato e incompreso – la centralità della dignità umana, il significato della libertà, la grandezza dell’amore: quello di Dio e quello dell’uomo, inscindibilmente uniti. È grazie anche alla testimonianza di quest’uomo fragile e forte, che possiamo guardare avanti con la fiducia che il Signore cammina con noi e ci avvolge della sua bontà». Lo ha scritto l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve mons. Ivan Maffeis ai sacerdoti e ai diaconi nell’apprendere la notizia del ritorno alla Casa del Padre del Papa emerito Benedetto XVI, dando disposizione ai parroci affinché «in tutte le celebrazioni di sabato 31 dicembre e domenica 1° gennaio, si inserisca la seguente intenzione nella Preghiera Universale: Signore, nel ringraziarti per il dono di papa Benedetto XVI, che ha presieduto nella carità la tua Chiesa, ti chiediamo di offrirgli la giusta ricompensa promessa ai fedeli operai del Vangelo, rendendolo partecipe della liturgia del Cielo. Preghiamo».

Città della Pieve: Il ricordo del cardinale Gualtiero Bassetti del Papa emerito Benedetto XVI. «Un meraviglioso testimone dell’amore cristiano. Un amore che non è sceso a compromessi con il mondo e che è stato testimoniato con semplicità, purezza e mitezza»
«Vorrei esprimere la mia personale riconoscenza e gratitudine per il grande servizio che Joseph Ratzinger ha dato alla Chiesa universale nel corso della sua vita. Un servizio reso con grande umiltà, senza chiedere niente per sé stesso e che ha svolto per tantissimi anni assumendo molti incarichi di responsabilità: come sacerdote, come professore, come Arcivescovo, come Prefetto per la Congregazione per la Dottrina della fede e, infine, come Papa». Lo sottolinea il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve e già presidente delle Cei, nell’apprendere la notizia della morte del Papa emerito Benedetto XVI.
«Ricordo ancora la gioia e lo stupore – prosegue il porporato – quando, durante il suo primo saluto come Pontefice dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana, Benedetto XVI si autodefinì come “un semplice e umile operaio della Vigna del Signore”. Quelle parole, così sobrie e modeste, ci restituiscono appieno la cifra umana e spirituale della sua persona, ma anche il significato profondo dello spirito di servizio che ha contrassegnato tutto il suo pontificato, dall’inizio alla fine. Ricordo bene, infatti, anche la sua ultima udienza generale, quando ricordò a tutti i fedeli che se “soffiano i venti contrari” è sempre il “vento dello Spirito Santo” che ci guida e ci aiuta nelle avversità. Perché la Chiesa è di Dio, è “Lui che la conduce”».
«Tra le molte azioni pastorali del suo pontificato – afferma il cardinale –, mi preme ricordare l’indizione dell’“anno della fede” nel 2012, sull’esempio di quanto fece Paolo VI nel 1967. La scissione tra libertà e responsabilità, da un lato, e la profonda sovrapposizione tra desiderio e diritto, dall’altro, avevano da tempo prodotto una sorta di corto circuito morale nella società. L’“anno della fede” nasceva in questo contesto storico-sociale in cui il cristianesimo appariva sempre più ai margini della società contemporanea e la figura di Gesù sembrava essere diventata residuale persino nel vissuto di molti fedeli. Con la proclamazione dell’“anno della fede”, invece, Gesù veniva rimesso al centro del messaggio salvifico, cuore pulsante e figura imprescindibile della Rivelazione».
«In definitiva, Benedetto XVI – conclude Bassetti – è stato un grande pensatore cattolico, un autentico servitore della barca di Pietro e, soprattutto, un meraviglioso testimone dell’amore cristiano. Un amore che non è sceso a compromessi con il mondo e che è stato testimoniato con semplicità, purezza e mitezza».

Cordoglio del vescovo Sorrentino per la morte del Papa emerito Benedetto XVI
Il papa emerito Benedetto XVI non è più tra noi. Lo affidiamo all’abbraccio di Dio forti delle certezze di fede che egli ha contribuito a rendere in noi profonde e luminose. Le due diocesi “sorelle” di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno si uniscono nella preghiera per lui. Uomo dall’intelligenza fine, l’ha messa tutta al servizio della fede, come teologo, pastore, pontefice. Ci ha messi in guardia da una malattia mortale del nostro tempo: la “dittatura del relativismo” che ci nutre di voci contraddittorie impedendoci di trovare il senso ultimo della vita. Ci ha segnalato la medicina per guarirla: lo “splendore della verità”, che può essere cercata a fatica, ma non può essere negata, senza che la nostra vita piombi nel non senso e nella tristezza. Ci ha proposto insieme la forza rigenerante dell’amore e della speranza, dandocene il segreto: Gesù, di cui egli ha disegnato i lineamenti con i suoi libri, i suoi discorsi, le sue omelie. Dietro il vigore e il rigore del pensatore, vibrava una calda umanità che si esprimeva nella discrezione e nella delicatezza con cui si concedeva al rapporto con tutti. Io ho avuto modo di conoscerlo anche prima che diventasse papa. Fu lui ad inviarmi ad Assisi, dove l’ho poi accolto due volte: la prima il 17 giugno 2007 per la visita pastorale a questa Città a lui particolarmente cara, anche per la sua speciale devozione a san Francesco maturata attraverso gli studi su san Bonaventura. La visita sigillò la “riforma” che egli aveva appena fatto con il motu proprio Totius orbis con il quale inaugurava nella Città serafica una nuova storia di comunione e sinergia pastorale tra diocesi e famiglie francescane, che tanto bene ha prodotto in questi sedici anni. Il suo discorso nella cattedrale di San Rufino illustrò i fondamenti teologici di questa riforma, che lungi dal restringere la vocazione universale di Assisi, l’ha potenziata. Altra visita il 27 ottobre 2011, questa volta all’insegna dello “spirito di Assisi”, nel 25° anniversario dello storico incontro di preghiera per la pace vissuto insieme da San Giovanni Paolo II e dai leader delle religioni mondiali. Assisi guarda alla sua figura con speciale gratitudine. Durante questi lunghi anni di silenzio da papa emerito, egli ha dato uno straordinario contributo di preghiera alla Chiesa universale, continuando a guardare con affetto alla nostra Chiesa particolare, come ebbi modo di percepire nell’unica volta in cui mi è stato possibile fargli visita. Il rapporto stretto di Assisi con papa Francesco, che fin nel nome è legato a questa Chiesa del “Poverello”, non ha per nulla attenuato il nostro amore per papa Benedetto. Questi giorni speciali, tra anno trascorso e anno nuovo, sono all’insegna del ringraziamento. In tutte le chiese lo ricorderemo. Diciamo grazie per quanto ci ha dato e lo accompagniamo all’incontro con l’eterno.

Spoleto – Messa dell’Arcivescovo in carcere. Il Presule ai detenuti: «Come Chiesa vi siamo vicini. Quel poco che possiamo, lo facciamo davvero con il cuore»

«Nessuno è estraneo al Natale». Così l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo si è rivolto ai detenuti nella Messa di Natale celebrata nel carcere di Spoleto mercoledì 28 dicembre 2022. Col Presule hanno concelebrato il cappellano mons. Eugenio Bartoli e il direttore della Caritas diocesana don Edoardo Rossi. Erano presenti anche il direttore della struttura Chiara Pellegrini e il comandate del corpo di Polizia Penitenziaria Marco Piersigilli. «Gesù – ha proseguito il Presule nell’omelia – è venuto alla luce dalle tenebre per dirci che il bene è più forte del male. Tutti abbiamo desideri di bene, di pienezza e di bontà. Questi, però, devono fare anche i conti con l’inclinazione al male dell’uomo. Ma il Signore viene a mettere un germe di luce. Tocca a noi, là dove siamo, anche a voi che vivete in carcere, prendersene cura e farlo crescere. Ciò richiede sacrificio, costanza e determinazione, ma abbiamo una grande certezza: Cristo viene per tutti, senza condizioni. Anche per voi, cari amici, con la vostra storia fatta di luci e di tante ombre». Al termine della Messa un detenuto, a nome di tutti gli altri, ha rivolto un saluto a mons. Boccardo e un altro ha consegnato al Presule un quadro della Madonna col Bambino da lui dipinto. E l’Arcivescovo ha ripreso la parola: «È sempre difficile fare gli auguri di buone feste in questa casa dove state scontando la vostra pena e che vi tiene lontani dagli affetti delle persone care. Vi lascio un “compito”: provate a trovare il bene anche qui nel carcere, senza sognare quello che ancora non c’è. Non permettete che le tenebre abbiano il sopravvento, ricordate sempre che il bene è più forte del male: così anche le vostre giornate avranno un senso di pienezza. Come Chiesa vi siamo vicini e ringrazio don Eugenio per il suo servizio di cappellano e la Caritas diocesana per i tanti gesti di prossimità. Quel poco che possiamo, lo facciamo davvero con il cuore. Ricordate – ha concluso – che non siete soli». Mons. Boccardo si era già recato in carcere il 21 dicembre scorso, insieme a don Edoardo Rossi e ad alcuni volontari della Caritas, per consegnare personalmente, cella per cella, un dono di Natale preparato dalla Caritas per i detenuti.

All’interno del carcere di Spoleto la Caritas di Spoleto-Norcia, grazie alla sensibilità della direzione, ha avviato un centro di ascolto aperto due volte al mese per rendere più forti e solidali le relazioni fra i detenuti e le persone libere. Accanto al dialogo, i volontari consegnano anche dei beni di prima necessità, frutto della solidarietà dei fedeli dell’Archidiocesi. Al 31 agosto 2022 sono stati consegnati: 279 prodotti per l’igiene personale; 72 indumenti intimi; 52 indumenti sportivi; 27 paia di scarpe.

Spoleto – Cena di Natale alla Locanda della Misericordia. L’Arcivescovo: «É solo il momento visibile di una rete discreta che durante l’arco di tutto l’anno dà un volto alla vicinanza che la comunità cristiana assicura a coloro che portano la fatica e il peso dell’esistenza».

La sera di Natale, 25 dicembre, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha condiviso la cena con le persone che quotidianamente frequentano la Locanda della Misericordia “Ponziano Benedetti”, opera segno della Caritas diocesana. Nei locali di Via Cecili a Spoleto hanno preso posto 50 persone – tra cui degli ucraini -, mentre altre 20 hanno ritirato i viveri per mangiarli a casa. Gli ospiti abituali della Locanda hanno avuto come camerieri alcuni ragazzi delle scuole superiori della Città; in cucina, invece, c’erano: qualche genitore dei giovani che hanno servito ai tavoli, una ragazza ucraina, due volontari che abitualmente fanno servizio alla Locanda e due che hanno dato la disponibilità per il pasto serale di Natale. La cena è stata realizzata grazie alla generosità di diversi benefattori del territorio diocesano ed è è stata allietata col canto da una coppia di sposi che ogni giorno frequenta la Locanda. Gli ospiti sono stati accolti dal direttore e dal vice direttore della Caritas, don Edoardo Rossi e Paola Piermarini.

Le parole dell’Arcivescovo. «Questa cena di Natale – ha detto mons. Boccardo – è solo il momento visibile di una rete discreta che durante l’arco di tutto l’anno, con l’impegno di tanti volontari, dà un volto alla vicinanza che la comunità cristiana assicura a coloro che portano la fatica e il peso dell’esistenza. Grazie all’animazione della nostra Caritas vediamo un fiorire di iniziative di sostegno e di consolazione che punteggiano tutta la nostra Diocesi: è la volontà di farsi carico di tante situazioni difficili, conosciute o nascoste nel segreto del cuore, che fanno emergere le fatiche di un tempo che nessuno può affrontare da solo. Il servizio della Caritas – ha concluso il Presule – è un contributo alla grande catena di solidarietà che aiuta gli uni a portare i pesi degli altri».

Nel 2022 serviti oltre 15.000 pasti. «In questo ultimo periodo la Locanda della Misericordia – afferma il direttore della Caritas diocesana don Edoardo Rossi – è stata oggetto di incontro e conoscenza, oltre che da parte di persone bisognose, anche di alcuni alunni della scuola dell’infanzia e primaria che hanno consegnato generi alimentari, di diversi giovani che si avvicinano per fare volontariato. I pasti forniti fino al 25 dicembre 2022 sono stati oltre 15.000. Tutto questo è possibile grazie alle tante persone, alle parrocchie, agli imprenditori e alle scuole che, in vario modo, ci sostengono. Ma il più grande grazie – conclude don Edoardo – va al Signore che ogni giorno si fa presente nel malato, nel carcerato, nel forestiero, in colui che ha fame e sete e ci sollecita a farci carico delle necessità di queste persone».

Info sulla Locanda. È un’opera segno della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia avviata nel 1996 dall’arcivescovo Riccardo Fontana; si trova a Spoleto, in Via Cecili, ed è intitolata a Ponziano Benedetti (tornato alla Casa del Padre nel 218) che l’ha coordinata per ben sedici anni. Dopo di lui il servizio è stato affidato dai direttori della Caritas che si sono susseguiti prima a Massimo Succhielli, poi ad Alvaro Barzacca ed oggi ad Anna Rita Bocchini. È aperta tutti i giorni dalle 18.00, per l’asporto o per la consumazione in loco della cena. In cucina si alternano volontari da varie parrocchie della Diocesi, mentre la domenica e i festivi il servizio è garantito da alcune famiglie.