Città di Castello – solennità del Corpus Domini, l’omelia di mons. Cancian

In occasione della Solennità del Corpo e Sangue del Signore mons. Domenico Cancian ha celebrato la Santa Messa nella Cattedrale di Città di Castello alle ore 10.30 alla presenza delle autorità cittadine.
Durante la celebrazione, alla quale è seguito un breve momento di adorazione e la benedizione eucaristica sulla città, ha pronunciato la seguente omelia.

“La processione del Corpus Domini, assieme a quella del venerdì Santo, ha un’importanza storica. Vede solitamente una straordinaria partecipazione della città, oltre quella della comunità cristiana. Anche da noi si è soliti fare le infiorate e si porta il Santissimo per le vie della città tra canti e preghiere.
In Cattedrale insieme al vescovo, al clero e alle confraternite, non mancavano le autorità civili e militari, e tante persone lungo la via si facevano trovare in preghiera. La banda accompagnava i canti e suonava gli inni tradizionali. Dalla porta gotica il vescovo rivolgeva una riflessione e un saluto prima di benedire l’intera città.
Il significato era semplice: portare Gesù per le strade e per le piazze per chiedere di restare con noi e aiutarci.
Oggi con le limitazioni dovute alla pandemia la Processione non possiamo farla: sarebbe abbastanza difficile mettere in atto tutte le giuste prescrizioni. E quindi ci siamo organizzati in un altro modo.

Il significato del Corpus Domini.

L’eucarestia riassume in modo sommo tutto l’amore di Gesù per l’uomo. Per amore si è fatto uomo nella forma più povera e umile, per amore è morto in croce, per amore ha voluto farsi pane di vita eterna per tutti. Nel pane che è il suo Corpo egli si dona completamente a ciascuno di noi.
E così l’uomo ha a disposizione un altro Pane che non è meno importante del cibo quotidiano, se vogliamo alimentare la vita eterna donataci nel battesimo.
Gesù per farsi presente in ogni uomo ha istituito l’eucarestia dicendo: “prendimi e mangiami!”. E ha detto ancora: chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui, vivrà di me e come me.
In questo modo Gesù entra nel nostro cuore per trasformarlo e darci la forza di percorrere la sua strada. Con Lui la vita davvero può cambiare, può diventare vita come la sua, impostata nella logica dell’amore suo. Con Lui anche noi possiamo diventare pane per i nostri fratelli, passando così dall’egoismo al dono di noi stessi.
Il miracolo più grosso non è tanto la trasformazione del pane nel Corpo di Cristo, quanto la trasformazione del nostro cuore non raramente duro, chiuso e carico di amarezza in un cuore paziente, benevolo e generoso come quello di Cristo.
Chi non ha bisogno di questo pane? L’assenza dell’eucarestia a motivo della pandemia spero abbia accresciuto la fame di questo Pane che ci dà forza e speranza per sostenerci nel cammino verso il banchetto eterno del Paradiso”.