Perugia – presentato il libro “La Chiesa nel digitale…”. Occasione di confronto non solo per addetti. Un “manuale” di “ricerca, formazione, azione” ed anche di “buonsenso”

“Il libro che abbiamo tra le mani è il frutto di un lavoro condiviso e portato avanti con fatica, con passione e con grande attenzione al territorio e di questo sono riconoscente”. Così l’arcivescovo Ivan Maffeis, delegato dei vescovi umbri per le comunicazioni sociali e membro del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, intervenendo a Perugia, il 20 maggio, alla presentazione del volume “La Chiesa nel digitale. Strumenti e proposte” a cura del giornalista Fabio Bolzetta con la prefazione di papa Francesco, per i tipi della Tau Editrice di Todi. Una pubblicazione nata dall’esperienza dei 150 video tutorial realizzati dall’Associazione dei Webmaster Cattolici Italiani (WECA) al cui progetto “Solidarietà digitale” a sostegno delle parrocchie saranno interamente destinati tutti i diritti d’autore del volume.

Camminare insieme per costruire ponti.
La presentazione è stata promossa dall’UCSI Umbria (Unione Cattolica Stampa Italiana) insieme all’Associazione WECA, in collaborazione con l’Archidiocesi, socio fondatore della stessa WECA, avvenuta, ha sottolineato l’arcivescovo Maffeis, alla vigilia della LVII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Presentarlo oggi, ha detto, “è anche un richiamo a riflettere sul messaggio del Papa per questa LVII Giornata, una esortazione ad ascoltare col cuore per poi parlare col cuore. Il Papa continua a ricordarcelo anche provocandoci con il Sinodo, che diventa un esercizio concreto di essere Chiesa. Una Chiesa che impara ad ascoltare al proprio interno, impara ad ascoltare il mondo facendolo con umiltà e con la consapevolezza che, o si cammina insieme, o non si arriva da nessuna parte, nemmeno quando si possedesse la verità. Papa Francesco, nel messaggio, sottolinea la verità con carità per una comunicazione che sappia costruire ponti e non muri, per una comunicazione che sia sempre più dialogo…”. Mons. Maffeis ha concluso dicendo: “Ringrazio per la presenza, per questo libro, dal curatore ai relatori con cui ho lavorato per anni apprezzandoli e stimandoli, all’editore Andrea Scorzoni della Tau Editrice sia per il coraggio di pubblicare libri sia per la qualità con cui lo fa. Anche questo contribuisce a veicolare contenuti dove la forma è anche sostanza”.

Gli intervenuti.
Alla presentazione, moderata da Daniele Morini, direttore de “La Voce” e di “UmbriaRadio InBlu”, sono intervenuti il presidente dell’UCSI Umbria Manuela Acito, il curatore Fabio Bolzetta, presidente di WECA, Giovanni Silvestri, direttore del Servizio informatico della Cei, e Rita Marchetti, docente di Sociologia dei Media digitali presso l’Università degli Studi di Perugia.
Ricordando l’alluvione. Morini ha tracciato anche le “conclusioni”, auspicando un proficuo prosieguo della Chiesa nel digitale con tre “massime” attinte dal libro, “ricerca, formazione e azione”, aggiungendo una quarta emersa dalla presentazione perugina, quella del “buonsenso”. Un “manuale” per “gestire gli strumenti del digitale e non farsi gestire da essi”. Morini non poteva non aprire l’incontro soffermandosi sull’alluvione in Emilia Romagna, regione a cui “La Voce” è legata venendo stampata a Imola. L’ultimo numero del settimanale potrebbe arrivare ai lettori con qualche giorno di ritardo, un disguido che non ha nulla a che vedere con i gravissimi disagi vissuti da migliaia di abitanti di interi territori devastati con diverse vittime.

Non essere dualisti.
Il moderatore, al termine, ha ricordato l’evento della Marcia della Pace Perugia-Assisi di domenica 21 maggio, che, ha detto, “rientra nelle comunicazioni sociali, perché gli operatori dei media hanno delle responsabilità deontologiche da assolvere. Non possiamo avere due facce di una medaglia, non possiamo essere dualisti: una vicenda va raccontata allo stesso modo sul giornale o in radio e tv, così come sui social”. Una sottolineatura richiamata all’inizio dal presidente UCSI Umbria Acito nel dire che il digitale, riferendosi in particolare ai social, “presenta delle insidie e chi lo abita lo deve fare con attenzione e ben formato”.

Abitare da cristiani il digitale.
Sempre Manuela Acito ha parlato dell’importanza del digitale nei media negli ultimi anni, in particolare nel periodo della pandemia, “un’importanza altissima – ha detto – e di questo ce lo ricorda anche papa Francesco, nell’introduzione del volume, affermando l’importanza che ha avuto la comunicazione digitale e i nuovi strumenti tecnologici, come i social media, per tenere unite le comunità in quel periodo difficile, permettendo ai fedeli di seguire in streaming le messe stando a casa… Ed è sempre il Papa a ricordarci che il virtuale mai potrà sostituire la bellezza dell’incontro a tu per tu, ma il mondo digitale è abitato e va abitato da cristiani”. Su questo aspetto si sono trovati d’accordo anche il curatore del libro Fabio Bolzetta, la docente Rita Marchetti e il direttore informatico Cei Giovanni Silvestri, che, in sintesi, hanno fatto appello al “buonsenso” nell’utilizzo del Web per gli incontri “da remoto” post-pandemia.

Il Web e la Chiesa umbra.
Nel tracciare la storia del Servizio informatico della Cei, Silvestri ha detto che “questo servizio è nato grazie alla lungimiranza, intuizione e saggezza dei vescovi italiani. Intuizione di fornire alla stessa Cei e poi alle diocesi e alle parrocchie una gestione amministrativa trasparente attraverso l’informatizzazione. Anche la comunicazione, con l’arrivo di Internet, l’utilizzo informatico è stato messo a sua disposizione, un binomio sempre più inscindibile tra il nostro Servizio e l’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali, dando vita a diverse attività di ricerca anche con l’Università degli Studi di Perugia. Oltre alla rete delle radio e tv cattoliche, è nata l’Associazione WECA e la Diocesi perugina è tra i suoi soci fondatori, a testimonianza che c’è tanta Umbria nel cammino tra gli strumenti informatici e quelli dei media. Un cammino stimolato da vescovi attenti e sensibili come Ennio Antonelli, Giuseppe Chiaretti e Giuseppe Betori e da sacerdoti comunicatori lungimiranti come Elio Bromuri, che tanto si prodigò a mettere in rete tra loro questi mezzi”. E non ha dimenticato di menzionare gli allora giovani “pionieri” del Servizio informatico diocesano, Massimo Cecconi, Simone Cecchini e Andrea Franceschini, oggi titolari della società “H24.it” che collabora con il Servizio informatico della Cei.

La responsabilità di ciascuno.
La prof.ssa Marchetti si è soffermata sulla “responsabilità di ciascuno” non riguardante, come ha scritto il Papa nel citato messaggio, soltanto gli operatori della comunicazione. “In un’epoca di polarizzazione e sommersi da tante informazioni – ha evidenziato la docente –, spesso ci accontentiamo di quello che conferma i nostri pregiudizi, ma dobbiamo fare la nostra parte anche quando crediamo a contenuti creati da altri, con il riflettere e il verificare la loro veridicità, altrimenti contribuiamo ad inquinare il contesto informativo e comunicativo nel quale siamo inseriti”. Inoltre, “tutto quello che leggiamo, vediamo, ascoltiamo attraverso i tanti mezzi di comunicazione, contribuisce alla costruzione sociale della realtà quello che noi reputiamo essere vero. E se l’informazione in generale ha questo ruolo importante, abbiamo tutti il dovere di capire come funzionano le piattaforme digitali e, pertanto, è importante formarsi costantemente. Gli stessi incontri che sta portando avanti la WECA sul territorio nazionale, anche attraverso la presentazione di questo libro, vogliono andare nella direzione di questo percorso formativo”.

Curare il legame con i territori.
Fabio Bolzetta, appena tornato dalle zone alluvionate, ha detto di credere “tantissimo nel legame con i territori” e l’Umbria, ha raccontato, “è la terra di mia moglie, dove mi sono sposato, e ho seguito molto gli eventi sismici del 2016, tanto da essere stato riconosciuto cittadino onorario del Comune di Norcia per i servizi giornalistici realizzati e per il libro ‘Voce dal terremoto’”. Nel rapporto tra media tradizionali e digitale, ha commentato, “quando il digitale si è avvicinato alle colonne dell’editoria, molto spesso, nel contatto con la carta stampata, più che creare connessioni sono stati creati cortocircuiti. Il digitale e le nuove tecnologie comunicative sono state attaccate, perché avrebbero cancellato il cinema e spazzato via il libro. In realtà il digitale non ha eliminato, ma rinnovato ogni media tradizionale a partire dalla tv, che ha perso il suo potere di convocazione, eccetto che per eventi particolari (es. lo sport, il Festival di Sanremo…). E con la pandemia sono state trasformate alcune certezze, dalla qualità e dalla ricchezza di uno studio televisivo al conduttore solitario che presentava il telegiornale della propria abitazione”.
Infine l’auspicio di Bolzetta “ad essere nel cambiamento e la prima esigenza è quella della formazione rispetto ad un mondo che cambia ogni giorno e non riguarda soltanto chi è operatore della comunicazione o dell’informazione, ma chi ha responsabilità rispetto a tali prodotti, o chi ne usufruisce”. E ha concluso con alcune criticità, limiti e disfunzioni del Web, come le “fake news, che non significa notizie errate, ma notizie volutamente false e messe online, come anche temi che riguardano realtà territoriali, come casi nazionali, perché è più facile veicolare la falsità che non la verità”.