Perugia – “Mettersi in ascolto di una chiamata”. L’esortazione-messaggio ai numerosi giovani partecipanti alla Veglia di preghiera per le vocazioni e di preparazione alla “Missione Giovani 2024”

«Questa sera preghiamo insieme per la vocazione di ciascuno, per dare un senso alla nostra vita quando non abbiamo una buona ragione per alzarci, per affrontare la giornata, per incontrare gli
altri, chiedendo al Signore di aiutarci a lasciare parlare dentro di noi il suo Spirito». Con queste parole l’arcivescovo Ivan Maffeis, giovedì sera 15 maggio, nella chiesa parrocchiale dei Ss. Severo ed Agata del Girasole in San Mariano di Corciano, ha accolto i tanti ragazzi e ragazze che hanno animato la Veglia di preghiera per le vocazioni e di preparazione alla “Missione Giovani” del prossimo autunno, a Perugia, nei luoghi maggiormente frequentati dai loro coetanei. L’incontro di preghiera, a cui ha partecipato un gruppo di seminaristi pugliesi del Seminario
Regionale di Molfetta insieme ai seminaristi perugini, è stato promosso dalle Pastorali diocesane Vocazionale, Giovanile, Universitaria e dal Coordinamento Oratori Perugini.
«Sappiamo che c’è uno spirito che divide – ha proseguito mons. Maffeis –, che umilia, uno spirito che rende sospettosi…, non è lo Spirito del Signore. Laddove dove arriva lo Spirito del Signore arriva il perdono, la comprensione e la pace… Siamo alla Vigilia di Pentecoste, culmine del Tempo Pasquale, invochiamo questo Spirito su ciascuno di noi, sulla nostra Chiesa, sulle città degli uomini e delle donne. Laddove arriva lo Spirito del Signore arriva la libertà, arriva la comunione, l’incontro con Lui e tra di noi».
Prendendo lo spunto dall’Antico Testamento in cui Mosé è il chiamato da Dio per la terra promessa, per restare schiavo di nessuno, fra’ Manuel Valenzisi (Ofm) ha offerto una meditazione incentrata sul “mettersi in ascolto di una chiamata” sia alla “Vocazione” sia alla “Missione Giovani”, quest’ultima da vivere come un «atto di gratitudine a Dio per il dono che hai ricevuto nel salvarti dal Male», dallo spirito, come ha detto l’arcivescovo, che non è lo Spirito del Signore.
«Essere nella terra promessa – ha precisato il giovane francescano – significa sperimentare e realizzare qualcosa di grande, di gioioso…». Parafrasando papa Francesco, ha esortato i giovani a
una vita «non da divano, non da letto, non da frigorifero, non per una vita comoda, ma per lasciare una impronta, fare una “rivoluzione” per la salvezza del mondo testimoniando il Vangelo. Ai ragazzi che andiamo ad incontrare durante la “Missione” – ha sottolineato fra’ Manuel – non gliene importa nulla delle parole, ma vogliono vedere Gesù nella tua persona, nel tuo comportamento. Il cuore della “Missione” è testimoniare la presenza di Dio in ciascuno di noi, perché, forti della Sua presenza, andiamo tra i giovani a portare non noi stessi ma Lui».