Gualdo Tadino – solennità del Beato Angelo. Il cardinale Gambetti: “La grande umanità del Beato Angelo è ancora attuale, soprattutto in questo Anno Santo”

“La vita del Beato Angelo è la firma messa in calce, di proprio pugno a questi testi perché lui nella sua vita ha cercato principalmente l’amore: ha cercato Dio e ha usato le cose del mondo con rispetto come se nessuna fosse sua”.

Lo ha detto il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, mercoledì 15 gennaio durante la solenne concelebrazione eucaristica nella concattedrale di San Benedetto a Gualdo Tadino in occasione della solennità del Beato Angelo, compatrono della diocesi, in apertura dell’Anno Santo giubilare, concelebrata dal vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, alla presenza delle autorità civili e militari.

“Il punto è – ha aggiunto il cardinale Gambetti – davanti al suo esempio che sopravvive al tempo, io faccio come lui? Uso appositamente il tempo all’indicativo ‘faccio’ e non al condizionale ‘farei’ perché non vorrei che rimanesse lo spazio per quella vocina che subito sussurra ai nostri orecchi: ‘ma la sua è una vita impossibile, fuori dal tempo, lui era un eroe non fa per me’. Perché settecento anni sono tanti e lo sono in un duplice senso. Sono il segno di una vita che continuamente fiorisce come le siepi di biancospino nel giorno del suo transito e lo farà per sempre perché la sua è una vita compiuta, bella eternamente feconda e felice. I settecento anni sono anche il segno di una distanza culturale, sociale, ambientale incolmabile, per cui non si può riproporre oggi la sua stessa esperienza, ma fare come lui non vuol dire fare le stesse cose dal punto di vista dell’esperienza storica, ma dal punto di vista dell’esperienza umana cioè la sua umanità, le caratteristiche della sua umanità devono, oso dire, contraddistinguere anche noi che siamo cristiani. Chiediamo al Beato Angelo – ha concluso – di intercedere per noi, di accompagnarci. In questo Anno Giubilare che si apre, lui ci accompagna. Chiediamogli di intercedere affinché possiamo fino in fondo preferire la sapienza di Dio a quella del mondo ed essere così una luce che da questo colle, direi beato, si irradia nella valle, si irradia nella regione, si irradia nel mondo”.

Nel pomeriggio la celebrazione del transito, dei secondi vespri e la santa messa presieduti da monsignor Giovanni Mosciatti, vescovo di Imola. Infine, la chiusura della Porta Santa del Settecentenario della morte del Beato, da parte del vescovo Sorrentino. Domenica 19 gennaio alle ore 11.15 la santa messa di ringraziamento per il Centenario in suffragio dei soci vivi e defunti della Pia Associazione del Beato Angelo presieduta dal cardinale Fortunato Frezza, canonico della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano.

Spoleto – Processione di S. Ponziano: tantissimi fedeli presenti. La proposta dell’Arcivescovo al Ponte Sanguinario: «Perché non chiamare questo luogo “Largo S. Ponziano?”»

Nel pomeriggio di martedì 14 gennaio 2025 la festa di S. Ponziano, patrono di Spoleto, è proseguita con la celebrazione dei Secondi Vespri in Duomo presieduti dall’arcivescovo Renato Boccardo. Così come al mattino per il solenne pontificale, tanti i fedeli che hanno voluto rendere omaggio al Santo nel 1850° anniversario dal suo martirio. Diversi anche i sacerdoti presenti e alcuni monaci benedettini di S. Benedetto in Monte di Norcia con il padre abate Benedetto Nivakoff. La Città era rappresentata dal vice sindaco Danilo Chiodetti.
Al termine dei Vespri è partita la processione per il ritorno della reliquia nella Basilica di S. Ponziano. Il corteo, come da tradizione, è stato aperto da un gruppo di cavalli e cavalieri, tra cui tanti bambini dei centri ippici della zona. C’erano poi rappresentanti di Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Esercito, Polizia Locale, così come di tante associazioni di volontariato, di confraternite e di gruppi di volontariato.

La processione quest’anno, nel ricordo appunto del 1850° dal martirio di S. Ponziano, ha fatto tappa al Ponte Sanguinario, luogo della decapitazione del giovane. Piazza della Vittoria era gremita di persone, nonostante il freddo pungente. L’arrivo della reliquia è stato salutato dal suono delle trombe della Banca musicale di Spoleto. Poi, è stata letta una parte della passione di S. Ponziano, i musicisti hanno suonato l’inno al martire, l’Arcivescovo ha incensato la reliquia e, finito il canto, ha recitato la seguente preghiera: “A te, giovane Ponziano, da questo luogo che conserva la memoria della tua suprema testimonianza a Cristo Signore, vincitore della morte e datore di vita, rivolgiamo oggi la nostra preghiera, fiduciosi nella cura attenta che da secoli riservi alla nostra città e diocesi, che ti riconoscono e invocano quale patrono e avvocato presso Dio. Guarda la nostra Chiesa diocesana: sia per tutti casa e scuola di comunione, luogo in cui il Vangelo del tuo Figlio è annunciato e vissuto. Guarda le nostre famiglie: rendile forti nell’amore e nella fedeltà. Custodisci i nostri giovani: siano ardenti e generosi nel cammino della vita. Sostieni gli anziani e gli ammalati: la tua protezione li conforti e li consoli. Preservaci dal male dell’anima e del corpo. Difendici dalle catastrofi naturali. Guarda la nostra Città: fa’che fioriscano in essa la giustizia e la concordia, perché tutti possano godere di un vero progresso e conoscere una stagione di prosperità e di pace”.
E poi, prima di ripartire con la processione fino alla Basilica, mons. Boccardo ha detto: «Questo luogo ci ricorda plasticamente l’eroicità del dono che S. Ponziano ha fatto della sua vita per essere fedele a Cristo. Impariamo da lui la fortezza, il coraggio, la generosità, la mitezza, la dolcezza, l’amore reciproco e il perdono che ci servono per dare contenuti forti alle nostre giornate. Mentre saluto tutti voi e vi ringrazio di questa partecipazione corale e significativa, mi viene un’idea che potremmo tentare di elaborare e presentate a chi di dovere. Siamo qui al Ponte Sanguinario, il luogo dove S. Ponziano è stato martirizzato. Perché non dedicare a lui questa parte della piazza? Perché non chiamare questo luogo “Largo S. Ponziano?”. Potrebbe essere un punto di riferimento e una memoria costante, perché qui, dal sangue di questo martire, è nata la nostra Chiesa e questa comunità che ancora oggi si affida a lui».
Un lungo applauso ha salutato la proposta dell’Arcivescovo.

La processione dal Ponte Sanguinario è poi giunta alla Basilica dedicata al Santo. Prima dell’ingresso in chiesa l’Arcivescovo, i presbiteri, i fedeli, le autorità e la reliquia hanno fatto una sosta e mons. Boccardo ha avuto l’occasione per ringraziare: «Rivolgo un saluto particolare ai cavalli e ai loro cavalieri. S. Ponziano è stato definito cavaliere: giovane, forte e coraggioso. Dall’immagine del cavaliere traiamo un messaggio per noi. I cavalieri sono coloro che guidano il cavallo, che gli danno un orientamento e una direzione. La domanda che ci poniamo è: chi guida la mia vita? Il cavallo o il cavaliere? Sappiamo che tutti noi portiamo dentro un cavallo pazzo e che tante volte non riusciamo a dominare. Allora da questa bella celebrazione raccogliamo una domanda: la mia vita la guido io o il mio cavallo? Il contenuto chi lo definisce? Torniamo a casa con questa domanda e proviamo a trovare una risposta che deve essere un orientamento per tutta l’esistenza».

L’ultimo momento della processione è stato l’ingresso della reliquia nella chiesa dedicata al martire. E l’Arcivescovo, prima della benedizione finale, ha detto: «Grazie a tutti a coloro che hanno contribuito alla buona riuscita della festa: all’Amministrazione comunale che ha seguito con generosità e attenzione la preparazione di questo momento; alla Curia arcivescovile che ha previsto e curato quanto abbiamo pensato. Ma soprattutto grazie a Spoleto e ai suoi cittadini. Rinnovare nel tempo la memoria di Ponziano ci fa dire che siamo spoletini, e quindi “ponzianini”, ogni giorno dell’anno: coraggiosi, fedeli e con un cuore dilatato come ha fatto il nostro patrono». La serata si è conclusa con la Messa presieduta da don Pier Luigi Morlino pievano della Pievania di S. Ponziano.

Festa di S. Ponziano, patrono della Città di Spoleto, nel 1850° anniversario dal suo martirio. L’Arcivescovo: «Spoleto è S. Ponziano e S. Ponziano è Spoleto. Il cittadino non è definito solo per l’uguaglianza dei diritti, ma anche e soprattutto per la diversità delle sue radici”

Dalla Cappella Palatina del Palazzo Comunale, intitolata a S. Ponziano, alla Basilica Cattedrale: è il percorso che l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo e i presbiteri hanno compiuto processionalmente la mattina del 14 gennaio 2025, dopo aver avviato il solenne pontificale di S. Ponziano, patrono della Città di Spoleto, nel 1850° anniversario dal suo martirio. Sceso in Via Saffi, al corteo si è aggiunto il nuovo reliquiario di S. Ponziano, portato in spalla fino in Duomo da quattro sacerdoti. Tantissimi i fedeli presenti alla liturgia, animata dalla corale diocesana. Molte le autorità civili e militari, tra cui la presidente della Giunta Regionale dell’Umbria Stefania Proietti, il prefetto di Perugia Armando Gradone, rappresentanti delle Province di Perugia e Terni, il sindaco di Spoleto Andrea Sisti, quello di Norcia Giuliano Boccanera, altri primi cittadini dei Comuni che ricadono nel territorio dell’Archidiocesi.

La preghiera al Ponte Sanguinario. La giornata del 14 gennaio si è aperta con un momento di preghiera al Ponte Sanguinario, luogo del martirio del giovane Ponziano. L’arcivescovo Renato Boccardo, il sindaco Andrea Sisti, il vicario generale don Sem Fioretti, i Pievani delle Pievanie del Comune di Spoleto (mons. Alessandro Lucentini per quella di S. Giacomo, don Claudio Vergini per quella di S. Giovanni Paolo II, don Edoardo Rossi per quella di S. Giovanni Battista e don Pier Luigi Morlino per quella di S. Ponziano) e il cancelliere arcivescovile don Luca Gentili: tutti insieme sono scesi nel Ponte Sanguinario per una preghiera nel luogo del martirio. Il sindaco Sisti ha acceso il cero, mentre i sacerdoti intonavano l’inno popolare del Santo: “Alla tua supplice città fedel, propizio chinati Ponzian dal ciel”. Mons. Boccardo, poi, ha infuso l’incenso in un braciere e infine con tutti i presenti ha recitato la preghiera composta per questo 1850° anniversario. All’ingresso del Ponte Sanguinario è stata installata una gigantografia di S. Ponziano, pensata e donata dall’associazione di solidarietà e volontariato “Giovanni Parenzi” di Spoleto, presieduta da Piero Meduri. I giovani della Pievania di S. Giovanni Battista, invece, hanno allestito le due fioriere poste all’inizio della scalinata. Il Ponte rimarrà aperto per tutta la giornata del 14 gennaio.

Il nuovo reliquario. Per il 1850° anniversario è stato realizzato, dalla “Bottega d’arte F.lli Savi – Orafi in Roma, il nuovo reliquario per conservare la sacra testa del Patrono. L’Archidiocesi ringrazia le Pievanie e tutti coloro che, in modi diversi, hanno contribuito economicamente all’opera: nel ciborio l’Arcivescovo ha inserito la busta dell’avvenuta collocazione della reliquia e la busta con tutti i nomi degli offerenti. Il reliquario, realizzato con bronzo argentato, oro, argento, lapislazuli naturali cabochon e quarzi citrini naturali, è ispirato alla Cattedrale di Spoleto. La forma, infatti, è quella della guglia del campanile, dove in cima è raffigurato S. Ponziano a cavallo. Nei quattro lati, oltre allo stemma dell’Archidiocesi e dell’arcivescovo Boccardo, ci sono vari particolari della facciata e delle arcate del Duomo. Sopra la testa di S. Ponziano c’è una corona d’oro, prelevata dal precedente reliquario, donata dalla comunità pastorale di Norcia tra il 2002 e il 2010 al cui interno c’è questa scritta: “A San Ponziano, protomartire della Chiesa Spoletana-Nursina, i fedeli di Norcia promettono rinnovato impegno di vita cristiana e offrono questa aurea corona”.

La lettera della Chiesa di Spoleto-Norcia è il martirio di S. Ponziano. «S. Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, dice che quella comunità, suscitata dalla sua predicazione e dalla sua testimonianza, costituisce la sua vera lettera di presentazione, scritta con lo Spirito del Dio vivente. La lettera della Chiesa di Spoleto-Norcia – ha detto l’Arcivescovo nell’omelia – è il martirio di S. Ponziano, che l’ha battezzata nel sangue. Noi guardiamo oggi al giovane Ponziano come al discepolo che ha reso a Cristo la propria testimonianza pacifica con amore e inermità accettando il martirio, è stato perseguitato e ucciso da coloro che rifiutavano il messaggio del Vangelo, ha donato la vita per la fede, e il suo sacrificio è stato come un germe che ha portato frutto».

Il messaggio di Ponziano alla società civile. «In un’epoca di secolarizzazione spinta come quella che stiamo vivendo e nella quale sembrano venir meno i segni identitari, il Patrono è per tutti il “simbolo fondatore” della memoria della comunità, la cui storia si è svolta tra passioni e lotte, tra ferite e vittorie, in un territorio che ha una sua propria identità ad un tempo civile e religiosa. Il civis (il cittadino) non è definito solo per l’uguaglianza dei diritti, ma anche e soprattutto per la diversità delle sue radici, che sono differenti tra Foligno, Terni, Perugia e Spoleto. Spoleto è San Ponziano e San Ponziano è Spoleto. Con tutte le vicende che la storia ha visto scorrere in questi 1850 anni. Perciò bisogna parlare della “identità spoletina” (qualcuno la definisce “spoletinità”), perché chi dimentica le radici perde il futuro. Un territorio è se stesso anche in virtù delle sue tradizioni e delle sue memorie: appunto perché non dimentica quello che è sempre stato, può affermare la sua tipicità e la sua consistenza pur nel continuo mutare delle forme politiche e sociali e delle condizioni di vita. Se non vogliamo perdere la nostra ricchezza umana e cristiana, cadendo in sterili campanilismi che dividono, dobbiamo ricuperare un’identità ricca capace di parlare agli altri. Parlare di San Ponziano, allora, è dire della memoria della nostra città e della nostra diocesi».

Il messaggio di Ponziano alla comunità cristiana. «Il patrono – ha detto ancora mons. Boccardo – è colui che “intercede”, cioè che “sta in mezzo” e “cammina in mezzo” al suo popolo, si prende cura della sua vita spirituale, ne sostiene la speranza, ne diffonde la carità, lo difende nel momento del pericolo, lo rincuora nel tempo della prova, lo sprona nel tempo delle passioni tristi».

Omaggio del gruppo di ottoni della Banda di Spoleto. Al termine della Messa, mentre la gente usciva dalla Cattedrale, un gruppo di ottoni della Banda Musicale di Spoleto, dalla loggia centrale, ha omaggiato il Santo Patrono.

Assisi – apertura dell’VIII Centenario del Cantico delle Creature

Sabato 11 gennaio si è conclusa ad Assisi la solenne apertura dell’VIII Centenario della composizione del Cantico delle Creature 1225/2025: tanti fedeli pellegrini e religiosi hanno voluto essere presenti alla cerimonia, svoltasi tra il Santuario San Damiano e il Santuario della Spogliazione di Assisi, per poi concludersi sulla tomba del Santo nella Basilica di San Francesco.
Hanno partecipato tutti i rappresentanti della Conferenza della Famiglia Francescana (OFM, OFMConv, OFMCap, TOR, IFC-TOR e OFS) e monsignor Domenico Sorrentino, vescovo delle Diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, oltre ai rappresentanti dell’amministrazione comunale di Assisi che ha sostenuto l’iniziativa.

«Il messaggio di Francesco ha superato i confini della famiglia francescana – ha dichiarato fra Massimo Fusarelli, ministro generale dell’Ordine dei frati minori -. E dopo 800 anni continua a ispirare molti uomini e donne di buona volontà, sia che lo leggano come poesia, come lode cristiana o come preghiera ecumenica o interreligiosa».

È toccato a fra Francesco Piloni OFM, ministro provinciale di Umbria e Sardegna a dare l’avvio ufficiale al Centenario, nella sala del Cantico, adiacente al giardino nei pressi del quale era la celluzza di stuoie, che ospitò il Santo di Assisi: «Nonostante la cecità che segnava gli ultimi anni della sua vita – ha sottolineato il ministro della Provincia Serafica – il Cantico ha lo sguardo di fede profonda di chi riconosce la bellezza del creato come riflesso della perfezione divina».

Dopo la proclamazione del cantico, accompagnata dal clarinetto, a turno i ministri Generali hanno commentato i passi del Cantico attraverso le creature che compongono la lode. La lettura delle fonti francescane e della Composizione di Assisi, a due voci: Isabella Giovagnoni e fra Luca Giacometti, hanno intervallato i diversi interventi.

Fra Massimo Fusarelli, ministro generale OFM, ha invitato a riflettere sulla prima creatura «su cui Francesco posa lo sguardo»: il sole che “è bellu e radiante cum grande splendore: de Te, Altissimo, porta significazione”. «In queste parole – ha ricordato il ministro – troviamo una chiave di lettura che serve a capire tutto il Cantico: il sole e tutte le creature sono segno di Dio, di lui ‘portano significatione’, di lui ci parlano, se sappiamo guardarle con gli occhi giusti, illuminati dalla fede e fissi su Gesù Cristo, che è il sole di giustizia che sorge dall’alto».

A seguire, nel discorso di Tibor Kauser, ministro generale OFS, che ha posto l’accento su “sor’Acqua” «la prima cosa – ha detto – che viene menzionata nel libro della Genesi, ancora prima della luce: quanto è preziosa, essendo stata scelta per dare spazio in alto allo Spirito di Dio! Questo stesso Spirito di Dio ha scelto noi non solo per librarsi sopra, ma per abitare in noi. Quanto sarebbe bello se potessimo correre insieme a lei e dare la vita».

Fra Carlos Alberto Trovarelli, ministro generale dell’Ordine dei frati minori conventuali, ha avuto il compito di ricordare, del Cantico, “ciò che sta sotto il cielo”: «L’aria, l’acqua, la madre terra e il fuoco. Francesco vede nella creazione e nelle creature l’immagine stessa del Creatore. ‘Altissimo, onnipotente, bon Signore’, aiutaci a essere sensibili al respiro della Madre Terra, ai suoi cicli vitali, all’equilibrio tra consumismo e sobrietà. Concedici di riconciliarci, come fratelli e sorelle minori, con Dio e con le creature».

Al Santuario della Spogliazione dove fra Simone Calvarese, ministro provinciale dei Frati minori Cappuccini del Centro Italia ha presieduto la seconda parte della celebrazione. Qui si è voluto ricordare che Francesco, nella sua danza di lode, fa entrare l’uomo in altri due momenti dell’esistenza: il perdono e la morte.

Suor Frances Marie Duncan, presidente della Conferenza francescana internazionale dei fratelli e delle sorelle del Terzo Ordine regolare, ha prima offerto una riflessione sulla Madre Terra «della quale Francesco ci dice che è, insieme, sorella e madre: sorella come ogni altra creatura, ma anche madre perché ella ci nutre, producendo ‘diversi frutti con coloriti flori et herba’. Lo sguardo alla terra ci richiama ai problemi della distribuzione equa di quel cibo che la terra produce. Oggi viviamo ancora in situazioni di disuguaglianza che, invece di diminuire, continuano a crescere, con i molti poveri che diventano sempre più poveri e i pochi ricchi che diventano sempre più ricchi». Fra Amando Trujillo Cano, ministro generale del Terz’Ordine regolare, ha introdotto la tematica del perdono: «Il Cantico non parla solo della bellezza della Natura, ma anche delle difficoltà della storia umana: se c’è una lode per il perdono, vuol dire che ci sono colpe da perdonare, come pure infermità e tribolazioni».

Il vicario dei Frati minori Cappuccini, fra Silvio do Socorro de Almeida Pereira, ha infine gettato lo sguardo sulla realtà ultima e per noi definitiva: la morte. «Perfino per la morte Francesco può dire ‘Laudato si’ mi’ Signore’. Che cosa spiega questa attitudine di Francesco, che riesce a lodare sempre? il suo segreto è la fede in un Dio che è ‘il bene, ogni bene, il sommo bene, che solo è buono’: solo tale fede può spiegare questa lode costante, che riconosce che da Dio tutto proviene e che a Lui restituisce ogni bene, nel rendimento di grazie e nella lode».

Il vescovo Sorrentino ha concluso la celebrazione ricordando come le due ultime strofe del Cantico siano state concepite in Episcopio, in particolare la penultima sulla riconciliazione, che Francesco realizzò tra il podestà del tempo e il vescovo Guido II, in quel momento in forte dissidio politico-istituzionale. “Da quel momento e con l’aggiunta l’anno successivo della strofa sulla morte – ha detto il vescovo – il Cantico risuona tra queste pietre e da qualche anno tutto il popolo di Dio ha iniziato ad ascoltare il grido di pace di Francesco e del suo Cantico. Ora, attraverso Francesco e anche grazie a questo santo giovane, che presto sarà canonizzato, il Cantico è di casa qui. Il mio desiderio è che, per tutta la comunità ecclesiale e di rimbalzo per quella universale, questo inno, anche da questo Santuario, possa diventare il Cantico della pace nel mondo e tutti lo possano accogliere e cantare ogni giorno”.

Infine, i rappresentanti della Conferenza della Famiglia Francescana, insieme al vescovo e a tutte le istituzioni presenti si sono spostati alla tomba di San Francesco per l’omaggio alle spoglie mortali del Santo. Per l’occasione, nella chiesa Inferiore della Basilica è stata esposta la copia più antica del Cantico, all’interno del Codice 338, custodita nella Biblioteca del Sacro Convento.

Perugia – Anno Santo in diocesi con le celebrazioni di apertura nelle chiese giubilari.

Entra nel vivo anche nella comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve l’anno del Giubileo, anno di grazia e di speranza con le celebrazioni di apertura nelle chiese giubilari indicate dall’arcivescovo Ivan Maffeis, a partire dal 29 dicembre 2024 e fino al 28 dicembre 2025.

Chiese giubilari. Si tratta della cattedrale di San Lorenzo in Perugia, della concattedrale dei Santi Protasio e Gervasio in Città della Pieve, delle chiese parrocchiali di ciascuna delle sette Zone pastorali dell’Arcidiocesi: Regina della Pace in Santa Lucia a Perugia, Santa Famiglia di Nazareth in San Sisto, San Giovanni Battista in Magione, Santa Maria Maddalena in Ponte Valleceppi, San Giovanni Battista in Marsciano. I Santuari diocesani della Madonna dei Bagni in Casalina a Deruta, della Madonna delle Grondici in Tavernelle a Panicale, della Madonna di Lourdes in Montemelino a Magione, della Madonna della Misericordia in Ponte della Pietra a Perugia e le chiese presso l’Ospedale di Santa Maria della Misericordia in Sant’Andrea delle Fratte e dell’Opera Don Guanella in Montebello.

Ricevere l’indulgenza. Nei luoghi di culto summenzionati riceveranno l’indulgenza giubilare i fedeli che non potranno recarsi in pellegrinaggio a Roma, nelle quattro Basiliche papali, durante l’Anno Santo. «Nelle chiese giubilari stabilite dal nostro arcivescovo – precisa don Francesco Verzini, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano – i fedeli che vi si recheranno in visita potranno conseguire l’indulgenza alle stesse condizioni, ovvero confessione, comunione sacramentale e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre, e sostando lì in adorazione eucaristica e nella meditazione e concludendo con il Padre nostro, la professione di fede e con le invocazioni a Maria Madre di Dio».

Celebrazioni di apertura. In alcune delle chiese giubilari diocesane si sono già tenute, nel periodo natalizio, le celebrazioni di apertura dell’Anno Santo, ad iniziare dalla cattedrale e dalla concattedrale (29 dicembre) e nella chiesa dell’Opera Don Guanella (30 dicembre). A partire da questo fine settimana si terranno le aperture giubilari a Magione, venerdì 10 gennaio (ore 21), a San Sisto e a Marsciano, domenica 12 gennaio (ore 17 e ore 18), a Santa Lucia di Perugia, domenica 19 gennaio (ore 18), e a Ponte Valleceppi, domenica 2 febbraio (ore 17). In queste chiese saranno esposti i programmi delle iniziative giubili con i calendari delle confessioni e delle liturgie penitenziali.

Mettersi in ascolto. Luoghi in cui il «mettersi in ascolto, come Chiesa, esprime la disponibilità a lasciarsi interrogare dalla vita della gente e a non far venire meno il nostro contributo di credenti». E’ l’auspicio dell’arcivescovo Maffeis rivolta alle migliaia di fedeli durante la celebrazione di apertura in cattedrale del Giubileo in diocese dello scorso 29 dicembre.

Spoleto – Celebrazioni in onore di S. Ponziano nell’1850° anniversario dal martirio

175-2025: ricorrono quest’anno i 1850 anni dal martirio di S. Ponziano, patrono della Città di Spoleto, avvenuto sotto l’impero di Marco Aurelio Antonino nei pressi di un ponte appena fuori città. Insieme al sangue di Ponziano in quel luogo è scorso anche quello di tanti altri cristiani e per questo gli valse il titolo di Ponte Sanguinario. Questa importante ricorrenza per la Chiesa spoletana-nursina si inserisce nel Grande Anno Giubilare della speranza, avviato lo scorso Natale. Numerosi sono gli appuntamenti organizzati per celebrare con ancora maggiore solennità il martire Ponziano che, come afferma l’arcivescovo Renato Boccardo, «ha manifestato come l’amore sia più forte della morte ed ha fatto risuonare alta la propria adesione a Cristo morto e risorto».

Preghiera per le ferite della vita e presentazione di due pubblicazioni su S. Ponziano. Venerdì 10 gennaio, alle 21.00, presso il Santuario della Madonna delle Lacrime a Trevi ci sarà la preghiera di intercessione per la guarigione dalle ferite della vita tenuta da suor Roberta Vinerba, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi, e dal Ministero di intercessione del Rinnovamento nello Spirito dell’Umbria. Sabato 11 gennaio, alle 15.00, momento di preghiera presso la Casa S. Giuseppe delle Suore della Sacra Famiglia a Spoleto. Alle 18.00, invece, nel Salone dei Vescovi del Palazzo Arcivescovile ci sarà presentazione di due volumi sul Patrono: “S. Ponziano vincitore di sette trionfi” di don Pier Luigi Morlino e “Illustrazioni sulla vita di S. Ponziano” di don Davide Travagli.

Concerto della Banda del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, che si terrà domenica 12 gennaio alle ore 18.00 al Teatro Nuovo “G. Menotti” di Spoleto (Teatro già pieno da diversi giorni, ndr). La Banda è stata costituita ad ottobre 2007 su impulso dell’allora Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano mons. Renato Boccardo. È diretta dal maestro Stefano Iannilli ed è affidata al Vice Commissario della Gendarmeria Mauro Colaiacomo, responsabile della disciplina e dell’impiego. L’attuale organico è di circa 100 elementi tutti volontari, di elevata professionalità e profonda vocazione musicale, alcuni provenienti dalle diverse Bande Militari Italiane. I musicisti indossano una elegante uniforme blu che riprende quella indossata dai Gendarmi in servizio ordinario.

I giorni della festa liturgica; omaggio floreale al Ponte Sanguinario; nuovo reliquario per la Sacra Testa del Martire. Lunedì 13 gennaio alle ore 18.00 mons. Boccardo presiederà i Primi Vespri nella Basilica di S. Ponziano. Martedì 14 gennaio:

Alle ore 8.30 l’Arcivescovo, con i quattro Pievani del Comune di Spoleto, si recherà al Ponte Sanguinario per raccogliersi in preghiera nel luogo del martirio di S. Ponziano; il Presule deporrà un omaggio floreale e accenderà una lampada votiva. Il Ponte Sanguinario per l’intera giornata del 14 sarà aperto al pubblico per consentire agli spoletini che lo desiderassero di raccogliersi in preghiera. Il luogo sarà sorvegliato da alcuni volontari dell’Archidiocesi.
Alle ore 9.00 ci sarà la celebrazione della Messa in Duomo. Alle 11.30, invece, ci sarà il solenne Pontificale presieduto dall’Arcivescovo. Mons. Boccardo e i presbiteri avvieranno la processione verso la Cattedrale dalla Cappella palatina del Palazzo Municipale, proprio intitolata a S. Ponziano. Alla Messa verrà esposto per la prima volta il nuovo reliquiario contenente la Sacra Testa del Martire: è stato realizzato dalla “Bottega d’arte F.lli Savi – Orafi in Roma”, grazie al contributo di singoli, famiglie, associazioni ed enti vari della Città. Il reliquario in bronzo argentato, che ha custodito finora la Reliquia, verrà esposto al Museo diocesano
Alle 16.00, in Duomo, l’Arcivescovo presiede la celebrazione dei Secondi Vespri e, al termine, la processione fino alla Basilica di S. Ponziano, avviata, come da tradizione, da cavalli e cavalieri. Quest’anno il percorso sarà più lungo: a Largo Fratti la processione, anziché prendere via della Ponzianina, scenderà per via dell’Antiteatro, passerà per Piazza Garibaldi e giungerà al Ponte Sanguinario per un momento di preghiera. Da lì, poi, ripartirà e, percorrendo via Cacciatori delle Alpi e via delle Lettere, giungerà alla Basilica di S. Ponziano.
Indulgenza plenaria. «Per tutti, – scrive Papa Francesco nella Bolla di indizione – il Giubileo 2025 possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, “porta” di salvezza; con Lui, che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti quale “nostra speranza”». Le celebrazioni in onore di San Ponziano (Messa Solenne e Processione Pomeridiana del 14 gennaio) costituiscono momenti privilegiati per accogliere e vivere la grazia del Giubileo. Ai partecipanti viene dunque concesso il dono dell’Indulgenza plenaria, che raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità e a crescere nell’amore.

Perugia – L’arrivo dei Magi in cattedrale. L’augurio dell’arcivescovo: “Non smettiamo mai di cercare come i Magi”.

«Non smettiamo mai di cercare come i Magi, di metterci in cammino, di far strada e come i pastori di sapere con umiltà accogliere l’annuncio del Salvatore. Tornando a casa, proprio come i pastori e come i Magi, sulle strade della vita, portiamo riflessa questa luce e questa gioia del Natale, perché non si spenga ma possa crescere nella pace, nella fraternità e nella carità». È l’augurio che l’arcivescovo Ivan Maffeis ha rivolto ai numerosi partecipanti alla Sacra rappresentazione dell’arrivo dei Magi nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia, il pomeriggio della vigilia dell’Epifania del Signore, domenica 5 gennaio.

L’evento è stato promosso dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare in collaborazione con la comunità parrocchiale di San Sisto. Comunità che ha animato l’arrivo dei Magi con diversi figuranti in costume d’epoca insieme ad un simpatico cammello (l’attrattiva per i tanti bambini presenti), sfilando da piazza Italia a piazza IV Novembre, con i quadri dell’annuncio ai pastori, la visita ad Erode sulla gradinata del palazzo comunale dei Priori e l’adorazione dei Magi in cattedrale. La rappresentazione è stata allietata dalle musiche eseguite dalla Filarmonica “G. Verdi” di Spina e dopo la benedizione finale dell’arcivescovo sono stati distribuiti i doni dei Magi a tutti i bambini.

Spoleto – celebrazione per l’avvio del Giubileo nel Carcere. I detenuti hanno realizzato una “Porta Santa” piena di tanti significati

Sabato 4 gennaio 2025 l’Arcivescovo ha presieduto la Messa per l’avvio dell’Anno giubilare nel Carcere di Spoleto. Con mons. Boccardo hanno concelebrato: padre Marco Antonio Uras, ofm, cappellano della Casa di reclusione; don Sem Fioretti, vicario generale; don Vito Stramaccia e don Edoardo Rossi, vicari episcopali; padre Roberto Cecconi, cp, rettore del Santuario della Madonna della Stella in Montefalco; don Luca Gentili, cancelliere arcivescovile; altri francescani del Convento di S. Fortunato a Montefalco.

FOTO-GALLERY

Erano presenti, naturalmente, tanti detenuti, così come c’erano i vertici della Casa di reclusione: la direttrice Bernardina Di Mario e il comandante della Polizia Penitenziaria Luca Bontempo. Hanno preso parte alla cerimonia anche i magistrati di sorveglianza Grazia Manganaro e Nicla Flavia Restivo. Le istituzioni civili erano rappresentate dal senatore Walter Verini e dal vice sindaco di Spoleto Danilo Chiodetti. La liturgia è stata animata dal coro “Ad Cantus Ensamble Vocale” di Foligno, diretto da Francesco Corrias. La Messa ha avuto inizio lungo il corridoio che conduce alla chiesa interna del Carcere, dove i detenuti hanno realizzato una “Porta Santa” simbolica: sulle ante ci sono delle formelle che ripresentano le immagini della Via Crucis; la base dorata sono le coperte termiche dei migranti che hanno attraversato il Mediterraneo per trovare libertà e dignità. I detenuti, nel realizzare il manufatto, sono stati coadiuvati dai docenti Giorgio Flamini, Maria Paola Buono e Roberta Visconti del percorso di secondo livello artistico dell’I.I.S. Sansi-Leonardi-Volta di Spoleto. È stata interessata anche la falegnameria interna del Carcere con il suo capo arte, lo spoletino Aleandro Pennetti Pennella. La Direzione e la Polizia Penitenziaria, durante la realizzazione del manufatto, hanno fornito tutto l’aiuto necessario.

L’omelia dell’Arcivescovo. «Mi sembra che il Signore questa sera rivolge a tutti noi la stessa domanda: che cosa cerchi? E ciascuno di noi potrebbe fare una lista di quello che desidera, che spera, di quello che gli manca. Perché tutti siamo in attesa di qualche cosa che venga a riscaldare il cuore. Bisogna rispondere a questa domanda. E per farlo i primi discepoli dicono a Gesù: “Ma dove abiti?”. La casa è il luogo dove ci si conosce, dove si impara a volersi bene e a perdonarsi. Provare a trovare una risposta a questa domanda vuol dire, allora, andare in casa. E voi avete preparato questa porta bellissima, che ho ammirato. Andare a casa vuol dire attraversare una porta.  Il Giubileo porta con sé l’immagine della porta. Perché quando si attraversa una porta c’è un prima e c’è un dopo, c’è quello che si trova prima e quello che sta dentro. Il primo messaggio per noi mi sembra essere quello di attraversare questa porta dando un nome a quanto sta fuori e a quanto si può trovare dentro. Tutta la nostra vita, in fondo, porta con sé dei passaggi di qualche porta. Si tratta di capire quali sono le porte che vanno chiuse e quali quelle invece che bisogna spalancare. Non è forse vero che abbiamo delle porte da chiudere? C’è qualche ricordo che ci brucia dentro, c’è qualche ferita che non si è rimarginata, ci sono delle parole che sono state dette e altre che non sono state dette. Tutto questo ci pesa addosso come un macigno e, per quanto ci sforziamo, facciamo fatica a dimenticare, a girare pagina. Attraversare quella porta allora vuol dire chiuderne delle altre che ci conducono non verso la luce ma verso la tenebra; che anziché aiutarci a crescere nella verità, nella giustizia e nella sensibilità ci portano piuttosto a cedere alla sollecitudine dell’orgoglio che poi diventa violenza, prevaricazione e ingiustizia. Bisogna chiudere alcune porte che non ci appartengono, che hanno segnato la nostra vita ma che non hanno prodotto nulla di quello che avremmo desiderato. Bisogna, poi, aprire qualche altra porta: cioè prendere coscienza della propria esistenza, della propria storia, guardare la realtà in faccia senza nascondersi, provare a chiamare le cose con il loro nome per far sì che la verità si faccia strada dentro di noi e ci rimetta in piedi e ci aiuti a guardare avanti con fiducia rinnovata.

Al termine della celebrazione un detenuto ha rivolto delle parole di ringraziamento all’Arcivescovo per questa celebrazione: «L’apertura di questa Porta Santa per noi è stato un momento significativo, i nostri cuori inquieti attendevano questo giorno. Anche noi, nella selva oscura dell’esistenza, vorremmo avere la possibilità di sognare e di sperare. Auspichiamo che il transito di questa porta possa ravvedere i nostri cuori e il nostro futuro». Prima di lasciare il Carcere, mons. Boccardo si è recato a fare visita anche ai detenuti del 41 bis ed ha detto: «Mi sono confrontato con la coscienza carica di sbagli compiuti, con una voglia di redenzione forte che, al di là di quanto giustamente viene definito dalle leggi, dice la dignità della persona e fa emergere quella scintilla di bene, di verità e di bellezza che abita il cuore di queste persone. Un momento particolarmente significativo che dà un buon inizio a questo Anno Santo».

Spoleto-Norcia – celebrata la Messa nella 58sima Giornata Mondiale della Pace alla Madonna di Panico.

Il pomeriggio di mercoledì 1° gennaio 2025 l’Arcivescovo si è recato nella chiesa della Madonna di Panico, posta su un colle tra i castelli di Balduini, Fogliano e Castagnacupa, nel comune di Spoleto, per celebrare la Messa nella 58sima Giornata Mondiale della Pace dal tema “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace”. La scelta del luogo non è stata casuale: a Panico, infatti, nel passato si ritrovavano una volta l’anno le persone delle vallate circostanti per dirimere ogni controversia, partecipando poi tutti insieme alla celebrazione eucaristica.

FOTO-GALLERY

Il Pievano di S. Giovanni Battista, don Edoardo Rossi, ha fortemente voluto questa celebrazione, con l’auspicio che ogni primo dell’anno ci si ritrovi a Panico per pregare per la pace. E mons. Boccardo all’inizio della celebrazione ha proprio ricordato la valenza di questo luogo: «È un po’ particolare celebrare il capodanno qui. Però è un evento ricco di significato: in questa cappella della Madonna di Panico, infatti, la gente veniva per fare pace. E noi celebriamo proprio oggi la Giornata Mondiale della Pace. Ed è bello allora fare questo legame storico: dalla Val Serra, da Baiano e da Macerino le persone si ritrovavano qui per ricomporre l’unità, le relazioni ferite dalle tante difficoltà che fanno parte della vita». Con mons. Boccardo hanno concelebrato don Edoardo Rossi e don Salvatore Ficarra. Il servizio all’altare è stato curato dal seminarista Biagio Rutigliano, originario proprio della zona dell’Alta Marroggia, e da un ministrante. La liturgia è stata animata dal coro di Baiano. Erano presenti davvero tanti fedeli e tutte le zone della Pievania (dai Monti Martani a S. Martino, da S. Giovanni e Baiano a Crocemarroggia, da Firenzuola ai castelli che da Baiano vanno verso la Val Serra e Macerino) erano rappresentate.

Nell’omelia l’Arcivescovo ha sottolineato, tra l’altro, l’importanza di dare il giusto peso alle cose, ognuna da collocare al suo posto. «Così – ha detto – si costruisce la pace. Se abbiamo il cuore ferito e avvelenato, se ci portiamo dentro l’amarezza, l’invidia e la rabbia come possiamo essere persone capaci di dare serenità a chi incontriamo? Siamo qui pellegrini in questa antica cappella della Madonna della Panico per pregare per la pace nel mondo: pensiamo ai morti delle guerre, ai profughi, al mare di sofferenza che c’è in tante zone. Noi non siamo estranei a tutto ciò, siamo parte della stessa umanità. Presentiamo tutto ciò alla Madonna affinché se ne prenda cura. Ma da questa celebrazione sarebbe bello che partisse un impegno di pace nella nostra vita. Essa, infatti, si costruisce con la preghiera e con i piccoli gesti di riconciliazione e perdono nella vita quotidiana».

 

Perugia – arrivano i Magi, pellegrini di speranza. Il primo evento giubilare diocesano del 2025

Il centro storico di Perugia, domenica 5 gennaio (alle ore 15.30), sarà nuovamente la suggestiva cornice dell’arrivo dei Magi che sfileranno da piazza Italia a piazza IV Novembre. La Sacra rappresentazione a cui partecipano ogni anno centinaia di fanciulli con genitori, parenti e amici, è organizzata dalla Pastorale familiare con la collaborazione della parrocchia di San Sisto e costituisce il primo evento giubilare diocesano del 2025.

Rinnovati nella speranza. «In ogni presepe che si rispetti, cammelli e Magi non mancano mai, ma pochi conoscono oggi la loro storia e il significato della parola Epifania». A sottolinearlo sono i coniugi Roberta e Luca Convito, direttori dell’Ufficio diocesano per la Pastorale familiare, nel ricordare che «questo evento, dedicato alle famiglie e ai bambini, ha lo scopo di tenere vivo nelle nuove generazioni il racconto dei Re sapienti che si mettono in cammino, guidati dalla luce di una stella, alla ricerca del Dio fatto uomo. Essi rappresentano il cammino interiore di ognuno di noi. Possiamo affermare che i primi pellegrini di speranza, dopo la nascita di Gesù, siano proprio loro. Animati dal desiderio di Dio sperimenteranno la fatica del viaggio, dovranno discernere nell’inganno di Erode, gioiranno di fronte al miracolo di Betlemme e dopo l’incontro torneranno per nuove strade, rinnovati nella speranza».

Il programma. Il corteo dei figuranti in costume d’epoca con cavalli e cammelli, allietato dalle musiche della Filarmonica “G. Verdi” di Spina, partirà alle ore 15.30 da piazza Italia percorrendo corso Vannucci per arrivare in piazza IV Novembre, dove si svolgerà la Sacra rappresentazione che prevede i quadri dell’annuncio ai pastori, la visita ad Erode e l’adorazione dei Magi all’interno della Cattedrale. Al termine verranno distribuiti i doni dei Magi a tutti i bambini. Sempre in Cattedrale, lunedì 6 gennaio (ore 11), sarà celebrata la solennità dell’Epifania del Signore con la liturgia eucaristica presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis.