Perugia: Il cardinale Bassetti in visita ai detenuti, alle detenute e al personale di sorveglianza del Carcere. Il presule: «Per venire incontro alle persone verso la fine pena o in permesso, anche come Chiesa, dovremo trovare nuove forme suggerite dall’amore e dalla fantasia, e soprattutto dal Vangelo».

«Carissimi fratelli ristretti, la mia non è una visita di cortesia e neppure frutto di un invito ufficiale. Ho sentito il bisogno di essere per un po’ in mezzo a voi. Naturalmente, come i tempi del coronavirus ce lo consentono, con mascherina e guanti. E questo mi mette un po’ a disagio». Con queste parole il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti ha salutato una rappresentanza di detenuti, di detenute e del personale di sorveglianza della Casa Circondariale in località Capanne di Perugia, nella mattinata del 18 aprile. Il cardinale è stato accolto dalla direttrice Bernardina Di Mario e dal comandante della Polizia penitenziaria Fulvio Brillo. La direttrice Di Mario, nel rivolgere il saluto di benvenuto all’ospite, ha sottolineato quanto l’arcivescovo di Perugia sia vicino e sensibile al mondo carcerario, anche attraverso la sua periodica presenza sia in occasioni belle che meno belle, condividendo con questa realtà, spesso relegata ai margini della società, le gioie e le sofferenze che la vita riserva come nel tempo del Covid-19.

Vite dei guariti profondamente segnate. «Gli altri anni, nella settimana prima di Pasqua, il Giovedì Santo – ha proseguito il cardinale Bassetti –, sono sempre venuto per la celebrazione della Cena del Signore e la lavanda dei piedi. Quest’anno vengo nella settimana di Pasqua, nel sabato che precede la domenica in Albis, seconda di Pasqua, quando coloro che erano stati battezzati nella notte del Sabato Santo, deponevano la loro veste bianca, che avevano indossato per tutta la settimana. È indubbio che stiamo attraversando tempi difficili. Il coronavirus è un nemico impietoso, che in tanti casi distrugge la vita. Ieri sono stato a visitare il grande ospedale della Misericordia di Perugia, che non è lontano da voi. Ho ascoltato la testimonianza dei medici, ho saluto gli infermieri e gli operatori sanitari. Ho potuto parlare, attraverso contatto telematico, con alcuni malati. Li ho confortati, ho pregato con loro, li ho benedetti. Ho fatto gli auguri ad un uomo ed una donna, che penso siano in via di guarigione, le cui vite però rimarranno profondamente segnate».

La libertà il più grande dono di Dio. «So quanto sia difficile, ed anche a me è costato tanto dover abbandonare il proprio impegno, la propria missione, e rinchiudermi in casa; ma io tutto sommato vivo in un episcopio grande… Penso ad alcune famiglie che conosco e che vivono, con tre o quattro bambini, in 60/70 metri quadrati: senza terrazza, senza possibilità di uscire. Penso soprattutto a voi. Sempre ho pregato per voi, come tante volte vi ho assicurato, ora la mia preghiera, avendo anche più tempo libero, nonostante le preoccupazioni per la nostra Diocesi e per l’Italia, è più supplice. Penso a tanti di voi, ristretti in spazi, certamente limitati, lontani dai vostri cari e dagli affetti più belli e naturali. Privati della vostra famiglia e della vostra libertà. La libertà, come dice Dante, è il più grande dono che Dio ci abbia fatto, creandoci».

I dimenticati dalla società. «Cari fratelli, spesso dimenticati dalla società – ha evidenziato il presule –, che risentite fra le vostre fragilità anche questa pena dell’abbandono, per voi in particolare i problemi, in questo tragico contingente, si sono certamente aggravati. Io ringrazio ancora la direzione e coloro che accudiscono il carcere, perché nella mia lunga esperienza ho sempre trovato in essi un cuore buono; ma purtroppo nessuno può fare miracoli».

Una situazione ancor più problematica. «Soprattutto in questo periodo, sono molto preoccupato anche per la grave crisi economica, che già accentuata dalla pandemia – ha detto il cardinale –, si abbatterà su tutta la nazione. I rischi per la salute, la necessaria mancanza di contatti con l’esterno, e per voi le visite e i permessi aboliti, come pure la mancanza di possibilità di qualche lavoro, fa sì che il carcere diventi ancor più problematico di quanto non lo fosse già nel passato. Forse anche come Chiesa, dovremo trovare nuove forme suggerite dall’amore e dalla fantasia, e soprattutto dal Vangelo. Ho visto, girando per l’Italia, in qualche Diocesi, delle case in cui si accolgono i carcerati quando arrivano verso il fine pena, oppure coloro che, ottenuto il permesso, non hanno la possibilità di tornare in famiglia. Credo che anche da parte della nostra Diocesi sarà opportuno pensare a tali iniziative di carità, perché particolarmente i carcerati possano sentirsi amati, rispettati e accolti».

Il pensiero corre veloce verso Capanne. «Vi sono vicino, vi penso quotidianamente – ha concluso Bassetti, rivolgendosi ai detenuti e alle detenute presenti –. Tutte le mattine, quando mi reco a pregare nella mia Cappella, il pensiero corre veloce verso Capanne. Per me voi ci siete, siete nel cuore del vostro Vescovo. Mi dia il Signore la forza, nonostante la fragilità dei miei 78 anni, di poter fare ancora qualche cosa di buono per voi, fratelli e sorelle carissimi».

Città di Castello – Centenario dalla morte di Beata Margherita da Castello

Avrebbe dovuto aprirsi solennemente domenica 19 aprile l’anno di celebrazioni per il settimo centenario della morte della beata Margherita, nata alla Metola (Mercatello sul Metauro) attorno all’anno 1287 e morta il 13 aprile 1320 a Città di Castello. Per circa due anni un comitato composto dalle diocesi di Città di Castello e di Urbino – Urbania – Sant’Angelo in Vado, dai comuni di Città di Castello, Mercatello sul Metauro e Sant’Angelo in Vado e dall’Ordine dei Predicatori ha lavorato a un programma articolato in vari momenti liturgici, pastorali e culturali, accogliendo anche proposte e suggerimenti di varie associazioni. La pandemia in atto ha però imposto il rinvio delle manifestazioni programmate nei primi mesi a partire dalla solenne celebrazione di apertura, prevista per domenica prossima a Mercatello sul Metauro, dove il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, avrebbe presieduto la solenne concelebrazione eucaristica. Appena possibile, il comitato tornerà a riunirsi per ridefinire il calendario già previsto e proporre in altre date le varie iniziative.

Per ricordare la beata Margherita e segnare, a livello diocesano, l’inizio dell’anno sette volte centenario – che si concluderà il 9 maggio 2021 – il vescovo di Città di Castello, mons. Domenico Cancian, domenica 19 aprile celebrerà una messa nella chiesa cittadina di San Domenico, dove si conserva il corpo della beata. La celebrazione avverrà senza la partecipazione del popolo e secondo le norme emanate dalla CEI e dal Ministero degli Interni.

La beata Margherita

Nacque da nobili genitori (Parisio ed Emilia) nel castello di Metola nella Massa Trabaria (oggi Comune di Mercatello sul Metauro e Arcidiocesi di Urbino – Urbania – Sant’Angelo in Vado), presumibilmente nel 1287.

Margherita nacque cieca e con una difformità degli arti inferiori e a motivo di ciò il padre le costruì una cella presso la chiesa del castello per nasconderla alla vista degli altri, ma anche per proteggerla dai conflitti in atto nella zona. Fin dai sette anni la fanciulla inizia una vita di penitenza con digiuni e cilicio. Nella speranza di un miracolo i genitori la portano a Città di Castello, al sepolcro di un pio frate minore morto da poco (il beato Giacomo), ma il miracolo non avviene e Margheritaviene abbandonata dai genitori stessi in quella città. Vive girovagando e ricevendo il vitto dalla carità della gente del popolo, fino a quando è accolta nel monasteriolum di Santa Margherita, da cui però in seguito viene espulsa. Margherita trova quindi un approdo nella casa dei coniugi Venturino e Grigia, dove si comincia ad attribuirle miracoli e dove vive in orazione e praticando forme penitenziali come la disciplina. Avendo imparato da fanciulla la preghiera liturgica grazie al cappellano che di lei si prese cura, ricambia l’ospitalità occupandosi dell’istruzione e dell’educazione dei figli della coppia. Si lega ai frati Predicatori (Domenicani) del vicino convento di San Domenico, porta l’abito domenicano e frequenta la loro chiesa. La sua vita è caratterizzata da una intensa preghiera e dalla meditazione sul mistero dell’incarnazione e sulla sacra famiglia: le si attribuiscono levitazioni e la visione di Cristo incarnato al momento dell’elevazione dell’eucarestia nella celebrazione della messa. Muore nella casa di Venturino e Grigia, munita dei sacramenti a lei impartiti dai frati domenicani, il 13 aprile 1320 e subito viene sepolta nella chiesa dei Domenicani; da qui, sarà poi traslata nell’attuale chiesa di San Domenico, edificata tra 1392 e 1424, dove tutt’ora i corpo è custodito e venerato. Il culto è diffuso in Europa, America e Asia.

Le caratteristiche della sua santità

La figura di Margherita bene s’inquadra in quella schiera di nuovi santi locali, sostenuti anche dal sentimento civico proprio dell’età comunale, assorbiti dagli ordini mendicanti, nel caso specifico dai Domenicani. La santità della beata Margherita è di profilo mistico-penitenziale, incentrato sulla meditazione dell’Incarnazione di Cristo, ma le due vite trecentesche esaltano la figura cristiforme di Margherita per la sua sofferenza e povertà di vita, una povertà non solo materiale, ma anche spirituale, che la porta a rinunciare a tutto per farsi strumento della volontà di Dio. Completamente sprovvista di beni materiali e di forze fisiche adeguate, Margherita non può esercitare la carità materiale nei confronti degli altri, ma non dimentica gli altri, ai quali rivolge il suo magistero spirituale, istruendo nella vita di fede sia i figli di Venturino e Grigia che un gruppo di donne. Nella sua vita spirituale la preghiera e le devozioni occupano un posto di grande rilievo.

Il culto

Nel 1395 a Città di Castello il culto e la devozione per la beata dovevano essere già stati istituzionalizzati, poiché si trova l’esplicita menzione della festivitas et obstensiocorporis beate Margarite. Nel 1422 il comune stabilisce che ogni anno nel giorno della festa della beata sia offerto un doppiere di cera. Da questa epoca il culto per la beata è sempre più intensamente documentato.

Il culto liturgico viene autorizzato da papa Paolo V nel 1609. Negli anni Sessanta del Seicento le lunette del chiostro del convento domenicano tifernate furono illustrate con scene di vita e di miracoli di Margherita, il cui corpo, nel 1678, fu collocato, in una urna nell’altare maggiore della chiesa di San Domenico.

Margherita oggi

In cosa ci è modello oggi la beata Margherita? Non dobbiamo cedere a facili attualizzazioni, perché ognuno è figlio del proprio tempo e nella sua vicenda umana e spirituale vi sono elementi tipici della stagione storica da lei vissuta. Tuttavia, Margherita continua a insegnarci la forza della carità, la fiducia in Dio, l’accettazione di noi stessi e dei nostri limiti, la possibilità di mettersi a servizio di Dio e del prossimo qualunque sia la nostra condizione; ci insegna i valori dell’accoglienza e dell’inclusione. La sua vicenda umana e spirituale ci dice che ciò gli uomini scartano viene esaltato da Dio e da lui adoperato per realizzare un mondo più umano.

Terni – messa e supplica al santo patrono Valentino. Mons. Piemontese: “Chiediamo a san Valentino che protegga l’umanità, la nostra città e diocesi dal Coronavirus, così come in passato ha protetto la società da altri flagelli”.

Un pellegrinaggio spirituale dei ternani verso la basilica del patrono della città e dell’amore san Valentino, nel tempo del Coronavirus, per chiedere la protezione del santo, perchè con il suo sguardo benigno possa intercedere presso il Signore per liberarci dal male che ci avvolge.
Così, rappresentando l’intera comunità diocesana, il vescovo Giuseppe Piemontese ha celebrato la messa della seconda domenica di Pasqua nella basilica di San Valentino alla presenza del sindaco di Terni Leonardo Latini, del vicario generale della diocesi don Salvatore Ferdinandi, del parroco di San Valentino padre Johnson Perumittath e della comunità dei frati Carmelitani. Sul sagrato della chiesa ha benedetto la città di Terni e l’intera Diocesi con le reliquie del patrono san Valentino.
“Anche noi, come gli apostoli, siamo rinchiusi nelle nostre case a motivo del Coronavirus e siamo assaliti da varie paure – ha detto il vescovo nell’omelia -. E’ una sensazione nuova, che può aiutarci a comprendere gli apostoli e a fare l’esperienza del Risorto. Abbiamo sperimentato in queste ultime settimane cosa significhi vivere come comunità dispersa dei discepoli del Signore, impedita di incontrarsi per provare in pienezza la dimensione della Chiesa. Innanzitutto deve affiorare una maggiore consapevolezza del dono che ci viene fatto quando possiamo incontrarci come comunità cristiana per celebrare i santi misteri. Troppi cristiani ritengono non necessario se non superfluo partecipare alle assemblee eucaristiche ed ecclesiali di vario genere”.
E quindi l’invocazione a San Valentino “che col suo patrocinio protegga l’umanità, la nostra città, la nostra diocesi dalla pandemia del Coronavirus, così come in passato ha protetto la società da altri flagelli. Ci aiuti a imparare l’amore verso Dio e verso il prossimo, incontrato secondo lo sguardo di Gesù.
Ci insegni il vero amore: tra genitori e figli, tra sposi, tra fidanzati; l’amore umano nella sua tenerezza e interezza, segno e orma di quello pieno che Dio ha seminato nel cuore dell’uomo, scala che conduce al Cielo”.

L’OMELIA DEL VESCOVO

LA PREGHIERA DI INTERCESSIONE 

Il cardinale Bassetti al personale sanitario ospedaliero: «Voi non siete fuggiti»; e agli ammalati Covid-19: «abbiate anche fiducia di questi “angeli” che vi curano»

Il cardinale arcivescovo di Perugia e Città della Pieve e presidente della CEI Gualtiero Bassetti è intervenuto questa mattina con una semplice cerimonia presso l’Ospedale di Perugia per una testimonianza di solidarietà e condivisione del periodo di emergenze a pazienti e personale sanitario.

S.Em. Bassetti prima di una preghiera e della solenne benedizione nell’atrio dell’ospedale ha voluto ispirarsi alle parole del Papa pronunciate una settimana fa. “Mi hanno colpito le parole di Papa Francesco e anche io come lui penso alle tante storie di crocifissi, a quelli di oggi, a questa pandemia: medici, infermieri, tutto il personale di servizio, sacerdoti, suore, morti al fronte come soldati che hanno dato la vita per amore”. Il cardinal Bassetti è stato accolto al Santa Maria della Misericordia da una piccola delegazione di sanitari guidata dal commissario straordinario Antonio Onnis e dal sindaco di Perugia Andrea Romizi: “Se qualcuno dicesse a voi sanitari che questa è la vostra missione e la vostra professione, io rispondo no, perché ci state mettendo molto di più. Chi nella vita non ha la tentazione di fuggire davanti ad un nemico? Voi non siete fuggiti!. Se c’è una categoria di persone che conosce i rischi a cui si espone, affrontando questo tipo di pandemia, siete proprio voi, e a medici, infermieri ed operatori aggiungo anche i cappellani di questo ospedale. Sono qui – ha proseguito Bassetti – a nome della Chiesa per dirvi grazie e per ricordare tutti i sanitari deceduti in Italia. Il Papa li ha definiti “i Santi della porta accanto”, io ho guardato una per una le loro foto riportate sui giornali, volti belli di uomini e donne generosi e forti”.

Ha poi rivolto un pensiero agli ammalati prima di effettuare un collegamento via skipe con uno dei reparti di degenza Covid-19 per parlare con alcuni di loro e con il personale sanitario. “Abbiate fiducia in Dio Padre che non ci abbandona mai e abbiate anche fiducia di questi “angeli” che vi curano. Vi ho molto pensato in questo periodo in cui anch’io vivo in clausura forzata. L’ospedale è la vera casa di tutti il luogo della fiducia, dell’affidamento dove ci si mette nelle mani di un’altra persona come si faceva da bambini in braccio alla mamma”.

Il cardinale Bassetti ha voluto infine ricordare come nella chiesa dell’Ospedale ci sia la tomba “di un medico buono e generoso”, che ha saputo dare tutto se stesso al prossimo come buon samaritano: il Venerabile Vittorio Trancanelli. “Cari ammalati invocatelo che il Signore per mezzo di lui possa venire in soccorso di chi è particolarmente colpito dal male. A ciascuno di voi dico: coraggio, coraggio, coraggio non temere non sei solo”.

La fase della visita si è svolta nell’aula Montalcini del CREO, dove sono intervenuti alcuni dei professionisti impegnati in prima linea nella cura e assistenza dei malati Covid-19. Testimonianze forti, molto partecipate, a tratti commoventi proprio perché: “Abbiamo anche noi sofferto non poter fare una carezza ai pazienti, parlando con loro solo con i nostri sguardi”. E’ stata che sottolineata dagli stessi professionisti lo spirito di coesione messo in campo per fare squadra, per scambiare esperienze professionali e umane.”

Il commissario Onnis nel ringraziare il cardinal Bassetti ha voluto ripercorrere le fasi drammatiche in cui l’ospedale si è trovato nell’affrontare un fenomeno completamente nuovo, dando merito ai professionisti di aver saputo interpretare al meglio le esigenze assistenziali e organizzative di una gestione assistenziale molto complessa e sconosciuta: “Resa possibile con uno spirito di generosità e altruismo che mi ha commosso”.

Il ringraziamento finale è toccato al sindaco di Perugia Andrea Romizi “Non dimenticheremo mai questa fase della nostra vita vissuta con paura, preoccupazione e davvero abbiamo avvertito tutti come il nostro ospedale abbia arginato bene questa pandemia. – continua Romizi – Sono rimasto molto toccato dalle testimonianze dei medici e avverto in questa situazione che nessuno avrebbe dovuto vivere un clima di rinascita, come se sia nato un nuovo ospedale”.

Perugia: Ricevuto in dono da papa Francesco un ingente quantitativo di materiale sanitario per le Residenze protette per anziani del territorio. Il cardinale Gualtiero Bassetti ha ringraziato il titolare dell’Elemosineria Apostolica cardinale Konrad Krajewski

Poco dopo le 11 di stamani (17 aprile) è giunto nell’Arcivescovado di Perugia un automezzo dell’Elemosineria Apostolica Vaticana con a bordo un ingente quantitativo di materiale sanitario da distribuire alle Residenze protette per anziani del territorio perugino. Si tratta di tute, mascherine, guanti e copri scarpe monouso per il fabbisogno di queste residenze nel tempo del “Coronavirus”.

A ricevere il materiale, donato da papa Francesco su segnalazione del cardinale Gualtiero Bassetti, è stato il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi. “Il Papa, attraverso il suo elemosiniere, il cardinale Konrad Krajewski – ha commentato mons. Salvi – ha voluto donare questi oggetti molto utili e richiesti dalle strutture per l’accoglienza e la cura delle persone anziane e in gravi difficoltà, convinto – come lo stesso Santo Padre ci ricorda – che “i depositi vaticani devo essere sempre vuoti””.

Il cardinale Bassetti ha contattato personalmente al telefono il titolare della Elemosineria Apostolica, il confratello Krajewski, per manifestargli la sua gratitudine e per far giungere al Santo Padre Francesco il suo vivo ringraziamo.

Vita Francescana – Dalla Porziuncola al servizio degli appestati: fra Bartolomeo Cordoni da Castello tra mistica e misericordia

Frate Francesco d’Assisi, pochi mesi prima di morire alla Porziuncola, nel Testamento ha affermato che il suo cambiamento di vita e il conseguente passaggio dalla vita mercantile a quella evangelica è avvenuto nel fare misericordia con i lebbrosi (cfr. Francesco misericordioso. La sfida della fraternità, Milano 2019). I frati Minori come il Santo fondatore vissero la misericordia in molti modi, a seconda delle esigenze del tempo storico in cui si trovavano; basti ricordare l’azione tanto attuale dei Monti di pietà con cui l’Osservanza francescana aiutava i poveri meno poveri perché non diventassero più poveri, ossia – per dirla con Stefano Zamagni – sostenere i vulnerabili per non renderli fragili e quindi accattoni.

Un personaggio tanto sconosciuto quanto importante in ciò è il beato Bartolomeo Cordoni da Città di Castello (1471-1535). Dopo aver studiato a Firenze alla scuola di Poliziano, rimase vedovo e nel 1540 a trentatré anni entrò nei frati Minori osservanti presso il convento della Porziuncola. Seguendo le orme di Gesù si prese cura degli appestati, prima a Gubbio e successivamente a Terni. Divenuto guardiano di Monteripido presso Perugia, al termine del suo servizio si recò nella terra dei non cristiani per predicarvi il Vangelo e morì a Tunisi nel 1535.

Narrò la sua esperienza spirituale e mistica, radicata nella tradizione francescana, ossia negli scritti di Francesco d’Assisi, Jacopone da Todi, Angela da Foligno, Raimondo Lullo e altri ancora nel Liber de unione animae cum supereminenti lumine. Centrale del suo pensiero e spiritualità è la chiamata a diventare per grazia ciò che Gesù è per natura – concetto ben diverso dalla fusione con Dio che finirebbe in una sorta di pantesimo –, espressione già usata da Guglielmo da Saint-Thierry che la riprende da san Massimo Confessore e diffusa in tempi più recenti dal beato Columba Marmion.

Le opere e le parole del beato Bartolomeo Cordoni da Castello lungo i secoli sono state stimolo all’Ordine minoritico a essere sempre in uno stato di riforma, come la Chiesa che semper reformanda est.

a cura di Padre Pietro Messa

Terni – il vescovo Piemontese pellegrino alla basilica di San Valentino per affidare la città alla protezione del santo dell’amore

Un pellegrinaggio spirituale dei ternani verso la basilica del patrono della città e dell’amore, san Valentino, nel tempo del Coronavirus, per chiedere la protezione del santo, perchè con il suo sguardo benigno possa intercedere presso il Signore per liberarci dal male che ci avvolge.

Così, rappresentando l’intera comunità diocesana, il vescovo Giuseppe Piemontese si farà pellegrino verso il colle dove si trova la basilica di San Valentino, sabato 18 aprile, dove celebrerà la messa della domenica, ottava di Pasqua e della Divina Misericordia, alle ore 17, alla presenza del sindaco di Terni avv. Leonardo Latini e di pochi ministri.

A termine, dal sagrato della basilica, il vescovo impartirà la benedizione sulla città di Terni e sull’intera Diocesi con le Reliquie del patrono san Valentino.

La celebrazione e la preghiera saranno trasmesse dall’emittente televisiva Teleterni e dai canali You Toube e Facebook della Diocesi di Terni Narni Amelia.

“Mentre da oltre un mese siamo tutti in quarantena – ricorda mons. Piemontese – rinchiusi nelle nostre case, avvertiamo la durezza e la sofferenza, che l’epidemia del Coronavirus ha provocato a ciascuno di noi, alle nostre famiglie e alla società.
L’isolamento, il disagio di vivere in spazi ristretti, la paura del contagio, la sofferenza per la morte di tante persone care, specie nonni, la prospettiva di un futuro economico precario o di povertà, la proibizione di partecipare alle celebrazioni liturgiche, specie alla messa domenicale, il divieto di scambiarci abbracci e altri gesti di affetto, tutto ciò unito ad altri divieti ci spinge verso considerazioni preoccupate.

La fede nel Signore ci orienta alla speranza e ad una prospettiva ottimistica. Vogliamo lasciarci illuminare dalla Parola di Dio e affidarci alla protezione dei nostri Santi, in particolare del nostro patrono san Valentino, che nei momenti difficili e di pestilenza ha fatto sentire la sua vicinanza e il suo patrocinio. Invito tutti a unirsi spiritualmente alla preghiera”.

Assisi – riapre la libreria Fonteviva. Sarà accessibile al pubblico il martedì e il venerdì dalle 9 alle 13.

Piccoli segnali di ripresa anche dalla diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino. In seguito alle nuove disposizioni del Governo per l’emergenza Covid-19, la Fondazione diocesana Opera Casa Papa Giovanni ha deciso di riaprire la libreria Fonteviva, nella sede principale di Via San Paolo n. 32 ad Assisi, tutti i martedì e i venerdì mattina dalle ore 9 alle ore 13.

“Con la parziale riapertura della libreria Fonteviva – dichiara Daniela Fanelli, direttore dell’Opera Casa Papa Giovanni – vogliamo dare un piccolo segnale di ripartenza, nel rispetto delle normative previste per l’emergenza Covid-19. La libreria – aggiunge – offre la sua ricca collezione di libri religiosi per tutti i livelli, anche universitari, di best seller, ultime pubblicazioni e una sezione dedicata ai bambini”.

Riapre così una storica attività di Assisi, fondata dopo il Concilio Vaticano II da Don Aldo Brunacci, con l’intento di offrire un servizio di aggiornamento dedicato alla numerosa comunità religiosa e non, presente nella città di Assisi specializzata nella vendita di libri, film, musica, oggettistica religiosa, con un occhio di riguardo per il settore francescano. La libreria possiede anche una ricca collezione di testi non religiosi, come i grandi classici della letteratura italiana e straniera, e una sezione specifica per i bambini.

È disponibile anche tutto il materiale sulla Shoah e sul venerabile Carlo Acutis, presente nel bookshop annesso al “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”, situato in piazza Vescovado n. 3, che resta invece chiuso.

Per ordini online e ulteriori informazioni, anche fuori dagli orari di apertura, si può fare riferimento ai seguenti contatti: 075/812467 – 340/2750903 libreriafonteviva@yahoo.it .

Perugia, “Report Empori della Solidarietà 2019”: dalla loro apertura aiutate 7.738 persone, 3.854 nell’ultimo anno. Il direttore della Caritas diocesana: “Speriamo di non passare dalla pandemia alla carestia”. Aumentato del 30%, in un mese, il numero delle famiglie fruitrici dell’Emporio “Tabgha”

«A fine marzo avremmo dovuto presentare il “Report Empori della Solidarietà 2019”, ma l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 non l’ha permesso; lo facciamo attraverso questa nota del nostro Ufficio stampa e comunicazione». A precisarlo è il diacono Giancarlo Pecetti, direttore della Caritas di Perugia-Città della Pieve, nel presentare non solo i numeri, ma soprattutto l’operato dei quattro Empori Caritas attivi da alcuni anni nelle zone più sensibili del territorio diocesano, sottolineando l’importanza del lavoro dei volontari, «vera anima di questi servizi».

I quattro Empori. Sono “opere segno” della Chiesa perugino-pievese volute e sostenute dal cardinale Gualtiero Bassetti «come una testimonianza concreta della carità affinché non venga mai perso di vista il valore cristiano dell’accoglienza, della solidarietà e della gratuità». Lo disse lo stesso cardinale, nel 2014, all’inaugurazione del primo degli Empori, il “Tabgha” di Perugia città, presso il “Villaggio della Carità” (zona Stazione Fs-via Cortonese). Gli altri tre, inaugurati nel 2016 come opere segno del Giubileo straordinario della Misericordia indetto da papa Francesco, sono: il “Divina Misericordia”, nella zona industriale di San Sisto; il “Siloe”, nel centro abitato di Ponte San Giovanni; il “Betlemme”, nel comune di Marsciano.

Supermercati solidali. «Questi Empori – ricorda il direttore Pecetti – sono la soluzione più idonea e dignitosa per aiutare le famiglie in difficoltà per un periodo di tempo sufficiente a renderle più autonome e integrate. Questo metodo, alternativo alla distribuzione del pacco viveri, permette alle famiglie, attraverso una tessera a punti, di accedere al supermercato solidale ed effettuare la “spesa”».

Più prodotti donati. Nei quattro Empori sono transitati complessivamente 303,9 tonnellate di prodotti, contro le 304,8 del 2018, una contrazione di quasi una tonnellata a fronte di un incremento di cento nuove famiglie fruitrici. Il dato positivo è l’aumento delle tonnellate donate, passate da 200,9 del 2018 a 208,3 del 2019. Si tratta di un incremento significativo grazie alla generosità di aziende della grande e media distribuzione, ma anche alla generosità di privati benefattori. Nel 2019 le restanti 95,6 tonnellate sono state acquistate con il contributo stanziato per il 90% dalla Fondazione Cassa di Risparmi di Perugia. Sempre nel 2019 sono state distribuite 294,7 tonnellate di prodotti di cui 236 negli Empori e 58,7 nelle strutture caritative diocesane e parrocchiali.

Il duplice ruolo degli Empori. «Gli Empori rivestono oggi un duplice ruolo – spiega il direttore Pecetti –, quello di essere contemporaneamente centri di accoglienza-ascolto e di distribuzione di generi alimentari di prima necessità, di prodotti per l’igiene intima e della casa (quest’ultimi molto richiesti in questo periodo) e di materiale scolastico».

L’impegno di 158 volontari. Questa duplice opera è portata avanti dai volontari, in gran parte anziani; impegno che prosegue in questo difficile momento nel rispetto delle norme vigenti e adottando le precauzioni del caso per evitare contagi fra fruitori e gli stessi volontari. Questi ultimi, nel 2019, sono stati 158, prestando servizio nei quattro Empori per complessive 20.074 ore di volontariato (127 ore in media per ciascun volontario). «Occorrono più volontari e possibilmente più giovani – precisa il diacono Pecetti –, in modo da permettere un ricambio generazionale. Gli attuali sono tutti ben motivati e formati, partecipando con interesse alle giornate di formazione a loro dedicate, attualmente sospese per l’emergenza sanitaria».

1.199 le famiglie aiutate.

«Il dato più rappresentativo – spiega Paolo Montori, curatore del “Report” – è senz’altro quello delle famiglie fruitrici degli Empori a cui sono state consegnate nel 2019 1.199 “tessere famiglia”, più 214 “tessere baby” (181 nel 2018) per un numero complessivo di assistiti di 3.854 persone tra adulti e minori». L’incremento delle “tessere baby” evidenzia che sono sempre più le giovani famiglie a chiedere aiuto e quelle italiane ed europee sono in aumento, rispettivamente il 27,5% e il 15%. Le famiglie provenienti dall’Africa sono il 35%, quelle latinoamericane il 18% e le asiatiche il 4,5%. L’aumento di famiglie italiane si registra negli Empori delle due principali aree industriali, San Sisto e Ponte San Giovanni, dove di più persistono gli effetti della crisi occupazionale. Ad esempio all’Emporio di San Sisto le famiglie italiane hanno raggiunto quasi il 37%, contro il 34% del 2018. Complessivamente le “tessere famiglia” sono aumentate di 101 unità (nel 2018 erano 1.098) e nei primi cinque anni di attività degli Empori, in particolare del “Tabgha” di Perugia, le persone aiutate sono state 7.738, la metà delle quali nell’ultimo anno: 3.854. Da precisare che gran parte di queste persone sono fruitrici degli Empori da più anni.

Dati preoccupanti. «Sono dati che non possono non farci riflettere – commenta il direttore Pecetti – a cui va aggiunto un altro ancor più preoccupante. Nello scorso marzo il numero delle famiglie che si sono recate all’Emporio “Tabgha” è aumentato del 30% rispetto allo stesso mese del 2019. Queste famiglie sono arrivate al Centro di ascolto diocesano e nella quasi totalità dei casi sono i “nuovi poveri” del Covid-19. Sono famiglie in gravi difficoltà perché non hanno al momento un lavoro e quello che avevano prima non gli ha consentito di mettere da parte risparmi tali da poter fronteggiare quest’emergenza. Speriamo di non dover passare dalla pandemia alla carestia. Questo evento, così doloroso, possa continuare ad aprire il cuore dell’attenzione verso l’altro e possa rendere tutti noi testimoni che camminare insieme è camminare con Cristo accanto a noi».

Perugia: “Una speranza che non delude”. La sesta “Lettera settimanale di collegamento” del cardinale Bassetti alla comunità diocesana nel tempo del “Coronavirus”. Annuncio delle visite all’Ospedale e al Carcere di Capanne.

Tra le immagini della Quaresima appena vissuta, che difficilmente riusciremo a dimenticare, ci sono quelle della «lunga fila di camion militari che lasciano Bergamo con il loro carico di morte…», ma anche «i primi timidi sguardi di coloro che sono guariti. Sguardi persi, ancora un po’ spaventati, ma pieni di stupore». In quelle immagini si coglie «metaforicamente il mistero vissuto nel triduo pasquale: la morte, il silenzio, la risurrezione. E ancora: il dolore, la paura, la gioia. C’è tutto questo nella Pasqua: il passaggio dalla morte alla vita. Il passaggio dall’angoscia alla speranza: dallo scandalo della croce alla promessa della vita eterna». Lo scrive il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti nella sesta “Lettera settimanale di collegamento” alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve, nel tempo del “Coronavirus”, dal titolo: “Una speranza che non delude”, una sua meditazione contenuta in un articolo pubblicato da Avvenire domenica di Pasqua. Il testo integrale della lettera è scaricabile all’indirizzo: http://diocesi.perugia.it/la-vi-lettera-settimanale-collegamento-del-cardinale-gualtiero-bassetti-alla-comunita-diocesana-nel-tempo-del-coronavirus-martedi-14-aprile-2020/ .

Gesù, la porta aperta verso il Cielo. «So bene che molti italiani in questi giorni stanno piangendo i propri defunti e sono in trepidazione per amici e parenti ammalati –sottolinea il cardinale –. È un dolore che ci unisce profondamente in una comunione spirituale quotidiana e ininterrotta. Una comunione con il Padre che non può essere interrotta dalle difficolta della vita presente che colpiscono ognuno di noi. Chi ci separerà dall’amore di Dio? Non certo l’angoscia e la persecuzione. Nella celebrazione pasquale noi siamo “vincitori” proprio “grazie a colui che ci ha amati”. Gesù è la porta sempre aperta verso il Cielo. Dobbiamo gridarlo con gioia e senza paura».

Le prime visite nel tempo di Pasqua. Con questo spirito il cardinale Bassetti si recherà in visita, nel fine settimana, all’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia e al Carcere di Capanne. A questi due luoghi-simbolo della sofferenza umana, nel periodo del “Coronavirus”, il presule dedica le sue prime visite nel tempo di Pasqua. In Ospedale si recherà venerdì 17 aprile, alle ore 11; mentre in Carcere sarà sabato 18, alle ore 10. Per tutti coloro che incontrerà avrà una parola di “speranza che non delude”: il messaggio pasquale della salvezza.

Chiese aperte e liturgia domestica. Ritornando alla sua lettera alla comunità diocesana, essa si conclude con «alcune note importanti per affrontare le ristrettezze che siamo chiamati a vivere in questo tempo». In primis «l’apertura delle nostre chiese – scrive il cardinale –. Esse rimarranno aperte tutti i giorni, almeno la cattedrale e quelle parrocchiali, secondo orari stabiliti… In secondo luogo, alcuni suggerimenti circa la liturgia domestica. In questo tempo nel quale le celebrazioni con adunanza di popolo non possono essere praticate, oltre al lodevole servizio che le emittenti televisive, come quelle radio, ed anche i social media, stanno dando, nella trasmissione della celebrazione eucaristica e di altri momenti di preghiera o catechesi, non possiamo dimenticare una dimensione particolare della liturgia che è quella familiare, riconoscendo alla famiglia la sua identità di chiesa domestica… Nulla potrà mai sostituire la celebrazione comunitaria dell’Eucarestia, fonte e culmine della vita cristiana (cfr. LG 11), altresì nulla può sostituire il focolare domestico quale luogo originario della trasmissione della fede come dell’iniziazione alla preghiera».