Assisi – In occasione della giornata mondiale del migrante, nella Basilica Superiore verrà inaugurata l’installazione artistica di Giovanni de Gara

In occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, anche la comunità dei frati del Sacro Convento di Assisi fa sentire la sua voce sul tema delle migrazioni e dell’accoglienza, aderendo al progetto artistico “Eldorato” di Giovanni de Gara. Nella mattinata di oggi, sabato 26 settembre, l’artista ha installato, sulle porte della Basilica Superiore di San Francesco d’Assisi, oltre 20 metri di coperte termiche. Presenti alla cerimonia, oltre l’artista, anche il Custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, padre Marco Moroni, e il direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, padre Enzo Fortunato.

«Quello di Eldorato è un messaggio importante – ha detto Padre Mauro Gambetti – che ci fa interrogare su cosa veramente dà ricchezza. L’oro abbellisce, ma la vera ricchezza sta nella gioia che noi possiamo portare o avere nel cuore, non è legata a un metallo. La gioia vera sta in quest’oro dei poveri, dove c’è la possibilità di stringere relazioni, stringersi insieme e sperimentare la gioia. Il messaggio è evocativo, simbolico, ma è anche reale. Indica il vero oro. È una tappa di avvicinamento al viaggio del Papa ad Assisi, si sposa molto bene con la prossima enciclica che Papa Francesco ci regala, firmandola ad Assisi. Il titolo è evocativo, Fratelli Tutti, ci dà un orizzonte di universalità entro il quale, senza distinzioni, siamo abbracciati».

«Eldorato – ha commentato l’artista Giovanni De Gara – è un’allusione all’Eldorado, la terra mitologica dove si trovavano oro e benessere. È spesso quello che pensano i migranti, di trovare una situazione migliore di quella da cui fuggono, e invece alla fine l’unica cosa dorata che trovano è l’oro di una coperta termica. Nella parola ‘Eldorato’ c’è un richiamo alle ebraico Elohim – Dio – per cui si può intendere ‘Dio dorato’; nella tradizione pittorica bizantina e non solo, l’oro è il colore della divinità, il colore di Dio. Il progetto fa tappa ad Assisi in quella che vorremmo fosse la penultima tappa: la speranza è di concludere il “viaggio” a Roma, siamo in attesa di una risposta dal PapaFrancesco».

Padre Enzo Fortunato ha ricordato il messaggio del Papa in occasione della Giornata Mondiale del Migrante: «La pandemia non faccia dimenticare gli sfollati – esorta Papa Francesco – una tragica condizione, spesso invisibile,quella degli sfollati. Nei loro volti si riflette quello di Gesù profugo. Non dimentichiamo gli sfollati e coloro che vivono esperienze di precarietà, abbandono, emarginazione e rifiuto: come Gesù, sono costretti a fuggire. Gli sfollati interni nel mondo sono 40-50 milioni: sono provocati da guerre, conflitti, disastri ambientali e ora anche dalla pandemia. Un’installazione che ci pone una domanda che inquieta e orienta: vogliamo prenderci cura dell’altro o girarci dall’altra parte?».

Eldorato è un progetto che racconta l’illusione di questo millennio: l’esistenza di una terra dell’oro, dove ci sono benessere e futuro. Una terra lontana di cui si sa poco e di cui si immaginano meraviglie; una terra al di là della linea dell’orizzonte che ce la nasconde. Il progetto, ideato e prodotto da de Gara (Firenze, 1977), si articola in una serie di installazioni site-specific che utilizzano come materia prima un oggetto salvavita: le coperte isotermiche normalmente usate per il primo soccorso in caso di incidenti e calamità naturali ed entrate nell’immaginario collettivo come “veste dei migranti”.

Il progetto ha preso il via nel giugno del 2018 dalle porte dell’Abbazia fiorentina di San Miniato al Monte; è stato realizzato sulle chiese di settanta chiese cattoliche, valdesi, metodiste e luterane e di alcuni luoghi comunitari simbolici come il Maschio Angioino e il Palazzo delle Aquile (sedi del Comune di Napoli e di quello di Palermo), il carcere di Venezia e l’Aula Magna dell’Università di Bologna. Si è unita al progetto anche l’unione delle comunità islamiche d’Italia (UCOII) e da settembre saranno realizzate le porte d’oro di 5 moschee.

L’obiettivo dell’istallazione, visibile ad Assisi, realizzata con la collaborazione di Indigo Art Gallery di Perugia, fino al 27 settembre, è quello di promuovere una riflessione profonda sull’accettazione del diverso da sé, sulle terre promesse e sull’aspirazione a un mondo diverso, costruito oltre l’idea di confine e capace di essere nuovamente umano.

Il progetto “Eldorato”, il cui lungo viaggio ha preso il via nel giugno del 2018 dalle porte dell’Abbazia fiorentina di San Miniato al Monte, arriva ad Assisi dopo aver fatto tappa sulle porte di settanta chiese cattoliche, valdesi, metodiste e luterane e di alcuni luoghi comunitari simbolici come il Maschio Angioino e il Palazzo delle Aquile (sedi del Comune di Napoli e di quello di Palermo), il carcere di Venezia e l’Aula Magna dell’Università di Bologna.

Azione Cattolica regionale – nota sul mondo della scuola alla ripresa delle attività scolastiche

“La scuola ha il compito di trasmettere il patrimonio culturale elaborato nel passato, aiutare a leggere il presente, far acquisire le competenze per costruire il futuro, concorrere, mediante lo studio e la formazione di una coscienza critica, alla formazione del cittadino e alla crescita del senso del bene comune.”(Orientamenti Pastorali Cei, “Educare alla vita buona del Vangelo” n. 46)
In un tempo così incerto, che necessita di un supplemento di pensiero condiviso, come Azione Cattolica dell’Umbria abbiamo voluto metterci in ascolto reciproco e a confronto sul mondo della scuola, in cui quotidianamente lavoriamo e viviamo: insegnanti, operatori scolastici, studenti e famiglie.
“Con gli occhi di chi?”dovrebbe essere la domanda con la quale affrontare qualunque situazione e contesto si viva o di cui si voglia parlare. Ancor più per parlare di scuola, per descrivere e comprendere una realtà tanto complessa quanto importante è fondamentale riflettere “con gli occhi di chi” stiamo guardando la situazione, perché, guardata da punti di vista diversi, presenta aspetti diversi.
Abbiamo deciso di guardare e parlare di scuola con lo sguardo innamorato ma, allo stesso tempo, disincantato di chi conosce la realtà vissuta e si spende per renderla sempre migliore. Abbiamo condiviso che parlare di scuola non può ridursi a discutere di plexiglass nelle classi o di banchi a rotelle o, come prima, trasformando tutto in prestazioni e numeri. Parlare di scuola è parlare di educazione e pensiero: la capacità critica di leggere contesti, aspetti e punti di vista.
Ci rendiamo conto che con la pandemia tutte le nostre fragilità personali e sociali sono esplose. Che l’esperienza del lockdown e della didattica a distanza hanno inevitabilmente travolto un sistema scuola già vulnerabile e provato dai troppi tagli, dal mancato riconoscimento del suo ruolo fondamentale per costruire una società civile, umana e inclusiva. Riteniamo che un tempo di crisi può e deve essere un tempo di opportunità e di rinnovamento. Un tempo in cui creare nuove mappe per leggere questo nuovo tempo che mentre cerchiamo di capire scorre.
Crediamo che non dobbiamo ‘tornare alla normalità’, a “come era prima”, ma dobbiamo “abitare il presente” cercando nuovi modi di vedere e capire; crediamo che ora più che mai sia necessario un progetto serio e di lungo periodo che permetta alla scuola
 di essere pienamente un’autentica comunità educante in cui si imparano la bellezza e la fatica della convivenza nella diversità, vivendo la sfida dell’accoglienza (compito fondamentale se non si vuole indebolire ulteriormente il tessuto di relazioni che costituiscono il fondamento della piena cittadinanza e della crescita armonica di un territorio), con una visione della persona, dell’umanità e della società non più monoculturale, non solo interculturale, ma corale.
 di fornire gli strumenti culturali attraverso i quali le giovani generazioni, conoscendo il passato, siano in grado di capire e interpretare il presente così complesso e fluido per riuscire a immaginare e costruire un futuro aperto, sostenibile, accogliente.
Questi sono i nostri desideri e la nostra visione di scuola. Per avere una visione bisogna avere una immaginazione che permetta di inventare quello che ancora non c’è, partendo da qualcosa che c’è. Immaginare non è facile e richiede: CORAGGIO, DESIDERIO E LASCIAR SPAZIO.
Chiediamo pertanto che la Scuola, mai come oggi posta sotto i riflettori dell’opinione pubblica, sia messa al centro del dibattito sociale e politico del nostro Paese, non solo, per problemi contingenti ed emergenziali ma come luogo educativo e formativo fondante e capace, di nuovo, di poter essere ascensore sociale per i nostri giovani.
In che modo?
Alimentando e favorendo una responsabilità condivisa in un percorso in cui, accanto all’apprendimento delle competenze disciplinari e di cittadinanza, sia possibile prendere coscienza con serenità dei propri punti di forza e di debolezza, e vivere anche l’insuccesso come parte integrante di un percorso di crescita e di orientamento.
Recuperando uno sguardo relazionale tra insegnanti e studenti, sguardo nel quale c’è quello stile del “prendersi cura” in cui l’alunno può trovare nell’insegnante un affidabile e credibile punto di riferimento per la propria crescita.
Recuperando una “complicità” tra insegnanti e genitori, per una rinnovata capacità di costruire e condividere comuni finalità formative, in nome di un reale protagonismo dei ragazzi e dei giovani, in una relazione che rispetti le reciproche competenze.
Rafforzando il rapporto tra scuola e territorio, attraverso un dialogo e un confronto reciproco e costruttivo nel quale la scuola, il mondo del lavoro e dell’università siano partner nella formazione e nella piena realizzazione del singolo e della comunità.
Ritornando a investire sulla scuola: edilizia, formazione dei docenti, assunzione di personale scolastico, acquisto di nuovi arredi e nuove tecnologie come supporto ad un progetto didattico rinnovato.
La scuola è un’autentica comunità educante intessuta di relazioni e incontri, dove si imparano la bellezza e la fatica della convivenza nella diversità vivendo la sfida dell’accoglienza. Lasciare sola la scuola in questo importante compito significa indebolire fortemente il tessuto di relazioni che costituiscono il fondamento della piena cittadinanza e della crescita armonica di un territorio. La scuola, infatti, offre una visione della persona e dell’umanità.
“Siamo chiamati a organizzare la speranza” diceva don Tonino Bello e per rispondere a questo invito, come Associazione vogliamo:
– avviare un processo di ‘pensiero critico’ che coinvolga studenti, insegnanti, famiglie, educatori, attraverso dei focus group in cui confrontarsi e ragionare insieme sui molteplici aspetti del sistema scuola.
– Riscoprire la centralità del protagonismo degli studenti attraverso incontri con il Msac – Movimento Studenti di Azione Cattolica- rivolti in particolare ai ragazzi delle superiori.
Con la volontà, la forza e il coraggio che questa visione richiede, come Azione Cattolica dell’Umbria auguriamo a tutti gli insegnanti, gli studenti, famiglie ed operatori scolastici, la capacità di cogliere in questo nostro tempo le reali possibilità di crescita della scuola e di chi nella scuola crede, vive e lavora; di avere a cuore il presente e il futuro di ciascun bambino e ragazzo e dell’intero Paese.
Buon anno scolastico!
L’Azione Cattolica dell’Umbria

Diocesi Spoleto-Norcia – a Cascia, Poggioprimocaso e Pian di Chiavano: ingresso dei nuovi parroci.

Domenica 20 settembre 2020 nel piazzale antistante il Centro di Comunità “Santa Maria della Visitazione” a Cascia l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha presentato i nuovi parroci di Cascia, Poggioprimocaso e del Pian di Chiavano: don Canzio Scarabottini (parroco e pro-rettore di Roccaporena, incarico che mantiene), don Alessio Kononov (che già svolgeva servizio nel casciano), don Bartolomeo Gladson Sagayaraj (che era parroco di Cortaccione di Spoleto). Questi tre presbiteri avranno la cura pastorale anche di Poggiodomo e Monteleone di Spoleto, comunità nelle quali faranno ingresso domenica prossima, 27 settembre. L’ingresso è coinciso con la festa che la comunità di Cascia ogni anno organizza per la Madonna Addolorata.
Col Presule e i tre nuovi parroci hanno concelebrato: don Renzo Persiani parroco emerito di Cascia, don Giuliano Medori parroco emerito di Poggioprimocaso, don Saverio Saveri parroco emerito di Poggiodomo e Monteleone di Spoleto, mons. Vincenzo Alimenti canonico della Cattedrale di Spoleto, padre Luciano De Michieli neo rettore della Basilica di Santa Rita in Cascia, padre Bernardino Pinciaroli rettore uscente della Basilica di Santa Rita e un altro padre agostiniano. Ha animato la liturgia la Corale “Santa Rita” di Cascia. Molti i fedeli presenti, tra cui il sindaco Mario De Carolis e quello di Monteleone di Spoleto Marisa Angelini.

Nell’omelia mons. Boccardo ha raccolto tre messaggi dalla Parola di Dio proclamata. Il primo: «Nel Vangelo si parla di operai andati a lavoro nella vigna. Hanno faticato e ciascuno riceve in abbondanza da Dio: lui, infatti, stabilisce una relazione di familiarità senza calcolare i meriti o le colpe di ciascuno. Il rapporto che Dio ha con le persone è gratuito, il suo metro è ben diverso dal nostro: è sovrabbondante. Dio non si fa vincere in generosità, va sempre al di là di ciò che possiamo pensare». Poi, il Vangelo parla di alcuni operai cercati da Gesù in diverse ore del giorno. Da qui il secondo messaggio che l’Arcivescovo ha consegnato ai fedeli: «Non è mai troppo tardi – ha detto – per rispondere alla chiamata di Dio. A volte le occasione passano e invece dobbiamo prendere coscienza che in ogni momento, bello o faticoso che sia, Dio viene e ci dice “vai anche tu nella mia vigna e rispondi alla mia domanda”. Ogni ora, dunque, è quella buona, non sprechiamo le ore della nostra vita».

L’augurio dell’Arcivescovo ai nuovi parroci. Gesù quando va in cerca degli operai gli propone di lavorare per la sua vigna. E qui il pensiero di mons. Boccardo è andato al ministero dei nuovi parroci: «Il Signore questa sera dice a don Canzio, a don Alessio e a don Bartolomeo: andate anche voi nella mia vigna. E questa vigna – ha detto il Presule – è Cascia e le belle vallate che circondano questa Città, è Poggioprimocaso, è il Pian di Chiavano, è Poggiodomo, è Monteleone di Spoleto. È una vigna molto ampia e distesa: questa è la vigna che il Signore vi affida, siate dei buoni vignaiuoli, sappiate coltivarla bene perché è preziosa, bella, capace di portare frutto perché custode di una lunga tradizione di fede e di vita cristiana. Carissimi don Canzio, don Alessio e don Bartolomeo, mentente viva questa vigna, fate in modo che sia feconda, senza risparmiare il tempo, la generosità e la fatica. Ne vale la pena». Mons. Boccardo ha voluto ricordare le mamme di questi preti: «Quella di don Canzio che è qui con noi e quelle di don Alessio e don Bartolomeo, che sono rispettivamente in Russia e in India. Sicuramente con l’intelligenza del cuore partecipano insieme con noi a questa celebrazione. E noi gli diciamo grazie per il dono di questi figli».

Poi, il pensiero del Vescovo a don Renzo, don Saverio e don Giuliano che lasciano gli incarichi pastorali. «Anche a voi il Signore – ha affermato – vi dice “andate nella mia vigna”. Un prete non va in pensione, noi siamo preti fino alla fine della vita. A un certo punto, però, il peso dell’età e della salute si fa sentire e allora cambia l’impegno e la responsabilità. Ma non cambia il ministero. Mentre noi riconosciamo il lungo e generoso servizio e gli diciamo grazie, il Signore dice loro: vai anche tu nella mia vigna, continua in maniera diversa la tua missione di padre e pastore di credenti». Al termine della Messa l’Arcivescovo ha dato il benvenuto al nuovo rettore della Basilica di Santa Rita l’agostiniano padre Luciano De Michieli e ha ringraziato quello uscente padre Bernardino Pinciaroli.

Gubbio – dedicazione Cattedrale, il vescovo Paolucci Bedini: “Chiamati a essere Chiesa di pietre vive”

A conclusione dell’Assemblea pastorale diocesana, la Chiesa eugubina ha celebrato la festa per la Dedicazione della Cattedrale ai santi Mariano e Giacomo. Una liturgia solenne presieduta da mons. Luciano Paolucci Bedini e concelebrata dal clero diocesano. “Un giorno – spiega il Vescovo nell’omelia – per ricordarci del dono di questo tempio, ma ancora di più per far memoria di come questo tempio sia segno di un popolo che lo abita, del popolo che lo ha costruito per incontrare il Signore per innalzare a lui la propria lode”.
È stata una giornata di festa della famiglia diocesana che – anche se condizionata da restrizioni sanitarie e maltempo – ha raccolto e unito idealmente tutti i fedeli eugubini, a cominciare da sacerdoti, diaconi, religiosi e laici che proprio nei giorni scorsi hanno preso parte all’annuale Assemblea pastorale.
“Non festeggiamo le pietre – ha detto il vescovo Luciano – anche se le pietre ci ricordano, come diceva la seconda lettura, che Gesù stesso, morto e risorto, è stato posto come pietra d’angolo per la costruzione di una nuova umanità e che ciascuno di noi, unito a lui, è pietra viva destinata a edificare il regno di Dio, la dimora degli uomini con il loro Signore. Allora questa chiesa è cara al popolo della nostra Diocesi, ma ancora di più deve diventarne un segno e un’icona perché in questo giorno, più che ringraziare il Signore per chi ha costruito questo tempio e lo ha custodito nei secoli, dobbiamo chiedergli che questo tempio sia davvero solo il segno della nostra famiglia diocesana, perché se questo tempio intanto ci ricorda la fede degli uomini per il loro Dio, allora ci muove tutti ad esserne responsabili in questo tempo che viviamo”.
“È una chiesa di pietre, questo sì, sicuramente – ha continuano mons. Paolucci Bedini nell’omelia – che ci ricorda che la nostra Diocesi è chiamata a essere una Chiesa di pietre vive, che insieme, e non ognuno per conto suo, costruiscono ciò che rende presente il Signore e che consente a lui di incontrare ogni uomo. Non è questo tempio che deve fare questo servizio, siamo noi, siamo noi pietre vive che siamo chiamati a realizzare nel tempo, nella storia, in questo territorio, tutte le condizioni perché gli uomini possano incontrare il Signore, pietra angolare”.
Il vescovo Luciano invoca, poi, una Chiesa forte della fede che condivide, una Chiesa diocesana “che sta in alto, sopra tutto e sopra tutti, non per esercitare la banale potenza degli uomini, non per dominare gli altri e soggiogarli, ma per essere come una sentinella premurosa che dall’alto vede, sorveglia, scorge, si accorge, così da potersi prendere cura di tutti, mettendosi al servizio della vita”.
Un accenno anche alla bellezza artistica e architettonica della Cattedrale, sempre pensando anche all’edificio “vivo” della comunità.
“Questa è una bella chiesa – ha etto il Vescovo – e contiene tesori preziosi e bellezze uniche. Che la nostra Chiesa diocesana possa essere una Chiesa bella in cui il racconto dell’amore di Dio per ogni uomo e della sua misericordia per tutti gli uomini possa essere espresso anche dalla bellezza, possa essere visto e contemplato, possa essere attraente come ogni opera d’arte che, in piccolo o in grande, traduce non solo la maestria dell’autore, ma la grandezza di colui che l’ha ispirata. Che sia la nostra una Chiesa armonica, una Chiesa in cui c’è una bella acustica, in cui l’unione e l’armonia delle voci possa innalzare a Dio l’unica lode per la sua salvezza. Quanto è brutta una Chiesa stonata, una Chiesa non armonizzata! Che sia questa l’immagine di un tempio che anche con poche voci risuona del calore, della gioia e della lode che ciascuno di noi vuol portare al Signore per gratitudine. Che la nostra Chiesa diocesana sia come questa chiesa, capace di custodire come un tesoro prezioso la memoria della Pasqua”.

Città di Castello – settimo centenario della morte della beata Margherita

Nei prossimi giorni, anche a Città di Castello entreranno nel vivo le iniziative legate al settimo centenario della morte della beata Margherita e sinora condizionate dalla pandemia.
La prima iniziativa si terrà martedì 22 settembre, alle ore 21, nella chiesa di San Domenico, dove padre Gianni Festa (postulatore generale) e la prof.ssa Alessandra Bartolomei Romagnoli (Pontificia Università Gregoriana) presenteranno la figura della beata e il suo messaggio di vita e di fede. Il tema dell’incontro, aperto a tutti, “Abbandonata venne subito accolta. Beata Margherita, gli ultimi ela gioia cristiana”.

Perugia – intervento del cardinale Gualtiero Bassetti all’incontro “Borghi e comunità”, promosso dall’associazione “Borgo Sant’Antonio Porta Pesa”

Al centro dell’incontro “Borghi e comunità” tenutosi a Perugia, il 18 settembre, nell’ex oratorio della Confraternita di Sant’Antonio Abate in corso Bersaglieri, promosso dall’associazione “Borgo Sant’Antonio Porta Pesa”, si è parlato di “comunità e valori”. Il ruolo della Chiesa locale è stato illustrato dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti. «Tanta bellezza e umanità – ha commentato il presule – si sono potute incarnare nella nostra terra per una stupefacente concomitanza di valori umani e cristiani. Si sono concentrate nelle nostre contrade sensibilità diverse, a volte anche distanti, ma in tutte primeggiava la ricerca del bello e del buono che serve alla vita. Fede e pietà si sono sempre ben accompagnate al profondo senso di solidarietà promosso dagli antichi, e che il cristianesimo ha ben coltivato. C’è ancora un sentire comune fra queste mura: esso prende vita dal senso di responsabilità e partecipazione che affonda le proprie origini in un humus comune».

«L’oratorio dove ci troviamo, magistralmente restaurato, con gli affreschi attribuiti all’Appiani – ha sottolineato il cardinale –, è stato luogo di preghiera e di accoglienza. Esso ci ricorda che alla base della tradizione cristiana, fin dall’età apostolica e dei padri, non vi poteva essere ecclesia, comunità, che non avesse accanto due elementi essenziali per la sua missione: il luogo dell’iniziazione cristiana, ove si insegnava la Parola di Dio e si catechizzavano coloro che erano destinati alla vita di fede; e un luogo di carità ove prima i diaconi, e poi persone volenterose, si prendevano cura dei poveri. Una realtà a due facce, indistinguibili, costitutiva della Chiesa, sin dalle sue origini. I movimenti confraternali, sviluppatisi grandemente nell’evo di mezzo, non hanno fatto altro che seguire questa tradizione delle origini, pienamente ispirata alla visione evangelica».

«Anche la vicina confraternita, detta di San Giovannino – ha ricordato Bassetti –, aveva al centro l’attenzione per una rinnovata comprensione della Parola di Dio, ispirandosi all’ultimo profeta d’Israele, precursore del Cristo: Giovanni Battista, la “voce che grida nel deserto”. Anche quell’edificio, che fino a tre anni fa versava in stato di rovina, ora è finalmente restaurato. Anch’esso, secondo la tradizione secolare di questo Borgo, sarà un luogo di preghiera, di accoglienza e di cultura. L’oratorio risulterà completamente restaurato, con i suoi affreschi e le dodici tele antiche ivi conservate. Piccoli appartamenti e camere singole accoglieranno famigliole e persone in difficoltà. L’ultimo piano sarà destinato ad attività culturali. Molti studiosi hanno già deciso di lasciare le loro raccolte perché giovani ricercatori possano consultarle. Artisti di Perugia hanno donato diversi quadri destinati ad abbellire gli ambienti comuni. Desidero fugare ogni perplessità e rassicurare che l’assistenza ai bisognosi – purtroppo ve ne sono molti ancora tra le nostre mura, per i più vari motivi, come la crisi economica, la separazione delle famiglie, la perdita repentina del lavoro – sarà assicurata con grande dignità, discrezione e rispetto. L’armonia che ha sempre segnato la vita di questo Borgo andrà preservata e vivificata, con la buona volontà di ciascuno».

«Sono grato a quanti si sono impegnati in questi anni nel recupero e nella promozione della vita religiosa e sociale. Esprimo il mio apprezzamento per la valorizzazione della chiesa parrocchiale di Sant’Antonio, un avamposto della città verso il contado di Porta Sole, con la sua festa che richiama l’armonia del creato, tra uomini, animali e ambiente. Il recupero dell’oratorio di Sant’Antonio, e ora anche quello di San Giovannino, sono tutti elementi che fanno della città un corpo vivo e rendono la vita migliore per tutti».

«La diocesi, per parte sua – ha assicurato il presule –, sarà sempre vicina a quanti, con la buona volontà e il sacrificio, sapranno farsi interpreti di questo divenire della vita. Richiamandoci a valori di un umanesimo condiviso, dobbiamo sempre porre l’uomo al centro di ogni azione; aiutarlo nella crescita e formazione; stargli vicino nel momento della prova; accoglierlo nella sofferenza e nella povertà. Se la carità, come i padri della Chiesa insegnano, comporta una responsabilità, è anche vero che essa “non avrà mai fine”, come dice san Paolo; tutto il resto svanirà, ma l’amore cristiano coincide con la vita eterna, perché Dio è amore».

Il cardinale Bassetti, avviandosi alla conclusione, ha parlato dell’imminente visita di papa Francesco ad Assisi: «sarà anche per noi motivo di stimolo e di impegno per guardare al futuro con maggior speranza. L’esperienza di questi mesi, con la diffusione dell’epidemia, ci ha tutti sconvolti e, per certi versi, cambiati. La nostra vita si è rivelata più fragile di quello che pensavamo, e il senso di solidarietà ci aiuta a superare i momenti difficili. Dobbiamo far tesoro della sofferenza di questo tempo per non rinchiuderci di nuovo nel nostro privato, ma incentivare quegli sforzi di valorizzazione della vita sociale, dai piccoli gesti di amore quotidiano, fino all’impegno per una vita più seria. E il Borgo è il luogo ideale per sviluppare questo senso di appartenenza e di identità solidale».

Gubbio – Pastorale e pandemia: un anno intero per rilanciare l’azione della Chiesa eugubina

I due giorni di Assemblea pastorale della Chiesa eugubina aprono il lavoro di un anno intero. Un impegno al quale mons. Paolucci Bedini chiama tutta la comunità dei credenti della diocesi. Con i sacerdoti, diaconi e religiosi e con i rappresentanti laici degli uffici pastorali di curia, delle parrocchie, di gruppi, associazioni e movimenti, il vescovo Luciano avvia in assemblea un vero e proprio “laboratorio” di discernimento pastorale articolato in tre momenti.
Innanzitutto, una lettura sapiente e alla luce della fede della storia che stiamo vivendo, una “fotografia” di questo momento con le sue luci e le sue ombre. Il Vescovo chiede a ognuno di avere uno sguardo allargato – libero e affettuoso – verso tutta la vita della Chiesa diocesana e non “chiuso” allo specifico e al particolare della situazione di ciascuno. Con il secondo momento, la seconda sessione dell’assemblea, mons. Paolucci Bedini ha chiesto di interpellare il Vangelo per capire cosa ci chiede oggi il Signore. E infine, l’ultimo passaggio del laboratorio di discernimento: per tutto l’anno pastorale che si sta avviando, e man mano che si fanno chiare, compiere le scelte che ci vengono chieste o suggerite.
“Abbiamo bisogno di tutta la comunità per fare questo lavoro – spiega il vescovo Luciano a delegati in assemblea – cioè dobbiamo portare avanti in ogni singola realtà il discernimento e capire cosa c’è da fare. Un lavoro che andrà fatto nei prossimi mesi in ciascuna delle vostre realtà: parrocchie, gruppi, consigli, uffici pastorali, ecc.”.
Nei due giorni, c’è stato ampio spazio alle testimonianze di molti sul tempo complicato e difficile della pandemia, con l’assenza delle celebrazioni, dei sacramenti, della vita di comunità e del contatto con sacerdoti e fratelli, ma anche della bellezza di momenti e relazioni che a volte si danno per scontate e che questa esperienza ha dato la possibilità di scoprire, sentendone la mancanza e la nostalgia. Sono tanti gli interrogativi su come riprendere ora l’attività pastorale.
In questo percorso di discernimento pastorale che si è aperto con l’assemblea, il Vescovo invita tutti a riscoprire e a vivere la vita cristiana, celebrando i sacramenti, ascoltando la Parola, facendo catechesi ed esercitando la carità. Poi, andrà tutto riportato nel dibattito che sarà convocato il prossimo anno. Mons. Paolucci Bedini chiude la due giorni riunita nell’ex refettorio del Convento di San Francesco lasciando ai presenti tre parole: comunità, cura e famiglia.
“La Chiesa – dice – deve risvegliarsi come ‘comunità’ degna della fiducia degli uomini, in grado di accendere la speranza, capace di essere accanto alle povertà. Per fare questo ha bisogno di prendersi ‘cura’ degli altri, ragionando come una ‘famiglia’”.
Il vescovo Luciano indica la necessità di prendersi cura, in particolare, delle famiglie e degli adulti, cioè il “perno” della società. “È inutile – afferma – che ci prendiamo cura solo dei bambini e dei giovani, o solo degli anziani. Perché quelli che ora hanno bisogno più di tutti sono gli adulti, protagonisti della vita sociale ed esposti ai problemi di questo tempo. E tutto questo – conclude – non è un lavoro solo da preti, ma è un dovere per ogni battezzato”.
Domani, domenica 20 settembre, a conclusione dell’Assemblea diocesana, è prevista la celebrazione eucaristica in occasione della festa per la Dedicazione della cattedrale ai santi Mariano e Giacomo. Alle ore 17, la liturgia solenne sarà presieduta dal vescovo Luciano e concelebrata dai sacerdoti del clero diocesano. In questa domenica sono sospese tutte le messe pomeridiane nelle chiese eugubine; in cattedrale, le offerte raccolte saranno destinate alle necessità della diocesi. La celebrazione sarà trasmessa in diretta sul canale Youtube della Diocesi di Gubbio e rilanciata sulla pagina Facebook.

erugia – al via la seconda fase del bando-progetto “La scuola, il nostro futuro”, un aiuto concreto rivolto a studenti e famiglie in difficoltà a seguito della crisi socio-economica causata dall’emergenza Covid-19

Dal 20 settembre al 20 ottobre 2020 si può partecipare alla seconda fase del bando-progetto “La scuola, il nostro futuro” promosso dalla Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve come aiuto concreto a studenti e loro famiglie in difficoltà a seguito della crisi socio-economica causata dall’emergenza sanitaria Covid-19.

La seconda fase del progetto è rivolta ad alunni che sono passati, nell’Anno scolastico appena iniziato, dalla scuola Primaria (Elementare) alla scuola Secondaria di I grado (Media), per l’assegnazione di 100 contributi (per un valore di 200 euro ciascuno), di cui 50 contributi per l’acquisto di corsi di musica (extracurriculare) e gli altri 50 per l’acquisto di corsi di attività sportive, le cui domande di partecipazione al bando vanno fatte pervenire alla Caritas diocesana dal 20 settembre al 20 ottobre 2020. Le domande pervenute dopo tale termine non saranno prese in considerazione.

Partecipazione al bando. Per i requisiti all’assegnazione dei suddetti complessivi 100 contributi (elargiti ad alunni e ad alunne residenti nei comuni che ricadono territorialmente nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve), per le modalità di partecipazione al bando e per conoscere procedure di selezione, graduatorie ed erogazione del contributo, consultare il sito: http://www.caritasperugia.it/progetti/ , dove è scaricabile l’avviso della seconda fase del bando-progetto e il relativo modulo della domanda di partecipazione; la stessa va presentata esclusivamente tramite le seguenti modalità: a) online, inviando una email alla casella di posta dedicata contributoscuola@caritasperugia.it e specificando in oggetto il nome dell’iniziativa e la specifica del contributo richiesto; esempio: “La scuola, il nostro futuro – iscrizione corso di musica” oppure “La scuola, il nostro futuro – iscrizione corso di sport”. Non saranno prese in consegna le domande inviate presso altre email della Caritas; b) a mano, presso ufficio portineria della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve in via Montemalbe 1 – Perugia, dal lunedì al venerdì, dalle 9:00 alle 12:00.

L’assegnazione del contributo avverrà dietro presentazione di una specifica domanda e terrà conto della situazione economica, della composizione familiare e della data di presentazione. Le graduatorie saranno pubblicate entro il 30 ottobre 2020 presso la sede della Caritas diocesana e sul sito www.caritasperugia.it , nella sezione dedicata ai progetti. Alle studentesse e a agli studenti selezionati sarà inoltre comunicato l’esito tramite email o telefono.

La prima fase del bando. Questo bando-progetto prevedeva una prima fase conclusasi il 7 agosto scorso rivolta ad alunni che sono passati dalla scuola Secondaria di I grado (Media) alla scuola Secondaria di II grado (Superiore), per l’assegnazione di 100 contributi per l’acquisto di libri di testo e di 50 contributi per l’acquisto di abbonamenti per l’autobus (linee extraurbane).

Come contribuire al bando-progetto. L’impegno complessivo dell’intero progetto “La scuola, il nostro futuro” è di 50.000 euro, somma finanziata da fondi propri della Caritas diocesana e da eventuali donazioni di privati e di fondazioni, imprese…, che vorranno contribuire a contrastare la povertà educativa.

È possibile sostenere quest’iniziativa con una donazione tramite bonifico bancario intesto a: Diocesi di Perugia-Città della Pieve – Caritas diocesana, presso Banco Desio IBAN: IT74 E034 4003 0000 0000 0071 452; oppure portando la propria offerta presso la sede della Caritas diocesana (Perugia, via Montemalbe 1).

Terni – festa del Preziossimo Sangue nella cattedrale “Uccidi la droga non la vita. Insieme per sconfiggere il buio”

La parrocchia di Santa Maria Assunta della Cattedrale di Terni celebra la festa del Preziosissimo Sangue dal 15 al 20 settembre, dedicata al tema: “Uccidi la droga non la vita. Insieme per sconfiggere il buio”, in ricordo dei due ragazzi Flavio e Gianluca.
La reliquia del Preziosissimo Sangue, una croce pettorale al cui interno sono custodite alcune gocce del sangue di Gesù, fu donata alla chiesa Cattedrale nel 1650 dal cardinale Francesco Angelo Rapaccioli allora vescovo di Terni. E’ una devozione a Gesù che suggerisce lo spirito di sacrificio, incoraggia a portare la croce e ad affidarsi alla volontà di Dio. In modo particolare, la solennità del Preziosissimo Sangue si lega al territorio ternano grazie ad un’antica storia, che affonda le sue radici nel lontano 1675, quando la popolazione fu colpita da una terribile epidemia di peste che, in poco tempo, causò un elevatissimo numero di morti. L’allora vescovo, monsignor Gentili, decise di fare appello alla Misericordia del Signore e il 21 giugno del medesimo anno si diresse sulla Torre dei Barbarasa. Da qui, benedisse la città con la reliquia del Preziosissimo Sangue: inspiegabilmente e senza una causa evidente, l’epidemia di peste iniziò a decrescere per sparire del tutto durante l’inverno.
Nella Cattedrale di Terni dalla fine del ‘600 la reliquia è custodita nell’altare appositamente costruito e la storia descritta in un dipinto del XVIII secolo, posto sulla parete sinistra del presbiterio, di fronte all’organo, rievoca l’incon¬tro di San Giuseppe da Copertino con il cardinale Rapaccioli. Quando il cardinale, che si recava ad Assisi per incontrarsi con l’amico Santo, giunse nei pressi della basilica di San Francesco, vide venirgli incontro San Giu¬seppe. Giunto all’altezza del cardinale, il santo, divinamente ispirato, si inginocchiò adorando la reliquia del Preziosissimo Sangue, che il cardinale se¬gretamente recava con sé. L’episodio è una prova indiretta dell’autenticità della reliquia offertaci da San Giuseppe da Coper¬tino, che l’anonimo pittore ha voluto affrescare a lato dell’Altare Maggiore.

Questa sera 15 settembre, l’inizio delle celebrazioni con la “Veglia per la vita” in ricordo di Gianluca e Flavio in piazza del Duomo alle ore 21. Animeranno la serata don Enzo Greco ed altri Sacerdoti con alcuni membri dei cori parrocchiali.
Oltre alle celebrazioni liturgiche del triduo in cattedrale, il 16-17 e 18 settembre con l’esposizione della reliquia, il Rosario alle ore 16 e la messa alle 17.30, animato da testimonianze e preghiere del gruppo Kraljica Mira, di padre Mauro Russo della parrocchia S. Francesco di Amelia e del gruppo Deborah Vezzani, la festa vivrà alcuni momenti culturali di particolare interesse:
giovedì 17 settembre ore 9.30 al Museo diocesano si terra il convegno “Uccidi la Droga non la Vita. Insieme per sconfiggere il Buio” con la partecipazione del Prefetto di Terni, dott. Emilio Dario Sensi; del Questore di Terni, dott. Roberto Massucci; del prof. Parisi, del dott. Casadei dell’ospedale Santa Maria di Terni e due ragazzi della Comunità Incontro. Moderatore Riccardo Marcelli. Saranno presenti anche il sindaco di Terni Leonardo Latini e l’assessore dei Servizi Sociali Cristiano Ceccotti.
Alle ore 18.15 al Museo diocesano si terrà il convegno storico religioso “Il sangue di Cristo che si rinnova nel sangue dei martiri” con la partecipazione di don Claudio Bosi. Relatore padre Pietro Missa Ofm, moderatore prof. Edoardo D’Angelo.
Venerdì 18 settembre alle ore 18.30 al Museo diocesano convegno sul tema: “Non possiamo non chiamarci cristiani” relatore Riccardo Rinaldi, moderatore Domenico Cialfi.
Sabato 19 settembre alle ore 21:00 concerto testimonianza in piazza Duomo con la partecipazione del maestro Francesco Morettini, Lorenzo Rinaldi e altri artisti. Al termine Ostensione della Santa Reliquia, preghiera e benedizione di mons. Giuseppe Piemontese, Vescovo di Terni Narni Amelia. Posti a sedere limitati, per prenotazioni 347 8575171.
Domenica 20 settembre ore 11.30 conclusione della festa con la messa solenne celebrata dal mons. Giuseppe Piemontese.
Nel pomeriggio in piazza Duomo il musical “Il genio della lampada” tratto dal Musical Aladdin — Corso di musical II livello ASD Beautiful Act.
In base alle disposizioni anti Covid19 le manifestazioni in piazza sono con posti limitati nel rispetto del distanziamento, per cui è necessaria la prenotazione per partecipare.

«Una festa legata a quel tesoro nascosto e non abbastanza noto, che è la Reliquia del preziosissimo Sangue di Gesù Cristo – ricorda il parroco della cattedrale don Alessandro Rossini – una piccola ampolla contenente alcune piccole gocce di sangue di Gesù che per svariate vicissitudini storiche, quelle più significative ben documentate e conservate nell’archivio della Cattedrale, è giunta sino a noi. Abbiamo pensato di riproporre in maniera solenne, all’intera popolazione della città l’antico rito della benedizione con la Sacra Reliquia, alla presenza del Vescovo Giuseppe, per invocare su tutti noi come in antichità, l’intervento divino, affinché la nostra città torni a risollevarsi, a vivere e a sperare in un futuro migliore ci allontani dalla peste del Covid 19. Quest’anno in particolare ricordiamo Flavio Gianluca, Flavio Gianluca, i due ragazzini morti a causa della droga, che sarà anche il tema dei dibattiti e convegni per sensibilizzare i giovani e le famiglie sul dramma della droga, sulla superficialità con cui vengono affrontate le fragilità di adolescenti e giovani, non ultimo il problema dell’emergenza educativa delle giovani generazioni».

Città di Castello – apertura del settimo centenario della morte di beata Margherita da Castello

Domenica 13 settembre nella piazza principale di Mercatello sul Metauro la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Giovanni Tanti, arcivescovo di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado, ha dato inizio in maniera pubblica alle celebrazioni per il settimo centenario della morte di Beata Margherita da Castello, nata alla Metola nel 1287.
Era presente una delegazione della diocesi tifernate guidata dal vescovo mons. Domenico Cancian che già nello scorso mese di aprile aveva presieduto un’analoga celebrazione nella chiesa tifernate di San Domenico che era stata trasmessa in streaming a causa delle restrizioni sanitarie durante in tempo di pandemia.
A Mercatello è stata ricordata la beata venerata come patrona dei disabili nelle due diocesi.
Il programma dell’anno centenario, stravolto a motivo della pandemia, è ancora da definire nei dettagli. Un comitato composto dai rappresentanti delle diocesi di Città di Castello e di Ubino-Urbania-Sant’Angelo in Vado sta definendone i particolari.
Continua intanto presso la Congregazione per le Cause dei santi l’iter per il processo di canonizzazione.
La chiusura dell’anno centenario è prevista per domenica 9 maggio 2021 a Città di Castello.