Ad Assisi la giornata sacerdotale regionale il 19 ottobre

La Giornata di santificazione sacerdotale regionale si svolgerà il prossimo 19 ottobre presso il Seminario regionale di Assisi, dalle ore 9.30 alle 13.
L’evento, rivolto ai cinquecento sacerdoti delle otto diocesi della regione e ai membri di comunità di vita consacrata, diaconi e seminaristi, avrà come relatore don Giuseppe Forlai, direttore spirituale del pontificio Seminario Maggiore Romano. A lui è stato chiesto di aiutare quanti parteciperanno a riflettere sul tema del sacerdozio, in particolare “il presbitero e l’esercizio del potere”.

Giornata del Clero umbro, sarà caratterizzato da momenti di ascolto, di dialogo e di preghiera con la recita dell’Ora Terza e  l’Adorazione Eucaristica.

La Giornata rappresenta un momento di incontro e formazione per tutto il clero dell’Umbria chiamato a confrontarsi con realtà condivise delle otto diocesi. a

Don Francesco Verzini, del Clero diocesano di Perugia-Città della Pieve, nuovo Rettore del Pontificio Seminario Regionale Umbro “Pio XI” di Assisi

Su proposta dei Vescovi umbri, il Dicastero per il Clero della Santa Sede ha nominato don Francesco Verzini, del Clero diocesano di Perugia-Città della Pieve, rettore del Pontificio Seminario Regionale Umbro “Pio XI” di Assisi. Succede a mons. Andrea Andreozzi nominato lo scorso maggio Vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola. A don Francesco Verzini, che già era vice rettore del Seminario, i Vescovi umbri augurano un fecondo e gioioso ministero a servizio di quei giovani che si stanno formando per il ministero ordinato.

Biografia di don Verzini. Nato a Perugia il 9 agosto 1986 e ordinato sacerdote il 29 giugno 2012 nella cattedrale di S. Lorenzo di Perugia dall’allora arcivescovo Gualtiero Bassetti. Ha compiuto gli studi presso il Pontificio Seminario Umbro “Pio XI” ed ha conseguito il Baccalaureato in Sacra Teologia presso l’Istituto Teologico di Assisi (ITA). Attualmente è iscritto all’Istituto di Liturgia Pastorale “S. Giustina” di Padova incorporato al Pontificio Ateneo “S. Anselmo” di Roma. È giornalista pubblicista dal 2020, collaborando con il quotidiano online “In Terris” e con il settimanale umbro “La Voce”. Dopo aver vissuto l’infanzia e la prima adolescenza in parrocchia, a 18 anni di età, racconta don Verzini la sua “chiamata” al sacerdozio, «ho iniziato a cercare un po’ di trasgressione, vivendo così le stesse problematiche di tanti miei coetanei. Credevo di aver sbattuto fuori dalla mia vita quel Dio che consideravo un legislatore che emanava solo leggi…, ma paradossalmente il Signore si è fatto vivo proprio in quel caos… Tanti interrogativi invasero la mia testa, “perché proprio io?”, “come fai a sciupare un dono tanto sofferto?”, “tra i tanti che nell’86 dovevano e potevano nascere, perché sono venuto alla luce nonostante secondo la medicina non dovevo esserci?” e così via. Da qui si è fatto strada il desiderio di ridonare ciò che mi era stato donato, in modo totale». Tra gli impegni pastorali ricoperti da don Verzini nell’ultimo decennio, quelli di direttore dell’Ufficio diocesano liturgico, rettore del Seminario arcivescovile, membro della Commissione regionale per la Liturgia della Ceu, formatore per i candidati al Diaconato permanente, membro di diverse Commissioni diocesane tra cui quella agli Ordini Sacri, Catechistica, Arte e Beni Culturali, oltre a membro dei Consigli Presbiterale ed Episcopale diocesani, canonico della cattedrale di San Lorenzo e cerimoniere arcivescovile, parroco moderatore delle parrocchie dell’Unità pastorale 20, co-direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale giovanile, tutor diocesano del Progetto Policoro e presidente comitato regionale ANSPI Umbria.

Transito di San Francesco, duecento pellegrini della Valle d’Aosta al Santuario della Spogliazione

Accoglienza e visita del vescovo di Aosta, monsignor Franco Lovignana, accompagnato dal vicario generale, da alcuni sacerdoti e da circa duecento pellegrini della diocesi valdostana, al Santuario della Spogliazione, luogo in cui Francesco non solo ha rinunciato a tutto per conformarsi a Cristo, ma dove il Poverello passò almeno due mesi prima di andare a morire alla Porziuncola. Un momento particolarmente significativo, in occasione del transito di San Francesco, per la regione che quest’anno offre l’olio per la lampada che arde sulla tomba del Santo assisano, la Valle d’Aosta. A dare il benvenuto e accogliere la nutrita delegazione valdostana, il vescovo diocesano monsignor Domenico Sorrentino che ha fatto rivivere ai presenti, attraverso la lettura delle fonti francescane che ne parlano, i tre momenti salienti di Francesco. “Pochi sanno che quando Francesco ebbe la sua conversione il vescovo fu il suo consigliere; Francesco veniva qui e dialogava con il vescovo Guido. Oggi è importante che abbiamo cominciato da qui: alla fine della sua vita, prima di scendere alla Porziuncola a morire, Francesco stette qui circa due mesi. Questo è un luogo importante della sua vita – ha detto monsignor Sorrentino – ; qui in questo luogo Francesco si è preparato a morire e ora noi attraversiamo questa porta in cui lui, venti anni prima, era entrato decidendo di far morire l’uomo del peccato”. Al termine della visita monsignor Lovignana ha ringraziato per “questo momento che abbiamo vissuto e che ci restituisce Francesco nella sua dimensione ecclesiale, nella sua ricerca di Dio. Francesco ha saputo fare riferimento alla figura di chi poteva aiutarlo, alla figura del vescovo. Il vescovo è il pastore della Chiesa locale, siamo noi a fare la Chiesa, ma nessuno deve pensare alla sua relazione con Dio come a qualcosa di personale ma a qualcosa di inserito nella Chiesa”.

Perugia – l’arcivescovo Maffeis ha presentato il nuovo parroco della Cattedrale, don Marco Briziarelli, ai numerosi fedeli convenuti in San Lorenzo. Il presule: «la parrocchia è la tenda di Dio tra le case degli uomini».

«È bello vedere la nostra cattedrale resa viva dal popolo di Dio, da tanti bambini, ragazzi e famiglie. Grazie di questa partecipazione così significativa e preghiamo insieme in questo giorno in cui la cattedrale torna ad essere parrocchia grazie alla disponibilità di don Marco, direttore della Caritas diocesana, sacerdote che abbiamo imparato a conoscere e a stimare. Don Marco benvenuto e grazie davvero di questo servizio. Ti auguriamo di poter essere in mezzo al popolo di Dio segno luminoso della presenza di Cristo Risorto». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis all’inizio della celebrazione eucaristica di presentazione-ingresso del parroco della cattedrale di San Lorenzo di Perugia, don Marco Briziarelli, tenutasi domenica 1° ottobre alla presenza di numerosi fedeli e di diversi rappresentanti delle Istituzioni civili e di associazioni e confraternite del capoluogo umbro. Concelebranti sono stati, oltre don Marco Briziarelli, mons. Fausto Sciurpa, presidente del Capitolo dei Canonici della Cattedrale, e don Vittorio Bigini, prossimo neo parroco di San Sisto; celebrazione animata dalla rinnovata corale “Laurenziana” della Cappella musicale del duomo.

I suggestivi riti d’ingresso. Con il parroco don Briziarelli la cattedrale perugina torna, dopo più di quarant’anni, a svolgere attività pastorali parrocchiali, unendo a sé le già parrocchie del centro storico: Santi Lucia e Andrea in Cattedrale, San Fiorenzo, Santi Simone e Giuda Taddeo al Carmine e Santa Maria Nuova, costituenti la Prima Unità Pastorale dell’Archidiocesi, guidate, fino allo scorso 30 settembre, da don Calogero Di Leo a cui è andata la gratitudine dell’arcivescovo e del successore. Dopo la presentazione del nuovo parroco, si sono svolti i suggestivi riti d’ingresso, dalla lettura del decreto di nomina a parroco all’aspersione dei fedeli, alla benedizione dell’altare. Riti liturgici di cui si era perduta la memoria, curati nei particolari dal vicario generale don Simone Sorbaioli, già liturgista in San Lorenzo, terminati con la consegna simbolica delle chiavi della cattedrale da parte dell’arcivescovo al parroco dopo aver preso posto sullo stallo del coro a lui riservato. Altro toccante momento è stato l’invito a tutti i bambini di raggiungere l’altare per recitare insieme ai celebranti il Padre Nostro e poi scambiarsi la pace, un segno da portare a loro famiglie.

La cattedrale simbolo di comunione. «Ci troviamo in tanti, in questa splendida cattedrale ricca di memorie – ha esordito nell’omelia mons. Maffeis –, memorie che invitano a credere e a sperare. La cattedrale, come chiesa madre, è il simbolo dell’unità e della comunione di tutta la Diocesi. Oggi ci sentiamo in comunione, in particolare, con il Santo Padre Francesco in questo inizio di mese di ottobre che sarà dedicato al Sinodo, mese che iniziamo nella memoria di santa Teresa di Gesù Bambino, mese che la tradizione cristiana dedica a Maria e alle Missioni».

La parrocchia tenda di Dio. Nel rinnovare «un fraterno benvenuto a don Marco», l’arcivescovo ha ribadito che «con questa celebrazione diventa il parroco della cattedrale. La parrocchia è la tenda di Dio piantata tra le case degli uomini. Tenda che viene aperta sui quattro lati, a tutti coloro che abitano il territorio, è la vigna, direbbe il Vangelo di oggi, nella quale il Signore chiama ciascuno di noi a dare il suo contributo con la sua sensibilità, preparazione e competenza… Oggi per realizzare qualcosa di buono, a partire da noi stessi, per il prossimo, dobbiamo impegnare la nostra libertà in scelte di responsabilità evitando di frammentarci in tante piccole scelte, approfittando delle circostanze che la vita ci mette davanti… Bisogna essere solidali con ciascuno, affidandosi fino in fondo al Padre con un sì pieno ai fratelli affinché la nostra vita sia animata dagli stessi sentimenti di Gesù, come ci ricorda san Paolo».

Umiltà, gratuità e gioia. «Sentimenti in cui papa Francesco, in un grande discorso alla Chiesa italiana riunita a Firenze nel 2015, riconduceva a tre parole dell’umanesimo cristiano: umiltà, gratuità e gioia del Vangelo di chi riconosce la ricchezza del condividere anche il poco che possiede. Se la Chiesa non assume questi sentimenti, ammoniva il Papa, va fuori strada, perde la direzione, se li assume sa essere all’altezza della sua missione nella vita quotidiana della gente. Caro don Marco, il tuo servizio, in questi anni, ci ha testimoniato proprio l’umiltà, la gratuità e la gioia come direttore della Caritas. Ti chiediamo di portare questa lezione nel nuovo ministero che oggi ti è affidato, di parroco di questa nostra cattedrale, e allora il tuo servizio sarà fonte per ciascuno di noi di benedizione e di vita nuova. Buon Camino!».

Le parole del neo parroco. Al termine della celebrazione è intervenuto il neo parroco, non limitandosi ai ringraziamenti non affatto di circostanza ma sentiti. Ha ringraziato l’arcivescovo per la fiducia accordatagli e per avergli concesso la scelta del 1° ottobre come avvio del suo nuovo servizio alla Chiesa particolare, perché, come lo stesso don Briziarelli ha spiegato, «è il giorno della festa di Santa Teresina, che è la santa dell’Amore eterno per Gesù, della mia vocazione e per l’ottobre dedicato a Maria e per l’ottobre missionario. Papa Francesco, nell’Evangelii gaudium, dice che il significato di missione è uscire da sé stessi per andare verso qualcun altro e chiedo al Signore che mi permetta di uscire da me stesso e andare verso gli altri».

Cammino insieme al servizio del bene comune. Rivolgendosi ai rappresentanti delle Istituzioni civili presenti (ha portato il saluto dell’Amministrazione comunale il vice sindaco Gianluca Tuteri), il neo parroco ha commentato: «siete qui anche per amicizia e per cammino di vita e di relazione che stiamo facendo, con qualcuno da tantissimi anni e con qualcun altro da più vicino».

Padre e figlio della comunità. Soffermandosi sui poveri, don Briziarelli ha detto che «san Lorenzo ci ricorda essere il tesoro della Chiesa». E con tono scherzo si è rivolto ai tanti amici della Caritas e non solo, dicendogli: «Non vi libererete di me, anche se ci avevate forse sperato, invece continuo come continuerà l’impegno con il Malawi, il Kosovo, l’Unitalsi, come assistente ecclesiale, e l’Equipe Notre Dame, come consigliere spirituale… Continuiamo tutti insieme a fare un cammino al servizio della povertà, al servizio del bene comune». Ha concluso chiedendo i parrocchiani e non solo, «comunione e servizio che ci permettano il coraggio dei passi, quel “coraggio dei passi” che il nostro arcivescovo ci ha consegnato nella lettera pastorale. So di dovervi essere padre, ma davanti alla mia famiglia mi consegno come figlio e sono anche figlio vostro. Cerchiamo di camminare insieme, in una comunione che ci renda creativi, che ci faccia intuire lo Spirito Santo dove vorrà portarci».

Santa Maria degli Angeli – celebrazioni per la solennità di San Francesco

Celebrazioni per il santo Patrono d’Italia, Francesco d’Assisi, a cui quest’anno renderà omaggio – a nome di tutti i Comuni italiani – la Regione Valle d’Aosta, con il pellegrinaggio al luogo del beato Transito, presso la Porziuncola, e la simbolica offerta dell’olio per la lampada votiva che arde dinanzi alla sua tomba presso il Sacro Convento di Assisi.
In ricordo di Frate Jacopa, la nobildonna romana amica di san Francesco presente alla Porziuncola nell’imminenza del Transito, la “Rosa d’argento” – annuale riconoscimento attribuito a una donna del nostro tempo testimone di fede, speranza e carità – verrà consegnata alla sig.ra Vanna Balducci. Il suo impegno nell’educazione e nell’accompagnamento dei giovani l’ha portata a scegliere, insieme alla sua famiglia, di lavorare e vivere all’interno dell’Istituto San Giuseppe di Aosta, un Collegio che accoglie ragazzi e ragazze delle Scuole Superiori e alcuni universitari che arrivano dalle vallate più lontane della nostra regione.

Nel giorno del Transito, martedì 3 ottobre alle ore 18.00, la Solenne Celebrazione dei Primi Vespri “nel Transito di San Francesco” presieduti da S. Ecc.za Mons. Franco Lovignana, Vescovo di Aosta e Presidente della Conferenza Episcopale Piemontese con l’assistenza di S. Em. Card. Agostino Vallini, Legato Pontificio per le Basiliche di Assisi. Partecipano i Sacerdoti della Valle d’Aosta e S. Ecc. Mons. Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi-Nocera U.- Gualdo Tadino e Foligno, e i Ministri Generali e Provinciali delle Famiglie Francescane e i Pellegrini della Diocesi di Aosta. Al termine della celebrazione, il saluto di Fr. Massimo Fusarelli, Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori.
Alle 21.00, nel magnifico Santuario di San Damiano Don Fabio Bredy, Vicario Generale della Diocesi di Aosta, presiederà la Veglia per i giovani; mentre alle 21.30, nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli, p. Roberto Genuin, Ministro Generale dei Frati Minori Cappuccini, presiederà la Veglia di preghiera.

Programma completo delle celebrazioni

30 settembre – 2 ottobre 2023
Basilica Papale di S. Maria degli Angeli in Porziuncola
ore 21.15: TRIDUO di preparazione alla SOLENNITÀ di SAN FRANCESCO
“Vita e Regola: osservare il Vangelo”. Presiede Fr. Cesare Vaiani OFM
30 settembre: La vita e la regola proposta da Francesco
1 ottobre: Avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione
2 ottobre: Come andare per il mondo

Martedì 3 OTTOBRE 2023
Basilica Papale di S. Maria degli Angeli in Porziuncola
ore 7.00 – 8.00 – 9.00: Celebrazione Eucaristica
ore 9.30: Sala del Refettorietto del Convento Porziuncola – Presentazione del riconoscimento “Rosa d’Argento” Donne del nostro tempo testimoni di fede, speranza e carità Frate Jacopa 2023 sig.ra VANNA BALDUCCI.
ore 10.30: “Offerta dei fiori” con Frate Jacopa, sig.ra Vanna Balducci, il Sindaco di Assisi, una rappresentanza del Comune e dello “Storico Cantiere” di Marino (Roma), e della Pro Loco di Santa Maria degli Angeli
ore 11.00: SOLENNE CELEBRAZIONE EUCARISTICA ”NEL TRANSITO DI SAN FRANCESCO”
Presiede p. Francesco Piloni, Ministro provinciale dei Frati Minori di Umbria-Sardegna. Frate Jacopa offre il panno cenerino, i ceri, i mostaccioli e l’incenso. ll Custode del Protoconvento Porziuncola consegna il riconoscimento “Rosa d’Argento” 2023. La Pro Loco di Santa Maria degli Angeli e l’Associazione “Priori del piatto di Sant’Antonio abate”, a nome della Comunità angelana, offrono i fiori per il luogo del Transito
ore 17.30: Accoglienza delle autorità civili p. Massimo Travascio, Custode del Convento di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola, accoglierà all’ingresso della Basilica le autorità civili con la partecipazione dei Presidenti delle Regioni e delle Province della Valle d’Aosta e dell’Umbria, dei Sindaci della Valle d’Aosta e di Assisi.
ore 18.00: CELEBRAZIONE DEI PRIMI VESPRI ”NEL TRANSITO DI SAN FRANCESCO”
Presiede S. Ecc.za Mons. Franco Lovignana, Vescovo di Aosta e Presidente della Conferenza Episcopale Piemontese con l’assistenza di S. Em. Card. Agostino Vallini, Legato Pontificio per le Basiliche di Assisi. Partecipano il Vescovo di Assisi, i Ministri Generali e Provinciali delle Famiglie Francescane.
ore 21.30: Veglia di preghiera
Presiede p. Roberto Genuin, Ministro Generale dei Frati Minori Cappuccini
Santuario di San Damiano
ore 21.00: Veglia con i giovani, presiede Don Fabio Bredy, Vicario Generale della Diocesi di Aosta.

Mercoledì 4 OTTOBRE 2023
SOLENNITÀ di SAN FRANCESCO Patrono d’Italia
Basilica Papale di S. Maria degli Angeli in Porziuncola
ore 7.00* – 8.30 – 10.00 – 11.00 – 16.00 – 18.00: Celebrazione Eucaristica
*7.00: Presiede Fr. Massimo Fusarelli OFM, Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori.
ore 19.00: Secondi Vespri della Solennità in Cappella Papale
Presiede Fr. Francesco Piloni OFM, Ministro Provinciale dei Frati Minori di Umbria e Sardegna.
Il canto durante le celebrazioni liturgiche sarà eseguito dalla Corale Porziuncola della Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli, diretto dal M° p. Matteo Ferraldeschi OFM e accompagnato dall’organista M° Jacopo Zembi.
La liturgia sarà guidata dal M° p. Andrea Dall’Amico OFM.

Depliant invito 2023(0)

Al via le lezioni agli Istituti Teologico e Superiore di Scienze Religiose di Assisi. Mons. Boccardo, presidente Ceu e moderatore degli Istituti: «Le proposte didattico-formative vogliono essere un contributo intelligente alla vita delle nostre Chiese; uno sguardo non ansioso sulla realtà, ma coraggioso e capace di guardare al futuro»

Lunedì 25 settembre riprendono le lezioni agli Istituti Teologico (ITA) e Superiore di Scienze Religiose (ISSRA) di Assisi. L’ITA, il cui preside è padre Giulio Michelini, ofm, offre la formazione culturale, biblica e teologica dei candidati ai ministeri ordinati e agli altri ministeri ecclesiali, la formazione permanente del clero e la preparazione dei laici. L’ISSRA, invece, diretto da suor Roberta Vinerba, propone la formazione nell’ambito del sapere teologico e delle scienze religiose nel confronto con la cultura contemporanea finalizzata alla formazione religiosa di laici e di persone consacrate per l’assunzione di impieghi professionali in differenti ambiti della vita ecclesiale e secolare.
Sempre più laici iscritti. Lo scorso anno i due Istituti contavano circa 250 studenti. Le iscrizioni per questo nuovo anno sono ancora in corso e c’è possibilità di effettuarle fino al 15 ottobre p.v. (per maggiori info consultare il sito internet https://www.ita-issra.it/). Da sottolineare, in particolare, che cresce sempre di più il numero di laici che s’iscrivono all’ISSRA per avere una formazione personale, consapevoli che le scienze religiose sono una riserva di senso importante in un tempo, ci dice il Papa, dove progresso e benessere stanno producendo la «società della stanchezza».
Le parole del Moderatore degli Istituti. «A nome dei Vescovi dell’Umbria – afferma mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, presidente della Conferenza episcopale umbra e moderatore dei due Istituti – auguro ai docenti, al personale non docente e agli studenti dell’ITA e dell’ISSRA un buon anno accademico. Queste due preziose istituzioni aiutano i futuri sacerdoti, i consacrati e i fedeli laici a pensare la fede e ad acquisire la necessaria e corretta formazione per annunciare e testimoniare la gioia del Vangelo. Le proposte didattico-formative dei nostri Istituti vogliono essere un contributo intelligente alla vita delle nostre Chiese; uno sguardo non ansioso sulla realtà, ma coraggioso e capace di guardare al futuro. L’ITA e l’ISRRA, infine, possono sostenere le Diocesi umbre nel fare dello stile e della mentalità sinodale un modo e un metodo del nostro essere ‘Chiesa in missione’, al servizio della gioia del Vangelo tra la gente del nostro territorio».
Inaugurazione Anno Accademico col card. Grech. Il 24 novembre prossimo ci sarà l’inaugurazione ufficiale dell’Anno Accademico dei due Istituti: giungerà ad Assisi il cardinale Mario Grech, Segretario Generale della Segreteria Generale del Sinodo.

Diocesi Orvieto – Todi: all’assemblea del clero, mons. Sigismondi indica: “le priorità pastorali in una stagione ecclesiale chiamata ad assumere una corretta “postura sinodale”

Giovedì 21 settembre, mons. Gualtiero Sigismondi, alle soglie del nuovo Anno pastorale, ha convocato il Presbiterio diocesano a Collevalenza, presso la Casa del Pellegrino del Santuario dell’Amore Misericordioso, per un’inedita Assemblea del Clero.
Dopo la recita dell’Ora Terza, Presbiteri e Diaconi hanno ascoltato con attenzione la riflessione del Vescovo, offerta “a viso aperto”, alla luce dei tre anni dall’inizio del suo ministero episcopale nella nostra Chiesa di Orvieto-Todi. Un intervento puntuale, volto a sottolineare le difficoltà e i limiti riscontrati in questo tempo e a tracciare la rotta per una “conversione dello sguardo”, di cui ha bisogno la vita pastorale; una conversione che richiede umiltà e mitezza e che vuol dire sia “cambiare strada”, facendo un’inversione di marcia, sia “cambiare mentalità”, rinnovando idee e comportamenti. Uno sguardo panoramico, dunque, quello di Mons. Gualtiero, sulla storia della nostra Diocesi e sulle prospettive future, partendo dalla constatazione che ciò che “diverse Diocesi in Italia stanno iniziando a sperimentare, la nostra Chiesa particolare l’ha già vissuto e, in larga parte, compiuto”: esplicito il riferimento all’unificazione, risalente al 1986, delle Diocesi di Orvieto e di Todi. “C’è ancora molto da fare – ha continuato – per superare l’illusione di essere ‘un solo corpo’ senza avere ‘un cuore solo e un’anima sola’ (At 4,32)”. Nella consapevolezza che la Diocesi ha il suo baricentro nel Duomo di Orvieto, “casa della Chiesa particolare” da sentire come propria dimora sia dai fedeli che dai pastori, occorre, dunque, vivere la “spiritualità della comunione”, anzitutto non disertando alcuni importanti appuntamenti ecclesiali.

Come “allenatore” e “arbitro” del gioco di squadra del Presbiterio, si è poi soffermato sull’importanza di essere in “perfetta unione di pensiero e di sentire” (cf. 1Cor 1,10); ciò costituisce anche il più sicuro investimento vocazionale, lontano anni luce da spregiudicate campagne acquisti di sedicenti seminaristi o di clerici vagantes. In ambito vocazionale, la fecondità è assicurata dalla testimonianza di una vita sacerdotale bella, felice e refrattaria al “malumore della mediocrità”.
Proseguendo il suo intervento ha evidenziato come, oggi, la nostra Chiesa particolare sia impoverita nel numero dei preti, delle persone consacrate e delle claustrali, e anche invecchiata nell’età media di coloro che vivono una qualche appartenenza ecclesiale. “È venuto il momento – ha, pertanto, detto – di mettere in atto delle forme di presenza pastorale coraggiose e innovative, concentrando le forze su alcune esperienze capaci di imprimere un nuovo indirizzo. Edificare comunità cristiane che evangelizzano con l’andatura della passione per la missione … A noi è affidata e chiesta questa sfida … Con la grazia di Dio abbiamo davanti un decennio per invertire la rotta … Il Signore ci dà la forza e la grazia, ma ci indica anche un tempo oltre il quale non possiamo andare”.

Alla luce di questa “agenda dell’essenziale”, occorre riordinare le priorità pastorali in una stagione ecclesiale chiamata ad assumere una corretta “postura sinodale”, che richiede di camminare insieme, varcare la stessa soglia, dimorare insieme, riunirsi e concentrarsi su ciò che è necessario, programmando su tempi medi e lunghi, ma decidendo su tempi brevi. Proprio per questo, la relazione di Mons. Gualtiero è stata scandita, fino a conclusione, con la sottolineatura di aspetti non più rinviabili.
“È ormai tempo – ha affermato – di prendere la ferma decisione di varare le Unità pastorali” (non “agglomerati” di parrocchie ancorate al proprio campanile, ma “infrastrutture” della “conversione missionaria della pastorale”). È questo uno dei principali tentativi in atto per intrecciare, con il “tratto della fraternità”, la “pastorale d’insieme”, una “scommessa”, che necessita anche della presa di coscienza che “il ministero ordinato ha una radicale forma comunitaria e può essere assolto solo come un’opera collettiva” (Pastores dabo vobis, 17).
È ormai tempo, inoltre, di ravvivare il dinamismo della fraternità presbiterale, intercettando le affinità e le compatibilità di tipo relazionale che possano consentire di esplorare la frontiera di “una certa vita comune o una qualche comunità di vita, che può naturalmente assumere forme diverse: può trattarsi, cioè, di coabitazione, là dove è possibile, oppure di una mensa comune, o almeno di frequenti e periodici raduni” (Presbyterorum Ordinis, 8).
“È ormai tempo – ha poi aggiunto – di chiarire il profilo e le forme più coerenti sia per l’inclusione delle donne nei ministeri istituiti del lettore e dell’accolito, sia per l’esercizio del ministero di catechista … Si tratta di ravvivare la radice battesimale della ministerialità in genere, e del catechista in particolare, a cui è affidata la missione di coordinare l’opera di trasmissione della fede e, in mancanza di diaconi, la guida delle celebrazioni in assenza del presbitero e in attesa dell’Eucaristia”.
Ed ancora, ha affermato che è ormai tempo di avviare una formazione “catecumenale” che preveda la forza di piccoli cenacoli domestici per trasmettere la Parola di Dio a un popolo numeroso, magari attraverso la Lectio divina nelle case; di studiare anche e soprattutto nuove forme di dialogo con i giovani, la cui formazione cristiana “non può essere progettata come un ‘vaccino’ da inoculare e da richiamare con ‘eventi’ a ripetizione, ma deve essere pensata creando spazi di avvicinamento alla fede, dei ‘vestiboli’, in cui intercettare le incertezze, le speranze e i desideri propri dell’età della giovinezza”.
È ormai tempo di riscoprire, come Chiesa, la grazia di essere piccolo gregge dove i Presbiteri sono padri, senza farsi prendere dall’ansia del peso gestionale del patrimonio ecclesiastico, seppur essenziale nella vita sacerdotale; padri che sanno di contare su una Curia snellita, che formi alle urgenze della carità e dell’evangelizzazione.

Ha, quindi, di nuovo ribadito la valenza della Scuola diocesana di Teologia per una formazione di qualità, il cui terzo anno prenderà il via il prossimo 18 ottobre, e della Caritas diocesana, della quale ha annunciato l’inaugurazione del Centro operativo presso la parrocchia di Ponte del Sole, che avverrà il prossimo 18 novembre.

Tanto materiale, quello messo in campo dal Vescovo, su cui si è pregato e riflettuto altrettanto, sia durante la Concelebrazione eucaristica nel Santuario del Crocifisso (per leggere l’omelia clicca qui!) sia nel confronto scaturito dai vari interventi dei Sacerdoti, che hanno parlato nella seconda parte della giornata prima della recita dei Vespri.

Nella replica conclusiva, Mons. Gualtiero ha sottolineato ancora una volta l’urgenza della sintonia tra le varie componenti ecclesiali, la necessità di una formazione permanente per i genitori, i catechisti e gli insegnanti di religione, nonché l’esigenza di rendere operativi e assolutamente trasparenti in tutte le Unità pastorali sia il Consiglio Pastorale che i Consigli per gli Affari economici. Un lavoro goccia a goccia per rendere più fertile e fecondo tutto l’impegno che ci aspetta, dunque, per i prossimi dieci anni.

Perugia – GMG di Lisbona i giovani all’incontro di “ripartenza”. L’arcivescovo Ivan Maffeis: «Voi siete una benedizione di Dio per questa Chiesa e per questa società»

Più che un incontro di “verifica” di quanto hanno vissuto i giovani della diocesi di Perugia-Città della Pieve alla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona, è stato un incontro di “testimonianza e ripartenza per la GMG della loro vita”, quello che si è tenuto nella chiesa parrocchiale di San Sisto di Perugia la sera del 14 settembre. Un appuntamento organizzato dalla Pastorale Giovanile nell’ambito delle celebrazioni della Festa diocesana della Madonna delle Grazie (12-17 settembre), ricorrenza che coincide con il compimento del primo anno di episcopato dell’arcivescovo Ivan Maffeis. Il «Pastore Ivan», così è chiamato da tanti ragazzi e ragazze, si è messo in ascolto dei racconti di alcuni di loro introdotti dal direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Giovanile, don Luca Delunghi. Racconti intervallati da canti intonati alla GMG, da letture della Parola di Dio e dal discorso di Papa nell’udienza generale svoltasi all’indomani della Giornata.

Non domande, ma risposte. «Questa sera siamo più dei 600 che eravamo in Portogallo», ha commentato don Luca Delunghi, nel presentare la serata, a riprova dell’interesse dei giovani per la coinvolgete esperienza della GMG che va oltre il suo momento, lasciando dei segni nella vita umana e cristiana di ciascuno, da come si è colto dalle testimolnianze.

I giovani non hanno formulato domande alla Chiesa sul senso da dare alla vita, ma hanno dato risposte loro stessi nel riflettere sull’esperienza di quindici giorni da pellegrini tra il Portogallo e la Francia (la tappa finale del loro viaggio è stato il Santuario di Lourdes).

I «legami di Chiesa» della GMG. Al termine dell’incontro la sorpresa di avere tra i presenti una delle famiglie portoghesi, della Diocesi di Aveiro, che hanno accolto i giovani perugino-pievesi; è ospite a Perugia, in questi giorni, a casa di una ragazza da loro accolta ad Aveiro. A presentare gli amici portoghesi è stato don Simone Pascarosa, vicario episcopale per la Pastorale, che, insieme ad altri quindici sacerdoti, aveva accompagnato il pellegrinaggio dei giovani. Lo stesso don Pascarosa ha esortato i giovani di tenere i legami con le famiglie amiche portoghesi, perché la GMG è anche questo nel tessere, ha detto, «legami di Chiesa».

Il Signore visita e salva il suo Popolo. L’arcivescovo Maffeis, che ha voluto ascoltare più che intervenire, al termine della serata, ha concluso riprendendo quanto raccontato dai giovani. «Abbiamo cantato con il Vangelo: “Benedetto il Signore che visita e redime il suo popolo” e questo dove avviene?». Ha domandato ai giovani mons. Maffeis. «La risposta – ha proseguito – ce l’avete consegnata poco fa voi stessi. Emma, nel suo racconto, ci ha aiutato a capire che Dio visita e salva il suo popolo in credenti che non smarriscono la luce degli occhi e del cuore in una società troppe volte spenta; Matteo, con la sua testimonianza, ci porta a riconoscere che Dio visita e salva il suo Popolo in ragazzi e ragazze che non si rassegnano semplicemente al lasciarsi vivere, ma cercano una strada di vita, su cui impegnare la vita; Gabriele ci ha portato la forza delle parole essenziali, che, come cantano i poeti, non nascono dai diamanti, ma fioriscono dal letame, dalla semplicità, dalla vita; Irene si è fatta testimone di un Dio che ascolta, che ha a cuore: capacità così rara, nonostante risponda al desiderio che abbiamo tutti di qualcuno che ci ascolti con gratuità; Elena, con molta schiettezza ci ha detto: “mi sono sentita amata (e questo è ancor più bello sentirlo in un momento in cui troppe donne vengono violentate ed uccise) e ho capito cosa significhi mettersi al servizio”; Gloria ha ricondotto la vista di Dio alla saggezza e al quel cuore docile che sa stare nelle situazioni, anche in quelle pesanti…».

Saper dare un volto alla Parola. «Abbiamo ascoltato solo sei di voi – ha concluso mons. Maffeis –, bisognerebbe andare avanti perché, sono sicuro che ciascuno di voi ha una parola da dire con cui dare un volto alle parole del Vangelo. Vi auguro davvero di tornare a casa con la fiducia che il Signore è con noi tutti i giorni fino alla fine del tempo. E non dimenticate: voi siete una benedizione di Dio per questa Chiesa, per questo tempo, per questa stessa società».

Perugia – celebrata la festa diocesana della Madonna delle Grazie in cattedrale. Conferito il Pallio all’arcivescovo mons. Ivan Maffeis dal Nunzio apostolico mons. Emil Paul Tscherring

«Abbiamo celebrato e ringraziato insieme il Signore, via e verità ultima, pienezza della nostra esistenza. In Lui troviamo la pace, nella sua Parola, nel pane dell’Eucaristia, nella sua Croce, nei fratelli, a partire dai più poveri, bisognosi e sofferenti». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis in una gremita cattedrale di San Lorenzo di Perugia, il pomeriggio del 12 settembre, a conclusione della celebrazione eucaristica della Festa diocesana della Madonna delle Grazie. Celebrazione in cui è stato ricordato il primo anno di episcopato di mons. Maffeis e conferito allo stesso presule il Pallio degli arcivescovi metropoliti dal Nunzio apostolico in Italia, mons. Emil Paul Tscherring, alla presenza dei vescovi delle Diocesi della Metropolia, di numerosi sacerdoti e diaconi e di diversi rappresentanti delle Istituzioni. Mons. Maffeis, in occasione della festa mariana, ha donato alla comunità diocesana la sua prima Lettera pastorale dal titolo: “Il coraggio del passi”.

Rivolgendosi al rappresentante del Papa, ringraziandolo, mons. Maffeis ha detto: «la sua presenza, prima e più ancora del Pallio, è sigillo della nostra comunione con il successore di Pietro, il Santo Padre Francesco. Grazie ai confratelli nell’episcopato, in ognuno di noi risuona la voce delle nostre Chiese particolari, ma è soltanto insieme, nella comunione e nella collegialità, che possiamo camminare sulla via del Vangelo. Grazie a questo Popolo Santo, ad ogni sacerdote, perché io vi considero la mia famiglia … Grazie per avermi accolto come vostro Pastore, grazie per il legame di fraternità con cui ci aiutiamo a metterci in ascolto di quanto oggi lo Spirito e la Chiesa ci suggeriscono per renderci testimoni dell’Amore di Dio in questo nostro contesto. Grazie alle persone che operano spesso con mille difficoltà nelle nostre Istituzioni civili e militari… Grazie ai rappresentanti della scuola, dell’università, della sanità, del mondo della comunicazione e di diverse confraternite ed associazioni, in quanti, durante quest’anno, ho trovato attenzione ed impegno, disponibilità e condivisione al servizio del bene comune».
«Sotto il manto di Maria, Madre di ogni Grazia – ha concluso mons. Maffeis –, torno ad apporre anche il mio servizio. La sua intercessione e la vostra vicinanza rendano sempre aperta la porta del mio cuore, perché, mi auguro, nell’umiltà e nella gratuità possa essere in mezzo a voi uomo di preghiera per sapere incoraggiare gli altri, uomo di riconciliazione e di pace in dialogo con tutti, segno della gioia del Vangelo, strumento, ad un tempo, della fermezza e della tenerezza di Dio per ogni creatura».

La prima volta del conferimento del Pallio in cattedrale.
Suggestivo è stato il rito del conferimento del Pallio, avvenuto per la prima volta in cattedrale, dopo le nuove disposizioni del Papa: non più nella Basilica vaticana di San Pietro, ma in ogni cattedrale metropolitana. Questo, ha spiegato il Nunzio, «per esaltare il vincolo di intima comunione che esiste tra il Papa, successore di Pietro, ed i Vescovi, successori degli Apostoli, nonché di questi ultimi con il clero, i diaconi, i consacrati e l’intera comunità dei fedeli».
Mons. Tscherring, nell’omelia, ha rivolto ai fedeli perugini il saluto del Santo Padre. «Papa Francesco – ha detto – vi invia la sua Benedizione Apostolica, quale segno della sua paterna sollecitudine per il Popolo di Dio che vive in questa cara Arcidiocesi e nella bella Umbria».
Prima ancora mons. Tscherring aveva spiegato «l’importanza e la bellezza del Pallio», precisando che «la lana bianca con il quale il Pallio è confezionato proviene dagli agnelli di pochi mesi, benedetti dal Papa il giorno di sant’Agnese, il 21 gennaio di ogni anno, allevati dai Monaci Trappisti nel monastero di Tre Fontane, a Roma, luogo dove è stato martirizzato San Paolo Apostolo… Si tratta di un segno antichissimo che i vescovi di Roma, cioè i papi, indossavano dal IV secolo e simbolizza il giogo che Cristo carica sulle Sue spalle».

Perugia – “Il coraggio dei passi”, la prima Lettera pastorale dell’arcivescovo Ivan Maffeis, in “rete” e in edizione cartacea dal 12 settembre, Festa diocesana della Madonna delle Grazie

«Sopra un paio di scarpe da ginnastica, i calzoncini corti e una maglietta sudata, indossa un sorriso discreto e buono, che non si spegne quando i ragazzi – senza troppa convinzione – provano a dipingermelo come esigente e impegnativo. Guardo con sconfinata gratitudine questo prete, che ha compiuto i 75 lo scorso anno: nella calura del tardo pomeriggio congeda i bambini, riassume ai giovani il programma dell’indomani e, nel salutarli, raccomanda loro di ricordarsi di chiudere il cancello dell’Oratorio. Non alza la voce, non ne ha bisogno: ha su di sé gli occhi di tutti. Ed è uno sguardo carico di stima e d’affetto». Così introduce l’arcivescovo Ivan Maffeis la sua prima Lettera pastorale, “Il coraggio dei passi”, alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve, in “rete” (consultabile-scaricabile) e in edizione cartacea (Ed. La Voce, Perugia, settembre 2023, pp. 24) dal 12 settembre, Festa diocesana della Madonna delle Grazie.

Frutto di una puntuale riflessione. Si tratta di un “dono” di mons. Maffeis alla Chiesa che il Papa gli ha affidato un anno fa, l’11 settembre 2022, giorno della sua ordinazione episcopale nella cattedrale di Perugia. Non è un bilancio del suo primo anno di episcopato, ma è il frutto di una puntuale riflessione pastorale dopo aver conosciuto tutte le componenti della Chiesa diocesana, avviato contatti con le realtà istituzionali, socio-culturali e produttive del territorio, soprattutto su quanto è emerso dall’Assemblea diocesana dello scorso maggio. La prossima si svolgerà il 15 ottobre 2023 (dalle ore 15.30), presso la chiesa San Giovanni Paolo II in Ponte della Pietra. Il tema, che verrà introdotto dallo stesso Maffeis, approfondito nei lavori di gruppo, è: Unità pastorali, una scelta missionaria. Un cambiamento di passo in stile sinodale.

Una proposta di cammino. Questa lettera è, come si evince dal titolo, una proposta di cammino che attende la Chiesa perugino-pievese per essere sempre più evangelizzatrice, missionaria e profetica al suo interno e all’esterno, con uno sguardo privilegiato al mondo giovanile (non è casuale l’immagine di giovani in copertina), per contribuire allo sviluppo di una società più umana e più giusta per dirsi, in primis, cristiana. Mons. Maffeis, fin dalle prime righe, cita sacerdoti, giovani e oratori, una sorta di “viatico” alla «cronaca estiva» che «ci ha messo sotto gli occhi episodi in cui a farla da padrone è la povertà di senso. Diciasettenni che mettono a ferro e fuoco città, saccheggiando negozi di marca. Minorenni accusati di aver trasformato una festa in violenza e abuso ai danni di ragazzine. Femminicidi quotidiani, compiuti da chi confonde l’amore con il possesso, la persona con la cosa».

Tanti don Milani. «Questo sfondo rende ancora più grandi le figure di tanti educatori – preti e giovani animatori – che si sono lasciati coinvolgere nella vita di migliaia di bambini e adolescenti con settimane di Grest, campi estivi, Gmg di Lisbona, StarCup. Come i Salesiani, con la loro attenzione a offrire ai giovani l’opportunità di inserirsi a pieno titolo nella vita e nel mondo del lavoro. O come i Conventuali che, durante Umbria Jazz, hanno portato la freschezza dell’esperienza cristiana nelle piazze… Quanti don Milani conosce questa nostra Chiesa! Diversi per età, storia e sensibilità, sono accomunati dalla passione per la vita buona del Vangelo; proprio come il Priore di Barbiana – del quale ricorrono i cent’anni dalla nascita – rinnovano a ogni ragazzo il loro I care: mi riguardi, mi interessi, mi stai a cuore».

Anticorpo all’isolamento. «In una stagione di fragilità diffusa – scrive Maffeis –, la comunità cristiana rimane un anticorpo all’isolamento, un presidio inestimabile che plasma e chiama in gioco la responsabilità individuale, una proposta di percorsi di incontro, di formazione e di spiritualità, aperta anche a quanti non conoscono gli ambienti parrocchiali o che se ne sono allontanati; una rete di relazioni che accoglie, custodisce e accompagna la crescita delle giovani generazioni».

Il nuovo anno scolastico. L’arcivescovo si sofferma anche sul «nuovo anno scolastico» rivolgendo «a ogni insegnante – a partire da quelli di religione – l’augurio di un tempo reso fecondo dall’attenzione ai ragazzi e dall’alleanza educativa con le famiglie: sono condizioni per poter condividere sui banchi della vita quei beni culturali e relazionali che rendono interessante e significativa la giornata di ciascuno».

Attenzione alla centralità della persona. I titoli di ciascun capitolo della Lettera sintetizzano bene il contenuto: “Mi stai a cuore”, “La Consegna dell’Assemblea diocesana”, “Se la fede s’allontata dalla sorgente”, “Punti di forza”, “Passi di cambiamento” e “Il tratto di strada che ci attende”. Tra i “Punti di forza” come non evidenziare quello della carità in cui, scrive mons. Maffeis, «si respira una discreta capacità di fare rete, conseguenza di un investimento lungimirante e perseverante, come dimostrano i Centri d’ascolto, gli empori, le mense della Caritas, le Case della Carità: tutte realtà contraddistinte dalla formazione degli operatori e dall’attenzione a chi si trova nel bisogno ed è esposto a situazioni di fragilità, malattia, disabilità, emarginazione e solitudine. L’Opera don Guanella, posta lungo la Strada Tuderte, la Villa Nazarena a Pozzuolo, il Villaggio Santa Caterina a Solfagnano come le tante residenze che – a partire da Fontenuovo – ospitano anziani, sono solo alcuni esempi di realtà certamente diverse, ma accomunate dall’attenzione per la centralità della persona».

No a una Chiesa appesantita. Nel soffermarsi sui “Passi di cambiamento”, l’arcivescovo riflette su quanto ha detto il Papa ai vescovi italiani lo scorso maggio: «Una Chiesa appesantita dalle strutture, dalla burocrazia, dal formalismo faticherà a camminare nella storia al passo dello Spirito, rimarrà lì e non potrà camminare incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo… Dovremmo domandarci quanto facciamo spazio e quanto ascoltiamo realmente nelle nostre comunità le voci dei giovani, delle donne, dei poveri, di coloro che sono delusi, di chi nella vita è stato ferito ed è arrabbiato con la Chiesa».

Andare avanti con coraggio. Inoltre, evidenzia Maffeis pensando ai contributi dell’Assemblea diocesana e a quanto detto dal Papa, «le nostre comunità avvertono l’importanza e perfino l’urgenza di avere il coraggio del nuovo, pur senza dimenticare la ricchezza della Tradizione: un nuovo modo di essere Chiesa, di vivere da cristiani, di fare le cose». E per “Il tratto di strada che ci attende”, mons. Maffeis è ottimista, com’è il suo carattere incoraggiante e speranzoso che aiuta molto il cammino della Chiesa perugino-pievese. «Andiamo avanti con coraggio – scrive nel concludere la Lettera –, memori che le vere riforme della Chiesa sono state attuate dai Santi. Non è forse strettamente legata a molti di loro – a partire da San Benedetto e da San Francesco – la stessa bellezza della nostra terra umbra?».

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