Città di Castello – festa dei patroni Florido e Amanzio, l’omelia del vescovo Cancian

La comunità diocesana celebra la solennità dei santi patroni Florido, vescovo, ed Amanzio Sacerdote. Martedì 12 novembre in Cattedrale alle 18 la celebrazione dei primi vespri solenni cui seguirà la Santa Messa alle ore 18.30. Dopo cena, alle ore 21 la veglia dei giovani organizzata dalla Pastorale Giovanile.
Mercoledì 13 novembre, il giorno della festa, le messe saranno celebrate nel Duomo inferiore dalle 8 alle 12. Alle ore 18 il pontificale presieduto da mons. Domenico Cancian.

L’OMELIA DEL VESCOVO
Saluto cordialmente il carissimo Don Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata e figlio della nostra diocesi, il clero (sacerdoti e diaconi), religiosi/e, le sorelle claustrali, i fedeli laici e tutte le persone che abitano questo nostro territorio dell’alta valle del Tevere evangelizzato da San Crescenziano e compagni martiri. Siamo qui a celebrare la solennità dei nostri Patroni, i santi Florido vescovo, Amanzio sacerdote e il laico-eremita Donnino che nel VI secolo, dopo la distruzione inflitta da Totila, ricostruirono dalle rovine una città ancora più bella e fecero rifiorire di fede viva la comunità cristiana. Per questo li riconosciamo come i padri fondatori della nostra città e della nostra Chiesa (la nostra Cattedrale li richiama in tante artistiche modalità).

Un saluto tutto particolare alla nuova presidente della Giunta regionale Donatella Tesei, insediatasi l’altro ieri a Palazzo Donini, al Signor Prefetto di Perugia Claudio Sgaraglia, al Questore di Perugia Mario Finocchiaro, al sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta,e tramite lui ai sindaci ed ai rappresentanti degli altri sei comuni della diocesi. Ringrazio il sindaco di Pietralunga, Mirko Ceci, che fra poco offrirà l’olio per la lampada che arderà in onore dei nostri Patroni. Saluto Andrea Lignani Marchesani in rappresentanza della Provincia di Perugia e tutte le altre autorità civili, politiche e militari qui presenti che avrò il piacere di ringraziare dopo la celebrazione.

In questa solenne celebrazione che vede tanta partecipazione di popolo, chiediamo per l’intercessione della Madonna e dei nostri santi Patroni, la grazia di ravvivare la nostra fede cristiana, invocando il perdono per i nostri peccati

Omelia

Cari fratelli e sorelle,
la festa di San Florido quest’anno capita in un momento delicato e complesso, a livello ecclesiale, sociale e politico. È in atto un grande cambiamento nella nostra regione, nel nostro Paese ed anche nel mondo. Un cambiamento che con ogni probabilità continuerà in maniera sempre più vertiginosa e imprevedibile. Sono in atto processi accelerati di trasformazioni che dovremmo saper governare con sapiente responsabilità per volgerli verso una migliore umanizzazione, a partire dall’ecologia e dall’ambiente.
“Il Paese che non va“ titolava recentemente l’editoriale di un grande quotidiano. E spiegava che l’Italia è la cenerentola dell’Europa circa la crescita, il debito, il crollo demografico, la crisi delle aziende, il gap fra Nord e Sud, e tutto questo accompagnato da momenti di delusione, tensione e a volte anche di scoramento.
Nel mondo vediamo situazioni analoghe: ci arrivano segnali di speranza ma anche di grande preoccupazione. Basti citare la recente celebrazione dei trent’anni della caduta del muro di Berlino: due mondi, divisi per decenni, si sono rincontrati dopo una straordinaria rivoluzione pacifica. Davvero un grande evento, ma ahimè oggi i muri si sono moltiplicati. Muri che dividono ricchi e poveri, quell’1% dell’umanità che si è impossessata del 99% della ricchezza del pianeta e miliardi di persone che cercano un futuro (e tra questi molti adolescenti e giovani). Tensioni sociali riscontriamo in tanti paesi del mondo.

La nostra regione innegabilmente vive un momento di grande cambiamento sociale, culturale, oltre che politico. Alla Presidente Donatella Tesei, appena insediatasi, e che ringrazio molto per aver accettato l’invito nonostante i pressanti impegni di inizio mandato,auguriamo di realizzare il proposito, da lei stessa formulato, “di lavorare nell’interesse generale, con umiltà e grande impegno, cercando la collaborazione di tutti”.

Ho richiamato volutamente il contesto in cui viviamo perché i nostri Patroni nella loro situazione ancor più critica hanno dato una testimonianza tutt’altro che devozionale e datata. Il fatto di essere qui in tanti non può essere solamente celebrativo. Vedendo con i loro occhi le rovine della città,i nostri santi non si sono limitati al lamento, alla rassegnazione e nemmeno hanno pensato a loro stessi. Loro si sono rimboccati le maniche e hanno chiamato a raccolta la gente, realizzando tutti insieme una ricostruzione materiale e spirituale che ha fatto rifiorire la comunità civile e quella cristiana. Una reazione forte e positiva, un sussulto corale di intelligente coraggio che ha portato ad un cambiamento storico e culturale altamente positivo.

Da dove hanno attinto ispirazione e forza? Certamente dalla Parola di Dio che abbiamo ora ora ascoltato. Da questa stessa Parola, che è davvero Parola di vita eterna, possiamo trarre anche noi le motivazioni per la ricostruzione umana e cristiana del nostro territorio. Tutti insieme possiamo diventare costruttori di un umanesimo cristiano propulsore, come lo è stato nel passato, di profondo rinnovamento.

Ecco i suggerimenti della Parola di Dio e dei nostri santi.

Il Signore è l’unico vero buon pastore dell’umanità.
Su di lui anche noi possiamo contare, viste anche le nostre debole forze. Ascoltiamo il Buon Pastore che continua a chiamarci per nome, a cercarci con amore quando ci perdiamo, ad accompagnarci sulla strada giusta e a darci speranza. Lui, morto e risorto per noi, è presente e operante nella storia personale e in quella del mondo, soprattutto quando ci appare confusa. Lo possiamo incontrare nella preghiera di ogni giorno, nel suo Vangelo, nell’eucaristia domenicale. Con lui possiamo vincere il male che è dentro e fuori di noi. I nostri Patroni ci invitano a riprendere in mano la fede e a riscoprire la gioia del Vangelo perché da qui proviene la luce e la forza per una vita nuova.

Occorre lavorare insieme come fratelli e sorelle.
Sia la lettura del profeta Ezechiele che il passo evangelico ci propongono parallelamente all’immagine del buon pastore quella del suo gregge, composto da coloro che lo ascoltano e lo seguono. I nostri Patroni hanno saputo collaborare tra loro, in équipe diremmo noi, si sono sostenuti a vicenda con stima e amicizia. È la forza della comunità.
Florido vescovo, Amanzio sacerdote e il laico, poi eremita, Donnino, con diversi ministeri e modalità, hanno portato avanti l’opera del rinnovamento della Chiesa e della società. Il Signore chiama anche noi a stare con lui e a vivere la fraternità nella comunità cristiana che abita questa stupenda alta valle del Tevere, questa nostra madre Chiesa Tifernate qui raccolta a festa.
Il Vangelo ci aiuti a dare nuova forma all’uomo e al cristiano, a immaginare un nuovo umanesimo, un nuovo modo di vivere questo tempo. Possiamo così allargare lo sguardo, sentire la gioia di vivere e di generare vita, di procreare, di aprire nuovi orizzonti.

Le nostre responsabilità personali, sociali, ecclesiali.
Fratelli, noi possiamo aiutarci oppure anche farci del male, cercare il bene comune o quello di parte, dialogare con attenzione e rispetto oppure alzare i toni, essere arroganti e far violenza. Sta alla responsabilità di ciascuno di noi cambiare le cose.
Dice la seconda lettura rivolgendosi ai responsabili delle comunità:“Vivete le relazioni come servizio e non come padroni delle persone a voi affidate, non per forza ma volentieri, non per interesse ma con animo generoso e gratuito, imitando il buon Pastore che ha dato la vita per tutti noi”.
È questa la dimensione politica ispirata dalla fede cristiana. È ciò che più occorre oggi. Il Signore e la gente vogliono leaders, maestri, educatori, genitori, formatori e preti così come ci hanno testimoniato i Patroni, che veneriamo per la loro dedizione al vero bene della gente. Nel rispetto dell’autonomia delle varie realtà e del ruolo di ciascuno, con onestà e trasparenza, con umiltà e spirito di corresponsabilità. Amanti e servitori del popolo alla maniera di Cristo che ha offerto gratuitamente il pane, la guarigione dal male, il perdono dei peccati, la grazia di passare dall’egoismo all’amore. Così possiamo affrontare le nostre sfide creando un positivo cambiamento storico.
E su questo, fratelli cristiani, richiamo quello che ci siamo detti in Assembleaa Foligno il mese scorso, quando le otto chiese dell’Umbria hanno riflettuto sul tema: “L’annuncio di Gesù Cristo in Umbria”. Abbiamo ribadito la responsabilità dei cristiani sia di testimoniare Gesù come fonte di gioia (il tesoro nascosto) e di comunione fraterna, sia come impegno sociale, culturale e politico, capace di rispondere ai veri bisogni della gente. Il Vangelo è luce e sale, offre l’ispirazione e dà forza per vivere con lo stile di Gesù: mite, cordiale, sincero, coraggioso.
Questo crea relazioni quotidiane vere, buone e belle; crea alleanze e amicizie che nella ricerca sincera della verità e del bene di tutti, a cominciare dagli ultimi, sviluppano processi virtuosi innovativi a tutti i livelli.
Giustamente il cardinale Bassetti l’altro ieri ha rivolto ai cattolici un accorato appello. Diceva: “È l’ora di una nuova presenza in politica dei cristiani laici che perseguano il maggior bene possibile in dialogo con tutti, mettendo al centro il bene della persona, specie quella più fragile ed emarginata, la pace, il lavoro, la famiglia, i giovani, i poveri e l’ambiente”. La fede non può non affrontare queste sfide decisive,in dialogo col mondo di oggi. Il Signore continua ad amarlo e ci chiede di esserci dentro con lo stesso suo amore, senza condividerne la mondanità antievangelica che in realtà non fa il bene di nessuno. Proprio per crescere in questa fede dai risvolti sociali e culturali, la nostra Scuola Diocesana di Formazione Teologica sta offrendo percorsi utili e attuali. Prendeteli in considerazione.

Concludo facendo presente due felici ricorrenze che ci incoraggiano.

Anzitutto latestimonianza della beata Margherita di cui il prossimo anno celebreremo, insieme alla diocesi di Urbino, il settimo centenario della morte. Questa cattedrale, che la vede ritratta con i santi tifernati sopra il presbiterio, testimonia la venerazione della nostra chiesa. Nata cieca e storpia, abbandonata dai genitori, divenne esempio di accoglienza verso i più poveri, i disabili come lei. Era cieca e viveva nella luce.

Seconda ricorrenza. Proprio oggi il CEIS celebra i 30 anni di attività nei confronti dei tossicodipendenti. Grazie ai vari direttori (in questi ultimi anni Don Paolino Trani) e ai tanti collaboratori, diverse centinaia di ragazzi vittime della droga (ahimè ancora oggi tanto diffusa), hanno ricevuto notevole aiuto attraverso impegnativi percorsi.Non pochi di loro stanno testimoniando la gioia di una vita nuova ritrovata.
Il 7 dicembre al Teatro Comunale con la presenza del Card. Bassetti verrà raccontata questa encomiabile attività.

Fratelli e sorelle, il Signore, per intercessione dei nostri Patroni, benedica Città di Castello e la Chiesa Tifernate!

Messaggio – invito del vescovo mons. Domenico Cancian

Florido e Amanzio sono riconosciuti come i Padri fondatori della Città e della Chiesa, distrutte da Totila. Vissero in un periodo storico di grande cambiamento: la decadenza alla fine dell’impero romano, le invasioni dei nuovi popoli, la distruzione e soprattutto la ricostruzione che segna l’inizio di una nuova epoca sociale, culturale, ecclesiale. Loro, i nostri Patroni, ne sono stati protagonisti e come tali hanno qualcosa di interessante da suggerire anche a noi che stiamo vivendo un grande “cambiamento d’epoca”.

Proprio in quel periodo così turbolento (VI secolo) si incontrarono con grandi santi: con sant’Ercolano vescovo di Perugia del cui martirio furono testimoni, con a san Fortunato vescovo di Todi e perfino col papa san Gregorio Magno che li cita nei suoi Dialoghi. Ricordiamo infine che i nostri santi erano nel pieno della loro giovinezza quando moriva san Benedetto, di cui avranno sentito la fama.

La festa dei patroni quest’anno capita in un momento delicato e complesso, a livello ecclesiale, sociale e politico. È in atto un grande cambiamento nella nostra regione, nel nostro Paese ed anche nel mondo. Un cambiamento che con ogni probabilità continuerà in maniera sempre più vertiginosa e imprevedibile. Sono in atto processi accelerati di trasformazioni che dovremmo saper governare con sapiente responsabilità per volgerli verso una migliore umanizzazione, a partire dall’ecologia e dall’ambiente.

Dinanzi a questa situazione quello che hanno fatto i nostri Patroni potrebbe rappresentare un suggerimento tutt’altro che devozionale e datato. Vedendo con i loro occhi le rovine della città, i nostri santi non si sono limitati al lamento, alla rassegnazione e nemmeno hanno pensato a loro stessi, a ricostruire la propria abitazione. Loro si sono rimboccati le maniche e hanno chiamato a raccolta la gente, realizzando tutti insieme una ricostruzione che ha fatto rifiorire la comunità civile e quella cristiana. Una reazione forte e positiva, un sussulto corale di intelligente coraggio che ha portato ad un cambiamento storico e culturale altamente positivo.

Richiamo infine quello che il cardinal Bassetti ha ricordato l’altro ieri: “È l’ora di una nuova presenza in politica dei cristiani laici che perseguano il maggior bene possibile in dialogo con tutti, mettendo al centro il bene della persona, specie quella più fragile ed emarginata, della pace, della famiglia, dei giovani, dei poveri e dell’ambiente”. La fede non può non affrontare queste sfide decisive.