Gualdo Cattaneo e Pomonte: ingresso del nuovo parroco don Giovanni Cocianga. L’Arcivescovo: «Gualdo e Pomonte non sono due vigne distinte e contrapposte, ma è un’unica vigna affidata allo stesso vignaiolo. Vi invito allora a crescere insieme e ad arricchirvi mutuamente»

Domenica 4 e lunedì 5 ottobre 2020 le comunità parrocchiali di S. Antonio in Gualdo Cattaneo e di S. Michele in Pomonte di Gualdo Cattaneo hanno accolto il nuovo parroco don Giovanni Cocianga. È stato l’arcivescovo Renato Boccardo a presentarlo nelle due comunità con una Messa: a Gualdo nella bellissima chiesa parrocchiale e a Pomonte nel tendone allestito nel giardino della canonica (la chiesa parrocchiale, infatti, è chiusa a causa del terremoto del 2016). Don Giovanni, che finora è stato parroco a S. Giacomo di Spoleto, succede a don Bruno Molinari chiamato a reggere le parrocchie del centro storico di Spoleto. Gualdo e Pomonte sono due comunità ricche di storia, di fede e di tradizioni, situate ai confini con le diocesi di Orvieto-Todi, Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. Nel loro vasto territorio – vicinissimo a Collazzone e Deruta – ricadono le frazioni di Ponte di Ferro, Bivio Pomonte, Cerquiglino e Bivio Cerquiglino (tutte nel Comune di Gualdo), nonché la frazione di Gaglioli nel Comune di Bevagna. Alla celebrazione di Pomonte era presente anche il sindaco di Gualdo Cattaneo Enrico Valentini.

Le omelie dell’Arcivescovo. «Arriva don Giovanni che imparerete a conoscere e ad apprezzare con la sua giovinezza e il suo entusiasmo». Prendendo spunto dal Vangelo del giorno, il Presule nella Messa a Gualdo Cattaneo di domenica 4 ottobre ha detto che «il nuovo parroco arriva come inviato dal padrone della vigna per farla crescere, per fare in modo che possa portare dei frutti buoni. Il vignaiolo non è il proprietario, è il custode e in quanto tale deve prendersi cura anche dei dettagli, deve fare in modo che non arrivi la peronospera, che la pioggia o la tempesta non rovini i frutti che stanno crescendo, deve anche qualche volta potare la vigna perché porti più frutto. Questo è il ministero dei sacerdoti nelle nostre comunità. Vengono per accompagnare il cammino dei cristiani, perché anche loro sono cristiani, sono al tempo stesso la vigna (fanno parte del popolo di Dio) e i vignaioli. Qui la vigna si chiama Gualdo Cattaneo e si chiama Pomonte, non sono due vigne distinte e contrapposte, ma è un’unica vigna affidata allo stesso vignaiolo. Vi invito allora a crescere insieme e ad arricchirvi mutuamente, perché le divisioni non servono a nulla: lavorare insieme e condividere i doni di cui ciascuno è portatore permette di rendere fecondo il lavoro della vigna. Don Giovanni viene, allora, per coltivare questa vigna e sono sicuro che lo saprà fare con quella generosità e quella fantasia che lo contraddistinguono. Ve lo affido, prendetevene cura, consapevoli che solo insieme si producono frutti». Nell’omelia rivolta ai fedeli di Pomonte lunedì 5 ottobre mons. Boccardo ha detto che «il cambio di un parroco è un momento di grazia che rimette in moto tutte le migliori energie della famiglia parrocchiale del sacerdote; certo, è anche un momento di sacrificio che fa venire a galla tutte le cose belle e buone che ormai costituiscono un patrimonio della comunità e del prete. Tutto ciò non viene spazzato via col cambio del prete: anzi il nuovo pastore e la comunità sono eredi di questo patrimonio che devono mantenere vivo e adattare ai tempi. E voi vedrete che don Giovanni, cari amici di Pomonte, sarà capace di dedicarsi senza riserve a tutta la popolazione che gli è affidata».

Saluto di don Giovanni. Il nuovo parroco al termine delle due celebrazioni, a Gualdo e a Pomonte, ha salutato i fedeli: «Per me e per voi – ha detto – si tratta di un nuovo inizio. I sentimenti che provo sono molteplici e intensi. Anzitutto di grande gratitudine per tutto ciò che il Signore ha compiuto nella mia vita; un grazie speciale alla comunità di S. Giacomo dove ho trascorso gli ultimi dieci anni e all’Arcivescovo per la sua cura paterna. Il Signore mi invita a raccogliere una nuova sfida e allora con timore e tremore avvio il mio ministero in queste due parrocchie così variegate della nostra Archidiocesi. Con umiltà e con onore mi inserisco nella storia dei parroci che mi hanno preceduto: don Bruno Molinari dal quale ho raccolto il testimone e al quale assicuriamo preghiere per il suo ministero a Spoleto e vorrei ricordare con affetto la figura di don Vittorio Falcinelli che a Pomonte ha lasciato una grande eredità spirituale. Fin da ora vi chiedo preghiere e collaborazione».