Perugia: Ritorna a Casaglia, dopo la pandemia, «La magia del presepe vivente». In allestimento nel “giardino di comunità” della parrocchia dopo l’inaugurazione dell’“Orto degli Ulivi”

Dopo l’inaugurazione dell’“Orto degli Ulivi” dello scorso fine settimana, presso la parrocchia di Casaglia, alle porte di Perugia, il suo “giardino di comunità” si appresta ad ospitare la IV edizione dell’evento «La magia del presepe vivente». Così lo definisce il parroco don Nicola Allevi nel ringraziare quanti si stanno prodigando all’allestimento del presepe con scene recitate, che vedrà impegnato anche un gruppo di parrocchiali nell’allestimento del presepe statico visitabile dalla Notte di Natale (24 dicembre). Il presepe vivente, invece, potrà essere ammirato attraverso un percorso guidato a gruppi, ogni 30 minuti, nei pomeriggi del 26 dicembre e del 6 gennaio, dalle ore 17 alle 20. Per informazioni sulle visite, contattare il numero telefonico: 391.4639950.

«La parrocchia, che patrocina l’evento, per valorizzarlo – spiega don Allevi – si è rivolta alla compagnia perugina del “Teatro dell’Arco” che curerà la regia, così da arricchire di contenuti artistici quelli spirituali. La scenografia, attraverso mestieri e botteghe, rievocherà i luoghi di Betlemme, e una cinquantina di persone, tra attori, figuranti e tecnici, guideranno i visitatori lungo un percorso che prevede, oltre quelle statiche, anche sei scene recitate che ripercorrono la storia della nascita di Gesù: l’Annunciazione e il sogno di Giuseppe, il censimento a Betlemme, l’arrivo della stella cometa, la corte di re Erode con l’arrivo dei Re magi, l’annuncio ai pastori, la Natività». Il tutto, per il coordinamento artistico di Gian Luca Bartoccioli, accompagnato da una voce narrante e dalla colonna sonora. L’iniziativa riprende dopo lo stop dovuto alla pandemia e vede il coinvolgimento a vario titolo delle associazioni attive nel territorio. Un’iniziativa che persegue la finalità del “giardino di comunità” con il suo “Orto degli Ulivi”, quella di contribuire alla vitalità di Casaglia nel promuovere attività pastorali e di socializzazione, oltre a salvaguardare l’ambiente e ad avere cura del verde urbano.

#LightUpUkraine, frati e città di Assisi aderiscono ad iniziativa Zelensky

I frati del Sacro Convento e della Basilica di Santa Maria degli Angeli e la città di Assisi partecipano all’iniziativa #LightUpUkraine lanciata dal presidente ucraino Zelensky di spegnere i monumenti oggi dalle 19 alle 20 (dalle 20 alle 21 ora di Kiev) in solidarietà al popolo ucraino, colpito dai continui blackout energetici per i bombardamenti delle infrastrutture civili.

Saranno spenti i videomapping delle due Basiliche papali e di Piazza del Comune, le luci sulla Rocca Maggiore e sul presepe di piazza della Porziuncola e l’illuminazione del Sacro Convento e del suo albero natalizio. Questa adesione nasce nel contesto dell’invito di papa Francesco – durante l’udienza generale del 14 dicembre scorso – a un Natale sobrio e di solidarietà: “Facciamo un Natale più umile, con regali più umili. Inviamo quello che risparmiamo al popolo ucraino, che ha bisogno, soffre tanto”.

«Nessuno di noi ha gli strumenti per ‘spegnere’ questa e le altre guerre crudeli del mondo. Anche la preghiera, non è che un mezzo ‘povero’, perché con essa supplichiamo il Signore di toccare le menti e i cuori dei responsabili dei conflitti e di evitare che in noi prenda spazio lo spirito della guerra e dell’indifferenza. Ogni gesto di solidarietà – ha dichiarato il direttore dell’Ufficio Comunicazione del Sacro Convento di Assisi, fra Giulio Cesareo, OFMConv – è così un’azione simbolica con cui ricordiamo a noi stessi e ai fratelli ucraini e a tutti quelli che sono colpiti dalla guerra, che non li dimentichiamo, che il nostro Natale non è completo, non è vera festa, finchè loro non saranno nella pace. L’unica possibilità che abbiamo per alleviare il loro dolore è continuare a operare insieme per sostenerli, per recare loro aiuti e continuare a credere che non è mai troppo tardi per la pace e la fraternità. È così un momento molto bello che diverse realtà civili e religiose di Assisi siano unite per testimoniare la vicinanza della fede e dell’amicizia al popolo ucraino così gravemente provato».

Spoleto – Messa di Natale al centro Centro di Solidarietà “Don Guerrino Rota”.

Sabato 17 dicembre 2022 nella parrocchia del Sacro Cuore in Spoleto l’arcivescovo Renato Boccardo ha presieduto la Messa in preparazione al Natale con quanti abitano – presidente, direttori, dipendenti, ragazzi ospiti, volontari, benefattori – le case del Centro di Solidarietà “Don Guerrino Rota”. Con il Presule hanno concelebrato mons. Eugenio Bartoli e don Edoardo Rossi. Al termine della Messa c’è stata la consegna degli attestati di fine percorso a quindici ragazzi che hanno concluso il percorso terapeutico di uscita dalle dipendenze. Ad oggi il Centro accoglie 120 ragazzi in cinque strutture; 50, invece, sono le persone che lavorano nell’opera fondata dal compianto don Guerrino Rota. Novità importante per il Centro è la sua trasformazione da Associazione a Fondazione Centro di Solidarietà Don Guerrino Rota: è stata istituita il 23 novembre 2021 ed iscritta nel registro unico del terzo settore il 22 aprile 2022. Ciò si è reso indispensabile in quanto la riforma del terzo settore non prevede più il regime delle Onlus – quale era prima il Centro – fra i soggetti agevolati. I membri del Consiglio di amministrazione sono nominati dall’arcivescovo pro-tempore di Spoleto-Norcia. Ricevute tutte le autorizzazione necessarie seguite alla costituzione della Fondazione, mons. Renato Boccardo ha nominato membri del cda: mons. Eugenio Bartoli con la carica di presidente; don Edoardo Rossi e il dott. Gino Brunozzi quali consiglieri; la dott.ssa Maria Antonella Proietti revisore dei conti.

All’inizio della celebrazione don Eugenio si è così rivolto al Vescovo e ai presenti: «Grazie Eccellenza per presiedere e condividere ancora una volta l’Eucaristia con il Centro di Solidarietà, oggi Fondazione Centro di Solidarietà Don Guerrino Rota. Saluto e ringrazio tutti gli amici che nel tempo hanno dato il loro contributo morale, di amicizia, di partecipazione e anche in forme più concrete e fattive alla vita del Centro. Quasi cinquanta anni sono tanti, per cui di persone, di amici, di volontari e di benefattori ne ho conosciuti davvero molti: a coloro che non ci sono più, una preghiera di suffragio; agli altri, auguri di lunga vita. Tutti hanno contribuito a far sì che il Centro arrivasse ai nostri giorni, proiettato verso quel futuro che la Divina Provvidenza ci riserverà, certamente foriero di soddisfazioni come quella della consegna degli attestati di fine percorso ad un gruppo di persone che, con l’aiuto degli operatori, portano a compimento un percorso esigente, di sacrificio, ma anche di gratificazione. Un pensiero doveroso a don Guerrino Rota che ci ha lasciato troppo presto (nel 1989, ndr): ma da lassù siamo certi gioisce per la crescite del Centro. Un grazie all’assessore regionale Paola Agabiti per la costante vicinanza. Grazie a tutte le persone che lavorano con noi nella segreteria, nell’amministrazione e nelle strutture. Grazie ai direttori e agli operatori che svolgono con professionalità la loro missione educativa. Ed io so – ha detto don Eugenio – quanto è difficile e impegnativa questa missione, ma vale la pensa ridare fiducia e speranza, dignità e voglia di vivere a chi invece vorrebbe restare nella pozza del proprio fallimento. Il mistero dell’uomo, la sua fragilità e la sua grandezza, i suoi limiti e le sue potenzialità, il suo eterno interrogarsi, il suo bisogno di senso ci interpellano e ci mobilitano. L’ascolto, il rispetto, l’empatia, l’onestà nei rapporti, l’amore responsabile, il prendersi cura, la condivisione e il coinvolgimento in un cammino comune – ha concluso il presidente della Fondazione Centro di Solidarietà Don Guerrino Rota – sono alla base del nostro operare insieme nel segno della speranza».

Terni – Nella chiesa di San Pietro la “Luce della pace da Betlemme”.

Una luce per diffondere la pace, è il segno che i giovani della parrocchia di San Pietro a Terni lanciano in questo Natale 2022 con l’iniziativa della “Luce della pace da Betlemme”, una lampada da cui attingere la luce e diffonderla in tutte le famiglie, quale gesto e simbolo di pace. La lampada, che è stata accesa nella grotta di Betlemme, è giunta il 17 dicembre nella chiesa di San Pietro, dove rimarrà fino al 6 gennaio 2023.
I ragazzi della parrocchia distribuiranno i piccoli lumini accesi dalla fiamma della lampada di Betlemme al termine delle celebrazioni del 18 dicembre e del 6 gennaio alle ore 9 e 11; martedì 20 dicembre, dopo il concerto di Natale dell’ I.T.T. (inizio ore 18); mercoledì 28 dicembre, dopo il concerto del Coro Musica Antiqua (inizio 19.15); venerdì 23 dicembre, alle ore 21 nella veglia di preghiera animata dai Giovani della parrocchia. In tutti gli altri giorni, al termine della messa delle ore 18, sarà possibile attingere individualmente alla lampada e portare ad altri la luce segno di pace e condivisione.

La Luce della Pace da Betlemme è un’iniziativa iniziata nel 1986, inserita nel contesto di una attività di beneficenza austriaca a favore di bambini invalidi, degli emarginati sociali e di tanti bisognosi. Nasce pertanto come segno di ringraziamento per le tante offerte spontanee ricevute. Da allora, poco prima di Natale un bambino austriaco ogni anno accende nella Grotta una lampada, che viene poi portata a Linz con un aereo della linea Austriaca e da lì è distribuita in tutto il mondo. Dalla fiammella accesa dalla lampada ad olio che arde perennemente da molti secoli sul luogo della nascita di Gesù, alimentata dall’olio donato a turno da tutte le nazioni cristiane della Terra, vengono accese altre e diffuse in tutto il pianeta, simbolo di fratellanza fra i popoli. Il gruppo “Giovani della parrocchia di San Pietro” ha voluto prendere parte a questa iniziativa per essere parte della diffusione di quella Luce. La luce però non può essere “…tenuta sotto il moggio o sotto il letto…” deve essere messa sul candeliere… Tutto deve essere messo in luce; per questo i ragazzi vogliono diffondere il più possibile questo simbolo, partendo dalla loro città e portarla nei luoghi dove sembra che la speranza non abbia più dimora… Vogliono vivere il natale in modo alternativo sotto l’unica Luce reale di speranza e di Pace. E se gli si obietta che è un simbolo prettamente cristiano ribattono con forza che nella luce si riconoscono i principi improntati sul confronto e dialogo con tutti, sull’impegno a prevenire tutte le forme di odio, di sopruso e di egoismo che minacciano la pace e la sicurezza del pianeta.

Perugia – il “giardino di comunità” con l’“Orto degli Ulivi” per attività pastorali e di socializzazione nella parrocchia di Santa Maria Assunta in Casaglia

La parrocchia di Santa Maria Assunta in Casaglia, alle porte di Perugia, si appresta a dotarsi di un “giardino di comunità” per attività pastorali e di socializzazione la cui manutenzione verrà curata dai parrocchiani e dai volontari delle associazioni del territorio. Ad annunciarlo è il parroco don Nicola Allevi nell’invitare l’intera comunità perugina alla inaugurazione dell’“Orto degli Ulivi”, domenica 18 dicembre, alle ore 16. L’inaugurazione sarà preceduta dal concerto di Natale “Se parlo le lingue degli Angeli” della Corale di Monteluce di Perugia, con la partecipazione del coro “Le Voci del Chiascio” di Valfabbrica, in ricordo dell’amico di questa comunità parrocchiale, Stefano Pannacci strappato alla vita, insieme al figlio Claudio, lo scorso agosto, in un tragico incidente.

«Il progetto dell’“Orto degli Ulivi” – spiega il parroco don Allevi – è a completamento dei lavori eseguiti nel complesso parrocchiale di Casaglia annesso, insieme al giardino, alla chiesa di Santa Maria Assunta. L’area verde è costituita da un bellissimo uliveto posto alla sommità della collina di Casaglia e costituisce un tutt’uno con la struttura della chiesa costruita in ampliamento negli anni ’80 del secolo scorso».

«Quest’area – precisa il sacerdote – era in stato di abbandono anche a seguito dell’inagibilità della canonica da cui vi si accedeva. Nell’ultimo anno sono stati eseguiti i lavori di rifacimento del tetto della chiesa ed è stato realizzato un nuovo percorso di ingresso al giardino. A seguire si è proseguito con la bonifica dell’area prevedendo anche l’installazione di un impianto di illuminazione».

L’“Orto degli Ulivi” che si inaugurerà domenica 18 dicembre, è stato realizzato con il sostegno della Fondazione Perugia, «un’opere significativa – commenta don Nicola Allevi – con cui la nostra Chiesa particolare contribuisce alla salvaguardia ambientale e alla promozione-manutenzione del verde urbano e il nostro “giardino di comunità” è un esempio da imitare nella verde Umbria».

Intanto, nella suggestiva cornice dell’“Orto degli Ulivi”, i parrocchiani sono impegnati nell’allestimento del presepe vivente con scene recitate, visitabile dalla Notte di Natale, con percorso guidato a gruppi, ogni 30 minuti, nei pomeriggi del 26 dicembre e del 6 gennaio, dalle ore 17 alle 20. E’ il primo evento spirituale ed aggregativo ad essere ospitato nel “giardino di comunità”, un luogo che contribuirà non poco alla vitalità dei 1.400 abitanti di Casaglia.

Celebrazione prenatalizia all’Acciaieria di Terni – Mons. Soddu: «Il Natale è accogliere la persona stessa di Gesù, tutta la sua vita e farla calare nella nostra vita, nelle nostre membra, per rendere evidente la speranza in un futuro migliore, per noi, le nostre famiglie, la nostra società».

In preparazione al Natale si rinnova la tradizione della celebrazione in fabbrica, nella quale la città, rappresentata dalle Istituzioni, si ritrova attorno alla grande famiglia delle Acciaierie, ai lavoratori, impiegati, dirigenza, proprietà per uno scambio di auguri in una delle feste più importanti e sentite dell’anno. Una messa non solo per sperimentare la gioia natalizia, ma anche per trovare ragioni di speranza per il futuro della comunità cittadina e aziendale.
La celebrazione è stata presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu all’interno dello stabilimento Arvedi Acciai Speciali Terni, alla presenza del presidente cav. Giovanni Arvedi, dell’amministratore delegato Mario Caldonazzo, della dirigenza aziendale, della presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, del sindaco Leonardo Latini, della presidente della Provincia di Terni Laura Pernazza, del questore di Terni Bruno Failla, delle altre autorità civili e militari della città, dei rappresentanti dei sindacati, concelebrata dal vicario generale della diocesi mons. Salvatore Ferdinandi e dal cappellano della fabbrica don Marcello Giorgi. La celebrazione è stata animata dalla Corale del Cuore e dalla splendida voce della soprano Desiree Giove, che al termine della messa ha dato una bella interpretazione dell’Ave Maria.
«Prepararsi al Natale, al grande dono che Dio fa di sé stesso – ha detto il vescovo Soddu nell’omelia – significa anche esercitare le buone prassi date da Dio per il bene comune: osservare il diritto e praticare la giustizia. Riconoscendo, rispettando ed esercitando i diritti e la giustizia, allo stesso tempo avviene la realizzazione della persona e si vive la felicità, ciò che la Bibbia definisce col termine “beatitudine”. La nostra preghiera la condivisione del medesimo destino, l’incontro con il Signore in preparazione al Natale, la nostra presenza qui, sta ad indicare la volontà comune di vivere secondo giustizia, nell’accoglienza reciproca e del Signore che viene. E a questa felicità e realizzazione della vita, sono chiamate tutte le genti, tutte le Nazioni. Il dono del Figlio di Dio infatti non è proprietà esclusiva di qualcuno, ma è per tutti. Spesso anche la nostra fede si riduce a fuoco d’artificio fugace, bello, strepitoso, ma senza consistenza. Senza che tutta la vita ne venga irrorata, coinvolta e quindi plasmata. Pensiamo a quante occasioni della vita, pur vissute con intensità, poi non lasciano alcun segno. Ebbene, anche di fronte a questi nostri atteggiamenti, Gesù non ci nega la sua presenza che in questo periodo si concretizza nel dono della gioia del Natale. Dobbiamo però stare attenti a non ridurre, banalizzandolo, questo tempo. Il Natale non è una favola o una fiaba. Non è un colpo di bacchetta magica, ma l’evento salvifico dell’incarnazione del Figlio di Dio che coinvolge tutta la nostra vita.
Per ogni persona, nella fattispecie per voi che lavorate in questo luogo, tutto questo si traduce nel saper accogliere il messaggio evangelico; non delle parole o dei bei pensieri ma il Vangelo, ossia la persona stessa di Gesù, tutta la sua vita e farla calare nella nostra; nelle nostre membra, per rendere evidente la speranza in un futuro migliore, per noi, le nostre famiglie, la nostra società».
OMELIA DEL VESCOVO

Perugia – In 800 alla Veglia di Avvento dei giovani con l’arcivescovo Ivan Maffeis. Il gesto dello slacciarsi e togliersi le scarpe davanti al mistero di Dio, nel camminare verso l’altro, compiuto dal vescovo e da cinque giovani prima di testimoniare la propria fede

La Veglia di preghiera di Avvento dei giovani perugino-pievesi con il loro pastore Ivan, l’arcivescovo Maffeis, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, la sera del 15 dicembre, è culminata con il gesto compiuto dallo stesso presule e da cinque giovani, Adriana, Assia, Daniele, Giulia e Michele, quello dello slacciarsi e togliersi le scarpe prima di testimoniare la loro esperienza di vita e di fede davanti al mistero di Dio, nel camminare verso l’altro. «Sono state testimonianze vere, dalle parole semplici, non troppo virtuose, ma che hanno dimostrato la sincerità di chi si è messo in cammino con tutte le insicurezze e preoccupazioni di un giovane per conoscere se stesso, per riconoscere gli altri e per incontrare, con maggior verità, il Signore nella propria vita». A sottolinearlo è don Luca Delunghi, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile di Perugia-Città della Pieve, servizio che, insieme al Coordinamento Oratori Perugini e all’Ufficio diocesano di pastorale universitaria, ha promosso la Veglia di Avvento in cattedrale, evento che non accadeva dal 2019, a causa della pandemia, e che ha visto la partecipazione di 800 giovani provenienti dalle sette Zone pastorali dell’Archidiocesi. A tutti loro mons. Maffeis ha dato il benvenuto in San Lorenzo con queste parole che riassumano la portata dell’incontro il cui esito poteva essere compromesso dalle avverse condizioni meteo: «Grazie per la vostra partecipazione così numerosa in una serata così piovosa».

La cattedrale così gremita di ragazzi e ragazzi, ma anche di adulti e di sacerdoti, religiosi e religiose, non si vedeva da prima della pandemia. A ciascuno degli 800 partecipanti, al termine della Veglia, è stato consegnato un laccio di scarpa come segno-richiamo costante, spiega don Luca Delunghi, «della possibilità che abbiamo di toglierci i sandali, le scarpe davanti a coloro che possiamo incontrare lungo le vie della nostra vita», perché, aggiunge il sacerdote, «è li che avremo modo di scoprire dove siamo chiamati ad andare, a servire, ad amare, a contemplare l’opera che Dio porta avanti dove a noi sembra impossibile, sterile, e inutile come ha fatto Maria con la cugina Elisabetta». E il tema della Veglia è stato il “Si alzò e andò” della Beata Vergine dopo aver ricevuto l’annuncio dall’arcangelo Gabriele, l’icona biblica scelta da Papa Francesco per la GMG 2023, a Lisbona, a cui parteciperanno numerosi giovani perugino-pievesi dal 24 luglio all’8 agosto.

Il vero nemico di Dio è chi calpesta la dignità del fratello. L’arcivescovo Maffeis è rimasto particolarmente compito dalle testimonianze di vita dei cinque giovani, commentandole con queste parole: «Ragazzi siete davvero grandi…, e mentre vi ascoltavo mi sentivo davvero piccolo. Ed è con questa piccolezza che parlo a tutti voi questa sera». Nel commentare il tema della Veglia, “Si alzò e andò”, mons. Maffeis ha detto: «Il nostro primo pensiero non può che andare a chi oggi non può più alzarsi, non può più camminare. Va a tanti giovani come voi, ai 500 uccisi in questa settimana in Iran, ai 18mila che sono stati arrestati, alle prime esecuzioni di giovani di venti anni, veri e propri omicidi di Stato con l’accusa di essere nemici di Dio. Il vero nemico di Dio è chi calpesta la dignità del fratello. E penso anche ad altri giovani, incontrati in questi giorni, poco lontani da qui, nel Carcere di Capanne. Giovani che ti dicono: “padre non mi abbandoni perché io con quello che ho fatto (nessuno da me ascoltato mi ha detto “io non ho fatto, io non voglio pagare”) non ho più nessuno, mi dia la possibilità di alzarmi e di camminare ancora. Mi aiuti, appena sarà possibile, a lavorare perché il vuoto che c’è qui dentro mi sta facendo impazzire, mi mette davanti tutti i giorni quello che ho fatto e qui non conosco la possibilità di perdono”».

Non stare nella vita a metà. L’arcivescovo ha poi invitato i giovani a guardarsi attorno, «impariamo a dare un nome a chi ci vuole bene, impariamo a guardare alle figure di prete, suora, papà, mamma, animatore, a chi ha tempo per noi con gratuità, a chi si interessa a quanto abbiamo nel cuore e seguiamoli portando il nostro contribuito. Ne ha bisogno questa nostra Chiesa così stanca, così vecchia». E per aiutare la Chiesa a ringiovanirsi, c’è bisogno di giovani, ha detto mons. Maffeis, che non stiano «nella vita a metà, perché la vita appartiene a chi sa mettersi in gioco. Dei tanti giovani che incontro, gli infelici sono quelli che stanno a metà, quelli che non decidono, che continuano a rinviare. Mettetevi in gioco, credeteci davvero perché questa vita è un soffio ed è troppo bella per essere sciupata. Provate a chiedervi chi vi dà gioia, date un nome a questo “Chi”. Maria non canta il suo “Magnificat” dopo l’annuncio dell’angelo, come avrei fatto io, e nemmeno quando si mette in viaggio per andare dalla cugina; Maria lo canta quando Elisabetta l’accoglie».

C’è bisogno della gioia vera, concreta dei giovani. La Chiesa, la comunità tutta, ha sottolineato mons. Maffeis avviandosi alla conclusione della sua riflessione, «ha bisogno del “Si” di voi giovani, della vostra vocazione, del vostro amore casto, gioioso, perché il cristiano non è frustrato. Abbiamo bisogno della vostra gioia vera, concreta, che sappia farsi mano aperta, cuore aperto che ci porta davvero a camminare insieme». Un grazie sincero mons. Maffeis l’ha poi riservato a tutti i sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti, animatori parrocchiali e di oratorio nel dire: «Io non finirò mai di ringraziarvi per quello che con semplicità e con verità testimoniate a questi giovani. Sono ragazzi forti e quello che ci stanno testimoniando, noi, un po’ alla volta, impareremo ad accoglierlo e a farlo nostro».

L’ordinazione sacerdotale. Prima di impartire la benedizione finale, l’arcivescovo ha annunciato con immensa gioia che il prossimo 29 gennaio, festa del Santo patrono Costanzo, nella cattedrale di San Lorenzo, ordinerà sacerdote il giovane seminarista perugino Claudio Faina, sarà la sua prima ordinazione sacerdotale da quando è stato ordinato vescovo lo scorso 11 settembre.

Perugia: Presentati i “Tesori all’Isola” della cattedrale di San Lorenzo. La guida del complesso monumentale, il nuovo sito internet e l’esposizione natalizia di due dipinti. L’arcivescovo Ivan Maffeis: «Il museo dà voce a un progetto urbano, a una proposta di socializzazione, senza il quale non ci sarebbe città e forse la stessa esperienza ecclesiale resterebbe assai impoverita»

«Credo che il museo, anche attraverso questa sua guida, si riveli come una realtà che dà voce a un progetto urbano, a una proposta di socializzazione, a uno spazio comunitario senza il quale non ci sarebbe città e forse la stessa esperienza ecclesiale resterebbe assai impoverita». A sottolinearlo è stato l’arcivescovo Ivan Maffeis intervenendo, il 15 dicembre pomeriggio, alla presentazione dell’evento “Tesori all’Isola”, presso il complesso monumentale della cattedrale di San Lorenzo di Perugia, a cui è intervenuto anche il vescovo ausiliare Marco Salvi, delegato diocesano per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali ecclesiastici, l’architetto Alessandro Polidori, direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali, Marco Vianello, responsabile editoriale della case editrice Electa, e l’esperta d’arte Marta Boldrini, della società Genesi che gestisce l’“Isola San Lorenzo”, il complesso monumentale della cattedrale comprendente il Museo del Capitolo, il sottostante percorso archeologico e la stessa cattedrale di San Lorenzo. Presenti tra il folto pubblico diversi rappresentanti delle Istituzioni civili e del mondo della cultura del capoluogo umbro.

L’evento “Tesori all’Isola” ha visto la presentazione della guida “Isola San Lorenzo, il cuore di Perugia”, edita dall’Electa, del nuovo sito internet dedicato a questo complesso monumentale a cura della società Co.Mo.Do. e l’inaugurazione dell’esposizione natalizia dal titolo: ‹‹…diede alla luce suo Figlio…››, opere che raccontano il Natale presso il Museo del Capitolo. Si tratta di due dipinti provenienti dai depositi e raffiguranti la Madonna con il Bambino, eseguite rispettivamente da Andrea Vanni e da Agnolo Gaddi. Esse condurranno il visitatore ad approfondire il mistero del Natale, partendo da quello stretto rapporto che unisce Madre e Figlio, divenendo uno dei principali temi iconografici della storia dell’arte.

L’arcivescovo Maffeis. «In questi giorni, ascoltando diversi parroci – ha raccontato l’arcivescovo Maffeis –, sono rimasto colpito come durante le benedizioni pasquali delle case si trovino a suonare tanti campanelli, tanti citofoni che restano muti come fabbriche dismesse, per case che si rianimano la sera, quasi rispondendo a episodi di incontri, di intimità che portiamo tutti nel cuore, che si realizzano quando la famiglia torna a riunirsi. Questa immagine mi è venuta in mente pensando a questo luogo, perché un museo non è semplicemente un insieme di pietre ereditate dalla storia, è senz’altro un patrimonio. Ma il museo è come quella casa che a sera si rianima e il lavoro fatto al suo interno è quello che dà calore, una direzione, un significato, apre un percorso. La città che abitiamo è fatta da diversi elementi: dalla sua cultura, dalla sua arte, dalla sua storia e dai volti che incontriamo e con cui condividiamo un pezzo di strada insieme. Questa intensità dà alla città la sua dimensione».

Il vescovo Salvi. «Lo stupore è la prima forma di conoscenza del reale e lo si coglie anche nell’“Isola San Lorenzo” – ha evidenziato mons. Salvi –, perché lo stupore mobilita tutti i fattori umani, la ragione, il sentimento, creare empatia. Senza stupore non c’è la capacità di gustare la bellezza che viene trasmessa dalle cose. Ciò che vince uno sguardo abituale, come noi spesso guardiano le cose, è un amore, una tenerezza di chi sperimenta nella propria vita che c’è qualcosa di grande e sei attratto da una tenerezza infinita. È un amore che cambia il cuore delle persone e, quindi, cambia anche il modo di guardare e di vedere ciò che ci circonda. Trasfigura quest’amore e fa percepire la realtà, i quadri, lo spazio in maniera totalmente nuova. L’esperienza di Genesi, fin dall’inizio, è stata quella di persone toccate da questa bellezza e da questo amore per la vita, toccate da Cristo e che hanno cominciato a guardare le cose con uno stupore e con occhi diversi. Ogni opera dialoga, diventa proposta, apre ad una domanda e diventa una ipotesi per la vita. La Chiesa ha sempre considerato l’opera d’arte, la pittura, la costruzione dello spazio, momento di espressione del mistero, cioè del Divino che si comunica ed entra in dialogo con l’umano che è davanti e lo guarda. Questa è la grande scommessa anche per la nostra Chiesa di Perugia, lo strumento del museo, della realtà che lo gestisce, Genesi, come anche l’imminente cinquecentenario della morte del Perugino, rappresentano una sfida per la stessa Chiesa in dialogo con un mondo che, delle volte, appare lontano».

Avviati i lavori per il recupero della chiesa abbaziale di S. Eutizio in Preci. La gioia dell’Arcivescovo, del parroco, dei progettisti e delle imprese

Mercoledì 14 dicembre 2022 alle 9.30, sotto una pioggia battente, sono iniziati i lavori per il recupero della chiesa dell’abbazia di S. Eutizio in Preci, gravemente danneggiata dai terremoti del 2016. All’arrivo dei primi camion con le impalcature e altri materiali erano presenti l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, il vicario generale dell’Archidiocesi don Sem Fioretti e il parroco dell’Abbazia don Luciano Avenati. Ricordiamo che lo scorso 3 ottobre, proprio nel cortile dell’Abbazia, era stato firmato il contratto per l’avvio del cantiere.

Costi del progetto e professionisti. L’intervento di recupero della chiesa rientra nell’ordinanza speciale n. 10 del 15 luglio 2021 del Commissario straordinario del Governo alla ricostruzione. L’importo complessivo dei lavori a base d’appalto è 5.321.277,77 euro, di cui: 1.126.387,47 euro per la sicurezza e 4.194.890,30 euro per i lavori. Il soggetto attuatore, naturalmente, è l’archidiocesi di Spoleto-Norcia nella persona del vicario generale don Sem Fioretti. Il responsabile della procedura e dei lavori è il geometra Simone Desantis, direttore dell’ufficio tecnico dell’Archidiocesi. Alta sorveglianza Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria: l’ing. Giuseppe Lacava e il dott. Giovanni Luca Delogu. Il progetto del recupero della chiesa abbaziale di S. Eutizio è stato redatto dal Raggruppamento Temporaneo di Professionisti, così composto: mandatario lo Studio Associato di Ingegneria Capaldini (Paolo e Giampaolo) di Bastardo di Giano dell’Umbria; mandanti: l’architetto Fabrizio Bonucci di Foligno, progettista e direttore dei lavori architettonici; l’ing. Flavio Passeri della Progter s.n.c. di Ponte Valleceppi di Perugia, progettista e direttore lavori degli impianti; il geometra Claudio Belardoni di Perugia, coordinatore della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione; il dott. Roberto Giorgetti di Spoleto, geologo; la dott.ssa Margherita Agamennone Garibaldi di Perugia, progettista restauratore; la dott.ssa Alessia Anzani di Norcia, archeologo; l’ing. Sergio Salvatori di Perugia, collaudatore; l’architetto Davide Pecilli de L’Aquila, collaboratore giovane professionista. I lavori sono eseguiti dal raggruppamento Temporaneo d’Impresa (RTI) tra la “C.E.S.A.” con sede a Città di Castello (PG), in qualità di capogruppo mandataria, e la “TECNOSTRADE S.r.l.” con sede a Perugia, in qualità di mandante. Nello specifico: l’architetto Nicola Falcini, direttore tecnico di cantiere; l’architetto Fanny Ballotti, tecnico di cantiere per le opere architettoniche; il dott. Paolo Pettinari, tecnico di cantiere per le opere di restauro; l’ing. Francesco Caporali, direttore tecnico delle opere specialistiche strutturali; il geometra Giuseppe Medici, tecnico di cantiere; il dott. Lorenzo Caporali, responsabile comunicazioni esterne.

L’appello dell’arcivescovo Boccardo affinché Legnini resti Commissario alla ricostruzione. «L’avvio del cantiere dell’abbazia di S. Eutizio – ha detto – è un tassello luminoso che viene ad aggiungersi al mosaico della ricostruzione già in atto. Il complesso abbaziale della Valle Castoriana – prosegue il Presule – racconta una storia preziosa di fede, di cultura e di arte. Il suo recupero diventa allora un messaggio di speranza e di fiducia per coloro che a sei anni dal terremoto devono ancora affrontare la fatica di ricominciare e di ritrovare una vita dignitosa e sicura. Stare in un cantiere – dice ancora mons. Boccardo – mi offre l’occasione di unirmi all’appello già espresso da diversi enti al Governo nazionale circa la presenza e l’azione del Commissario straordinario alla ricostruzione Giovanni Legnini. Abbiamo lavorato con lui con grande intesa ed efficienza, trovando sempre ascolto, accoglienza e soprattutto soluzione ai problemi. Le voci che circolano in queste ultime settimane circa una sua sostituzione ci preoccupano grandemente. L’appello è a superare gli interessi di parte e politici e guardare invece a quelli di queste popolazioni, al lavoro compiuto e a quello che è in programma. Unisco volentieri la mia voce alle altre – conclude l’Arcivescovo – chiedendo al Governo di pensare unicamente al bene di questa gente».

La gioia del parroco don Luciano Avenati. «Non posso che rallegrarmi perché finalmente la speranza dell’inizio dei lavori è realtà. Voglio solo dire una cosa: chiedo l’intercessione dei Santi Eutizio, Spes e Fiorenzo affinché i lavori procedano spediti e che possano terminare nei tre anni preventivati. In questa occasione mi piace fare anche memoria – conclude don Avenati – di tutti gli abati e i monaci che lungo i secoli qui hanno lodato il Signore e hanno lavorato su questo territorio per renderlo cristiano, per far sviluppare la cultura e l’agricoltura».

L’ing. Giampaolo Capaldini sui tempi dei lavori. «I lavori inizieranno dalla parte absidale: la zona della facciata, infatti, è ancora in pericolo essendo situata proprio sotto la rupe, che deve essere consolidata. Procederemo con lo smontaggio della copertura dell’abside per mettere in sicurezza l’aera sottostante e lavorare così in tranquillità; poi, scenderemo verso il basso fino al recupero della cripta e, quando la parte antistante sarà in sicurezza, consolideremo le murature e riscostruiremo la facciata con il rosone. Al termine di ciò, faremo anche un consolidamento fondale perché la chiesa ha avuto un grosso cedimento verso valle, essendo poggiata su un terrapieno antropico. Restaureremo infine anche tutte le opere d’arte: quelle presenti all’interno della chiesa, come l’altare e la tomba dei Santi Eutizio e Spes, e quelle ricoverate al deposito regionale di Santo Chiodo di Spoleto. Con l’ufficio tecnico dell’Archidiocesi, stiamo accelerando per completare l’iter burocratico necessario al recupero dell’intera abbazia. I lavori della chiesa, quindi, dovranno necessariamente intersecarsi anche con quelli relativi al monastero e alla rupe. Il nostro obiettivo – conclude Capaldini – è quello di riconsegnare l’intero complesso abbaziale di S. Eutizio in circa tre anni a partire da oggi».

La soddisfazione delle imprese. «Siamo due aziende umbre – afferma Nicola Falcini della C.E.S.A., capogruppo mandataria – e c’era la volontà di creare un pool d’imprese del territorio per operare in un monumento di così grande importanza qual è l’Abbazia di S. Eutizio. Per quanto riguarda la ricostruzione e il riassemblaggio della facciata e del rosone adotteremo la tecnica di restauro chiamata “anastilosi”: utilizzando la documentazione degli archivi, ricostruiremo tutto com’era e dove era, elemento per elemento».

Perugia: Le celebrazioni nel tempo di Natale presiedute dall’arcivescovo mons. Ivan Maffeis. Particolare attenzione a giovani e famiglie in gravi difficoltà, persone sole e luoghi di sofferenza

Con la tradizionale Veglia di preghiera d’Avvento dei giovani con il loro pastore, in programma nella cattedrale di San Lorenzo, giovedì 15 dicembre (ore 21), l’intera comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve si prepara al Santo Natale, esortata a rivolgere particolare attenzione a giovani e famiglie, soprattutto in gravi difficoltà, a persone che vivono in solitudine e a luoghi di sofferenza nel corpo e nello spirito.

A dare l’esempio sono sacerdoti, religiosi, religiose, laici impegnati a vario titolo e l’arcivescovo Ivan Maffeis, che, in continuità con i suoi predecessori, nel periodo natalizio, visiterà (in forma privata) alcuni luoghi di sofferenza recandosi presso l’Ospedale Santa Maria della Misericordia, l’Hospice-Centro residenziale di cure palliative “La Casa nel Parco” dell’Usl Umbria 1, e il Carcere di Capanne. Per tutte le persone che incontrerà avrà parole di conforto, incoraggiamento e speranza nel commentare l’annuncio “rivoluzionario” dell’angelo ai pastori di Betlemme: “Non temete…, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi…, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” (Lc 2,8-12).

A pranzo con gli “ultimi”. Mons. Maffeis, il 25 dicembre, sarà a pranzo con gli ospiti della “Mensa don Gualtiero” della Caritas diocesana al “Villaggio della Carità” di Perugia, per condividere la gioia del Natale, della venuta del Figlio di Dio tra gli “ultimi”, quelli che papa Francesco chiama gli “scarti” della società. Una consuetudine che si rinnova dal 2001, anno del primo pranzo di Natale in cattedrale voluto dall’allora arcivescovo Giuseppe Chiaretti e proseguita con il cardinale Gualtiero Bassetti, interrotta soltanto durante la fase acuta della pandemia. Un segno di condivisione e solidarietà che la Chiesa dà alla comunità diocesana da venti anni a questa parte, accolto da diverse parrocchie, case religiose e famiglie che aprono la loro porta alla persona sola della porta accanto.

Il calendario delle celebrazioni natalizie presiedute dall’arcivescovo Maffeis.

Veglia di Avvento. Dopo il primo incontro di preghiera e conoscenza della gioventù perugino-pievese nel giorno dell’inizio del suo episcopato, l’11 settembre, mons. Maffeis accoglierà in cattedrale una folta rappresentanza di ragazzi e ragazzi delle realtà parrocchiali e oratoriali per riflettere sul passo del Vangelo di Luca “Si alzò e andò…” (Lc 1,39), tema della Giornata Mondiale della Gioventù 2023 indetta da papa Francesco a Lisbona.

Celebrazioni in cattedrale. Nel periodo natalizio l’arcivescovo presiederà le celebrazioni eucaristiche nella cattedrale di San Lorenzo con il seguente calendario: Veglia di Natale, sabato 24 dicembre, ore 21; Messa di Natale, domenica 25 dicembre, ore 11; Te Deum, sabato 31 dicembre, ore 18; Veni Creator, domenica 1 gennaio, ore 18.

Epifania del Signore. Mons. Maffeis presiederà la celebrazione eucaristica dell’Epifania del Signore, venerdì 6 gennaio, alle ore 17, nella concattedrale dei Santi Gervasio e Protasio di Città della Pieve, preceduta dalla Sacra rappresentazione dell’arrivo Magi (ore 16), con ritrovo nel chiostro del palazzo del Vescovado. A seguire la sfilata dei figuranti in costume lungo via Vannucci fino alla concattedrale dove terminerà la Sacra rappresentazione con il saluto di mons. Maffeis ai bambini che l’hanno animata e agli organizzatori, i giovani dell’Oratorio parrocchiale e della Confraternita dei Ss. Sebastiano e Rocco.