I giovani di “The Economy of Francesco” accanto alle donne iraniane

Una manifestazione promossa dalle giovani e dai giovani di The Economy of Francesco per esprimere solidarietà e vicinanza alle donne iraniane, in occasione della mobilitazione indetta dagli attivisti iraniani dal 5 al 7 dicembre, giorno in cui in Iran si festeggia il ‘giorno dello studente’. E proprio il 7 dicembre, i giovani e le giovani di EoF si impegneranno in una iniziativa che, per l’intera giornata, dall’Italia, India, Costa d’Avorio, Australia, Guatemala, Usa, li vedrà impegnati in una maratona in cui a turno leggeranno, in diverse lingue, la celebre raccolta di racconti orientali Mille e una Notte.

“Abbiamo assistito a 3 mesi di proteste di piazza che si sono susseguite dalla morte di Mahsa Amini, la ventiduenne curda accusata, lo scorso 16 settembre, dalla polizia morale di Teheran di non indossare correttamente il velo – raccontano le giovani di EoF – . Da quel giorno un’ondata di manifestazioni, represse nel sangue, ha attraversato il Paese fino a raggiungere l’intera comunità internazionale. Alcune di noi hanno aderito alla protesta delle donne iraniane imitando quel gesto inequivocabile e coraggioso: tagliare una ciocca di capelli”. Un’usanza della cultura curda (tagliarsi i capelli in segno di lutto ndr) è diventata un simbolo di rabbia, un urlo disperato che pretende cambiamento, un taglio netto che diventa metafora di quanto in Iran è da sempre reciso: parole, libertà, diritti.

“Oggi – continuano le giovani economiste e imprenditrici del mondo – abbiamo sentiamo il dovere di metterci accanto alle donne iraniane che stanno lottando per la loro libertà e accanto a tutti i giovani che stanno provando, rischiando la loro vita, a costruire un futuro migliore. E lo faremo utilizzando le parole, leggendo Mille e Una Notte, per sottolineare la capacità salvifica della parola, la libertà di espressione e protestare”. L’espediente narrativo di questa raccolta, inoltre, ricorda che la narrazione è anche un luogo dove recarsi per provare a sconfiggere la morte: ars narrandi, ars vivendi. Le donne hanno una particolare familiarità con le parole, perché hanno una intimità speciale con la vita. Le donne ci hanno insegnato le prime parole: che siano ancora le donne a generare le necessarie parole prime del mondo nuovo che deve nascere.

È possibile seguire la maratona in diretta streaming dalle 7.00 di mercoledì 7 dicembre sul canale internazionale Youtube di EoF

Foligno – progetto Cittadini del Mondo: “Il bazar dell’educazione”

A partire da giovedì 15 dicembre dalle ore 16.00 alle 19.00 presso l’aula magna dell’Istituto Tecnico Tecnologico L. Da Vinci di Foligno prenderà il via il ciclo di conferenze di formazione sul grande argomento dell’educazione nell’ambito del Progetto Cittadini del Mondo promosso dalla Diocesi di Foligno.

La crisi che stiamo vivendo, crisi ambientale, crisi sociale che fa esplodere le disuguaglianze e le povertà, crisi antropologica e psicologica innescata dalla pandemia del Covid e dallo scoppio della guerra in Ucraina, è in realtà una crisi che ha radici più profonde: è una crisi del pensiero. Per questo, oggi più che mai, la figura dell’insegnante, del genitore, dell’educatore, è centrale. Senza maestri, senza interlocutori qualificati capaci di instaurare un dialogo significativo e costruttivo i ragazzi sono abbandonati a sé stessi, nella loro immaturità, accompagnati nel loro processo di crescita dalla costante presenza dei social.

Fare, essere, da “guida”, oggi, è diventato un mestiere terribile e necessario, un mestiere difficile ma di vitale importanza come in nessuna altra epoca storica.

L’Equipe di formazione coordinata dal Prof. Carlo Felice, accompagnata dal Tutor la Dirigente scolastica dell’ITT Dott.ssa Simona Lazzari, ha come obiettivo quello di realizzare un laboratorio formativo per ragionare sul ruolo positivo delle relazioni tra docenti-studenti, genitori-figli, educatori-giovani, dove sperimentare le proprie competenze e sviluppare la propria identità, in un continuo scambio con i pari e “le guide”, nel quale i processi emotivi e relazionali assumono un ruolo centrale.

Destinatari delle conferenze sono i docenti delle scuole di ogni ordine e grado, genitori, assistenti sociali, amministratori pubblici, educatori di oratorio e gruppi giovanili parrocchiali, operatori pastorali. Alla fine del percorso viene rilasciato un attestato di partecipazione.

I giovedì delle conferenze sono: 15/12 – 12/01 – 19/01 – 02/02

Per informazioni ed iscrizioni: sociale@diocesidifoligno.it

Assisi – appello per il disarmo nucleare

“Assisi, si offre come luogo di accoglienza per il dialogo sul disarmo nucleare. È da qui, dalla terra di San Francesco, che parte questo pressante appello a riprendere subito i colloqui bilaterali sul disarmo, per evitare la proliferazione nucleare e per dare al mondo un segnale concreto che solo attraverso il tavolo del negoziato si può raggiungere la pace”. È questa la richiesta lanciata dal Comitato per una Civiltà dell’Amore e dalla Diocesi di Assisi – Nocera Umbra e Gualdo Tadino nel corso del seminario: “Il disarmo nucleare e il trattato New Start tra Federazione Russa e Usa . La costruzione di una Via della Pace” svoltosi martedì 6 dicembre pomeriggio nella sala della Spogliazione del palazzo vescovile. L’appello sarà anche presentato a Papa Francesco affinché se ne faccia primo Portavoce. Ad aprire i lavori del seminario monsignor Domenico Sorrentino, vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, fra Marco Moroni, custode del Sacro Convento di Assisi, e Giuseppe Rotunno, presidente del Comitato per una civiltà dell’amore.

Nell’appello alla Federazione Russa e agli Stati Uniti d’America si legge tra l’altro: “Avevamo appreso con piacere enorme la vostra determinazione a riprendere i colloqui operativi sul disarmo nucleare con il trattato New Start in essere tra i vostri Stati. Ora che sono stati nuovamente sospesi, ricadiamo come intera umanità nella ritornata minaccia di autodistruzione nucleare senza certa speranza di uscirne. Per evitare lo scontro dell’escalation nucleare serve, per il bene di tutti, riprendere prontamente e prioritariamente i colloqui sospesi sul disarmo nucleare, a partire proprio dalle affermazioni e dalle azioni positive di Usa e Federazione Russa”. I promotori dell’appello spiegano che “di pace nucleare ha bisogno la società civile di tutte le nazioni, a cominciare da Usa e Russia: con la buona volontà dei vostri rispettivi Governi potete evitare l’apocalisse nucleare e creare un mondo di benessere per tutti senza armi atomiche”. Parole di apprezzamento all’iniziativa sono arrivate dal Segretario di Stato di Sua Santità, cardinale Pietro Parolin: “Il disarmo nucleare al centro del vostro seminario rappresenta una delle vie importanti per un cammino di pace – scrive Parolin nel messaggio inviato agli organizzatori – . La Santa Sede non ha dubbi che un mondo libero dalle armi nucleari è necessario e possibile. In un sistema di sicurezza collettiva, volta a garantire una sicurezza integrale, non c’è posto per le armi nucleari e altre armi di distruzione di massa”. Anche il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha inviato un messaggio di sostegno sottolineando che “non c’è bene e valore più importante della coesistenza pacifica dei popoli e dei valori di libertà, uguaglianza e democrazia. Una guerra nucleare non può essere vinta e non va mai combattuta”.

L’Appello al centro del seminario è firmato anche da Movimenti cristiani e della Società Civile che hanno partecipato al seminario, caratterizzato da interessanti relazioni e interventi sui pericoli della minaccia nucleare oggi.

Mostra dei presepi in Porziuncola dall’8 dicembre 2022 al 2 febbraio 2023

Francesco amava il Natale più di tutte le altre feste.
Nel dicembre del 1223 si trova a Greccio e nella notte di Natale vuole vedere con i suoi occhi il disagio della povertà di Betlemme, desidera costruire la scena del presepe e invita tanta gente a partecipare a questo straordinario evento.
Nel cuore della notte la valle si riempie di canti. Tutti i convenuti avanzano, al lume delle torce, verso la grotta che si apre nel fianco della montagna.
E così una stalla diviene Chiesa, il sacerdote celebra la Messa accanto a una mangiatoia, Francesco canta il Vangelo e si commuove fino alle lacrime.
Da Greccio la rappresentazione del presepio, sgorgata dal cuore di Francesco, si diffonde in tutto il mondo, conservando intatto, nelle diverse espressioni delle culture e del Folklore, il messaggio evangelico.
Qui ad Assisi, ogni anno i Frati minori celebrano questa tradizione ospitando una mostra di presepi: durante le festività, nel santuario della Porziuncola e nel chiostro monumentale del convento è possibile ammirare “Presepi sotto le stelle”, con un’esposizione di quasi 100 presepi provenienti da ogni parte del pianeta.
Tra le novità di quest’anno la “Natività nella luce”, il dono fatto da Papa Francesco in occasione della giornata dei poveri del 2021 che il papa ha voluto vivere alla Porziuncola con i poveri.
Alla mostra anche il piccolo presepe in terracotta, da donare ai vostri cari come simbolo del Natale di Assisi.

Assisi – l’intervento conservativo dell’affresco “Maestà di Assisi”

L’affresco “Madonna in trono col bambino, angeli e San Francesco” del Cimabue, noto anche come “Maestà di Assisi”, nella chiesa inferiore della Basilica di san Francesco in Assisi verrà restaurato, a 50 anni dall’ultimo intervento, grazie al contributo dell’azienda Ferrari. Il progetto conservativo, curato da un’equipe della Tecnireco diretta dal capo restauratore della Basilica di San Francesco, Sergio Fusetti, in accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, inizierà il prossimo gennaio e durerà circa un anno.
«L’affresco raffigurante la Vergine Maria in trono col bambino, angeli e San Francesco di Cimabue tornerà finalmente all’antico splendore grazie al contributo della Ferrari che ha deciso di prendersi cura di questo importante dipinto della storia dell’arte mondiale, – ha dichiarato il Custode del Sacro Convento di Assisi, fra Marco Moroni, OFMConv -. L’opera ci trasmette anche il ritratto più conosciuto e probabilmente più antico e realistico di san Francesco, di quell’uomo che Tommaso da Celano descrisse come “di statura mediocre piuttosto piccola, testa regolare e rotonda, il viso un po’ ovale e proteso, fronte piana e piccola, occhi neri, di misura normale e pieni di semplicità” (FF 465). Un grazie – conclude fra Marco – a Ferrari che ha deciso di sostenere e valorizzare l’arte italiana di cui siamo orgogliosi custodi. Per noi frati è un onore poter curare e valorizzare, grazie al contributo di benefattori e semplici cittadini, questo inestimabile bene che è la Basilica di san Francesco e di presentarlo ai visitatori di oggi e di domani».
«Ferrari porta in tutto il mondo il nome dell’Italia. Un Paese eccezionale, celebre per il suo patrimonio artistico millenario. Per Ferrari, che appartiene a un mondo del lusso sempre più vicino a quello dell’arte e della cultura, è importante dare un contributo per preservare un capolavoro che racconta il valore di questa unicità. E che ci tramanda l’insegnamento dell’umiltà di San Francesco – commenta Benedetto Vigna, CEO di Ferrari -. Credo molto nella responsabilità sociale d’impresa che, grazie alla collaborazione fra enti di natura pubblica e privata, può portare a risultati rilevanti. Ne sono esempi i nostri progetti nel campo dell’educazione, così come della salute o della protezione ambientale. E, con il progetto annunciato oggi con i frati del Sacro Convento di Assisi, nel campo della conservazione dei beni culturali».
«A distanza di venticinque anni dal sisma e a cinquanta dall’ultimo restauro risulta urgente una manutenzione e una revisione/aggiornamento dell’ultimo intervento – ha dichiarato il capo restauratore della Basilica di san Francesco in Assisi, Sergio Fusetti -. Questo consentirà un generale miglioramento dello stato di conservazione dell’affresco per gli anni a venire. L’intervento sarà preceduto da una attenta e approfondita indagine per immagini con le metodologie più moderne. Una volta terminata la fase diagnostica, l’intervento verterà principalmente nella rimozione dei depositi di particellato atmosferico e strati di sporco incoerenti che offuscano le cromie, e alla risoluzione dei problemi di adesione della pellicola pittorica, dei residui delle dorature nonché l’aderenza dello strato di intonaco alla muratura. Questi interventi serviranno a riportare all’antico splendore una delle opere più importanti del Cimabue».

L’AFFRESCO
Databile attorno al 1285-1290 circa, l’opera è situata nel transetto settentrionale della chiesa inferiore della Basilica di San Francesco in Assisi. L’affresco è celebre perchè raffigura, oltre a un’immagine monumentale della Vergine in trono, uno dei più antichi ritratti di San Francesco, che secondo la tradizione fu eseguito sulla base delle indicazioni di coloro che lo avevano personalmente conosciuto. Un Affresco dal valore universale che continuerà a risplendere grazie a un delicato progetto conservativo.

IL RESTAURO
Lo stato di conservazione del dipinto per quanto concerne la stabilità degli strati preparatori e pittorici non è dissimile da quello riscontrato negli affreschi limitrofi anche se eseguiti in epoche più tarde. Il sito di cui fa parte la Basilica è tra quelli indicati a forte rischio e vulnerabilità sismica, come purtroppo hanno dimostrato i tragici eventi del 1997, motivo per cui è diventato particolarmente importante seguire un rigido calendario di interventi di manutenzione e restauro.
Nel caso specifico l’ultimo intervento approfondito di monitoraggio visivo del dipinto ha avuto luogo circa 25 anni fa in concomitanza con il sisma, anche se durante questo ultimo periodo non è mai venuto meno un controllo a cadenza annuale, che con osservazioni ravvicinate a luce naturale e a luce radente e mediante auscultazione e percussione con le dita ha escluso uno stato di sostanziale pericolo per la preziosa opera.
Precedentemente le operazioni di restauro vennero effettuate dall’ICR nel 1973 e giunsero alla conclusione che l’affresco originale era molto consumato. L’intervento di manutenzione che verrà fatto dalla Tecnireco, rappresenta il completamento dell’attenta e minuziosa opera di conservazione e revisione dei precedenti restauri.

Due nuovi preti per la Chiesa di Spoleto-Norcia: l’8 dicembre l’arcivescovo Renato Boccardo ordinerà presbiteri Salvatore Ficarra e Luca Gentili

Giovedì 8 dicembre 2022, solennità dell’Immacolata Concezione, alle ore 17.00, nella Basilica Cattedrale di Spoleto l’arcivescovo Renato Boccardo ordinerà presbiteri i diaconi Salvatore Ficarra e Luca Gentili. Davvero un bel momento di grazia per la Chiesa di Spoleto-Norcia. La celebrazione verrà trasmessa in diretta nei canali social della Diocesi: pagina Facebook (SpoletoNorcia) e Canale You Tube (Archidiocesi Spoleto Norcia).

I due ordinandi. Luca, 31 anni, è originario di Pigge di Trevi. Salvatore, 28 anni, è nato in Sicilia, trasferito a Spoleto all’età di 13 anni. Per Luca un prete di riferimento è stato don Luigi Galli, per Salvatore don Edoardo Rossi. Il primo ha come Santo “protettore” S. Paolo, il secondo la Vergine Maria. Entrambi, dopo la formazione nel Pontificio Seminario Regionale Umbro “Pio XI di Assisi e all’Istituto Teologico di Assisi, stanno completando gli studi a Roma: Luca in Diritto Canonico e Salvatore in Teologia Liturgica. Luca, che alla morte di mons. Giampiero Ceccarelli è stato nominato Cancelliere arcivescovile, svolgerà il suo servizio a Cannaiola di Trevi insieme a don Sem Fioretti; Salvatore, invece, nella zona pastorale di Montefalco insieme a don Vito Stramaccia. In entrambi la vocazione è sbocciata in famiglia.

Vocazioni sbocciate in famiglia. «Sono cresciuto – afferma Luca – in una famiglia cattolica; seppur non impegnati attivamente in parrocchia, i miei genitori hanno sempre partecipato alla Messa domenicale ed io sin da bambino ho fatto altrettanto. Mia nonna materna e mio nonno paterno sono stati per me esempio di una fede semplice ma molto profonda e radicata e mi hanno trasmesso la bellezza di questa fede in Cristo e nella sua Chiesa». «La mia vocazione – dice invece Salvatore – è nata grazie all’esempio dei miei genitori e soprattutto della nonna paterna, Concetta. Lei per me è stata la testimone vivente del Risorto, colei che mi ha trasmesso la fede. La sua testimonianza e la sua profondissima fede sono state per me un faro che ha illuminato il cammino fatto fino ad oggi».

Hanno deciso di entrare in Seminario nella stessa esperienza per giovani. «L’Arcivescovo – dice Luca – organizzava ogni anno un’uscita in montagna con i giovani. Nell’estate 2014 mons. Boccardo fece una riflessione sul brano della chiamata degli apostoli e disse questa frase: “posto che tutti i cristiani per definizione sono chiamati a seguire Cristo, quel è il modo specifico con cui lui ti chiede di andargli dietro?”. Questa frase innescò una lunga riflessione in me e fece emergere qualcosa che era sopito da tempo: il desiderio e la chiamata a seguire Cristo come ministro ordinato. Espressi questo sentimento al Vescovo e lui mi disse che lo riteneva qualcosa di fondato, che lui peraltro aveva già notato. Allora mi propose di iniziare un cammino di un anno esatto, accompagnato da lui e da un sacerdote che avrei scelto io. Così fu. Chiesi a don Mirco Boschi, allora collaboratore pastorale nelle parrocchie del trevano, di accompagnarmi. Fu un anno complesso, ma tanto il Vescovo quanto don Mirco mi si sono fatti vicino, con pazienza e rispetto, specie nei momenti più complessi e di ripensamento. Fu così che, sempre in Val di Susa, precisante in una baita a Sagnalonga di Cesana, nell’agosto 2015 decisi di intraprendere il cammino per diventare prete». Gli fa eco Salvatore: «Con alcuni giovani della Diocesi stavamo facendo un’esperienza in montagna, in Val di Susa, guidata dall’Arcivescovo che prevedeva anche un giorno di ritiro. Durante un colloquio mons. Boccardo mi chiese: “Allora Salvatore sei pronto per entrare in seminario?”. Io già da tempo avevo pensato a quest’idea, infatti stavo facendo un cammino di discernimento da alcuni anni. Quindi se lì per lì rimasi un po’ spiazzato per tale domanda, non esitai nel dare la risposta. Dissi di sì. Erano circa le cinque del pomeriggio dell’11 agosto 2015 a Sagnalonga, a 2000 metri di altezza».

Perugia: Celebrato in cattedrale il primo anniversario della morte dell’arcivescovo emerito mons. Giuseppe Chiaretti.

«Il 2 dicembre dello scorso anno moriva l’arcivescovo Giuseppe Chiaretti, che ha guidato la nostra Diocesi dal gennaio 1996 al luglio del 2009, spendendosi con mente e cuore di pastore». Lo ha sottolineato l’arcivescovo mons. Ivan Maffeis, all’inizio dell’omelia della celebrazione eucaristica tenutasi nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia il 2 dicembre. Concelebranti sono stati il cardinale Gualtiero Bassetti, il vescovo eletto di Civita Castellana mons. Marco Salvi, già ausiliare a Perugia, il vescovo emerito di Gubbio mons. Mario Ceccobelli, vicario generale dell’arcivescovo Chiaretti, l’arciprete della cattedrale mons. Fausto Sciurpa e alcuni dei sacerdoti diocesani ordinati presbiteri dal presule defunto tra cui il nipote don Antonio Paoletti.

Mons. Maffeis ha ricordato le parole pronunciate da Chiaretti il giorno del suo arrivo in Diocesi, il 29 gennaio 1996, festa del Santo patrono Costanzo, incontrando i giovani dell’Istituto Don Guanella: «“Il Signore è presente tra i poveri, quale che sia il tipo di povertà. Se vi entriamo dentro con amore, stiamo servendo il Signore”. Quello stesso giorno – ha ricordato ancora Maffeis – avrebbe salutato il popolo perugino con queste parole: “Vengo per servire la comunità cristiana, che coincide quasi del tutto con la comunità civile, portandovi l’impegno e la speranza che nascono dalla fede”. Alla fine del suo mandato tra noi, mons. Chiaretti aveva chiaro che tale coincidenza tra la comunità cristiana e quella civile non esisteva più; lungi dal rassegnarsi, ribadiva l’urgenza – sono parole sue – di “rinnovare la Chiesa diocesana nelle sue strutture missionarie e nella sua pastoralità, non bastando più la pastorale di conservazione fino ad oggi perseguita nelle nostre parrocchie di popolo”. Il suo servizio si è concretizzato in alcune iniziative particolarmente rilevanti: il primo Convegno Ecumenico Nazionale sul Padre Nostro; il Congresso Eucaristico Diocesano, dedicato al tema “Senza il giorno del Signore non possiamo vivere”; la visita pastorale all’Arcidiocesi; il Sinodo Diocesano, su tematiche riguardanti la vita dei presbiteri, delle famiglie, dei giovani e la cultura cristiana. Proprio presentando il Documento sinodale – ha evidenziato l’arcivescovo Maffeis –, mons. Chiaretti dava un nome ad alcuni fattori inediti, che avrebbero trasformato radicalmente il nostro tempo: “Gli sconvolgimenti delle guerre che hanno creato profughi, la vasta immigrazione regolare e clandestina, l’impressionante sviluppo della scienza e della tecnica, i mix religiosi autoctoni, la fede cristiana che da anagrafica deve diventare adulta e operosa, i profondi cambiamenti culturali e sociali, la mondializzazione”. Non si fatica a scorgere in questi titoli – che rimandano ad ampi capitoli – l’orizzonte con il quale siamo chiamati a confrontarci oggi noi stessi e rispetto al quale mons. Chiaretti invocava quel “salto di qualità, che mette a prova la stessa fantasia creativa dei pastori” e che nel contempo necessita di “una riflessione non frettolosa sul da farsi”; una riflessione per la quale guardava con fiducia al ruolo e alla responsabilità dei laici e, quindi, dei diversi organismi di partecipazione, in particolare dei Consigli pastorali (diocesano, zonale e parrocchiale). Il Vescovo aveva chiara la consapevolezza che la nuova situazione in cui siamo immersi sollecita la nostra Chiesa ad avere il coraggio di innovare; ma, con altrettanta lucidità, ricordava – ci ricorda – che non si tratta di cambiare per cambiare, quanto piuttosto di ricercare “i modi per far conoscere e amare Colui che – diceva, citando Benedetto XVI – è l’inizio dell’essere cristiano: e cioè non una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”, il Signore Gesù Cristo».

Il ricordo del sindaco Romizi. Tra i fedeli presenti c’era anche il sindaco di Perugia Andrea Romizi, che ha definito la sua partecipazione «una presenza non solo dovuta in rappresentanza della comunità che l’arcivescovo Chiaretti ha servito, ma anche sentita per un uomo che ha vissuto la nostra città con una concreta e forte presenza in ogni luogo e situazione. Ricordo come il suo camminare nella comunità toccò anche i palazzi delle istituzioni, rivolgendo a chi ricopriva responsabilità di governo parole importanti di collaborazione e di impegno. Aveva una profondità che all’epoca colpì molti e che oggi, facendo memoria, emoziona. Siamo in cattedrale, nel giorno del primo anniversario della sua morte, per far sì che quell’esperienza di vita dell’uomo e del vescovo Chiaretti possa nel tempo continuare ad essere coltivata e vissuta».

Frati Assisi – Albero e presepe trentino per Natale di pace e cura del Creato

Al via il programma natalizio dei frati della Basilica di San Francesco in Assisi. Giovedì 8 dicembre alle 17 si terrà la Santa Messa Solenne nella chiesa inferiore presieduta dal Custode del Sacro Convento di Assisi, fra Marco Moroni, OFMConv, e a seguire, alle 18.10, la benedizione del presepe e l’accensione dell’albero di Natale nella piazza antistante la Basilica. Il tema di quest’anno è l’acqua e i cambiamenti climatici. Ad allietare la serata un coro di circa 100 bambini di Assisi e della provincia di Trento che intoneranno canti della tradizione natalizia. Quest’anno l’albero e il presepe sono stati donati dal Comune di Romeno (TN).

L’albero di Natale, installato nella piazza inferiore della Basilica di San Francesco, è un abete bianco di 14 metri che proviene dalle foreste del Comune di Romeno ed è stato scelto dal Corpo Forestale provinciale, per favorire il rinnovo naturale del bosco.

Il presepe, in legno di cirmolo proveniente da boschi della Val di Non, è stato scolpito dall’artista trentino Livio Recla e rappresenta la Sacra Famiglia. La capanna costruita da alcuni cittadini volontari, si ispira alle antiche “baite” montane del Trentino e riporta al centro un grande fiocco di neve, simbolo dell’acqua e della vita che germoglia.

Il tema di quest’anno è l’acqua che a causa dei cambiamenti climatici sta diventando un bene comune sempre più prezioso da tutelare e condividere. Un’idea nata alla popolazione di Romeno, dall’esperienza della scorsa estate in cui le comunità montane hanno dovuto aprire le dighe affinché gli abitanti a valle avessero l’acqua.

Le decorazioni dell’albero sono a forma di fiocco di neve, richiamando strettamente il tema. Sono state costruite con materiale legnoso proveniente dai boschi trentini, realizzate da volontari e arricchite, con pensieri e desideri, dai bambini e dalle insegnanti della scuola primaria di Romeno.

Durante l’inaugurazione i bambini della scuola primaria di Romeno, in gemellaggio con i bambini della scuola primaria Istituto Comprensivo Assisi 1, si esibiranno in canti della tradizione natalizia e bagneranno le radici di quattro piccoli abeti posti a fianco della capanna e ai piedi dell’albero principale per valorizzare l’acqua come fonte di vita. Un gesto di fraternità sociale e sensibilizzazione delle giovani generazioni alla salvaguardia del Creato. Durante la cerimonia si esibirà anche la corale San Romedio, composta da 33 elementi, provenienti dalla Val di Non con canzoni tipiche di montagna.

Un Natale, come già annunciato, che coinvolgerà l’intera città di Assisi che si trasformerà in un grande presepe. Statue e video mapping riproporranno gli affreschi di Giotto della Basilica di San Francesco, legati al tema della Natività, sulle facciate delle chiese e dei principali monumenti della città. Anche dalla valle, fino all’8 gennaio, sarà visibile questo “percorso” che esce dalle mura urbiche e raggiunge i luoghi francescani della Basilica di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola e del Santuario del Sacro Tugurio di Rivotorto.

Le iniziative dell’8 dicembre dei frati del Sacro Convento e del “Natale di Assisi” sono patrocinate e sostenute da Regione Umbria e Città di Assisi, con la collaborazione di Enel a completamento del progetto avviato tre anni fa. L’intervento illuminotecnico è stato eseguito da Enel X.

Per maggiori informazioni www.nataledifrancesco.it

Campanari Arrone – “Suoniamo i Campanili d’Europa per sostenere i Diritti Umani”.

In occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani, il Gruppo Campanari di Arrone con il sostegno della Federazione Nazionale Suonatori di Campane, promuove per il tredicesimo anno consecutivo l’iniziativa “Suoniamo i Campanili d’Europa per sostenere i Diritti Umani”.
Con la suonata di quest’anno si intende rivolgere una preghiera per il popolo Ucraino, affinché cessi immediatamente questa insentata e devastante guerra. Ed anche un pensiero ed un augurio di pronta rinascita alle zone colpite dal sisma e un pensiero ed una preghiera a tutti i malati di Covid19, e a tutti coloro che a causa del virus hanno perduto persone care ed il lavoro, consapevoli che mai come ora occorre un messaggio di speranza per richiamare con forza l’attenzione per il rispetto dei Diritti Umani.
L’impegno prevede un’esecuzione (suonata a festa o qualsiasi cosa preferiate) da effettuarsi la sera del 10 Dicembre 2022 alle ore 20.00. Lo scopo è quello di divulgare e sostenere il valore dei Diritti Umani tramite le armonie dei Sacri Bronzi. Gli scopi umanitari occorre solo la concreta partecipazione delle persone, motivata e sentita.

Perugia – la celebrazione eucaristica, in cattedrale, nel primo anniversario della morte dell’arcivescovo emerito Giuseppe Chiaretti presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis

Venerdì 2 dicembre ricorre il primo anniversario del ritorno alla Casa del Padre dell’arcivescovo emerito Giuseppe Chiaretti (1933-2021), pastore della Chiesa che è in Perugia-Città della Pieve dal 1995 al 2009, vice presidente della Cei e presidente della Conferenza episcopale umbra dal 2004 al 2009.
Nella cattedrale di San Lorenzo, alle ore 17, l’arcivescovo Ivan Maffeis, insieme al cardinale Gualtiero Bassetti, a sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi, seminaristi e popolo di Dio, presiederà la celebrazione eucaristica nel ricordo di mons. Chiaretti. Un vescovo che ha scritto una bella e importante pagina della storia della Chiesa da trasmettere alle future generazioni. È stato un infaticabile pastore nel guidare il suo gregge in un lungo cammino caratterizzato dalla “nuova evangelizzazione” per la quale tanto si è prodigato, fondata sulla carità e sulla missione, oltre che sull’annuncio della Parola. Grande studioso e uomo di elevato spessore culturale, ha saputo trasmettere la fede anche attraverso la promozione e la valorizzazione dell’arte, della storia e della cultura in generale. È stato, soprattutto, un pastore profetico se si riflette sulla stagione sinodale intrapresa oggi dalla Chiesa. Nel 2006, quando indisse il Sinodo diocesano, scrisse: «Il Sinodo avvia i sacerdoti, religiosi e laici in un cammino insieme, che sia vera missione tra i cristiani e di confronto-dialogo con i “distanti”… Non è un esame di tutta la vita della diocesi nella sua ripartizione classica di catechesi-liturgia-carità, ma solo una puntualizzazione sulla dimensione missionaria della nostra Chiesa in rapporto all’evangelizzazione».

A tracciare un significativo ricordo di mons. Chiaretti è suor Roberta Vinerba, teologa e preside dell’ISSRA di Assisi, dinanzi al quale, il 3 ottobre 1999, giorno del “transito” di san Francesco, tenne la professione dei voti di religiosa francescana diocesana.

«Ricorderemo mons. Giuseppe Chiaretti – scrive –. Ricordare, attività che gli antichi imputavano al cuore che era ritenuto essere la sede della memoria. Un anno fa, il 2 di dicembre, il vescovo emerito della nostra Chiesa perugino-pievese compiva il suo transito da “questa bella aiuola del creato (che ho amato e desiderato sempre più ricca di giustizia, di bontà, di onestà, di fraternità) per tornare alla patria definitiva: la ‘casa’ e il ‘cuore’ di quel Dio che Gesù mi ha fatto conoscere come Padre che ama e perdona” (Chiaretti, testamento spirituale)».

«Voglio tornare allora con il cuore grato – prosegue la religiosa – alle tante volte nelle quali, transitando in piazza IV Novembre, ero solita salire in episcopio, che era per me come una seconda casa. Salivo anche solo per un saluto, per una battuta. Sapevo che il vescovo non si sarebbe mai negato, anzi spesso era lui a trattenermi per commentare le notizie del giorno, per una battuta, con l’arguzia e l’ironia di cui era capace, per una nuova idea che la sua mente vulcanica aveva appena prodotto, per una pena delle tante, troppe, che la diocesi non gli ha risparmiato. Mi pare di vederlo ancora, parlare mentre fa rigirare nell’anulare quell’anello che si era fatto fare con le fedi dei genitori che sorreggevano la mitria, o attraversare la segreteria con qualche libro in mano che, immancabilmente, finiva nelle mie. Ricordo un padre, un padre vero, tanto che non l’ho mai chiamato Eccellenza, semplicemente Padre e padre lo è stato fino all’ultimo. A Foligno, pochi mesi prima che la malattia lo costringesse definitivamente in casa, si muoveva già con grande fatica, eppure volle venire ad assistere ad un incontro che dovevo tenere. In una sera freddissima venne e restò lì per due ore, felice come un bambino e orgoglioso come solo un padre sa esserlo verso una figlia».

«Lo ricordo con la memoria del cuore e la certezza che è vivo – conclude suor Roberta –. Non è un ricordo retorico, mesto. Nostalgico sì. Ma mesto no. Perché Chiaretti è vivo in Cristo. Ne fa certezza le tante volte che in questo anno l’ho sentito vicino ed efficace nell’aiuto. Una paternità che non è per nulla esaurita e che per me e per la diocesi tutta, continua nella preghiera che certamente, dal cielo, fa per noi».