Città di Castello – festa dei santi Florido ed Amanzio

La comunità diocesana di Città di Castello si sta preparando a celebrare – domenica 13 novembre – i santi patroni, Florido, vescovo, e Amanzio, sacerdote.
Vale la pena ricordare che la storia dei santi affonda le radici attorno all’anno 520 quando Florido nacque a Città di Castello. Studiò lettere e teologia. Attorno all’anno 542 il vescovo lo nominò diacono. Qualche tempo dopo Florido, con Amanzio e Donnino, fuggì a Perugia, poiché Città di Castello era stata assediata dalle truppe di Totila. Qui il vescovo Ercolano, lo ordinò sacerdote. Quando Perugia cedette a Totila il vescovo Ercolano fu ucciso. Florido, tornato a Città di Castello, la trovò distrutta dai barbari. Nella drammatica situazione seppe tenere unita la popolazione e organizzare la ricostruzione. Aiutandosi l’un l’altro come fratelli, Florido vescovo, Amanzio sacerdote e Donnino laico/eremita, hanno dato vita a una Chiesa autentica, animata dalla fede e dalla carità, fondata sulla certezza dell’amore di Dio che dà la forza di ricostruire le mura, le case, il castello, le strade, ma soprattutto una comunità umana e cristiana.
Papa Pelagio, accogliendo la preghiera dei cittadini, nominò Florido vescovo. Egli si impegnò nel predicare la Parola di Dio, vivendo con giustizia e carità. Morì a Pieve de’ Saddi il 13 novembre 599.
La cripta della Cattedrale di Città di Castello custodisce i resti mortali dei santi patroni.

In Duomo domenica 13 novembre saranno celebrate le sante messe ogni ora dalle ore 8 alle ore 12.
Alle ore 18 la solenne celebrazione, presieduta dal vescovo diocesano mons. Luciano Paolucci Bedini sarà trasmessa in diretta da TRG sul canale 13 in tv e in streaming sul sito web www.trgmedia.it.

Ricorda il vescovo che “il al rapporto che come Chiesa siamo chiamati ad avere con le nostre città, perché anche la città e le sue istituzioni sentano la comunità ecclesiale interessata e coinvolta nella responsabilità per il bene comune, e solidale nell’affrontare le questioni che toccano la vita di tutti. Florido e Amanzio hanno amato questa terra e questa Città.
Oggi la Chiesa diocesana tifernate non può escludersi dal sentirsi parte attiva della vita di questo territorio. Occorre un sussulto di fede e di speranza per tornare a voler conoscere con verità le reali situazioni in cui ci troviamo, le difficoltà che ci pesano, i pericoli che stiamo correndo, e le cause che generano tutto ciò. Ma è necessario da parte nostra soprattutto uno sguardo di amorevole vicinanza alla vita di coloro che abitano con noi queste antiche mura, perché nessuno si senta
abbandonato o escluso, e perché ciò che manca sia soccorso prima di tutto con un atteggiamento di condivisione, senza attendere che altri se ne accorgano e se ne facciano carico”.

L’OMELIA DE VESCOVO PAOLUCCI BEDINI

Confermato presidente Ceu l’arcivescovo mons. Renato Boccardo. Eletti vice presidente mons. Ivan Maffeis e segretario mons. Francesco Antonio Soddu.

In apertura dei lavori della riunione autunnale della Conferenza episcopale umbra (Ceu), tenutasi ad Assisi, il 9 novembre, presso il Pontificio Seminario Umbro “Pio XI”, sono stati rinnovati gli incarichi dell’Ufficio di presidenza della stessa Ceu per il quinquennio 2022-2027. Come presidente è stato rieletto mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, e come vice presidente e segretario sono stati eletti mons. Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, e mons. Francesco Antonio Soddu, vescovo di Terni-Narni-Amelia, che subentrano rispettivamente a mons. Domenico Sorrentino e a mons. Marco Salvi. A questi ultimi due va il sentito ringraziamento dei confratelli nell’episcopato per aver svolto il loro mandato con generosità e spirito di servizio.

Aree pastorali. Accogliendo la proposta dell’Assemblea ecclesiale regionale celebrata a Foligno lo scorso maggio, che richiedeva di rivedere la composizione e il numero delle Commissioni regionali Ceu, i vescovi hanno definito sei Aree pastorali: 1) Evangelizzazione, affidata a mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Gualdo Tadino-Nocera Umbria e di Foligno; 2) Laici, affidata a mons. Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Città di Castello e di Gubbio; 3) Clero e Vita consacrata, affidata a mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Orvieto-Todi; 4) Carità e Salute, affidata a mons. Francesco Antonio Soddu; 5) Cultura e Comunicazione, affidata a mons. Ivan Maffeis; 6) Giuridico-amministrativa, affidata a mons. Renato Boccardo.

Sono Enti collegati alla Ceu il Tribunale ecclesiastico interdiocesano umbro (Teiu), il cui moderatore è mons. Ivan Maffeis, il Pontificio Seminario Regionale Umbro (Commissione composta da mons. Luciano Paolucci Bedini, mons. Domenico Sorrentino, mons. Renato Boccardo), l’Istituto Teologico di Assisi (Ita) e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi (Issra), il cui moderatore è mons. Renato Boccardo. Inoltre i vescovi hanno costituito la Segreteria pastorale regionale, in attuazione della suddetta Assemblea ecclesiale, affidandone il coordinamento a don Giovanni Zampa della Diocesi di Foligno, ed hanno confermato negli incarichi di segretario organizzativo della Ceu il dott. Amilcare Conti, dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, e di economo della Ceu il dott. Daniele Fiorelli, della Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino.

Volto più sinodale delle Chiese. «Con queste nuove decisioni noi vescovi abbiamo inteso accogliere e rispondere alle indicazioni e sollecitazioni emerse dall’Assemblea ecclesia regionale di Foligno, con l’intento di dare un volto sempre più sinodale alle nostre Chiese – spiega il presidente mons. Boccardo –, per l’edificazione di una comunità ecclesiale che sappia rispondere meglio alla missione ricevuta nel servizio agli uomini e alle donne del nostro tempo. Anche il rinnovamento degli ambiti pastorali è finalizzato non a una burocratizzazione ulteriore, ma ad una migliore risposta alla missione costitutiva della Chiesa nell’andare incontro alle gioie, alle sofferenze e alle speranze di noi cristiani come ci ricorda la Gaudium et spes».

Caritas – presentazione rapporto povertà Umbria 2022

“Un Padre alla ricerca dei figli” è il titolo del Rapporto Povertà in Umbria a cura della Delegazione regionale Caritas che sarà presentato in conferenza stampa a Perugia, venerdì 11 novembre, alle ore 11, presso il “Villaggio della Carità”(via Montemalbe 1–zona via Cortonese), in occasione dell’imminente VI Giornata mondiale dei poveri indetta da Papa Francesco domenica 13 novembre dedicata al tema “Gesù Cristo si è fatto povero per voi”(cfr 2 Cor 8,9).
Interverranno mons. Francesco Soddu, vescovo di Terni-Narni-Amelia, delegato Ceu per il servizio alla carità, il prof. Marcello Rinaldi, responsabile della Delegazione Caritas Umbria, e il prof .Pierluigi Grasselli, economista, coordinatore dell’Osservatorio diocesano delle povertà ed inclusione sociale di Perugia.
Parteciperanno i direttori delle Caritas diocesane umbre e i rappresentanti delle Istituzioni civili preposte alle politiche sociali. Il rapporto prende in esame l’anno 2021, con prospettive sullo scenario dell’anno in corso, e ogni dato analizzato ha dietro di se il volto e la storia di una persona, di una famiglia che cerca nuova dignità. Si vuole costruire una rete sempre più virtuosa che porti le persone in gravi difficoltà a liberarsi dalle catene della povertà.

Perugia – l’arcivescovo Ivan Maffeis in visita alle famiglie del Luna Park che nel 2023 festeggerà i primi cento anni di attività. Il presule agli operatori dello spettacolo viaggiante: «Non vi manchi mai il fuoco che è l’amore del Signore».

«Grazie della vostra preghiera e della vostra accoglienza. Siamo tutti alla ricerca di un posto e voi sapete quanto sia difficile trovare il posto in cui fermarsi. Almeno qui, nel Signore, celebrando l’Eucaristia tra le vostre attrazioni, un posto c’è per tutti. Nel Signore il posto c’è ed è un posto dove non ci sono tasse da pagare, c’è accoglienza, misericordia, perdono, solidarietà». Lo ha detto l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve mons. Ivan Maffeis portando la sua vicinanza alle fatiche e alle preoccupazioni per il lavoro delle 140 famiglie degli operatori dello spettacolo viaggiante del Luna Park di Perugia, anch’essi alle prese con il caro bollette dell’energia elettrica.

Arrivano a Perugia da 99 anni e il prossimo anno festeggeranno un secolo di attività (1923-2023), con le loro 124 attrazioni che danno il pane a più di 350 persone. Nel capoluogo umbro sostano per più di un mese, tra ottobre e novembre. «L’edizione 2023 sarà molto speciale – ha annunciato Enzo La Scala, portavoce del Luna Park –, perché festeggeremo un secolo della nostra presenza a Perugia, un evento che pubblicizzeremo anche a livello nazionale e sarà una grande festa che coinvolgerà tutta la città».

La fatica di ogni giorno. Anche quest’anno si è rinnovata la tradizione della celebrazione eucaristica sulla pista di un autoscontro, presieduta per la prima volta da mons. Maffeis, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve dallo scorso 11 settembre, insieme al parroco di Ferro di Cavallo don Francesco Medori, responsabile diocesano della pastorale per i circensi, fieranti e dello spettacolo viaggiante. «Sono contento di essere qui, in quest’ora in cui il Luna Park è fermo, c’è silenzio, perché dentro lo spettacolo viaggiante c’è la fatica di ogni giorno, quella che voi interpretate e portate avanti – ha esordito mons. Maffeis all’omelia –. Venendo qui la sera si entra, giustamente, in un mondo di luci, di movimento, di festa e si rischia di dimenticare quello che c’è dietro: la preoccupazione, il pensiero, il lavoro delle vostre famiglie. Credo che dietro a ciascuna di queste attrazioni ci sia la volontà di lavorare al meglio per offrire a noi un momento di distensione e di divertimento».

Insieme verso il Cielo. «Il Vangelo parlava di Gesù che va in cerca, come il pastore della pecora – ha proseguito il presule – e riflettendo su questo passo rivedo don Francesco, con la sua passione e la sua cordialità, passare da una roulotte all’altra nel portare un segno della presenza del Signore a ciascuno di voi. È il gesto di chi vuole bene alle persone con gratuità, senza interesse. Dietro don Francesco e dietro di me c’è la stima della comunità cristiana e della Chiesa per tutti voi nel sentirci in cammino insieme come fratelli, come sorelle verso il Cielo».

Non manchi mai il fuoco. Mons. Maffeis, davanti all’impresa del Luna Park caratterizzata da «abilità, professionalità, artigianato… per far funzionare il tutto», ha terminato l’omelia raccontando la storia di un ragazzo che si era messo in proprio perché stanco di stare alle dipendenze del padrone, ma «la sua officina non rendeva e con un po’ di umiltà è tornato dal suo ex datore per chiedergli consiglio. Questi, dopo aver visitato l’officina, dice al ragazzo: “tu hai tutto l’occorrente, ma ti manca una cosa essenziale, il fuoco, quella fiamma che fa funzionare l’officina, che fa fondere i metalli e che permette di lavorarli”. Io vi auguro – ha detto mons. Maffeis rivolgendosi agli operatori dello spettacolo viaggiante – che non vi manchi mai il fuoco, che è l’amicizia, la fraternità, la capacità di darsi la mano l’uno con l’altro… Non vi manchi mai il fuoco che è l’amore del Signore, perché quando c’è Lui riusciamo a portare i nostri problemi con un’altra forza e con un’altra fiducia, con la fiducia della sua provvidenza, con la fiducia della certezza che Lui non ci molla, non ci dimentica, non ci abbandona».

I problemi di uno sono i problemi di tutti. Al termine della celebrazione, il portavoce Enzo La Scala ha ringraziato a nome della comunità del Luna Park l’arcivescovo Maffeis per la visita e per le parole di incoraggiamento per il loro lavoro. «È bello sentire da parte sua, che ci conosce da poco, in realtà, dentro di lei, ci conosce da tanto. Questo perché siamo una comunità in cui ci troviamo, ci allarghiamo, rimaniamo insieme e i problemi di uno sono i problemi di tutti affrontandoli nel migliore dei modi per portare a casa il risultato, quello di avere una famiglia che funziona, un’attività che funziona, una vita che funziona». La Scala ha avuto un pensiero anche per don Francesco Medori definendolo «il parroco nel luna park più che del luna park, perché lui è parte integrante di noi e quando abbiamo un problema ci rivolgiamo a lui per risolverlo. Noi di questo siamo felicissimi come anche di aver avuto oggi l’onore di conoscere lei, mons. Maffeis, senza dimenticarci del cardinale Gualtiero Bassetti che abbiamo sempre avuto nel cuore e spero che il nostro cammino sia lungo insieme a lei».

Raccolta fondi per la Caritas diocesana. Grati per l’aiuto ricevuto dalla Caritas diocesana durante la fase acuta della pandemia, gli operatori del Luna Park hanno promosso una raccolta in denaro per le attività caritative della Chiesa perugino-pievese consegnata all’arcivescovo Maffeis, accompagnata da una lettera in cui esprimono la loro riconoscenza. Grazie alla Caritas, hanno scritto gli operatori del Luna Park, «non eravamo più soli, il nostro mondo si è rimesso in cammino, luci, musiche e sorrisi sono tornati riportando gioia e allegria nelle varie città. Mai dimenticheremo il sostegno e l’amore con cui siamo stati aiutati a rialzarci. Offriamo il nostro piccolo dono e lo poniamo nelle vostre mani. Sappiamo che non ripagherà mai l’immenso altruismo con cui ci avete teso la mano salvandoci. Viene dai nostri cuori ed ora siamo al vostro fianco…».

A sei anni dal sisma del 2016: a Norcia, nella cripta della Basilica di S. Benedetto, un momento di preghiera per fare memoria.

Domenica 30 ottobre 2022: esattamente sei anni fa, e sempre di domenica, un violento terremoto ha ferito e trasfigurato Norcia e la Valnerina. Alle 7.40 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha presieduto un momento di preghiera per fare memoria di quanto accaduto. E il luogo scelto è altamente significativo: la cripta della Basilica di S. Benedetto, simbolo del sisma del 2016. È stata ricostruita la volta, sono stati ricollocati gli antichi pilatri, è stato ricostituito quell’antichissimo ambiente, luogo di devozione, di arte e di storia che è la cripta, dove secondo la tradizione sono nati i santi gemelli Benedetto e Scolastico. Col Presule sono scese in cripta, in totale sicurezza, 25 persone, tra cui: il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Alfredo Mantovano, la presidente della Giunta regionale dell’Umbria Donatella Tesei, il commissario straordinario alla ricostruzione Giovanni Legnini, il Capo del dipartimento di Protezione Civile Fabrizio Curcio, la presidente della Provincia di Perugia Stefania Proietti, il sindaco di Norcia Nicola Alemanno, il soprintendente speciale per le aree colpite dal sisma Paolo Iannelli, il parroco di Norcia don Marco Rufini, il priore dei monaci benedettini padre Benedetto Nivakoff. Le persone presenti hanno assistito alla cerimonia, dalla Piazza, attraverso dei monitor.
La riflessione dell’Arcivescovo ha trovato il fondamento nel capito 3, versetti 1-8 del Libro di Qoèlet, dove si dice che ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo. «Fare memoria – ha detto il Presule – vuol dire sempre necessariamente “imparare”. Sorge spontanea allora la ricerca di un insegnamento da quello che abbiamo vissuto. Lo vorrei esprimere così… Il sapiente antico appena ascoltato ci ricorda che la dimensione della vita dell’uomo si realizza in un tempo preciso, dove ogni istante ha la sua ragion d’essere. È qui e ora che viviamo ed esprimiamo il nostro essere in tutta la sua umanità e nelle sue contraddizioni; c’è infatti “un tempo per amare e un tempo per odiare; un tempo per demolire e un tempo per costruire; un tempo per piangere e un tempo per ridere”. Riconosciamo in ogni giorno della nostra vita il susseguirsi di questi tempi tanto diversi tra loro e, se ci fermiamo a riflettere, possiamo ricordare periodi precisi in cui abbiamo sperimentato in modo particolare un tempo piuttosto che un altro, tempi dolorosi di lutto, di perdita; tempi felici di rinnovamento, di nascita, di vita nuova». «E allora noi – ha proseguito il Presule – impariamo la pazienza del tempo: la vita è fatta di molteplici esperienze, di avvicendamenti, di stagioni che ruotano e di profumi che cambiano: nulla resta per sempre e ciò che oggi sembra remoto e impossibile, domani sarà tuo; la vita è fatta di relazioni e queste generano il pianto e il riso, l’abbraccio e la distanza, l’amore e l’odio, il cercare ed il perdere; la vita ha un’estensione a tutto sesto e sul limitare dell’amore si può conoscere l’odio. Il nostro cuore resta attonito e pensante dinanzi al teatro sublime e tremendo che è il dipanarsi della parabola esistenziale. Ma anche fiducioso. C’è un tempo per ogni cosa e, quindi, vivi appieno il momento: nel riso vivi tutta la gioia possibile, nel pianto cogli la goccia preziosa delle lacrime,
nella ricerca metti ogni tua curiosità e, nella perdita, approfitta per liberarti dalle zavorre del passato e per prepararti ad accogliere aurore nuove; nel tempo dello strappo grida e ribellati alle lacerazioni, giungerà il giorno per ricucire i pezzi e il filo dell’unione si riannoderà. La legge della vita esiste, e la sua armonia si può udire e gustare solo sintonizzandosi con i suoi tempi giusti. Quando le cose ci appaiono brutte e non buone forse siamo semplicemente fuori tempo: mangiamo un frutto acerbo, valutiamo un processo ancora in corso, non sappiamo pazientare finché un sogno giunga a compimento, ci fermiamo al venerdì santo, vediamo un albero sfiorito nel suo autunno senza attendere la primavera. Quando l’uomo comprende – nel dolore – di non essere il padrone delle cose la cui esistenza lo affascina e seduce, allora può voltarsi, assumere uno sguardo nuovo sulla realtà e scoprire lo scorrere misterioso e sapiente della vita. Quando è stato capace di continuare a camminare nonostante la fatica e la delusione, dopo aver rinunciato per sempre alle consolazioni non vere, può scoprire all’improvviso una nuova gioia di vivere. È questo il grande miracolo che continua ad accadere tutti i giorni sotto il sole. L’esempio e l’intercessione di San Benedetto ci aiutino ad abitare così, con le sue luci e le sue ombre, il tempo della nostra vita». Al termine del momento di preghiera l’arcivescovo Boccardo ha ringraziato il sovrintendente Iannelli che con la sua sensibilità ha permesso di essere qui; e il grazie del Presule è andato anche al commissario Legnini che «è accanto a noi fino a diventare uno di noi e speriamo di continuare a lungo questa collaborazione».

Istituti Teologico e Superiore di Scienze Religiose di Assisi: inaugurato l’Anno Accademico con la Messa celebrata dall’arcivescovo Renato Boccardo. La prolusione di mons. Erio Castellucci vice presidente della Cei

Mercoledì 26 ottobre è stato inaugurato l’Anno Accademico degli Istituti Teologico e Superiore di Scienze Religiose di Assisi, diretti rispettivamente da padre Giulio Michelini, ofm, e suor Roberta Vinerba. La mattinata si è aperta con la Messa nella cappella del seminario regionale di Assisi presieduta da mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, presidente della Conferenza episcopale umbra e moderatore dei due Istituti. Erano presenti docenti e studenti. Ad oggi l’Istituto Teologico conta circa 90 iscritti ordinari, quello Superiore di Scienze Religiose oltre 100. Una cinquantina, invece, sono i docenti. In più ci sono circa cinquanta studenti ospiti del Centro teologico diocesano di Perugia-Città della Pieve.

La missio canonica ai docenti. Nell’omelia mons. Boccardo ha sottolineato che la missione «di ciascuno di voi, nella diversità dei carismi e dei ministeri, trova riferimento fondamentale in Cristo Signore. A nome dei Vescovi dell’Umbria e dei Superiori Maggiori degli Istituti di vita consacrata – ha proseguito il presule – desidero esprimere apprezzamento e gratitudine per il lavoro dei Docenti e dei Responsabili dei due Istituti di Assisi. La vostra dedizione, unita all’alto livello scientifico ed alla sicura fedeltà al Magistero, manifesta il vostro amore a Cristo e alla Chiesa e, direi, l’autentico spirito con cui servite la Verità. Con questa fiducia vi affido oggi la missio canonica per la responsabilità formativa di tanti giovani che accompagnate nel cammino, “prestando servizio volentieri, come chi serve il Signore e non gli uomini” (Ef 6, 7). Possa il Sacrificio di Cristo a cui partecipiamo, come prima e principale “parola” d’apertura dell’anno accademico, ispirare, sostenere, orientare i compiti che vi attendono e gli impegni che vi assumete. A questa “parola” ciascuno di voi possa corrispondere giorno dopo giorno con generoso impegno! Nella fedele adesione ad essa sta il segreto di un anno gioioso e fecondo».

I due Istituti a servizio dell’unità della Chiesa. «Volgendo lo sguardo a voi, cari studenti, penso con riconoscenza: “questa è la generazione che cerca il tuo volto, Signore” (cf Sal 24, 6) – ha evidenziato mons. Boccardo –. Che cos’è, infatti, lo studio della teologia, se non un peculiare modo di cercare il volto di Dio? E così pure l’impegno nelle altre scienze, che cos’altro è se non l’approccio alla realtà dell’uomo, della Chiesa, della storia, in cui Dio rivela se stesso ed il suo imperscrutabile mistero di salvezza? Da qualunque prospettiva si accosti alla realtà, il credente sa di muoversi, per così dire, “su una terra santa” (cf Es 3, 5), perché nulla vi è di positivo, al di dentro o al di fuori dell’uomo, che non rifletta in qualche modo la divina sapienza. Inseriti vitalmente nel Cammino Sinodale delle Chiese in Italia, docenti e studenti sono sollecitati ad esercitare un’attenzione costante per interpretare i segni dei tempi in relazione al segno centrale della divina rivelazione, che è Cristo Signore. In particolare, essi sono chiamati a porsi in modo sempre rinnovato al servizio dell’unità della Chiesa. E noi sappiamo bene che l’unità del Corpo ecclesiale si conserva e si edifica per mezzo del vincolo della pace, nella verità e nella carità (cf Ef 4, 3). È pertanto necessario che i nostri Istituti siano anzitutto luoghi di autentica sapienza cristiana, in cui ciascuno si impegna in prima persona ad operare una sintesi coerente tra la fede e la vita, tra i contenuti studiati e la condotta pratica».

Al termine della celebrazione eucaristica c’è stata la prolusione di mons. Erio Castellucci arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che si è tenuta nella Sala degli archi della sede dei due Istituti ad Assisi. Il presule si è soffermato a lungo su questo secondo anno del cammino sinodale delle Chiese in Italia dal tema “I Cantieri di Betania” e sul ruolo degli Istituti Teologici e Superiore di Scienze Religiose in questo processo. «Se nel primo anno – ha detto l’arcivescovo di Modena – abbiamo ascoltato gli operatori pastorali, in questo secondo anno ascolteremo i villaggi, le critiche, i sogni e i desideri delle persone. Se necessario, ci lasceremo anche ferire. Ciò non vuol dire cadere nel relativismo e avallare tutto, ma fare memoria della passione che è depositata nel cuore delle persone. Nella prima fase del cammino sinodale è emerso come l’esperienza cristiana debba sempre più essere domestica e meno da uffici ecclesiastici. È necessario che i volti siano centrali e non tanto le parole. C’è urgenza di riagganciare il servizio all’ascolto della Parola. Ed ecco allora il ruolo degli Istituti Teologici e Superiori di Scienze Religiose: alimentare tutti gli operatori pastorali ripartendo dalla sorgente che è la Parola di Dio, filtrata dalla tradizione viva della Chiesa. A breve – ha concluso il vice presidente della Cei – chiederemo la disponibilità ai teologi per costituire un comitato nazionale che lavori già da questa seconda fase di discernimento e che poi dovrà fare opera di lettura sapienziale di tutto ciò che emergerà. Per fare questo ci vogliono gli strumenti spirituali e non quelli sociologici che solo chi si dedica allo studio della teologia può fornire».

Assisi – preghiera per la pace il 27 ottobre

“Lo spirito di Assisi si incentra sull’impegno dei credenti delle varie religioni a promuovere una cultura di pace e la preghiera per la pace”. A dirlo è il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, alla vigilia dell’anniversario del trentaseiesimo anniversario dell’incontro nella città di San Francesco tra i rappresentanti delle religioni mondiali per chiedere la fine dei conflitti. In sintonia con quanto promosso a tale scopo dalla Comunità di Sant’Egidio, anche nella città del Poverello si ricorda l’importante anniversario, che anzi il giorno 27 di ogni mese è ricordato da uno speciale invito alla preghiera per regioni del mondo tormentate dal flagello della guerra.

“La situazione in Ucraina e in altre parti del mondo – ha continuato il vescovo – dimostra la necessità che si propaghi ancora oggi lo spirito di Assisi; la lezione di San Giovanni Paolo II è ancora valida: per costruire la pace bisogna anche far leva su un gesto intimo e personale che parta dall’impegno di ciascuno di noi, quello della preghiera. Una preghiera indirizzata a Dio che è amore e pace, elevata da Assisi sulle orme del Poverello in dialogo con tutte le religioni”.
Gli appuntamenti assisani prendono il via mercoledì 26 ottobre con la presenza di Marco Ramigni, di Operazione Colomba (Associazione Papa Giovanni XXIII) presente in Ucraina dall’inizio del conflitto che incontrerà alcuni studenti delle scuole secondarie di secondo grado della città di Assisi. Nel pomeriggio alle ore 17,30 nella Sala della Spogliazione si terrà la tavola rotonda dal titolo “Da Assisi a Nur Sultan per costruire la pace”. Dopo il saluto e l’introduzione di monsignor Domenico Sorrentino e del sindaco di Assisi, Stefania Proietti, intervengono Azza Karam, segretaria generale di Religions for Peace e Silvina Perez, giornalista dell’Osservatore Romano che hanno partecipato al VII Congresso dei leader delle Religioni mondiali e tradizionali in Kazakhstan e Marco Ramigni di Operazione Colomba.
Giovedì 27 ottobre in mattinata un altro incontro di Ramigni con alcune classi degli istituti cittadini. Nel pomeriggio alle ore 17 nel Refettorietto della Porziuncola in Santa Maria degli Angeli la Preghiera interreligiosa per la pace con i rappresentanti di alcune religioni presenti in Umbria. Domenica 30 ottobre alle ore 12 nella Basilica superiore di San Francesco avrà infine luogo la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve.

Spoleto – comunità cristiana e comunità islamica insieme per invocare il dono della pace. Presenti l’Arcivescovo Boccardo e l’Imam di Spoleto Saouf

La comunità cristiana e la comunità islamica di Spoleto hanno invocato da Dio misericordioso il dono della pace in Ucraina e nelle altre regioni del mondo dove si combattono guerre. Il momento, semplice ma intenso, è stato organizzato dalla Caritas e dall’Ufficio Migrantes della di Spoleto-Norcia e si è tenuto nel pomeriggio di domenica 23 ottobre 2022 a Piazza Pianciani a Spoleto.

«Abbiamo pensato a questo momento – afferma don Edoardo Rossi, direttore della Caritas e dell’Ufficio Migrantes – nel contesto delle iniziative della 108sima Giornata del Mondiale del Migrante e Rifugiato celebrata lo scorso 25 settembre. È il primo passo di un cammino che si intraprende tra la comunità cristiana e quella musulmana di Spoleto a favore della pace, nella comune consapevolezza che gli stranieri non sono invasori e distruttori, ma lavoratori volenterosi che ricostruiscono le mura della nuova Gerusalemme, la Gerusalemme aperta a tutte le genti (cfr Is 60,10-11). La nostra volontà – conclude don Edoardo – è che sia un percorso duraturo e non solo occasionale».

Anche il Comune di Spoleto ha aderito ed era rappresentato dal vice presidente del Consiglio Comunale Maura Coltorti. Alcuni elementi della banda musicale “Città di Spoleto” hanno aperto e chiuso l’incontro con musiche che avevano come tema la pace. Dopo la lettura di alcuni brani del profeta Isaia (2, 2-4. 9, 6-9) dove tra l’altro si dice che il popolo non si eserciterà più nell’arte della guerra, sono intervenuti l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo e l’Imam di Spoleto Abdelilah Saouf. Il Vescovo ha sottolineato che la diversità è un’autentica ricchezza più che una minaccia. «Siamo qui – ha detto – per elevare all’unico Dio il nostro grido di pace e per ridire che mai la violenza e la guerra possono invocare il nome di Dio. Sarebbe bello se tornando a casa ciascuno di noi facesse un proposito di pace: chiedere perdono a qualcuno, trattenere parole cattive che possono ferire l’altro, impegnarmi in qualcosa per il bene comune. Perché la pace nasce e si veicola nei piccoli gesti quotidiani». L’Imam Saouf si è detto felice di questo momento comune di preghiera: «La comunità musulmana vuole contribuire insieme alla Chiesa a far crescere la pace nel mondo». Al termine sia l’Imam che l’Arcivescovo hanno elevato a Dio preghiere per la fine della guerra.

Spoleto – Avviato l’825° anniversario della dedicazione della Cattedrale. L’Arcivescovo: «Vorrei che l’anno speciale si trasformasse in un grande e continuo cantico di amore per questa Chiesa locale”

Domenica 16 ottobre 2022 è stato ufficialmente avviato, con una solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Renato Boccardo, l’825° anniversario della dedicazione della Basilica Cattedrale di Spoleto. Sarà un anno segnato da diverse iniziative a livello pastorale, culturale e artistico, che si concluderà il 15 ottobre 2023.
La liturgia ha avuto inizio nella Basilica di S. Eufemia dove mons. Boccardo ha detto: «Diamo oggi inizio ad uno speciale anno giubilare per la nostra Chiesa diocesana, facendo memoria grata di quanti lungo i secoli ci hanno preceduto varcando la soglia della nostra Basilica Cattedrale per incontrare il Signore». Poi, vescovo e presbiteri sono partiti processionalmente verso il Duomo, mentre il coro ha cantato le litanie dei Santi e Beati della Diocesi. I fedeli erano tutti in Piazza. Giunti davanti al portico della Cattedrale la processione si è fermata, c’è stato lo squillo delle trombe e un diacono ha pronunciato dal pulpito l’annuncio del Giubileo. C’è stata poi l’apertura della Porta Santa (quella di sinistra entrando): l’Arcivescovo si è inginocchiato sulla soglia, nel mentre si è cantato “Aprite le porte a Cristo, non abbiate paura, spalancate il vostro cuore all’amore di Dio”. Mons. Boccardo, quindi, ha aperto la Porta ed è entrato per primo in Cattedrale, seguito dai presbiteri e dai fedeli.

Alla Messa erano presenti il sindaco di Spoleto Andrea Sisti, con il Gonfalone della Città, quello di Monteleone di Spoleto Marisa Angelini e l’assessore Monica Del Piano del Comune di Cascia. Il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi e dai ministranti coordinati da don Pier Luigi Morlino cerimoniere arcivescovile. Per questo speciale Giubileo il maestro mons. Marco Frisina, biblista, ha composto l’Ordinario della Messa eseguito per la prima volta proprio in questa celebrazione di avvio. La corale diocesana è stata diretta dallo stesso Frisina e dal maestro Mauro Presazzi. Loretta Carlini ha accompagnato nel canto l’assemblea e all’organo c’era il maestro Angelo Silvio Rosati. Le casule indossate dall’Arcivescovo e dai sacerdoti, realizzate per il Giubileo, riprendono il disegno cosmatesco del pavimento del Duomo.

Omelia dell’Arcivescovo. «Da più di ottocento anni ogni giorno Gesù si fa presente su questo altare nel sacrificio eucaristico. La sua è una presenza dinamica, che ci attira per assimilarci a sé con la forza del suo amore. E noi ammiriamo stupiti e affascinati: la Chiesa è Cristo e noi, Cristo con noi, con noi come la vite è con i tralci (cf Gv 15, 1-8). Questa verità, semplice e misteriosa ad un tempo, sta al cuore del nostro Giubileo. Vorrei che l’anno speciale che oggi inizia si trasformasse in un grande e continuo cantico di amore per questa Chiesa locale di Spoleto-Norcia. Con le sue comunità, le sue famiglie, i suoi religiosi, i suoi diaconi, i suoi preti e il suo vescovo; con il suo patrimonio di santità, di fedeltà e di testimonianza e con il bagaglio dei suoi limiti, dei suoi tradimenti e dei suoi peccati». Il Presule ha anche sottolineato l’importanza del gesto simbolico dell’apertura della Porta Santa: «Lo ripeteremo più volte nell’arco dell’anno per manifestare il desiderio di accogliere il dono dell’indulgenza che, accordandoci la remissione delle colpe, ci abilita ad agire con carità e a crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato». Poi, l’invito alle comunità «sollecitate a diventare una “porta santa” dalla quale si diffonde il profumo di una vita cristiana vissuta nella sua radicalità, capace di affascinare ancora gli uomini e le donne del nostro tempo, sempre assetati di luce e di consolazione». L’Arcivescovo ha affidato l’anno giubilare alla protezione dei Santi patroni Ponziano e Benedetto e di Santa Maria, nel Duomo di Spoleto amata e venerata nella Santissima Icone affinché – ha detto – «da questo altare sgorghi un fiume continuo di grazia su tutte le comunità della nostra diocesi e in questa nostra terra spoletano-nursina si moltiplichino e consolidino nuovi testimoni di vita cristiana autentica, che offrano al mondo il grande servizio che la Chiesa può e deve prestare all’umanità».

Il messaggio di Papa Francesco. Al termine della celebrazione è stato letto il messaggio di Papa Francesco per questo speciale anniversario. «Al Caro Fratello Monsignor Renato Boccardo Arcivescovo di Spoleto-Norcia», così inizia la missiva del Pontefice. «Spoleto – prosegue il Papa – è grata a Dio per i doni che lo Spirito Santo ha concesso nel solco di lunghi secoli, adornata da così singolare tesoro d’arte e di storia custodito nel suo antico Duomo. […] Auspico che la testimonianza di fede e di bellezza presente nella Cattedrale, che è il centro propulsore della vita diocesana, ravvivi l’amore per Dio in quanti la frequentano e la visitano, rinsaldi il legame con le proprie radici e rafforzi la concordia tra i membri della Comunità». Il Santo Padre, poi, fa menzione del mosaico della facciata raffigurante il Redentore benedicente tra la Vergine Maria e S. Giovanni Evangelista: «è un richiamo a vivere l’appartenenza alla Chiesa come discepoli missionari, per “una nuova gioia nella fede e una fecondità evangelizzatrice” (EG n. 11). Sia dunque questo un tempo propizio per ringraziare insieme, Vescovo, sacerdoti, consacrati e fedeli laici, il Signore per i doni da sempre elargiti all’Arcidiocesi spoletana-nursina».

Giornata regionale del Clero umbro il 13 ottobre ad Assisi

«Un grande segno di comunione, interesse, sensibilità per un tempo così urgente e delicato com’è quello della vocazione sacerdotale, è stato testimoniato dalla nutrita partecipazione di preti giunti da tutte le diocesi della regione». A sottolinearlo è stato mons. Renato Boccardo, presidente della Ceu e arcivescovo di Spoleto-Norcia, a margine della Giornata regionale di formazione del Clero delle Chiese umbre, tenutasi il 13 ottobre, al Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” di Assisi, a cui hanno partecipato oltre 190 sacerdoti dei circa 470 dell’Umbria.

La prima volta di mons. Maffeis. Erano presenti anche gli arcivescovi e vescovi Domenico Sorrentino di Assisi-Gualdo Tadino-Nocera-Umbra e di Foligno, Gualtiero Sigismondi di Orvieto-Todi, Francesco Soddu di Terni-Narni-Amelia e Ivan Maffeis di Perugia-Città della Pieve. Per quest’ultimo è stata la prima Giornata regionale del Clero, avendo ricevuto l’ordinazione episcopale con contestuale presa di possesso l’11 settembre scorso. «La bella ed ampia partecipazione di sacerdoti rivela una grande disponibilità – ha commentato mons. Maffeis –. Io sono stato sorpreso, da una parte, dalla passione di tanti a voler stare insieme e a condividere una giornata di crescita, dall’altra, di aiutarsi a trovare le strade per una presenza significativa della Chiesa in questo tempo».

Il compito di tutti. È stato invitato a relazionare don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio nazionale vocazioni e sottosegretario della Cei, che, in sintesi, ha detto: «Ogni predicazione, a tutte le età, e a tutti i livelli, è vocazionale, perché la Parola risuona nella vita ed è un invito a vivere il Vangelo. Questo non è soltanto il compito dell’Ufficio vocazionale, ma di tutti», ha precisato nel soffermarsi sulla missione di ogni consacrato ed offrendo una riflessione sul tema della giornata, “Hanno rischiato la vita per il nome di Gesù” (At 15,26), introdotto dal rettore del Seminario Regionale don Andrea Andreozzi.

La vita come una vocazione. «Don Gianola – ha commentato mons. Boccardo – ha allargato lo sguardo parlando delle diverse vocazioni, ad iniziare dalla vita come vocazione e, quindi, la sensibilità che dobbiamo coltivare per promuovere la vita come una vocazione, con una sottolineatura particolare che si riferisce alla chiamata alla vita presbiterale e a quella consacrata. Il prete, per sua natura, deve essere sollecito nei confronti delle giovani generazioni ed avere anche la responsabilità e la gioia di proporre a qualche giovane la scelta della vita consacrata».

Un terreno da intercettare. Da una recente indagine, menzionata da don Gianola, risulta che un terzo delle persone che partecipano alla messa domenicale, almeno una volta, in gioventù, si è posto la domanda se consacrare la propria vita. «Questo vuol dire – ha riflettuto il presidente della Ceu – che c’è un terreno, c’è una sensibilità che bisogna saperla intercettare e farla crescere».

In Umbria meno vocazioni. Secondo don Francesco Verzini, vice rettore del Seminario Regionale, don Gianola «ha stimolato il presbiterio umbro affinché le comunità cristiane siano terreno buono per la nascita di nuove vocazioni anche al ministero ordinato. Viviamo in Umbria una crisi vocazionale maggiore rispetto alle altre regioni essendo con i numeri più bassi di alunni in seminario, dato che emerge da uno studio condotto dalla Cei.

Comunità più orante. Per invertire la rotta, sempre secondo don Verzini, «si deve essere comunità più orante, dedita ad una maggiore preghiera per le vocazioni, oltre ad essere comunità testimone credibile nel vivere il proprio battesimo. La prima vocazione di ognuno è quella battesimale e su questa si innesta una vocazione particolare. Quello che adesso manca è il protagonismo di tutta una comunità cristiana nel prendersi cura della vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata nell’aiutare i giovani a crescere e a maturare in questa scelta».

I giovani non sono lontani. Mons. Antonio Maniero, già vicario generale della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, intervenendo al dialogo con il relatore, ha sostenuto che «l’arte della pastorale inizia aiutando i giovani ad uscire dalla loro superficialità, a condurli piano piano nel profondo del loro cuore, del loro sentimento, del loro ideale. Questo si impara facendo, un’arte non facilissima dove ci vuole una grande pazienza, un grande coraggio e un grande ottimismo. Questi incontri sono occasioni importanti di formazione per la teologia di oggi, rivolta a sacerdoti giovani e adulti, per concepire e trasmettere il Vangelo alla gente. Rivolgendo il nostro sguardo ai giovani, non è vero che sono lontani, hanno solo bisogno di essere capiti e di essere accompagnati in un itinerario non facile ma chiaro, cioè leggere l’esperienza fino in fondo ed ognuno troverà quello che sogna e che si aspetta: la persona di Cristo o il Vangelo che Gesù ha predicato».

Quanti sono i seminaristi umbri? Quelli che frequentano il Seminario Regionale di Assisi sono 13, più 5 iscritti al propedeutico e quattro diaconi transeunti prossimi ad essere ordinati sacerdoti.