Gubbio – istituiti nuovi ministeri laicali

Un momento di profonda partecipazione e spiritualità ha riunito la comunità ecclesiale eugubina nel pomeriggio di mercoledì 30 aprile 2025 nella Cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo, per la santa messa in suffragio di Papa Francesco, presieduta dal vescovo Luciano Paolucci Bedini. La liturgia ha coinciso con la festa per la dedicazione della “chiesa madre” della diocesi e ha avuto un significato speciale anche per il conferimento dei ministeri laicali del lettorato, dell’accolitato e l’istituzione di nuovi ministri straordinari della comunione.

“La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù”, ha esordito il Vescovo nell’omelia, citando l’Evangelii Gaudium di Papa Francesco. Un omaggio al Pontefice scomparso, che ha segnato con forza il cammino della Chiesa con il suo stile di fraternità e servizio.
Mons. Paolucci Bedini ha ricordato che “la vita del cristiano e della Chiesa non si spiegano se non come vita donata, ricevuta gratuitamente e donata gratuitamente”, ribadendo che ogni ministero ecclesiale nasce da questa logica pasquale, come traduzione concreta della fraternità generata dal Vangelo.

L’omelia del vescovo Luciano

I nuovi ministri istituiti
Nel corso della celebrazione sono stati istituiti sei nuovi lettori: Claudia Brilli, Marinora Cardinali, Slavka Dugasova, Roberta Pascolini, Alessandra Salciarini e Tamara Tittarelli, laiche impegnate nelle comunità parrocchiali della diocesi. A ricevere il ministero dell’accolitato è stato Federico Solazzi, giovane in formazione per diventare sacerdote presso il Pontificio Seminario regionale umbro “Pio XI”, mentre il ministero straordinario della comunione è stato conferito a Barbara Ercoli, Sara Cecilioni e Cristiana Tognoloni. Tutti hanno espresso la volontà di mettersi al servizio della Chiesa con dedizione e spirito evangelico.
“La ministerialità è la traduzione concreta di ciò che naturalmente il Vangelo inocula nelle nostre vene di credenti”, ha sottolineato il vescovo Luciano, evidenziando come la disponibilità a servire nella Chiesa non sia un privilegio, ma una forma di amore reso visibile e operante nel corpo ecclesiale.

La liturgia è stata celebrata anche in suffragio del Santo Padre, segno di gratitudine per la sua testimonianza e guida. La comunità eugubina ha espresso il desiderio di continuare il suo cammino sulla strada tracciata da Papa Francesco: quella della Chiesa “in uscita”, povera per i poveri, serva dell’umanità, testimone credibile della vita nuova in Cristo risorto.

Gubbio e Città di Castello -il pellegrinaggio delle associazioni impegnate sui cammini francescani

Prosegue con entusiasmo il pellegrinaggio a staffetta lungo la Via di Francesco, un’iniziativa promossa in occasione del Giubileo del 2025 da una rete di realtà associative impegnate nella valorizzazione dei cammini francescani. Il pellegrinaggio, partito da Rimini e Firenze il 22 aprile, si propone di unire simbolicamente territori, comunità e spiritualità in un lungo cammino che terminerà a Roma il primo giugno, con l’arrivo dei pellegrini alla Porta Santa di San Pietro.
Il percorso ha già toccato tappe di forte valore spirituale e simbolico, come il Santuario de La Verna – raggiunto lo scorso 26 aprile – e prevede l’arrivo ad Assisi domenica 4 maggio, dinanzi alla tomba di san Francesco. Da lì, il cammino proseguirà attraverso la Valle Santa reatina, fino a Rieti, per poi concludersi nella Capitale.
Elemento fortemente identitario di questo pellegrinaggio è il bordone del pellegrino, accompagnato dal Tau francescano, che viene trasmesso di tappa in tappa come segno di continuità, comunione e testimonianza tra tutti i partecipanti, pellegrini e comunità ospitanti.

Le tappe in Alta Umbria
Particolarmente significativa sarà la tappa in Alta Umbria, nei territori di Città di Castello e Gubbio, che si svolgerà nelle giornate del primo e 2 maggio, sotto il coordinamento dell’associazione Le Rose di Gerico, che fa parte della nuova Rete associativa Via di Francesco in Umbria.
Il cammino inizierà nella mattinata di giovedì primo maggio con il ritrovo alle ore 8.30 nella piazza del Duomo a Città di Castello, dove i pellegrini saranno accolti dal vescovo Luciano Paolucci Bedini. Dopo la benedizione del pellegrino, il gruppo partirà a piedi in direzione Pietralunga, con alcune soste lungo il percorso: la prima prevista verso le ore 10 al Bar Sasso, poi una pausa pranzo a Candeggio alle 13 e un’ulteriore tappa pomeridiana a Pieve de’ Saddi intorno alle 15. L’arrivo a Pietralunga è previsto intorno alle 18.30, dove i partecipanti saranno accolti dal parroco don Francesco Cosa. Il rientro a Città di Castello avverrà con mezzi propri.
Il giorno successivo, venerdì 2 maggio, il pellegrinaggio proseguirà in bicicletta grazie alla collaborazione con il gruppo Go.Cycling. La partenza da Pietralunga è fissata per le ore 14. Dopo una sosta a Loreto intorno alle 16.30, si giungerà a Gubbio, presso la chiesa della Vittorina, verso le ore 18. Alle 18:30 si terranno i Vespri, e al termine sarà possibile partecipare a un momento conviviale con una apericena di fine tappa, per la quale è richiesta la prenotazione via WhatsApp al numero 3661118386 (PiccolAccoglienza di Gubbio). Anche in questo caso il rientro a Città di Castello sarà autonomo.
La partecipazione al pellegrinaggio è libera e aperta a tutti. Chi desidera unirsi, anche solo per un tratto del percorso, a piedi o in bici, è invitato semplicemente a segnalare la propria presenza per permettere una migliore organizzazione. Per informazioni e iscrizioni è possibile contattare il numero 3711886742, anche via WhatsApp.

A promuovere il pellegrinaggio a staffetta sulla Via di Francesco sono quattro associazioni attive nei diversi territori attraversati dal cammino: I Cammini di Francesco in Emilia-Romagna, I Cammini di Francesco in Casentino, la Rete associativa Via di Francesco in Umbria e la Rete associativa della Via di Francesco nel Lazio. Queste realtà da anni collaborano per valorizzare i percorsi spirituali e naturalistici legati alla figura di san Francesco, promuovendo una cultura del cammino come occasione di incontro, fede e fraternità.

Gubbio – Ottocento anni dalla morte di san Francesco: Comune, Diocesi e Francescani al lavoro

Il 3 ottobre 2026 saranno ottocento anni dalla morte di san Francesco: Comune e Diocesi di Gubbio avevano costituito – già nell’autunno dello scorso anno – un comitato permanente, insieme ai Frati francescani minori conventuali, per concretizzare le numerose iniziative programmate tra l’estate del 2025 e l’intero 2026. Tra queste la mostra-evento sul tema “Francesco e frate Lupo. L’arte racconta la leggenda dell’incontro”, che verrà inaugurata nel settembre prossimo e che sarà il fulcro di numerose altre attività culturali.

Riscoprire l’identità francescana di Gubbio
Le manifestazioni e le iniziative in programma approfondiranno il tema del francescanesimo a Gubbio e avranno anche il compito di valorizzare i grandi temi legati alla vita e alla figura del Santo, che continua a parlare con forza al nostro presente. Il suo sguardo sul mondo, la sua attenzione ai più deboli, il suo amore per la natura e la pace lo rendono un testimone sorprendentemente moderno, capace anche oggi di interpellare profondamente la coscienza collettiva.

In un tempo segnato da cambiamenti climatici drammatici, conflitti internazionali e crisi sociali diffuse, infatti, il messaggio francescano torna a farsi profezia: Francesco e la sua storia ci ricordano che la terra non è una risorsa da sfruttare, ma una casa comune da custodire con gratitudine e rispetto, in un equilibrio che tenga conto di ogni essere vivente e ogni elemento della natura, chiamato “fratello” o “sorella”.

Sorella Acqua e fratello Lupo
Nel Cantico delle Creature, Francesco chiama l’acqua “sorella”, riconoscendole purezza, umiltà e preziosità: è un’immagine che racchiude il cuore della sua visione. L’acqua non è solo risorsa, ma dono da custodire, parte di quella rete vivente che unisce tutte le creature. In un tempo in cui le fonti d’acqua sono minacciate dall’inquinamento, dagli sprechi e dai cambiamenti climatici, la spiritualità francescana ci invita a rivedere il nostro rapporto con questo bene primario. Proteggere l’acqua significa aderire a quell’“ecologia integrale” che coniuga rispetto per l’ambiente, giustizia sociale e dignità umana.

Allo stesso modo la sua scelta radicale per la non violenza e il dialogo interreligioso restano oggi un modello imprescindibile: emblematica in tal senso è la vicenda del lupo, in quel gesto di riconciliazione tra l’uomo e l’animale, tra il villaggio impaurito e la creatura considerata nemica, Francesco insegna ancora oggi che la paura può essere trasformata in fiducia, la violenza in dialogo, e che ogni creatura, anche la più temuta, ha diritto alla vita e al rispetto. È un episodio che supera il tempo e si fa simbolo di una nuova alleanza tra l’uomo e la natura, tra l’uomo e il diverso.

In arrivo il calendario delle iniziative
Alla mostra su san Francesco e il lupo si uniranno altri e numerosi eventi culturali di rilievo a partire da un grande convegno internazionale, percorsi spirituali e naturalistici, musicali e artistici ai quali stanno aderendo le realtà del territorio e prestigiosi soggetti nazionali: il Comitato auspica il coinvolgimento di tutti i soggetti portatori di interesse e di idee nella “cabina di regia” delle iniziative in programma per il 2025-2026, a cominciare dalle associazioni che sul territorio sono impegnate nella tutela e promozione dei temi francescani, quali ad esempio l’associazione “Maggio Eugubino” e l’Università dei Muratori, insieme alle tante realtà collegate all’ambito spirituale coordinate dalla Chiesa eugubina e dal Convento di San Francesco. Studiosi di università italiane e straniere saranno coinvolti nell’organizzazione del convegno internazionale sull’esperienza francescana a Gubbio nei secoli medievali e sui suoi risvolti fino ai giorni nostri.

Sono in corso anche contatti con realtà private che si sono mostrate sensibili a questo momento celebrativo, che – nell’intenzione di tutti – non sarà circoscritto a un tempo limitato e specifico ma sarà un’occasione di ripartenza per una crescita civile e religiosa per tutto il territorio, nel segno dell’identità francescana di Gubbio.

Il vescovo Paolucci Bedini: “Gubbio custodisce un messaggio”
“Il legame tra Gubbio e san Francesco d’Assisi – spiega il vescovo Luciano Paolucci Bedini, pastore della Chiesa eugubina e tifernate – è vivo e profondo, intrecciato alla storia e al cuore della città. Qui Francesco trovò rifugio, amicizia, accoglienza. Qui parlò al lupo e, attraverso di lui, all’umanità intera, insegnando che la paura si vince con la pace, che la fraternità può nascere anche nel conflitto. Gubbio non custodisce solo un episodio, ma un messaggio: l’armonia possibile tra uomo, creato e Creatore. È un’eredità che si respira nei silenzi del monte, nella pietra delle chiese, nello sguardo della gente. Una vocazione che chiede di essere custodita e condivisa, grazie all’impegno della comunità cristiana, dei frati francescani e delle istituzioni civili. Il comitato permanente nasce per questo: raccogliere il desiderio della città di veder riconosciuto il proprio ruolo come seconda patria di Francesco. Dare continuità alle tante iniziative nate nel tempo e inserirle in un orizzonte più ampio, dove ogni gesto trovi significato. E per costruire, insieme ad Assisi e agli altri luoghi francescani, un dialogo fecondo che renda visibile il sogno di Francesco: una fraternità che unisce cielo e terra”.

Spirito di Assisi per il Myanmar nel ricordo di papa Francesco

Torna il 27 aprile l’appuntamento di preghiera per la pace, questo mese dedicato al Myanmar e nel ricordo di papa Francesco. L’appuntamento voluto dal vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino e portato avanti dalla Commissione diocesana per lo “Spirito di Assisi” si ripete con cadenza mensile e cade questo mese il giorno dopo i funerali del Santo Padre e nella data inizialmente prescelta per la canonizzazione di Carlo Acutis.

“Il consueto invito da Assisi alla preghiera comune – scrive monsignor Sorrentino – questo mese non può non riecheggiare la gioia che noi cristiani stiamo vivendo per la celebrazione della Pasqua. In unità di calendario e di fraternità con i cristiani dell’Oriente, a pochi giorni dalla Pesach ebraica e dalla festa buddista di Vesak. Questa festa gioiosa è stata purtroppo turbata dalla morte di papa Francesco. La Chiesa è in lutto. Ma a Pasqua, quando noi cristiani ricordiamo la morte e la risurrezione di Gesù, tutto dice pace. “Pace a voi” fu il primo saluto del Risorto ai discepoli. ‘Pace’ è stata anche l’ultima parola, quasi il testamento, di papa Francesco.

Purtroppo, stando alle cronache, la pace sembra tanto lontana. La profezia di Isaia ‘un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra’ (Is 2, 4) sembra solo un bel sogno. Come uomini e donne di fede, nelle ricchezze espressive di tante religioni, noi coltiviamo con fiducia proprio questo sogno, ritrovandoci spiritualmente insieme il 27 di ogni mese a pregare per la pace, come fecero, circa trent’anni fa, il 27 ottobre 1986, i leaders di tutte le religioni convocati ad Assisi da Giovanni Paolo II. Essi si ponevano nel solco di San Francesco che, spogliandosi di ogni bene terreno fino alla nudità, divenne un “disarmato” per eccellenza e un costruttore di pace.

Ci è di stimolo a sognare la pace anche la figura del giovane beato Carlo Acutis, che papa Francesco aveva deciso di dichiarare santo proprio il prossimo 27 di aprile. Toccherà ora al prossimo Papa. Ma a me pare interessante, e quasi un segno dal cielo, che la canonizzazione sarà possibile sulla base di un miracolo di guarigione avvenuto per una giovane donna della Costa Rica, l’unico, o uno dei pochissimi paesi al mondo, che, per amor di pace, ha scelto di rinunciare persino ad avere un esercito.

Vogliate, per favore, accogliere l’invito a pregare in modo speciale, questo mese, per il Myanmar, un paese che, al pari di quanto avviene in altri strazianti scenari – Ucraina, Russia, Israele, Gaza e molti altri –, vive una tragedia immane dovuta prima alla guerra, poi al terremoto che ha causato migliaia di vittime, con tante persone rimaste senza casa, provate per giunta da un tempo inclemente. Il 27 aprile – conclude il vescovo – vorremo essere spiritualmente al loro fianco. Nel ricordo affettuoso, che mi auguro comune a tutti noi, del nostro Papa defunto, vi ringrazio per la vostra condivisione”.

Come di consueto religiosi e laici sono invitati a pregare nei vari momenti e nelle celebrazioni eucaristiche della giornata. Non è previsto un momento comune ma ognuno è invitato a pregare per questa intenzione nell’arco della giornata del 27 aprile.

Il ricordo affettuoso della comunità dei frati del Sacro Convento per papa Francesco

Appresa la notizia della scomparsa di papa Francesco, la comunità francescana dei frati del Sacro Convento di San Francesco in Assisi si è riunita in preghiera alle 12 di oggi per il canto del Regina coeli – preghiera mariana tradizionale del tempo di Pasqua – nella chiesa inferiore della Basilica, in comunione con la Chiesa e la Diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino.

fra Marco Moroni, OFMConv, Custode del Sacro Convento, ha voluto ricordare la figura di papa Francesco e il dono che egli è stato per la Chiesa e per la comunità francescana, in particolare di Assisi.

«I suoi gesti – ha sottolineato – sono stati esemplificazione del Vangelo e questo, a mio parere, è l’aspetto più importante. Ha messo al centro l’annuncio evangelico attraverso una testimonianza di fede, attraverso tanti segni, tanti gesti, tante parole che ci hanno richiamato al cuore dell’esperienza cristiana. Penso in particolare alle encicliche, alla Fratelli Tutti, firmata proprio qua sulla Tomba di San Francesco, penso alla Laudato si’, penso agli altri testi magisteriali forse meno famosi ma che davvero ci portano al cuore del Vangelo. Il suo nome, Francesco, è diventato così un segno molto forte che ce l’ha fatto sentire ancora più vicino».

Proprio in occasione dei dodici anni di pontificato di papa Francesco, la comunità dei frati, nella persona di fra Marco e dell’argentino fra Jorge, gli aveva dedicato una puntata del Podcast Parole Povere in cui si sono sottolineati gli aspetti particolarmente innovativi, ma anche di continuità rispetto ai pontificati precedenti e al legame con la figura di san Francesco. La puntata integrale è disponibile a questo link: https://youtu.be/KK2CaBD-fXU?si=e4cOnjORh4mQuN1J

I frati pregheranno per papa Francesco il rosario, alle 21 di questa sera, nella chiesa inferiore della Basilica, in diretta streaming sui canali della Basilica; nei prossimi giorni, inoltre, verrà celebrata una santa messa solenne – secondo gli statuti propri della Custodia e dell’Ordine francescano – in suffragio di papa Francesco.

Terni – celebrazione della messa in Coena Domini in carcere. Il vescovo ripete il gesto della lavanda dei piedi a dodici detenuti

La celebrazione della messa in Coena Domini, del giovedì santo, è stata presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu all’interno della Casa Circondariale di Terni, il terzo anno che questo importante momento del triduo pasquale viene celebrato dal vescovo nel carcere cittadino.
La messa è stata concelebrata da padre Danilo Cruciani, da don Giuseppe Zen direttore della Caritas diocesana, alla presenza del direttore della Casa Circondariale Luca Sardella, del comandante della Polizia Penitenziaria Vanda Falconi, dei volontari, formatori e operatori all’interno del carcere.
Nel corso della celebrazione, molto partecipata e vissuta con particolare intensità e raccoglimento dai detenuti, il vescovo ha ripetuto il gesto della lavanda dei piedi a dodici detenuti.
«Gesù con la sua morte e resurrezione – ha detto il vescovo ai detenuti – ci libera dalla schiavitù del peccato. Ci libera dal carcere più duro, che è quello che è nel nostro cuore. La libertà dei figli di Dio supera le barriere di ogni carcere, perchè il carcere più duro è quello di fronte a se stessi. In questa celebrazione ricordiamo l’istituzione dell’Eucaristia nell’ultima cena, che è l’inizio di qualcosa che coinvolge tutti e che si ripete sempre: il servizio vicendevole, la donazione della vita gli uni per gli altri. Chiediamo al Signore la capacità di essere disponibili ad accoglierlo nel nostro cuore e farlo entrare nella nostra esistenza, lui che ha dato la sua vita per noi, perché diventiamo capaci di donarla agli altri».
Esprimendo la sua commozione nel ripetere il gesto della lavanda dei piedi ha ricordato come questo rappresenti “un gesto di profonda di donazione, un gesto di amore. E di gesti amore tutti abbiamo necessità, nella capacità di farsi prossimo con i doni che Gesù ci dà ed aprirsi alla speranza, perchè quello che è morto dentro di noi, con l’aiuto di Gesù, può rinascere a vita nuova».
Al termine è stato letto un testo “Sono Acqua” sul tema del perdono, compostoa da un detenuto nell’ambito del laboratorio di scrittura all’interno del carcere.

Gubbio – Pasqua di arte e cultura con il Polo museale diocesano

Torna, nella suggestiva cornice del Museo diocesano di Gubbio, la mostra collettiva di arte sacra contemporanea, giunta quest’anno alla sua quarta edizione. Una iniziativa che fa parte del circuito Ars Sacra, il percorso di valorizzazione delle chiese eugubine lanciato da qualche anno dal Polo museale diocesano.

Il titolo scelto per il 2025, “Nel segno della Speranza”, si inserisce simbolicamente nel cammino del Giubileo, abbracciando il tema “Pellegrini di speranza” e proponendo un percorso artistico che si fa riflessione, ricerca e tensione spirituale. L’esposizione sarà visitabile dal 18 aprile al 4 maggio 2025 presso il Museo diocesano, in via Federico da Montefeltro, nel cuore della città.

L’inaugurazione è in programma per venerdì 18 aprile alle ore 11.30 e si svolgerà alla presenza degli artisti, dei curatori, delle autorità cittadine e dei rappresentanti delle realtà coinvolte. In occasione del vernissage, l’ingresso sarà gratuito anche alle collezioni permanenti del museo.

Protagonisti della mostra sono quattordici artisti italiani, chiamati a confrontarsi con il tema del sacro e della speranza come dimensioni esistenziali e spirituali. Si tratta di Daniele Albatici, Paola Bradamante, Domenico Castaldi, Giuseppe Denti, Maria Teresa Eleuteri, Maurizio Laurenti, Raffaele Dragani (Raf), Pasquale Cutrupi (Pascut), Alberto Ribaudo, Ruggero Rotondi, Lucia Sanavio, Assunta Tammaro, Giovanni Teresi e Luciano Vetturini. Le loro opere, inedite o rielaborate per l’occasione, si muovono tra figurazione e astrazione, offrendo un linguaggio plurale, capace di interrogare e far risuonare la speranza in un tempo segnato da inquietudini e fratture.

“Il sacro – sottolineano i curatori – non è un oggetto da contemplare ma un incontro, un arrestarsi dello sguardo che apre un varco verso l’oltre. L’arte non spiega: domanda. Non risolve il mistero, ma lo custodisce”. Ad arricchire ulteriormente l’esperienza sarà anche una video esposizione ospitata nella chiesa di Santa Maria dei Laici, alle logge dei Tiratori, che estende lo sguardo della mostra oltre i confini museali, offrendo al pubblico un’ulteriore occasione di dialogo con le opere e con i temi proposti.

L’iniziativa è promossa dalla Diocesi di Gubbio, con il supporto dell’associazione culturale “La Medusa”, il patrocinio del Comune di Gubbio, ed è parte integrante dei progetti di valorizzazione territoriale Metu – Musei e territori dell’Umbria di Nord Est e Ars Sacra.

Per maggiori informazioni è possibile contattare la segreteria del museo allo 0759220904 o scrivere agli indirizzi e-mail info@museogubbio.it e info@medusacultura.it. Aggiornamenti e approfondimenti saranno pubblicati anche sulle pagine Facebook del Museo diocesano di Gubbio e dell’associazione culturale “La Medusa”.

Assisi – Scuola socio politica “Giuseppe Toniolo”. L’ambasciatore Sessa: “Assisi centro di ripartenza per la pace”

“Assisi può essere un centro di ripartenza per la pace. È mia intenzione riattivare l’ufficio Onu locale, coinvolgendo i giovani e questa Scuola socio-politica”. Lo ha detto l’ambasciatore Riccardo Sessa, presidente della Società italiana per l’organizzazione internazionale (SIOI) mercoledì 9 aprile all’Istituto Serafico di Assisi, nel corso della lezione della Scuola socio-politica diocesana “Giuseppe Toniolo” dal titolo: “Il mondo smontato”. Dazi, guerra fredda, nascita delle organizzazioni internazionali, dei vari gruppi G4, G7 e Brics e molto altri i temi al centro del suo intervento. La lezione è iniziata con i saluti della vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Bianca Maria Tagliaferri, che ha ringraziato la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino per l’impegno nell’aver dato vita alla Scuola e nel sostenere “queste iniziative di confronto e dialogo”. È seguito il saluto del vescovo, monsignor Domenico Sorrentino, che si è soffermato sull’importanza della coerenza della “Chiesa nell’annunciare ciò in cui crede”. Il vescovo ha ringraziato poi l’ambasciatore per la sua presenza e per il suo impegno nel far prendere coscienza della situazione attuale.

Il direttore della scuola e presidente dell’istituto Serafico, Francesca Di Maolo, ha presentato l’ambasciatore Sessa, mentre Caterina Bellini ha illustrato l’attività della Società italiana per l’organizzazione internazionale. Sessa ha poi tracciato un ampio affresco storico e geopolitico, partendo dalla ricostruzione post-bellica italiana e dalla nascita delle organizzazioni internazionali, come l’Onu e la Nato, ed ha sottolineato il ruolo lungimirante dei padri costituenti europei. Inoltre, ha analizzato l’evoluzione dei gruppi internazionali, dal G4 al G7, evidenziandone la perdita di efficacia e la necessità di includere altri attori, come dimostra la formula dell'”outreach” e la nascita del G20 e dei BRICS, che stanno acquisendo sempre più importanza. Non è mancato un riferimento all’invasione dell’Ucraina che “poteva essere evitata con una diplomazia più assertiva e con un’Europa più globale e autorevole. Alla base del disfacimento del vecchio ordine – ha detto – c’è un deficit di governance e leadership mondiale; per questo serve un ritorno a figure di ‘uomini di Stato’ con una visione di lungo termine e un recupero della memoria storica”. Infine, ha lanciato un appello al “coraggio di avere coraggio” e sollecitato, come detto, un ruolo centrale di Assisi quale “centro di ripartenza per la pace, attraverso l’ufficio Onu di questa città. Speriamo veramente – ha aggiunto – che l’Italia possa svolgere un ruolo da protagonista sulla scena internazionale”.

Spoleto – Giubileo dei Giovani: lettera del Vescovo alle famiglie per invitarle ad aprire le case all’accoglienza dei giovani prima dell’esperienza romana

Dal 24 al 28 luglio, a Roma, si terrà il Giubileo dei giovani. Nei giorni che precedono queste date ragazzi e ragazze da ogni parte del mondo saranno accolti da varie Diocesi italiane, tra cui la nostra. Sarebbe bello se potessero trovare ospitalità nelle famiglie. E a tal proposito l’Arcivescovo ha scritto un’apposita lettera proprio alle famiglie dell’Archidiocesi:

Alle famiglie della nostra Archidiocesi rivolgo un cordiale invito ad aprire le loro case all’accoglienza dei giovani pellegrini in cammino verso Roma nei giorni che precedono il “Giubileo dei giovani” (24-28 luglio). Quando, nell’agosto 2023, i nostri ragazzi sono stati a Lisbona per la Giornata Mon­diale della Gioventù, hanno ricevuto ospitalità nelle famiglie portoghesi e raccontano di una esperienza che ha lasciato il segno, ricca di umanità e fraternità, generatrice di nuove relazioni, capace di ampliare gli orizzonti della mente e del cuore. Ameremmo in un qualche modo “restituire” l’accoglienza ricevuta e vivere anche noi la stessa “avventura”. Mi permetto perciò di bussare alla porta della vostra casa chie­dendovi di fare spazio per qualche giorno a ragazzi e ragazze provenienti dalle diverse regioni d’Europa per un tempo di condivisione e di festa. Di seguito a questa lettera, troverete le informazioni utili condivise dal servizio diocesa­no di Pastorale Giovanile, che è a vostra disposizione per altre informazioni e chiari­ menti. San Paolo ci ricorda le parole di Gesù: «C’è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20, 35). Auguro alle famiglie che accoglieranno l’invito di esperimentare questa gioia, certi che saranno giorni di grazia per tutti, benedetti dal Signore!

L’adesione va comunicato entro il 31 maggio 2025.

Spoleto – convegno “Le dipendenze: problema di ieri e di oggi” per i 50 anni della Fondazione Centro di Solidarietà “don Guerrino Rota”

Tantissime persone, nel pomeriggio di venerdì 11 aprile 2025, si sono ritrovate nella parrocchia del Sacro Cuore a Spoleto per un appuntamento importante: i 50 anni di attività della Fondazione Centro di Solidarietà “Don Guerrino Rota”. C’erano autorità ecclesiastiche, civili e militari, ragazzi e ragazze che stanno sperimentando nelle comunità il progetto terapeutico per uscire dalla tossicodipendenza, persone che nel passato hanno beneficiato del Centro, operatori delle strutture, volontari, sostenitori e amici. La Fondazione, presieduta da mons. Eugenio Bartoli, ha voluto ricordare questo anniversario con un convegno sul tema “Le dipendenze: problema di ieri e di oggi”, moderato dall’avv. Giorgio Pallucco, esperto in organizzazione sanitaria.

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Don Eugenio Bartoli nel suo saluto iniziale ha ringraziato tutti i presenti, ma in particolare ha voluto dire «grazie al Signore che ci ha condotto fin qui. Grazie a don Guerrino Rita che ha avviato il Centro e che dal cielo condivide ancora il nostro cammino». E qui l’assemblea ha fatto partire un lungo applauso. «Per me personalmente questa del Centro è stata ed è una meravigliosa esperienza», ha detto. Don Bartoli ha concluso con una citazione del Vangelo di Luca che ben sintetizza lo spirito che anima quanti svolgono il loro servizio nel Centro: «Così, anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: “Noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quello che eravamo in obbligo di fare”».

L’arcivescovo Renato Boccardo ha detto che «siamo qui per ricordare un sogna che dura da 50 anni». Ha fatto memoria grata del suo predecessore mons. Ottorino Pietro Alberti che diede avvio al Centro e di don Guerrino Rota che accolse l’invito del Presule e si buttò a capofitto in questa avventura. Ha ringraziato, poi, don Eugenio Bartoli e le tante persone che ogni giorno si spendono per questa realtà. «Il sogno del Centro – ha proseguito – è quello di restituire la bellezza della vita a chi l’ha perduta. Ricordare tutto ciò ci dice che valeva la pena realizzare questo sogno. Non facciamo cadere questo patrimonio, perché, come dicevano i Rabbini, chi salva un uomo salva il mondo intero».